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domenica 5 febbraio 2017

Curiosità sull'esercito romano, da Plinio il Vecchio

Storie Naturali, di Plinio il Vecchio è, secondo quanto affermato dal nipote Plinio il Giovane, una "opera vasta, erudita, non inferiore alla stessa natura, per varietà di argomenti". 
Suddivisa in 37 libri e pubblicata nel 77 d.C., era dedicata all'Imperatore Tito.

Plinio il Vecchio, raccoglie nella sua opera, tutto il sapere del tempo.
Nel X libro parla degli animali, reali e fantastici, e raccoglie anche notizie storiche che con questi hanno a che fare.
E' così che accenna al fatto che le legioni romane, a partire dal s
econdo consolato di Gaio Mario (intorno al 103 a.C.), adottarono l'Aquila come simbolo caratteristico.
Plinio afferma che già in passato l'Aquila era uno dei simboli utilizzati dalle legioni, assieme al lupo, al minotauro, al cavallo e al cinghiale.
Per questo motivo, afferma, il quartiere invernale di una legione veniva situato dove era presente una coppia di aquile.

Antica moneta dell'imperatore Vespasiano con sul retro l'aquila della legione e simbolo del potere imperiale
La storia dell'aquila utilizzata come simbolo della legione romana è certamente nota  a tanti. 
Forse però è meno nota quella delle oche e delle attività legate alla raccolta delle piume.

Plinio ci racconta che le migliori piume d'oca provenivano dalla Germania, dove le oche erano più piccole di quelle romane e venivano chiamate "gante". 
Il prezzo di quelle piume, in quei tempi, era di cinque denari per libbra e a causa di ciò, aggiunge, accadeva spesso che i capi delle truppe ausiliarie venissero messi sotto processo con l'accusa di aver spedito le coorti a catturare le oche, sguarnendo i posti di guardia.

Plinio aggiunge, sconcertato: "siamo giunti a tale mollezza nei nostri costumi che neppure le nuche degli uomini possono fare a meno delle piume!", immagino che si riferisse al fatto che con le piume, già allora, si producessero i cuscini.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 23 settembre 2013

Viaggi nell'Oceano Atlantico secondo Plinio il Vecchio

Plinio il Vecchio, autore romano (23 - 79 d.C.) scrisse una enciclopedia dal titolo "Storia Naturale".
Nella sua immensa opera si parla di tutto il sapere umano del suo tempo.
Mi interessa la parte in cui parla dei mari e dell'Oceano e dei viaggi degli antichi.
Io dispongo di una versione trovata su google books del 1534, tradotta e emendata da Cristoforo Landino.
Allora andiamo assieme a leggere il cap. LXIX del libro II, dal titolo "Quello che si naviga".
"Dalla città de Gadi e dalle colonne d'Hercole col circuito della Spagna e della Gallia si naviga tutto ponente: e l'Oceano da tramontana si naviga la maggior parte: ne tempi d'Agusto passando tutta la Germania infino al promontorio dei Cimbri e Indi infino nella Schitia e alle parti per troppo humore ghiacciate: il perchè non è credibile che quivi il mare manchi abbondandovi l'humore: e da levante navigò pel mare indico verso tramontana infino nel mar Caspio l'armata de' Macedoni nel tempo che Seleuco e Antiochio regnorono. Et vollono che quella regione fosse nominata Seleuchida e Antiochida: e intorno al mar Caspio molti liti sono stati ricerchi: in forma che poco manca: che il septentrione non sia stato tutto navigato e dal levante e da ponente."

Sembra che Plinio dica che l'Oceano è stato mavigato verso nord a partire da Gadi, in Spagna dove si trovava una delle colonne d'Ercole, fino a raggiungere la zona in cui il mare è ghiacciato, oltre la Germania, fino in Scizia.

Vediamo dunque che altro ci dice:
"Dall'altra banda delle colonne e dal medesimo ponente una gran parte del mare di mezzodì: il quale circonda la Mauritania: si naviga ne nostri tempi: ma maggior parte di mezzogiorno e di levante fu nota nelle vittorie d'Alessandro Magno infino nel golfo d'Arabia: nel quale nel tempo di C.Cesare figliuolo d'Agusto furono veduti segni delle navi perite nel mare di Spagna. Et Hannione carthaginese navigò da Gadi infino nell'Arabia, e di poi detto viaggio scrisse, e nel medesimo tempo Himilchone fu mandato a conoscere e mari fuori dell'Europa.

Si dice che oltre le Colonne, l'oceano verso sud e poi verso levante, fino all'Arabia, era noto almeno dal tempo di Annone di Cartagine e di Himilchone.

Cornelio Nipote scrive: che volendo uno chiamato Eudoxo fuggire delle mani del re Lathiro: navigò dal golfo d'Arabia infino in Gadi: e Celio Antipatro: il quale fu molto innanzi a Cornelio: dice havere veduto chi per fare mercanzia havea navigato di Spagna infino in Ethiopia. Scrive ancora Cornelio Nipote che a Q.Metello Celere: il quale fu consolo con G.Afranio (ma allhora era proconsolo in Gallia) furono donati certi indiani dal re de Svevi: equali erano partite del mare d'India: e per fortuna trascorsi in Germania: Adunque il mare il quale ricigne tutta la terra: ci toglie la meta di quella: perchè ne da questa in quella: ne da questa in questa (essendo l'acqua in mezzo) si può venire.

Anche la via opposta, dall'Arabia alle Colonne d'Ercole, era nota.
Ma la cosa che colpisce è il regalo del re degli Svevi a Q. Metello Celere (proconsole in Gallia): alcuni indiani giunti in Germania. Se è vero quanto dice Plutarco sui viaggi verso Occidente compiuti attraverso le isole a nord ovest della britannia è logico pensare che questi indiani provenissero dall'America!

Un'altra traccia dei viaggi in America compiuti almeno 1500 anni prima di Colombo!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 16 maggio 2012

Plinio il vecchio: il bue Api

Come ho accennato brevemente nel precedente post su Plinio il vecchio, la Naturalis Historia è una enciclopedia del sapere del tempo; un testo molto interessante. Tra le cose degne di nota, nel Libro VIII - paragrafo LXXI si parla del bue Api e delle usanze egizie, ma sentiamo cosa dice Plinio:
           "Un bue in Egitto viene adorato addirittura come un dio, gli egiziani lo chiamano Api. Come segno distintivo ha una macchia biancastra sul fianco destro, che ricorda i corni della luna crescente ed ha inoltre un nodulo sotto la lingua chiamato 'cantaro'.
Non è permesso dalla loro religione che egli viva oltre un certo numero di anni e lo sopprimono immergendolo nella fontana dei sacerdoti e durante questo periodo di lutto, cercano un altro bue che possa sostituirlo e finchè non l'hanno trovato si mostrano molto addolorati ed esprimono la loro mestizia radendosi il capo; ma la loro ricerca non dura mai troppo a lungo."
Devo dire che è la prima volta che sento dire che il bue Api venisse. Non so se sia vero ed in ogni caso non ne conosco il motivo. Ma andiamo avanti:
           "Quando l'hanno trovato, viene accompagnato a Memfi da un seguito di cento sacerdoti. Ha due templi che chiamano 'talami' dove il popolo si raccoglie per i presagi: se Api entra nel primo tempio, ciò è di buon auspicio, se invece entra in quell'altro, allora il futuro porterà gravi sciagure. Ma il bue dà responsi anche a singole persone, prendendo il cibo dalle mani di chi lo consulta. Respinse la mano di Germanico, il quale fu ucciso poco dopo. Abitualmente lo tengono segregato, ma quando appare in pubblico, avanza scortato dai littori che respingono la ressa della gente ed è accompagnato da frotte di bambini che cantano inni in suo onore; sembra che il bue capisca queste manifestazioni e voglia essere adorato. Queste schiere di fanciulli, all'improvviso, come se fossero invasati profetizzano l'avvenire. Una volta all'anno viene presentata ad Api una vacca che porta sul corpo i suoi segni distintivi, sebbene diversi nella forma, la quale, così dicono, viene uccisa nel medesimo giorno in cui è stata trovata. Nella zona di Memfi, c'è una località sul Nilo, che per la sua conformazione viene chiamata 'Fiala'; ogni anno gli egiziani immergono nel fiume una coppa d'oro ed una d'argento, nei giorni in cui festeggiano il compleanno di Api. Questi giorni sono sette, durante i quali - fatto veramente straordinario - nessuno viene assalito dai coccodrilli, ma all'ottavo giorno dopo l'ora sesta ritorna in quelle belve la loro consueta ferocia."
E così termina il paragrafo relativo al dio Api.
Spero di trovare ulteriori notizie su questo argomento... e sono sicuro di trovarle in Manetone, vi terrò informati. Ma per oggi è tutto!
 A presto.

Plinio il Vecchio: Naturalis Historia

Plinio il Vecchio, ovvero Caius Caecilius Plinius Secundus, era uno storico enciclopedico latino.
Nato forse a Como, forse a Verona, intorno al 23 d.C., probabilmente fu educato a Roma, dove intraprese la carriera militare.
Noto a noi per la sua opera, l'immensa enciclopedia chiamata "Naturalis Historia".
L'opera, in 37 libri, era così articolata:
Libro I: indice dell'opera;
Libro II: astronomia e cosmografia;
Libri III-VI: geografia;
Libro VII: antropologia e fisiologia;
Libri VIII-XI: zoologia;
Libri XII-XIX: botanica;
Libri XX-XXXII: erboristeria, farmacologia naturalistica, medicina;
Libri XXXIII-XXXVII: regno minerale, metallurgia, materie coloranti e plastiche, pietre preziose, sommario di storia dell'arte.

Un'opera enorme che copriva tutto lo scibile umano.
Sono riuscito a trovare alcuni libri e ho cominciato a leggerli, veramente interessanti.
Se vorrete seguirmi, di tanto in tanto scriverò qualcosa su quest'opera fantastica!

A presto...