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giovedì 5 marzo 2009

Iliade e Odissea...

Due delle più belle opere che abbia mai letto...
I poemi attribuiti ad Omero, la guerra di Troia e il ritorno travagliato degli eroi alle loro case, alle loro mogli...
Chi non ha letto almeno qualche frase durante i propri studi?
Io ho letto le due opere, durante i miei studi personali, anni dopo aver terminato gli studi... così le ho lette con interesse e stupore e curiosità... niente noia o compiti da fare obbligatoriamente!
Ma da allora, quella prima volta, Iliade ed Odissea mi seguono nei miei spostamenti e di tanto in tanto riapro i due volumi e rileggo qualche frase che mi ha colpito... fantastico, immagino... ricollego fatti, eventi e storie dei personaggi...
Così quando, durante la lettura di "The Cronology of ancient kingdoms amended" di Isaac Newton, ho avuto la fortuna di imbattermi su una frase che tirava in ballo il grande Poeta, l'ho letta e riletta diverse volte...
La voglio condividere con voi:
"Now Polydectes King of Sparta, being slain before the birth of his son Charillus or Charilaus, left the Kingdom to Lycurgus his brother; and Lycurgus, upon the birth of Charillus, became tutor to the child; and after about eight months travelled into Crete and Asia, till the child grew up, and brought back with him the poems of Homer; and soon after published his laws, suppose upon the 22d or 23d Olympiad..."
Perdonate ora la mia traduzione approssimativa ma non sono molto bravo in inglese:
"Polydectes, Re di Sparta, assassinato prima della nascita del figlio Charillus o Charilaus, lasciò il regno a suo fratello Licurgo. Licurgo, alla nascita di Charillus divenne tutor del ragazzo; dopo otto mesi si mise in viaggio per Creta e l'Asia e quando il ragazzo crebbe, portò indietro con se i poemi di Omero. Poco tempo dopo pubblicò le sue leggi, ciò avvenne tra la 22 e la 23esima olimpiade..."
Cosa significa?
Cosa significa "portò indietro con se i poemi di Omero?"
Dove li prese?
E in che periodo siamo?
Secondo lo stesso Newton Licurgo portò Iliade ed Odissea dall'Asia, nel 710 a.C....

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 3 marzo 2009

Ancora sul diluvio di Deucalione...

Solo poche righe per aggiungere un piccolissimo riferimento storico a chi studia il diluvio di Deucalione...

[Apollodoro, Biblioteca, Libro III, 8]
Fu durante il regno di Nittimo che si verificò il diluvio di Deucalione e alcuni dicono che esso avvenne proprio a causa dell'empietà dei figli di Licaone".

Poco più avanti un altro riferimento:
[Apollodoro, Biblioteca, Libro III, 14]
Dopo la morte di Cecrope, divenne re Cranao, che era nato dalla terra; fu ai suoi tempi (si dice) che ebbe luogo il diluvio di Deucalione".

Licaone e suo figlio Nittimo, sovrani della regione Arcadia, Cecrope e il suo successore al trono di Atene, Cranao, mitiche figure o personaggi storici?
Di Licaone sappiamo ciò che ci ha raccontato Ovidio nelle Metamorfosi... e i miti sugli uomini lupo.
Ma di che periodo parliamo?
Secondo alcuni si tratta del 1500 a.C.... e questi pongono dunque in quel periodo il diluvio, ma non esiste niente di certo!

Un altro piccolo tassello a quanto già sappiamo sul diluvio...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 28 febbraio 2009

Busiride: i sacrifici umani

Gli Egizi, forse una delle più antiche civiltà per quanto ne sappiamo!
Innumerevoli i suoi dei, tantissimi i faraoni regnanti, noti e ancora sconosciuti...
Ma vi furono mai sacrifici umani?
Se prestiamo fede ad Apollodoro, si!

Ma ascoltiamo dalle sue parole questa testimonianza, raccontataci nel mezzo della descrizione delle fatiche di Eracle:

[Apollodoro: Biblioteca, Libro II, 5,11]
"Dopo la Libia (Eracle) attraversò l'Egitto, dove regnava Busiride, che era nato da Poseidone e Lisianassa, figlia di Epafo. Egli aveva l'abitudine di sacrificare gli stranieri sopra l'altare di Zeus in obbedienza ad un oracolo: infatti quando una carestia novennale si abbatté sull'Egitto, giunse da Cipro Frasio, un esperto indovino, il quale disse che la carestia sarebbe cessata se ogni anno essi avessero sacrificato a Zeus uno straniero. Per primo Busiride sacrificò l'indovino; poi continuò con gli stranieri che sopraggiungevano. Eracle dunque fu catturato e trascinato presso l'altare, ma spezzò i legami e uccise Busiride insieme a suo figlio Anfidamante".

Cosa c'é di storico in tutto ciò?
Vediamo quali informazioni possiamo trarre da questo brano:
- abbiamo i nomi, Busiride e suo figlio, Anfidamante; ma anche un indovino di Cipro di nome Frasio;
- abbiamo il periodo, lo stesso in cui visse Eracle, dunque il periodo della distruzione di Troia, 1200 a.C. circa? Abbiamo anche un riferimento ad una carestia novennale!
- abbiamo il luogo in cui avvenivano i sacrifici, l'altare di Zeus.

Che altro? Vediamo se qualche altro nostro amico storico può aiutarci nella nostra ricerca...

Diodoro Siculo, puoi aiutarci?
"Ciao Alessandro, tu vuoi sapere chi fosse Busiride, vero?"

Si, o almeno voglio approfondire la questione...

"Allora devi sapere che Busiride fu sovrintendente di Osiride per le terre che piegano verso la Fenicia e dei distretti marittimi, di quelle terre confinanti con l'Etiopia e la Libia di Anteo. Per quanto ricordo, Busiride fu il cinquantatreesimo regnante dopo Menas (il primo faraone di stirpe non divina) e la sua discendenza! Busiride salì al trono dell'Egitto 1040 anni dopo Menas.
Dopo questo primo Busiride vi furono otto discendenti l'ultimo dei quali, chiamato anche esso Busiride, fu il fondatore della città chiamata Diospoli la Grande, Tebe per i Greci. Gli Egizi avevano in odio Tifone, colui che tramò contro Osiride, questi aveva i capelli rossi, da ciò deriva l'usanza di sacrificare i buoi rossi e anche gli uomini rossi, la maggior parte dei quali erano stranieri".

Dunque questo re Busiride sacrificava gli stranieri...

"Sai, Alessandro, presso i greci si é affermato il mito sull'uccisione degli stranieri da parte di Busiride, benché non fosse il re ad avere il nome Busiride, bensì avesse questa denominazione nella lingua dei locali la tomba di Osiride. C'é anche chi dice che alla morte di Osiride, Iside raccolse i pezzi del marito e li pose all'interno di una vacca di legno, la città in cui ciò avvenne fu così chiamata Busiride".

Ma allora Busiride potrebbe non essere mai esistito...
Ma ciò non toglie che, forse, in Egitto si compivano sacrifici umani...
Vedremo!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 27 febbraio 2009

Antiche leggi: la legge di Radamanto

Talvolta si pensa che un libro di mitologia greca non possa offrire molto in termini di arricchimento culturale, ma non c'è niente di più sbagliato!
Se letto attentamente, infatti, vi si possono trovare tanti interessanti spunti di riflessione.
Si dice, e a ragione, che una società possa considerarsi sviluppata a seconda delle regole che vi si possono trovare... come giudicare dunque una società in cui vige la regola di Radamanto?

Per cercare di capire con che tipo di società abbiamo a che fare, vediamo innanzitutto chi era Radamanto. Potremmo chiedere aiuto ad una enciclopedia, magari a Wikipedia, oppure possiamo chiedere al nostro amico Omero... il Poeta!
Ma si, vediamo se é disponibile...

Maestro, posso disturbarla?

"Dimmi Alessandro, non mi disturbi mai, lo sai..."

E' per una domanda... chi era Radamanto? Lei mi sa aiutare?

"Radamanto... Ραδαμάνθυν... si, ricordo qualcosa...
Devi sapere che Zeus amò tra le tante la figlia di Fenice, Europa; da lei ebbe due figli, uno era Minosse e l'altro Radamanto divino".

Allora Radamanto era di Creta?

"Creta?
Mmh...
Per quanto ricordo il biondo Radamanto viveva ai confini del mondo, nella pianura Elisia, e là bellissima é per i mortali la vita; neve non c'é, non c'é mai freddo ne pioggia, ma sempre soffi di Zefiro che spira sonoro manda l'Oceano a rinfrescare quegli uomini..."

Fortunati loro... ma, Maestro, non credo di aver capito quale sia la terra di Radamanto...

"Forse é l'isola di Eubea, lontanissima, viveva Tizio, figlio di Gaia. Ma di più non ricordo, a te Alessandro, il compito di approfondire!"

Grazie per le preziose indicazioni, Maestro...

Apollodoro, posso disturbarti?

"Dimmi Alessandro, posso esserti d'aiuto?"

Non sarebbe la prima volta! Si, se mi puoi dedicare qualche minuto, vorrei chiederti alcune informazioni su..."

"Radamanto... si, vi ho sentito parlare.
Io non so molto, ma posso dirti che anche Eracle fu sottoposto alla legge di Radamanto".

Eracle? Perché, come mai?

"Come tu sai, Eracle imparò a condurre il carro da guerra da Anfitrione, a lottare da Autolico, a tirare con l'arco da Eurito, a combattere in armi da Castore, a suonare la cetra da Lino, il fratello di Orfeo. Lino si era trasferito a Tebe e ne aveva preso la cittadinanza, ma fu ucciso da Eracle con un colpo di cetra: lo aveva infatti percosso, cosicché il suo allievo, irato, lo uccise".

Non sapevo di questo delitto... non pensavo che Eracle fosse così violento!

"Eracle ne combinò tante...
ma fammi finire. Quando Eracle fu citato in giudizio si appellò ad una legge di Radamanto, secondo la quale colui che reagisce contro chi lo aggredisce ingiustamente é immune da colpa, e in tal modo venne assolto!"

Una legge di Radamanto... dunque egli era un legislatore famoso, vissuto prima del tempo di Eracle! E che legge...
Grazie Apollodoro, sei stato utilissimo, come al solito!

Ora, a voi la palla, che ne pensate della società "primitiva" che giudicò con una legge simile?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 22 febbraio 2009

Scienza e progresso... parte seconda!

Cari amici, certe volte mi ritrovo a scrivere quasi senza volerlo, spinto dall'esigenza di condividere con tutti delle conoscenze che a mio parere devono essere condivise...

E così, ancora una volta, approfitto della vostra comprensione...

Qualche giorno fa ho pubblicato un piccolo post: Scienza e progresso umano... di Sir Oliver Lodge,
oggi proseguo sulla scia della strada già aperta per approfondire alcuni concetti legati alla "conoscenza" e allo sviluppo della stessa!

Sir Oliver Lodge é stato un grande studioso e come tutti i grandi, si é occupato anche della conoscenza in se!
Ma facciamo parlare lui...

Professore, ci aiuti lei, le spiace?
Lei di cosa si é occupato? Cosa ha studiato? Cosa ci consiglia per il futuro?

"Io ho studiato principalmente la fisica, ma non essa soltanto; mi sono pure interessato di scienze psichiche. Infatti non vi é una netta linea di demarcazione fra di esse: ogni cosa si collega ad un'altra. Tuttavia noi possiamo scegliere la nostra linea di studio: possiamo penetrare in profondità interessandoci di un campo ristretto, oppure possiamo dare un esteso sguardo d'insieme.

Si... ma cosa pensa sia meglio, specializzazione o generalismo?

"Nel primo caso vi é una limitazione di ampiezza, nel secondo corriamo il rischio di essere superficiali".

Ma allora, per essere completi occorrerebbe fare entrambe le cose... però...

"E' di pochi il potersi applicare in ampiezza e profondità insieme: ché se lo stesso individuo tenderà ad entrambe, dovrà farlo in momenti diversi, non essendo possibile occuparsene contemporaneamente".

Grazie professore... mi ha chiarito le idee!
Spero proprio di poterla avere ancora con noi, in futuro...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Tradizioni popolari: su carru de sa Motti

Questa mattina, frugando tra le tante cose che ho scritto, alla ricerca di qualche incompiuto da completare, ho trovato questo piccolo pezzo di tradizioni popolari che non avevo ancora pubblicato sul blog.

Così, ecco a voi "Su carru 'e sa motti!

Un tempo, per vivere, bisognava inventarsi il lavoro e qualcuno più furbo degli altri, e con pochi scrupoli, riusciva a sfruttare a proprio vantaggio, la paura dei compaesani.

Questa storia mi é stata raccontata in uno dei pochi momenti in cui ci si ritrova in famiglia, durante una notte di temporale.
Seduti di fronte al caminetto, nel quale arde un fuoco che colora di rosso pallido la cucina, la televisione spenta per mancanza di corrente elettrica, il più anziano, mio suocero, torna indietro nel tempo e racconta ciò che tante volte da bambino aveva sentito raccontare.

Tanto tempo fa, la morte di una persona veniva annunciata dal passaggio di un carro molto particolare: “su carru de sa Motti”.

Le parole gli escono di bocca come se la leggenda fosse ormai parte di lui, non ci sono bambini piccoli, ma a noi sembra di essere piccoli, forse qualcuno ha anche paura, o forse é semplicemente l’atmosfera che si é creata intorno al camino, fatto sta che qualcuno sentiva dei brividi anche se non c’era freddo.

Era facile capire quando passava il carro dal frastuono che si sentiva, come di catene trascinate sulle pietre.

Quando passava il carro, tutto il paese aveva paura e nessuno si azzardava a mettere il naso fuori dalla porta.

Ogni notte la stessa storia, tra la mezzanotte e l’una, fino alla morte del malcapitato.
Dopo la morte del malato il carro non passava più.

Il carro della morte non era altro che l’invenzione di alcuni intraprendenti ladri che, bene informati sullo stato di salute dei paesani, approfittavano della loro buona fede per rubare qualcosa con cui vivere.
Attrezzato un carro con pesanti catene, giravano la notte sulle strade in selciato , nei pressi delle case in cui si sapeva che vi era qualche malato in fin di vita.
Così si creò la brutta fama di annunciare la morte delle persone.
Qualche volta é capitato che il carro si facesse sentire in una zona in cui non c’era nessun malato e, in quelle rare occasioni tutti temevano per la propria vita e si rinchiudevano nelle loro case.
Per i ladri diventava abbastanza semplice compiere i loro furti e dileguarsi in quanto nessuno usciva dalla propria casa neanche se sentiva dei rumori in cortile.
La mattina dopo qualcuno si rendeva conto del furto nel granaio o della sparizione di qualche forma di formaggio, ma il commento era sempre lo stesso:

"Mellusu a ‘ndai furau cussu di essi mottu unu de famillia”
Meglio che sia stata rubata quella roba, che non la morte di qualcuno di famiglia!

Il ritorno della energia elettrica spezza quell’incantesimo che ci aveva tenuti tutti intorno al caminetto e così ci alziamo dalle sedie, qualcuno, senza farci caso, accende la televisione ed io mi auguro che arrivi presto un nuovo temporale...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 21 febbraio 2009

Apollodoro: Talo, l'uomo della stirpe di bronzo

Apollodoro, nella sua Biblioteca ci presenta tantissimi personaggi della mitologia. Tra questi ve n'é uno del quale sento parlare per la prima volta: Talo.
Apollodoro ce ne parla nel mezzo del racconto delle imprese di Giasone e dei suoi Argonauti, si trovano allora nei pressi dell'Isola di Creta, al ritorno da un lungo viaggio che alla fine durerà circa quattro mesi

[Libro I, 26]
"Partiti di lì, fu loro impedito di avvicinarsi a Creta da parte di Talo. Costui era (dicono alcuni) un uomo della stirpe di bronzo oppure (secondo altri) un dono fatto da Efesto a Minosse: un uomo di bronzo o - secondo altri - un toro."

Siamo dunque al tempo di Minosse e questo "uomo della stirpe di bronzo" é così descritto:

"Aveva una sola vena che si stendeva dal collo sino alle caviglie e all'estremità della vena stava piantato un chiodo di bronzo."

Uomo o robot?

"Questo Talo custodiva Creta facendo il giro dell'isola tre volte al giorno di corsa: perciò allora, scorgendo la nave Argo che si avvicinava, la bersagliò con pietre."

Dunque Talo era il custode dell'Isola...

"Ma egli morì in seguito a un inganno di Medea: secondo alcuni, perché Medea gli istillò la follia coi suoi farmaci, mentre altri affermano che, con la promessa di renderlo immortale, gli sfilò il chiodo cosicché tutta la linfa sgorgò ed egli morì. Alcuni però affermano che morì per essere stato colpito alla caviglia daPeante con una freccia".

Sembra che altri autori - tra questi Apollonio Rodio, Sofocle e Luciano - ne parlarono...

Avremo dunque modo di approfondire l'argomento...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO