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giovedì 6 marzo 2014

Introduzione alla cibernetica, di Norbert Wiener

Ho sentito parlare di Norbert Wiener (1894 - 1964) diverse volte in passato ma qualche mese fa mi ha incuriosito una citazione presente nella biografia di Alan Turing. Turing infatti faceva riferimento a lui come ad uno dei principali fautori della scienza dell'informazione e dello studio dell'apprendimento delle macchine, tema di suo estremo interesse.
Wiener è stato professore al Massachusset Institute of Technology dal 1919.
Era stato un bambino prodigio e i suoi interessi abbracciavano ogni branca del sapere.
A lui si deve l'invenzione del termine "Cibernetica", che definì così: "Lo studio dei messaggi, e particolarmente dei messaggi effettiviamente di comando, costituisce la scienza della Cibernetica, come è stata da me chiamata in un libro precedente, con un termine greco che significa arte del pilota o timoniere." Il libro a cui fa riferimento è "Cybernetics, or Control and Communication in the Animal and the Machine, pubblicato nel 1948.
Nel 1950 esce invece questo libro con il titolo originale "The Human use of Human Beings", ovvero "L'uso umano degli esseri umani".
Nel libro l'autore parla dell'America del suo tempo, dei problemi dell'istruzione, dello sviluppo delle idee e delle principali scoperte legate alla possibilità di apprendimento delle macchine, quelle stesse macchine calcolatrici che noi tutti bene conosciamo come computer e di quali potrebbero essere le conseguenze del loro impiego massiccio sulla società umana.
Perchè leggere questo libro?
Ce lo dice Wiener illustrando lo scopo per cui il libro è stato scritto: "Il nostro scopo è quello di spiegare le possibilità della macchina in quei campi che fino a oggi sono stati considerati come dominio esclusivo dell'attività umana, ma anche di mettere in guardia contro i pericoli di uno sfruttamento grettamente egoistico di queste possibilità, in un mondo in cui, agli uomini, debbono importare soprattutto le cose umane."
Purtroppo, guardando come è evoluto il mondo, direi che tutte le peggiori previsioni indicate dall'autore si sono verificate.
Buona lettura.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 5 marzo 2014

L'estronauta e la valle delle Idimarip (Quattordicesimo episodio)

La domenica mattina il nonno era abituato a passarla con Giulia ma quel giorno la piccola era andata al centro commerciale con i suoi genitori e lui si sentiva solo. 
L'ora di cena non era lontana e lui si sarebbe presentato puntuale, come ormai ogni sera da quasi quattro anni a questa parte, a casa della nipotina e mentre pensava alla storia da raccontare quella sera, qualcuno bussò alla porta.

- Arrivo. Disse a voce alta alzandosi dal divano, stordito dal caldo del camino acceso.

- Chi sarà mai a quest'ora?

- Nonno, nonnino, sono io! Non ne potevo più del centro commerciale e ho convinto mamma e papà a portarmi da te! - Urlò Giulia non appena si aprì la porta – Vero che posso restare con te? Mamma e papà devono finire di fare la spesa. - Aggiunse Giulia guardando il nonno con lo sguardo da piccola peste che le veniva così spontaneo.

- Ma certo che puoi restare. Non immagini quanto sono felice di vederti. E mentre parlava la prendeva in braccio come faceva sempre.

- Ti chiedo scusa papà ma Giulia non stava più nella pelle. Spero che non ti dispiaccia...
- Ma figurati. Non vedevo l'ora di abbracciare la mia nipotina. Andate pure a fare la spesa con tutta tranquillità. Quando finite venite a mangiare a casa da me se volete.

- Grazie papà, sapevo di poter contare su di te. Disse la mamma di Giulia andando via. - A più tardi allora e non mangiate troppi dolcetti, mi raccomando. Aggiunse salendo in macchina col marito.

- E ora che si fa? Disse il nonno alla nipotina. - A cosa giochiamo oggi? Fammi pensare. Se non ricordo male in questa busta c'è qualcosa che potrebbe piacerti. - Aggiunse sornione frugando in una busta di carta dentro la vecchia credenza della cucina. - Ricordo che alla tua mamma piaceva tanto giocarci - e mentre parlava rovesciò il contenuto della busta sul tappeto di fronte al camino invitando la piccola Giulia ad inginocchiarsi di fronte ad un mucchio di mattoncini lego di tutti i colori dimensioni e forme.

- Ecco, scommetto che non hai mai giocato con le costruzioni. Vieni, avvicinati e guarda come si fa. E in men che non si dica costruì un cagnolino con le zampe rosse e il muso nero.

- Che carino! - Disse Giulia prendendo il cagnolino e abbaiando rumorosamente. - Nonno, si può costruire anche un Camaleone? Mi piacerebbe vedere come si costruisce un Camaleone e anche il nostro amico Estronauta e poi il drago Ladone, una Cervespa e poi...

- Giulia. Per costruire tutte queste cose ci vorrà una serata. Facciamo così, ora costruiamo assieme Ruggero il Camaleone e poi ti racconto una storia di Giovanbattistamarialorenzo, va bene?
- Certissimamente! - Urlò Giulia saltando sul tappeto e distruggendo il povero cagnolino che finì sotto i piedi.

Così, poco dopo nonno e nipotina avevano realizzato il più bel Camaleone di Lego che sia mai stato costruito (anche perché non ne erano mai stati costruiti altri!).
- Ma è bellissimo! - Disse Giulia tenendo il Camaleone sulle mani facendo attenzione che non si staccassero i pezzi.

- Sono contento che ti piaccia. Ora però poggialo sul tavolino e vieni a sederti vicino a me che devo raccontarti la storia di Gionzo nel paese delle Idimarip.

- Le Idimarip? Che tipo di lunimali sono nonnino caro? Disse Giulia cercando di immaginare qualche nuovo animaletto strano come faceva di solito il nonno. - Non riesco proprio a immaginarle queste Idimarip.



- Se ti siedi qui vicino a me e ascolti vedrai che capirai subito - Disse il nonno sorridendo – le Idimarip non sono dei lunimali ma delle strane costruzioni che si dice si trovino solo sulla luna, nella valle degli Er.

- E chi sono questi Er? Almeno questi sono dei lunimali? E perché...

- Giulia! - disse il nonno guardandola con severità.

- Capito! Disse la piccola Giulia portandosi le mani alla bocca per costringersi a star zitta.

- Bene. Devi sapere che la valle degli Er è una valle gigantesca che si trova lungo la sponda destra del fiume Ricotta. Abitata sin dai tempi più antichi da una strana razza di lunimali molto intelligenti e religiosissimi, oggigiorno è quasi disabitata. Gli Er sopravvissuti sono pochi e le uniche tracce della loro civiltà sono le stupende Idimarip di cui la vallata è costellata. Gionzo e Ruggero arrivarono nella valle al sorgere del sole e quello che videro li lasciò di stucco. Anche Ruggero che aveva visto tante cose strane essendo un lunimale egli stesso, di fronte ai resti di questa stupenda civiltà restò a bocca aperta lasciando intravvedere anche un dente un po cariato che si trovava in fondo in fondo.

- Nonno, che schifo!

- Scusa Giulia, ma è stato Gionzo a raccontarmi anche questo. Comunque sia, se vuoi sapere come sono le Idimarip puoi immaginare delle enormi costruzioni che assomigliano a delle piramidi ma a testa in giù o nelle posizioni più strane. Alcune solitarie, altre costruite in gruppo o l'una sull'altra, offrivano ai visitatori uno spettacolo veramente curioso.

- Belle queste Idipamip. Me ne costruisci una con le costruzioni così è più facile immaginarle?

- Va bene, ecco qua. Questa potrebbe essere una delle Idimarip, e questo un Er. E mentre parlava costruiva velocemente alcune piramidi e un mostriciattolo stranissimo che poi appoggiò a testa in giù sul tappeto.

- Bravo nonno. Urlò Giulia per la contentezza prendendo una piramide in mano con curiosità e subito lasciandola a terra per afferrare l'Er.
- Mentre Gionzo e Ruggero osservavano lo splendido spettacolo, un Er che si trovava a passare li vicino li osservava a sua volta pensieroso.

- Chi siete, stranieri, cosa volete nella terra degli Er? Disse ad un certo punto con voce cavernosa e un po incerta come di chi è da tanto tempo che non parla con nessuno.

- Gionzo e Ruggero fecero un salto all'indietro per lo stupore, infatti non avevano sentito l'Er arrivare e inoltre non avevano mai visto un Er di persona. Ruggero ne aveva sentito parlare dai suoi nonni quando era piccolino. Gionzo invece non sapeva proprio niente di questo strano popolo.

- Buon giorno e te - rispose Gionzo con tono pacato, cercando di nascondere il suo stupore – Io sono un estronauta e vengo dalla terra. Mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo e questo è il mio amico Ruggero il Camaleone. Stiamo esplorando la zona alla ricerca delle sorgenti del fiume Ricotta e ci siamo imbattuti in questa splendida vallata – disse con un profondo inchino - Puoi dirci chi sei e dove ci troviamo?

- Benvenuti stranieri, noi eravamo un popolo molto ospitale un tempo. Ma ora siamo restati in pochi. Io sono Rasa e sono uno dei pochi sopravvissuti del popolo degli Er. Disse l'anziano Er pronunciando ogni parola con grande tranquillità. Seguitemi nella mia modesta dimora. Aggiunse indicando una tra le Idimarip più grandi della valle.

Percorsero la strada lentamente e in silenzio, come in processione. Una lunga scalinata permetteva l'accesso alla Idimarip. Arrivati in cima alla scala si trovarono in un ambiente enorme, poco illuminato e ricco di disegni su tutte le pareti. Gionzo e Ruggero osservavano tutto con stupore e passarono alcuni minuti con il naso all'insù.

- Complimenti per la vostra casa – disse Gionzo al padrone di casa – è stupenda. Anche i disegni sulle pareti sono molto belli. Significano qualcosa? Disse Gionzo molto incuriosito dalle strane forme disegnate sulle pareti.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

- Arrivo! - Disse il nonno alzandosi per aprire la porta – Giulia, sono arrivati mamma e papà - disse il nonno dalla soglia di casa.


Giulia, temendo di dover andar via, scappò immediatamente a nascondersi sotto il letto della camera del nonno, come faceva sempre in questi casi...

- Esci fuori piccola, oggi ceniamo qui da me. Aggiunse il nonno con voce rassicurante - e dopo cena ti racconto il seguito. Sentito ciò la piccola Giulia uscì dal suo nascondiglio e cominciò a correre e saltare per la casa per la gioia.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 2 marzo 2014

L'estronauta e il drago (Tredicesimo episodio)

- Buon giorno a tutti. - Disse il nonno sedendosi a tavola con tutta la famiglia. - dov'è la mia nipotina preferita? - Aggiunse non vedendo Giulia da nessuna parte. 

- E' in camera sua. Quando ti ha visto arrivare dalla finestra è corsa in camera urlando qualcosa. Puoi andare a prenderla tu, papà? Disse la mamma di Giulia.

- Naturalmente. Vado subito. E mentre parlava si alzò e si diresse verso la camera della nipotina. - Giulia, vieni dal nonno.

- Nonno, non entrare in camera. Disse Giulia dall'altra parte della porta. - Aspetta un attimo...

- Che cosa succede? Perchè non posso entrare? Aggiunse il nonno preoccupato. 

- Ecco, arrivo. Disse Giulia aprendo la porta e tenendo le mani dietro la schiena cercando di nascondere un foglio in cui si vedeva un disegno tutto colorato.

- Cosa stai facendo, piccola mia? Perchè tutto questo mistero?

- Ti ho fatto un regalo! Disse Giulia tutta contenta, mostrandogli il disegno dell'Estronauta che aveva appena terminato di colorare.

- Ma è bellissimo! L'hai fatto tutto da sola?

- Si si, ti piace nonnino? E' il nostro amico estronauta che va a spasso con Ruggero. E li in fondo c'è anche un drago...

- E' bellissimo. Posso tenerlo? Lo appenderò in cucina questa sera.

- Certo, è tuo! Adesso possiamo andare a tavola che devo finire la mia minestrina con il formaggino. Mamma  mi ha comprato i formaggini di Capraspina, vuoi assaggiarlo? E' buonissimo!

- Ne sono sicuro. Mangialo tu che devi crescere. Io ho già cenato oggi. Sono venuto solo per vedere la mia carissima nipotina. Non è che l'hai vista?

- Ma nonno, sono io la tua nipotina! Disse Giulia quasi offesa.

- Oh, scusa. Hai ragione. Disse il nonno ridendo - perdonami, è l'età! Ma ora andiamo vicino al camino che sento freddo. Se ti va ti racconto dell'incontro tra Gionzo e il drago.

- Certo, voglio sapere cos'è successo. Dai nonno, andiamo a sederci.

- Dunque, se non ricordo male il nostro amico Ruggero mentre raggiungeva Gionzo che stava seduto ai piedi di un albero con due pomi d'oro tra le mani, vide in lontananza un enorme e terribile drago. Spaventato dalla vista del mostro si fermò come immobilizzato dal suo sguardo. 
Intanto Gionzo, vedendo l'amico paralizzato si voltò verso il bosco e quasi svenne dalla paura.

- Nonno, era così terribile questo drago? 

- E si. Era enorme. la sua testa spuntava dalle chiome degli alberi e le sue antenne rosse sembravano due torri altissime. Ogni squama che ricopriva il suo corpo era più grande di una casa e la coda era tanto lunga che nessuno era in grado di vederne la punta. E ti ho parlato solo di una delle teste perchè devi sapere che il drago di teste ne aveva cento, e forse anche di più!

- Ma allora era veramente enorme! Disse Giulia terrorizzata.

- E si, era enorme. Era tanto grande che quasi non si era accorto di Gionzo, se non fosse che Gionzo lanciò un urlo per il terrore. A quel punto il drago girò la testa verso Gionzo per vedere da vicino chi aveva urlato. Infatti devi sapere che anche lui come me aveva aveva una certa età e non ci vedeva bene.

- Speriamo che Gionzo riesca a salvarsi. Disse Giulia ancora preoccupata per il suo amico.

- Il drago, dicevo, avvicinò la testa al nostro amico e... - Buona sera disse, sei per caso Gionzo l'estronauta? Ti aspettavo...

- Bu.. buo.. buona sera. Rispose Gionzo con un fil di voce. Come fai a conoscermi? Disse riprendendo coraggio.

- Ho tanto sentito parlare di te. Sai, la mia vista è bassa, ma l'udito è buono ed è da diversi giorni che sento tanti lunimali parlare di te e del tuo compagno di viaggio, si chiama Ruggero se non sbaglio. - Aggiunse il drago con pacatezza. - Io mi chiamo Ladone, ben arrivato sulla Luna.

- Grazie. Disse Gionzo. E' un bel nome Ladone. Posso chiederti come fai ad essere così grande? Quanti anni hai e di che razza sei? Non ho mai letto niente della tua razza.

- Capisco. Rispose Ladone con un sospiro. - Devi sapere che io un tempo vivevo sul tuo stesso pianeta, la Terra. Allora ero poco più di un lucertolone ed ero il guardiano di un bellissimo giardino che si chiamava il giardino delle Esperidi. Poi un giorno un uomo molto forte di cui non ricordo il nome, venne nel giardino e rubò tutti i pomi d'oro. Io ero sconvolto, non riuscivo a sopportare questo affronto e decisi di emigrare. Presi tutte le piante che riuscii a portar via e partii per la luna. Da allora sono passati migliaia di anni. Ora il giardino è quassù. Ma penso proprio che dovrò partire nuovamente visto che voi uomini siete arrivati anche quassù! - Disse Ladone con tristezza.

- Mi dispiace tanto disse Gionzo. Non pensavo... non volevo rubarti i pomi d'oro. Ecco, sono tuoi. Ti chiedo scusa.

- Ma figurati - rispose Ladone il dragone - mangiatene pure quanti ne volete. Sono buonissimi sai? Dimmi piuttosto, quando sono partito la terra era uno splendido giardino, è ancora così?

- Purtroppo no, Ladone, la Terra è peggiorata tanto. I boschi sono sempre meno anche se le ultime generazioni hanno imparato a rispettare la natura. Sai, penso che tu abbia ragione. Nei prossimi anni sempre più uomini verranno quassù e il tuo splendido giardino sarà sempre più in pericolo. 

- Lo immaginavo . disse Ladone sconsolato - comunque ero stanco di stare sulla Luna. Avevo già pensato di spostarmi un po più lontano dal sole. Sai, ai pomi d'oro da fastidio la troppa luce.

- Se hai bisogno di aiuto noi siamo pronti ad aiutarti. Disse Gionzo mentre Ruggero annuiva con la testa.

- No grazie , non vi preoccupate. prenderò poche cose e gli alberelli più giovani e partirò presto. Ora vi saluto cari amici, chissà che un giorno non ci si possa incontrare nuovamente. E con tristezza Ladone il dragone volò via lasciando il giardino nelle mani di Gionzo e di Ruggero.

- Mi raccomando, rispettate le piante... furono le sue ultime parole.

- Nonno, sono triste. Lo interruppe Giulia. - Dove andrà ora il povero Ladone? E chi si prenderà cura delle piante di pomi d'oro?

- Non ti preoccupare mia piccola principessa, vedrai che Gionzo si farà venire qualche idea ma ora è arrivato il momento di andare a dormire... buona notte e sogni d'oro.

- Notte nonno, a domani. Disse Giulia baciando il nonno sulla guancia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Il manoscritto di Brodie, di Jorge Luis Borges

Di Borges ho già letto Finzioni, e in quell'occasione avevo annunciato la necessità di approfondire la conoscenza per poter azzardare un giudizio difficile. 
Vi dico subito che il giudizio ancora non c'è, nonostante la lettura di questa collezione di racconti brevi.
Il manoscritto di Brodie presenta undici racconti brevi, parte ambientati nella Buenos Aires di inizio novecento, parte invece derivanti dalle innumerevoli conoscenze letterarie di Borges.
Ricordo che  Jorges Luis Borges (1899-1986), argentino di nascita, fu scrittore, poeta, saggista, traduttore, docente universitario e direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires.
Tra i racconti posso dire che il primo, l'intrusa e l'ultimo, il manoscritto di Brodie, sono i più interessanti anche se completamente differenti come genere. Il manoscritto di Brodie in particolare sembra rifarsi a tradizioni antiche di cui possono ritrovarsi tracce nel saggio di Frazer, il ramo d'oro.
Eppure anche gli altri meritano di essere letti con attenzione sia per la costruzione, sia per le idde di fondo, non comuni tra gli autori di racconti.
Ancora non esprimo un giudizio, come ho già detto o forse il giudizio già è stato emesso dato che ho intenzione di leggere ancora qualcosa di questo autore.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 1 marzo 2014

Gionzo e i pomi d'oro (Dodicesimo episodio)

- Nonno, nonno, ben arrivato!

- Ciao Giulia, come stai mia piccola principessina?

- Sono arrabbiata - rispose Giulia con le braccia conserte e il muso lungo - Ieri mi avevi promesso di raccontarmi una storia dell'estronauta sulla Luna ma poi non me l'hai più raccontata.

- Ieri sono dovuto andare dal dottore. Purtroppo il nonno ha una certa età e l'età porta tanti piccoli acciacchi. -  Si giustificò il nonno, baciando la nipotina.

- Cosa ti ha portato la vecchiaia? Non ho capito. Però oggi non devi andare dal medico quindi adesso mi racconti la mia favola - Disse Giulia, che senza attendere la risposta prese il nonno per mano e lo trascinò sul divano in salotto - siediti quì e comincia la storia - Aggiunse Giulia senza ammettere replica.

- E va bene. C'era una volta Cappuccetto Rosso...

- Ma no, quella la conosco già! Voglio una storia nuova del nostro amico Gionzo l'estronauta, uffa!

- Ha ha, ci sei cascata. Era uno scherzo piccina mia. Vieni in braccio che ora inizia la storia vera di Gionzo l'esploratore - disse il nonno sorridendo alla nipotina che intanto aveva messo su il broncio -
Mentre Giozo andava a spasso sulla luna alla ricerca delle sorgenti del fiume Ricotta, il nostro amico Ruggero il Camaleone si era allontanato per cercare un frutto lunare dal sapore squisito che si diceva fosse presente nelle valli li vicino, i pomi d'oro.

- Ma nonno, si dice pomodoro, non pomi d'oro - disse Giulia con sicurezza - li ho mangiati tante volte.

- No, non parlo dei pomodori, i pomodori non crescono sulla luna perchè sono troppo rossi e se ci fossero campi di pomodori la luna sembrerebbe la faccia di un bambino con il morbillo, riesci ad immaginarla tutta gialla con tanti puntini? Giulia la immaginava eccome, infatti stava già ridendo a crepapelle.

- Io parlo proprio dei pomi d'oro, un tipo di frutto che si trova solo sulla luna. Assomiglia alla mela ma ha la buccia verde, la polpa azzurro chiaro e sa di miele d'acacia. Una vera squisitezza.
Dicevo dunque che Ruggero camminava alla ricerca di questi fantastici pomi d'oro e fischiettava tranquillamente sicuro di non poter essere visto. Camminava senza fretta quando, tutto ad un tratto, in lontananza avvistò i pomi d'oro, pendenti da grandi alberi dalla strana forma. Però più che avvistarli li sentì. Infatti i pomi d'oro quando sono maturi cantano una bellissima musica che assomiglia al suono di un'arpa. Allora, già con l'acquolina in bocca Ruggero cominciò a correre e non si accorse che a metà strada si trovava una grande pozzanghera azzurra in cui, proprio in quel momento, si abbeverava una famiglia di cervespe assetate.

- Nonno, cosa sono le Cervespe? Sono pericolose? E perché Gionzo non è intervenuto? E poi...

- E poi così mi fai venire il mal di testa! Disse il nonno portandosi le mani alla testa e agitandola come se fosse dolorante.

- Ma io sono molto preoccupatissima! - Aggiunse Giulia con la faccia seria - Gionzo non deve lasciare solo Ruggero, è piccolo e chissà cosa può succedergli, poveretto. Spero proprio che queste Cervespe non gli facciano del male.

- Fortunatamente le cervespe feroci non sono molto grandi e poi ti ricordo che il nostro amico Ruggero può nascondersi, infatti così fece.

- Le cervespe cominciarono a saltare a destra e a sinistra (infatti assomigliano molto ai nostri cerbiatti anche se hanno due ali piccoline sulla schiena che servono solo ad agitare l'aria per rinfrescarsi) ma non riuscirono a vedere Ruggero che quando voleva era veramente bravo a mimetizzarsi.
Per levarsi d'impaccio Ruggero decise di lanciare il suo ruggito più potente così le cervespe, spaventatissime, scapparono in tutte le direzioni senza più fermarsi.

- Ruggero è proprio forte! Non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta. Disse Giulia felice per il suo amico.

- Adesso i pomi d'oro non avevano più speranza. Ruggero si diresse dritto dritto verso il boschetto leccandosi i baffi (che non aveva) per ciò che lo aspettava.

- E Gionzo che fine ha fatto? Chiese Giulia sempre più curiosa.

- Gionzo nel mentre, facendo un'altra strada, era già arrivato al bosco dei pomi d'oro e quando Ruggero arrivò lo trovò seduto ad aspettarlo sotto un albero con due bellissimi pomi d'oro che aspettavano solo di essere mangiati.

- Chissà che buoni i pomi d'oro. Nonno, tu li hai mai assaggiati?

- No, mai - Rispose il nonno - Ma sono sicuro che sono buonissimi. Ruggero si avvicinò a Gionzo di corsa ma, ad un certo punto, si fermò di colpo terrorizzato!

- Cos'è successo? Cosa ha visto? Gionzo è in pericolo?

- E si, Gionzo era in pericolo. Un enorme drago dalle scaglie dorate sovrastava il bosco e non sembrava avere buone intenzioni. Cosa avrebbero potuto fare i nostri amici contro questo mostro enorme?

- Nonno, nonno, devi salvare Gionzo e Ruggero. Non puoi fare qualcosa? Chiese Giulia strofinandosi gli occhi per asciugarsi le lacrime...

- Non piangere Giulia, sai bene che Gionzo è molto intelligente, vedrai che se la caverà anche questa volta.

- Giulia, papà, venite a fare merenda - Disse la mamma interrompendo la storia -  Vi ho preparato una buonissima macedonia di frutta, ho messo anche i pomi d'oro che ci ha mandato Gionzo, volete assaggiarli?

La mamma non aveva ancora finito di parlare che Giulia era seduta a tavola e aveva già dimenticato le lacrime e il drago...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 27 febbraio 2014

La leggenda del fiume Ricotta (Undicesimo episodio)

- Ciao nonnino! - Urlò Giulia saltando addosso al nonno non appena la porta si aprì – io e la mamma abbiamo deciso di farti una sorpresa.
- Vedo, vedo, cosa ci fate qui a quest'ora? Non dovresti essere all'asilo signorinella? Disse il nonno con stupore.

- E si – rispose la figlia – Giulia dovrebbe essere all'asilo, ma oggi a causa della pioggia di questi giorni hanno chiuso la scuola e io e Roberto dobbiamo andare al lavoro. Potresti tenerla con te almeno per la mattina? Se non ti da troppo disturbo, papà. Disse la mamma di Giulia sapendo che il padre era tanto affezionato alla nipotina che avrebbe fatto di tutto per tenerla con se.

- Ma naturalmente! Ma solo se Giulia vuol stare da me. Rispose il nonno guardando negli occhi la nipotina.

- Certissimamente si! Urlò Giulia per la contentezza.

- Bene, allora accomodati. Stavo giusto preparandomi per andare a prendere un bel libro in biblioteca, oggi mi accompagnerai e vedrai che ci divertiremo un mondo.

- Si si, ciao mamma. Ci vediamo questa sera. Aggiunse Giulia baciando la mamma sulla guancia.

- Si, a stasera, aggiunse il nonno.

- Grazie papà, non so come ringraziarti. Disse la mamma di Giulia e salì in macchina per andare a lavorare. Quando tutti e due i genitori lavorano ogni imprevisto può diventare un guaio. Per fortuna che ci sono i nonni vicino.

- Allora piccola mia, sei mai stata in una biblioteca? Chiese il nonno conoscendo già la risposta.

- No no, cos'è una briblioteca?

- Una biblioteca è un posto stupendo pieno pieno di libri di tutti i tipi. Libri che parlano di avventure, di animali, di storia e anche tanti libri per bambini.

- Ci sono anche le storie di Gionzo l'estronauta? Chiese Giulia con una strana luce negli occhi.

- E no, il nostro amico estronauta non è così famoso. Chissà, forse un giorno...

- Io sono sicura che un giorno anche Gionzo avrà un posto in questa briblioteca. Disse Giulia continuando a sbagliare la pronuncia.

- Può darsi, ora andiamo a prendere qualche libro e poi ci sediamo al parco a guardare gli animali, che ne pensi?

- Va bene nonnino, come vuoi tu. Però al parco mi racconti un'altra storia dell'estronauta, va bene?

- Perfetto. Disse il nonno. La biblioteca era vicina al parco per cui non dovevano fare tanta strada. Giulia si accomodò sulle spalle del nonno e di tanto in tanto gli tirava i capelli per non cadere. Non stava mai ferma un attimo e non smetteva mai di parlare, salvo quando ascoltava le storie di Gionzo, allora stava in silenzio e ascoltava registrando tutto.

- Eccoci arrivati in biblioteca. Disse il nonno – ora devi fare silenzio. In biblioteca ci sono tante persone che studiano e non bisogna parlare per non disturbarli – Prima andiamo a vedere il reparto delle storie per bambini, ci sono tante belle storie con tanti disegni. Ecco un bel libro di fiabe, vuoi sfogliarlo? - Aggiunse il nonno tendendo alla nipotina un libro ricco di illustrazioni con un gattone con gli stivali disegnato nella copertina.

- Si si – disse Giulia prendendo il libro a testa in giù e cercando di aprirlo – però io ancora non so leggere.

- Al parco ti leggo una storia...

- No no, al parco mi racconti la storia di Gionzo – disse Giulia restituendo il libro al nonno – questo lo mettiamo a posto, io ho già le mie favole – Aggiunse soddisfatta.

- Come vuoi tu piccola mia. Sarà per un'altra volta. Ora andiamo un attimo da quel signore laggiù e poi andiamo via – disse il nonno indicando il bibliotecario. Si chiamava Carlo ed era un omone grande e grosso con due baffi lunghissimi e tutti arruffati.

- Buon giorno Carlo, oggi ti faccio conoscere la mia nipotina Giulia. Vedrai che quando crescerà e imparerà a leggere sarà una tua fedele cliente. E mentre parlava indicava la nipotina. Carlo, il bibliotecario, si chinò per salutarla come faceva l'estronauta sulla luna.

- Ciao signor bribliotecario. Il nonno mi ha detto che tu custodisci tutti i libri. Però mi ha detto che non hai le storie di Gionzo l'estronauta. Se vuoi che io diventi una tua cliente dovrai procurartele però. Disse Giulia con convinzione.

- Naturalmente signorinella - Rispose Carlo il bibliotecario senza capire troppo ma con un sorriso che era tutto un programma.

- Ora andiamo disse il nonno prendendo il suo libro e stringendo la mano all'amico.

- Tornate presto. Disse Carlo mentre nonno e nipotina si allontanavano.

- Ecco il parco, quella panchina mi sembra ottima. Vieni, siediti qui perché ora inizia la storia di Gionzo. Se ben ricordo ieri sera Gionzo si trovava nei pressi del mulino dei Numeri frazionari. Ebbene, dopo aver spiegato loro come si bloccavano le forme di formaggio di Capraspina ripartì alla scoperta delle sorgenti del fiume di ricotta. Cammina cammina, ad un tratto si trovo in una enorme pianura nella quale, da lontano si intravvedevano alcune strane abitazioni.

- Perchè erano strane? Chiese Giulia al nonno.

- Cosa diresti tu se le case fossero a forma di torta, con tanto di candeline sopra al posto dei comignoli? - Giulia cominciò a ridere – e se ti dicessi che le strade erano fatte di zucchero a velo? C'era un parco in cui gli alberi sembravano delle enormi succulente liquirizie...

- Ma dai nonno, non è possibile. Disse Giulia ridacchiando – le liquirizie non sono così grandi! Aggiunse con fermezza.

- Lo so, ma io ti racconto quello che mi ha raccontato Giovanbattistamarialorenzo, se non ti va devi dirlo a lui. Disse il nonno facendo finta di essere offeso.

- Dai nonnino, stavo scherzando. Sono certa che se Gionzo ha visto quegli alberi di liquirizia vuol dire che esistono. Non ti arrabbiare.

- Va bene, non mi sono offeso. Dunque dicevo che gli alberi sembravano delle liquirizie e, lungo la strada si trovavano tanti piccoli panettoni che servivano da panchine. Gionzo e Ruggero si avvicinarono al paese ma non si vedeva nessuno così decisero di bussare alla porta della prima casa. Era una torta bellissima. Volevo dire che era una casa che assomigliava ad una torta bellissima, il tetto sembrava fatto di pasta sfoglia e le finestre erano di cioccolato, come anche la porta.

- Che delizia. Disse Giulia interrompendo il nonno ancora una volta.

- Il padrone di casa aprì la porta proprio mentre Gionzo stava per bussare e, trovandoselo di fronte, Gionzo fece un salto indietro dallo spavento.

- Chi sei, - disse l'ometto– strano essere con il casco? Ti sei forse perso? Se posso fare qualcosa devi solo chiedere – aggiunse con cortesia dopo essersi ripreso dallo spavento constatando che non c'era alcun pericolo.

- Buon giorno, mi chiamo Gionzo e sono un estronauta. Dove siamo capitati? Che strano paese è mai questo? Domandò Gionzo dopo aver visto che il suo interlocutore sembrava un cannolo siciliano che lo guardava con due occhietti piccoli piccoli che sembravano due uvette passe.

- un cannolo siciliano? Che bontà. Disse Giulia con l'acquolina in bocca. - Nonno, mi compri un dolcetto alla bancarella? E mentre parlava indicava la bancarella dei dolci che si trovava all'ingresso del parco.

- Va bene, andiamo a prendere i dolcetti allora. Ma solo una ciambella. Tornati alla panchina con una ciambella e un pacco di caramelle, il nonno continuò il suo racconto.

- Accomodati pure Gionzo, tu e il tuo amico Camaleone siete i benvenuti. Posso offrirti un the con i pasticcini? Noi Cannoli a quest'ora prendiamo il the generalmente. A proposito, che distratto, io mi chiamo Vito e sono un Cannolo del paese di Ricottella – e mentre parlava faceva strada fino al salotto. Tutti si accomodarono sulle comode poltrone simili ai panettoni e il the fu servito da Gina, la moglie del signor Vito.

- Grazie per l'ospitalità. - Disse Gionzo con un inchino – sono in cerca di informazioni. Sapete dirmi il nome del fiume di ricotta e se le sorgenti distano tanto ancora? E' ormai diversi giorni che camminiamo ma delle sorgenti neppure l'ombra. - aggiunse Gionzo sconsolato.

- Le sorgenti del fiume? Purtroppo non saprei dirti. Il fiume Ricotta (come altro avrebbe potuto chiamarsi infatti) è il fiume più grande della luna e le sue sorgenti non sono mai state esplorate. Rispose il signor Vito dispiaciuto – Mi dispiace non poterti aiutare in questo. Però posso raccontarvi una leggenda che si raccontava quando ero un piccolo cannolo e scorrazzavo per le contrade senza preoccupazioni.

- Sarà un piacere ascoltarvi signor Vito. Lo interruppe l'estronauta. E complimenti per i biscotti, sono buonissimi.
- Nonno, non mangiare le mie caramelle! Intervenne Giulia vedendo il nonno che continuava a prendere le sue caramelle dalla busta.
- Scusa piccola ma sono così buone. Il signor Vito iniziò il racconto.
- Si racconta che il fiume esista dalla notte dei tempi e che nasca in un luogo molto lontano che si chiama paese dei Calderoni giganti. Da uno di questi calderoni giganti proviene la ricotta che cadendo fuori dall'orlo ha creato il fiume che avete visto anche voi.
- Un calderone gigante? Urlò Giulia tutta felice pregustando le nuove avventure. Nonno, andiamo nel paese dei calderoni giganti anche noi?
- Non so se il paese esiste veramente – disse il nonno – il signor Vito dice che si tratta solo di una leggenda.

Aggiunse il nonno parlando ormai da solo mentre la nipotina, alzatasi dalla panchina, correva appresso ad uno scoiattolo urlando: - Scogliattolino bello fermati un attimo che ti do' da mangiare...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

mercoledì 26 febbraio 2014

Alla ricerca delle bianche sorgenti (Decimo episodio)

- Buona sera piccola Giulia, ti ho portato un regalo. Disse il nonno appena varcata la soglia della porta tendendo un pacchetto con tanto di fiocco alla sua nipotina preferita (anche perché era l'unica!).

- Grazie nonno, che cos'è? Urlò felice per la sorpresa, rigirando tra le mani il pacchetto e cominciando a tirare il fiocco in tutte le direzioni tentando di aprirlo.

- Eccoti le forbici – disse la mamma intervenendo opportunamente – ma fai attenzione.

- Grazie nonno! Grazie... urlò ancora una volta stringendo in mano una statuetta che doveva rappresentare Gionzo.

- L'ho fatta con le mie mani – aggiunse il nonno soddisfatto – ti piace? Chiese guardando la nipotina negli occhi.

- E' bellissima... mi devi insegnare a fare le statue un giorno o l'altro, aggiunse la piccola Giulia.

- Certamente tesoro. Non è difficile. Ma ora andiamo in salotto, ti devo raccontare cosa è successo a Gionzo ieri sera.

- Nonno, Gionzo sta bene vero? Disse Giulia con una smorfia di preoccupazione che le oscurava il viso.

- Stai tranquilla, non è successo niente di grave. Sta bene, però Ruggero non si sa bene che fine abbia fatto.

- Ho no, speriamo che non gli succeda niente di grave.

- Ma no, stai tranquilla, ora ti racconto. Mettiti qui seduta e fai attenzione alla statuetta, se cade si rompe. Poggiala sul caminetto se vuoi, così anche lui ascolta la storia.

Giulia poggiò la statuetta dell'estronauta sulla mensola del camino e si sedette affianco al nonno attendendo che lui cominciasse a parlare. Da quando il nonno aveva cominciato a raccontarle le avventure di Gionzo lei aveva imparato tante cose, ma la cosa più importante tra tutte consisteva nell'aver imparato ad ascoltare.

- Ieri sera Giovanbattistamarialorenzo e il suo amico Ruggero il Camaleone si trovavano nei pressi di una enorme cascata lunare. Un fiume di una sostanza bianca e densa colava dall'alto di un burrone cadendo proprio ai loro piedi da cui proseguiva lento e viscoso.

- Ma nonno, l'acqua non è così. E poi cosa vuol dire biscoso? Forse volevi dire biscotto?

- Scusa, hai ragione. Volevo dire proprio viscoso. Viscoso significa un po' appiccicoso, lento, che non scorre bene. E il fiume non era di acqua ma di ricotta.

- Ricotta? Ma la ricotta non può fare un fiume! - Disse Giulia incredula – la ricotta è in vaschette piccoline! Aggiunse ridendo.

- Eppure era proprio ricotta. Ruggero fu il primo a buttarsi in mezzo al fiume e mangiarne a sazietà, poi Gionzo si avvicinò e usò il suo casco potenziante per analizzare la sostanza prima di assaggiarla. Le analisi erano chiarissime, si trattava di ricotta, una ricotta ottima e di latte di capraspina. Gionzo decise immediatamente di scoprire da dove provenisse tutta quella ricotta così decise di risalire la cascata e seguire il flusso del fiume, incuriosito dallo strano fenomeno.

- Che bello un fiume di ricotta. Disse Giulia, portandosi subito le mani alla bocca per far capire che il nonno poteva proseguire il racconto.

- Gionzo decise di risalire la corrente con una canoa a vento lunare che estrasse dal suo zaino e che gonfiò immediatamente.

- Sali a bordo – disse rivolto a Ruggero che però preferì nuotare sulla ricotta seguendo la canoa da vicino e continuare a mangiare di tanto in tanto uno squisito boccone.

Giulia intanto rideva a crepapelle e si teneva la pancia cercando di non fare troppo rumore.

- Naviga naviga, Gionzo giunse in vista di un mulino con la ruota immersa nel fiume di ricotta e pensando di essere arrivato alla sorgente accostò la sua canoa alla riva e si avvicinò al mulino che però sembrava abbandonato.

- Numeri cari, se ci siete mostratevi, io sono un amico. Mi chiamo Gionzo e ecco a voi un passaporto che mi ha rilasciato Zero, del paese dei numeri Arabi. E come finì di parlare immediatamente alcuni strani numeri apparvero di colpo alla vista.

- Buon giorno a te - disse uno di essi rivolgendo il saluto al nuovo arrivato - Io sono Trequarti e sono il proprietario del mulino. Come posso esserti utile?


- Buon giorno a te, Trequarti, io mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici, e sono un estronauta. Vengo dalla Terra e sono qui in missione esplorativa. Ieri ho notato questo enorme fiume di ricotta di Capraspina e incuriosito dallo strano fenomeno ho deciso di risalire il fiume per capire da dove nasca. Mi sapete dare qualche spiegazione?

- Signor estronauta, noi siamo dei poveri Numeri Frazionari, ci dispiace non poterti aiutare, il fiume è sempre stato qui e noi cerchiamo di fare il nostro lavoro raccogliendo un po di ricotta e trasformandola in formaggio di Capraspina, anche se purtroppo quasi tutte le forme ci scappano non appena le produciamo. Siamo poveri e non possiamo offrirti molto ma chiedi ciò che vuoi, sei nostro ospite. E mentre parlava, Trequarti si chinò in segno di rispetto verso chi aveva conosciuto Zero e Uno, i signori del paese dei Numeri Arabi.

- Ti ringrazio Trequarti, a me e al mio amico Ruggero non occorre niente, però forse posso esservi io stesso d'aiuto. Mi sembra di capire che non riuscite a guadagnare molto con il vostro lavoro perché le forme di formaggio scappano. Ho visto che i vostri amici del paese dei Numeri Arabi usano mettere un collare alle forme prima di terminarle cosicché non possano scappare, se volete vi faccio vedere come si fa, così anche voi potrete godere del vostro lavoro. Come finì di parlare un mormorio si sollevò davanti a lui e di colpo apparvero dal niente tanti altri numeri, sicuramente la famiglia di Trequarti. Potevo intuire i loro nomi solo guardandoli. C'era un grande Quattroterzi, probabilmente il nonno, una bella bambina che si chiamava Duequinti, un piccolo vispo che doveva essere Unterzo e tanti altri piccoli curiosi che mi dissero essere i gemelli Undecimo. Tutti erano curiosi di vedere come si potesse mettere il collare alle forme di formaggio di Capraspina e si avvicinarono a Gionzo chinandosi di fronte a lui.

- Grazie signor estronauta, te ne saremmo molto grati. Disse Trequarti prostrandosi di fronte a Gionzo. Intanto la piccola Giulia che rideva fino ad un istante prima, saltò in piedi apostrofando il nonno.

- Nonno nonnino, cosa significa postandosi?

- Si dice prostrandosi – disse il nonno – e significa inchinandosi fino a terra in segno di rispetto, ma ora torna a sedere. Dicevo dunque che Trequarti si inchinò profondamente verso Gionzo che decise di mostrare subito come mettere il collare alle forme di formaggio per proseguire poi l'esplorazione senza perdere troppo tempo.

- Ecco, Trequarti, dovete fare come vi ho mostrato e le vostre forme non scapperanno più. Ora però devo partire, una missione mi attende, spero di incontrarvi in futuro e abbiate più fiducia in voi stessi. Disse salutando i suoi nuovi amici.

- Ti ringrazio caro amico, ci ricorderemo per sempre del tuo aiuto. In cambio voglio offrirti un consiglio, fai attenzione al fiume di ricotta. Abbiamo visto che viaggi su una piccola canoa ma devi sapere che nella ricotta si possono incontrare degli animali molto pericolosi che aggrediscono tutto ciò che gli capita a tiro. Ti consiglio di proseguire a piedi lungo la riva sinistra. Noi non abbiamo idea di dove si trovino le sorgenti del fiume ma se tu seguirai il nostro consiglio forse riuscirai a raggiungerle. E con questo consiglio si salutarono.

- Giulia, papà, a tavola. I ravioli di ricotta sono pronti. Disse la mamma interrompendo l'esplorazione di Gionzo e rimandandola alla prossima volta.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO