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lunedì 18 agosto 2008

Coqì Beach

Chiudo la mia email a un'amica con la 'notizia' che vado a fare una seduta di docciaterapia. Prima però si accende un interruttore da qualche parte e telefono a mia sorella Marica sul portatile: "Sei al mare?" le chiedo. "Sì, sono al mare" mi risponde. Qualche altro bla-bla e poi ciao-ciao. Vado in cucina e lavo le poche cose della sera precedente (ho una cucina ordinatissima). Poi doccia. Poi roba del mare. Nel cassetto dell'armadio non c'è. Ma dove capperi l'ho messa? Ah sì, l'ho messa in ordine da qualche parte, ma non ricordo dove, forse lassù in una borsa-valigia. Prendi la sedia, tira giù la borsa, eccola! Mi ci vuole uno zainetto, ce l'ho, ma ci sono accessori informatici, svuota lo zainetto, metti asciugamano-costume-ciabatte, indossa costume, indossa pantaloncino sopra costume, scarpe, maglietta, sistema borsetto, tira giù le tapparelle, verifica finale, chiave, porta, chiudi porta.

Imbocco la Braccianese; all'altezza di Osteria Nuova, a sinistra; la strada l'ho già fatta una volta, è stretta e piena di curve, ma suggestiva; in un punto si passa in un tunnel di alberi; incrocio, az! è proprio pericoloso, bisogna stare attenti; proseguo e seguo le indicazioni stradali come mi ha suggerito Marica; supero Maccarese e arrivo alla rotonda di Fregene; a sinistra; dopo il Riviera trovo il cartello del Coqì Beach; il parcheggio è gratuito; entro; all'ingresso un signore, che scoprirò dopo essere il proprietario. "E' la prima volta che vengo e non conosco le procedure, cosa devo fare?" gli domando. "Lei è con la signora?" mi domanda indicando una bella signora non molto distante da me. "No, ma mi piacerebbe" rispondo (la signora sembra molto lusingata e sorride, ricambio). "Allora guardi, vada da quella signora alla cassa e dica di cosa ha bisogno". "Grazie-Prego".

Alla signora alla cassa chiedo un lettino: "Otto euro, se ha i tre euro..." mi risponde. Infilo la mano nel borsetto e ne tiro fuori cinque di carta; poi la mano va all'altro scomparto (quello degli spiccioli) e tira fuori una manciata di metallo, compreso un portachiavi con medaglietta della madonna di Lourdes: "Con questo non posso pagare, immagino". La signora sorride. Con la ricevuta in mano mi avvio verso la riva. Mi viene incontro un giovanotto con pantaloncini e maglietta. "Immagino che mi debba rivolgere a lei" gli dico. "Ce stò solo io" mi risponde. Gli dò il biglietto del lettino e lui ne lacera un pezzo: "Dove glielo metto?" (accipicchia che esempio di comunicazione). "Sto cercando mia sorella, signora bionda con bambino e lettino vicino al bagnino". Vicino al bagnino una signora bionda con lettino c'è, ma mi dà le spalle e non vedo il bambino. Sono abbracciati.

Quando Marica mi vede le si illumina il volto: "Luciano, guarda chi c'è, che bello!" esclama. Quando mi levo maglietta e pantaloncino, il suo pensiero di sorella-madre va alla crema: "Ho la protezione quattro, quindici e trenta, quale vuoi?". "Non lo so, non ho mai usato creme". Decide per la quindici. Viene dietro di me, che sono seduto sul lettino, col flacone e invece di aprirlo come previsto, svita il tappo. Non so quanta crema mi cola per la schiena. "Ho, scusa, mi sono emozionata e ho svitato il tappo" si rammarica. Alla fine del trattamento sono bianco di crema. Ci vuole un bagno. Entro in acqua: è calda, non limpida e c'è qualche ondina.

Vado avanti, ma cammino-cammino e l'acqua mi arriva al massimo all'ombelico. Alla fine mi fermo e decido di fare finta di non toccare. Mi immergo. Calda, piacevole, rilassante. Non lontano da me due signore di piacevole aspetto che mi sembra che parlino spagnolo, ma sono poche le parole che giungono alle mie orecchie e non mi danno la certezza della lingua. Dopo un po' mi avvicino a un signore di mezza età che sta smucinando con una mano nella sabbia. "Cerca vongole o telline?" gli chiedo. "No 'e vongole nun ce stanno, bisogna annà allargo; pijo 'e telline". Chiacchieriamo per un po'. Dopo mia sorella mi dirà: "Eri appena entrato in acqua che già parlavi con qualcuno".

Il signore mi dice molte cose interessanti e ha una voglia di parlare indiavolata. Parla praticamente sempre lui. Io cerco di inserirmi nel discorso in quegli attimi che riprende fiato. Ma mi viene concesso poco spazio. Abitiamo anche relativamente vicini: lui a Prima Porta, io vicino all'Olgiata. Dopo un po' vedo Marica in acqua con Luciano e decido di raggiungerli. Stanno giocando con una palla-mela. Sì, proprio una mela che usano come palla e si lanciano a vicenda. La mela galleggia; non lo sapevo. Marica rientra a riva e io resto con Luciano a fare lo stesso gioco. Ma lui non misura la forza né la direzione, quindi tutte le volte che tira la palla-mela mi copro il volto con le mani. Per fortuna non mi centra. Ah, basta bagno; torno sulla spiaggia. Mi è venuto un languorino allo stomaco. Quasi-quasi mi faccio un panino.

A metà della spiaggia c'è un gazebo con bar. "Cornetti, panini, tramezzini?" chiedo al giovanotto con coda di cavallo. "Abbiamo panini, baguette, con prosciutto crudo e mozzarella, prosciutto cotto e mozzarella, pomodoro e mozzarella" risponde. "Ma la baguette non me la dà mica intera, spero" osservo, accompagnando le parole con il gesto del braccio destro allungato e la mano sinistra alla spalla destra. "No, la tagliamo in tre parti" mi rassicura. "Bene, allora prosciutto cotto e mozzarella e acqua minerale; se mi viene voglia del caffè glielo dico dopo" è la mia decisione. Prendo anche il caffè - lungo-lungo come piace a me - e mentre lo sorseggio vedo Marica che sta parlando con una delle signore che avevo visto in acqua.

Le raggiungo; si stanno salutando. Marica, che conosce le buone maniere, ci presenta: "Questo è mio fratello Giovanni" dice rivolta alla signora. "Piacere-piacere, Giovanni-Anna". Dall'aspetto e dalla pronuncia un po' esotica mi sembra [...] e azzardo: "Sei brazileira?". "Sì" risponde. Una bella signora portatrice di sorriso. Marica poi mi dirà che è separata e il giudice le ha affidato la bambina e il padre può vedere la figlia per due ore ogni due settimane alla presenza della madre. Accipicchia che brutta separazione! Una separazione giudiziale è il quanto-di-peggio possa esistere: due persone, che pensavano di amarsi e diventano nemiche. Anche se non mi ha mai riguardato, mi rattrista. Scambiamo qualche battuta di convenevoli e poi la mia solita battutaccia: "Vi avevo viste parlare e ho pensato: Marica deve fare proprio così, intercettare belle signore e presentarmele". Per fortuna ridono tutt'e due. Io mi aggrego.

Alle 15.00 andiamo a prendere il gelato per Luciano e il caffè per Marica. Alle 15.30 partenza. Intanto, siccome quel signore che avevo conosciuto in acqua mi aveva parlato di uno stabilimento dell'Esercito (avevo infatti visto unTricolore sventolare e mi era venuto il sospetto), al rientro (3-400 metri dal Coqì) mi fermo in quello stabilimento per chiedere. Al botteghino ci sono un giovanotto e una bella ragazza. Tutti e due sorridenti. "Ho una domanda" esordisco. "Prego" è la risposta della ragazza.

"Il mio nome è Giovanni Bernardi e sono generale di divisione del ruolo d'onore dell'Esercito, quindi in pensione; non ho la tessera AT che conferma la mia appartenenza alle Forze armate, perchè non mi è mai servita; cosa devo fare per poter accedere a questo stabilimento dell'Esercito?" spiego. "Questo non è Esercito, ma Ramdife (Reparto autonomo ministero della Difesa) - mi risponde la ragazza - ed è lo stabilimento del ministero della Difesa; se vuole le facciamo la tessera come socio aggregato".

Az - penso - non ho mai visto una burocrazia meno burocratica. Presento la patente, dove sono ritratto in divisa e che ha la residenza aggiornata oltre alla abilitazione alle patenti A-B-C-D-E, e mi viene rilasciato il tesserino con il quale posso accedere allo stabilimento con prezzi militari. Ma domani non ci andrò, perché sarò con Marica al Coqì.

Giovanni Bernardi

Una sola ragione

Abbiamo ucciso per il bene
e non abbiamo avuto dubbi
avremmo di certo osato
senza vedere l'anima almeno
seduto tra le stelle l'uomo
guarda la sua piccola terra
azzurra di cielo coperto di nubi
accapigliate in guerra sempre
e avrebbe ascoltato il vento
in uno supporre il domani
una sola ragione ci muove.
E' quella che magnetica spinge
la terra lontana dal sole e poi torna
e la marea va e viene alla luce
della luna che da qui sembra viva
ma è l'illusionista della morte
a farci vedere un'altra possibilità.

Giuseppe Marchi

domenica 10 agosto 2008

Ovidio: le metamorfosi e il Diluvio...

Nel precedente articolo sulle Metamorfosi ho concluso parlando dell'età del ferro, l'era delle guerre.
Giove, stancatosi di vedere e sentire gli uomini riunì il concilio degli dei per decidere sulla punizione da dare alla razza umana e dopo aver valutato attentamente decide di usare l'acqua per distruggere questa razza malvagia. I fulmini, sua arma preferita, avrebbero potuto dar fuoco al "sacro etere" e causare distruzioni incontrollabili. Si sarebbe potuto infiammare e bruciare il lungo asse terrestre, ci riporta Ovidio! E dunque é meglio distruggere "la stirpe dei mortali con un'inondazionee mandare un diluvio da ogni parte del cielo".
E così l'acqua sommerse il mondo, trascinando via tutto "e le torri strettedall'acqua restano invisibili sotto i gorghi; ormai non c'era nessuna separazione tra mare e terra: tutto era mare ma al mare mancavano i lidi...
Solo in due si salveranno, Deucalione e la moglie, Pirra. Su una fragile barca sopravvissero ed approdarono sul monte Parnaso e, resisi conto di essere soli al mondo si rivolgono agli dei perchè li consiglino su come ripopolare la terra con la stirpe degli uomini. Temi, interpellata dai due sopravvissuti risponde: "Allontanatevi dal tempio e copritevi il capo, sciogliete le vesti e buttate dietro le spalle le ossa della gran madre..."
Deucalione, figlio di Prometeo, interpreta come "pietre", le ossa della gran madre "Terra" e così, ubbidendo alla dea, inizia il lancio delle pietre... e "le pietre lanciate dalle mani di Deucalione assunsero l'aspetto di maschi, mentre le femmine ripresero vita con il lancio effettuato dalla donna"...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 8 agosto 2008

Pratica di Mare

Pratica Di Mare, Giornata azzurra 2008...

Continua...

Barbara Ghetti e Sandro Ammassari



Storia della Sardegna e della Corsica... le antiche popolazioni

Una delle domande che mi sono posto relativamente ai nomi delle popolazioni sarde riguarda il significato e la provenienza del termine "Barbagia", utilizzato per indicare la parte centrale della Sardegna, e "barbaricini" riferito ai suoi abitanti. Nel corso delle mie letture non mi era mai capitato di trovare riferimenti al significato. L'assonanza con il termine "barbaro" mi aveva fatto pensare che potesse avere un significato simile... ma niente di certo fino a ieri.
Nel libro "Storia della Sardegna e della Corsica" di Ettore Pais ho trovato risposta alla domanda.
I termini derivano effettivamente dal termine "barbaro" e furono utilizzati dai romani per descrivere le popolazioni rozze e "vestite di pelli" (da cui anche il termine "Pelliti") responsabili di atti vi brigantaggio condotti contro le popolazioni delle pianure sarde. I romani, dopo aver sconfitto le forze cartaginesi presenti sull'isola nel corso della prima e seconda guerra punica e nei periodi successivi, furono impegnati in continue lotte con le popolazioni interne, eredi degli antichi popoli conosciuti come Iolei o Ilienses, talvolta considerati due popoli distinti. La Sardegna era diventata una provincia di Roma ma la povertà delle terre spinse Cesare Augusto a darne il comando ad Ufficiali di grado equestre (inferiori rispetto ai magistrati), chiamati prefetti.
Da allora i popoli interni non ancora domati vennero chiamati "barbari" o "barbaricini" e gli antichi nomi pian piano furono dimenticati, al pari delle loro origini che, a quanto sembra, gli antichi storici greci facevano risalire a popolazioni di origine ellenica forse stanziatesi in Sardegna ai tempi del mitico eroe greco Ercole...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 7 agosto 2008

Porto Torres: ancora al mare...


Come promesso, eccomi ancora con voi... in diretta dallo scoglio di Porto Torres, sede del Club del Ponte...
Oggi, prima di passare a presentarvi un altro abitante dello scoglio devo fare delle puntualizzazioni relative al precedente articolo.
Prima di tutto bisogna chiamare gli abitanti dello scoglio con il loro nome... e cioè "pinguini"... per l'abitudine di stare sempre in piedi a chiacchierare! Abitudine dovuta anche alle rocce taglienti sulle quali è difficile sedersi...
Poi occorre dire che lo scoglio era frequentato da molto prima che arrivasse il signor Gavino... sono stati in tanti a dirmi che era già abitato in tempi "preistorici"... ed è giusto riconoscerlo.
In ogni caso, ora è il momento di passare alla presentazione di un altro abitante, Giovanni Zucca da Porto Torres (detto Giovannino per gli amici). Giovannino abita lo scoglio come pinguino praticamente da sempre... Dopo aver passato la vita tra i mobili ad occuparsi di arredamento d'interni, dopo aver fatto la sua trasferta anche a Roma ed aver lavorato nel mondo del cinema in qualità di "Ebanista bella presenza" , è tornato al suo scoglio come pinguino.
E' lui che ci dice che "con l'arrivo di Gavino Usai il club è cresciuto... grazie al suo modo di fare..."
La giornata estiva di Giovanni è molto semplice, arriva presto allo scoglio e si fa un giro alla ricerca di qualche patella e di qualche piccolo granchio...
Ma, vi chiederete, che fine fanno le prede?
Io sono convinto che vengano liberate dopo averle salutate ma qualcuno dice che finiscono in padella, saltate nell'olio con aglio, prezzemolo e pomodori pachino... chissà chi ha ragione...
Il suo hobby è lo studio di testi sacri, la Bibbia in primo luogo ma anche i testi di altre religioni. Poi la sera esce per una bella passeggiata...
Ma ora è tardi ed è arrivato il momento di sentire se l'acqua del mare è abbastanza calda per il bagno.
Arrivederci a presto...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 4 agosto 2008

Storia della Sardegna e della Corsica... le guerre puniche

Cosa c'entrano le guerre puniche con la Sardegna direte voi... non interessarono i Romani e i Cartaginesi? Si, ma...
In questi giorni sto leggendo un volume acquistato alcuni anni addietro e appena sfogliato, l'autore è Ettore Pais, Accademico dei Lincei e Senatore a vita del Regno d'Italia nonché fondatore del Museo archeologico dell'Università di Sassari ma soprattutto grande conoscitore della storia antica romana e della Sardegna. Ebbene, senza tirarla troppo per lunghe, le guerre puniche furono combattute probabilmente per il dominio sul mediterraneo e molte delle battaglie furono combattute sulla terra di Sardegna o nei mari limitrofi...
Pare che i Cartaginesi (talvolta chiamati Puni, da cui guerre puniche!) dal 500 a.C. circa avessero la supremazia sul mar mediterraneo ed in particolare commerciavano con la Sardegna lungo le coste e forse anche all'interno. I problemi con i romani dovettero iniziare già in quei tempi, se non in Sardegna, sicuramente in Sicilia, altra isola quasi per intero sotto l'influenza cartaginese...
In quei tempi lungo le coste della Sardegna vi erano alcune importanti città... Carales (Cagliari), la più nota e popolosa... ma anche Olbia (chiamata Terranova... perché poi? Forse perché si trattava di una colonia etrusca? Oppure fenicia? Questi due popoli erano talvolta alleati nelle loro guerre... come fossero genti della stessa stirpe!) e poi sulla costa occidentale vi era la città di Cornus (oggi Santa Caterina di Pittinuri, vicino a Cuglieri) e nel sud-ovest si trovava invece Sulci, mentre nel centro si trovava la città di Macopsisa, oggi conosciuta col nome di Macomer... tutte città sotto l'influenza dei Cartaginesi...
E così la guerra tra Cartaginesi e Romani per il controllo del Mediterraneo venne combattuta, come ancora oggi spesso accade, su altre terre che furono messe sotto sacco...
Due guerre, quelle Puniche che videro alla fine il prevalere di Roma che poté estendere la sua influenza in tutto il mediterraneo.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO