 Qualche
 settimana fa, abbiamo deciso di dedicare alcune ore alla visita del 
territorio di Putifigari, nel sassarese, alla ricerca di nuraghi da 
visitare.
Qualche
 settimana fa, abbiamo deciso di dedicare alcune ore alla visita del 
territorio di Putifigari, nel sassarese, alla ricerca di nuraghi da 
visitare.
L'obiettivo iniziale era quello di visitare la tomba dei giganti di Campu Lontanu che però, nonostante l'impegno e le indicazioni degli amici del luogo, non siamo riusciti a trovare. 
Chiedendo
 informazioni per strada siamo arrivati ai resti di una vecchia tomba 
dei giganti probabilmente distrutta durante la costruzione di una strada
 di campagna. 
Una volta compreso che
 stavamo nel posto sbagliato abbiamo proseguito la nostra gita (dopo 
aver gustato alcune pere selvatiche trovate lungo la strada, con tanto 
di vermetto ma dal gusto indescrivibile!) arrivando fino alla chiesetta 
di Sant'Antonio. Nel piazzale antistante sono ancora visibili i resti di
 un fuoco gigantesco probabilmente acceso per secoli ogni inverno. 
Ad un certo punto abbiamo notato la caratteristica forma tronco conica di un bel nuraghe e ci siamo fermati.
Il nuraghe è molto bello anche se rovinato. 
Il
 nuraghe è oggi abbandonato, sono state asportate anche le targhe con le
 informazioni ma non ci siamo fatti scoraggiare e siamo entrati a 
visitarlo.
 Oggi
 gli unici abitanti sono alcuni pipistrelli e qualche ragno, oltre ai 
visitatori occasionali come noi (durante la nostra visita però non si è 
fermato nessuno).
Oggi
 gli unici abitanti sono alcuni pipistrelli e qualche ragno, oltre ai 
visitatori occasionali come noi (durante la nostra visita però non si è 
fermato nessuno).
Al di fuori del nuraghe è possibile vedere l'immancabile quercia, sempre presente.
Il
 nuraghe sembra poggiato su di un basamento nuragico più grande, 
probabilmente al di sotto vi era un precedente nuraghe più grande. Oggi è
 possibile visitare solo una camera (o almeno noi non abbiamo trovato 
altri ingressi). 
L'interno del nuraghe è fresco, piacevole, paragonato ai 40° gradi della temperatura esterna.
Alcuni
 piccoli pipistrelli si agitano appena, forse disturbati dal nostro 
chiacchiericcio e dal flash della macchina fotografica.
La
 scala interna alle mura non è percorribile e decidiamo, con dispiacere,
 di non salire sulla cima. Sarebbe stato piacevole godere del panorama.
La volta è ben conservata ed è possibile osservarne le modalità costruttive. 
 Come
 in tutti i nuraghe (che ho visitato) o quasi, all'interno della camera 
principale vi sono delle piccole aperture nelle pareti tipo delle 
nicchie che secondo alcuni studiosi dovevano contenere le statue degli 
dei.
Come
 in tutti i nuraghe (che ho visitato) o quasi, all'interno della camera 
principale vi sono delle piccole aperture nelle pareti tipo delle 
nicchie che secondo alcuni studiosi dovevano contenere le statue degli 
dei. 
Peccato non avere a disposizione informazioni più dettagliate. 
Mi
 piacerebbe sapere se sono stati fatti degli scavi, se vi sono stati 
ritrovati reperti, magari dei bronzetti e dove è possibile vederli.
Purtroppo,
 come ho detto non vi sono informazioni di nessun genere. D'altra parte 
la cosa non mi stupisce dopo tanti anni dedicati a visitare i siti 
archeologici della mia Isola. 
Non 
credo che capirò mai per quale motivo non si riescano a dare un minimo 
di informazioni sul posto. Dei tabelloni in plastica non sono poi così 
costosi! 
Dopo la visita prendiamo la strada per tornare a Porto Torres. Al bivio di Putifigari con la SP 12 vediamo delle domus de Janas.
Se
 ne trovano tante in Sardegna. Tutte molto simili. Scavate nella roccia 
friabile, chissà da quanto tempo ormai sono abbandonate.
 In
 alcune si capisce che la volta è crollata da poco, una colonna giace a 
terra, spezzata, al centro di quella che un tempo doveva essere la 
camera principale.
In
 alcune si capisce che la volta è crollata da poco, una colonna giace a 
terra, spezzata, al centro di quella che un tempo doveva essere la 
camera principale.
Il luogo è silenzioso, come ben si addice ad un cimitero, anche se antico. 
Ci fermiamo.
Anche queste sono poco segnalate e non vi è nessuna indicazione del nome, periodo storico, lavori effettuati.
In terra un cartello rotto.
Ci muoviamo facendo attenzione a non cadere, tra le rocce scavate dalla mano dell'uomo in un passato remoto.
Si trattava sicuramente di tombe ipogeiche, talvolta simili a quelle etrusche.
La differenza principale sta nello stato di completo abbandono delle tombe della Sardegna (Sigh!).
Le domus de janas sono belle, si possono visitare alcuni locali.
In alcuni punti vi sono ancora tracce di colore o delle lavorazioni in rilievo.
Le prime domus che ho visitato sono 
state quelle di Isili, da allora ne ho viste tante e purtroppo le 
condizioni sono sempre le stesse!
 L'archeologia in Sardegna è considerata la cenerentola, eppure è una terra antica e meriterebbe molto più rispetto.
L'archeologia in Sardegna è considerata la cenerentola, eppure è una terra antica e meriterebbe molto più rispetto.
Immagino
 che si tratti di una questione di priorità. Dato che in Italia ci sono 
poche risorse, non le si può certo spendere in Sardegna!
Quante cose ci sarebbero da salvare, da conservare, da studiare... se solo lo si volesse fare.
Le
 tombe sono costruite con la stessa modalità: un ingresso scavato nella 
roccia, una finestrella che consente l'accesso alla camera principale, 
talvolta abbastanza ampia da aver bisogno di una o due colonne per 
reggere la volta. Poi, a circa un metro e mezzo di altezza, altre 
finestrelle, due o tre, consentono l'accesso ad altre camere più piccole
 dalle quali a loro volta in alcuni casi si accede a locali ancora più 
piccoli. Nessuno sfogo verso l'alto. Niente fa pensare ad abitazioni.
 In
 una delle tombe si trova una specie di porta in pietra solo scolpita 
nella parete, mi ricorda la porta verso l'aldilà delle tombe egizie, 
chissà se aveva la stessa funzione.
 In
 una delle tombe si trova una specie di porta in pietra solo scolpita 
nella parete, mi ricorda la porta verso l'aldilà delle tombe egizie, 
chissà se aveva la stessa funzione.
Ma è arrivata l'ora di andar via.
Ci voltiamo per lasciare questi luoghi.
Chissà se avremo modo di tornare, tra qualche anno, chissà se le cose saranno cambiate.
Spero
 sempre che qualcuno cominci ad interessarsi dell'enorme patrimonio 
archeologico della nostra amata isola anche se purtroppo non ci credo 
più.
Ma forse, con queste poche 
righe, qualcuno potrebbe sentirsi spinto dall'irresistibile desiderio di
 fare qualcosa, per cui continuiamo a sperare...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO





 
 
 
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