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mercoledì 10 giugno 2009

UTOPIA... di Thomas More

"Ovunque infatti si possono trovare creature orribili che divorano esseri umani, mentre non é così semplice trovare esempi di sani ordinamenti civili".

Chi ha letto Utopia di Thomas More (Londra 1478-1535), famoso statista e umanista inglese certamente non si stupisce di fronte alla frase che ho riportato poco fa... a ben pensarci anche chi non ha letto Utopia ha comunque ben poco da stupirsi di fronte a questa frase!

Ma siccome penso che i lettori di un libro dal titolo così particolare non siano poi tanti allora cosa posso fare se non intervistare il grande statista?
Sempre che egli sia disponibile chiaramente...

Eccellenza, posso farle alcune domande per i nostri lettori?

Alessandro, chiamami pure Tommaso, per voi italiani penso sia meglio...

La ringrazio Eccell.. ehm, Tommaso!
Posso farti alcune domande, dunque?

Dipende... non troppo compromettenti sai, non vorrei dover pagare per ciò che dico...

Mi prendi in giro Tommaso? Credo che tutti sappiano ciò che ti é accaduto...

Alessandro, la gente dimentica... soprattutto chi e scomodo!

Chissà... forse hai ragione!
Ma possiamo parlare del tuo libro?
Cosa é Utopia?

Domanda scontata... dovevo immaginarlo! Utopia... vediamo, potrei risponderti con "un luogo che non é".

Risposta scontata, dico io! Seriamente, cosa é Utopia? Cosa ci volevi dire tra le righe del tuo libro?
Da chi hai preso spunto?

Dai, lo sai anche tu... ho preso spunto, come dici tu, da tante letture che ho fatto nel tempo! La Repubblica di Platone... per esempio. L'hai letta?

Si... tempo fa. Ma poi? Mi sembra che per certi aspetti tu ti sia rifatto anche ad altre opere di Platone... il Timeo per esempio, il Crizia forse. Ma anche altri autori posteriori hanno scritto su questi argomenti!

Si, hai ragione, sono in tanti ad aver cercato di capire e descrivere l'organizzazione sociale perfetta. Quasi sempre con scarsi risultati... ma, cosa ancora peggiore, talvolta qualcuno ha cercato di mettere in pratica le proprie idee relative alla società perfetta e i risultati sono stati ancora più disastrosi, non pensi?

Credo di si. Hai ragione. Ma perché é così?
Cercherò di spiegarmi meglio... perché è così difficile creare una società equa, in cui l'uomo possa vivere a suo agio e in pace col prossimo?

Alessandro... la risposta é semplice, il problema é l'Uomo... infatti al contrario di quello che talvolta si dice, la verità é che la realtà umana non sarà mai perfetta, almeno fino a quando non lo saranno gli esseri umani, cosa che non si realizzerà mai!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 6 giugno 2009

La steganografia da Erodoto a Bin Laden di Nicola AMATO


Che dire di più?
Il titolo dice tutto direte voi!
Forse é così, ma forse é meglio spendere qualche parola... sia perché Nicola é un amico, sia perché il suo libro merita di essere letto anche da chi non é assolutamente interessato alla steganografia!
Ma entriamo subito nel vivo e immaginiamo di intervistare l'autore...
Nicola, o forse dovrei chiamarti "Professore", posso farti alcune domande?
Certo Alessandro, chiedi pure...
La prima é una domanda semplice, cosa é la steganografia?
Bene, non perdiamo tempo allora, devi sapere che la parola steganografia deriva dall'unione di due vocaboli greci, stèganos che vuol dire nascosto e gràfein che significa scrivere...
La steganografia é dunque l'insieme delle tecniche che consente a due o più persone di comunicare tra loro in modo tale da nascondere l'esistenza della comunicazione agli occhi di un eventuale osservatore, cosa diversa dalla crittografia!
Ma per cosa viene utilizzata la steganografia?
Esistono vari utilizzi, leciti e illeciti.
La steganografia può essere impiegata per permettere di riconoscere la proprietà intellettuale su un file, una foto o altro come può essere impiegata per inviare messaggi tra terroristi della stessa rete... magari quella di Bin Laden...
Ma dimmi, da quanto tempo si conosce e si usa la steganografia? Perché non si tratta certamente di tecniche recenti sviluppate con la nascita del computer e di internet...
Hai perfettamente ragione, stiamo parlando ti tecniche antiche, anzi antichissime...
Possiamo trovare traccia della esistenza della steganografia già in Erodoto nella sua opera "Storie". Durante la guerra tra greci e persiani vennero usate delle tavolette per la scrittura in modo particolare, la scrittura infatti venne incisa direttamente sulla tavoletta e poi ricoperta di cera così da far sembrare di aver a che fare con tavolette ancora non utilizzate (normalmente si incideva la cera asciutta!). In questo modo Demarato riuscì a far arrivare notizie dei preparativi di guerra di Serse.
Interessante...
Si, molto... la storia della steganografia é interessantissima... uno dei personaggi più interessanti é forse l'abate tedesco noto come "Trithemius", nel 1500 scrisse un trattato dal titolo "Steganographia" in cui tra le altre cose dice che condurrà il lettore a inviare messaggi a qualunque distanza senza ausilio di testi scritti, oggetti, segnali o messaggeri.
Oggi si può fare con l'uso delle onde radio, ma allora per quanto ne so nessuno le aveva ancora studiate... anche se anche Galileo accenna a qualche cosa di simile...
Sai Nicola mi piacerebbe farti altre domande ma va a finire che poi annoiamo chi legge... dunque grazie!
Ho letto il libro con interesse e lo farò ancora più avanti... dopo aver approfondito con la lettura degli antichi testi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 24 maggio 2009

La scrittura ai tempi della guerra di Troia

Spesso si sente dire che Iliade ed Odissea siano state tramandate oralmente e poi solo molti secoli dopo raccolte e pubblicate...
Ma cosa c'é di vero in questo?
E per quale motivo gli antichi avrebbero dovuto tramandare questi poemi oralmente, senza scriverli?

Di solito si dice che la scrittura, a quei tempi non esisteva (ricordo che attualmente si pensa che la guerra di Troia sia avvenuta intorno al 1280 a.C.), ma siamo sicuri che ciò sia vero?

A me risulta che le cose siano ben diverse...

Troia é situata in Asia Minore e se andiamo a vedere le popolazioni che confinavano con la Troade in quei periodi vi troviamo senza fatica popoli che la scrittura la conoscevano eccome!
Forse non conoscevano la scrittura greca... teoricamente venuta dopo, ma sicuramente conoscevano la scrittura cuneiforme e geroglifica!
Ad est della Troade si trovavano le terre di Hattusa, le terre del popolo che noi conosciamo col nome di Ittita. Di questo popolo abbiamo testimonianze scritte anche antecedenti al 1300 a.C.!
Esistono anche testi che parlano di una città di nome Wilusa che da alcuni studiosi é identificata con Ilios/Troia!
La vita in quel tempo era probabilmente molto più globalizzata di quello che oggi normalmente si pensa... ma questa é solo una mia opinione!

Torniamo all'argomento iniziale... la scrittura ai tempi della guerra di Troia.
Esiste almeno una testimonianza diretta dell'esistenza della scrittura all'interno delle opere attribuite ad Omero, ma vediamo subito di che si tratta:

[Iliade, libro VI, 160-170]
Con lui bramava la donna di Preto, Antea gloriosa, unirsi furtiva d'amore; né quello davvero persuase, poich'era saggio Bellerofonte magnanimo. Essa allora parlò mentendo al re Preto: "Preto, che tu possa morire, se non ammazzi Bellerofonte; a me volle unirsi d'amore, ma io non lo volli!"
Disse, e il furore s'impadronì del re, tal cosa udiva. Ma si guardò dall'ucciderlo, n'ebbe scrupolo in cuore, e lo mandò nella Licia, gli diede dei segni funesti, molte parole di morte tracciando su duplice tavola, e ingiunse, per farlo perire, che la mostrasse al suocero.

Ora, senza perdere troppo tempo anche per evitare di annoiare il lettore che può, se interessato, leggere tutto il brano direttamente dall'Iliade, sembra abbastanza chiaro che il re Preto mandò al re della Licia, che era un suo parente, una doppia tavoletta incisa che portava delle informazioni a chi era in grado di leggerla, vi si chiedeva la morte del latore, Bellerofonte!

Dunque, la scrittura era sicuramente nota al tempo della guerra di Troia (1280 a.C.) e non solo, doveva essere nota anche la crittografia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 23 maggio 2009

Prime

Versi di fine millennio
Raccolti tra i sassi
Di luoghi remoti
Ove l’anima nera diventa
Fatta di sogni e bugie
Il ritorno dal viaggio
Una nuova partenza.

Versi del terzo millennio
Speme di pace e sconfitta
Raccolta di altre parole
Città diverse vissute
O intraviste soltanto
Non ho ascoltato esperanto
Ho guardato di nuovo le guerre.

Giuseppe MARCHI

venerdì 22 maggio 2009

Bhagavad-gita: la reincarnazione delle anime...

L'anima...
Cosa é questa strana parola?
Cosa c'é dietro?
Quale sostanza o potenza la compone?

Queste domande non hanno mai trovato risposta e probabilmente non vi saranno mai risposte!

Ciò che si può fare, però, é chiedersi cosa pensano i diversi popoli e le diverse religioni sull'anima... e così scopriamo che per alcuni l'anima é immortale!

[Baghavad-gita 2,12]
Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo, Io, tu e tutti questi re; e mai nessuno di noi cesserà di esistere.

Così diceva il Signore Beato, Krsna, rivolgendosi ad Arjuna, sul campo di battaglia di Kuruksetra...

[Baghavad-gita 2,13]
Come l'anima incarnata passa, in questo corpo, dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non é turbata da questo cambiamento.

L'anima passa dunque da un corpo all'altro all'istante della morte... anima immortale!


[Baghavad-gita 2,17]
Sappi che non può essere annientato ciò che pervade il corpo. Nulla può distruggere l'anima eterna.

Anima immortale, persisti dopo la morte del corpo... ma perché questo concetto é così importante?
Perché i saggi, i guerrieri, i re, erano convinti o dovevano essere convinti dell'immortalità dell'anima?

Forse per poter compiere il loro dovere senza porsi il problema della sopravvivenza?

Il corpo può morire... ma non importa se sai che l'anima é immortale e che si reincarnerà, per sempre...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Tito Livio: la morte di Remo...

Precedenti:

Tito Livio: Rea Silvia, la lupa, Romolo e Remo...

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Buon pomeriggio Maestro,
come sta?

"Ciao Alessandro, io sto bene e tu?
Come proseguono i tuoi studi?
E' un po che non ci sentiamo..."

Ha ragione Maestro, le chiedo scusa...

"Non ti devi scusare, so bene che comunque i tuoi studi proseguono incessantemente... come va la lettura di Polibio?"

Maestro, sa anche questo?

"E' naturale... noi abbiamo accesso a tutte le informazioni che ci occorrono!"

Capisco... io cerco di seguire la regola che occorre studiare tutti gli autori, al fine di evitare di sentire una sola campana! Questo mi permette di farmi una mia idea sugli avvenimenti accaduti...

"Ed hai pienamente ragione, bravo, continua così!
Ma ora cosa ne dici se andiamo avanti con la storia di Roma? Siamo arrivati al dunque..."

E si, l'ultima volta abbiamo visto che Romolo e Remo, assieme al nonno Numitore hanno ucciso il re Amulio... cosa accadde poi?

"Accadde che Numitore tornò ad Alba come re... alla popolazione si erano aggiunte le schiere di Romolo e Remo e di Numitore, troppe persone per una sola città!
Romolo e Remo decidono così di lasciare Alba e fondare una loro città. Romolo si portò sul colle Palatino mentre Remo si fermò sull'Aventino. Sarebbero stati gli dei a decidere chi dei due avrebbe regnato sulla nuova città... l'attesa non fu lunga, sei avvoltoi passarono sul colle Aventino e Remo e i suoi li videro. Ciò avrebbe dovuto significare che Remo era destinato a regnare sulla nuova città, ma in quel mentre anche Romolo scorse degli avvoltoi, questi erano addirittura dodici..."

Ecco, ora iniziano i guai...

"Proprio così! Nessuno dei due aveva intenzione di cedere il comando all'altro, così, dimenticatisi di essere fratelli, si azzuffarono, e con loro le loro schiere! Remo rimase a terra, colpito a morte..."

Il potere... sempre il potere di fronte a tutto, anche alla famiglia! Perché l'uomo é così stupido, Maestro?

"Non so cosa dirti Alessandro... se non che la penso come te!
Ma lasciami dire che esiste anche un'altra leggenda sulla morte di Remo. Secondo questa versione durante la costruzione delle mura della città Remo saltò dalla parte del fratello in segno di scherno ma il fratello, preso dall'ira lo uccise urlando: 'Patisca la stessa sorte chiunque abbia ad oltrepassare le mie mura'."

Che storia... o leggenda che sia!

"Per Remo fu in ogni caso la fine, per Roma invece questo fu, secondo la leggenda, l'inizio..."

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 20 maggio 2009

Polibio e l'importanza della storia

Polibio nacque a Megalopoli intorno al 200 a.C., la sua fama ancora oggi é legata alla sua opera in 40 volumi dal titolo "Storie". Il suo interesse é per la storia di Roma ma in queste poche righe introduttive non parlerò della storia di Roma, ma dell'importanza della storia per questo grande storico antico.
L'importanza della storia... ne hanno parlato tutti i grandi storici, invocando gli uomini a studiare e conoscere i fatti accaduti per capire ed evitare errori già commessi.
Polibio non é da meno!
Secondo lui "per gli uomini non esiste altro strumento educativo più efficace della conoscenza delle vicende trascorse" in quanto "gli insegnamenti che si traggono dalla storia sono l'educazione e l'esercizio più efficace per l'azione politica e [..] il ricordo delle vicissitudini occorse agli altri é l'unico e il più chiaro maestro di come si possano affrontare con dignità i rovesci della sorte".

E forse possibile dargli torto?
Direi di no... allora mi chiedo, e lo chiedo a tutti voi, perché nelle scuole (o almeno quelle che ho fatto io!) la Storia era così poco importante?
Perché il programma non veniva mai terminato?
Perché periodi interi della nostra storia patria venivano semplicemente saltati?
Verrebbe da pensare che la cosa sia stata fatta intenzionalmente... ma chi guadagna dall'ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza) della gente?

Domande senza risposta...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO