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domenica 6 dicembre 2015

La filastrocca dello spazzino

Ieri sera, per diletto,
con mia moglie sotto braccio
per le strade di Roma
sono stato a passeggio
tra ponti e palazzi,
musei e antichità,
lungo il Tevere la folla
a passeggio se ne va!

Tra bar, pasticcerie e ristoranti,
e tutte queste delizie
per ogni dove, ahimè,
cassonetti pieni, sacchetti e cartoni,
cartacce e immondizie.

L'acqua del Tevere
sotto il cielo azzurro
scorre felice
intorno però sporcizia ed erbacce
e in terra le solite brutte cartacce.

Il trenino della Metro
ci porta al centro
"Termini, uscita lato destro", torniamo all'aperto
Piazza dei Cinquecento senza vespasiani,
che olezzo, che sconcerto!

Eppure non capisco,
tante sedi dell'AMA abbiamo visto
lungo la strada colpiscono i cartelli
"Rispettiamo la nostra città"
tutti pasticciati coi pennarelli.

Per una città pulita
non servono i cartelli
non bastano i cassonetti
o la macchina spazzatrice.
non basta neanche la buona educazione
occorre lo spazzino,
razza in estinzione
con tanto di ramazza
che tutto via spazza.

La passeggiata è terminata
abbiamo visto tanta gente
che passeggia tra sporcizia e cartacce
ma niente spazzini e niente ramazze!

Poi sul tardi, all'imbrunire,
eccone uno,
lo vediamo, poggiato al muro con la sua ramazza
lo fermiamo e domandiamo
"Signor spazzino, perché non lavora?"
c'è così tanto da fare
strade da spazzare, marciapiedi da pulire
cartacce da raccogliere
cestini da vuotare.

Ci guarda e con la faccia triste dice
"Avete ragione,
ma cosa volete che faccia io da solo?
Sono l'ultimo di una razza
ormai scomparsa
ed anche la mia ramazza
è finta, non vedete che non spazza?

Ma non preoccupatevi,
al posto mio all'AMA
hanno assunto un altro dirigente,
così, tra qualche giorno
anche io mi leverò di torno,
e vedrete che strade pulite!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 5 dicembre 2015

Filastrocca dell'idraulico

Qualche giorno fa, girando per mercatini, mi sono imbattuto in un libriccino colorato che ha subito attirato la mia attenzione, "Filastrocche in cielo e in terra", di Gianni Rodari.
Non credo occorra dire che ora il libro fa parte della mia biblioteca.
Da ragazzo lessi tantissime filastrocche di Gianni Rodari, una la ricordo ancora.
Si tratta di una filastrocca che ha come base la tabellina del tre:
Tre per uno Trento e Belluno,
tre per due bistecca di bue
tre per tre latte e caffè
tre per quattro cioccolato
tre per cinque malelingue
tre per sei patrizi e plebei
tre per sette torta a fette
tre per otto pasta e risotto
tre per nove scarpe nuove
tre per dieci pasta e ceci.
Purtroppo in questo libro non l'ho trovata ma continuerò a cercare.
Può sembrare una cosa stupida, come filastrocca, ma è fatta per bambini, per imparare, per stimolare la fantasia e indurre curiosità.
Negli stessi giorni sono stato costretto a cercare un idraulico, esperienza spiacevole sotto tutti i punti di vista, soprattutto finanziario.
Fatto sta che le due esperienze, si sono prese per mano e da esse è nata una piccola filastrocca, sicuramente non all'altezza di quelle che ho tanto amato in gioventù, ma credo altrettanto istruttiva.
Ve la racconto qui di seguito sperando che a qualcuno sia utile.

Filastrocca dell'idraulico

Ho deciso, per mio figlio,
un buon lavoro ricercare
non troppo faticoso
e che faccia guadagnare.

Guarda a sinistra, guarda a destra,
non c'è modo di capire
in quest'Italia malandrina
è sempre la stessa minestra!

Le statistiche ufficiali
sembran proprio tutte uguali,
gioiellieri ed imbianchini
fan la fame poverini
i più ricchi va a finire sono proprio
insegnanti e professori.

Giardini, auto d'epoca e ville
stanno in mano a nullatenenti
che per la loro posizione
prendon pure la pensione
di povertà!

Papà, papà
urla stupito mio figlio
tirandomi per un braccio
per attirare l'attenzione,

"Ecco, io voglio quella macchina
da grande",
una Ferrari, per la strada se ne va,
"Quel signore che lavoro fa?"
Ecco, lo sapevo,
altro che insegnante o professore,
è un idraulico di Roma,
quel signore là!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

sabato 7 novembre 2015

La Città del sole, di Tommaso Campanella

Luglio 2012, Legnano. Una bancarella di libri in piazza, mi fermo...
La città del sole, di Tommaso Campanella.
La città del soleQualche anno prima ho letto Utopia di Tommaso Moro e ricordo un qualche riferimento alla Città del sole, forse nell'introduzione. 
"Quanto costa?", chiedo al venditore.
"2 euro" mi risponde lui. "Però se prende anche qualche altro libro poi ci mettiamo d'accordo."
Così passo una mezz'ora a frugare tra i libri. 
Alla fine me ne vado con cinque libri per 6 euro, Tra questi Ockham e Campanella.
Non starò a parlarvi del libro, credo sia abbastanza famoso, voglio solo indicare alcune curiosità che, credo, meritino attenzione.
Dirò solo che il libro racconta, attraverso un dialogo tra un genovese viaggiatore, nocchiero di Colombo, e un Ospitalario (Cavaliere dell'Ordine degli Ospitalieri) il suo viaggio presso un popolo che abitava nella Città del Sole, presso l'isola di Taprobana (Sumatra).
Ad un certo punto il genovese racconta che gli abitanti della città del sole pensano che vi fu un tempo in cui ci sia stato "gran scompiglio nelle cose umane, e stavano per dire con Platone, che li cieli prima giravano dall'occaso, dove mo è il levante, e poi variaro [..] Più pazzia è dire che prima resse Saturno bene, e poi Giove, e poi gli altri pianeti; ma confessano che l'età del mondo succedono secondo l'ordine dei pianeti, e credono che la mutanza degli assidi ogni mille anni o mille seicento variano il mondo. E questa nostra età par sia di Mercurio, si bene le congiunzioni magne l'intravariano, e l'anomalie han gran forza fatale."

Sarà pure una città ideale, cosa che io non credo (sono più propenso a pensare ad un viaggio reale!) ma una cosa è certa, come le antiche civiltà europee pensavano che il mondo è soggetto a sconvolgimenti più o meno direttamente legati al tempo e, forse, alla posizione dei pianeti.

La seconda curiosità è un'altra frase buttata là così: "questo sappi,c'han trovato l'arte del volare, che sola manca al mondo, ed aspettano un occhiale di veder le stelle occulte ed un oricchiale d'udir l'armonia delli moti dei pianeti."

Dal che si deduce che il popolo della città del sole aveva scoperto il volo, conosceva il telescopio e un qualche altro strumento di cui non mi è chiaro l'uso ma che doveva aver a che fare con l'astronomia.

Chissà cosa c'è di vero in tutto ciò, in ogni caso la cosa è curiosa e per questo la cito.

Dimenticavo, Campanella visse a cavallo tra il 1500 e il 1600...

Buona lettura a chi di Campanella ha sentito solo il nome, io intanto cerco gli altri suoi libri, e sono tanti, per leggerli nella speranza di trovare qualche altra curiosità.

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

sabato 19 settembre 2015

Res Publica, di Andrea Carandini

La storia di Roma antica, si può dire, è la nostra storia. Eppure in quanti sono a ricordare qualcosa dei primi Re e di come si passò alla Repubblica?
Certo, si sa, in linea generale, che vi furono scontri tra i ricchi e potenti del tempo e i poveri diseredati, spesso reduci delle guerre di conquista o di difesa della patria, ma qualcuno ricorda i nomi di coloro che hanno fatto la storia di quegli anni?
Vorrei rispondere "Si", la conosciamo, ma non è così, non per tutti.
Andrea Carandini, con il suo libro Res Publica, richiama alla mente quei giorni, descrive quei personaggi, ne racconta la storia pervenutaci attraverso le fonti antiche: Tito Livio, Catone, Cicerone, per citarne solo alcuni.
Nel libro sono illustrati con attenzione i caratteri dei personaggi principali, tra questi Tarquinio il Superbo e la sua famiglia e i suoi oppositori, Bruto in primis.
Stesso nome di colui che liberò Roma da un altro Cesare, vissuto però quasi cinque secoli prima.
Tarquinio il Superbo, così chiamato per il suo carattere, prese il potere intorno al 534 a.C. uccidendo il suo predecessore Servio Tullio.
Lucio Giunio (detto Bruto) e Publio Valerio (detto Poplicola) saranno coloro che riusciranno a cacciare Tarquinio e a creare la Repubblica.

Non starò qui a raccontarvi la storia, chi vuole può trovarla ovunque, aggiungerò solo poche righe a questo breve articolo per indicare delle altre curiosità che ho trovato nel libro, tra queste vi è un elenco di elementi tipici comuni a tiranni e demagoghi, forse utile, ancora ai giorni nostri, per riconoscere in anticipo una tale figura. Dunque, l'autore riporta un brano tratto dal libro "L'ombra lunga di Napoleone, di Alessandro Campi, in cui si dice che un tiranno si distingue per la sua "carica vitale, forza di volontà, testardaggine, risolutezza, frenesia, egocentrismo, brama di affermazione e rivalsa, magnetismo, carisma, sapienza nell'uso pubblico della propria immagine, culto di se fino all'eroizzazione, capacità di legarsi direttamente al popolo, abilità comunicativa e propagandistica, bisogno di prevalere, talento di seduzione legando moltitudini al proprio destino, brama di comando, di ostentazione, di ricchezza e di potenza, capacità di visione, avversione a forme, a regole e a convenzioni consolidate, volontà innovativa fino all'eversione, capacità demiurgica, organizzativa, gestionale e realizzativa, passione per grandi imprese, manie di grandezza, sfrontatezza, spregiudicatezza, cinismo, istrionismo, gusto per la menzogna, mancanza di scrupoli, voglia di intimidire e inclinazione alla vanità".

Questa lista è molto interessante, a mio avviso. Chiaramente non tutte le caratteristiche indicate prese per se stesse, sono negative, anzi alcune sono caratteristiche tipiche dei grandi uomini, però messe tutte assieme descrivono i tiranni.
Un'altra cosa degna di ricordo è l'arrivo a Roma dei libri sibillini, acquistati da Tarquinio il Superbo e da allora diventati oggetto di culto. La storia dell'aqcuisto è molto interessante e vi consiglio di leggerla, anche questa è nota.
Una delle cose che non avevo mai letto prima era l'uso in Roma di sacrificare bambini, che l'autore afferma fosse in uso nell'antichità e che Tarquinio il Superbo aveva reintrodotto. Fu poi Bruto a abolire nuovamente il sacrificio e reintrodurre l'uso di offrire a Giove teste di cipolla, capelli e sardine al loro posto, come aveva fatto in precedenza Numa Pompilio.
Sacrifici cruenti come questo erano in uso in antichità tra altri popoli, per esempio tra i Fenici.
E' ancora importante ricordare, a mio parere, la stesura del primo trattato tra Romani e Cartaginesi, firmato al tempo della Repubblica, è Polibio che ce ne parla.
Il trattato, è interessante anche perchè vi si parla della Sardegna, per cui lo riporto integralmente:
"Né i Romani né i loro alleati navighino oltre il Capo Bello, a meno che non vi siano costretti da un fortunale o dall'inseguimento di nemici. Chi vi sia stato costretto con la forza, non faccia acquisti sul mercato, né prenda più di quanto gli sia indispensabile per rifornire la nave e celebrare i sacrifici, ed entro cinque giorni si allontani. I trattati commerciali non abbiano valore giuridico se non siano stati conclusi alla presenza di un banditore o di uno scrivano. Delle merci vendute alla presenza di questi, il venditore abbia garantito il prezzo dallo Stato, se il commercio è stato concluso nell'Africa settentrionale o in Sardegna. Qualora un Romano venga in Sicilia nella parte in possesso dei Cartaginesi, goda di parità di diritti con gli altri. I cartaginesi a loro volta non facciano alcun torto alle popolazioni di Ardea, Anzio, Arenta, Circei e Terracina, né di alcuna altra città dei Latini soggetta a Roma; si astengano pure dal toccare le città dei Latini non soggette ai Romani e qualora si impadroniscano di una fra esse, la restituiscano intatta ai Romani. Non costruiscano in territorio latino fortezza alcuna e qualora mettano piede nel paese in assetto di guerra, è proibito loro passarvi la notte".
Questo trattato è, a mio parere, interessantissimo, perché fa capire su quali territori effettivamente i Romani erano influenti.
Spero di avervi incuriosito abbastanza per spingervi alla lettura di questo libro.
A presto.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

martedì 8 settembre 2015

Tecnologia del volo nelle "mille e una notte"

Chi non conosce, almeno per sentito dire le più famose favole orientali?
La raccolta di favole conosciuta come ""Le mille e una notte" sono una raccolta che si pensa risalga almeno al 10 secolo dopo Cristo anche se sono state poi raccolte e sistematizzate intorno al XV secolo. Non si ha idea di chi (o quali) sia l'autore ma sono in tanti
ad averle lette e spesso copiate o modificate.
Diversi anni fa acquistai il libro che come tante volte capita finì nella libreria senza che finissi di leggerlo. 
Quest'estate l'ho ritrovato e ho ricominciato a leggerlo per diletto.
Dopo poche pagine mi sono imbattuto in una storia che non ricordavo affatto, il titolo è "Storia del terzo vecchio e della principessa Scirina".
Questa storia mi ha colpito molto e ora cercherò di spiegarne il perché riportando qualche brano dalla traduzione di Armando Dominicis.
E' la storia di un vecchio che racconta un fatto strano accadutogli durante la sua giovinezza. La storia inizia a Surate (in India?) Un giorno infatti durante un pranzo con gli amici conobbe un forestiero diretto a Serealbib. Il discorso vertè sui viaggi e sui pericoli che si potevano incontrare. Il vecchio infatti aveva paura dei pericoli che un viaggio rappresentava. L'ospite straniero intervenne così: "Malek, se avete voglia di viaggiare, e solo vi trattiene il timore di incontrare dei ladri, io vi insegnerò,quando vogliate, un modo di andare impunemente di regno in regno". 
Come potete immaginare, le parole del forestiero vennero ritenute uno scherzo, ma dopo il pranzo questi si avvicinò al padrone di casa e gli disse che se era interessato, gli avrebbe mostrato quello che aveva promesso. Accettò, e così comincia una storia molto particolare.
Chiamato un falegname e fatte portare delle tavole fu costruita una cassa di sei piedi per quattro. Il forestiero nel mentre costruiva gli ingranaggi "con viti e molle" e poi le montò nella cassa.
Quando il lavoro fu terminato, tre giorni dopo, la macchina venne coperta con un tappeto e portata in campagna, in un luogo isolato. Tutti gli schiavi vennero cacciati e il forestiero entrò nella macchina e un istante dopo "la cassa si alzò da terrà volando per l'aria con incredibile celerità, sicchè in un momento fu lontano da me, per tornare un istante dopo e atterrare ai miei piedi".
Il resto della favola non  ha alcuna importanza per cui chi vuole può trovarla, anche su google books.
Capirete il mio stupore nel leggere una favola nella quale si costruisce una macchina volante. Se fosse intervenuto un genio e avesse reso magico un tappeto la cosa non mi avrebbe stupito, ma questa è una cosa diversa!
Sembra proprio che la favola possa avere un nucleo di verità, non fosse altro perchè oggi effettivamente si possono costruire macchine volanti. 
Allora ho cominciato a svolgere delle ricerche, prima di tutto verificando la presenza della favola in traduzioni più vecchie. 
La prima versione che sono andato a verificare è quella del 1852 tradotto in Francese da Antonio Galland, in edizione italiana, pubblicata a Napoli da Francesco Rossi Editore. Antonio (Antoine) Galland fu il primo europeo a tradurre le favole in francese.
La lettura della traduzione di Galland mi delude. Dopo aver trovato il punto incriminato scopro che il racconto non è riportato. La principessa Sherazade infatti dice "... il terzo vecchio raccontò la sua storia al genio: io non la dirò perchè non è arrivata alla mia conoscenza". 
Capirete che così non poteva andare. 
Ma si sa, quando si traduce un testo molto lungo, a volte ci si prende la facoltà di saltare qualche parte, magari ritenuta poco significativa, ciò significava che la mia ricerca doveva andare avanti.
Così mi sono messo a cercare tra innumerevoli versioni, in varie lingue... 
Cosa ho scoperto infine?
Che in Europa erano presenti almeno dodici manoscritti differenti delle mille ed una notte. Manoscritti che riportavano le favole non sempre nello stesso ordine. Ho scoperto che molte favole inserite nella nota raccolta provenivano da fonti diverse ma, non ho trovato altre versioni della favola in argomento.
In definitiva, non mi resta che condividere con voi un'ultima domanda: per quale motivo in questa favola si parla di una macchina volante costruita dall'uomo? Perchè non si fa riferimento ad una delle solite magie compiute dai geni o dai maghi?
Che dire, io una ipotesi ce l'avrei...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO