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sabato 17 settembre 2016

Difficile spiegare, impossibile capire, di Carmelo Sarcià

(Poesie della maturità)

Commentare un libro di poesie è sempre un'impresa.
Quando poi si tratta delle poesie di un amico, è ancora più difficile.
Naturalmente parlo di me, forse per altri non è la stessa cosa, forse c'è chi si trova a proprio agio con le poesie come con un romanzo o un saggio storico. Per me non è così.
Perché, potrete chiedervi.
Perché io stesso scrivo poesie e so bene cosa significhino quelle poche righe, spesso scritte di getto, sulla scia di un momento di malinconia, di tristezza o, talvolta, di gioia. 
So bene che a volte le poesie sono incomprensibili se non a chi le ha scritte, perché cercano di esprimere con le parole ciò che con le parole spesso non è esprimibile.
Eppure, seppur consapevole delle difficoltà, mi accingo a commentare il libro di Carmelo e per farlo, partirò dall'ultima.
Epitaffio numero 53, è il titolo, e mi ha colpito per la sua asprezza e per la forza con cui Carmelo esprime la sua voglia di essere ricordato. Ne riporto una parte:

"Solo una lastra di travertino grezzo
col mio nome scolpito nella pietra,
colorato di rosso: Carmelo
senza date di nascita e di morte.

Quindi aggiungete:
Figlio di Anna e Salvatore
Marito di Marilia
Padre di Alessia e Alessandro
Nonno di Ludovica e Luigi

Questo è il compendio di tutta la mia vita."

Ecco, credo che questa poesia sia da prendere a riferimento per una vita saggia.
Tutto ciò che conta, alla fine, quando non ci saremo più, è la nostra famiglia e il ricordo che loro avranno di noi.
Ogni poesia è un pezzo di vita dell'autore e nelle poesie di Carmelo, si legge la sua vita. Nel bene e nel male, nella gioia e nella tristezza, nella buona e nella cattiva sorte...

Grazie, Carmelo,
perché ora, dopo aver letto le tue poesie,  mi sento tuo complice, avendo vissuto (seppure in parte) le tue esperienze e i tuoi sentimenti. 
Ti auguro ogni bene e che tu possa vivere a lungo, per vivere altre emozioni... e scrivere ancora Poesie.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 29 ottobre 2009

Perdono

Ad un figlio mai nato

voglio chiedere perdono.


A lui

che è stato concepito senza chiederlo

e gli è stata negata la vita.


Che nessuno voleva

pur essendo frutto

di un atto d’amore.


Che

non ho avuto la forza d’amare abbastanza

per farlo crescere nel mio grembo.


Ad un figlio

che aveva un cuore e gli è stato strappato

lasciando nella mia anima,

una ferita sanguinante.


Che

che poteva essere gioia

ed è stato dolore.


Ad un figlio

che non potrò mai guardare negli occhi

voglio chiedere

perdono.


Maria Piera Pacione

giovedì 22 ottobre 2009

Un'infanzia spezzata

Era una bambina d’appena quattro anni.

Viveva un’infanzia serena

circondata dai suoi affetti e bambole con le quali giocava.

Una vita iniziata come tante

all’improvviso tutto cambia.

Non ricorda come iniziò

ma la sua infanzia venne spezzata da un destino crudele,

che s’impadroni’ di lei, della sua anima

lacerandole la vita.

Un’ombra

si impossessò del suo fragile corpo.

Non una, ma tante tante volte

uccidendo la sua spensieratezza,

la sua innocenza e comprando il suo silenzio.

Passavano gli anni e crescendo

desiderava solo che ogni volta fosse l’ultima.

Né il giorno, né la casa, né la strada le erano amiche.

Neppure la notte, nel suo letto,

abbracciata al suo peluche, si sentiva al sicuro.

Puntualmente

sognava di sprofondare in un abisso senza fine,

con un senso di angoscia che le stringeva la gola,

e quella sensazione

l’accompagnava fino alla notte successiva.

Dall’infanzia, iniziò l’adolescenza

ma sempre con lo stesso pensiero , lo stesso desiderio……

Morire, morire e poi

morire!


Maria Piera Pacione

venerdì 16 ottobre 2009

La luce dell'amore


Quando un particolare ti colpisce
arrivi a scorgere la sua luce oltre il mare.
Allunghi la mano
ma ti accorgi che è virtuale.

Attraverserò allora il mare
abbattendo ogni limite della rete.

Preso dai tuoi tratti candidi,
da quei link romantici,
da quelle parole ricercate.

Tu sei la mia bimba...
- e tu "il mio bambino".
Mi sciolgo...
- piccolo...
Mi piaci tanto.
- poeta burlone...
- anche tu mi piaci.

Ti riempio di attenzioni
e tu diventi rossa,
e sbocci come fossi una rosa.

Riservata, gentile,
ti dimostri una perla.
Preziosa e lucente, quanto sfuggente...

Dio! Quanto mi attraggono le ragazze timide,
piene di intense emozioni,
tutte da scoprire, coccolare e baciare.

Un giorno ti avrò,
sentirò il tuo profumo,
gusterò le tue labbra,
tasterò la tua pelle delicata,
vivrò con te i piaceri più segreti...

Quel giorno sarai tu la mia Donna!

Lello Rugolo

domenica 30 marzo 2008

Lunga notte (20 settembre 1999)

Una totalità di stelle
Pesante fardello appeso
Alla solitudine del cielo scuro
Tra gli alberi e le loro ombre
Ho visto un uomo stanco
Accovacciato a terra
Nettarsi del fango con le mani
Si è alzato a guardare la notte
E sembrava immensa e lunga.

Giuseppe MARCHI

mercoledì 25 luglio 2007

Futuro

(dal "Diario millenovecentonovantasei")

Polvere catodica frantumazione di cristalli
Di notte e di giorno sempre accesa.
Odo vedo assaporo la nebbia eclatante
Di questa terra troppo piena dei morti e dei vivi

Scorgo una stella brillante all’orizzonte scuro
Ma il dubbio m’assale e mi desta dal sonno
Che sia un nuovo neon di un ‘insegna ?

Giuseppe Marchi