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mercoledì 2 settembre 2009

Terra sarda di Ernst Junger

Certo che fa un certo effetto leggere della propria terra i pensieri e le riflessioni di uno scrittore straniero... "unu strangiu", come si dice da noi!
Ma Ernst Junger, scrittore tedesco, nelle sue pagine ha lasciato il ricordo di una Sardegna che ora non esiste quasi più!
Mi ha colpito la sua ricerca di pace, l'averla trovata in un luogo nel sud Sardegna in cui in quegli anni (1954) non era ancora arrivata l'energia elettrica. Era un tempo in cui i contadini ancora usavano la zappa e i pastori sorvegliavano le loro greggi all'ombra di una roccia che fungeva anche da casa...
Tempi passati e che talvolta vengono rievocati da mio suocero, calato il sole, al fresco del cortile fino a poche ore prima infuocato.
Junger osserva la natura, le antichità dell'isola, la lingua, gli insetti... senza disprezzare cibi naturali e l'osservazione dei paesani, in attesa che anche in quell'angolo di paradiso arrivi l'energia elettrica a portare l'illuminazione artificiale, i motori per le pompe dei pozzi, la radio, il cinema... e la fine della tranquillità!
Mi colpisce la sua capacità di parlare con gli altri, usando una lingua, l'Italiano, da lui poco conosciuta, in mezzo a gente di lingua Sarda... gente antica!
E in mezzo al suo viaggio tra terre antiche i suoi pensieri, le sue riflessioni sul mondo, sul potere, sulla felicità, sulla poesia, sulla Patria...

"le isole sono Patria nel senso più profondo, ultime sedi terrestri prima che abbia inizio il volo nel cosmo"

Grazie Junger, per averci lasciato il tuo diario di viaggio... grazie per la tua testimonianza!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 1 settembre 2009

Il pendolo di Foucault... di Umberto Eco

Tempo addietro, saranno almeno quindici anni, lessi per la prima volta "Il nome della rosa" e ne rimasi affascinato al punto che negli anni successivi rilessi il libro ancora una volta!
Tempo dopo girando per le librerie, cosa che faccio ogni volta che posso, trovai un altro libro di Eco, "Il pendolo di Foucault" e memore della avvincente storia dell'altra sua opera, lo acquistai.
Se ben ricordo iniziai la lettura la sera stessa... ma invano!
Leggevo ma non riuscivo a capire, erano più le cose che ignoravo che quelle che mi aprivano uno dei famosi cassettini della memoria di Jerry Scotti così, seppur a malincuore, dopo poche pagine abbandonai l'impresa in attesa di tempi migliori!
In questi anni ripresi il libro in mano a riprese, in tempi diversi almeno altre due volte, sempre in estate ma il risultato non fu diverso... é vero che l'ultima volta (cinque anni addietro?) lessi una trentina di pagine ma senza evidenti miglioramenti di comprensione... abbandonai ancora, fino a questa estate!
La settimana scorsa, terminato di leggere il primo volume delle "Storie" di Polibio in edizione GTE che comprende i primi tre libri, mi buttai sui fumetti di Topolino, sempre bellissimi anche dopo tanti anni, ma poi cominciai a frugare nella libreria, alla ricerca di qualche volume dimenticato o semplicemente abbandonato in attesa del momento giusto... trovai un portolano della Sardegna, regalo di un parente, che però mi era sfuggito, una storia delle religioni di Donini e un vecchio volume sulla storia dei Rosa - Croce, letto tempo fa... ma sempre interessante; é anni che non leggo un romanzo, pensai...
Poi, in un angolo in seconda fila, nascosto alla vista come spesso si nascondono le cose brutte o i fallimenti, ecco emergere il dorso bianco con una linea rossa della serie Best Sellers della Bompiani... "Il pendolo di Foucault" mi sfidava... ed io accettai la sfida,quasi a malincuore, convinto com'ero che sarebbe stato l'ennesimo fallimento!
Keter...
Come inizio non c'é male, prima parola... prima parola sconosciuta... ma vado avanti lo stesso... ho imparato che non bisogna pretendere di capire tutto dall'inizio, a volte le cose si capiscono durante... altre volte solo alla fine... e talvolta non si capiscono e basta!
Ora so qualcosa in più...
New Atlantis di Francis Bacon, ecco un altro riferimento che un tempo mi avrebbe fermato... come andare avanti nella lettura sapendo che difficilmente potrò controllare la veridicità di alcune affermazioni? Ora la mia conoscenza dell'inglese scritto mi permette almeno di provare... così mi scarico dal Progetto Gutemberg il testo inglese che ora attende il suo momento sul desktop del mio computer...
Vado avanti nella lettura e mi fermo quando mia moglie mi chiama per la cena... sono a pagina 45... forse questa é la volta buona, penso!
Dopo cena faccio un breve riassunto di ciò che ho letto a mia moglie... strano, ricordo addirittura i nomi dei personaggi, Belbo, Casaubon, Diotallevi... eppure...
La mattina dopo mi alzo alle sette, mi lavo la faccia velocemente e poi mi accomodo sulla sedia a dondolo, comodo rifugio per la lettura.
Lo scricchiolio ritmato del legno sul pavimento mi concilia la lettura... alle otto e trenta si sveglia mia moglie e prendiamo il caffè... andiamo al mare oggi?
Si, andiamo all'Argentiera... e speriamo ci sia poca gente così posso leggere...
HOKMAH...
BINAH...
... i Templari... lessi qualcosa tempo addietro, la storia del loro ordine cavalleresco e la loro fine. Ma il libro non é più nella libreria... non so che fine ha fatto! Ma non é importante perché Eco ne fa un bel riassunto per il tramite di uno dei suoi personaggi.
Pagina dopo pagina il romanzo scorre, le parole si affollano nella mia mente, appunti veloci prendono corpo lungo i bordi delle pagine e sull'agenda che mi ha regalato un amico, grazie...
Le grandi cattedrali e i loro misteri... se di misteri si può parlare. Mi tornano in mente, non so perché, i nuraghe della civiltà cosiddetta del Bronzo, Sardegna... terra antica e sconosciuta, ma questo non c'entra niente con Eco.
Tritemio... ecco un altro personaggio che ho già incontrato nelle mie letture, vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500, autore di un testo di steganografia conosciuto come testo esoterico, fa parte degli autori che si trovano nella mia lista delle cose da approfondire unitamente al suo testo "De origine gentis Francorum compendium" che purtroppo non sono ancora riuscito a trovare...
Piramidi, Graal, Cagliostro, Conte di San Germano, John Dee e le vite dei tre personaggi principali si alternano senza lasciare spazi e ti trascinano come per magia attraverso il tempo e i misteri veri o supposti che forse solo Eco é capace di raccontare in questo modo...
Ripenso a tutte le volte che avevo preso il libro tra le mani e poi avevo rimesso al suo posto sconsolato... ora evidentemente é il momento giusto! Certo, ho tanto ancora da imparare ma mi sembra di essere in grado di capire... se c'é qualcosa da capire! Illusione?
Il vuoto non esiste... o almeno così si dice vi fosse scritto nella cripta dei Rosa Croce, anzi del loro supposto fondatore, il Padre Rosencreutz, che istituì anche la Regola...
Iniziazione e misticismo... differenti ma simili... a livelli diversi: "l'iniziato controlla le forze che il mistico patisce [..] l'iniziazione é frutto di lunga ascesi della mente e del cuore..." ci dice Eco.
E così passano le pagine, una dopo l'altra, lasciando in me una sorta di memoria sbiadita che va ad aggiungersi a ciò che conosco e a ciò che apparentemente ho dimenticato, strato su strato a formare la conoscenza... e contemporaneamente crescono anche i mie i appunti di curiosità da verificare o da approfondire... fino a MALKUT!

Buona lettura...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 5 agosto 2009

L'Ignaro e la vita...

A volte ci si rende conto troppo tardi di aver mancato all'appuntamento che avrebbe potuto cambiare la propria vita, altre volte non ci si rende neanche conto di averlo mancato.

C'é chi invece segue il solco tracciato da altri per lui, prima di lui, senza minimamente porsi il problema... chi più fortunato dell'Ignaro?


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 2 agosto 2009

Lo sviluppo dell'Umanità

Possibile che l'uomo sia così com'é grazie agli ultimi 5.000 anni di sviluppo?
In fin dei conti si tratta di appena 200 generazioni... cosa possiamo dire dei tempi antichi, dei milioni di anni di svilluppo dalle scimmie a ciò che siamo oggi?
Che fossero tutti cretini? Mi sembra strano...
E se ci sbagliassimo?!?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 1 agosto 2009

Cos é la poesia?

Cosa é la poesia se non ciò che per te é poesia?
E nessuno riuscirà mai a convincerti del contrario...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

martedì 28 luglio 2009

Nel firmamento...

Esiste una stella chiamata Amore che risplende per l'eternità...

affianco un'altra stella,

piccola e nera,

chiamata Odio,

le contende le anime mortali...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 26 luglio 2009

Virgilio e l'Eneide

Sono quasi vent'anni che il volume dell'Eneide si trova nella mia biblioteca personale, ma fino alla settimana scorsa non era mai stato aperto!
Tanti libri sona ancora là che aspettano...

Eneide... ovvero l'epopea di Enea e della sua nuova terra, l'Italia!
E si, perché forse non tutti sanno che l'Eneide é la storia della nascita di un popolo, quello dei Romani!
Se la storia sia veramente andata come Virgilio ci ha raccontato o se si tratti di pura e semplice invenzione a me poco importa (anche se io penso che come per tutte le cose la verità sia nel mezzo!). Ciò che mi interessa invece é la ricerca di notizie e informazioni che l'Eneide ci ha tramandato!
Ma prima di cominciare a raccontarvi curiosità, stranezze e fatti meravigliosi lasciatemi dire che se anche voi avete tra i vostri libri l'Eneide e non l'avete mai letta (non considerando ciò che avete fatto a scuola!), beh... rispolverate il libro e leggetelo, anche solo pochi versi al giorno, ma leggetelo! Vale veramente la pena!

"Armi canto e l'uomo che primo dai lidi di Troia venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge lavinie..."

Così inizia la storia di Enea che, finita la guerra che vide Troia distrutta, profugo per mare e per terra alla fine si stanzierà in Italia, nel Lazio in particolare nella città di Lavinio.

Durante il viaggio, che durerà anni, possiamo seguire Enea lungo il suo percorso, da quando si lascia dietro la costa della sua terra fino a Cartagine, dove conoscerà e sposerà, per poi abbandonarla, la bella Didone, fonte di odio eterno tra Roma e Cartagine.
Didone, sorella di Pigmalione "assassino feroce su quanti mai furono...", re della città di Tiro, scappò da Tiro dopo che il fratello assassinò il suo sposo. Arrivata via mare dove poi fonderà Città Nuova... Cartagine.

E pagina dopo pagina Virgilio ci racconta ciò che sa sulla storia dell'Italia o, per meglio dire, della penisola...
Così si scopre che secondo lui Padova fu fondata dai Troiani, anch'essa:
"Antènore, pure, ha potuto, sfuggendo agli Achivi, penetrar sicuro il mar d'Illiria, e i lontani regni Liburni e la fonte superar del Timavo, donde per nove bocche, con vasto rimbombo del monte, va, dilagato mare, travolge i campi nell'onda muggente. Si, egli pose qui Padova, sede di Teucri, e diede un nome alla gente, e appese l'armi di Troia..."

Ma la storia non é semplice e prima di riuscire a regnare sul Lazio Enea dovrà combattere e soffrire e con lui il suo popolo e suo figlio Ilo, Ascanio o Iulo che dir si voglia, perché si tratta sempre dalla stessa persona.

Dovranno passare trecento anni prima che dalla stirpe di Enea nascano Romolo e Remo e quindi Roma e i Romani!

E così voltiamo ancora pagina, seguendo l'istinto e sottolineando e tornando indietro e rileggendo...
Italia... Italia... Virgilio, raccontaci le sue origini se puoi...

"C'è un luogo, Esperia i Greci per nome dicono, terra antica, d'armi potente e feconda di zolla, gli Enotrii l'hanno abitata, ora è fama che i figli Italia abbian detto dal nome d'un capo la gente..."

Esperia... terra degli Enotrii!

Ma ancora una volta giriamo pagina assieme, per arrivare all'immagine di un immenso cavallo, macchina infernale, che ricolmo di uomini in armi attendeva che i Troiani lo accettassero... quale terribile imbroglio! Ulisse tra questi, ma chi ricorda il nome dell'inventore del cavallo? Epeo si chiamava...
Eppure il cavallo di Troia avrebbe fatto una misera fine se non fosse per un uomo, una spia disposta a sacrificarsi per vincere la guerra, che si presentò di fronte ai Troiani e li convinse a portare il cavallo integro dentro le mura!
Solo qualche dio poteva convincere Priamo e i Frigi così fù! Infatti mentre Laocoonte, colui che poco prima aveva colpito con la sua lancia il cavallo, compiva i sacrifici al dio Nettuno, ecco che
"immensi due draghi incombon sull'acque e tendono insieme alla spiaggia. Alti hanno i petti tra l'onde, le creste sanguigne superan l'onde, l'altra parte sul mare striscia dietro, s'inarcan le immense terga in volute. Gorgoglia l'acqua e spumeggia. E già i campi tenevano, gli occhi ardenti iniettati di sangue e di fuoco, con le lingue vibratili lambendo le bocche fischianti. Qua, là, agghiacciati a tal vista, fuggiamo. Ma quelli diritto su Laocoonte puntavano: e prima i piccoli corpi dei due figli stringendo, l'uno e l'altro serpente li lega, divora a morsi le piccole membra; poi lui, che accorreva in aiuto e l'armi tendeva... "
I serpenti scapparono poi verso i templi e li si nascosero... subito tutti interpretarono il fatto come il volere degli dei che il cavallo prendesse posto tra i templi... solo Cassandra dicendo, mai creduta, il vero... E Troia cadde e con lei la stirpe di Priamo...

E così é arrivato il momento di voltar ancora una volta pagina...

Eccomi ora ancora una volta ad Enea, che ricorda la sua fuga lungo le vie della città urlante, in mezzo ai nemici...
E mentre corre la sposa amata, Creusa, si perde e lui la cerca urlando tra i nemici il suo nome...
E lei allora, o forse il suo fantasma, gli appare...

"Perché cedi tanto a un dolore insensato, mio dolce sposo? Non senza volere dei numi avvenne questo, con te portarti Creusa non puoi, non vuole il sovrano dell'altissimo Olimpo. Lungo esilio t'aspetta, tanto mar da solcare: e alla Terra verrai del Tramonto, dove l'etrusco Tevere scorre tra fertili campi con lenta corrente. Qui prosperi eventi e regno e sposa regale son pronti per te: non pianger più l'amata Creusa. Non io le case superbe vedrò di Mirmidoni o Dolopi, non a servire le donne dei Greci anderò io, la Dardanide nuora di Venere. Me la Gran Madre dei numi tien qui, in queste terre. E ora addio, e del nostro bambino conserva l'amore..."

Grazie Virgilio, grazie per queste parole...

Ma Enea prosegue il suo viaggio e noi, come fantasmi, ospiti non visti, ne seguiamo da lontano le mosse...
Per prima toccarono la terra Tracia, dove un tempo regnava Licurgo, ma il loro viaggio era appena all'inizio.

"Dardanidi duri, la terra che dalla radice dei padri vi generò per prima, quella nel seno fecondo vi accoglierà ritornanti..."

Così il vecchio Anchise, padre di Enea, cercando tra i ricordi degli Antichi, indicò in Creta la casa di partenza da ricercare...

Levate le ancore dal porto di Ortigia diretti verso Creta speranzosi i nostri eroi viaggiano... ma giunti a Creta la peste li accoglie malevola. Un nuovo viaggio al santuario di Apollo, ad Ortigia, riporta la giusta interpretazione delle parole degli dei, Anchise sbagliava...

"Esiste una terra, Esperia i Greci la dicono a nome, terra antica, potente d'armi e feconda di zolla, gli Enotrii l'ebbero, ora è fama che i giovani Italia abbian detto, dal nome d'un capo, la gente..."

Dall'Italia Iasio e Dardano vennero a fondare Ilio e in Italia é destino che Enea torni a fondare Lavinio dal nome della sposa Lavinia...

E il viaggio prosegue, lungo lo Ionio, fino alle Strofadi dove lottarono contro le Arpie. Poi verso Zacinto e poi Itaca e oltre fino a Butroto. Poi attraversar il mare e ridiscendere lungo la costa fino all'isola Trinacria, la nostra Sicilia, che occorre circumnavigare per evitare le orribili Scilla e Cariddi.

"Poi quando, salpato, ti spinga alle Sicule spiagge il vento e ti s'apran le chiostre dell'angusto Peloro, le rive a sinistra, i mari a sinistra, in lungo circuito tu devi seguire, fuggi l'onde di destra e le coste. Questi luoghi violenta sconvolse in antico e vasta rovina (tanto può trasformare vetusta lunghezza di tempi) e lontani, si narra, balzarono, mentre eran prima un'unica terra: scrosciò in mezzo il mare e coi flutti il lato esperio tagliò dal siculo, e campi e città, separati di lido, bagnò con angusto fluire. Il fianco destro Scilla, il sinistro Cariddi implacabile tiene..."

Per la seconda volta trovo il riferimento agli eventi che separarono la Sicilia dall'Italia, mi fermo rifletto... rileggo quella nota presa alcuni anni fa da Naturales Quaestiones di Lucio Anneo Seneca e poi riprendo la lettura...

Ed ecco dopo Scilla e Cariddi la seconda isola Ortigia... questa di fronte al golfo sicanio, dopo Megara... che sia l'isola Ogigia di Ulisse? E poi Agrigento e Drepane... e Cartagine e la storia della sua regina suicida per amore e la maledizione contro il popolo che sarebbe sorto!
Povera Didone, sedotta e abbandonata... ma immortale nei versi del grande poeta Virgilio, richiamata a nuova vita nel cuore di ogni lettore...

E poi le coste della Sicilia e la Calabria fino all'Averno, dove Enea si recherà per rivedere il padre Anchise, morto lungo il viaggio, che gli racconterà il futuro della sua stirpe... Qui Enea incontrerà vari personaggi, anche la povera Didone... ma chi é veramente interessante é Salmoneo, condannato alle pene infernali per aver cercato di imitare "le fiamme e il rimbombo di Giove"... Ma leggiamo assieme...
"tirato da quattro cavalli e squassando una fiaccola, tra i popoli Greci, per la città che dell'Elide é il cuore, andava, esaltandosi, per se pretendendo dei numi l'onore: pazzo!, che i membri e il non imitabile fulmine simulava col bronzo e il galoppo dei cavalli monungoli..."
Cosa può significare tutto ciò? Nuove armi da guerra? L'invenzione, forse, di armi da fuoco? Chissà...

E così, pagina dopo pagina, Enea si avvicina al suo destino... le coste dell'Esperia, il Lazio... a combattere contro i Rutuli guidati da Turno, promesso sposo della bella Lavinia... e sangue e guerre e simboli di eroi passati disegnati sugli scudi, l'Idra cinta di serpi è il simbolo di Aventino figlio d'Ercole!

E un filo di vento immaginario, in questa calda giornata d'estate, gira le pagine e si ferma, poi, ben conoscendomi, sull'origine del termine Lazio...

"Per primo venne Saturno dall'Olimpo celeste, l'armi di Giove fuggendo, dal tolto regno scacciato. Egli, quel popolo barbaro (Fauni e Ninfe indigeni...) per gli alti monti disperso, riunì, diede leggi e chiamar volle Lazio la terra ove latebre (cioè rifugio!) aveva trovato, sicure... "

Lazio significa dunque "rifugio"... e quella era l'età d'oro. E si parla di Ausonia, di Sicani e di terra Saturnia e di Albula che muta il suo nome in Tevere... e di Giano e Saturno, fondatori delle antiche città di Gianicolo e Saturnia, già allora solo mura diroccate... e mentre leggo ancora un soffio di vento, dispettoso, mi gira la pagina fino alla fine e chi é interessato dovrà, se vuole sapere di più, aprire il libro da se!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO