Era
da tanti anni che cercavo un libro che mi era capitato di sfogliare da
ragazzino... fu sicuramente per caso... era un libro vecchio e attirò
allora la mia attenzione.
Cominciai a rigirarlo per le mani... Platone: i Dialoghi... che titolo strano pensai allora!
Cominciai a sfogliarlo...
Una parola attrasse la mia attenzione... la fantasia di un ragazzo curioso:
Atlantide!
Mio
padre aveva un libro su Atlantide nella sua biblioteca e io lo avevo
letto da poco... chissà cosa c'era di vero, pensai allora...
Provai
a leggere qualche riga del libro che avevo allora tra le mani... il
Dialogo si intitolava "Crizia". Purtroppo non riuscivo a capire granché
per come era scritto... ma non dimenticai mai il titolo... Crizia!
Passarono
anni da quel momento e un altro testo di Platone mi capitò tra le mani e
risvegliò quell'antico ricordo... il Crizia riemergeva dal passato e
con lui Atlantide!
Mi trovavo di fronte ad una bancarella di libri usati, non ricordo più dove, forse a Cagliari al Bastione...
Il libro era vecchio e abbastanza rovinato... Platone... toh! pensai... che sia...
Invece
no, si trattava del Timeo, opera monumentale che cominciai a leggere e
abbandonai diverse volte fino a che... ancora una volta per caso,
arrivai al terzo
capitolo e, sorpresa, ecco ancora una volta Atlantide
riemergere dal passato...
Lessi e rilessi il terzo capitolo e cominciai a cercare il Crizia, il seguito del racconto su Atlantide...
Eppure
sembrava, fino a poco tempo fa, che il Crizia fosse scomparso...
cominciai addirittura a dubitare della mia memoria! Che mi sbagliassi?
Che solo nel Timeo Platone avesse parlato di Atlantide? Oppure il troppo
tempo passato aveva cancellato o storpiato il ricordo?
Cominciai a
cercare su internet ed ecco un testo in lingua inglese, autore della
traduzione Benjamin Jowett, letterato inglese del 1800, professore di
greco presso la Oxford University e teologo.
Anche se il mio
inglese non é certo dei migliori la sfida mi affascina e così inizio a
leggere... e rileggere e cercare di capire.
L'idea di tradurre il
testo si fa sempre più forte e quasi senza accorgermene mi trovo a capo
chino sul testo inglese, circondato da vocabolari di vario genere e la
penna in mano che scrive, spesso cose senza o con poco senso, ma scrive!
Il
testo non é lungo ma mi occorre comunque molto tempo... e dopo la
traduzione il lavoro sembra ancora appena all'inizio. Rileggo e correggo
e chiedo spiegazioni a chi conosce l'inglese meglio di me, grazie
Raffaele, e rileggo e ricorreggo, sempre insoddisfatto...
E poi alla fine, quasi ci sono, ecco... forse posso cominciare a pensare di riuscire nel mio intento!
Che dire, chissà cosa provò l'illustre luminare, Benjamin Jowett quando terminò il lavoro...
Certo, il mio é un lavoro ben più modesto, ma ne vado comunque fiero... nonostante gli errori che sicuramente ci sono...
Che
dire, allora, non resta che pubblicarlo... il Crizia, libera traduzione
di Alessandro RUGOLO dal testo inglese di Benjamin Jowett...
Ma prima di augurarvi una buona lettura eccovi presentati i personaggi del dialogo:
Crizia, Ermocrate, Timeo e Socrate...
Ed ora...
Buona lettura!
___________________________
Timeo: Quanto
sono grato, Socrate, di esser giunto alla fine e, come un viaggiatore
dopo un lungo viaggio, riposarmi in tranquillità. E io prego l'essere
che sempre fu e che é stato da me rivelato, di garantire per le mie
parole, che possano essere ricordate fintanto che egli le giudichi
credibili e accettabili, ma se, non intenzionalmente, io avessi detto
qualcosa di sbagliato, prego egli che mi commini la giusta punizione, e
la giusta punizione di colui che sbaglia é che sia corretto. Desiderando
dunque parlare correttamente in futuro sulla generazione degli dei, lo
prego di darmi la conoscenza, che di tutte le medicine é la più perfetta
e la migliore. Ed ora, avendo offerto la mia preghiera, io cedo la
parola a Crizia, che ci parlerà secondo i nostri accordi.
Crizia: Ed
io, Timeo, accetto il vero e come tu all'inizio ai detto che andavi a
parlare di argomenti importanti e pregavi di essere tolleranti nei tuoi
confronti, anche io chiedo la stessa o maggiore tolleranza per ciò che
sto per dire. E nonostante io sappia bene che la mia richiesta possa
sembrare scortese, in ogni caso va fatta! Potrà, ogni uomo di buon
senso, negare che io avrò ben parlato? Io posso solo fare del mio meglio
per mostrare che necessito più indulgenza di te, perché il mio
argomento é più difficile; e cercherò di mostrarvi che parlar bene degli
dei agli uomini è più semplice che parlare bene degli uomini agli
uomini, in quanto l'inesperienza e la grande ignoranza degli auditori
sul soggetto è di grande aiuto a colui che deve parlare, e noi sappiamo
quanto siamo ignoranti circa gli dei. Ma io cercherò di spiegarmi più
chiaramente, Timeo, se vorrai seguirmi. Tutto ciò che é detto da
ciascuno di noi può essere solo imitazione o rappresentazione. Se noi
consideriamo le immagini che i pittori realizzano dei corpi divini e
celestiali, ed i diversi gradi di gratificazione con cui l'occhio dello
spettatore lo riceve, noi vedremo che saremo soddisfatti dell'artista
che é capace, in massimo grado, di imitare la Terra e le sue montagne, e
i fiumi e i boschi e l'universo, e le cose che vi sono e si muovono al
suo interno, e dunque, non conoscendo con precisione queste materie, noi
non esaminiamo o analizziamo i dipinti; tutto ciò che é richiesto é
qualcosa di indistinto e illusorio che in qualche modo sia capace di
renderne l'immagine. Ma quando una persona cerca di dipingere la forma
umana noi siamo veloci a trovarne i difetti e la nostra familiarità (col
soggetto) ci rende giudici severi di chiunque non renda con precisione
ogni punto. E noi possiamo renderci conto che la stessa cosa accade nei
discorsi; siamo soddisfatti da una descrizione delle cose divine e
celestiali che é appena somigliante alla realtà, ma siamo molto più
precisi nelle critiche sulle cose mortali ed umane. Dunque, se per
qualunque motivo durante il mio discorso io non sarò in grado di
esprimere adeguatamente il mio pensiero, dovrete perdonarmi pensando che
descrivere adeguatamente le cose umane é tutt'altro che facile. Questo é
ciò che io voglio suggerirvi e allo stesso tempo ti prego, Socrate, di
poter ricevere non meno ma maggior indulgenza su ciò che dico. Il quale
favore, se io sono nel giusto, posso sperare che tu mi vorrai concedere.
Socrate:
Certamente Crizia, noi accettiamo la tua richiesta e garantiamo lo
stesso trattamento ad Ermocrate, come già fatto per te e Timeo, perché
non ho dubbi che quando fra poco sarà il suo turno lui farà la stessa
vostra richiesta. Così, affinché lui possa pensare ad un nuovo inizio
senza doversi preoccupare di dire ancora le stesse cose, facciamogli
capire che l'indulgenza é estesa anticipatamente anche a lui. Ed ora,
amico Crizia, ti annuncerò il giudizio del pubblico. Essi sono
dell'opinione che l'ultimo che ha parlato ha avuto uno splendido
successo e che dunque tu necessiterai una grande indulgenza affinché tu
sia in grado di prenderne il posto.
Ermocrate
: L'avviso,
o Socrate, che tu hai indirizzato a lui, devo considerarlo valido anche
per me. Ma ricorda, Crizia, che la mancanza di coraggio non ha mai
consentito di conquistare un trofeo; quindi tu devi procedere e
attaccare l'argomento come un uomo. Prima invoca Apollo e le Muse,
quindi lasciaci sentire come tu glorifichi e ci mostri le virtù dei tuoi
antichi cittadini.
Crizia: Amico
Ermocrate, a te che per ultimo hai parlato e un altro hai di fronte che
non ha ancora perso il coraggio, la gravità della situazione ti verrà
presto rivelata, in ogni caso io accetto le tue esortazioni ed
incoraggiamenti. Ma tra gli dei e le dee che tu hai menzionato, in
particolare voglio invocare "Mnemosyne", in quanto la parte principale
del mio discorso dipende dai suoi favori, e se io potrò ricordare e
recitare abbastanza di quanto fu detto dai sacerdoti e portato in questo
luogo da Solone, io non dubito di essere in grado di soddisfare questo
"teatro". Ed ora, senza ulteriori indugi, procederò.
Lasciatemi
cominciare osservando, prima di tutto, che a novemila assommano gli anni
che son passati dalla guerra che come é stato detto, vi fu tra coloro
che vivevano oltre le colonne d'Ercole e coloro che vivevano al loro
interno, questa guerra io sto per descrivervi. Sui combattenti, si dice
che da una parte la città di Atene fosse a capo e che avesse combattuto
misurandosi in guerra; dall'altra parte i combattenti erano comandati
dai re di Atlantide che, come avevo detto, era un'isola più grande in
estensione di Libia e Asia e che, in seguito, colpita da un terremoto
divenne una barriera di fango insormontabile per i viaggiatori che
andavano per mare in ogni parte dell'Oceano. Il seguito della storia
rivelerà le diverse nazioni dei barbari e le famiglie degli Elleni che
esistevano, e come essi successivamente apparirono sulla scena, ma io
devo descrivere prima di tutto gli ateniesi di quei giorni, e i loro
nemici che combatterono con loro, e quindi le rispettive potenze e i
governi dei due regni. Lasciateci dare la precedenza ad Atene.
Nei
tempi antichi gli dei avevano distribuito tra loro per sorteggio
l'intera terra. Non c'era da discutere; non potete infatti supporre che
gli dei non sapessero cosa fosse giusto per ognuno di loro possedere, o,
sapendo ciò, che essi volessero ottenere per se attraverso una contesa
ciò che fosse più propriamente proprietà altrui. Essi tutti, per mezzo
di giusta suddivisione, ottennero ciò che desideravano, e popolarono i
loro distretti; e quando ebbero popolato i propri distretti essi
accudivano i loro assistiti e possedimenti come pastori che accudiscono
le loro greggi, con l'eccezione che essi non usavano la violenza o la
forza fisica, come fanno i pastori, ma governavano come i piloti dal
timone del vascello, che é la via più semplice di guidare gli animali,
tenendo le nostre anime per mezzo dello strumento della persuasione in
accordo al loro stesso piacere, così essi guidavano tutte le creature
mortali.
Ora, dei diversi avevano i loro assegnamenti in luoghi
diversi da loro ordinati. Hephaestus e Athene, che erano fratello e
sorella, originati dallo stesso padre, avendo la stessa natura ed
essendo uniti dallo stesso amore per la filosofia e l'arte, entrambi
ottennero come loro parte questa terra che era adatta per natura alla
saggezza e alla virtù; e qui essi impiantarono figli coraggiosi del
suolo, e misero nelle loro menti l'ordine di governare; i loro nomi si
sono conservati, ma le loro azioni sono sparite a causa della
distruzione di coloro che ricevettero le tradizioni e dello scorrere del
tempo. Per quanto ci fossero dei sopravvissuti, come ho già detto, essi
erano uomini che vivevano sulle montagne, essi non conoscevano l'arte
della scrittura e avevano sentito solo i nomi dei capi della terra ma
sapevano molto poco delle loro azioni.
Essi erano ancora in grado
di tramandare questi nomi ai loro figli ma riguardo le virtù e le leggi
dei loro antenati, essi le conoscevano solo attraverso oscure tradizioni
e siccome ad essi stessi ed ai loro figli mancò per diverse generazioni
il necessario per vivere, essi indirizzarono le loro attenzioni a
sopperire ai loro bisogni e di ciò essi conversarono, dopo aver
dimenticato gli eventi accaduti in tempi antichi, per la mitologia e la
ricerca del passato, vennero introdotti nelle città quando essi
cominciarono ad avere del tempo libero e quando videro che al necessario
per vivere si era già provveduto, ma non prima. Ed é questa la ragione
per cui i nomi degli antichi sono stati conservati fino a noi ma non le
loro azioni. Questo io deduco da quanto Solone disse, cioè che i
sacerdoti durante il loro racconto di questa guerra nominarono molti dei
nomi che sono registrati prima del tempo di Teseo, quali Cecrops e
Erectheus ed Erichthonius e i nomi delle donne allo stesso modo. Inoltre
in quel periodo le attività militari erano comuni a uomini e donne, gli
uomini di allora in accordo con i costumi del tempo, preparavano una
figura ad immagine della deità, completamente in armi, affinché
testimoniasse che tutti gli animali nel loro complesso, maschi e
femmine, possono se lo desiderano, praticare in comune la virtù che
deriva da essi senza distinzione di sesso.
Ora, il paese in quei
giorni era abitato da diverse classi di cittadini; c'erano artigiani e
vi erano uomini di famiglia e vi era anche una classe guerriera, in
origine costituita da uomini divini. Questi ultimi vivevano per conto
loro e avevano tutto ciò che occorreva per nutrirsi e per l'educazione,
nessuno di loro possedeva niente, ma essi utilizzavano tutto ciò che
avevano quale comune proprietà, niente essi chiedevano di avere dagli
altri cittadini oltre al cibo necessario. Ed essi svolgevano tutti i
compiti che noi ieri abbiamo descritto parlando dei nostri guardiani
immaginari.
Al riguardo del paese i sacerdoti egizi dicevano che
non solo era probabile ma manifestamente vero che i confini in quei
giorni erano fissati sull'istmo e che in direzione del continente si
estendevano fino alle cime del Cithaeron e Parnes. La linea di confine
scendeva in direzione del mare tenendo il distretto di Oropus sulla
destra, e il fiume Asopus come limite sulla sinistra. Il territorio era
il migliore del mondo ed era inoltre in grado di supportare un grande
esercito, accresciuto dai popoli confinanti. La parte dell'Attica che
ancora oggi esiste può competere con qualunque regione del mondo per la
varietà e l'eccellenza dei suoi frutti e per i suoi ottimi pascoli per
tutti i tipi di animali il che prova ciò che stavo dicendo. Ma in quei
giorni il paese era giusto e corretto come oggi e più produttivo di
oggi.
Come posso far si che crediate alle mie
parole? e quale parte di esse possa essere correttamente detta ""il
ricordo della terra che fu?". L'intero paese é solo un lungo promontorio
che si estende in profondità nel mare, lontano dal resto del
continente, mentre il bacino del mare circostante é in ogni luogo
profondo in prossimità della riva. Molti grandi diluvi si sono
susseguiti durante i novemila anni, perché questo é il numero di anni
che sono passati dal tempo di cui sto parlando; e durante tutto questo
tempo e attraverso così tanti cambiamenti non c'è mai stato un
consistente accumulo di suolo che scendeva dalle montagne, come per
altri posti, ma la terra é caduta via tutto attorno ed é sparita dalla
vista. La conseguenza é che in confronto a ciò che era, sono restate
solo le ossa del vasto corpo, se così si può dire delle piccole isole;
tutto il soffice e ricco terreno é andato via e solo lo scheletro della
terra é restato.
Ma nella condizione iniziale del territorio le
montagne erano alte colline coperte di terra e il piano, così come
chiamato da noi, di Phelleus, era ricco di ottima terra e vi era
abbondanza di boschi sulle montagne. Di questi ultimi le tracce ancora
restano, anche se alcune delle montagne sono oggi capaci solo di fornire
sostentamento alle api, non molto tempo fa era ancora possibile vedere
tetti di legno, tagliati da alberi che crescevano qui, che erano della
taglia sufficiente a coprire le case più grandi. e vi si trovavano molti
altri alti alberi coltivati dall'uomo e che producevano cibo in
abbondanza per il bestiame. Inoltre la terra era beneficiata dalle
piogge annuali, non come oggi che perde l'acqua che scorre via
attraverso "le ossa" della terra fin dentro il mare, ma avendosi
abbondante rifornimento in tutti i posti e accogliendo l'acqua al suo
interno e custodendola nella parte superiore del suolo. Rilasciando poi
nelle valli i fiumi d'acqua assorbiti nei luoghi elevati, rifornendo
ogni luogo di abbondanti sorgenti e fiumi, delle quali possono essere
ancora osservate sacre vestigia in luoghi in cui un tempo esistevano le
sorgenti. E ciò prova la verità di quanto detto.
Questa era la
condizione naturale del paese, che era ben coltivato, come possiamo ben
credere, da vari agricoltori, che fecero dell'agricoltura il loro
mestiere, ed erano amanti dell'onore e di nobile natura, e avevano il
miglior terreno del mondo e abbondanza d'acqua e nel cielo sovrastante
un eccellente clima temperato. Ora, la città (di Atene) in quel tempo
era sistemata in questo modo: prima di tutto l'acropoli non era come é
oggi a causa di una unica notte di piogge eccessive che lavarono via la
terra lasciando scoperte le rocce, nello stesso tempo vi furono
terremoti e quindi una straordinaria inondazione, la terza prima della
grande distruzione di Deucalione. Ma in quei tempi antichi la collina
dell'acropoli si estendeva dall'Eridano all'Ilissus e includeva il Pnyx
da una parte e il Lycabettus come confine dalla parte opposta, ed era
ben ricoperta di suolo e livellata in sommità con l'eccezione di uno o
due punti.
Al di fuori dell'acropoli ed ai piedi della collina vi
abitavano gli artigiani e una parte dei contadini che coltivavano la
terra li vicino. La classe dei guerrieri viveva per conto proprio
intorno ai templi di Atena ed Efesto, che essi avevano recintato con un
recinto semplice simile a quello del giardino di una casa singola. Sul
lato nord essi abitavano in comune e avevano costruito dei locali per
cenare in inverno ed avevano tutti gli edifici di cui necessitavano per
la vita in comune. Oltre ai templi, ma questi non erano adornati con oro
e argento, perché loro non ne facevano uso per nessun motivo; essi
seguivano una via intermedia tra povertà ed ostentazione e costruivano
case modeste nelle quali essi e i loro figli diventavano vecchi, e essi
lo passarono ad altri che erano simili a loro stessi, sempre uguale. Ma
in estate essi lasciavano i loro giardini e palestre e sale da pranzo e
quindi si spostavano nella parte sud della collina adibita allo stesso
scopo.
Dove oggi si trova l'acropoli c'era una sorgente che
venne disseccata da un terremoto, restarono solo pochi piccoli rivoli
che ancora esistono nei pressi ma, in in quei giorni, la sorgente dava
un abbondante rifornimento d'acqua per tutti, alla temperatura giusta
sia in estate che in inverno. Così é come essi vivevano, essendo i
guardiani dei loro stessi cittadini e i leaders degli elleni, che erano i
loro bendisposti seguaci. Ed essi avevano cura di preservare lo stesso
numero di uomini e donne nel tempo, essendo tanti quanti ne occorrono
per scopi simili alla guerra, allora come ora - così si dice, circa
ventimila. Questi erano gli antichi ateniesi e in questo modo essi
amministravano correttamente le proprie terre e il resto della Grecia.
Essi erano rinomati in tutta l'Europa e l'Asia per la bellezza delle
loro persone e per le tante virtù delle loro anime, e di tutti gli
uomini che vivevano in quei tempi essi erano i più illustri. Ed ancora,
se io non ho dimenticato quanto sentito da ragazzino, vi racconterò il
carattere e l'origine dei loro avversari. Perché gli amici non devono
tenere le proprie storie per se stessi ma devono metterle in comune con
questi.
Ora, prima di procedere oltre nella narrazione, io
desidero avvisarvi che non dovrete sorprendervi se doveste udire nomi
ellenici attribuiti a stranieri. Vi dirò la ragione di ciò: Solone, che
aveva intenzione di usare il racconto per il suo poema, ricercò il
significato dei nomi e trovò che gli antichi egizi, scrivendo i nomi, li
traslarono nella loro lingua e lui recuperò il significato di molti
nomi e quando li ricopiò li tradusse nella nostra lingua. Mio bisnonno,
Dropide, possedeva lo scritto originale, che é ancora in mio possesso e
che io studiai attentamente quando ero un bambino. Dunque, se voi
sentirete nomi come quelli usati in questo paese non dovete essere
sorpresi perché vi ho raccontato come vi arrivarono. Il racconto, che
era molto lungo, iniziava così:
io vi ho già indicato a parole,
della suddivisione degli dei, che essi distribuirono l'intera terra in
parti che differivano per estensione e costruirono per se stessi templi
ed istituirono sacrifici. E Poseidone, ricevendo come sua parte l'isola
di Atlantide, divenne padre di figli di una donna mortale e li sistemò
in una parte dell'isola che io vi descriverò. Guardando in direzione del
mare, ma al centro dell'intera isola, c'era una pianura che si diceva
fosse la più sincera/giusta tra tutte le pianure e molto fertile. Vicino
alla pianura e nel centro dell'isola, alla distanza di circa 50 stadi
c'era, su un lato, una montagna non troppo alta.
In questa
montagna viveva uno dei primi uomini nati in quel paese, il suo nome era
Evenor, ed aveva una moglie chiamata Leucippe, essi avevano un'unica
figlia chiamata Cleito. La ragazza aveva già raggiunto la maturità
quando il padre e la madre morirono; Poseidone si innamorò di lei e vi
si unì. Spaccando la terra inglobò la collina nella quale lei viveva con
zone alternate di mare e terra, più larghe e più strette, l'una
circoscritta dall'altra, ve ne erano due di terra e tre d'acqua, che
egli formò come ruotando intorno ad un asse. Ognuno aveva la
circonferenza sempre equidistante dal centro così che nessun uomo
potesse arrivare all'isola, perché le navi e i viaggi non erano come
ora. Lui stesso, essendo un dio, non ebbe difficoltà a sistemare in un
modo speciale il centro dell'isola, facendo sbucare due sorgenti d'acqua
da sotto la terra, una d'acqua calda ed una d'acqua fredda e producendo
ogni varietà di cibo che può essere prodotto dal suolo.
Egli
divenne padre e crebbe cinque coppie di gemelli maschi e, dividendo
l'isola di Atlantide in dieci porzioni, diede al primo nato della prima
coppia il territorio in cui abitava la madre e l'area circostante, che
era il più grande e il migliore e lo fece re sugli altri; gli altri
furono nominati principi e li fece governatori di molti uomini e di un
grande territorio. E tutti loro ebbero un nome; il più vecchio, che fu
il primo re, lui chiamò Atlas e dopo di lui l'intera isola e l'Oceano
furono chiamati "Atlantic". Il suo fratello gemello, nato dopo di lui,
ottenne come parte l'estremità dell'isola vicino alle colonne d'Ercole,
che fronteggia il paese che oggi é chiamato "regione di Gades" in quella
parte del mondo, gli diede il nome che nel linguaggio ellenico
corrisponde ad "Eumelus", nel linguaggio del paese é invece chiamato
"Gadeirus. Della seconda coppia di gemelli al primo diede il nome
"Ampheres" e all'altro "Evaemon". Al più vecchio della terza coppia di
gemelli diede il nome di "Mneseus" e "Autochthon" a quello che venne
dopo. Della quarta coppia di gemelli chiamò Elasippus il più vecchio,
Mestor il più giovane. E della quinta coppia lui diede al più vecchio il
nome di Azaes e al più giovane quello di Diaprepes. Tutti questi e i
loro discendenti per molte generazioni furono gli abitanti e i
governatori di varie isole nel mare aperto e inoltre, come é stato già
detto, essi navigarono verso di noi attraverso il paese tra le Colonne,
l'Egitto e la Tirrenia.
Dunque, Atlas ebbe una numerosa e
onorevole discendenza ed essi mantennero il regno, passandoselo di
generazione in generazione al figlio maggiore, per molte generazioni.
Essi ebbero una tale quantità di ricchezze che che non fu mai in mano ad
alcun re o potentato, e non é probabile che ciò accada in futuro. Essi
possedevano ogni cosa di cui necessitavano, sia in città che in
campagna. A causa della grandezza del loro impero molte cose furono
loro portate dalle nazioni straniere e le stesse isole provvedevano a
fornire molte delle cose che servivano loro per le necessità della vita.
All'inizio essi estrassero dalla terra qualunque cosa vi si trovasse,
solido o liquido, e che oggi è solo un nome ma allora era qualcosa di
più di un nome, orichalcum; veniva estratto in molte parti dell'isola
essendo più prezioso, in quei tempi, di ogni altra cosa ad eccezione
dell'oro. C'era legno in abbondanza per i lavori di carpenteria e
pastura sufficiente per gli animali d'allevamento e selvatici.
Inoltre
c'era un gran numero di elefanti sull'isola; così come c'era il
necessario per tutte le altre specie di animali, sia per quelli che
vivono nei laghi, nelle paludi e nei fiumi, sia per quelli che vivono in
montagna o in pianura; così c'era per il più grande e più vorace tra
tutti gli animali. Inoltre, qualunque cosa commestibile che oggi è sulla
terra, si tratti di radici, vegetali, alberi, essenze distillate da
frutti o fiori, sviluppate e cresciute vigorose in quella terra, e i
frutti che possono essere coltivati, sia il tipo secco che ci é stato
dato per nutrimento, e ogni altro che possa essere usato per cibo - noi
chiamiamo tutti questi col nome comune di "semi" sia i frutti che hanno
un guscio rigido che forniscono da bere e cibi e cosmetici e buone
conserve di castagne e simili, che fornisce piacere e benessere, e ci
sono frutti che servono per le conserve e piacevoli tipi di dessert, con
cui noi ci consoliamo dopo cena, quando siamo stanchi di mangiare -
tutto ciò questa sacra isola che un tempo guardava la luce del sole,
produceva ogni volta che occorreva, splendide e squisite in abbondanza.
Con questa beatitudine la terra li riforniva gratuitamente, nel
frattempo essi costruivano i loro templi, palazzi, porti e cantieri
navali.
Ed essi provvidero l'intero paese in questo modo: prima di
tutto costruirono ponti sulle zone di mare che circondavano le antiche
metropoli, costruendo una strada per e dal palazzo reale. E proprio
all'inizio essi costruirono il palazzo reale. E proprio all'inizio essi
costruirono il palazzo nell'abitazione del dio e dei loro antenati che
essi continuarono ad abbellire nelle generazioni successive, ogni re
sorpassando quello precedente con la grandezza della sua potenza, finché
essi trasformarono il palazzo in una meraviglia che faceva notizia sia
per grandezza che per bellezza. E, iniziando dal mare, essi costruirono
un canale di trecento piedi di grandezza, cento piedi di profondità e
cinquanta stadi di lunghezza, che essi realizzarono attraverso la zona
circostante, facendo un passaggio tra il mare e la città-palazzo, che
divenne un porto , lasciando una apertura sufficiente atta a consentire
ai più grandi vascelli di poter entrare. Inoltre essi divisero, in
corrispondenza dei ponti, le strisce di terra che erano interposte alle
strisce di mare lasciando lo spazio necessario perché una singola
trireme potesse passare da una zona all'altra, quindi ricoprirono i
canali così da creare una strada sotterranea per le navi, in quanto i
moli erano innalzati considerevolmente al di sopra del livello
dell'acqua.
Dunque, la zona più larga attraverso la quale fu
realizzato un passaggio/canale sul mare era di tre stadi (circa 600
metri) e la striscia di terra che veniva dopo era della stessa
larghezza, ma le due zone successive, una d'acqua e l'altra di terra
erano di due stadi, e quella che circondava l'isola centrale era solo
uno stadio di grandezza. L'isola in cui si trovava il palazzo aveva un
diametro di cinque stadi (circa 1 chilometro). Tutto ciò, incluse le
zone e i porti, i quali avevano una larghezza pari alla sesta parte di
uno stadio, circondarono con mura di pietra su ogni lato, aggiungendo
torri e porte sui ponti in cui passava il mare. Le pietre usate per il
lavoro furono scavate dal sottosuolo del centro dell'isola e dal
sottosuolo delle aree più interne e più esterne. Un tipo era bianca, un
altro nera ed un terzo rossa. E come le estraevano, essi allo stesso
tempo scavavano un doppio magazzino, che aveva i tetti formati dalla
roccia nativa. Alcune delle loro costruzioni erano semplici ma in altre
essi misero assieme pietre differenti, variando i colori per compiacere
gli occhi e per essere una sorgente naturale di delizia. L'intero
circuito del muro, che circondava la zona più esterna, essi la
ricoprirono con un tappeto d'erba e il circuito del muro essi
ricoprirono con metallo argenteo/bianco, e il terzo che circondava la
cittadella luccicava della lucentezza rossa dell'oricalco.
I
palazzi all'interno della cittadella erano costruiti in questo modo: nel
centro c'era un tempio sacro dedicato a Cleito e Poseidone, che
risultava inaccessibile ed era circondato da un recinto d'oro. Questo
era lo spazio in cui le famiglie dei dieci principi all'inizio videro la
luce e in quel luogo le persone annualmente portava i frutti della
terra nella loro stagione da ognuna delle dieci porzioni, come offerta
da parte dei dieci principi. Qui c'era il tempio di Poseidone che aveva
la lunghezza di uno stadio e la larghezza di mezzo stadio e l'altezza in
proporzione, aveva uno strano aspetto barbarico. Tutta la parte esterna
del tempio, ad eccezione delle torri, fu ricoperta d'argento e le torri
d'oro. All'interno del tempio il tetto era d'avorio, curiosamente
rivestito in ogni luogo con oro, argento ed oricalco. e tutte le altre
parti, le pareti e le colonne e il pavimento, essi ricoprirono con
oricalco.
Nel tempio essi misero statue d'oro: c'era lo stesso dio
in piedi in un calesse, il calesse con sei cavalli alati, ed aveva una
dimensione tale che toccava il tetto della costruzione con la sua testa.
Intorno a lui c'erano un centinaio di nereidi che cavalcavano delfini,
per questo si é pensato essere il loro numero degli uomini di quei
tempi. Nell'interno del tempio c'erano anche altre immagini che erano
state offerte da privati. E intorno al tempio, all'esterno, vi erano
piazzate statue d'oro di tutti i discendenti dei dieci re e delle loro
mogli, e c'erano molte altre grandi offerte di re o di privati che
arrivavano dalla città stessa e dalle città straniere sulle quali essi
avevano influenza. C'era anche un altare che in quanto a dimensioni e a
lavorazione corrispondeva alla magnificenza del luogo, e i palazzi, allo
stesso modo, rispondevano alla grandezza del regno e alla gloria del
tempio.
Nel posto successivo esse avevano fontane, una d'acqua
fredda e un'altra di acqua calda, che scorrevano con grazia e
abbondanza; ed erano splendidamente adatte all'uso grazie alla
piacevolezza ed eccellenza delle acque. Essi costruirono edifici nei
pressi e piantarono alberi costruirono anche cisterne, alcune a cielo
aperto, altre ricoperte da tettoie, da usare in inverno come bagni
caldi; c'era il bagno del re e i bagni di privati, che erano tenuti a
parte, e c'erano bagni separati per le donne, per i cavalli e per il
bestiame ed ognuno di questi era ornato nel modo migliore. Delle acque
che scorrevano via essi ne portavano una parte nel boschetto di
Poseidone, dove crescevano tutti i tipi di alberi di stupenda altezza e
bellezza grazie all'eccellenza del suolo, mentre l'acqua che avanzava
era convogliata per mezzo di acquedotti lungo i ponti verso i cerchi
esterni, e vi erano molti tempi costruiti e dedicati ai numerosi dei,
anche giardini e luoghi per esercizi, alcuni per uomini, altri per i
cavalli, in entrambe le due isole formate dalle zone; e nel centro della
più larga delle due c'era una pista da corsa larga uno stadio e lunga
quanto tutta l'isola, in cui potevano correre i cavalli. C'erano inoltre
stazioni di guardia, ad intervalli, per le guardie, le più fidate delle
quali erano incaricate di tenere d'occhio la zona più piccola che era
più vicina all'acropoli, dove i più fidati avevano le case dategli nei
pressi della cittadella vicino ai familiari dei re. I porti erano pieni
di triremi e di magazzini navali e tutto era quasi pronto all'uso.
Sufficiente per il piano del palazzo reale.
Lasciando il palazzo
e attraversando le tre zone, si arrivava ad un muro che iniziava sul
mare e faceva tutto il giro: questo era in ogni punto distante cinquanta
stadi dalla zona più larga o parte, e la racchiudeva interamente, i due
capi del muro si incontravano all'ingresso del canale che conduceva al
mare. L'intera area era densamente popolata di abitazioni e il canale e
il più largo dei porti erano pieni di vascelli e mercanti che arrivavano
da tutte le parti che, per il loro numero, risuonavano di una
moltitudine di suoni di voci umane e di rumori e suoni di tutti i tipi
di notte e di giorno.
Io ho descritto la città e i dintorni
dell'antico palazzo circa con le parole di Solone e ora devo cercare di
descrivere la natura e la sistemazione del resto della terra. L'intero
paese era detto da lui essere molto elevato e a precipizio dalla parte
del mare, ma la parte del paese nelle immediate vicinanze e intorno alla
città era una pianura livellata, essa stessa circondata da montagne che
si tuffavano nel mare, era regolare ed uniforme e aveva una forma
oblunga, estendendosi in una direzione per tremila stadi, ma attraverso
il centro erano duemila. Questa parte dell'isola guardava verso sud ed
era riparata dal nord. le montagne circostanti erano celebri per il loro
numero e dimensione e bellezza, e al di là di tutto ciò che ancora
esiste, essi possedevano al loro interno anche molti salubri villaggi
nella campagna, e fiumi, e laghi e pascoli che rifornivano sufficiente
cibo per ogni animale, selvatico o d'allevamento, e molto legno di vari
tipi, abbondante per ogni tipo di lavoro.
Ora descriverò la
pianura, come era affascinante per natura e per il lavoro di molte
generazioni di re attraverso lunghi anni. Era per la maggior parte
rettangolare ed oblunga, e poi discendeva seguendo la linea del canale
circolare. La profondità, la larghezza e la lunghezza di questo canale
erano incredibili e davano l'impressione che un lavoro di una simile
estensione, sommato a molti altri, non sarebbe mai potuto essere
artificiale. Nonostante ciò, io devo dirvi ciò che mi venne raccontato.
Era scavato della profondità di un centinaio di piedi e la sua larghezza
era di uno stadio in ogni punto, era stato realizzato intorno alla
intera pianura ed aveva una lunghezza di diecimila stadi (quasi 2000
chilometri!) Riceveva i flussi d'acqua che venivano giù dalle montagne e
che circolando intorno alla pianura e incontrandosi in città finivano
infine nel mare. Inoltre nell'interno, similmente, canali diritti di
cento piedi di larghezza erano tagliati da esso per tutta la pianura e
quindi si gettavano nel canale in direzione del mare. Questi canali
erano posti ad intervalli di cento stadi e grazie a questi essi
portavano giù la legna dalle montagne alle città e convogliavano i
frutti della terra in navi, tagliando passaggi trasversali da un canale
ad un altro e verso la città. Due volte l'anno si raccoglievano i frutti
della terra, in inverno grazie ai benefici delle piogge del cielo, in
estate grazie all'acqua che proveniva dai canali.
In quanto alla
popolazione, ognuno dei gruppi della pianura doveva scegliersi un capo
per gli uomini abili al servizio militare e la dimensione di ogni
territorio era un quadrato di 10x10 stadi e il numero totale dei lotti
era di 60.000. E degli abitanti delle montagne e del resto del paese ve
ne erano una grande moltitudine che era distribuita tra i lotti e aveva i
capi assegnati loro in accordo con i loro distretti di appartenenza e i
villaggi. Al capo era richiesto in tempo di guerra di fornire la sesta
parte di un carro da guerra, così da avere fino a diecimila carri da
guerra, oltre a due cavalli e relativi cavalieri e una coppia di cavalli
da carro senza sella, accompagnati da uno stalliere che potesse
combattere appiedato portando un piccolo scudo e avendo un carrettiere
che stesse dietro l'uomo armato per guidare i due cavalli; gli veniva
richiesto di fornire due soldati completi di armi pesanti, due
portatori, tre lanciatori di pietre e tre lanciatori di giavellotto che
erano stati dotati di armi leggere, e quattro marinai per essere di
completamento di 1200 navi. Questo era l'ordinamento militare della
città del re, l'ordinamento degli altri nove governatorati variava, e
sarebbe monotono render conto delle differenze.
In quanto agli
uffici ed onori ciò che segue era quello che riguarda il primo. Ognuno
dei dieci re, nella sua divisione e nella propria città aveva il
controllo assoluto sui cittadini e, nella maggioranza dei casi, anche
delle leggi, punendo e condannando a morte a proprio piacimento. Dunque,
l'ordine di precedenza tra essi e le mutue relazioni erano regolate
dalle disposizioni di Poseidone che aveva creato le leggi. Queste furono
incise dai primi re su una colonna di oricalco, posizionata al centro
dell'isola nel tempio di Poseidone, dove i re si riunivano assieme
alternativamente ogni quinto e sesto anno, in questo modo rendendo onore
uguale ai numeri pari e dispari. E quando essi erano riuniti assieme si
consultavano sugli interessi comuni e si interrogavano se qualcuno
avesse trasgredito in qualcosa e venivano sottoposti a giudizio e prima
di essere giudicati essi si scambiavano reciprocamente solenni promesse
in questo modo: C'erano tori che stavano nei pressi del tempio di
Poseidone e i dieci re, essendo doli nel tempio, dopo aver offerto
preghiere al dio affinché essi potessero catturare la vittima giusta per
lui, uccisero i tori, senza armi ma con ..... e con cappi, e il toro
che acchiappavano essi portarono di fronte alla colonna e gli tagliarono
la gola su di essa così che il sangue cadesse sulle sacre iscrizioni.
Ora,
sulla colonna, affianco alle leggi, vi era scritta una preghiera che
invocava potenti punizioni per il disobbediente. Quando inoltre, dopo
aver sacrificato il toro nel modo adeguato, essi avevano bruciato le sue
cosce, essi riempivano una boccia di vino e preparato un coagulo di
sangue per ciascuno di essi, mettevano al fuoco il resto della vittima,
dopo aver purificato la colonna tutto intorno. Quindi essi versavano
dalla boccia in calici d'oro e versavano una libagione sul fuoco, essi
giuravano che essi avrebbero giudicato in accordo alle leggi della
colonna e avrebbero punito colui che in qualche punto le avesse
trasgredite, e per il futuro essi non avrebbero, se potevano aiutare,
mancato contro le scritture della colonna, e mai avrebbero comandato gli
uni sugli altri, ne obbedito ad alcun ordine da parte loro di agire
diversamente da quanto previsto dalle leggi del loro padre Poseidone.
Questa era la preghiera che ognuno di essi offriva per se stesso e per i
propri discendenti, contemporaneamente bevendo e sacrificando dalla
coppa in cui essi bevettero nel tempio del dio; e dopo aver cenato e
soddisfatto i loro bisogni, quando scendeva l'oscurità e il fuoco del
sacrificio era freddo, tutti indossavano i loro più bei vestiti azzurri e
sedendo in terra di notte, sopra le brace dei sacrifici che avevano
compiuto e estinguendo tutto i fuoco intorno al tempio, essi ricevevano e
davano giudizio, se qualcuno di loro aveva una accusa contro qualcun
altro, e quando essi giudicavano durante l'intervallo del giorno
scrivevano le loro sentenze in una tavoletta d'oro e la dedicavano
assieme alle loro cose affinché restasse a memoria.
C'erano
molte leggi speciali riguardanti i differenti re, incise nei templi, ma
la più importante era la seguente: essi non potevano prendere le armi
l'uno contro l'altro e dovevano intervenire in soccorso se qualcuno in
una qualunque delle città avesse cercato di rovesciare la casa reale;
similmente ai loro antenati essi dovevano deliberare in comune sulla
guerra e su altri argomenti, dando la supremazia ai discendenti di
Atlas. E il re non aveva il potere di vita e di morte su nessuno dei
suoi parenti senza l'assenso della maggioranza dei dieci.
Questo
era il vasto potere che il dio aveva donato alla perduta isola di
Atlantide e questo egli più tardi diresse contro la nostra terra per le
seguenti ragioni, così come racconta la tradizione. Per molte
generazioni, fino a che la natura divina restò in loro, essi
rispettavano le leggi e ben affezionati al loro dio,.di cui il seme essi
erano; per questo essi possedevano sinceri e sempre grandi spiriti,
unitamente a gentilezza e saggezza nei vari casi della vita e nelle
relazioni tra gli uni e gli altri. Essi rispettavano ogni cosa per
virtù, curandosi poco del loro presente stato e pensando illuminatamente
al possesso di oro e di altre proprietà, che per loro sembrava solo un
peso; essi non venivano intossicati dalla lussuria ne privati del loro
autocontrollo ma erano sobri e vedevano chiaramente che tutti questi
beni erano accresciuti da virtù e amicizia dell'uno con l'altro, in
contrasto con il grande riguardo e rispetto per loro, essi si sono persi
e con essi l'amicizia tra loro. Per simili riflessioni e per la
prosecuzione in loro della natura divina, le qualità che abbiamo
descritte crebbero e aumentarono tra loro, ma quando la parte divina
cominciò a scomparire venendo troppo diluita con la parte mortale, e la
natura umana divenne la parte più grande, essi allora divennero incapaci
di gestire la loro fortuna, reagirono in modo indecente e a colui che
aveva un occhio per vedere visibilmente incrementato il degrado, perché
essi stavano perdendo la parte migliore dei preziosi doni, ma per coloro
che non avevano occhi per vedere la vera felicità, essi apparivano
gloriosi e santi anche quando essi erano pieni di avarizia e di ingiusta
potenza. Zeus, il dio degli dei, che governa secondo la legge, ed é
capace di guardare queste cose, percependo che un giusto corso della
vita era in cattivo stato e desiderando infliggere una punizione su di
loro, così che essi potessero essere castigati e corretti, raggruppò
tutti gli dei nella più santa tra le loro abitazioni che, essendo posta
al centro del mondo, poteva osservare tutte le cose create. E quando li
ebbe riuniti tutti parlò così:...
Fine
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Il resto del testo non ci é mai arrivato... peccato!
Spero
vi sia piaciuto almeno quanto é piaciuto a me... e se trovate errori o
qualche parte fosse poco comprensibile, contattatemi cosicché possa
effettuare la correzione...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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