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sabato 7 febbraio 2009

Diodoro Siculo & Pausania: Iolao e la Sardegna

Come forse qualcuno ricorda, tempo addietro ho trattato i miti della Sardegna secondo Pausania, nell'articolo Pausania il periegeta (110-180 d.C.)e la storia della Sardegna.
L'articolo aveva lasciato tanti punti in sospeso, dubbi più che certezze.
Oggi, frugando nel testo di Diodoro Siculo "Biblioteca Storica" (di cui ho parlato in Diodoro Siculo e la sua opera: Biblioteca storica), ho trovato alcuni riferimenti alla Sardegna e alcuni chiarimenti ai dubbi sollevati in precedenza...
Ma prima di iniziare vediamo cosa si può dire sulle fonti, cioè su Pausania il Periegeta e su Diodoro Siculo.
Pausania (Παυσανίας / Pausanías) fu uno scrittore e geografo greco del II secolo d.C., nato probabilmente a Magnesia di Sipile nella Lidia, detto il Periegeta in quanto si occupava, diremo noi, di scrivere "guide turistiche".
La sua opera più importante è, per l'appunto, "Periegesi della Grecia", da lui visitata in lungo e in largo e descritta con dovizia di particolari anche storici. L'opera è articolata in dieci libri. L'Attica (libro I), Corinto (Libro II), Laconia, (Libro III), Messenia (Libro IV), Elide (Libri V e VI), Acaia (Libro VII), Arcadia (Libro VIII), Beozia (Libro IX) e la Focide (Libro X).

Diodoro Siculo é uno storico della Magna Grecia, di Agirion in Sicilia (attualmente nota come Agiria in provincia di Enna), vissuto nel I° secolo a.C.
Dopo un viaggio in Egitto compiuto intorno al 60 a.C. e grazie alle risorse disponibili a Roma e alla sua conoscenza anche del latino, cominciò la stesura della sua opera universale, la "Biblioteca storica".
La Biblioteca era composta da 40 libri...

La prima considerazione da fare é dunque la seguente, Diodoro è una fonte più antica! E' possibile dunque che Pausania si sia rifatto ai suoi testi... certamente non può essere avvenuto il contrario.

Ma ora vediamo che cosa ho trovato di interessante...

In primo luogo Pausania ci ha parlato dell'arrivo in Sardegna di un certo Iolao. Ma chi era quest'uomo?

Ma vediamo innanzitutto di ricordare cosa ci dice il nostro Pausania...

[2] Si dice che i Libici furono i primi che vi arrivarono con i propri vascelli: il loro capo si chiamava "Sardus" figlio di Maceris, chiamato Ercole dagli Egiziani e dai Libici"

"il viaggio più celebre che ha compiuto questo Maceris è stato quello di Delfi. Sardus aveva il comando dei Libici che si erano stabiliti a Ichnusa, così l'Isola cambiò nome e prese da lui quello di Sardegna."

[3] "Diversi anni dopo, Aristeo e i Greci che erano con lui, approdarono nell'Isola. Aristeo, a quel che si dice, era figlio di Apollo e di Cirene..."

[4] Ma non è per niente probabile che Dedalo, per la colonia o per altri fatti, avesse potuto associarsi ad Aristeo sposo di Autonoe figlia di Cadmo; Dedalo in realtà visse all'epoca del regno di Edipo a Tebe. Del resto, coloro che arrivarono con Aristeo non fondarono alcuna città, non essendo, per quel che io credo, ne forti ne numerosi per poterlo fare.

[5] Dopo Aristeo, gli Iberici passarono in Sardegna guidati da Norax (Νώρακι), ed essi fondarono la città di Nora (Νώρα), che fu, a quel che si dice, la prima città dell'Isola. Norax era, si dice, figlio di Mercurio e di Eritia, figlia di Gerione.
La quarta spedizione, composta da Tespiesi e Ateniesi, arrivò in Sardegna agli ordini di Iolao (Ἰόλαος) e fondarono la città di Olbia (Ὀλβίαν)."
"Si possono trovare ancora in Sardegna, dei luoghi chiamati Iolai, e gli abitanti di quest'Isola rendono gli onori a Iolao..."
[6] Quando Troia fu conquistata molti Troiani fuggirono ed alcuni di questi , scappati assieme ad Enea, furono scaraventati in Sardegna dai venti, e qui si mescolarono con i Greci che vi si erano stabiliti in precedenza; i Barbari non fecero mai la guerra contro i Greci e i Troiani sia perché le forze militari erano pressoché le stesse sui due fronti, sia perché nessuno osava attraversare il fiume Thorsus ( Θόρσος) che separava i loro territori.

[7] Molti anni dopo, i Libici passarono nuovamente nell'Isola con forze considerevoli e cominciarono a fare la guerra contro i Greci che morirono pressoché tutti in questo periodo o comunque ne sopravvissero ben pochi. I Troiani si rifugiarono sulle alture dell'Isola, nelle montagne inaccessibili a causa delle pareti di roccia e dei precipizi e portano ancora oggi il nome di Iliensi, nonostante assomiglino in tutto ai Libici dei quali hanno adottato le armi ed il genere di vita..."

Ecco tutta la spiegazione secondo Pausania...
Dunque, in primo luogo vediamo se il nostro Diodoro Siculo ci può aiutare a capire chi era Iolao.

Diodoro ci parla della Corsica e della Sardegna nel libro V ai capitoli 13 - 15.

"Nei pressi di Cyrnus (Corsica) c'é un'isola chiamata Sardegna, circa delle dimensioni della Sicilia, abitata da barbari chiamati Iolai e si pensa che questi discendano dagli uomini che vi si stanziarono con Iolao e i Tespiadi. Nel tempo in cui Eracle era impegnato nel compimento delle sue famose "Fatiche", aveva avuto numerosi figli dalle figlie di Tespio, questi furono inviati in Sardegna dallo stesso Eracle, nel rispetto di certi oracoli, assieme ad una notevole forza composta da Greci e barbari, allo scopo di stabilirvi una colonia.

Iolao, nipote di Eracle, era incaricato della spedizione e prendendo possesso dell'isola fondò delle importanti città e dopo aver diviso le terre in lotti chiamò il popolo della colonia "Iolei", dal suo nome. Costruì palestre e templi per gli dei e ogni cosa che potesse contribuire a rendere lieta la vita dell'uomo, ancora oggi restano i ricordi.
L'oracolo che parlava della colonia conteneva anche la promessa che tutti coloro che avrebbero partecipato all'impresa avrebbero mantenuto la libertà per sempre..."

Diodoro prosegue dicendo che la previsione dell'oracolo si é rivelata vera fino ai suoi giorni, ne i Cartaginesi ne i Romani riuscirono mai i conquistare i nativi dell'Isola che si ritirarono sulle montagne e scavavano grotte in cui vivere protetti.

Nei primi tempi, Iolao, dopo aver contribuito a regolare gli affari della colonia, tornò in Grecia, ma i Tespiadi furono i capi dell'Isola per molte generazioni fino a che furono guidati fuori dall'Isola verso l'Italia, dove si stabilirono nella regione di Cuma".

Credo proprio che Diodoro sia da considerare una delle fonti di Pausania! Ma credo anche che egli abbia fatto ricorso anche ad altre fonti.
Una cosa é certa, abbiamo aggiunto un piccolo tassello alla conoscenza della storia della Sardegna...
E se vogliamo abbiamo anche modo di datare gli avvenimenti.
Se Iolao era nipote di Eracle, possiamo ragionevolmente posizionare questi avvenimenti al periodo intorno alla distruzione di Troia cantata da Omero, dunque siamo intorno al 1300-1200 a.C.!
Lo stesso Eracle infatti partecipò alla guerra...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 1 febbraio 2009

Sulle Sibille... da Pausania il periegeta

Tempo addietro ho affrontato l'argomentocon l'articolo Sui libri sibillini promettendo di tornarci sopra non appena trovato qualcosa.
Ed ecco arrivato il momento.
Frugando tra i testi alla ricerca come al solito di non so bene cosa, mi sono imbattuto in un altro capitolo del testo Periegesi della Grecia, di Pausania.
Già in precedenza Pausania mi aveva regalato un bellissimo pezzo di storia della Sardegna, ed ora mi fa dono di un pezzo di storia delle Sibille.
Chi era la Sibilla? O meglio "le Sibille"?
Perdonate come al solito la mia traduzione non fedele e poco elegante, ma il francese l'ho studiato poco e male (e me ne pento!).
Un avvertimento, i nomi spesso sono in francese, ho tradotto in italiano solo quelli di cui ero "discretamente" certo! In alcuni punti troverete dei punti interrogativi, significa che non sono sicuro o non sono in grado di tradurre, mi auguro che qualcuno più bravo di me possa farlo e magari mi mandi una mail (alerugolo@yahoo.it) con le correzioni...
Ma ora basta con le premesse e togliamoci qualche dubbio sulle Sibille.

Pausania, libro X, capitolo XII

Hérophile la Sibilla. Rovine di Marpesse. Sibilla cumana. Sabbé (la juive?). Phaennis.

[1] Si vede, là vicino, una roccia che si eleva al di sopra della terra; gli abitanti di Delfi (Delphiens) assicurano che Hérophile soprannominata la Sibilla si intratteneva sulla roccia per cantare i suoi oracoli. La prima che ebbe il nome di Sibilla e che mi sembra risalire alla più grande antichità, é quella che i Greci dissero essere figlia di Giove e di "Lamie", figlia di Nettuno; lei é, secondo loro, la prima donna a pronunciare degli oracoli, ed essi aggiungono che fu dai Libici che lei ricevette il nome di Sibilla.
[2] Hérophile é di un'epoca più recente della prima Sibilla, sembra nondimeno che essa vivesse prima dell'assedio di Troia, perché essa annunciò, tra i suoi oracoli, la nascita di Elena a Sparta per il male dell'Asia e dell'Europa, e che Troia, a causa sua, sarebbe stata conquistata dai Greci. Gli abitanti diDeli (Déliens) ricordano un inno di questa donna su Apollo. Lei si attribuisce, in questi versi, non soltanto il nome di Hérophile ma anche quello di Diana; lei si definisce, in questo ambito, la legittima sposa di Apollo, in un altro inno si definisce sua sorella e sua figlia; lei recitava tutto ciò come fosse furiosa e posseduta dal dio.
[3] Lei pretende, in un'altra parte dei suoi oracoli, di essere nata da madre immortale, una delle ninfe del monte Ida, e da un padre mortale. Ecco le sue frasi:
"Io sono nata da una razza metà mortale, metà divina; mia madre é immortale, mio padre viveva del cibo rozzo/crudo. Io sono originaria del monte Ida, per parte di mia madre, la mia patria é la rossaMarpesse, consacrata alla madre degli dei, e bagnata dal fiume "Aïdonéus"
Ai miei tempi esistono ancora sul monte Ida nella Troade, le rovine di una città chiamata Marpesse, nella quale vi abitano ancora circa sessanta abitanti; tutto il suolo dei dintorni é rossastro e talmente arido che il fiume Aïdonéus scompare sotto terra e riappare di nuovo cosa che accade molte volte finché esso sparisce interamente; ciò accade, io credo, in quanto il suolo del monte Ida in questo luogo è molto leggero e pieno di crepacci.
Marpesse si trova a circa duecento quaranta stadi (circa 40 km) da Alessandria della Troade;
[5] Gli abitanti di questa Alessandria dicono che Hérophile era incaricata della cura del tempio di Apollo Sminteo, e che predisse ad Ecuba a seguito di un sogno da lei avuto cosa le sarebbe accaduto da li a poco. Questa Sibilla passò la maggior parte della sua vita aSamo; essa andò anche a Claros nel paese dei Colofoni, a Delo e a Delfi. Arrivata in quest'ultimo luogo, essa si ritirò sulla roccia, da cui rendeva i suoi oracoli; [6] essa finì i suoi giorni nella Troade, dove essa ha la tomba nel recinto sacro ad Apollo Sminteo, e si può leggere su un cippo, in versi elegiaci, l'iscrizione seguente:
"Io sono la Sibilla interprete vera di Febo, io sono ridotta in polvere sotto questa pietra, un tempo vergine eloquente, oramai ammutolita per sempre, la parca inflessibile mi incatenaqui; grazie al favore del dio che io sempre servii, io sono vicino alle ninfe e a Mercurio".
Vi si trova effettivamente nei pressi della sua tomba, un Mercurio in marmo di forma squadrata, e alla sua sinistra, dell'acqua in una fontana e delle statue delle ninfe.
[7] Gli Érythréens che sono tra tutti i Greci quelli che rivendicano Hérophile con maggior calore, mostrano sul monte Corycus una grotta in cui si dice che essa nacque; lei é, secondo loro, figlia di Teodoro, pastore del paese, e di una ninfa; il soprannome di Idea che essi diedero a questa ninfa non viene d'altro che da ciò che si chiamava allora Ida dagli spazi frondosi. GliÉrythréens eliminano dalle sue predizioni i versi in cui si parla di Marpesse e del fiume Aïdonéus.
Hypérochus di Cuma ha scritto che la Sibilla che seguì la precedente, era di Cuma presso gli Opiques.
[8] Essa sciorinava i suoi oracoli alla stessa maniera e si chiamava Demo. I Cumani non ci poterono mostrare alcun oracolo di questa donna, ma ci mostrarono, nel tempo di Apollo, una piccola urna di marmo nella qualesecondo quello che dicono ci sono le ossa della Sibilla. Nel luogo c'è inciso sull'urna il nome di Demo.
[9] Gli Ebrei, il cui paese si trova a sud della Palestina, hanno avuto anche essi presso di loro una donna che prediceva l'avvenire e che si chiamavaSabbé; secondo quanto dicono, essa ebbe Beroso come padre e Erymanthé per madre. Alcuni sostengono che essa fosse Babilonese, altri la chiamavano Sibilla Egiziana.
[10] Phénnis, (Ole d'un roi de Chaones?), e le Peliadi, donne ispirate dal dio, predissero anche l'avvenire e Dodone; ma esse non ricorsero mai al nome di Sibilla. E' molto semplice conoscere l'epoca in cui visse Phénnis e leggere le sue predizioni; essa visse in effetti nell'epoca in cui Antioco riprese il trono, immediatamente dopo che Demetrio fu imprigionato; in merito a quelle che chiamiamo le Peliadi (Colombe), esse erano, diciamo, precedenti a Phémonoé; esse sono le prime donne che cantarono questi versi:
"Giove é stato, Giove é, Giove sarà, o gran Giove!
La terra produce dei frutti; onoratela dunque del nome di madre"

Gli uomini che hanno fatto delle predizioni sono, per quanto ne so, Eucloüs, Cipriota; Musée, figlio di Antiophémus, Ateniese, e Lycus, figlio di Pandione, o di Bacis, Beota, ispirato dalle ninfe; io ho letto tutte le loro predizioni eccetto quelle di Lycus.
Ecco a voi, fino al giorno d'oggi, tanto gli uomini quanto le donne che hanno predetto il futuro per ispirazione divina; é possibile che ne arrivino degli altri con il tempo.

Grazie Pausania, ancora una volta grazie...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 31 gennaio 2009

Kircandesossardos di Mikkelj Tzoroddu


Alla ricerca dei Sardi e delle loro origini...
Ecco di cosa ci parla l'autore.
Ho iniziato la lettura qualche giorno fa e non mi sono fermato se non alla fine...
Mikkelj Tzoroddu ci trascina attraverso il tempo e lo spazio mostrandoci la grandezza di un popolo per tanti anni dimenticato, il popolo dei Sardiani!
Talvolta si può condividere o meno le sue idee, ma non si può negare mai, neanche per un istante, la sua passione per la ricerca!
Come lui ho provato quei sentimenti particolari, quel senso di malinconia che accompagna noi Sardi quando lasciamo la nostra terra, quella gioia infinita che si prova all'arrivo, alla vista della linea delle montagne!
Assieme a lui e me, durante la lettura, le voci di tanti insigni studiosi, antichi e recenti... Wagner, Pais, Lilliu... ma anche Aristotele, Pausania, Platone, il grande Erodoto!
Il popolo Sardo era un popolo socialmente e tecnologicamente avanzato... fatto di uomini forti, fedeli, leali, valorosi combattenti!
Solo un tale popolo avrebbe potuto creare la civiltà nuragica...
Che peccato che gli studiosi che hanno dedicato il loro tempo alla ricerca sulla storia della Sardegna siano stati così pochi!
Sarde ed Etruschi fanno parte di una stessa civiltà?
Chi erano i cosiddetti "Sardi venales"?
Schiavi venduti a poco prezzo? Mercenari? Sardi corruttibili?
Domande... domande... domande... chi ci darà delle risposte?
Mikkelj ci prova!
E San Girolamo, parlò forse della Sardegna?
Chi erano quei popoli che viaggiavano per il mediterraneo trasportando ossidiana e vendendo i loro prodotti, le sardine e il tonno? E che dire del bronzo?
I Cartaginesi in Sardegna ci furono da padroni o ne furono sconfitti?
Non so cosa pensare...
La Sardegna, Ichnussa, la terra dalle vene d'argento...
tutti nomi della stessa terra!
E i suoi popoli, da oggi per me un po meno misteriosi...

Grazie, Mikkelj, per aver cercato di ridare dignità ad un popolo da sempre dimenticato!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 27 gennaio 2009

La nostra Italia...

In Italia ogni città, paese, borgo, é un gioiello...
Ricca di storia millenaria ma spesso bistrattata, l'Italia e l'italiano hanno la necessità di riscoprire l'amore per se stessi e per la propria patria...
Spesso é sufficiente uscire di casa per fare una passeggiata per riscoprire le bellezze della nostra terra, spesso però si vede anche tanto degrado, sporcizia, abbandono!
E' vero, lo Stato é poco presente, ma noi cittadini cosa facciamo? Giriamo le spalle e cambiamo zona?
Forse é arrivato il tempo di cambiare e tornare indietro... tornare ai tempi in cui chi poteva faceva qualcosa, non solo giochi e divertimenti per il popolino o distribuzioni di grano e pane, ma anche opere, strade, pozzi, ospedali...
L'Italia ha bisogno di tutti noi e noi siamo l'Italia...
Se l'Italia riuscirà a guarire vivremo tutti meglio, altrimenti...

E allora voi che ne pensate?
Volete discuterne con me e con i miei amici?
Visitate il gruppo su Facebook al link:
L'Italia e le sue bellezze...

Vi aspetto!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 25 gennaio 2009

Visita a Vigevano...

Mi affaccio alla finestra, un pallido sole sembra voler riscaldare la giornata...
Decidiamo di uscire, sui due piedi...
Uno sguardo alla mappa...
Dove andiamo?
Pavia... troppo lontano,
Bergamo?
Mmmh...
Vigevano?
Ok, é abbastanza vicino...
Paese di origine longobarda,
residenza dei Visconti e poi degli Sforza...
La chiesa di San Francesco,
Castello Sforzesco,
e che piazza...
Certo, il freddo é veramente fastidioso, ma ne é valsa la pena!

Non pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 23 gennaio 2009

Aristotele e "La costituzione degli ateniesi".

Aristotele, filosofo greco vissuto tra il 383 e il 321 a.C. circa, con "La costituzione degli ateniesi" ci permette di conoscere meglio Atene, la sua storia e la sua organizzazione...
Il titolo non é rappresentativo dell'intera opera, la prima parte infatti é storica (o semistorica) e parte da Teseo fino ai suoi giorni... piacevole sorpresa per un appassionato di storia antica come me!
La seconda parte invece ci parla delle costituzioni della città... interessantissimo scorcio di una civiltà antica!
Aristotele ci parla di avvenimenti lontani nel tempo, di usanze e leggi ormai scomparse, di personaggi storici dimenticati dai più, ma ci parla anche di come é fatto l'uomo ancor oggi... riprendendo talvolta dai testi dei suoi predecessori...
Solone parlò del popolo in questi termini:
"Il popolo seguirebbe al meglio i suoi capi, se non si lasciasse troppo andare né soffocare dalla violenza.
Infatti la sazietà genera tracotanza, quando una grande fortuna capita a quegli uomini che non hanno sufficiente saggezza".
L'uomo della strada... il popolo... enorme potenza difficile da controllare!
Tirannia, democrazia, oligarchia... rivolgimenti e tragedie, guerre continue, interne ed esterne causeranno la morte dei migliori uomini, spesso giudicati dal popolo e condotti a morte per paura... brutta cosa l'ignoranza!
Il governo della città e degli affari di maggior importanza, della amministrazione e della guerra, degli affari di stato e della giustizia erano nelle mani degli aristocratici... poi pian piano il popolo cominciò sempre più a voler prendere decisioni. C'era chi cercava di ingraziarsi la massa, una delle decisioni forse peggiori fu quella di introdurre i compensi per le cariche pubbliche...
"Pericle allora fu il primo a istituire anche i compensi per i tribunali, rivaleggiando in popolarità con la ricchezza di Cimone [..] Pericle propose di distribuire al popolo gli averi dello stato , dato che non ne aveva di propri, e istituì un rimborso per i giudici; per questo motivo alcuni lo accusano che le cose andarono peggio, poiché si sottoponevano al sorteggio con maggior zelo più cittadini a caso che uomini onesti. E dopo questi avvenimenti cominciò anche la corruzione dei giudici..."
Corruzione, prepotenze, omicidi politici, guerre, sono nel sangue dell'uomo...
Chi più urla più viene seguito...
"Cleone, figlio di Cleeneto [..] per primo si mise a urlare e a ingiuriare dalla tribuna, e arringò il popolo indossando un grembiule, mentre tutti gli altri oratori parlavano in modo adeguato".
E si, come oggi fanno i nostri politici... senza ritegno alcuno!
E che dire allora del malvezzo di farsi eleggere e poi non partecipare alle sedute? Male dei nostri giorni? Ma neanche per sogno...
"Colui che tra i consiglieri non si recherà nella sala del Consiglio nell'ora prefissata sia multato di una dracma per ciascun giorno di assenza, a meno che non si assenti con il permesso del Consiglio"
Data la necessità di normare e punire questo comportamento, la cosa doveva capitare abbastanza frequentemente...
Al tempo in cui Aristotele scrive era in vigore l'undicesima costituzione; Aristotele ci racconta di seguito tutti i passaggi che vi portarono... Un accenno particolare merita forse la terza "quella di Solone, si ebbe dopo la rivolta civile, e da questa ebbe origine la democrazia", seguita a breve dalla tirannide di Pisistrato...
La costituzione, l'organizzazione dello stato, le leggi, i procedimenti giudiziari... tutto serve a farci capire meglio chi erano i greci, questi nostri avi...
Insomma, che dire ancora se non...
buona lettura?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 21 gennaio 2009

Marco Aurelio e la fine del mondo antico

Marco Aurelio salì al trono il 7 marzo del 161 d.C., alla morte del padre adottivo Antonino Pio.
L'impero romano avrebbe conosciuto uno splendido imperatore, un'altro, dopo Antonino Pio!
Era il tempo delle eresie, dello sviluppo della religione cristiana, dei grandi filosofi e dei grandi pensatori ma era anche il periodo della decadenza dell'impero. Da li a poco un altro imperatore, Commodo, scelto per successione, avrebbe causato danni irreparabili... grande errore commise Marco Aurelio nel non seguire la tradizione di adottare il migliore per farlo imperatore!
Suo maestro fu Giunio Rustico che ebbe il merito, così ci dice lo stesso Marco Aurelio, di avergli: "fatto conoscere i Colloqui di Epitteto"!
Epitteto, filosofo greco, stoico...
Ma il suo maestro, quello vero, il suo maestro di vita fu il padre adottivo, Antonino Pio!
Da lui apprese il modo di vivere da imperatore...
Marco Aurelio scriveva i suoi pensieri, sugli uomini e sul loro modo di comportarsi, e sul suo modo di essere...
Sulla cattiveria dell'uomo scrisse "Se puoi correggili; se non puoi rammenta che ti fu data la bontà per esercitarla a loro favore..." oppure "Il miglior modo di vendicarsi dei malvagi è questo: non rassomigliare a loro!".
Marco Aurelio era fondamentalmente buono ma questo non gli impediva, quando occorreva, di prendere decisioni da imperatore! Sotto il suo regno la persecuzione contro i cristiani proseguì, anche se forse attenuata...
Renan con la scusa di una biografia su Marco Aurelio ci porta per mano attraverso il mondo del II secolo... ci presenta Celso, l'amico di Luciano di Samosata, Clemente, Marcione e Apelle coi suoi "sillogismi", Giulio Cassiano e i "discorsi contro gli elleni", Filone di Biblos, Melitone e i suoi uomini divinizzati...
E che dire della leggenda ebraica di Gesù?
Alla fine la Chiesa vince su tutto, sullo stesso Marco Aurelio che quasi scompare dietro la storia della religione così sapientemente illustrata!
La religione é necessaria, secondo Renan, perché "la ragione avrà sempre pochi martiri. Ci sacrifichiamo soltanto per quel che crediamo; e questo é l'incerto, l'irrazionale; il ragionamento si subisce, ma non si crede. Ecco perché la ragione non spinge ad agire, spinge piuttosto ad astenersi...", é la religione che ha la forza di spingere le masse.
Marco Aurelio...
Grazie Renan! Grazie...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO