Traduttore automatico - Read this site in another language

venerdì 10 aprile 2009

Lago d'Orta e l'isola di San Giulio

Splendida giornata nonostante le previsioni del tempo!
Partiamo alla volta del Piemonte, meta di oggi è l'isola di San Giulio, sul lago d'Orta!
Arriviamo sul lago a metà mattina, il paesino d'Orta ci accoglie con un'aria incantevole...
e che immagini!


Il paese è stupendo, si respira un'aria di pace e tranquillità... i turisti prendono qualcosa seduti ai tavolini all'aperto, ma la meta preferita é l'isola di San Giulio.
Dopo una passeggiata rilassante per le stradine del paese prendiamo i biglietti per l'isola e ci avventuriamo sul lago...
Sbarchiamo... di fronte a noi troviamo la basilica di San Giulio, un santo del IV secolo d.C. che era conosciuto come costruttore di chiese. Pare che la Basilica sia la sua chiesa n. 100!
Il santo è raffigurato nell'atto di giungere sull'isola infestata da serpenti e draghi, sorretto dal suo mantello poggiato sull'acqua...
La basilica é molto particolare... una colonna ci ricorda che in quel luogo doveva essere stato visto un serafino dai mille occhi!
Serafino... drago... serpente...
L'isola é piccolissima e il silenzio é perfetto per riflettere...
Il percorso lungo le strade antiche è sorvegliato da strane figure che ci accompagnano e sorvegliano dall'alto...
Ma é già ora di ripartire, giusto il tempo per uno sguardo ai piccoli negozietti di ricordi e ci reimbarchiamo...
Al rientro ci fermiamo al Sacro Monte, si gode una vista bellissima e il panorama é proprio dei migliori.
Le cappelle con la vita di San Francesco sono stupende anche se il tempo, in parte, le ha rovinate...
Ecco una immagine del Santo e delle tentazioni...
Ma il Sacro Monte sembra fatto apposta per controllare l'isola di San Giulio... con tutte le sue antiche mostruosità...
E' ora di andare, a malincuore ci allontaniamo col proposito di tornare... un giorno!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 9 aprile 2009

Figlio

Ho fatto un figlio
Una mattina d’inverno
Che il sole caldo esplodeva
Già fuori della finestra
Intravista nel viaggio
Giorno d’Africa lontana
Momento irripetibile
Sembrerebbe al caso.
Ho vissuto senza aspettare
E ho avuto ragione.
Prendere a piene mani
Il sangue della vita
Dissetarsi dell’aria stessa.
Non celarla nel profondo
Di dolore e paura.
Urla figlia mia
Così che io
Possa ascoltarti.

Giuseppe MARCHI

Tito Livio: Albula diviene Tevere...

Precedenti:

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
_______________________________________________________________

Maestro, mi diceva che Enea morì e venne sepolto in riva al fiume Numico...
E poi? Su, non si faccia pregare...

"Perché dovrei?
Sai bene che ad una certa età solo la stanchezza ti può trattenere dal dire e fare ciò che pensi, non certo il pericolo delle conseguenze delle proprie azioni!
Ma veniamo al dunque.
Alla morte di Enea Lavinia regnò fino alla maggiore età del figlio Ascanio. Intanto la popolazione cresceva, così Ascanio, ormai grande, partì per il monte Albano dove fondò una nuova città, Alba Longa."

Lavinio, Alba Longa... ma Roma quando viene fondata?

"Alessandro, hai forse fretta?
Se é così vai pure.
Torna quando hai più tempo..."

Mi perdoni Maestro...
E' solo curiosità!

"Abbi pazienza e la tua curiosità sarà soddisfatta... a tempo debito!
Tra i popoli confinanti vi erano già allora gli Etruschi. Il confine tra i due popoli era segnato dal fiume Albula, quello che oggi voi chiamate Tevere..."

E come mai gli fu cambiato il nome?

"Il Tevere si chiama così a causa di un fatto tragico, ha preso il nome di un re che vi morì annegato, Tiberino, discendente di Ascanio...
I discendenti di Enea furono, nell'ordine: Ascanio, Silvio, Silvio Enea, Silvio Latino (fondatore dell colonie dei Prischi Latini), Alba, Ati, Capi, Capeto, Tiberino (che annegò nel fiume dandogli il nome), Agrippa, Romolo Silvio, dopo di lui non ricordo i nomi ma di mano in mano il regno arrivò ad Aventino, quindi Proca che ebbe due figli, Numitore e Amulio. Numitore ereditò il regno ma il fratello minore lo scacciò e ne prese il posto con la violenza. Trucidò i figli maschi del fratello e obbligò ai voti la figlia femmina, Rea Silvia".

Non pensavo fosse passato tanto tempo dall'arrivo di Enea nel Lazio alla fondazione di Roma. Contando i soli nomi di quelli che Lei ricorda siamo arrivati a 14 generazioni, ad una media di circa 20 anni per generazione, dobbiamo considerare almeno 280 anni! E se é vero che Roma é stata fondata il 21 aprile del 753 a.C. allora Lavinio e Alba Longa si possono collocare intorno al 1000 a.C. o prima ancora!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 4 aprile 2009

Vite dei grandi: Galileo Galilei


E' stata una settimana piena!
La famiglia, il lavoro... la lettura della biografia di un grande uomo, Galileo Galilei.
Galileo nasce a Pisa il 15 febbraio 1564, muore ad Arcetri l'8 gennaio 1642 lasciando in eredita al mondo intero il suo pensiero scientifico.
Il Dialogo dei Massimi Sistemi, causa per lui, nello stesso tempo, di fama e notorietà infinite e di disgrazie imminenti, ora si trova sulla mia scrivania, appena stampato, pronto ad essere letto e studiato e commentato come non ho mai fatto all'Università con i miei libri di testo... che differenza!

Ma ora cercherò di presentarvi Galileo, o forse solo di incuriosirvi e spingervi, sulle ali della vostra curiosità e grazie alla biografia scritta da Ettore Janni , a ricercare da voi stessi di approfondire una pagina di storia incupita dalla stupidità umana... Vi racconterò Galileo, per quel che ne so, presentandovi alcune curiosità da lui scoperte o comunque che emergono durante le mie letture.
Niente di sistematico dunque... non vi spaventate!

Galileo soffriva di salute cagionevole... causa, pare, l'aria condizionata...
Aria condizionata? Direte voi... si, proprio l'aria condizionata! Altro che invenzione moderna...

"Una volta, dunque, secondo il Viviani, egli si recò in compagnia di due gentiluomini amici, a una villa dei Trento a Costozza, nel Vicentino. Dopo il pranzo la brigata si pose a fare la siesta in una sala dove sboccava un condotto d'aria fresca proveniente da certe grotte. Era una speciale ricercatezza in quel luogo, e non soltanto in quella villa, temperare i calori estivi per mezzo di una conduttura che recava dalle grotte una piacevole frescura [..] Ma quella volta, o per l'eccesso di calore o per la negligenza della compagnia gravata dal sopore della digestione, l'aria fredda fu lasciata entrare in troppo gran quantità e troppo a lungo [..] le conseguenze furono gravi: uno ne morì, probabilmente di polmonite, di lì a pochi giorni, l'altro divenne sordo e Galileo fu preda di quei dolori reumatici e artritici che lo tormentarono tutta la vita".

Ma i dolori reumatici non furono la sua unica tortura. I fastidiosi emulatori, sostenitori dell'immutabilità dell'universo e della Terra al centro del mondo erano i veri fastidi!

Galileo ebbe l'opportunità di aprire all'uomo l'infinita grandezza dell'Universo stellato! Il cannocchiale, o cannone, come talvolta era chiamato, da lui migliorato così da permettergli di osservare la via lattea e di scoprire i satelliti di Giove, si diceva fosse però conosciuto sin dalla antichità...

"Quando se ne cominciò a parlare e a discutere fra studenti e curiosi, se ne cercò l'origine nell'antichità, secondo l'opinione tuttora corrente che quasi tutte le cose nuove trovate di poi e che saranno trovate in avvenire siano state per lo meno intraviste dagli antichi. Galileo vide col telescopio che la via lattea era formata di innumerevoli piccole stelle, e Democrito, un paio di millenni prima, aveva detto che così doveva essere".

Prima di Galileo altri avevano almeno studiato, se non realizzato, lenti capaci di ingrandire e avvicinare, Ruggero Bacone, francescano inglese del XIII secolo fu uno di questi e nell'Opus Majus, la sua opera, se ne può trovar traccia... e non appena potrò ve ne lascerò testimonianza scritta!
Alcuni attribuirono addirittura ad Archimede la costruzione di una "macchina da veder lontano venticinque o trenta miglia, fatta a forma di tamburo con un solo fondo, che sarebbe esistita lungo tempo a Ragusa, in Dalmazia...". Fantasie? O, veramente, gli antichi conoscevano il cannocchiale o telescopio?
Forse non avremo mai una risposta...

Ma gli studi di Galileo si spingevano troppo in avanti, toccavano parti dell'ordine costituito che la Chiesa non poteva non considerare come eretiche! Galileo d'altro canto si faceva trascinare ben volentieri, dal suo spirito vivo, nel discorrere su temi cari alla Chiesa come le Sacre Scritture. Chi era Galileo per arrogarsi il diritto di interpretarle?

"Il cardinale Bellarmino, massima autorità del Santo Uffizio, s'era rivolto ai matematici del Collegio per sapere che c'era di vero in quelle novità galileiane. La più rigorosa sorveglianza della chiesa sul movimento intellettuale esigeva una sollecita attenzione ai pericoli che potevano nascere per la tradizione e per l'autorità da opinioni e teorie nuove".

Il nuovo che mette in pericolo lo status quo!
Sempre la solita storia, la stessa che impedisce all'umanità di progredire, la stessa, però, che impedisce talvolta alla stessa umanità di commettere enormi errori contemperando il nuovo con la saggezza del conosciuto!

Galileo insegnava, studiava, inventava, scriveva... e intanto cercava anche di vivere al meglio!
Diversi personaggi famosi e potenti, principi e Cardinali, lo conoscevano e lo stimavano, come matematico e scienziato o, come amava dire lui, come filosofo della natura. L'Accademia dei Lincei, fondata da Principe Cesi, lo annoverava tra i suoi gioielli!

Erano tempi difficili quelli, tempi in cui chi osava troppo veniva bruciato al rogo!
Giordano Bruno era allora un ricordo recente...

I peripatetici copiavano, secondo Galileo. Egli aveva sotto gli occhi il naturale, loro avevano sotto gli occhi i libri del loro maestro, Aristotele, e mai li sollevavano al mondo per osservarlo e studiarlo!

Il dubbio, il porsi domande, l'investigare la natura, é il fondamento della filosofia... mai la certezza!

Ma ciò non significa che Galileo non ammirasse i grandi uomini del passato, che non li studiasse, anzi tra questi ammirava e stimava, pare, Pitagora. Galileo combatteva l'idea che veniva sostenuta dai peripatetici, che ciò che aveva scritto Aristotele fosse immutabile perché perfetto! Ma Galileo non era contro Aristotele ma contro la stupidità dei suoi seguaci!

La teoria Copernicana é al centro della sua opera "Dialogo dei massimi sistemi" ma Galileo sostiene che prima di Copernico altri furono della stessa opinione "Questa teoria del resto, é tanto poco sua che l'ebbero Pitagora con tutti i suoi,Eraclide Pontico, Filolao maestro di Platone e Platone stesso, Aristarco di Samo, forse lo stesso Archimede, Niceta filosofo citato da Cicerone; se la propose Seneca come un problema da considerare e finalmente fu confermata da Copernico".
Nomi insigni... grandi menti del passato... ma da dove veniva la loro conoscenza del sistema solare? Dobbiamo dunque supporre che il passato remoto abbia avuto uno o più "Galilei"?

Pitagora, forse?
Che alcune antiche leggende sulla sua persona lo vogliono in grado di viaggiare attraverso il tempo e lo spazio e di comunicare con piante ed animali!?!

Ma torniamo a Galileo e alle sue opere senza ulteriori digressioni... e a quelli che forse sarebbero diventati i suoi principali oppositori e persecutori, i Gesuiti. Tra questi vi fu "il Mostro", padre Niccolò Riccardi, forse combattuto tra il dovere e il rispetto per una grande mente...

Ma anche Galileo sbagliava, come é normale per gli uomini, ma aveva anche la capacità di riconoscere la "sua umanità". Spesso diceva "questa è una di quelle tante e tante cose ch'io non so" oppure "questa é una di quelle tante cose che so di non sapere".

I suoi studi occupavano tutto il suo tempo, anche perché non doveva più dedicarsi a i suoi studenti... anche se ne ebbe sempre intorno!
La sua mente era sempre in fervore, e su problemi i più diversi.

"Nel 1626 scriveva al Marsili: "Io sono da tre mesi in qua sopra un maneggio ammirabile, che é di multiplicar con artificio estremamente la virtù della Calamita di sostenere il ferro: già sono arrivato a fare che un pezzetto di sei once, che per sua forza naturale non sostiene più di un'oncia di ferro, ne sostiene con arte once 150, e spero di avere a passare ancora a maggior quantità..."

Esperimenti sull'elettromagnetismo? Parrebbe di si!

E quante lettere tra lui e i grandi del tempo, Keplero, Tommaso Campanella... sulle maree e sugli effetti del movimento della Terra o della Luna!

Nel Dialogo dei Massimi Sistemi Galileo dice: "Però, se a niuno toccò mai in eccesso differenziarsi nell'intelletto sopra gli altri uomini, Tolomeo e 'l Copernico furono quelli...ch'io stimo i maggiori ingegni che in simili speculazioni ci abbian lasciato loro opere". Era sincero fino in fondo? Oppure vi fu portato dalla prudenza?
Tutta l'opera, scritta in forma di dialogo tra tre personaggi, aveva il solo scopo di "rimettere la Terra nel cielo". I personaggi rappresentano Galileo e i suoi nemici e nell'arco temporale di quattro giornate discutono delle teorie Copernicana e Tolemaica, cercando di mostrare l'importanza del metodo scientifico, la necessità di sperimentare, osservare, riprodurre...
A questo forse dobbiamo anche il ritardo di secoli negli esperimenti sulle onde radio, forse già ipotizzate o scoperte...

"Curioso é l'esempio che reca a un certo punto l'arguto veneziano della necessità di sicure dimostrazioni; curioso perché parla di un tale che sarebbe stato un precursore, nientemeno, del telefono e della radio.
Voi mi fate sovvenire di uno che mi voleva vendere un segreto di poter parlare, per via di certa simpatia di aghi calamitati, a uno che fusse stato lontano due o tremila miglia [..] io lo licenziai..."


Che dire...

Era un tempo di grandi uomini, di grandi studiosi, di grandi rivolgimenti... tutti nuovi o alcuni riemersi dal passato?
Chissà cosa voleva dire il Castelli quando parlando dell'emisfero sud del globo terrestre dovessero trovarsi "vaste provincie di continenti e terre"?

Seguiva forse l'esempio del grande Galileo Galilei, autore di grandi opere che meritarono le parole

"Non est factum tale opus in universa Terra"?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 29 marzo 2009

galileo Galilei...

Solo poche righe per introdurci ad un grande genio, Galileo, sulle orme di un grande giornalista, Ettore Janni!

"Avendo oramai travagliato venti anni, e i migliori della mia età, in dispensare, come si dice, a minuto alle richieste d'ognuno quel poco di talento che da Dio e dalle mie fatiche mi é stato conceduto nella mia professione, mio pensiero sarebbe conseguir tanto d'ozio e di quiete che io potessi condurre a fine..."

Così Galileo scriveva al maestro di casa del mecenate, il principe Cosimo II di Toscana.
Era allora già famosissimo per le sue scoperte e lezioni.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Distillato di vita

Distillato di vita,
racchiuso nell’ampolla del tempo,
contiene i giorni del nostro passato
evidenziati in attimi sognanti.
Sono il mandante dell’amore,
un tramite per il futuro,
ignoro i sogni,
che legano la mia vita
al presente.
Cullata dalla dolcezza delle tue carezze
mi annullo nel tuo respiro
e le mie poesie
resteranno violate compagne
del mio silenzio,
come uniche eredi di un’esistenza,
che non ha più tempo.


Daniela MEGNA

sabato 28 marzo 2009

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Precedenti:Tito Livio: storia di Roma
_______________________________________________________________

Maestro, possiamo riprendere da dova abbiamo lasciato?
Le avevo posto alcune domande...

"Ricordo, volevi sapere chi si trovava nel Lazio all'arrivo di Enea.
E se non ricordo male ti dissi che il Lazio era abitato dagli Aborigeni, il cui re si chiamava Latino.
Esistono due versioni riguardo i primi tempi. Secondo alcuni Enea e Latino vennero allo scontro quasi subito e risolsero la questione con una grande battaglia campale, Enea uscì vincitore e Latino, dopo aver concordato la pace, decise di stringere rapporti di parentela con i nuovi arrivati. Lavinia, figlia di Latino, venne data in sposa ad Enea..."

Questa é la prima versione, la seconda?

"Sei impaziente? Lasciami pensare... sono vecchio!"

Perdonami maestro...

"Dicevo, secondo altri Latino ed Enea erano schierati in formazione di battaglia pronti ad affrontarsi quando Latino, spinto forse dalla curiosità, decise di capire chi fossero i suoi avversari. I re si parlarono ed Enea ebbe modo di spiegare chi fossero e per quale motivo si trovassero così lontano dalla loro patria, ormai distrutta da una terribile guerra".

"Latino, valutata la situazione, preferì imparentarsi con il nuovo arrivato dando in sposa la figlia Lavinia e concedendo la possibilità di fondare una città..."

Dunque così nacque Roma? Bellissima sto...

"Alessandro, abbi pazienza, se non hai voluto leggere i miei testi prima del nostro incontro, come ti avevo suggerito, almeno abbi la pazienza di ascoltarmi!"

"Non nacque Roma, ma Lavinio. Enea fondò Lavinio, dal nome della moglie Lavinia. Da matrimonio nacque un figlio, Ascanio..."

"Se ben ricordi la guerra di Troia ebbe inizio a causa di una donna, la bellissima Elena. Allo stesso modo Lavinia, seppure involontariamente, fu la causa di una nuova guerra... Prima dell'arrivo di Enea, infatti, era stata promessa a Turno, re dei Rutuli. Turno dichiarò guerra ad Enea e a Latino ma fu sconfitto. Turno si rivolse allora agli Etruschi di Cere e al loro re, Mesenzio".

"Intanto il popolo di Enea e quello degli Aborigeni di Latino diventano un unico popolo portatore di un unico diritto e di un unico nome, i Latini, così la loro città e la loro potenza cresceva...
Ma le cose non potevano durare, i vicini Etruschi ed i Rutuli infatti scesero in guerra ed Enea li affrontò in battaglia e vinse. Per Enea quella fu l'ultima battaglia. Dopo essere sopravvissuto alla guerra di Troia andò a morire in terra straniera. Le sue spoglie giacciono in riva al fiume Numico e viene chiamato Giove Indigete".

Che storia...

"Ma ora, ancora una volta, devo chiederti di pazientare... la mia età mi spinge a riposarmi!"

Va bene Maestro, a presto dunque e grazie per ora!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO