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lunedì 27 agosto 2007

Dammi tre parole...


"...dammi tre parole...",
Era un chiodo fisso!
Quel vecchio ritornello continuava a tornarmi in mente...
senza che riuscissi a capire perché!
Erano mesi ormai che ci convivevo...
Mentre guidavo me lo sentivo nelle orecchie...
Durante il lavoro non sentivo altro...
La notte mi sdraiavo sul letto, chiudevo gli occhi... ed eccolo li, in tutta la sua insistente stupidità...
Non poteva andare avanti così... stavo impazzendo!
Quella notte era stata più movimentata delle altre... il ritornello mi penetrava nel cervello come uno spillone da cucito... immagini sconnesse di morti ammazzati si alternavano alle note stridenti...
"... dammi tre parole...",
teste mozzate,
"... cuore...",
sangue di Giuda... ancora,
"amore...",
la pistola è nel cassetto...,
"... dammi tre parole...",
mi infilai la canna in bocca...,
"... cuore, amore...",
non sentii niente...più niente!
solo... "... dammi tre parole...",
Pazzia...
Terrore...

Morte!
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

domenica 26 agosto 2007

Affetti del peccatore a Dio per ottenere la sua Misericordia

(Sexta lira serrada).

A sa tua magestade
Sas graves culpas nostras presentamus,
Segnore piedade
Cun su coro contrittu dimandamus,
Rispett’a tantos vissios
Sunt lezeras sa piaes, e supplissios.

Si bene riflettimus
A cantu male hamus fatt’e pensadu
Mancu est su chi patimus,
Penas pius graves hamus meritadu,
Est pius grave s’offesa
De sa chi tolleramus ricumpensa.

Abborrimus sa pena
Chi nos affliggit pro tantu peccare:
Ma sa dura cadena
Non resolvimus ancora truncare,
Pertinazzia tremenda
Chi nos minattat una morte horrenda.

Sa fiacca humanidade
Cun sos flagellos suos si cunsumit,
Però sa iniquidade
Cambiare, o abbandonare non presumit.
Su collu est inflessibile
Sende sa mente in tortura terribile.

Custa povera vida
Suspirat in dolore, e affissione,
Ma no incontrat bessida
Pro s’amendare in s’operassione,
Si ispettas, no emendamus
Si ti vengas, in grassia non torramus.

Cando semus correttos
Cunfessamus su male ch’amus fattu,
Ma sos bonos effettos
Nos durant solamente pro cudd’attu,
Su flagellu zessadu
Cun sa pena su piantu est olvidadu.

Si minattas gastigos
Promittimus emenda, e penitenzia :
Ma che sos falsos amigos
Solu pro su timore e apparenza,
Si suspendes s’ispada
Ogni promissa nostra est accabbada.

Si sa tua giustissia
Cun azzottas nos garrigat sa manu
Perdonu a sa malissia
Clamamus dai su thronu soberanu,
Però a pustis rebellos
Provocamus de nou sos flagellos.

Sos reos has, Segnore,
Cunfessos e convintos declarados :
Depimus pro su errore
Andare giustamente cundannados
Si non nos das in donu
Pro sa clemenzia tua su perdonu.

Sa grassia chi pregamus
Senza meritu, o Babbu onnipotente !
Ottenner disizamus
De te chi nos criesti de su niente
Pro cuddu Fizu amadu
Chi vida, e samben pro nois hat dadu !

a cura di Salvatore Scanu
preghiera di GIOV. BATTISTA MADEDDU (Ardauli)

Un nuovo collaboratore, Salvatore Scanu

Salve a tutti, amici e lettori dell'accademia. Oggi vi presento un nuovo collaboratore, Salvatore Scanu. Appassionato di tradizioni della Sardegna, ci propone una poesia antica in lingua. Ben arrivato Salvatore. E a voi tutti... buona lettura!

I Tuttologi

sabato 25 agosto 2007

La statua del Santo


In un paesino della Sardegna, Gesico, si racconta ancora una storia a mo' di barzelletta, senza sapere se sia mai accaduta...
Così come mi è stata raccontata ve la racconto... traducendola dalla lingua Sarda affinché possa essere capita da tutti...
Un giorno il prete del paese guardava le condizioni in cui versava la statua del santo patrono... Di li a poco, il 10 agosto, ci sarebbe stata la processione e la statua cadeva a pezzi, mangiata dai tarli...
Mentre il prete si lamentava, passò un paesano che, sentitolo, gli chiese se poteva essergli d'aiuto... nel suo campo infatti si trovava una piantina di buon legno che avrebbe potuto fare alla bisogna. Il prete lo ringraziò e si fece guidare sul luogo. Il paesano lo accompagnò alla pianta di pere che sia per forma che per dimensioni pareva fatta apposta per prendere il posto del santo!
Così la piantina venne tagliata e nelle mani sapienti di un artigiano del luogo divenne la nuova statua del santo.
Il dieci agosto la statua del santo fu portata in processione per il paese.
Arrivata nel piazzale di chiesa tutti i paesani, in segno di rispetto, si tolsero il cappello, tutti ad eccezione di colui che l'aveva conosciuta come pianta di pere...
Più tardi gli amici, incuriositi dalla mancanza di rispetto gli chiesero spiegazioni.
Il paesano non si fece pregare e disse: «Candu furiada una pranta 'e pira... no est arrennescia a fai una pira in tottu sa vida sua... immoi ca est unu santu no ada fai miracullusu... »
Che significa: «Quando era una pianta di pere non è riuscita a fare una pera, ora che è santo non farà miracoli... ».
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

lunedì 20 agosto 2007

Moto Perpetuo


Ogni mattina mi unisco alla valanga di pendolari che, lavorando nella capitale ed abitando in provincia a sud di Roma, sognano di andare a lavorare senza usare l’automobile. Purtroppo, i servizi pubblici ferrotranviari in periferia sono carenti, talvolta inesistenti. Quindi l’automobile è l’unico mezzo che mi porta sul posto di lavoro da una zona residenziale non direttamente servita da mezzi pubblici. Il tempo che trascorro in auto tra le 7 e le 8 di mattina, ora più ora meno non è rilevante, mi riconcilia con il mondo in uno scenario fantastico, frutto della mia accesa fantasia: posso riflettere sulla qualità della vita, sull’ingorgo che ogni mattina rinvigorisce il senso civico che si afferma non tanto sulle radici locali che mancano ai più, quanto piuttosto per un sentimento di amore e solidarietà verso il prossimo.
Il ritorno a casa dopo il lavoro avviene scegliendo l’itinerario stradale estraendo dal bussolotto la scelta tra Ardeatina, Appia, Laurentina e Pontina. Una rete di sms, una specie di isoradio tra colleghi, avverte su eventuali interruzioni sul percorso che dovrai assolutamente escludere e talvolta ti consiglia su alternative possibili per evitare gli intoppi incontrati. La mia puntualità è solo un’evento randomico, casuale, probabilistico, una eccezione. L’eccezione del ritardo che diventa regola. Quando si crea un varco libero sulla strada, ecco che si corre senza rispetto dei limiti di velocità, solo per recuperare il ritardo accumulato nella propria vita. La mia auto, una Saxo, è perdente nella corsa alla pole-position. E’ un disiel senza ripresa e la competizione non ha storia. Però, se avessi un fuoristrada gli altri automobilisti mi rispetterebbero di più. Sarà, ma anche lui è fermo davanti a me in agguato per guadagnare soltanto 3.50 metri, la distanza lunga quanto l’auto che lo precede. Magari avessi le ali per volare, fossi un onda, potessi usare la rete digitale, il telelavoro.
Questa città mi sta dominando. Mi rassegno? No, bisogna cercare un approfondimento di analisi del tessuto urbano ed extraurbano. Comincio a studiare il trend del traffico nella giornata tipica, così da individuare gli archi temporali più favorevoli, intendo quelli con minor accumulo di ritardo. Bisogna fissare appuntamenti lontani dai normali orari di lavoro. Insomma, fuori orario. Tuttavia, tutti i servizi, specie quelli pubblici, sono disponibili negli stessi miei orari di lavoro, non ricevono il sabato, né la sera dopo le 8 pomeridiane. Per l’appuntamento dal medico, dal dentista, dall’avvocato, presso gli uffici comunali, postali, al vostro primo appuntamento d’amore, insomma in caso di eventi ad alto rischio di perdita di priorità, come fare ad essere puntuali? A che ora avviarsi per minimizzare il possibile ritardo? Quali misure adottare per prevenirlo? E se avete figli da accompagnare a scuola, ad incontri sportivi e culturali, preparatevi a farvi perdonare se non arrivate in tempo. Fuori dal normale orario degli asili nidi, quasi sempre privati, devi pagare a parte, pagare ancora. Hai diritto a strutture pubbliche solo se rientri tra i primi in graduatoria. Si sa, i senza reddito hanno priorità acquisita su tutto e sono tanti, ma proprio tanti. Se lavori hai reddito ed i permessi durante l’orario di lavoro sono limitati come le ferie. E la tua responsabilità sul lavoro si tramuta in assenze continue, ritardi sulla consegna dei risultati; il capo ti riprende perché il tuo ritardo produce il suo ritardo e ha effetto domino su tutta l’organizzazione. Tutta la struttura organizzativa rallenta per il tuo ritardo. A questo aggiungi il ritardo degli altri e l’effetto è esponenziale. La sera esco tardi dall’ufficio per recuperare il lavoro, così troverò minor traffico per tornare a casa: è una soluzione per evitare le code all’uscita? Non lo è perché anche gli altri fanno tardi per recuperare i ritardi e ci si incontra tutti insieme appassionatamente sulla strada del ritorno. Che circolo vizioso, se continuo così entrerò in depressione. No, poi mi servirà anche lo psicologo. Meglio di no, altri ritardi e accumulo di stress.
Torno alle ricerca di possibili soluzioni, alla ricerca del benessere alla guida.
Le possibilità stradali per Roma sud sono principalmente due e si chiamano Laurentina e Pontina.
Preferisco la Laurentina perché è più fresca e verdeggiante in molti tratti, anche se più lenta e disagiata dell’altra essendo a due sole corsie nei due sensi di marcia. Il manto stradale è pieno di buche e gli slalom su scooter sono lo sport preferito dei motociclisti che padroneggiano sulle auto.
L’incrocio della Laurentina con la via del mare di Pomezia è un esempio di ring tra automobilisti all’ultimo sangue. I semafori sono stati installati, ma rigorosamente sempre spenti. Forse una rotonda sul mare, ops, sulla via del mare agevolerebbe il flusso e la serenità di molte famiglie.
La Pontina appare più sicura perché è a quattro corsie per i due sensi di marcia separati da gard-rail centrale. Nessuna corsia di emergenza, però. Il limite massimo consentito di 90 km/h è una velocità che a regime mi permette di arrivare a casa in soli 15 minuti. Inoltre, la Pontina comincia dove finisce la Cristoforo Colombo che raccoglie tutte le auto per la zona EUR di Roma e accumula, così, molto più traffico della Laurentina. E quando succede un benché minimo intoppo, questo diventa collo di bottiglia. La coda si allunga e in pochi secondi il flusso si blocca. L’unica voglia che hai è andar via da questo mare di auto, se ci fosse una via di fuga e una possibilità di invertire il senso di marcia. L’attesa è lunga e quindi imbastire una conversazione al telefono migliora le tue attività sociali; la radio è un utile passatempo tra radio giornali e notizie interessanti. Dopotutto il disagio stradale non capita tutti i giorni, solo a giorni alterni. E non chiedetemi di prendere l’auto il sabato e la domenica.
Marica Di Camillo

sabato 18 agosto 2007

Porto Torres...

Porto Torres, cittadina in provincia di Sassari, merita sicuramente una visita... Balai e il Delfino sono le spiagge più note e più frequentate, ma c'è dell'altro...

Se capitate in zona, non perdetevi la visita alla costa appena fuori paese...
Ecco cosa vi aspetta...

Questa località si chiama "Piscine"...

Il mare è limpido e color smeraldo...
Poco oltre, potrete visitare "il ponte"...


E non abbiate paura se non c'è la sabbia, portatevi un buon libro da leggere nel silenzio quasi assoluto e via... un bel bagno vi attende!


Alessandro Giovanni Paolo Rugolo











Ancora su "Questioni Naturali"...

In questo periodo sto leggendo "Questioni Naturali " di Lucio Anneo Seneca e vi sono dei punti che vi invito a leggere, in cui si parla senza ombra di dubbio, di conoscenze scientifiche avanzate! Per esempio, nel libro VI, cap. 30, Seneca parla dei terremoti e dice: "Non mi meraviglio che si sia spaccata una statua, dopo aver detto che le montagne e il suolo stesso si è squarciato dal profondo. Raccontano che questi luoghi un tempo si spaccarono sconvolti dalla violenza di un'immane rovina (così vasto mutamento e capace di determinare il lungo volger dei secoli), mentre l'una e l'altra terra costituivano un'unità senza interruzione. S'introdusse il mare con furia scatenata e infuriando staccò dalla Sicilia la costa dell'Esperia e coll'onda che ribolle nello stretto passaggio prese a bagnar da una parte e dall'altra le campagne e le città dopo averle separate coi suoi flutti".Strano, non è vero? Poi, non contento, poco dopo aggiunge: "Così il mare ha strappato anche le Spagne dalla stretta unione con l'Africa, così attraverso questa inondazione celebrata dai maggiori poeti la Sicilia è stata bruscamente allontanata dall'Italia".Chiaramente non è Seneca il problema... ma quali possono essere le spiegazioni a queste affermazioni?
In primo luogo: è possibile che un fatto del genere sia avvenuto alla presenza di esseri umani che hanno tramandato l'evento?
Secondo: Come è possibile che si parli anche di Spagna e Africa associandole al fenomeno?
Terzo: chi erano i poeti che raccontarono l'avvenimento?
Quarto: stiamo parlando di duemila anni fa!
Se però il fatto, come è probabile, non fosse avvenuto alla presenza di testimoni, le considerazioni da fare sarebbero altre, prima fra tutte: Chi aveva potuto ipotizzare che potessero esserci dei movimenti della crosta terrestre che avevano allontanato la Spagna dall'Italia doveva avere delle cognizioni scientifiche molto avanzate... doveva conoscere l'equivalente delle nostre teorie sulla tettonica!
Già in precedenza infatti ho parlato di Talete e di quanto sosteneva sul fluttuare della Terra su di un fluido...
I problemi sono sotto esame... ma se qualcuno vuol dire la sua...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo