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giovedì 13 settembre 2007

Palle di neve (Inverno)

Chiazze bianche sui tetti rossi
di tegole vecchie
ma ancora buone.

Chiazze di neve,
candida,
caduta già da qualche giorno
e non ancora sciolta
dai raggi di un sole pallido,
lontano,
quasi stanco della Vita,
che a lui deve tutto.

Bimbi contenti per strada
giocano a rincorrersi sulla neve soffice dei giardini,
gridano...
ridono...
si tirano palle di neve.

Chiazze di neve
sui loro giubbini puliti
neve soffice,
bianca, lucente.

E poi più niente.
Solo la notte un gatto miagola,
alla Luna.

Per la strada impronte profonde,
di stivali alti,
grandi,
piccole...
e intorno neve, bianca, candida...


Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Differenze 1989

L’uomo muore.
E’ un pezzo di biologia
imperfetta.
L’uomo vive.
E’ un volo d’anima
Sopra i pensieri.

Giuseppe Marchi
(già pubblicato su Differenze. Cultura Duemila Editrice 1992)

martedì 11 settembre 2007

SRIMAD BHAGAVATAM - Ravana, il Re ateo

Ancora una volta non posso che stupirmi di fronte a similitudini che non possono essere un caso. Questa volta sono stato attirato dal verso 22, parla di un Re ateo che fu sconfitto dall'Imperatore Rama. E la curiosità, che non è solo donna, mi ha portato a leggere tutte le spiegazioni al testo così... Ma ecco il verso!

[Canto 1, Cap. 3, verso 22]
Come diciottesimo avatara il Signore apparve nella forma dell'imperatore Rama. Per compiere alcune imprese in favore degli esseri celesti, Egli mostrò poteri sovrumani dominando l'Oceano Indiano e annientando Ravana, re ateo che viveva al di là di queste acque.

Chi era questo "re ateo"?
Nella spiegazione si parla di due demoni atei: Ravana e Hiranyakasipu che guadagnarono grandi successi materiali per mezzo di ricerche scientifiche. Ravana tentò di raggiungere i pianeti celesti usando mezzi materiali. Voleva costruire una scala altissima...
La torre di Babele? Non era altro che una scala... alla fine! Rama lo punì... e il racconto delle imprese è scritto nel testo Ramayana... che cercherò di leggere prossimamente!
Pare che Rama per sconfiggere il suo nemico che si trovava oltre l'oceano Indiano, fece costruire un poste di pietre che galleggiavano sulle onde.

Ma di che periodo si parla?
Se considero corretta la sequenza dei versi, ciò accadde tra il Diluvio (avvenuto mentre era vivo il decimo avatara) e l'avvento di Buddha (ventunesimo avatara)...

Curiosi?
Io si...
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Le nostalgie della scuola

Inizia l’anno scolastico 2007-2008. Ogni famiglia si sta scontrando con l’acquisto dei libri di scuola. Ogni famiglia dovrà far fronte alla spesa che va dai 350 ai 600 euro di libri di testo per ogni figlio. Mio nipote frequenta la seconda liceo e tra i libri da comprare è incluso il romanzo “ I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Chi di voi come me non ha nella propria libreria questo libro? Tutti ne avranno una copia. Assurdo a dirsi, il mio non è consigliato o adatto al programma di studio, dice la sua insegnante di Lettere: casa editrice diversa, commenti e note diverse; approccio metodologico e didattico differente. Possibile che l’anima di Alessandro Manzoni si sia incarnata nel corpo dell’insegnate di mio nipote e voglia fare business sul romanzo? Tant’è vero che accanto a questo c’è il libro degli esercizi e della verifica di apprendimento. Che fine hanno fatto le lezioni autentiche! Certamente non vorrete far sentire i vostri figli discriminati per un testo di venti anni fa. Il testo di religione “Volto di Dio, volto dell’uomo” costa solo 15 euro che aggiunto agli altri libri di testo produce oltretutto un totale di 14 kg. di carta. Questo testo non è in uso né ancora in possesso della scuola e sicuramente l’anno scolastico prossimo cambierà, probabilmente solo per la copertina e la casa editrice o per qualche aggiustamento tipografico eseguito banalmente con la tecnica del “cut and paste” (taglia e cuci). Come è possibile che nell’era della società dell’informazione non si possa risparmiare almeno sulla carta? Il nostro governo, nel rispetto delle direttive del Ministero delle Riforme e le Innovazioni, finanzia progetti affinché ogni scuola, statale e privata, possegga un laboratorio informatico per esercitare l’alfabetizzazione informatica fin dalle scuole primarie. Basterebbe l’installazione di almeno un computer in ogni aula perché venissero usati dalla classe gli e-book (libri elettronici). Per le lingue anche gli audio-book. Basterebbe che l’istituzione scuola pagasse i diritti d’autore alle case editrici per esempio a numero di licenze, come si fa con il software. L’uso di una stampante di rete per ogni l’istituto, là dove necessaria la stampa, permetterebbe senza alcun dubbio di far risparmiare alle famiglie La fruizione gratuita di un portale scolastico connesso alla rete digitale civica locale o metropolitana permetterebbe agli allievi di accedere alla banca dati degli e-book e di lavorare e studiare da casa. Qualche anno fa a scuola, ci passavamo i testi da un anno all’altro tra compagni di scuola, fratelli, cugini e amici. Testi qualche volta sciupati dalla usura e dalle sottolineature confortanti, talvolta completamente nuovi perché mai aperti!

(da Antonello Venditti)
Ma le domande non hanno mai avuto una risposta chiara.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito.
Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene perché,
ditemi, chi non si è mai innamorato di quella del primo banco,
la più carina, la più cretina, cretino tu, che rideva sempre
proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,
gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto sotto il banco…….
Marica Di Camillo

lunedì 10 settembre 2007

Erano giorni felici, quelli...

Erano giorni felici quelli...
i giorni della gioventù spensierata...
Ricordo, come fosse ieri, la casa di mia nonna Cenza... Vincenzina Schirru al Secolo... Dona Cenza per alcuni... tzia Cenza per tutti...
Mia nonna era una donna forte, temprata dalla vita... abitava a Gesico, piccolo paese in provincia di Cagliari, tra Mandas e Suelli.
D'estate io dormivo al primo piano, assieme ai miei fratellini e a lei... nonna Cenza.
La mattina ci svegliava il canto del gallo, verso le cinque, ma nonna era già in piedi da qualche ora... la trovavo in cucina, intenta ad incappare "pistoccheddus" o ad infornare dolci...
Quando mi sentiva arrivare lasciava tutto e mi preparava la colazione... non potrò mai dimenticare il sapore del latte di pecora, ricco di burro, che scaldava sul fornello... e lei li... girava di continuo per evitare che la panna che si formava si attaccasse al bollilatte in ferro smalto...
Ricordo il sapore delle ciambelle e del latte... come quello del pane "arridau", abbrustolito, sulla brace e il lardo fumante della sera prima...
Ricordo che giocavamo di fronte al camino "dessa coxina beccia", la cucina vecchia, a costruire piramidi con i tappi di bottiglia. Nel mentre, la carne arrostiva...
Erano altri tempi, quelli, tempi in cui bastava poco per divertirsi... niente TV, niente play station, niente videogames...
Io e i mie fratelli eravamo sempre sporchi... giocavamo in cortile, un grande cortile in selciato, tutto sconnesso dal peso del trattore... un po di fango ed ecco una diga... una casetta di paglia... un dinosauro sapientemente sagomato ed essiccato al sole... bastavano poche ghiande e qualche rametto per fare un gregge di pecore e la mollica del pane reimpastata permetteva di creare degli splendidi squali che poi coloravamo coi pennarelli... rigorosamente "Carioca".
E nonna era sempre li a controllarci discretamente... pronta, se necessario, ad intervenire...
In cortile c'erano due grosse piante, una di limoni ed una di arance. La pianta di limoni arrivava fino al tetto della casa padronale e per me fungeva da scala... mi arrampicavo sui rami intricati e spinosi ed entravo dalla la finestra della camera da letto, non senza qualche ferita, chiaramente... spesso le spine del limone mi bucavano la pelle ma non potevo certo andare a raccontare il mio piccolo segreto ai miei genitori...
Ci sono delle cose che ti porti appresso per tutta la vita... dei suoni, dei profumi, dei sapori o delle immagini... Immagini comiche, come quella volta che vidi mia nonna correre su e giù per il cortile, tirando colpi di bacinella a destra e a manca cercando di colpire una "medrona", un grosso ratto, che le aveva mangiato i pulcini appena nati... per la cronaca, l'ha presa alla fine!
Oppure quella volta che, mentre dava da mangiare ai maiali, il più grosso, una bestia di almeno cento chili, le si rivoltò contro e cercò di morderla... lei, senza perdersi d'animo gli assestò un pugno sul muso... e qualche giorno dopo ne fece salsicce...
E così il tempo passava...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

domenica 9 settembre 2007

Essere Artista...

Cos'è un quadro se non un modo di fare poesia?
Cos'è un quadro se non poesia visiva e colore?
Cos'è un quadro se non il sentimento di un Uomo trasformato il parole per gli occhi e per il cuore?
Godere in silenzio l'immagine di un'opera... in penombra, al chiuso di una pinacoteca... o sotto un albero in campagna, mentre lui realizza l'opera...
Oppure, come noi, su internet... il network globale...
Godetevi queste Opere di Pasquale Ezzis...

e pensate...
che anche voi potreste essere dei poeti,
dovete solo trovare la vostra strada...
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Attittidu

Epicedio (attitidu) che si cantava dai confratelli innanzi al cadavere in casa, prima di portarlo a
seppellire, ed ora in alcuni villagi si canta in chiesa a modo di esequie (Sexta torrada).
(Di autore antico)

Tristu die ch’ispettamus
Sos chi in su mundu bivimus,
A unu a unu morimus,
E niente bi pensamus!
(È triste il giorno che attende coloro che vivono nel mondo, ad uno ad uno moriamo, e non ci pensiamo!/non possiamo farci nulla!)

Cunsidera, o Cristianu
Custu mundu falsu, e leve,
Pro chi passat tot’in breve
Pius chi non su sonnu vanu,
Chi benzende su manzanu
Su bentu nos agatamus.
(Considera, o Cristiano, in questo mondo falso e leggero/inconsistente/vago, in cui vita,fatti e vicende accadono/si susseguono talmente in fretta, da essere paragonati alla sorpresa che potremmo avere, quando il vento del mattino, ci coglie alla sprovvista, risvegliandoci da un sonno vano)

Custu mundu est unu fiore
Chi si siccat per momentos,
Suggettu a totu sos bentos
De s’humidade, et calore,
Est unu fumu, e vapore,
Est caschidu chi alidamus.
(Questo mondo è un fiore che si secca solo per momenti, sottomesso/sottoposto/assoggettato a tutti i vento umidi, e caldi, è un fumo di vapore, è uno sbadiglio che alitiamo/respiriamo/emettiamo).

S’esemplu tenimus cughe (1)
De custu corpus defuntu,
Chi de su mund’est disgiuntu,
Feu, tristu, e senza lughe,
Solu sas manos a rughe
Li bidimus, et notamus!
(L’esempio lo teniamo qui, da questo corpo defunto separato dal mondo/dal mondo dei vivi, brutto, triste e senza luce, in cui vediamo e gli notiamo le mani messe a croce)

Bides cun ite reposu
Est corcadu in sa lettera?
Lassad’hat dogni chimera
De custu mundu ingannosu,
Sende ch’est tantu forzosu
Custu passu ch’ispettamus.
(Vedi con quale riposo/in che modo è sdraiato nel letto? Ha lasciato ogni illusione/fantasia di questo mondo bugiardo, poiché il passo che dobbiamo compiere richiede tanta sofferenza)

O morte tant’assortada
Ch’a dognunu faghes reu,
Finz’a su Fizu de Deu
T’attrivisti abbalanzada!
In te reposu no bi hada
Totu in d’una porta intramus.
(O morte tanto fortunata/favorita dalla sorte/che hai avuto sorte, a cui tutti rendi colpevoli/partecipi, ti azzardasti vittoriosa anche col Figlio di Dio! In te non c’è riposo anche se tutti dovremo passare per quella porta)

Segnore cruzzificadu,
O invittissimu marte!
Mirade ch’in s’istendarde
De sa rughe est allistadu,
Cussu frade fit soldadu
De s’abbidu chi portamus!
(Signore crocefisso, o INVITTISSIMU2 martire! Guardate/Osservate che nello stendardo/nel simbolo della croce è scritto/inserito in lista il nome di quel fratello che era soldato degli abiti che portiamo/della generazione a cui apparteniamo).

Maria, consoladora
De dogn’anima affliggida,
Cust’anima ch’est partida
De custu mundu in cust’hora,
Succurridela, Segnora,
Aggiudu bos dimandamus.
(Maria, consolatrice di ogni anima afflitta, soccorrete quest’ anima che è partita da questo mondo in quest’ora, Signora, chiediamo il Vostro aiuto)

Apostolicu Senadu,
Martires, et Cunfessores,
Virgines chi cum primores
In puresa hazis guardadu,
Si in calchi cosa hat faltadu
A bois l’incumandamus.
(Apostolico Senato, Martiri e Cardinali, Vergini che (proteggete/difendete /custodite/soccorrete) con (singolare/eccellente) purezza, se ha (sbagliato/peccato) in qualche azione, lo raccomandiamo a voi)

Animas de Purgatoriu,
Sas ch’istades pro partire
A sos chelos pro godire,
Dadeli calch’aggiutoriu,
Tale ch’in su Concistoriu
Totu juntos nos bidamus!
(Anime del Purgatorio, coloro che stanno per partire per godere il Regno dei Cieli, aiutatelo, in modo che una volta giunti nel Concistoro avremo la possibilità di rincontrarci!)

Dai s’intrada a s’essida,
Nara, ite nd’has leadu?
De custu ch’has tribuladu
In custa mortale vida,
Si s’amina est desvalida,
Trista de issa, a ue andamus!
(Dall’ingresso all’uscita/dall’inizio alla fine/dalla tua nascita alla tua morte), dimmi, cosa hai (guadagnato?/ottenuto?) Dopo tutto il tribolare durante questa mortale vita, se l’anima svanisce, senza di essa che fine faremo!)

Ue est sa galanteria,
Inue est cudda bellesa?
Ue cudda gentilesa
De sa prima pizzinnia?
Inue est sa valentia,
chi tantu nos pressiamus?
Dov’è la (nobiltà d’animo/cortesia/educazione), dov’è quella (bellezza?/magnificenza?/splendore?) dove quella (gentilezza/bontà d’animo) particolari dell’(infanzia?/prima giovinezza?) Dov’è (la prodezza/il valore/il coraggio) di cui tanto siamo fieri?)

Custu frade chi pianghimus
Heris biu, et hoe mortu!
Gasi demus esser totu,
E puru no lu cherimus,
Bene su colpu fuimus
A su fine non faltamus.
(Questo fratello che piangiamo ieri era vivo, ed oggi è morto! Anche noi saremo così, eppure non vorremmo esserlo, scansiamo bene il colpo ma alla fine anche noi sbagliamo)

In d’unu fossu profundu
Conca a unu murimentu,
Tenet hoe s’appusentu
Pienu de bermes a fundu,
Custa paga dat su mundu
Sos ch’in issu cunfidamus!
(Dentro un profondo fosso con la testa rivolta ad una lapide, sarai contenuto all’interno di una stanza col fondo gremito di vermi, questa è la ricompensa del mondo a coloro che in lui hanno fiducia!)
Timida morte ispantosa
Senz’intragnas de piedade,
Cun nisciunu has amistade,
Cun totu ses odiosa,
Mustradi, morte, piedosa,
Però non nos aggiustamus.
(Morte, temuta e spaventosa senza intenzioni di pietà, non hai amicizie, sei detestata da tutti, mostrati morte pietosa, anche se noi non potremmo (porvi rimedio/pareggiare/concordare/agguagliare)

Tristu die ch’ispettamus
Sos chi in su mundu bivimus.
(È triste il giorno che attende coloro che vivono nel mondo)
a cura di Salvatore Scanu