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sabato 2 ottobre 2010

I fenici non sono mai esistiti...

i fenici non sono mai esistiti:
anche il Bartoloni ci sembra ne sia convinto!

A distanza di poco più di un anno, eccoci tornare sull’argomento che esacerbò fuori ogni misura, animi sia digiuni della materia sia poco propensi a prendere in considerazione il nuovo che, inesorabile, avanza.
Il 4 Giugno 2010, a Sant’Antioco, la libreria Cultura Popular di Roberto Pintus, organizzò la presentazione del nostro secondo libro (i fenici non sono mai esistiti), al cospetto di oltre 120 persone.
Alla presentazione fu invitato anche il professore Piero Bartoloni, il quale declinò l’invito.
Come avemmo a sottolineare nella premessa di tale saggio, in vari momenti della ricerca, finalizzata alla sua stesura, avemmo la netta sensazione che quasi tutti i soggetti, i cui testi furono oggetto d’analisi, lanciassero dei messaggi criptati, provando ad interpretare i quali, era chiaramente percepibile come essi sapessero benissimo che i Fenici non siano mai esistiti. Ed, anche, avemmo sentore di come essi si stessero preparando a dircelo di persona, ma facendo calare dall’alto della loro scranna tale dichiarazione, quasi fosse la nuova verità rivelata, sulla quale vivacchiare per molti altri decenni.
Fummo fin troppo facili profeti!
Il 24 Luglio 2010, alle ore 19,30, nell’aula consiliare della stessa cittadina sulcitana, si tenne il Convegno “Sant'Antioco abbraccia il mare”. Ad esso partecipò il Bartoloni.
Per dimostrare come il concetto espresso nel libro abbia già superato la fase di incubazione e stia positivamente agendo nell’esprimersi del sapere locale, il coordinatore del convegno Paolo Balia, introdusse l’argomento fenicio, proprio in questo modo: «allora professore, i Fenici non sono esistiti!». Il Bartoloni, con un sorriso (in apparenza) irridente il concetto espresso nella domanda, iniziò una dotta elucubrazione sull’argomento. Tre sono i punti salienti della sua lezione.
Primo - egli dice: «Le prime testimonianze archeologiche che noi abbiamo a Sulky sono testimonianze archeologiche (intendo dire, ovviamente, di persone che vengono dall’esterno) di età micenea e di età filistea, quindi siamo intorno al 1400/1300/1200 a.C. I primi navigatori orientali arrivano nella rada di Sulky, questo porto meraviglioso [...] (in, ndr) una rada spettacolosa che favorisce giustamente l’approccio [...] Perché arrivano a Sant’Antioco? Perché Sant’Antioco è l’unico porto d’imbarco meridionale che si affaccia sul grande bacino minerario del Sulcis-Iglesiente […] il porto di Sulky è una benedizione degli dei per i navigatori di allora».
Bene, tutto sarebbe molto bello e pur anche romantico. Ma, come ben sanno coloro che hanno letto il nostro primo libro (ne si veda il grafico a pag. 93) e come, soprattutto, insegnano gli scienziati che si occupano dello studio della morfologia terrestre e delle sue variazioni a seguito dell’eustatismo, intorno al 1400-1200 a.C. il livello del mare giaceva a circa m. 5 (diconsi cinque metri) al di sotto di quello odierno. In tale epoca la linea di costa era posizionata, rispetto all’odierno porticciolo, a circa km. 2,7 in direzione sud-est nel Golfo di Palmas ed a circa km. 9 in direzione nord-ovest, distante km 1,5 da Punta sa Guardia de sa Perda, vicino Matzaccara. Pertanto quella rada spettacolosa, essendo una terra emersa, non poteva essere altro che una pianura ben coltivata.
Ma se il porto, come dice il Bartoloni, era l’indispensabile tramite per un incontro fra Orientali e Sulky, venendo esso a mancare, viene anche meno un qualsiasi arrivo di naviganti Fenici, perché intorno al 1000 il livello del mare era ancora di circa quattro metri al disotto di quello odierno (la linea di costa essendo arretrata di circa m. 300). Se ne deduce, a ragione, che almeno per Sulci, sia valido il paradigma: i fenici non sono mai (arrivati ed) esistiti.
Secondo - Ciò che preme qui sottolineare, risiede nell’essere ricorso, il docente turritano, ad una frase (ripetuta tre volte) che getta nello sconforto le fossili certezze sulla materia fenicia. Il titolare della cattedra di Archeologia fenicio-punica all’Ateneo turritano, così ci stupisce: «i Fenici arrivano in Sardegna alla spicciolata, arrivano in pochi, in poche decine».
Ohibò!
Ma cosa ci viene detto! E da che pulpito! Equivale a dire che non sono mai venuti! Ma allora le colonizzazioni cosa sono? Un parto di pensieri corrotti?
Ci sovviene (perché calzante in modo chirurgico) giusto a proposito della locuzione “alla spicciolata”, il modo in cui abbiamo definito quei tali, nel paragrafo 3.2: «sconosciuti, sporadici, impauriti, inadeguati, impreparati gruppi di “vu cumprà” raminghi pel Mediterraneo».
Ma ben altro v’è da dire! Pur tuttavia ci limitiamo a quanto segue.
Ora, se noi ricordassimo che le località spacciate per fenicie sono proprio poche decine, ci troveremmo nella paradossale situazione di dover annoverare un solo fondatore fenicio per ciascuna località. Quindi un solo, unico protocolonizzatore, che vesta i panni del fondatore e pur’anche quelli del colonizzatore fenicio, per ciascuna località supposta essere fenicia, come Sulci, Monte Sirai, S. Giorgio, Paniloriga, Bitia, Nora, ecc., ecc., ecc. Ma, siccome accreditiamo il Bartoloni almeno della nostra stessa lucidità e crediamo ch’egli non reputi i suoi Fenici degli extraterrestri con dei portentosi poteri, reputiamo che il docente abbia semplicemente inviato un messaggio per accelerare i tempi della nuova verità. Quale infatti, il significato intimo della sua dichiarazione se non che in Sardegna “i fenici non sono mai esistiti”? Il passo da “pochi” a zero è relativamente breve (sia in termini di conteggio, che in termini di tempo) e lo stesso Bartoloni od altri, fra non molto, lo dichiarerà. Questa volta in modo esplicito.
Terzo - Udite e deliziate il Vostro intelligere, amanti del magnificamente Nuovo, ma soprattutto, ristrutturate il vostro rapporto adattivo in vista del ricreato ambiente culturale.
L’esimio - e qui certo encomiabile - ricercatore non vuole frapporre tempi di mezzo ad una sua ulteriore cattedratica, dissacrante dichiarazione: infatti, noi vediamo come egli, nello stesso convegno, metta in evidenza la correttezza del titolo del libro i fenici non sono mai esistiti, stavolta per l’istallazione di Monte Sirai.
Infatti, per tale insediamento, in relazione alle analisi sui resti umani rinvenuti nelle tombe, egli dichiara:
« […] per quanto riguarda le sepolture di Monte Sirai i risultati sono eclatanti, perché naturalmente (si noti il contenuto significativo del vocabolo, ndr), in tombe, che come correnti sono fenicie, in realtà vi sono persone che dal DNA risultano probabilmente locali!».
La quale affermazione non è altro che il sigillo assoluto di quanto riportammo su Sirai nel nostro libro (pp. 111-115). Come appurammo in quella sede argomentando deduttivamente, a Sirai la modalità di preparazione del sito per la edificazione della città, non poté essere opera di una professionalità fenicia. D’altro canto, ivi si rammenta come il Bartoloni sostenesse, da anni, che lo stesso centro abitato «ben poco ha di fenicio».

mikkelj tzoroddu

giovedì 19 agosto 2010

Antica Civiltà e ruolo dei Shardana-Tirreni

... di Francesco Verona.

Ho appena terminato di leggere il libro... e devo dire di essere rimasto piacevolmente sorpreso!

E si, sorpreso... per tanti motivi!
Prima di tutto perché l'autore, Francesco Verona, inizia il suo libro con un primo capitolo dal titolo: Enoch!
Ed avendo letto l'anno scorso il libro di Enoch ero curioso di vedere per quale motivo in un libro sui Shardana si dovesse far ricorso ad Enoch... qual'é il legame sottile che lega Enoch al popolo chiamato Shardana?
E così, spinto dalla curiosità, ho acquistato il libro e l'ho letto immediatamente.
Non é stato difficile... grazie all'autore!


E così scorrono le pagine... passando dal libro di Enoch al significato di "Tirreni", ad una possibile etimologia di Nuraghe (da Nur-Hag = casa del fuoco)... ai Fenici (ma saranno mai esistiti?).


E poi si arriva a Iolao... vi ricordate la storia di Iolao?
Ne avevo parlato tempo fa in alcuni articoli su Pausania il periegeta  e Diodoro Siculo:
L'autore ci porta a spasso per la storia antica di millenni, tra lingue differenti e ancora non completamente decifrate... l'Etrusco (?) della stele di Lemno, il Sardo della stele di Nora... il greco antico... il fenicio...


Poi ci parlerà del significato dei "Sinti" di Omero... Odissea VIII,294: "... fra i Sinti dal rozzo linguaggio"! Cosa significa?
Dovrete scoprirlo da soli...come il significato della scritta sulla stele di NORA!



Un'ultima cosa, all'autore un grazie per la chiarezza...



e ai futuri lettori: il libro é l'inizio di un percorso... non l'arrivo!
Ma é un ottimo inizio...


Sono ancora tante le cose da scoprire... sulla Sardegna!





Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Dalla prima lettera di Alessandro agli emigrati Sardi...

Sardegna...
la nostra Terra!

Nostra perché anche io sono emigrato, girovago per l'Italia da anni ormai, approfittando di ogni valido motivo per tornare nella mia Terra e poi...
E poi sono combattuto, ogni giorno, per le cose che vedo, che sento, che provo. Amore per la mia Terra ma anche delusione perché ogni anno mi sembra sempre peggio! E poi, talvolta, mi sento come se l'avessi tradita... la mia Terra, emigrando!
In questi momenti vorrei tornare e fare qualcosa, tutto ciò che posso, per aiutare un'Isola povera e maltrattata ad uscire dal passato. Ma come posso fare?
Sono solo... devo lavorare... ho una famiglia... e allora penso e ripenso, in cerca di una idea... in cerca della soluzione.
Soluzione... forse non esiste una soluzione unica ad un problema con così tante variabili e incognite... forse la matematica mi può venire in aiuto... forse esistono tante soluzioni!
Si, forse... e se fosse proprio questa la soluzione? Non é vero che sono solo... io, come Alessandro, sono solo, ma come emigrato? Come emigrato non lo sono più!
Quanti siamo, a sentirci ancora Sardi dentro, a provare le mie stesse emozioni contrastanti... ad amare la Sardegna?
Quanti siamo a sentire una stretta al cuore al solo sentirla nominare?
Quanti siamo a sentire la stessa stretta al cuore quando percorrendo la SS 131 vediamo tutte le piazzole di sosta deturpate dall'immondezza? E chiamarla "aliga" non nasconde la verità!
Quanti siamo ad amare il colore del cielo... il bronzo della pelle dopo una settimana di sole... i profumi di erbe selvatiche che ormai non esistono più altrove... il sapore forte dei pomodori coltivati a secco... lo scrocchiare del pane carasau... il maialetto arrosto!?!
Quanti siamo, allora?!?

Ecco quindi la soluzione... uniamoci, virtualmente, cerchiamo di aiutare la Sardegna da lontano... dedichiamo qualche minuto del nostro tempo alla nostra Isola... quell'Isola che nel tempo é stata tante volte oggetto di conquista... sedotta e abbandonata!?!

Se siete con me, se avete voglia e tempo per fare qualcosa, anche piccola per la nostra Terra, allora unitevi al mio gruppo: Emigrati Sardi, uniamoci!
Se non avete tempo, voglia, o se non vi sentite più Sardi... lasciate perdere, il gruppo non fa per voi!

Vi aspetto numerosi... tutti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 18 agosto 2010

Un pensiero...

La vita é troppo breve per viverla ignorandosi e odiandosi vicendevolmente. Anche l'odio, come tutte le cose, alla nostra morte resterà sulla Terra. 
Allora amiamo il nostro prossimo così alla nostra morte lasceremo sulla Terra qualcosa di buono! 

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 17 agosto 2010

Addio Presidente Cossiga...

Un saluto anche da parte mia, Signor Presidente Francesco Cossiga...

L'ultimo saluto ad un Uomo, Sardo, che ha fatto l'Italia,
che ci ha creduto fino alla fine.

Sentiremo la Sua mancanza, Presidente.

Sentite condoglianze alla sua famiglia per la grande perdita.

Scusatemi per le poche parole, ma credo che siano nel suo stile,
poche ma importanti...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 12 agosto 2010

Dalla prima lettera di Alessandro agli italiani: sul federalismo.

Un giorno qualcuno disse: "in periodo di crisi occorre accentrare..." per spendere meno e gestire meglio l'organizzazione, aggiungo io!

Ma come si può far convivere l'accentramento necessario  per superare la crisi (perché, ormai é dato per assodato, siamo in crisi!) con l'idea del federalismo?
Per intenderci, della lotta a parole tra i vari partiti politici italiani non mi interessa niente: cerco solo di ragionare con la mia testa. 
Chiarito il soggetto di questa mia prima lettera: crisi e federalismo, cerchiamo di chiarire perché in Italia di questi tempi il federalismo non può essere applicato.

In molti pensano che con il federalismo si possa risparmiare sulle tasse o, quanto meno, si possa penalizzare quella parte di nazione Italia considerata "sprecona"; se siete tra coloro che credono in queste favole mi dispiace deludervi: non é così e ve lo dimostro! Lo stato italiano incamera attualmente circa il 40 % del reddito di un lavoratore per fornire i servizi di base che noi tutti possiamo vedere... eppure già adesso parte delle competenze sono devolute a Regioni, Province, Comuni e altre Autorità e Organizzazioni di ogni tipo... queste funzionano perché ricevono parte degli introiti dello Stato. Negli ultimi anni però (a causa forse della rapacità dei politici o del loro incremento) il trasferimento di fondi verso la periferia é andato via via diminuendo... lasciando il posto ai debiti!
Ma cosa significa tutto ciò, vi chiederete?!? 
Semplice: se Regioni, Province e Comuni, Autorità e Autonomie di ogni genere e grado, vorranno in futuro rendere dei servizi al cittadino dovranno imporre delle proprie tasse! E con ciò credo di avervi dimostrato che il "federalismo all'italiana" non permetta di diminuire le tasse ma, al contrario, causerà un aumento "non omogeneo sul territorio nazionale" delle stesse.

Secondo punto: il federalismo servirà almeno a penalizzare l'Italia "sprecona" o "ladrona", come dicono alcuni.
Mi dispiace ma ancora una volta non condivido. il federalismo non penalizza quella parte d'Italia ma "tutta l'Italia"! e ve lo dimostro in due righe: chi sentirà la necessità di servizi di cui non può fere a meno (il Nord Italia?!?) si imporrà delle nuove tasse con le quali organizzare i servizi non più forniti dallo Stato, chi non ne sentirà la necessità perché abituato a non avere servizi (il Sud Italia?!?) semplicemente non lo farà! 
Risultato? Nessun cambiamento in meglio; in media più tasse e meno servizi: fallimento della società!

Ma quali saranno le conseguenze sulla Nazione Italia? Terribili...
  • aumento della delinquenza;
  • sfiducia nel futuro;
  • impossibilità a fornire i servizi essenziali per uno Stato, quali "Salute", "Scuola" e "Sicurezza"... 
Dove porta tutto ciò?
... dipende da noi italiani... dalle nostre scelte... dalla nostra capacità di capire che il federalismo é solo il primo passo al ritorno al passato, un passato fatto di Signorie e Comuni indipendenti, fatto di lotte fratricide, di guerre e sangue...

Per concludere: federalismo? Inutile al momento, inapplicabile in ogni caso, pericoloso per la Nazione, senza dubbio!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO