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domenica 14 aprile 2013

Il preoccupante immobilismo della politica italiana

Io sono un cittadino italiano e come tale mi sento impotente di fronte allo squallido e insensato teatrino della politica che l'italia stà regalando al mondo.

Per essere chiari, non è che il fare una brutta figura internazionale mi interessi più di tanto, di ciò dovrebbero preoccuparsi direttamente i nostri rappresentanti, ciò che invece moi riguarda più da vicino sono gli effetti sulla vita di tutti i giorni.

E' sufficiente uscire di casa e andare a far la spesa per sentire le casalinghe lamentarsi della situazione; prendere il treno per sentire i pendolari "ringraziare" animatamente i nostri politici per la situazione dei trasporti pubblici; prendere la pontina in direzione Roma per essere protagonisti di un viaggio della speranza...

E in tutto ciò, la politica, come interviene?

Non interviene per niente!

Purtroppo sono tutti troppo impegnati nell'ascoltare se stessi, i loro discorsi retorici fatti di interventi programmatici, di grandi problemi filosofici (nell'accezione peggiore del termine!) per capire che se trovassero soluzione ai problemi di tutti i giorni risolverebbero in automatico molti problemi degli italiani.

Voglio evitare di fare come loro e calarmi nella realtà, chissà che tra chi legge non vi sia anche qualcuno di coloro che può intervenire e aiutare a risolvere i problemi.

Parliamo del traffico sulla Pontina, vi sono dei punti lungo la strada in cui si creano code e rallentamenti che purtroppo hanno influenza su tutta la strada.
Uno di questi punti è lo svincolo per Spinaceto, basta passarci per rendersi conto che chi ha studiato la viabilità doveva essere un genio incompreso! Ebbene, cosa ci vuole a capire che occorre intervenire sul posto, ristudiare tutta la viabilità e cercare di velocizzare il traffico?
Niente, lo cpirebbe chiunque!
Ma allora perchè non si fa niente?

Eppure, chiunque riuscisse a trovare la soluzione al problema riceverebbe un enorme grazie dalle decine di migliaia di persone che giornalmente percorrono quella strada!

Ma proseguiamo...

 La soluzione di un piccolo problema (se paragonato a quelli della politica italiana) ha degli influssi positivi su tutto. Pensate al fatto che chi va a Roma a lavorare percorrendo la Pontina, arriva al posto di lavoro già stressato e di conseguenza si comporterà durante la giornata.

Ma non è finita, eliminare i rallentamente significa anche diminuire il livello di inquinamento da polveri sottili migliorando la qualità della vita di chi abita nella zona limitrofa e degli automobilisti.

Ed ancora, pensate al tempo risparmiato... e al carburante e... così via!

Questo era solo un esempio.

E allora, se condividete il mio ragionamento, chiediamoci tutti assieme: "perchè nessuno fa niente, di pratico, per uscire dalla crisi italiiana?"

La mia risposta è....... da censurare, e dunque evito, tanto potete immaginare!

Buona domenica a tutti.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


domenica 7 aprile 2013

Zanzibar, di Silvano Spaziani

La storia di un viaggio è sempre appassionante da rileggere per chi ha fatto il viaggio.
E' molto più difficile renderla interessante anche per chi invece tale impresa non ha compiuto. Decidere il luogo in cui passare le proprie vacanze non è semplice, prepararsi adeguatamente ad un viaggio lungo e talvolta stancante è spesso un problema legato alla volontà propria e di chi ci acconpagna. Silvano è riuscito a rendere il suo viaggio interessante e appassionante. Mentre leggo mi sembra di essere al suo fianco e vivere i suoi stessi sentimenti, le sue sensazioni, i suoi problemi. E Cristina, che lo accompagna? Ascolta, asseconda, appoggia le scelte di Silvano, anche quando sono contradditorie. Lei è come il navigatore che aiuta il pilota a raggiungere l'obiettivo. Complimenti a entrambi per la splendida avventura e a Silvano per la sua capacità di rendere semplice, scorrevole e interessante il suo descrivere un viaggio che molti di noi lettori vorremmo fare ma che nella maggior parte dei casi dovremo accontentarci di tenere nel cassetto, come i migliori sogni oppure, grazie a Silvano, in bella vista nella libreria di casa nostra.
 
Se vi interessa leggere l'anteprima e magari acquistarlo, eccovi il link: Zanzibar


Bravo e in bocca al lupo!
 
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 22 marzo 2013

Le origini di Omero secondo Eliodoro

Eliodoro di Emesa, scrittore greco del ii o IV secolo d. C. autore di un "romanzo" storico dal titolo "Le Etiopiche" in cui racconta la storia d'amore tra due giovani, Cariclea figlia del re d'Etiopia e Teagene.
Come al solito mi piace evidenziare alcune informazioni particolari che potrebbero risultare d'interesse per i curiosi.

"Omero, mio caro, potrà essere chiamato da ciascuno a suo piacere e ogni città potrà ben dirsi la patria di questo saggio, ma in realtà egli era del nostro paese, egiziano, e la sua città era Tebe "dalle cento porte", come la chiama lui stesso".

A raccontare la storia di Omero e delle sue origini è Calasiri, un egiziano, che spiega il fatto a Cnemone.

"Suo padre presunto era un sacerdote, ma in realtà egli era figlio di Ermes, di cui il padre putativo era sacerdote. Infatti mentre un giorno la moglie di costui celebrava una festa tradizionale e si trovava a dormire nel tempio, il dio si unì a lei e generò Omero, che portava un segno di questa unione promiscua: fin dalla nascita ebbe una coscia coperta da peli assai lunghi. Da ciò derivò il nome che gli diedero in grecia, dove trascorse la maggior parte della sua vita errabonda, cantando i suoi poemi. Lui non svelò mai il proprio nome e non nominò mai ne la sua città ne la sua stirpe e nel dargli un nome prevalsero quelli che erano a conoscenza di questo suo difetto fisico."

Interessante non pensate?
Sembra che solo Eliodoro riporti questa versione sulle origini di Omero.

Come al solito, se dovessi trovare altre cose interessanti ve lo farò sapere, e già vi dico che di cose interessanti ve ne sono!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 15 marzo 2013

Cosa serve all'Italia per uscire dalla crisi?

Oggi, ancora una volta, ci troviamo di fronte alla totale indifferenza del mondo politico di fronte alla crisi italiana.
Loro parlano e nel mentre l'Italia muore, seppellita dall'immondezza, dalla corruzione e dalle migliaia di leggi e normative assolutamente impossibili da gestire.
Non occorrono tante leggi, ma leggi chiare e giudici onesti. Occorre moralità e etica.
Occorre onestà intellettuale e serietà. Occorre impegno e lavoro.
Non esistono ricette che permettano di creare ottimi manicaretti usando come ingredienti solo scarti e veleni!
Non ho idea di come si possa uscire dal pantano nel quale anni e anni di malgoverno e di assoluta inattività degli italiani ci hanno precipitato.
D'altra parte non lo sa nessuno e si capisce dalla lettura dei programmi politici dei nostri rappresentanti. L'Italia scende in serie B, almeno secondo l'agenzia di rating Fitch, Bbb+ per la precisione!
Secondo quello che si dice il declassamento deriva dall'incertezza creatasi a seguito delle elezioni, ma questa è solo l'ultima di tante ragioni.
Dove si trovano tutti quegli italiani seri che a parole sanno fare tante cose?
Perchè l'italiano medio si nasconde sempre dietro il fatto che "gli altri" devono risolvere il problema?
E poi, chi sono questi "altri"?
Mi ricordo ciò che accadeva quando ero ragazzo, frequentavo allora l'Istituto Tecnico per Geometri Luigi Einaudi di Senorbì, nelle elezioni dei rappresentanti degli studenti.
Nell'istituto si facevano le elezioni per i rappresentanti di classe e d'istituto e, in quelle prime occasioni di esperimenti di democrazia mi resi conto che spesso chi si candidava era il perditempo, quello che voleva semplicemente approfittare della posizione per farsi i cavoli propri, uscire dall'aula, seguire meglio i propri interessi, che normalmente non coincidevano con quelli della comunità che avrebbe dovuto rappresentare.
La cosa mi diede assai fastidio e così decisi di impegnarmi in prima persona per rappresentare il gruppo, prima la mia classe, poi l'Istituto. E così feci, bene o male almeno ci provai, non mi tirai certo indietro nonostante la cosa significasse impegno maggiore e a volte scontri con chi invece pensava solo ai fatti propri. Non mi sono mai pentito della mia scelta e così vado avanti sempre.
Mi da fastidio sentire la gente dire che si è troppo piccoli per poter risolvere il problema, è solo un modo di fuggire le proprie responsabilità.
L'impegno e l'esempio possono tutto.
La preparazione personale, lo studio, l'autocontrollo e la capacità di relazionarsi con il prossimo sono le capacità che servono a chi vuol aiutare l'Italia ad uscire dal pantano in cui si è infilata.
Queste capacità si trovano in tante persone, che purtroppo si sono dimenticate di poter fare qualcosa per tutti, soffocate da una società che sembra promuove solo chi pensa a se stesso!
Basta, occorre dire basta e andare avanti assieme, uscire dal buco in cui ci si è infilati e collaborare per uscire dalla crisi.
Come?
Semplice, ognuno nel suo piccolo può far qualcosa.
Quanti italiani benestanti potrebbero impegnarsi nel dare lavoro ai giovani? Sono convinto che ve ne siano tanti. E allora se potete fatelo!
Quanti dirigenti generali hanno fatto il loro tempo? Sicuramente tanti, allora andate in pensione lasciando ai più giovani l'opportunità di provare a cambiare l'Italia!
Quanti professori universitari hanno fatto il loro tempo ma stanno ancora dietro la cattedra impedendo ai ricercatori di fare il loro lavoro? Tantissimi! E allora fate una cosa memorabile, andatevene in pensione e lasciate libero il posto!
Qualcuno potrebbe pensare che così facendo lo Stato aumenterà le sue spese, ma siamo sicuri? E che mi dite delle innovazioni che i più giovani potrebbero portare?
E della rinascita della speranza nel futuro?
Bene, io comunque non mi arrendo e continuerò a dire la mia fino a che potrò, e poi, forse un giorno farò come fanno in tanti, nascondendomi dentro un cespuglio e aspettando che facciano gli altri!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 9 marzo 2013

Un incontro molto speciale

Era un giorno come tanti altri.
Mi ero alzato all'alba per recarmi al lavoro come tutti i giorni, domeniche comprese.
Mi ero fermato alla bottega sotto casa, come sempre, per prendere una pagnotta calda appena sfornata e due fette di lardo salato, quello sarebbe stato il mio pranzo.
Inforcata la bicicletta, una vecchia Graziella rossa, mi diressi verso la campagna.
Era ancora freddo, come è giusto che sia a febbraio in collina. Il cielo, dopo la pioggia notturna, aveva lasciato spazio ad un pallido sole che stentava ad alzarsi sull'orizzonte.

"Forse anche lui aveva freddo, pensai a voce alta".

Non voleva essere un'offesa verso l'astro nascente, semmai una constatazione.
Eppure, ciò che accadde subito dopo fu straordinario, tant'è che ancora oggi, molti anni dopo quei fatti, non sono in grado capire!
 
Cercherò di raccontarvi ciò che mi ricordo anche se so bene che difficilmente qualcuno mi crederà, ma poco importa. Voglio comunque lasciare ai posteri una testimonianza dell'accaduto, seppure io stesso abbia ancora dei dubbi.
 
L'aria era fredda, l'erba a bordo strada era ricoperta da un sottile strato di brina bianca, un velo di ghiaccio finissimo capace però di bruciare tutto come fosse fuoco.
Le pozzanghere erano ancora ghiacciate e sul fango si potevano leggere le impronte lasciate dagli animali il giorno prima. Gli uccelli iniziavano timidamente a cinguettare e io fischiettavo per passare il tempo, osservando il mio alito condensarsi in sottili fili di fumo.
 
Una mezz'ora e sarei arrivato, anche se la Graziella mi avrebbe fatto faticare non poco. La cosa buona era che il pedalare di continuo mi aiutava a riscaldarmi. Certo, le dita delle mani erano sempre fredde, come la punta del naso e delle orecchie, ma che ci potevo fare?
Ancora venti minuti e avrei raggiunto il cancello in legno della fattoria del mio datore di lavoro, si chiamava Igor, ed era un uomo grande e grosso, biondo di capelli e con una voce roca e cavernosa che incuteva un certo timore.
Io allora avevo appena compiuto tredici anni e avevo lasciato la scuola dopo la seconda elementare. Ero stato promosso, ma quell'anno morì mio padre e dovetti iniziare a contribuire alla vita in famiglia così mia madre mi trovò un bel lavoro, ben retribuito e mi accompagnò da Igor.
Da allora erano passati cinque anni e io intanto ero cresciuto sotto la guida severa ma onesta di quell'uomo che, un po alla volta, divenne come un fratello maggiore per me.
Il lavoro era duro, occorreva pulire il bestiame, raccogliere le uova, dare da mangiare ai conigli e ai maiali. Tagliare l'erba, raccogliere la frutta, fare il formaggio... e fin qui tutto bene. Poi bisognava mettere le trappole per i topi, rivoltare il grano, legare e pulire aglio e cipolla... e così via, di giorno in giorno, per poi ripetere il tutto, con pochissime varianti, l'anno successivo.
Magari un anno si raccoglievano più olive e si faceva più olio, oppure si trovavano meno asparagi, ma la vita era più  o meno sempre quella.
Non c'era ancora la televisione a casa e il tempo per i grilli per la testa non c'era proprio. Qualche volta in testa c'erano i pidocchi e mia madre li ammazzava a furia di strofinare i capelli con l'aceto, ma il tempo per i grilli non c'era mai!
A pranzo mangiavo la mia focaccia con il lardo.
Era veramente saporita e dovevo ringraziare Igor, era lui che pagava il conto. Una focaccia e due fette di lardo al giorno erano parte del mio salario. Il resto arrivava a fine settimana. Dipendeva dalla stagione, a volte una forma di formaggio, altre volte un bidone d'olio d'oliva oppure un capretto da latte.
Così era la vita in quegli anni della mia gioventù, almeno fino ad allora, al giorno in cui, come dicevo prima, inforcata la bicicletta per andare al lavoro, incontrai quell'uomo lungo la strada.
Avevo appena detto a voce alta che forse anche il sole quella mattina aveva freddo quando, di colpo, un uomo si parò di fronte a me, quasi facendomi cadere di sella.
 
Mi fermai in mezzo alla strada, coi piedi puntati in terra per non cadere nel fango ghiacciato delle pozzanghere e lo guardai dal basso verso l'alto.
Era un uomo alto, con dei lunghi capelli neri, avvolto in un lungo cappotto di lana grezza di color marrone.
Stava li, in mezzo alla strada, osservando il sole che a stento sorgeva... poi, senza guardarmi in faccia, mi parlò.
Non capii subito cosa diceva, non era la mia lingua e sembrava più che altro una specie di musica, simile alla melodia degli uccelli che di tanto in tanto cercavo di imitare fischiando.
Poi, un po alla volta, il mio cervello cominciò a capire il significato di quei suoni che si trasformarono in parole e poi in frasi di senso compiuto.
Ecco cosa quell'uomo diceva:
 
"Io sono il Sole, l'Astro nascente, il signore della vita sulla Terra.
Terra è la mia donna, la mia sposa fedele.
Alberi sono i miei figli, come pure gli animali e gli uomini...
e tu chi sei, mio piccolo amico?"
 
Io lo guardavo stupito e impaurito, cercando di capire se poteva esserci modo di scappare se necessario, cercando di interpretare i piccoli movimenti dell'uomo di fronte a me, alla ricerca di una qualche minaccia da cui fuggire all'istante, anche a rischio di perdere la mia bicicletta...
Ma il tono della voce era pacato e niente lasciava pensare ad un pericolo imminente. Solo una cosa mi appariva strana, quell'uomo non guardava mai nella mia direzione ma sembrava osservare il cielo in profondità, con una specie di nostalgia, come se gli mancasse qualcosa che si trovava lontano nel cielo.
 
"Chi sei?" Chiesi con un nodo in gola.
"Posso passare per favore?"
Chiesi a voce bassa, ancora poco a mio agio...
 
"La strada è tua, piccolo amico, ma prima dimmi perchè mi hai cercato affinchè io possa tornare lassù da dove vengo senza indugio.
Non posso stare a lungo quaggiù senza gravi conseguenze"
 
Lo guardai fisso, cercando di vedere il suo viso, per capire perchè mi prendeva in giro... eppure più lo osservavo e meno lo vedevo. Non riuscivo a vedere il suo viso, non vedevo neppure le mani, solo il lungo cappotto scuro mi risultava visibile. Tutto il resto era li ma allo stesso tempo non c'era!
 
"Io sono il Supremo, l'essere sempiterno, colui che non è stato creato ma che crea e, si, hai ragione, oggi ho freddo e avrei fatto a meno di alzarmi questa mattina!"
 
Di colpo mi tornò in mente ciò che avevo appena detto e capii che quell'uomo era li perchè l'avevo chiamato io, avevo di fronte il Sole, solo per me, perchè gli avevo parlato!
Non sapevo che cosa rispondere, cosa potevo dirgli?
E poi, probabilmente stavo sognando ad occhi aperti e presto mi sarei risvegliato, magari a terra, sporco di fango ghiacciato!
 
"Perchè mi prendi in giro?
Io non ti ho fatto niente... scusa, per favore fammi passare, devo andare a lavorare..."
 
L'uomo si voltò verso di me e mi guardò... solo allora mi resi conto che non era un uomo. Mi sorrideva anche se non aveva volto. Mi osservava anche se non aveva occhi.
Nonostante tutto non provai paura. Mi resi conto che era un essere buono, un portatore di morte a volte, di speranza altre volte, di vita sempre.
Mi resi conto di avere un Dio di fronte e di essere fortunato ad averlo incontrato... ed essere ancora vivo!
 
Poi, così come era arrivato, si voltò e scomparve, ma prima disse ancora una frase che mi ha accompagnato per tutta la vita, ora giunta al termine.
 
"Io sono il Sole, Dio se vuoi, padre tuo e di tutti gli esseri viventi, ricordati di me ogni giorno quando rivolgi lo sguardo ad Est e io ti accompagnerò e ti proteggerò, piccolo amico mio... e grazie per avermi chiamato!"
 
Restai muto in mezzo alla strada, poi pedalaiverso la fattoria di Igor e proseguii la mia vita di tutti i giorni.
Da allora ogni mattina alzo lo sguardo al cielo, verso Est, e saluto il mio amico, il mio padre augurandogli una buona giornata!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 2 marzo 2013

Come risolvere il problema della disoccupazione giovanile in Italia?

Chiacchiere, chiacchiere e solamente chiacchiere!
Ancora una volta, dopo le ultime elezioni, si continua a parlare di problemi, primo tra tutti la altissima disoccupazione giovanile.
Ma perchè nessuno parla di possibili soluzioni?
La disoccupazione giovanile è direttamente legata all'economia del paese.
La recessione in Italia è legata alla impossibilità di molti giovani di investire sul futuro che purtroppo non vedono!
E' chiaro che per uscire dalla recessione occorre dare ai giovani un briciolo di speranza nel futuro, cioè il lavoro.
Ora direte che io sto facendo come tutti gli altri, chiacchiere sulla mancanza del lavoro, ma niente soluzioni!
Mi dispiace deludervi ma io una soluzione, anche se parziale, ce l'ho e ora ve la descrivo.
In Italia si è scelto di elevare l'età pensionabile senza capire che questo apporta benefici alle casse dello Stato perchè si erogano meno soldi in pensioni ma d'altra parte si privano i giovani della possibilità di crearsi una famiglia e quindi appesantiscono lo stato.
Inoltre avere più persone vecchie al governo di tutti i settori pubblici significa rallentare l'innovazione con tutte le conseguenze del caso.
Non sarà un caso che nelle nazioni o imprese che contano chi dirige è giovane!
Allora ecco la soluzione:
1. abbassare l'età pensionabile per i Dirigenti statali, Professori universitari, medici, giudici eccetera.
2. Mandare in pensione tutte queste persone, che hanno fatto il loro tempo, dandogli il 75% della pensione, tanto trattandosi di dirigenti o equiparati ne avranno a sufficienza per vivere comunque bene.
In questo modo si liberano posti di lavoro e si riesce ad assumere giovani, che costano molto meno!
Tale programma di lavoro anti disoccupazione deve solo essere quantificato per bene per calcolarne i reali benefici, ma credo proprio che consentirebbe di aiutare il paese ad uscire dalla recessione.
Ricordiamoci infatti che dalla recessione si esce se una grande massa di persone dicomincia a consumare, dando la spinta alle imprese che producono.
Spero che ciò possa aiutare chi dei nostri politici può fare qualcosa .

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 24 febbraio 2013

Vi presento il mio nuovo libro: Ricordi di uno splendido passato

Cari amici e lettori, mi prendo qualche riga del blog per publicizzare il mio ultimo libro:

"Ricordi di uno splendido passato".

Il sottotitolo vi può far capire meglio di che si tratta: "Le età dell'Uomo, Platone, il Crizia e Atlantide. La storia va riscritta?"

Veniamo dunque al contenuto. Vi chiederete cosa potrete trovare di interessante in questo libro.

Sicuramente troverete tante curiosità tratte dai testi classici dei grandi autori dell’antichità: Esiodo, Erodoto, Platone, Virgilio, Seneca, lo Pseudo-Apollodoro, Giamblico ma anche alcuni autori più recenti quali Ruggero Bacone, Galileo Galilei ed infine Dimitrj Merezkovskj. Essi, nei loro testi talvolta fanno riferimento ad altri autori e così avrete modo di conoscere anche il pensiero di questi ultimi, noti o meno che siano.
Attraverso le loro opere cercherò di spiegare come credo sia avvenuta l’evoluzione della civiltà umana e proverò a porre in evidenza alcune curiosità che mi hanno spinto allo studio delle opere più antiche, nella convinzione che faranno lo stesso con chi di voi vorrà seguirmi.

Esiodo è il mio riferimento per le età dell’uomo, l’età d’oro in cui la civiltà umana godeva dei prodotti della madre terra senza versare una sola goccia di sudore, l’età dell’argento seguita dal bronzo, poi l’età degli eroi ed infine quella del ferro.
Erodoto è una fonte inesauribile di fatti sulle popolazioni del mondo di duemilacinquecento anni fa. Platone è il punto di inizio della ricerca per il mito di Atlantide.
Ma tutto quello che leggerete ha un solo fine, mostrare quanto sia probabile l’evoluzione ciclica dell’umanità. Ricerca condotta sui principali testi antichi che hanno tramandato i miti, leggende o semplici informazioni scientifiche fuori dal tempo.

Il Timeo e il Crizia, principalmente, Esiodo e Platone, Atlantide, ma non solo!
Ogni volta che sarà possibile, seppure brevemente, cercherò di porre in evidenza eventuali spunti di riflessione per mezzo di domande, spesso senza risposta.

La storia, lo sviluppo dell’umanità e la conoscenza scientifica degli antichi sono soggetti di ricerca ugualmente interessanti e che ho provato ad illustrare con esempi tratti dai testi antichi e con paragoni con le conoscenze scientifiche attuali.
I testi che vi potrete trovare sono scritti in tempi diversi e rispecchiano la mia sete di ricerca e i miei interessi, spero li troverete stimolanti e che possano essere d’aiuto al vostro percorso di ricerca, qualunque esso sia.

Se vi piacciono le domande, i dubbi e i misteri del passato in vece delle false certezze, allora questo è il libro che fa per voi.

Lo potete trovare su ilmiolibro.it, buona lettura! 


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

English version: Memories of a great history


Recensioni su ilmiolibro.it:
 
Quando ho finito di leggere un libro oppure quando ho visto un film al cinema (e cioè senza farciture di assurde pubblicità) mi piacerebbe avere la possibilità di scambiare a caldo le impressioni. Soprattutto il cinema d’autore, in grado di estraniarti con i dialoghi dei personaggi, in grado di calarti in un’altra dimensione e di restarti appiccicato addosso malgrado la parola fine abbia sancito il ritorno alla normalità. Si, d’accordo, mentre parlo solo del cinema mi accorgo che anche un buon libro ha queste capacità, la differenza sostanziale è che al cinema stai due ore fermo e disposto alla lettura traslata dal regista, mentre il senso del libro ha bisogno di essere rivissuto e ciascun lettore lo vivrà in modo differente. L’autore è il padrone dell’idea ma il senso del libro appartiene al lettore, come un vestito che sarà sempre differente e prenderà la forma e lo stile di chi lo indossa. Ma adesso sono le sei del mattino: con chi mi metto a scambiare le impressioni sul libro divorato in pochi giorni, “Ricordi di uno splendido passato” di Alessandro Rugolo? Si, d’accordo, ne parlerò col PC! La fortuna di Alessandro è di avere una biblioteca importante con molti libri pieni di polvere e di ragnatele che non lo distraggono dalle sue letture, anzi, mentre dà la caccia ai ragni, cade un libro che aveva dimenticato di leggere e da questo prende le dritte per scrivere. Al contempo possiede le conoscenze per leggere direttamente i testi in greco e in latino e, quindi, dovrebbe essere in grado nel suo libro di spalancare le porte e farti entrare nel favoloso mondo dei filosofi greci mediante le sottolineature di piccoli particolari. Con tutta una serie di brevi domande che tendono ad evidenziare il suo metodo di studio e ad incuriosire chi legge, ti riporta alla ovvia considerazione, spesso dimenticata, che la lettura dei classici è sempre un basamento “come l’allodola se spunta il giorno, spiccato il volo / dalla tetra terra anima inni alle porte del cielo” .