Si muoveva per la città veloce, silenziosa, strisciante e fredda, come la morte...
Le luci contribuivano non poco a render tetro il paesaggio.
Quella luminescenza verdastra che si diffondeva nell'aria avanzava con l'avanzare di quella strana nebbia...
Capitava spesso che la nebbia scendesse a valle dalle colline che circondavano il paese, eppure non era mai stata cosi...
Non so come descrivere quella strana sensazione.
Tutto sembrava impregnato di morte.
Le vie erano deserte e il silenzio quasi assoluto, rotto solo da qualche sempre più raro ululato di cani ormai selvatici...
Guardai il cielo...
non c'era la luna e le stelle, quelle poche che ancora si vedevano, erano circondate da quella foschia opaca e irreale, come fossero sul punto di spegnersi e morire anche loro.
Tutto era freddo e silenzioso, così irreale nella sua terribile realtà, così diverso dal chiasso di qualche giorno prima.
Ricordo ancora le strade affollate, il rumore delle auto in corsa, la gente che si ferma di fronte ad una vetrina.
Troppa gente - penso - che ci sarà di tanto interessante?
Ricordo di essermi avvicinato anch'io, incuriosito da tante grida di stupore...
Ricordo quel televisore sintonizzato su un telegiornale e le parole del cronista, incredibilmente cariche di preoccupazione:
"Sembra che sia nuovamente guerra, tra le grandi potenze..."
e poi più niente, il segnale era sparito!
Per un attimo il silenzio irreale della morte ci pervase.
Poi il silenzio si trasformò in consapevolezza e la consapevolezza portò con se il terrore...
Fu questione di istanti, il cielo si fece bianco, poi luminescente... accecante.
Si alzò un vento caldo che sapeva di morte, che veniva da lontano... poi da vicino... ... puzza di carni bruciate.
La gente cominciò a morire subito dopo.
La stessa sorte toccò ad animali e piante.
Erano bastati pochi giorni per sterminare sette miliardi di esseri umani, ben poca cosa, comunque, rispetto le perdite della Natura.
Poche eccezioni si muovevano lentamente per quelle lande ora deserte, in attesa del loro destino.
Ora tutto poteva ricominciare, lentamente, ancora una volta, e chissà a chi sarebbe toccata stavolta la corsa all'evoluzione...
Le luci contribuivano non poco a render tetro il paesaggio.
Quella luminescenza verdastra che si diffondeva nell'aria avanzava con l'avanzare di quella strana nebbia...
Capitava spesso che la nebbia scendesse a valle dalle colline che circondavano il paese, eppure non era mai stata cosi...
Non so come descrivere quella strana sensazione.
Tutto sembrava impregnato di morte.
Le vie erano deserte e il silenzio quasi assoluto, rotto solo da qualche sempre più raro ululato di cani ormai selvatici...
Guardai il cielo...
non c'era la luna e le stelle, quelle poche che ancora si vedevano, erano circondate da quella foschia opaca e irreale, come fossero sul punto di spegnersi e morire anche loro.
Tutto era freddo e silenzioso, così irreale nella sua terribile realtà, così diverso dal chiasso di qualche giorno prima.
Ricordo ancora le strade affollate, il rumore delle auto in corsa, la gente che si ferma di fronte ad una vetrina.
Troppa gente - penso - che ci sarà di tanto interessante?
Ricordo di essermi avvicinato anch'io, incuriosito da tante grida di stupore...
Ricordo quel televisore sintonizzato su un telegiornale e le parole del cronista, incredibilmente cariche di preoccupazione:
"Sembra che sia nuovamente guerra, tra le grandi potenze..."
e poi più niente, il segnale era sparito!
Per un attimo il silenzio irreale della morte ci pervase.
Poi il silenzio si trasformò in consapevolezza e la consapevolezza portò con se il terrore...
Fu questione di istanti, il cielo si fece bianco, poi luminescente... accecante.
Si alzò un vento caldo che sapeva di morte, che veniva da lontano... poi da vicino... ... puzza di carni bruciate.
La gente cominciò a morire subito dopo.
La stessa sorte toccò ad animali e piante.
Erano bastati pochi giorni per sterminare sette miliardi di esseri umani, ben poca cosa, comunque, rispetto le perdite della Natura.
Poche eccezioni si muovevano lentamente per quelle lande ora deserte, in attesa del loro destino.
Ora tutto poteva ricominciare, lentamente, ancora una volta, e chissà a chi sarebbe toccata stavolta la corsa all'evoluzione...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO