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domenica 30 ottobre 2016

Marat, di Louis R. Gottschalk

Chi era Marat?

Forse qualcuno l'avrà sentito nominare, magari associato alla Rivoluzione Francese. Altri, immagino, non ne avranno mai sentito parlare.
Io, onestamente, devo dire di averlo sentito nominare ma, altrettanto onestamente, non avevo idea di cosa avesse fatto!
Jean Paul Marat nacque a Boudry, in Svizzera, il 24 maggio del 1743. Il padre è di origini sarde, si chiamava Mara e pare fosse fuggito da un'abbazia dove era probabilmente monaco e medico. La madre si chiamava Luisa Cabrol ed era di Ginevra. Gian Paolo Mara, alias Jean Paul Marat, fu il primo di sei figli.
Intorno al 1765 Marat si reca in Inghilterra. Da alcuni anni aveva lasciato la famiglia dove comunque sembra avesse ricevuto una buona educazione. Studiò medicina a Bordeaux e poi a Parigi.
Nel 1775 ricevette il titolo di dottore in medicina honoris causa presso l'università scozzese di Saint-Andrews. Si occupò di scienze, di medicina e di filosofia, pensando che quando veniva criticato fosse perchè il mondo ce l'avesse con lui, era convinto fautore del complottismo a suo danno.
Comunque fosse andata la cosa, a Newcastle Marat ricevette la cittadinanza onoraria per i servigi resi durante un'epidemia, come medico doveva essere in gamba.
Intorno al 1780 Marat torna in Francia e negli anni successivi esercita medicina a Parigi.
Pubblicò alcuni studi sulle ricerche nel campo dell'elettricità in medicina, sulla luce e sui colori, ma sempre senza grande successo.
Ma per conoscere il vero Marat, occorre aspettare ancora qualche anno. Il suo impegno principale per la politica e per il giornalismo infatti lo si può trovare dal 1789. Marat era a favore della monarchia anche se pensava che il popolo dovesse rispettare solo le leggi giuste.
Marat si lanciò nella sua attività di giornalista politico, senza risparmio di tempo e risorse.
Spesso a lui è stata attribuita la responsabilità delle sollevazioni del popolo. Nel suo giornale "l'Ami du peuple", cioè l'amico del popolo, come finì per essere chiamato lui stesso, spesso incitava alla rivolta contro i soprusi o contro la corruzione dei ministri del Re. Più avanti contestò anche gli organi della rivoluzione, tenendo sempre gli occhi aperti su tutto e su tutti, temendo che il Re potesse annullare con manovre segrete i risultati raggiunti.
Forse si è stati troppo critici nell'attribuire a Marat tante responsabilità, però sicuramente la sua figura di giacobino integerrimo crebbe sempre di importanza fino alla morte avvenuta a causa di una donna, Carlotta Corday, girondina, che lo pugnalò il 13 luglio 1793, facendone un martire della Rivoluzione.
Marat, monarchico, appoggiò nell'ultimo periodo la Repubblica, anche se il suo parere sul popolo non era certo lusinghiero, egli pensava che il popolo dovesse essere guidato e lui si poneva come guida naturale:
"Sappiate che il mio credito sul popolo non deriva dalle mie idee, ma dalla mia audacia, dagli slanci impetuosi della mia anima, dalle mie grida di rabbia, di disperazione e di furore contro gli scellerati che intralciano l'azione della rivoluzione. Io sono l'ira del popolo, ed è perciò che esso mi ascolta e ha fede in me. Le grida d'allarme e di furore che voi scambiate per parole vane sono la più naturale e la più sincera espressione delle passioni che mi divorano l'anima".
Effettivamente ciò che dice è ancora valido e, se nel suo caso è difficile mettere in dubbio le sue intenzioni a favore del popolo francese, in molti altri casi invece rappresenta semplicemente uno dei modi in cui è possibile guidare il popolo: "urlando e inveendo contro qualcosa o qualcuno", tecnica molto usata ancor oggi.

Una biografia interessante che mi ha permesso di conoscere meglio uno dei principali artefici della Rivoluzione Francese, Gian Paolo Mara, alias Jean Paul Marat.

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Il crepuscolo degli Dei (Parte Prima)

PROLOGO

- Perchè, Padre?
Che senso ha, dopo tutto ciò che abbiamo fatto per loro?

- Non capisci?
Non possiamo più aspettare.
Fino ad ora noi siamo stati gli Dei, se aspettiamo ancora Loro prenderanno il nostro posto.
Dobbiamo farlo. Mi dispiace, ma dobbiamo distruggerli!

A quelle ultime parole, pronunciate con solenne drammaticità dal vecchio, il pubblico si lanciò in un fragoroso applauso.
La prima del "Crepuscolo degli Dei" era stata, contro tutte le previsioni, un clamoroso successo.

- Complimenti papà, è stato un successo.
Urlò Maria all'orecchio del padre, per superare il rumore degli applausi.

- Non avrei mai pensato ad una cosa del genere.
Sembra che il pubblico sia impazzito.
Non capisco cosa ci trovino di così speciale.
In ogni caso sono contento, servirà a lanciare il libro.

- Il libro? Urlò la figlia. Questa volta senza motivo.

- Si, ti avevo detto che avevo grandi progetti. Sono stato contattato da una casa editrice che è interessata a pubblicare la storia romanzata. Ho già presentato una prima bozza e domani ho un appuntamento con il responsabile della Casa Editrice.
Vogliono acquistare i diritti, forse ne faranno un film.
Maria per un attimo sprofondo in un incomprensibile silenzio, da cui si riprese subito.

- Bene, sono contenta per te. Allora oggi andiamo a festeggiare.
C'è un ristorante molto carino appena fuori città, ci sono stata con gli amici. Di solito il lunedì non c'è tanta gente. Vedrai, ci troveremo bene.


Larren Books

- E' in ritardo. 
Non mi piacciono le persone che arrivano in ritardo ad un appuntamento di lavoro. Specialmente se chi deve aspettare sono io.

Il direttore della Larren Books era una persona importante ed era consapevole della propria posizione. Non avrebbe aspettato un autore ritardatario neanche se il libro di cui avrebbe dovuto trattare l'acquisto fosse stato la Bibbia!
Sicuramente non avrebbe perso tempo per un autore quasi sconosciuto, anche se gli era stato raccomandato da persone influenti.

- Se arriva ditegli che non se ne fa niente. Ho aspettato fin troppo.
Si alzò e fece per andar via. Avrebbe tenuto la solita riunione delle dieci con la solita puntualità.

- Signor Larren, aspetti un attimo. Guardi cosa dice il giornale.
L'assistente gli tese una copia della Gazzetta. In prima pagina la notizia della sparizione di John Odges.
"Autore di teatro, scomparso ieri sera al rientro dalla prima te
atrale della sua ultima opera: Il crepuscolo degli Dei. La macchina è stata ritrovata in un torrente di campagna.  Probabilmente il corpo era stato trascinato dalla corrente. Le ricerche erano ancora in corso ma vi erano poche speranze.
La figlia afferma di essere stata a cena con lui. Poi dopo averla accompagnata a casa si era diretto verso il suo appartamento, in via..."

- Trovatemi la figlia. Mi serve la sua autorizzazione a pubblicare il libro. Dobbiamo approfittare del momento.

Le parole erano state pronunciate a voce alta e scandite attentamente. Non un solo accenno di dispiacere sul viso per la tragedia di una famiglia. Della sparizione di Odges a lui non importava niente se non per il fatto che si trattava, forse, di un colpo di fortuna. Il libro di un autore scomparso rende sicuramente più del libro di un autore qualunque. Solo il pensiero di futuri affari affiorava dal labbro appena sollevato in una smorfia di soddisfazione. 
Vincent Larren si voltò e proseguì verso la sala riunioni. Anche quella volta arrivò puntuale.

(Continua --->>

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Ancora un terremoto ci butta giù dal letto

Roma,06.40 del 30 ottobre  2016.
Ancora una volta, questo mese, siamo costretti a correre sotto il tavolo della cucina.
Stavamo dormendo quando abbiamo sentito i mobili tremare, accendiamo la luce e vediamo che l'armadio trema violentemente.
Si tratta dell'ennesima scossa di terremoto.
Mentre ci mettiamo al riparo il pensiero va a coloro che si trovano nella zona dell'epicentro.
Qualche minuto dopo scopriamo che ancora una volta il terremoto è stato nella zona di Norcia.
In tv trasmettono le immagini dei territori colpiti.
Mi affaccio al balcone e vedo tante persone per strada, al cellulare. Questa volta la scossa è stata forte e nonostante l'ora e la distanza dall'epicentro, nei piani alti delle palazzine l'effetto è stato rilevante.
Certo che in Sardegna queste cose non mi erano mai capitate.
Mi chiedo come mai quest'anno vi siano tutte queste scosse. Ricordo che qualche giorno fa hanno parlato di una nuova faglia apertasi nel territorio italiano, speriamo si sbaglino altrimenti si continuerà a ballare.
Alcuni siti danno una magnitudo di 6.9 e 6.6. In tv hanno detto prima 7.1, pochi minuti fa invece 6.1, vedremo qual'è la verità.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 28 ottobre 2016

Lincoln, di J.M.McPherson

14 aprile 1865: l'attore John Wilkes Booth, fanatico, sostenitore della confederazione, si introdusse nel palco in cui si trovava Lincoln al Ford's Theatre di Washington e sparò un colpo in testa al Presidente. 
La commedia alla quale assisteva con la famiglia si trasformò così in tragedia. 
Poche ore dopo, il 15 aprile alle 07.22 del mattino Lincoln morì.
Alcuni giorni prima, il 4 aprile, Lincoln era entrato vittorioso a Richmond, capitale della confederazione, osannato da migliaia di schiavi liberati.
A chi si gettò ai suoi piedi disse: "Don’t kneel to me. That is not right. You must kneel to God only, and thank Him for the liberty you will afterward enjoy.”
(Non inginocchiarti davanti a me. Non è giusto. Inginocchiati per Dio soltanto e ringrazialo per la libertà di cui d'ora in avanti godrai).
C'era chi lo amava, e c'era chi lo odiava fino ad ucciderlo.
Ma perchè tanto odio?
L'America di Lincoln stava uscendo dalla guerra di secessione e si apprestava alla ricostruzione. Lincoln era stato la guida spirituale e materiale del Paese. Coi suoi discorsi aveva infiammato le folle. Con la sua testardaggine aveva vinto la guerra civile più cruenta del secolo.
Lincoln, l'11 aprile 1865, si rivolse agli Stati Unita d'America. 
Nel suo discorso "espresse la volontà di istruire gli afroamericani e i veterani neri dell'Esercito unionista perchè potessero esercitare il diritto di voto nell'Unione restaurata, e promise un nuovo annuncio per la gente del sud."
Booth era li. 
Pare che disse: "Questo significa cittadinanza ai neri. Ora, in nome di Dio, lo metterò a tacere."
E così fece!

Ma chi era Lincoln e come era arrivato alla guida del paese oggi più potente del mondo?
Abraham Lincoln nasce il 12 febbraio 1809 nel Kentucky, a cinquanta miglia da Louisville. Figlio di Thomas Lincoln, falegname e contadino, e Nancy Hanks, analfabeta.
Deve la sua passione per lo studio, forse, alla matrigna: Sarah Bush Johnston. 
Il padre "condannava la pigra inclinazione per la lettura" del figlio, che lo teneva lontano dal sano duro lavoro.
Abraham scelse una strada diversa da quella del padre, lavorò, studiò e intraprese la carriera di avvocato... da li alla politica la strada fu breve.
Nel 1851, il padre in punto di morte lo chiamò al suo capezzale. Lui non si presentò, disse che "se dovessimo rivederci ora, temo che il nostro incontro sarebbe penoso anzichè gradevole".
Non si presentò neanche al funerale...
Questi alcuni aspetti del presidente americano Abraham Lincoln, ucciso all'inizio della sua seconda legislatura.

Il libro di McPherson è una piccola sintesi della vita di Lincoln e della guerra di secessione.
Una veloce lettura, interessante e da usare quale spunto di ulteriori approfondimenti.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Li trascinatori der popolino

Che dire 
de quelli che nu' fanno artro che sbraità,
pe strada e in televisione
pare c'ar posto de la bocca
c'hanno un cannone!

Nu ce se crede,
ma er popolino li prenne pe campioni da libbertà
pensanno che siccome che urlano tanto
assomijino der tutto a 'n santo.

Ma si rifrettessero un attimino
forse, se renderebbeno conto 
che più che a 'n santo 
assomijino ar cane,
sempre pronto a abbajare
da dietro ar cancello
pe poi scappà alla vista d'un bastone.

Eppure, e' dimmostrato,
er politico sopraffino
è quello che urla de più, 
er più caciarone,
pecchè strascina er popolino
e je fa fa' quello che vole,
come fosse un cagnolino!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

martedì 25 ottobre 2016

I trascinatori del popolo: Jean-Paul Marat

"Sappiate che il mio credito sul popolo non deriva dalle mie idee, ma dalla mia audacia, dagli slanci impetuosi della mia anima, dalle mie grida di rabbia, di disperazione e di furore contro gli scellerati che intralciano l'azione della rivoluzione. Io sono l'ira del popolo, ed è perciò che esso mi ascolta e ha fede in me. Le grida d'allarme e di furore che voi scambiate per parole vane sono la più naturale e la più sincera espressione delle passioni che mi divorano l'anima".
(Jean-Paul Marat)

Questa frase è stata detta da Marat, uno dei principali artefici della Rivoluzione Francese.
Effettivamente ciò che dice è ancora valido e, se nel suo caso è difficile mettere in dubbio le sue intenzioni a favore del popolo francese, in molti altri casi invece rappresenta semplicemente uno dei modi in cui è possibile guidare il popolo: "urlando e inveendo contro qualcosa o qualcuno", tecnica molto usata ancor oggi.
Occorre fare attenzione infatti, perchè spesso chi sbraita e urla non è il migliore, ma solo il più chiassoso!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 23 ottobre 2016

Bomarzo, parco dei mostri

Se avete qualche ora da dedicare alla visita di un piccolo paese del viterbese, vi consiglio di recarvi a Bomarzo.
In cima al colle su cui si trova il paese è possibile visitare il palazzo Orsini, ai cui piedi si trova uno dei giardini più curiosi che io abbia mai visitato. Si tratta della seconda visita a dir la verità. Ma ne vale sempre la pena.
Il giardino è stato realizzato nel 1552 su incarico di Pierfrancesco II Orsini (1523-1585) dall'architetto Pirro Ligorio. Il nome originale del giardino è "Sacro bosco" ma è oggi più conosciuto come parco dei mostri. Al suo interno è possibile ammirare splendide opere "fantastiche".
Un mascherone enorme chiamato Proteo Glauco, immerso nella vegetazione, può accogliervi interamente tra le sue fauci aperte.
Poco oltre, lungo un percorso ricco di vegetazione e di ottime bacche di corbezzolo, potete ammirare la statua enorme di Ercole che strazia l'avversario Caco, un mostro della mitologia romana, che sputava fuoco dalle fauci.
Poco sotto,seminascosta dal sottobosco di felci, una splendida tartaruga di pietra e poco oltre un elefante gigante


Uno splendido drago lotta con alcuni animali che, credo, siano dei giovani leoni.


Echidna, col corpo di donna e la coda da serpente, attende i visitatori lungo il percorso, pronta a divorarli, come una volta...

Ma l'opera più stupefacente è forse la casa pendente, quando vi si entra non si riesce a stare in equilibri e si rischia sempre di cadere...

Naturalmente i "mostri" sono molti di più di quelli che avete visto in queste foto... ma i  "veri mostri" sono quelli che hanno lasciato andare in rovina il giardino per tanti anni, dopo la morte di Pierfrancesco II Orsini, mentre gli angeli sono Giancarlo e Tina Severi Bettini, coloro che nella seconda metà del '900 lo riportarono agli antichi splendori. 

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO