In questo si parla dell'Italia e dei suoi primi abitatori... l'autore parla con Roma del passato!
"Nel tempo che nel mondo la mia spera
apparve in prima qui dove noi stiamo,
dopo il Diluvio ancor poca gente era.
Noè, che si può dire un altro Adamo,
navigando per mar giunse al mio lito,
come piacque a colui, ch'io credo ed amo;
e tanto gli fu dolce questo sito,
che per riposo alla sua fine il prese,
con darmi più del suo, ch'io non ti addito.
Giano appresso a dominarmi intese,
e costui mi adornò d'una corona,
insieme con Iafet e con Camese.
Italo poi un'altra me ne dona.
Si fé Saturno, che di Creti venne,
lo qual molto onorò la mia persona.
Ercole, quel che nelle braccia tenne
Pallante, per lo suo valor, non meno
che gli altri, fece ciò che si convenne.
Evandro con gli Arcadii ricco e pieno,
una ne fabbrico nel nome mio,
maggiore assai che gli altri non mi feno.
Roma, Aventino, e Glauco non oblio,
i quai men fenno tre, tal che ciascuna
per sua beltà in gran pregio salio.
E sì m'era allor dolce la fortuna,
che da Oriente a me venne il re Tibri,
al quale piacendo ancor, me ne fè una.
Ma perché d'ogni dubbi ti delibri,
e sappi ragionar, se mai t'affronti
con gente a cui diletti legger libri,
piacemi ancor che più chiaro ti conti.
Sappi, queste corone ch'io ti dico,
mi fur donate dentro a sette monti.
Ma qui ritorno a giano mio antico,
del qual ti ho detto, che dopo Noè
gli piacque il luogo dove i' mi nutrico.
De' Latin fu costui il primo re,
pien di scienza e cotanta virtute,
che di molte gran cose al mondo fè."
La storia continua e dopo Giano si parla degli altri re che fecero l'Italia, ma per oggi è sufficiente, chi vuole può proseguir da se, leggendo il Dittamondo da Google Libri!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO