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domenica 23 aprile 2017

Un Reggimento alla conquista di un... Gran Magistero!

Duca Francesco Farnese, foto tratta da Wikipedia



Dai tempi più antichi le operazioni militari furono utilizzate in ambito politico per giustificare varie pretese e questo da prima che personaggi come Sun Tzu o Vegezio o von Clausewitz lo notassero!
Un esempio noto a pochissimi cultori di storia è l'affaire della “successione” dei Farnese, duchi di Parma e Piacenza, al Gran Magistero dell'Ordine Costantiniano. Il fatto non era assolutamente pacifico a causa dei numerosi interessi in gioco. La manovra diplomatica per legittimarne l’acquisizione doveva essere, quindi, di ampio respiro e il duca Francesco Farnese voleva assolutamente completarla attraverso il conseguimento di benemerenze militari. A tale scopo, il Duca avrebbe partecipato all’ennesima campagna anti-turca della Serenissima non in veste di Sovrano di un piccolo Stato, ma come Gran Maestro di un antico e glorioso Ordine Equestre, erede della tradizione Imperiale d'Oriente, negli stessi territori dell'antico Despotato d'Epiro, ora contesi alla Sublime Porta1, in cui l'Ordine si era stabilito ed aveva operato nei secoli precedenti.
La riconquista di queste terre avrebbe assicurato, tra l’altro, ovvie benemerenze da parte di papa Clemente XI2 che stava elaborando la Bolla definitiva d’approvazione della cessione dell’Ordine alla famiglia Farnese da parte dell' ultimo Gran Maestro Angelo Comneno rimasto senza eredi legittimi.
La guerra condotta in quel tempo da una Lega costituita dal Sacro Romano Imperatore Carlo VI, dalla Serenissima Repubblica di Venezia, dal Granduca di Toscana, dall’Ordine di Malta e dal Papa contro l’avanzata del Sultano Amet in Dalmazia era il fatto più rilevante in politica internazionale. Il Sultano voleva vendicare la sconfitta del 1683 a Vienna, ad opera di Giovanni Sobieski e quella del 1690 a Salankemen e Zeula, ad opera di Eugenio di Savoia, che avevano costretto i Turchi a sottoscrivere, nel 1699, il gravosissimo Trattato di Carlowitz.
Proprio per l’elevatissima posta in gioco il reclutamento e le dotazioni dei Militi Costantiniani furono oggetto della più meticolosa cura da parte del Farnese che, nella sua veste di Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano di san Giorgio, si impegnava a reclutare un Reggimento su due Battaglioni di otto Compagnie ciascuna, il cui soldo sarebbe stato a carico, però, della Repubblica di Venezia. Era stato convenuto che l’organico di ogni Compagnia sarebbe stato di: 1 capitano, 1 tenente, 1 alfiere, 2 sergenti, 4 caporali, 2 tamburi, 12 granatieri, 100 fucilieri.
Dopo qualche contrasto all'arrivo in territorio veneto, il 1° Battaglione del Reggimento partì per Spalato,3 roccaforte della Serenissima in Dalmazia, il giorno 17 giugno 1717.
In luglio iniziarono le operazioni verso Sinj4 per attaccare la roccaforte turca di Livno nella Bosnia occidentale. Il Reggimento, della forza effettiva di un Battaglione, venne posto alle dirette dipendenze del Comandante veneziano, il Provveditore Generale, conte Alvise Sebastiano Mocenigo. Per questo motivo e in quanto considerato non veterano e inadatto al servizio di campagna vero e proprio, venne tenuto nelle retrovie. Nonostante ciò ebbe perdite pari al 54% degli effettivi a causa di malattie e infezioni!!! 
L’anno successivo, 1718, il Reggimento, ormai veterano, venne impiegato in prima linea presso Dulcigno (Ulcinj nel Montenegro meridionale) ad oltre 160 chilometri a sud-est delle sue primitive postazioni, ma a breve distanza da Scutari e, quindi, dalla antica sede Gran Magisteriale di Drivasto.5 In effetti nell’agosto 1717 la flotta cristiana, dopo essere stata impegnata in sanguinosi combattimenti nel Mare Egeo, aveva chiesto immediato soccorso o sul mare o mediante azioni in terraferma che costringessero i Turchi a ridurre la pressione navale. L'attacco di Dulcigno rispondeva proprio a queste esigenze di alleggerimento richieste. Invece, la flotta promessa dal Re Cattolico Filippo V Borbone non giunse mai al soccorso perché deviata nelle acque sarde e siciliane. Ciò irritò moltissimo il Papa, Clemente XI, che rimproverò duramente il Re di Spagna e chiese al Duca Francesco, zio della Regina di Spagna, Elisabetta Farnese, di interporre, presso la Corte Cattolica i suoi buoni uffici affidandogli, al contempo, un ruolo che sicuramente conveniva all’ambizioso Duca e collimava con il suo desiderio di fungere da ago della bilancia nel teatro balcanico anche grazie alla presenza di truppe proprie.
Numerose sono le testimonianze delle difficoltà incontrate durante la Campagna da parte delle Truppe Costantiniane, sia per l’attività del nemico, che combatteva già con le tecniche proprie della “guerriglia”, sia, soprattutto, per l’ostilità dell’Alleato veneto che negò il necessario supporto logistico in particolare il “comodo di Medico e di Spedale” e “la poca cura che si è avuta…la quale abbia dato causa alla morte e diserzione di soldati ed a molte infermità che ancora regnano nelle truppe.” (Lettere del 28 e 31/10/ 1717 del Duca al suo Colonnello Comandante). 
Proprio per fare fronte all’enorme numero di perdite per morte e diserzione il Colonnello dal Verme tornò a Venezia per reclutare soldati da incorporare nel suo Reggimento. Ricompostosi, il Reggimento, forte di 1200 uomini, venne impegnato in operazioni nelle zone di Spalato, Cattaro, Dulcigno (Ulcinj), e presso la fortezza di Sinj. Il 21 luglio 1718 l’Impero e la Sublime Porta stipularono la pace di Passarowitz. La Repubblica Veneta non era in grado di gestire da sola l’impari lotta contro il Sultano e chiese, a sua volta, nel 1719, la pace. Il Reggimento venne immediatamente rimpatriato a giugno dello stesso anno. Le ulteriori perdite erano state di 439 uomini. 
Finì così la Campagna Dalmata della Milizia Costantiniana. Essa non conseguì tutti gli scopi prefissati dal Farnese in ordine alle sue mire di politica internazionale e dinastica a coronamento delle sue ambizioni espansionistiche su di un trono regale, ma gli permisero di assicurarsi la benevola attenzione della santa Sede e la pacifica successione ai Comneno nel titolo Gran Magistrale dell’Ordine Costantiniano.  
La riconoscenza del papa Clemente XI, che era stato Cardinale Protettore dell’Ordine, si manifestò con la tanto sospirata ed attesa emissione della Bolla Militantis Ecclesiae di concessione del Gran Magistero al Farnese in forma piena ed incondizionata e con il conferimento all’Ordine ed ai suoi Cavalieri di un altissimo ed amplissimo numero di privilegi e guarentigie guadagnati sul campo e non in virtù di un nebuloso ed incerto passato.
Non esistono fonti certe circa la Bandiera Colonnella6 del Reggimento. Gli Ufficiali vestivano Uniformi assai elaborate, ricche ed appariscenti: un sontuoso giaccone turchino a risvolti rossi recante, sul

cuore, la Grande Croce Costantiniana, con sottabito di colore rosso, calzoni e calze bianchi, cintura di velluto celeste, spada con le insegne dell’Ordine, mantello turchino e Croce di Giustizia al collo. L’Uniforme della truppa era la più curata di quelle di tutti gli altri Corpi Militari del Ducato: giustacuore blu a mostre rosse, panciotto rosso bordato in oro con galloni, calzoni al ginocchio blu, calze al polpaccio bianche, tricorno nero bordato in oro con effige dell’Ordine, tracolla in cuoio naturale con porta-miccia in ottone e bisaccia con stemma dell’Ordine, cinturone in cuoio con spada.


1 La Sublime Porta ossia "Porta Superiore o Suprema", o anche Porta ottomana, è uno degli elementi architettonici più noti ed evidenti del Palazzzo Topkapi di Istambul, antica residenza del Sultano. Al di là di essa stava l'inaccessibile residenza imperiale il cui simbolismo rimandava al Paradiso islamico. L'espressione, nel corso dei secoli, è stata usata come metafora per indicare il governo dell'Impero Ottomano assieme a quello di Divan o Divano. Il termine dīwān,  di origine forse persiana, o dal verbo arabo dawwana (radunare), è usato nella cultura arabo-islamica per identificare, tra l'altro, la sede di un dicastero incaricato di svolgere l'amministrazione della cosa pubblica, in particolare il luogo dove si riuniva il Consiglio di Stato del Sultano fino al 1654.
2 Papa Clemente XI, nato Giovanni Francesco Albani, è stato il 243º papa della Chiesa cattolica dal 1700 alla sua morte nel 1721.
3Città della Croazia e principale centro della Dalmazia, dopo le vicissitudini conseguenti l' avvicendarsi del dominio bizantino, croato, magiaro-croato, fece parte per quasi quattro secoli dei domini della Repubblica di Venezia e non cadde mai in potere degli Ottomani.
4 Si trova nell'entroterra dalmata e dista circa 35 Km a nord-est da Spalato.
5 Cfr pag 35.
6 La Bandiera colonnella era una bandiera utilizzata negli eserciti dell'Antico Regime. Era la bandiera più importante di un reggimento. Nel Seicento ogni compagnia di un reggimento aveva una propria bandiera che raffigurava le "imprese" del capitano. Secondo le consuetudini dell'epoca il Colonnello era egli stesso capitano della compagnia più anziana del reggimento (anche se effettivamente era comandata da un altro ufficiale, spesso denominato capitano-tenente), quindi la bandiera di questa compagnia raffigurava lo stemma del Colonnello. In seguito durante il Settecento venne impedito di raffigurare stemmi personali su questi stendardi, che vennero sostituiti con la bandiera del Sovrano, uguale o simile per tutti i reggimenti. 



Enzo CANTARANO, Luisa CARINI


Bibliografia
Auda-Gioanet I, Is it really possible to assert the extinction of Souverain or Noble Houses? Ed. Ferrari, Roma, 1952
AAVV L'Ordine Costantiniano di san Giorgio, Ermano Albertelli Editore 2002
Bascapè G C, Gli Ordini Cavallereschi in Italia – storia e diritto, Milano 1992
Bisogni G, Storia e genealogia della Imperiali Famiglie Angelo Comneno e Tocco Paleologo d'Angiò, Ed. Ferrari, Roma 1950
Cantarano E. Carini L. Elementi di Antropologia culturale di un fenomeno intramontabile: la Cavalleria. Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di san Giorgio. UniversItalia, Roma, 2016
Comneno A M, La teoria della sovranità attraverso i secoli, Ed. Urbinati, Roma, 1954
Ducellier A, Kapla M, Bisanzio, San Paolo, Milano 2002
Saenz A, La Cavalleria. La forza delle armi al servizio della verità inerme. Rimini,Il Cerchio, 2000
Volpe M Segni d'onore, 2 voll, Roma, 2004

domenica 23 ottobre 2016

Caprarola, Palazzo Farnese

Se siete nel Lazio non potete non
visitare Caprarola, piccolo paese del viterbese, dove potrete gustare ottimi piatti, tra cui i pici all'amatriciana, le tagliatelle di farina di castagne coi funghi porcini, la porchetta appena sfornata... oppure immergervi nella storia.
Si, perchè Caprarola ha ospitato una delle famiglie più importanti d'Italia: i Farnese.
Palazzo Farnese è ancora li a ricordarcelo.

La costruzione, a forma pentagonale, iniziò nel 1530, affidata all'architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Il Palazzo venne terminato da Jacopo Barozzi da Vignola, che ne prese il posto alla sua morte. 
Tutto intorno si possono ancora ammirare gli splendidi giardini e i giochi d'acqua.
Dal piazzale antistante l'ingresso si può ammirare Caprarola.
L'opera fu commissionata da Alessandro Farnese il Vecchio (1468-1549), ovvero Papa Paolo III, 220° Papa della chiesa cattolica (1534-1549).All'interno del Palazzo vi è un cortile circolare circondato da uno stupendo portico affrescato con gli stemmi delle famiglie imparentate con i Farnese.
Una scalinata circolare permette di salire al piano superiore, dove si trovano le sale più belle, tutte affrescate con immagini classiche.

La volta dell'antro della scalinata è stupenda!
Ma in verità, ogni parete, ogni angolo, ogni particolare ci ricorda la potenza della famiglia Farnese.
 Nelle pareti è possibile ammirare splendide immagini di unicorni bianchi, presenti negli affreschi e in numerosi stemmi.
Anche al piano superiore un bel porticato permette di spostarsi da una stanza all'altra al riparo dalle intemperie... oggi non serve, è una splendida giornata.
Questo  splendido affresco è intitolato  "ERMATENA", ovvero Ermes e Atena"
 Ed ecco un piccolo particolare, lo scudo ai piedi di Ermes con la testa di Medusa al centro.
 La sala più bella, secondo me, è la sala delle mappe, dipinte nel 1573-1574 da Giovanni da Varese, detto il Vanosino. Nelle mappe è già ben visibile la configurazione del mondo "quasi" come lo conosciamo noi. Assente solo l'Australia, tra i continenti.

 In una parete si trova l'Italia, con l'indicazione delle città principali e delle grandi isole, Sicilia, Sardegna e Corsica.

 Ed ecco la sala, per intero, veramente stupenda.
I giardini poi sono stupendi, con le splendide statue e le fontane progettate per stupire e divertire gli ospiti dei Farnese.


Come detto all'inizio dell'articolo, Caprarola non è solo storia, nei piccoli negozi e osterie si trova di tutto, e non possiamo esimerci dall'assaggiare castagne, nocciole e ... porchetta!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO