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venerdì 9 aprile 2010

Francesco Bacone e la sua opera...

A chi non é mai capitato di imbattersi, durante amene letture, in Francis Bacon?
A me é capitato tante volte ma non avevo mai trovato un suo testo... almeno fino a due settimane fa!

"Francesco Bacone, ovvero Francis Bacon o ancora Francisci De Verulamio, nasce a Londra nel 1561. E' figlio del Lord Guardasigilli della Regina Elisabetta, e ciò gli consente di dedicare i suoi anni della gioventù allo studio. Divenne un politico ma continuò a studiare e scrivere per tutta la vita ad un suo immenso progetto di riforma del sapere universale, la Instauratio Magna.
Muore nel 1626, all'età di 65 anni, dopo una vita movimentata, lasciando ai posteri un ricco patrimonio di studi e scritti di ogni genere."


Qualche settimana fa mi sono infatti imbattuto in una delle sue opere, incompiuta, il Nuovo Organo. Scritto per aforismi, si riproponeva di delineare un nuovo metodo scientifico che aiutasse gli studiosi nelle indagini sulle "forme" dell'universo... le sue Leggi, per intenderci!

"Poco dopo la sua morte, nel 1627, viene pubblicata la sua opera più conosciuta, New Atlantis..."

In quella che probabilmente sarebbe stata la prefazione alla Instauratio Magna si legge:

"Perché la situazione delle scienze non é ne felice ne più progredita; perché si deve aprire all'intelletto umano una via del tutto diversa da quella conosciuta in passato; e perché si devono preparare altri aiuti, affinché la mente possa esercitare sulla natura delle cose il dominio che ad essa spetta di diritto [..] e presso il popolo hanno molto successo o le dottrine polemiche e combattive o quelle di bell'aspetto e vuote, tali cioè da sedurre o da allettare l'assenso. Perciò i migliori ingegni di ogni epoca subirono certamente violenza; mentre uomini di acutezza non comuni, e tuttavia preoccupati della propria reputazione, si piegarono al giudizio del tempo e della massa. Di conseguenza, se anche in qualche momento sorsero speculazioni alquanto profonde, esse furono subito sconvolte e spazzate via dai venti delle opinioni volgari. Così il tempo, come un fiume, ha trasportato fino a noi cose leggere e gonfie, mentre a lasciato andare a fondo cose pesanti e solide..."

Ecco, questa prefazione mi ha colpito... perché Bacone, con poche parole, ci dice che ai suoi tempi si sapeva veramente poco del passato, ci dice che la scienza é basata su pochi resti del passato, spesso proprio i resti meno validi, mentre le scoperte importanti sono state cancellate dal lento trascorrere del tempo e dalle vuote opinioni della massa!

Come non condividere?

Alla prossima!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 6 aprile 2010

Gita a Bellagio e i giardini di villa Melzi

Mi alzo presto, non sono neanche le sette...
I primi raggi del sole colorano il cielo di un azzurrino pallido, quanto basta però per la nostra gita: destinazione Bellagio, sul lago di Como!

Il lago é sempre stupendo...
la strada stretta ti tiene sempre impegnato alla guida, ma di tanto in tanto una piazzola a bordo strada ti consente di fermarti... ed ammirare stupito l'opera della Natura.

Sulla destra rivoli e cascate, sulla sinistra il lago...

Procediamo lentamente,
cercando di non perderci niente...
La giornata é luminosa e finalmente arriviamo... Bellagio... di fronte a noi... intorno a noi!

La passeggiata lungo il lago é ricca dei colori della primavera appena arrivata. Le vette ancora innevate incorniciano il lago che risplende ancora di più.

Sulla sinistra la villa Melzi e i suoi giardini... sulla destra il piccolo paese con i suoi tremila abitanti.

Decidiamo di visitare prima i giardini di villa Melzi.
La villa risale ai primi dell'Ottocento.
Costruita per Francesco Melzi d'Eril, duca di Lodi e vice presidente della Repubblica Italiana nel periodo Napoleonico.

I giardini sono dei veri e propri orti botanici e vi si possono ammirare alberi provenienti da ogni parte del mondo... dalle enormi sequoie alla profumatissima canfora, abbelliti da statue e fioriti sentieri silenziosi e riposanti...

Non é difficile credere che Liszt vi si trovasse così bene da comporvi i suoi pezzi migliori, all'ombra della statua di Dante e Beatrice...

In un piccolo padiglione vicino alla villa antichi reperti ci ricordano la storia d'Italia... vasi etruschi, cannoni della fine del '700, ritratti e mezzibusti...

Un promemoria ci ricorda chi fu Francesco Melzi d'Eril...
Di famiglia nobile, nato a Milano nel 1753, girò per l'Europa rendendosi conto della situazione politica di quegli anni difficili.

Qualche anno dopo, quando Napoleone scese in Italia, é lui a discutere la posizione dell'Italia di allora. Siamo nel 1802, nasce la Repubblica Italiana, napoleone é Capo dello Stato, Francesco Melzi d'Eril é nominato vice presidente della Repubblica. Qualche anno dopo Napoleone trasforma la Repubblica in Regno d'Italia... con ciò finisce l'avventura di Melzi che si ritira a vita privata. Con la fine di Napoleone, l'Austria si riappropria di Milano.
Nel 1816 Melzi muore in Milano...
lasciando all'Italia il ricordo di se e a tutti la sua splendida villa e i giardini...

Poche righe di storia non possono annoiare... così vi saluto e vi invito a visitare lo splendido paese di Bellagio, piccolo paese sul lago di Como.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Esce in America l'iPad della Apple: file per l'acquisto!

L'America, ancora una volta, lancia una nuova moda... o almeno ci prova!
Il 3 di aprile é il giorno fatidico... molte le attese da parte della società produttrice... circa 300.000 iPad venduti (sembra) nel primo giorno sul mercato!
La Apple lancia la sua "tavoletta" tecnologica, nuova tecnologia per fare cose che già oggi si possono già fare?
Sembra di si...
Ma allora cosa dovrebbe spingere le persone a comprarla?
Sarà la fine dei computer portatili, dei telefoni cellulari o sarà semplicemente un nuovo giocattolo tecnologico tra le mani dei più giovani e viziati consumatori di nuove tecnologie?
Vedremo... certo che uno strumento simile possiede molte potenzialità... chissà se si riuscira a tirarle fuori...

Per saperne di più... leggete l'articolo apparso su "The Economist"!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 5 aprile 2010

Gita fuori porta a Lodi e Crema

Lunedì di pasquetta... finalmente bel tempo!

E' una settimana che attendiamo un po di sole e oggi non ce lo lasciamo scappare.
Certo, non andiamo lontano visto che si attende traffico su tutta la Lombardia.

Lodi é abbastanza vicina e Crema subito dopo...

Lodi, cittadina di 43.000 abitanti, si trova a sud di Milano.
Fondata nel 1158 da Federico Barbarossa a seguito della distruzione di Laus Pompeia, cittadina di origine celtiche poi occupata dai romani.

La piazza é molto bella, ampia e spaziosa, circondata da porticati che ospitano bar e negozietti... purtroppo oggi é quasi tutto chiuso!


Sulla piazza della Vittoria si staglia la facciata del Duomo, la Cattedrale della Vergine Assunta, in stile romanico. Costruita tra il 1158 al 1284, il campanile venne aggiunto nel 1500.
Riusciamo a visitarne l'interno giusto per miracolo... perché anche le chiese ormai chiudono!

Proseguiamo la passeggiata per le vie di Lodi fino ad arrivare all chiesa di San Francesco, con la sua facciata in cotto, costruita tra il 1280 e il 1307. Purtroppo già chiusa...

Da Lodi ci spostiamo a Crema, comune di circa 34.000 abitanti poco ad est di Lodi.
La cittadina ha origini antiche, secondo una versione risale infatti al VI secolo dopo Cristo e fu centro di resistenza alla invasione longobarda. Secondo un'altra versione Crema é più antica e si é sviluppata su un centro celtico precedente.
Parcheggiamo nei pressi della porta Ombriano e seguiamo il percorso storico indicato nei cartelli sparsi per la città.

Il Duomo é veramente bello... ma anch'esso chiuso!

Possiamo solo immaginarcelo, nella sua penombra...
e passare oltre.

La città é pulita e ricca di storia...

Al rientro ci fermiamo in una gelateria e un saporito gelato artigianale ci accompagna,
mentre salutiamo Crema...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 3 aprile 2010

XXV edizione del Premio Letterario Giuseppe Dessì

Giuseppe Dessì (Cagliari 7/08/1909 - Roma 6/07/1977), è uno dei più famosi autori sardi.
La sua opera forse più conosciuta é "Paese d'Ombre", una tragedia ambientata in Sardegna nel paese di Norbio che non é altro che il paese natale di Dessì, Villacidro.

La Fondazione Giuseppe Dessì ogni anno si occupa tra l'altro del Premio Letterario e anche quest'anno é stato appena pubblicato il bando. Possono partecipare autori di opere in lingua italiana pubblicate dopo il 31 gennaio 2009.

Per informazioni potete consultare il sito: www.fondazionedessi.it, dove troverete tutto ciò che occorre per partecipare al Premio.

In bocca al lupo, dunque, e vinca il migliore...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 30 marzo 2010

L’essenza del nostro non essere

Venuto a conoscenza (certo con colpevole ritardo, causa la mia eccessiva concentrazione sui fatti che attengono specificamente alle mie ricerche) di una iniziativa paradossale denominata la rotta dei Fenici, ebbi a manifestare il mio attonito disappunto verso il ministro Biondi, in data 7 Dicembre 2009, nel seguente modo:

«Molto Illustre Signor Ministro,

sono venuto a conoscenza del fatto che Ella, pochi giorni addietro, ha dato una sorta di imprimatur ad una iniziativa commerciale (che coinvolge anche altre nazioni) denominata “La rotta dei Fenici”.

Essendo, il sottoscritto, un ricercatore indipendente di preistoria e storia antica della Sardegna, mi sono naturalmente imbattuto (da lustri ormai) nella tematica, gli esiti della cui approfondita essenza etimologica, pur nella loro devastante evidenza, non sono ancora riusciti a condurre su ragionevoli percorsi, quella parte degli studiosi non adusi ad un elevato incedere.

Ebbene, sono in procinto di pubblicare un lavoro che ha il seguente titolo:

I Fenici non sono mai esistiti

Mi preme darLe questo supporto, onde fornirLe una visione più universale di quell’ambito storico cui si vuol far risalire la suddetta iniziativa.

Ove ritenga utile entrare nel merito, La prego di contattarmi.»

Di nessun cenno di risposta fu però giudicata esser degna la mia missiva.


Il 24 Marzo 2010, sono venuto a sapere che da parte dei Beni culturali viene dato parere favorevole alla messa a punto di alcune biasimevoli iniziative. Esse culminano nella sostituzione della denominazione geografica del Golfo di Oristano con quella paradossale, insulsa e negatrice della storia autentica della Sardegna, che risulta architettata con un disarmonico insieme di suoni, così graficamente rappresentati:

golfo dei fenici


Ora, pur avendo sperimentato come il Ministro, qual novello Ulisse, tenda il suo udire verso sirene che, in quanto tali, il vero non possono raccontare, ho ugualmente deciso di inviargli una seconda siffatta comunicazione epistolare:

«Signor Ministro,

Lei nulla sa di Sardi e Sardegna, Lei nulla sa di Fenici. L’essersi prestata a questa insensata operazione che ha definito il golfo di Oristano (che fonda le sue basi su qualcosa di storicamente reale) come il “Golfo dei Fenici”, non rende giustizia alla storia della Sardegna ed ancor meno alla sua intelligenza politica, che si è fatta sottomettere da sinistrorse fossili determinazioni.

Avevo cercato, nel recente passato (senza successo mi avvedo), di metterLa in guardia contro operazioni che proprio nulla hanno da spartire con la CULTURA, della quale Ella dovrebbe essere l’ultimo difensore, come la semanticamente vuota “rotta dei Fenici”.

Pubblicherò a giorni il mio secondo libro dal titolo emblematico:

I Fenici non sono mai esistiti

Ove Ella trovasse il tempo e l’attenzione per leggerlo, si avvedrà quanto insulsa sia stata l’operazione di ribattezzare il Golfo di Oristano e quanto danno, la Sua azione di Ministro mal consigliato, abbia recato alla Sardegna, al Suo dicastero ed a sé stesso.

Distinti saluti.»

Bene, questo è quanto lo sfogo, di chi da lustri si occupa dell’argomento, ha partorito nelle due occasioni.

Ho anche avuto sentore come, a seguito di questa seconda disgrazia che dall’alto ci cala, si stiano progettando azioni di protesta, assemblee, comitati, movimenti, ecc., ecc.

Ora, una persona comune, che viaggia su un veicolo alimentato con un poco di logica, si chiede: ma come! Anche sas predas sapevano che quella parte della fessa (nell’accezione di vuota) cultura sarda, stava facendo carte false per addivenire alla creazione di quella amenità che si cela dietro il parco dei fenici! E tutti sanno come amenità del genere portino seco un’infinità di interessi non certo culturali! Ebbene, tutte quelle persone dabbene che ora si svegliano e decidono di fare la guerra pur essendo il trattato di già firmato, non si rendono conto di quanto velleitaria appaia tale tardiva presa di coscienza di un pericolo che pur è stato pendente sulle loro teste per oltre diciotto mesi? Non sarebbe stato più proficuo attivarsi, non solo con la fessa (ancora nel senso di vuota) raccolta di firme, fine a sé stessa (come si è visto), proprio nel momento in cui furono dichiarate le ostilità ed addivenire con la forte comune volontà, alla stroncatura della azione di coloro, soprattutto docenti universitari, che immersi nella loro circoscritta tessera fenicia (facente parte di un mosaico il cui insieme non riescono neppure ad immaginare) appaiono totalmente ignoranti (perché appunto non conoscono) circa la vera, sublime storia della Sardegna?

Mi chiedo però:

- La Regione, nella persona del suo esimio presidente, chiamato a rappresentare gli interessi dei Sardi e della sardità,

- Il consiglio regionale, nella persona del suo presidente, che dovrebbe esprimere il suo compito di controllo,

- L’assessorato regionale alla cultura che, nella persona del suo assessore, dovrebbe avere a cuore e proteggere l’antico retroscena culturale di tutte le aree della Sardegna, comprendendovi anche la regione di Oristano, da invasioni commerciali,

cosa essi intendano fare!


Ma, tutte queste entità, nell’insieme dei loro singoli appartenenti, e proprio le tre menzionate figure istituzionali poste a salvaguardia del bene comune, con i direttori generali delle varie regionali istituzioni che non permettono si muova foglia se alcuno di essi non voglia, sappiano essersi piazzati nel mirino del nostro feroce, critico arco, ben pronto a scoccare i più avvelenati strali verso il loro imbelle proteggerci, se non riusciranno a cassare ogni stupidità tendente ad inserire nella carta geografica, la abominevole suddetta nuova denominazione che reputiamo perfino offensivo della Sardità, ripetere ancora.

Mikkelj Tzoroddu

Magellano...

E' il 1400, il secolo di preparazione alla grande impresa, il secolo di Enrico il Navigatore, di Cristoforo Colombo, di Fernão de Magalhães nato portoghese, diventato spagnolo col nome di Fernando de Magallanes, passato alla storia semplicemente come Magellano.

Di lui, e del suo viaggio alle Indie passando da Ovest, sappiamo grazie ad un vicentino, Antonio Pigafetta, cavaliere di Rodi, che accompagnò il grande navigatore nel suo viaggio intorno alla Terra. Pigafetta scrisse un diario, consegnato al re di Spagna, Carlo V, diario andato perduto; poi, spinto dalla volontà di giustizia per il suo compagno di sofferenze, riscrisse un rapporto abbreviato dal titolo: "Primo viaggio intorno al globo terracqueo" grazie al quale la Storia conosce la verità!

Erano tempi lontani, tempi in cui ancora non si era certi di niente... non si era neppure sicuri se fosse possibile circumnavigare l'Africa. In quegli anni un piccolo Paese, il Portogallo, é autore di tante scoperte... E' un fiorentino, Poliziano, che ce lo ricorda: "Non solo ha lasciato dietro di sé le Colonne d'Ercole e domato un Oceano infuriato, ma ha riconosciuto l'unità fino a oggi interrotta del mondo abitabile. Quali nuove possibilità e quali vantaggi economici possiamo ancora aspettarci, quale elevazione del sapere, quali conferme della scienza antica finora ripudiate come incredibili! Nuove terre, nuovi mari, nuovi mondi sono sorti dalle tenebre secolari. Il Portogallo è oggi il custode di un altro mondo".
Sono solo pochi versi che fanno capire quanto sarà il mondo differente dal passato... anche se per certi versi simile al passato remoto!
Eppure è proprio il Portogallo (nella persona del suo re, Manuel) che non capisce o non vuole dar credito alla proposta di colui che un giorno sarà riconosciuto come il primo a credere nella possibilità di circumnavigare il mondo e a rendere l'impresa possibile. Sarà invece il re Carlo V di Spagna ad offrire un'opportunità al nostro navigatore. Cinque navi, un equipaggio di poco più di 250 uomini, quasi tutti destinati alla morte... quasi tutti, e lo stesso Magellano tra questi!
Magellano, pochi anni dopo Colombo e diversi secoli dopo i vichinghi, si accinge a presentare al mondo la grandezza di un'idea.
Ma una grande impresa ha bisogno di grandi idee, di grandi esperti, di grandi sacrifici. Magellano mette l'idea e l'esperienza, Ruy Faleiro mette la sua scienza, l'equipaggio al completo (e il suo Ammiraglio in primis) mette i sacrifici e il sangue!

"Esiste un passaggio dall'Oceano Atlantico al Pacifico. Io lo so, io conosco il luogo e il punto. Datemi una flotta e io mostrerò il passaggio e compirò il giro di tutta la terra da oriente a occidente"... questo afferma con sicurezza Magellano di fronte al re. Come lo sapeva? E quanto la notizia era certa? Parte delle informazioni venivano dagli archivi segreti del re di Portogallo, giuste o sbagliate che fossero, Magellano si fa guidare da queste informazioni.
Il 22 marzo 1518 il re Carlo V sottoscrive il contratto con Magellano e con il professore Ruy Faleiro. E' l'inizio di un'avventura...

Mi sarebbe facile continuare a raccontare, prendendo spunto dalla biografia di Magellano opera dello scrittore Stefan Zweig, di uomini, esplorazioni, di giganti della Patagonia e della Terra del Fuoco, di selvaggi delle isole dei Ladroni, di "dei immortali" e colpi di cannone, della morte più stupida e della vita non meritata... ma così facendo, probabilmente, non potrei stimolare ulteriormente la curiosità di chi é arrivato fino a questo punto!

E allora vi lascio con un invito, leggete anche voi la biografia di Magellano, di Stefan Zweig, percorrete col pensiero il suo viaggio, vivete con i suoi uomini le loro pene... e respirate la grandezza della loro immortale impresa!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO