Traduttore automatico - Read this site in another language

venerdì 31 ottobre 2008

Che cos'é l'età della Pietra?

Nel 1865 il Barone Sir John Lubbock (30 aprile 1834 - 28 maggio 1913), banchiere, politico, biologo e archeologo inglese pubblicò un saggio passato alla storia col titolo "Pre-historic Times, as Illustrated by Ancient Remains, and the Manners and Customs of Modern Savages", cioè "Tempi preistorici, illustrati per mezzo delle resti antichi e modi e abitudini dei moderni selvaggi".
Fu lui l'inventore dei termini ancora oggi utilizzati per distinguere i periodi della preistoria, Paleolitico e Neolitico.
Il termine Paleolitico deriva da due parole greche: "παλαιός" che si legge "palaios" e significa vecchio, antico, e "λίθος" che si legge "litos"cioè "pietra", dunque "età della pietra antica". In questo periodo la pietra veniva lavorata rozzamente e i manufatti erano di solito di grosse dimensioni e spesso solo abbozzati.
Il termine Neolitico invece deriva dal greco "νέος" che si legge "neos" e significa "nuovo" e "λίθος" che come già detto significa "pietra". In questo periodo che va dal 4.000 a.C. all'invenzione della scrittura, venivano realizzati nuovi strumenti in pietra che dovevano servire agli agricoltori.
Secondo la teoria in maggiormente in voga l'età della pietra è oggi suddivisa in tre periodi, è stato infatti introdotto il "Mesolitico", cioè "l'età della pietra di mezzo" che va dall'8.000 a.C. al 4.000 a.C. circa (diversi autori lo spostano avanti e indietro anche a seconda del luogo di cui si parla). Durante tale periodo si cominciò a realizzare strumenti in pietra più piccoli e meglio lavorati.
In linea di massima durante tutta l'età della pietra si sarebbero utilizzati strumenti realizzati in pietra, osso, legno e conchiglie, lavorati per ottenere strumenti di lavoro e da caccia.
I sempre nuovi ritrovamenti di manufatti in pietra sembra che permettano di far risalire l'inizio dell'età della pietra addirittura ad alcuni milioni di anni fa.
Occorre però ricordare, per onestà intellettuale, che si tratta di "teorie", che esistono reperti archeologici che sono in contrasto con questa visione lineare dello sviluppo umano e che le tecniche di datazione impiegate per i diversi tipi di reperti danno spesso risultati molto differenti tra loro.
A mio parere, la suddivisione delle età del mondo non rappresenta che un modello semplicistico e poco utile e che talvolta rischia di diventare addirittura un limite alla ricerca.
In ogni caso, ciò che è importante capire è che al di la di qualunque modello esiste la verità che deve essere ricercata senza paura di andare contro il modello più in voga...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 22 ottobre 2008

La fine dell'economia liberale

Egregi amici tuttologi, le turbolenze estreme alle quali i mercati finanziari sono stati sottoposti negli ultimi periodi, hanno probabilmente segnato l'inizio di un nuovo capitolo della nostra storia più recente, dal titolo "la fine dell'economia liberale".
Gli Stati Uniti e determinati stati europei hanno iniziato ad immettere nel sistema finanziario cifre iperboliche. Si pensi che il primo pacchetto promesso dall'amministrazione americana é pari a circa il doppio della spesa militare USA (la più elevata al mondo) e che l'Unione Europea prevede, nella peggiore delle ipotesi, di stanziare una somma pari al 15% del PIL di tutti gli stati membri. Importi da capogiro.
Ma quali le conseguenze per l'economia reale e per noi consumatori ?
Forse un tracollo totale del sistema verrà evitato, ma gli stati imporranno determinate regole, come un tetto massimo agli stipendi manageriali, il pagamento di interessi, uomini di collegamento all'interno dei consigli di amministrazione, la riduzione dei bonus e nuove norme che avranno lo scopo di regolare e controllare il sistema finanziario nazionale. Gli stati dovranno ora ridurre altre uscite, forse aumentare le proprie entrate, far fronte ad un periodo di inevitabile recessione, ridurre il costo del danaro e chi più ne ha più ne metta.
In poche parole "la mano invisibile del mercato" ha fallito, così come fallimentare é stata la politica della "deregulation" e di tutti coloro che volevano meno Stato nell'economia. Ma i primi a fallire sono stati i "manager" pagati e strapagati e ora salvati da danaro pubblico.
Ci aspettano periodi duri. E allora rimbocchiamoci le maniche!
Un caro saluto a voi tutti.

Galimberti Patrick

sabato 18 ottobre 2008

Storia della Cina, la misteriosa dinastia Shang e la lavorazione del bronzo

La storia antica è ancora un mistero... sia perché i testi scritti sono pochi e spesso rovinati o illeggibili, sia perché spesso gli studiosi sono esperti di un solo argomento o periodo o popolo!
Capire la storia antica significa essere in grado di spiegare le trasformazioni della società, lo sviluppo tecnologico, il susseguirsi delle dinastie, l'economia e le interdipendenze tra i popoli antichi.
Spesso si tende a pensare che la storia abbia avuto uno sviluppo lineare, cioè che a partire da un momento in cui l'uomo era ignorante e pensava solo a sopravvivere si sia arrivati sino ad oggi, con le complesse società ricche di interdipendenze portateci dalla globalizzazione, ma non è così!
La storia è ricca di esempi che ci dicono il contrario, la storia non è un fenomeno lineare... i popoli e le civiltà nascono, crescono e talvolta muoiono o si trasformano! Lo stesso sviluppo tecnologico non è lineare... i reperti trovati durante gli scavi non ci parlano di uno sviluppo lineare delle tecnologie, ma di uno sviluppo a salti avanti e indietro, in dipendenza anche di altri fenomeni.
Ma non voglio annoiare nessuno con le mie considerazioni e così credo sia arrivato il momento di parlarvi dell'ultimo libro che sto leggendo, un sunto di storia della Cina scritto da Cornelia Spencer. In poche pagine racconta in modo semplice ed interessante quattro millenni di storia, a partire dalla dinastia Hsia (2205-1765 a.C.) solo accennata e da tanti inserita nella preistoria della Cina, alla misteriosa dinastia Shang (1765-1122 a.C.), quindi la dinastia Chou (1027-256 a. C.) quella dei filosofi e del cosiddetto feudalesimo cinese, poi la dinastia Ch'in (221-206 a. C.) con il primo imperatore Ch'in Shih Huang Ti, grande riorganizzatore. La dinastia seguente è detta Han (206 a.C. -209 d.C.) e fu interrotta per un breve periodo da Wang Mang (9-23 d.C.). Tutto il resto è recente e al momento mi interessa poco, chi vuole potrà trovare sicuramente il libro in biblioteca, in lingua italiana.
Ciò che mi ha colpito, in particolare, è un riferimento al periodo più antico, quello della cosiddetta "misteriosa dinastia Shang"...
Solo il termine "misteriosa" è già sufficiente di per se a farmi rizzare le orecchie, poi, come se non bastasse, si parla di un regno che si estende per circa 1500 chilometri nella valle del fiume Giallo, e se ancora non bastasse, una frase, buttata li a pag. 17:
"La maestosa bellezza dei bronzi Shang non è mai più stata eguagliata in tutta la storia cinese; ma nessuno sa con certezza come fecero i cinesi a imparare quell'arte. I metalli erano molto difficili da trovare. Coloro che ritengono che sia i metalli che l'arte di lavorarli possano essere stati importati dai popoli nomadi della Siberia e di regioni anche più a occidente sono costretti però ad ammettere che le decorazioni ricordano piuttosto quelle tipiche delle regioni meridionali."

E' chiaro che il bronzo rappresenta un mistero... stesso mistero che abbiamo nel mondo mediterraneo nello stesso periodo (II millennio a.C.). Una qualche popolazione potrebbe aver avuto delle conoscenze approfondite dell'arte di lavorare il bronzo e i minerali in genere e si è forse diffusa in tutto il mondo?
Se è così, chi erano questi lavoratori dei metalli?
Scoprire chi erano e da dove venivano questi popoli lavoratori dei metalli potrebbe essere utile non solo alla conoscenza della storia della Cina ma a quella di tutto il mondo!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 16 ottobre 2008

Gesico: sagra di Sant'Amatore

Cari amici e lettori,
questo fine settimana non avete niente da fare?
Se siete in Sardegna potete recarvi a Gesico, SS 128, tra Suelli e Mandas.
Perché dovreste farlo?
Beh, di motivi potrebbero essercene diversi...
In primo luogo vi è una delle sagre più popolari, la sagra di Sant'Amatore...
La tradizione vuole che il venerdì il Santo venga portato in processione dalla parrocchia di santa Giusta alla chiesa di Sant'Amatore.
Un tempo era l'occasione per acquistare tutta l'attrezzatura occorrente ai pastori. Ancora oggi si possono acquistare campanacci,esti 'e peddi (tipico vestito dei pastori), bettua (bisaccia), coltelli sardi...
Per gli amanti del mangiare è possibile trovare carne e pesci arrosto, il miglior torrone e il sabato potrete partecipare alla sagra delle lumache.
Volete un consiglio?
Se vi trovate a passare a Gesico fateci un salto... tempo permettendo potrete passare una giornata diversa dal solito!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 13 ottobre 2008

Un fine settimana nel sulcis iglesiente...

Venerdì e sabato tempo pessimo, pioggia e forte maestrale...
(Pan di Zucchero)

Campo base Iglesias, bella cittadina, con un bel centro storico, un museo minerario e un bel duomo!
Incuranti delle cattive condizioni atmosferiche abbiamo visitato i posti più interessanti della costa e qualche tratto dell'entroterra... un'alternanza di spiagge bellissime,
(Cala domestica)

un mare dai colori indescrivibili (domenica era una bellissima giornata) con altissime falesie a strapiombo.
Siamo nel cuore dell'ex bacino minerario del Sulcis... si possono vedere i resti di tante strutture minerarie in disuso...
(Rovine della laveria di Nebida)

altre, riadattate, si possono visitare.
Una di queste, è la galleria Henry (dal nome del direttore francese che la diresse negli anni del suo splendore), a Buggerru.(Galleria Henry)
Si visita con un simpatico trenino elettrico che si inoltra per circa 900 metri nelle viscere della montagna.
(Un esempio di minatore moderno!)

Si possono ammirare attrezzi, usati per la perforazione e l'estrazione dei minerali.
Si estraeva piombo, zinco e argento...
Il trenino finisce la sua corsa in un patio a cielo aperto.
Si ritorna indietro a piedi... costeggiando un belvedere a strapiombo sul mare, panorama mozzafiato... bellissimo!!!!!!!!
Un breve salto nell'entroterra, nella valle di Antas, per visitare l'omonimo tempio punico romano, dedicato al dio "Sardus Pater babai", guerriero e saggio progenitore della stirpe sarda...
Nella zona si trovano resti di villaggi nuragici e cave romane...
A pochi chilometri di distanza si trova la grotta di "Su Mannau", originata da due piccoli torrenti che nei millenni hanno creato imponenti gallerie ornate di calciti e aragoniti, facendo di questa cavità una fra le più belle grotte della Sardegna.
Lasciandoci alle spalle le grotte ci avviamo a visitare una spiaggia indicataci da turisti stranieri (pensa te), 13 km di strada tortuosa, senza incontrare anima viva ne insediamenti di qualsiasi tipo... arrivati a destinazione ci troviamo davanti ad uno scenario incantevole... una spiaggia immensa (3 km), un mare dai colori stupendi, dune di sabbia altissime ricoperte di macchia mediterranea... il nome della spiaggia è "Scivu".
Vi è stato girato lo spot della Wind, quello con Aldo Giovanni e Giacomo...
Lasciata alle spalle Scivu, ci accingiamo a visitare un'altra spiaggia "Piscinas" e le sue dune... Strada più tortuosa che mai, attraversiamo "Ingurtosu", vecchio centro minerario dismesso, paesaggio da vecchio Far West e per finire sei km di sterrato... finalmente la meta... un'altra perla, spiaggia immensa, dune altissime, colori stupendi...
Conclusioni...
Posti bellissimi da visitare, per chi ama il mare, natura incontaminata, paesaggi stupendi, faticoso arrivarci ma alla fine ti senti abbondantemente ripagato!

Gavino e Paola FADDA

domenica 12 ottobre 2008

Tra le braccia del padre (Bricherasio 28/10/2000)

Se noi sapessimo spendere

Quel grande silenzio

Le chiome spumeggianti del mare

Iride profondo del viaggio

Aldiquà della vita


Se noi sapessimo parlare

La voce urlante del bisogno

Il segreto onirico dei sentimenti

Timpano solleticato che si fa

Grancassa e un sonno leggero

Tra le braccia del padre


Se noi sapessimo vivere

Giuseppe MARCHI