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sabato 4 agosto 2012

Dialogo dei massimi sistemi: sull'apertura dello stretto di Gibilterra

Il Dialogo tra Salviati, Simplicio e Sagredo, talvolta riporta delle notizie interessanti, quasi scomparse dalle nostre conoscenze perchè parte di ipotesi non pronunciabili sul passato dell'uomo.
Tempo addietro, parlandovi di Seneca e della sua opera riportai una curiosa notizia attribuita agli antichi storici ebbene, la stessa cosa (e magari tratta proprio da Seneca) la riporta Galileo mettendola in bocca a Simplicio, ma vediamo di che si tratta dalle parole di Simplicio:

"Io vi troverò delle mutazioni seguite in Terra così grandi, che se di tali se ne facessero nella Luna, benissimo potrebbero esser osservate di qua giù. Noi aviamo, per antichissime memorie, che già, allo stretto di Gibilterra, Abile e Calpe erano continuati insieme, con altre minori montagne le quali tenevano l'oceano rispinto; ma essendosi, qual se ne fusse la causa, separati i detti monti, ed aperto l'adito all'acque marine, queste scorsero talmente in dentro, che ne formarono tutto il mare Mediterraneo..."

Per chi non ha dimestichezza con l'Italiano di quei tempi, ecco una mia libera interpretazione in Italiano moderno:

"Io vi indicherò dei cambiamenti della superficie terrestre di tali dimensioni, che se si verificassero sulla Luna, potremmo osservarli da quaggiù. Noi sappiamo, grazie ai racconti degli storici antichi, che un tempo Abile e Calpe (località oggi conosciute come la rocca di Gibilterra e Jebel Musa) sullo stretto di Gibilterra, erano unite tra loro da alcune montagne di dimensioni minori che tutte assieme tenevano lontane dalla terra interna le acque dell'Oceano; ma un giorno, quale fosse la causa non si sa, le montagne si aprirono e le acque marine corsero all'interno formando il mare Mediterraneo..."

E' pur vero, direte voi, che Simplicio nei Dialoghi fa la parte del sempliciotto credulone, ma normalmente Sagredo e Salviati lo correggono, non in questo caso però! Forse che anche Galileo credeva la cosa possibile? Come vi ho già detto, non è impossibile il fatto in se quanto che gli storici antichi lo tramandino come un fatto vissuto tragicamente della razza umana che allora abitava l'Europa!

Meditate gente, meditate!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

2 commenti:

  1. Caro Alessandro,
    ciò che racconta il testo di Seneca (a me ignoto per mia ignoranza) così come da te riferito: «Così il mare ha strappato anche le Spagne dalla stretta unione con l'Africa», riguarda apparentemente, la fine del Messiniano. Esso (per i pochi che sono interessati a saperlo) è uno stadio o età della fine del Miocene che è un’era geologica posta circa tra 23 e 5 milioni di anni fa. Nei primi anni ’70 si venne a scoprire attraverso campagne di perforazione dei fondali del Mediterraneo, che questo mare rimase isolato dall’Oceano per due milioni di anni: circa da 7,2 a 5,4 milioni di anni fa. Alla fine di questo isolamento, l’acqua dell’Oceano (disintegratisi gli argini) si catapultò nel quasi disseccato bacino, in modalità apocalittica, come può fare una lunga sequenza di migliaia di poderosi fiumi, che si getti da un’altezza di diverse centinaia di metri.
    La parte seguente del racconto: «così attraverso questa inondazione celebrata dai maggiori poeti la Sicilia è stata bruscamente allontanata dall'Italia», mi pare difficilmente (secondo le mie non aggiornatissime conoscenze in merito) possa essere collegabile allo stesso fenomeno d’inondazione. Infatti, la Sicilia, in tal’epoca, si stava ancora formando, tanto e vero che le sue odierne miniere di salgemma, sono dovute proprio alla evaporazione del Mediterraneo ed alla deposizione nel suo fondo di molte centinaia di metri di sale (se ne formarono circa due chilometri al largo delle Baleari). Il ciclico di allontanamento ed avvicinamento fra Italia (la Esperia dei Greci) e l’isola di Sicilia, si è continuamente ripetuto anche in tempi geologici relativamente recenti, a causa della ingressione e regressione marina; questi ciclici fenomeni impedirono uno stabile stanziamento umano in quest’isola, precedente i circa dodicimila anni fa.
    Ma, l’aspetto davvero strabiliante del tuo interessante contributo, è proprio nella conoscenza, da parte delle civiltà di due millenni addietro, di un aspetto geologico che, la nostra società ultramoderna e super tecnologica, è riuscita a scoprire solo di recente.
    Certo, questo è davvero argomento che andrebbe trattato con la giusta dovizia di mezzi, percorrendo vie anche le più pericolose per lo stato delle nostre conoscenze.

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  2. Ciao Mikkelj, grazie per il tuo intervento.
    Seneca e Galileo hanno riportato alcune informazioni disponibili in antichità e altrimenti scomparse del tutto. Gli antichi sapevano cose che a nostro parere non dovevano sapere... ma siamo sicuri che sia così?
    Chi ci autorizza a pensare alla nostra civiltà come all'unica civiltà tecnologicamente evoluta?
    Hai detto bene, questo argomento andrebbe trattato dedicandovi mezzi e tempo, ma soprattutto senza pregiudizi e, credo, proprio i pregiudizi faranno si che tale argomento non venga trattato!
    Platone, nel Timeo, spiega come si evolva la civiltà... e non parla di linearità, anzi!
    Ecco, noi dovremmo semplicemente imparare a leggere il passato e le tracce che l'uomo ha lasciato, soprattutto nei miti. Frazer ha provato a farlo, ma in quanti sanno cosa Frazer ha scritto?
    Spero proprio che queste poche considerazioni possano spingere qualcuno a studiare per chiarire i punti oscuri, e sono tanti, della nostra civiltà!

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