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sabato 18 aprile 2009

Aristotele, i Pitagorici e i corpi che si muovono nel cielo...

Aristotele, nel suo testo "Metafisica" ci parla delle dottrine filosofiche dei suoi predecessori e tra questi parla anche dei Pitagorici.

Io non sono un filosofo e dunque non mi voglio addentrare in considerazioni filosofiche ma cercherò semplicemente di mettere in risalto alcune notizie su questi "filosofi", seguaci di Pitagora... e per farlo chiamerò a testimoniare proprio lui, Aristotele... sempre che sia disponibile...

Certo, Alessandro, molto volentieri... devi sapere che i Pitagorici "per primi si applicarono alle matematiche e le fecero progredire e, nutriti delle medesime, credettero che i principi di queste fossero i principi di tutti gli esseri [..] e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero"...

Ma anche oggi é così, la natura si può spiegare, o meglio modellare, per mezzo di formule...

Allora anche tu sei un Pitagorico? Ma lasciami finire prima di parteggiare per loro... devi sapere che "siccome il numero dieci sembra essere perfetto e sembra comprendere in se tutta la realtà dei numeri, essi affermavano che anche i corpi che si muovono nel cielo dovevano essere dieci; ma da momento che se ne vedono soltanto nove allora essi ne introducevano un decimo, l'antiterra..." ti rendi conto?!?

Aristotele, perché mi parli di nove corpi celesti?
Quali sono? Se per te, come descritto dagli Stoici, al centro del mondo conosciuto c'era la Terra (perché era cosi, non é vero?) gli altri corpi visibili erano la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno, se aggiungiamo la Terra arriviamo a otto! Qual era il nono?

E cosa si intendeva per "Antiterra"?
Ma soprattutto per quale motivo i Pitagorici erano così sicuri che vi fossero dieci corpi che si muovono nel cielo al punto da introdurre l'Antiterra?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 15 aprile 2009

La sapienza degli antichi: Pitagora e gli strumenti per correggere i sensi

Giamblico é una fonte inesauribile di sorprese!

Ma questo lo sapevo...

Oggi non vi parlo di lui, anche se lo meriterebbe, chi vuole può leggere qualche cenno biografico e qualche curiosità su:

Giamblico - I misteri dell'Egitto

Giamblico e la forza di gravità.

Già tante volte ho scritto articoli sulle conoscenze scientifiche degli antichi ma pare che le sorprese non finiscano mai, ancora una volta devo ringraziare Giamblico per le interessanti notizie...
Giamblico tra le sue opere ha scritto una "vita Pitagorica".
Pitagora visse approssimativamente nel VI° secolo a.C. tra Samo (piccola isola dell'Egeo) e quella parte del sud Italia che forse proprio da lui prese il nome di Magna Grecia, in particolare nella città di Crotone (in Calabria).
Ma prima di arrivare a Crotone, durante la 62a Olimpiade, visitò e studiò a Mileto, a Sidone (in Fenicia) sua città natale secondo Giamblico, in Egitto dove passò 22 anni e poi quindi a Babilonia dove passò altri 12 anni "ospite"di Cambise. In Egitto studiò astronomia e geometria e tutti i misteri divini, a Babilonia frequentò i Magi...
Alla veneranda età di 56 anni tornò in quella che considerava la sua patria, Samo, portando con se le conoscenze acquisite durante i lunghi anni di lontananza e i suoi viaggi...

Giamblico ce ne parla dunque come di un uomo dedito allo studio e alla ricerca e con un gran senso di rispetto:

"e la sua superiorità rispetto a quanti successivamente adottarono le sue dottrine risiedette nel fatto che questi diventarono fieri oltre misura di studi di poco conto, laddove egli diede fondo alla scienza delle cose celesti, giungendo a comprenderla appieno con compiute dimostrazioni aritmetiche e geometriche."

Giamblico in un altro passo ci dice che Empedocle, parlando di Pitagora e della perfezione dei suoi organi, vero dono divino, diceva:

"V'era tra quelli un uomo di straordinaria conoscenza, il quale possedeva un'immensa ricchezza d'ingegno, e in sommo grado padroneggiava ogni sorta d'opere di sapienza. E quando tendeva tutte le forze della mente, agevolmente scorgeva ciascuna delle cose che sono, in dieci, e in venti generazioni umane."

Al di la della sapienza, cosa significa
"quando tendeva tutte le forze della mente, agevolmente scorgeva ciascuna delle cose che sono, in dieci, e in venti generazioni umane"?

Forse che Pitagora era uno storico?
Non mi sembra...
Cosa significa "perfezione dei suoi organi"?
Non saprei...

A Crotone Pitagora ebbe l'opportunità di conoscere Abari lo scita, venuto dal paese degli Iperborei in qualità di sacerdote del dio Apollo venerato nel suo paese. Abari era un sacerdote anziano e fu ammesso senza indugi alla presenza e agli insegnamenti di Pitagora. Così trovò che Pitagora era "in tutto somigliante al dio di cui era sacerdote".
Il sacerdote Abari aveva con se uno strumento particolare che lo aiutava a compiere il suo viaggio, strumento che Giamblico chiama "freccia".

Il sacerdote Abari "viaggiando a cavallo della freccia attraversava anche i luoghi inaccessibili (fiumi paludi, stagni, monti e simili...)".

Ancora una volta, di che si tratta?

Giamblico ce ne parla ancora, poco più avanti quando parla delle favolose capacita di Pitagora che "nel medesimo giorno fù a Metaponto in Italia e a Tauromenio in Sicilia, e in entrambi i luoghi rivolse la parola ai suoi discepoli"
ed ancora,
"Empedocle era soprannominato colui che storna i venti, e purificatore Epimenide, e colui che viaggia in cielo Abari perché a cavallo della freccia di Apollo Iperboreo che aveva ricevuto in dono, superava fiumi, mari e luoghi altrimenti invalicabili, appunto viaggiando in cielo in modo arcano. La stessa cosa alcuni pensano sia capitata anche a Pitagora..."

Cosa é questa "freccia" del sacerdote Abari?
Solo fantasie?
Oppure, come sembrerebbe, un qualche "arcano" mezzo di locomozione?
Chissà!

Giamblico ci dice che il sacerdote, avendo riconosciuto in Pitagora il suo dio, gli restituisce la "freccia". Il sacerdote Abari, pare, decise di restare al fianco di Pitagora...

Ma non é finita.
Giamblico ci racconta ancora che Pitagora "era teso nello sforzo di riflettere e calcolare se gli fosse possibile escogitare uno strumento che offrisse all'udito un sicuro e infallibile aiuto, quale davano alla vista il compasso, il regolo o la diottra, ovvero la bilancia e l'invenzione delle misure al tatto..."

Pitagora cercava qualche cosa che aiutasse l'udito, che lo migliorasse forse, che gli permettesse di distinguere, misurare i suoni, le frequenze... e qualcosa in effetti inventò!
Ma io sono interessato a ciò che viene dato per scontato in quanto già esistente... la "diottra" in particolare...
Di che cosa si tratta?
Era un qualcosa che offriva aiuto sicuro alla vista, questo ce lo dice lo stesso Giamblico, ma in che senso?
Era forse una specie di occhiale?
Ma lenti e occhiali non vennero inventati molto tempo dopo?
Ma quando?
Ma siamo sicuri?

Leggendo un libro sulla vita di Galileo Galilei avevo già notato che il cannocchiale non era stato inventato da lui, ma solo perfezionato, ma prendendo spunto da quali precedenti studiosi?
Uno di questi poteva forse essere il francescano Ruggero Bacone?
Alcuni passi dell'opera del celebre doctor Mirabilis, meglio noto forse col nome di Roger Bacon italianizzato in Ruggero Bacone, fanno pensare che lui conoscesse i principi dell'ottica e teoricamente era forse in grado di costruire occhiali, telescopi e microscopi... ma era il primo?
Forse no, altri prima di lui parlarono di strumenti per la correzione della vista.

Su wikipedia trovo che Seneca il giovane abbia scritto: "Lettere, anche se piccole e indistinte, si possono vedere ingrandite e molto chiare attraverso l'uso di un globo di vetro riempito d'acqua".
Sempre secondo wikipedia (versione inglese!) pare che il primi semplici esempi di strumenti per l'ingrandimento possano trovarsi già in alcuni geroglifici dell'antico Egitto, risalenti all'ottavo secolo A.C.!

Bene... anche senza credere a tutto ciò che ho scritto e letto, credo ci sia abbastanza materiale per stimolare la curiosità di tutti!

E allora che aspettate?
Io, da parte mia vado avanti e se troverò qualcosa di interessante, come al solito, ve lo farò sapere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Visita a Milano

Siamo ad Aprile, sette mesi in Lombardia e ancora non abbiamo visto il Duomo di Milano!
E' questa la considerazione che ci spinge, ancora una volta, ad uscire di casa...
Le grandi città ci spaventano... traffico, caos... quell'ansia che ti assale poco prima di un viaggio difficile da compiere!
Eppure, oggi niente traffico! Lascio la macchina al parcheggio di Lampugnano e prendiamo la Metro che ci porta proprio sotto il Duomo...
Quando riemergiamo resto impressionato dalla grandezza di ciò che vedo!
Sbuchiamo proprio ai piedi della Galleria Vittorio Emanuele II, che con il suo imponente Arco Trionfale ti fa sentire una formica! Che mente doveva essere il suo architetto, Giuseppe Mengoni, che abilità gli artisti che vi lasciarono la loro impronta... 1865 - 1867!
Due anni di lavori per congiungere Piazza del Duomo e Piazza della Scala... e poi l'inaugurazione alla presenza del Re!
Ma non faccio in tempo a respirare che sulla mia sinistra compare il Duomo...

Come descriverlo?
Impossibile...
La costruzione iniziò nel 1386, come ci ricorda la targa della posa della prima pietra, su impulso dell'Arcivescovo Antonio de Saluzzi e del Duca della Città, Gian Galeazzo Visconti.
Terminò cinque secoli più tardi... per volere di Napoleone.
Più grande del Duomo c'é solo San Pietro, la Cattedrale di Siviglia e Sain Paul a Londra.
All'interno ci si perde... l'oscurità del luogo, se non fosse per la presenza di tante persone, intimorisce! Le vetrate, enormi, sono stupende...
Sopra il Duomo, protetta dalle guglie della Cattedrale, ecco la Madonnina, realizzata da Giuseppe Perego e messa in opera nel 1774... diventata simbolo di Milano!

Ma basta girare per la città per rendersi conto che di simboli ce ne sono veramente tanti...
Il più antico pare essere quello del "biscione"...
Un serpente che ingoia un uomo...
Cosa significa?
E' il simbolo del casato dei Visconti e simboleggia potenza ed eternità della stirpe...
E' un simbolo particolare, inquietante, che abbiamo già trovato, con poche differenze, nella basilica dell'Isola di San Giulio!
Ci spostiamo di poche centinaia di metri e, all'uscita dalla galleria, che ci ha tenuto con il naso all'insù, la piazza della Scala e al centro, la statua dedicata a Leonardo da Vinci...
Ci spostiamo ancora, questa volta verso il Castello Sforzesco...
Lungo la strada passiamo ancora una volta davanti al Duomo... poi proseguiamo in direzione del Castello che si intravvede in lontananza. Nasce nel 1368 per volere di Galeazzo II Visconti ed è stato la dimora dei Visconti e degli Sforza.
Purtroppo del Castello, come doveva essere un tempo, é restato ben poco...
Possiamo ammirare ben poco oltre la sua grandezza!
Peccato...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 14 aprile 2009

Moderazione...

Giamblico... lo ricordate?
Ve lo presentai due anni fà...
Oggi ho iniziato a leggere "La vita Pitagorica" e voglio semplicemente lasciarvi una frase su cui riflettere...
la frase che secondo Giamblico, può usarsi per riassumere il pensiero e l'opera di Pitagora!

"Occorre bandire e estirpare con ogni mezzo, col ferro e col fuoco e ogni altro espediente, la malattia dal corpo, l'ignoranza dall'anima, la smoderatezza dal ventre, la sedizione dalla città, la discordia dalla casa e insieme la dismisura da tutte le cose..."

Che altro dire?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 13 aprile 2009

Alla ricerca del passato. Il libro di Enoch


Precedenti:

Lago d'Orta e l'Isola di San Giulio
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Alcune volte si inizia una viaggio dopo aver letto un libro, altre volte un viaggio porta a leggere un libro... o più d'uno, magari!
Qualche giorno fa ho iniziato un nuovo viaggio tra i libri alla ricerca di un passato dimenticato... tutto é iniziato con la visita all'Isola di San Giulio.
La basilica di San Giulio e i suoi affreschi, le sue statue, i simboli, l'aria di mistero...

Un pilastro con la rappresentazione di un "Serafino" dai mille occhi, una ricerca su Wikipedia alla ricerca del significato di "Serafino", come al solito poco o niente nella parte italiana:
I serafini sono una classe di Angeli con sei ali... il loro nome pare derivi da un termine ebraico che vuol dire "ardente". Nella Bibbia é Isaia che ce ne parla, ma solo poche righe... dove trovare altre informazioni?
Wikipedia in inglese é più interessante...
Oltre che nella Bibbia ne parla il Libro di Enoch, dove vengono chiamati "Dracones" cioé "serpenti"... anche se il termine deriva dall'Ebraico "Sarap" cioé "bruciare"...
Nel libro di Enoch si parla dei "Serafini" assieme ai "Cherubini", creature angeliche che stanno al fianco del trono di Dio!
Serafini... Serpenti... Angeli... Cherubini... Dio...
Mi torna in mente una vecchia lettura, non ricordo se da uno dei libri della Bibbia, in cui si parlava di Cherubini...
E' sufficiente! Ho deciso di andare avanti...
Ciò che mi occorre é Il libro di Enoch... ma dove lo trovo?
Wikipedia, versione inglese, mi viene incontro, ancora una volta... é possibile scaricare una traduzione dall'Etiope antico all'Inglese, realizzata a fine 1800 dal Rev. George H. SCHODDE. Certo, l'inglese del 1800 é diverso da quello di oggi... ma l'impresa si può tentare!
Così mi ritrovo per le mani un vecchio testo, "The book of Enoch", e dopo la stampa sono pronto ad immergermi nella lettura... e che lettura!
I Giganti, il Diluvio, esseri angelici di vario tipo, le leggi del cielo, il calendario... 108 capitoli suddivisi in venti sezioni di lunghezza irregolare...
Curiosi?!?
E allora seguitemi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 12 aprile 2009

Gita a Zurigo

Finalmente il bel tempo!
Decidiamo così di intraprendere un viaggio per lunghi mesi rimandato... visita a Zurigo.
Dobbiamo attraversare tutta la Svizzera ma non occorrono più di tre ore dalla Lombardia, così decidiamo e si parte!
Superato il tunnel del San Gottardo (17 chilometri di galleria!) il paesaggio cambia totalmente, niente più fabbriche, niente più nuvole, splendidi colori di prati verdi, casette in legno dalle mille piccole finestrelle, ancora le nevi bianche sulle cime...Siamo quasi tentati di fermarci nel primo villaggio... ma sappiamo che se ciò accadesse non raggiungeremo Zurigo così, anche se a malincuore, proseguiamo il nostro viaggio!

Ed eccoci ripagati dalle fatiche, dopo aver parcheggiato in uno degli immensi sili interrati al centro della città eccoci, visitatori per il centro storico.
Quanta gente, quante lingue diverse si sentono per la capitale del cantone Zurigo, Zürich o Taricum... città nata celtica, forse intorno al 500 a.C.
Passeggiare per il centro storico é molto suggestivo, vi sono punti in cui quasi non si riesce a passare tanta é la folla, altri in cui é possibile godersi il panorama e, magari fare una partita a scacchi con gli amici, senza essere disturbati da nessuno...
Per le stradine fermatevi a vedere le vetrine, quelle degli orologi a cucù sono stupende...
Per chi viene dall'Italia le chiese sono particolari, esternamente molto interessanti, l'interno é spesso spoglio, essenziale, e molto luminoso...
La chiesa evangelica riformata di St. Peter, la più antica di Zurigo, risale almeno al IX secolo. L'orologio della torre, con un diametro di quasi 9 metri, é il più grande d'Europa...
Affacciata sul fiume Limmat, la chiesa di Grossmünster, con le sue due torri. La leggenda vuole che Carlo Magno ne facesse edificare il primo edificio...
Dall'altra parte del fiume, la chiesa di Fraumünster, fondata nel 853 da Ludovico il Tedesco...In una parete di una casa ecco l'immagine di Carlo III, detto "il grosso"...
Ogni angolo merita di essere osservato attentamente...per la sua bellezza...

Ed ecco la chiesa di Predigerkirche, nei pressi dell'università...

Ma il tempo é volato via e così, con questa immagine vi lascio e lasciamo Zurigo con l'idea di tornarvi, un giorno...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Visita a Zurigo

Finalmente il bel tempo!
Decidiamo così di intraprendere un viaggio per lunghi mesi rimandato... visita a Zurigo.
Dobbiamo attraversare tutta la Svizzera ma non occorrono più di tre ore dalla Lombardia, così decidiamo e si parte!
Superato il tunnel del San Gottardo (17 chilometri di galleria!) il paesaggio cambia totalmente, niente più fabbriche, niente più nuvole, splendidi colori di prati verdi, casette in legno dalle mille piccole finestrelle, ancora le nevi bianche sulle cime...Siamo quasi tentati di fermarci nel primo villaggio... ma sappiamo che se ciò accadesse non raggiungeremo Zurigo così, anche se a malincuore, proseguiamo il nostro viaggio!

Ed eccoci ripagati dalle fatiche, dopo aver parcheggiato in uno degli immensi sili interrati al centro della città eccoci, visitatori per il centro storico.
Quanta gente, quante lingue diverse si sentono per la capitale del cantone Zurigo, Zürich o Taricum... città nata celtica, forse intorno al 500 a.C.
Passeggiare per il centro storico é molto suggestivo, vi sono punti in cui quasi non si riesce a passare tanta é la folla, altri in cui é possibile godersi il panorama e, magari fare una partita a scacchi con gli amici, senza essere disturbati da nessuno...
Per le stradine fermatevi a vedere le vetrine, quelle degli orologi a cucù sono stupende...
Per chi viene dall'Italia le chiese sono particolari, esternamente molto interessanti, l'interno é spesso spoglio, essenziale, e molto luminoso...
La chiesa evangelica riformata di St. Peter, la più antica di Zurigo, risale almeno al IX secolo. L'orologio della torre, con un diametro di quasi 9 metri, é il più grande d'Europa...
Affacciata sul fiume Limmat, la chiesa di Grossmünster, con le sue due torri. La leggenda vuole che Carlo Magno ne facesse edificare il primo edificio...
Dall'altra parte del fiume, la chiesa di Fraumünster, fondata nel 853 da Ludovico il Tedesco...In una parete di una casa ecco l'immagine di Carlo III, detto "il grosso"...
Ogni angolo merita di essere osservato attentamente... per la sua bellezza...

Ed ecco la chiesa di Predigerkirche, nei pressi dell'università...


Ma il tempo é volato via e così, con questa immagine vi lascio e lasciamo Zurigo con l'idea di tornarvi, un giorno...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO