- Buon giorno a tutti. - Disse il nonno sedendosi a tavola con tutta la famiglia. - dov'è la mia nipotina preferita? - Aggiunse non vedendo Giulia da nessuna parte.
- E' in camera sua. Quando ti ha visto arrivare dalla finestra è corsa in camera urlando qualcosa. Puoi andare a prenderla tu, papà? Disse la mamma di Giulia.
- Naturalmente. Vado subito. E mentre parlava si alzò e si diresse verso la camera della nipotina. - Giulia, vieni dal nonno.
- Nonno, non entrare in camera. Disse Giulia dall'altra parte della porta. - Aspetta un attimo...
- Che cosa succede? Perchè non posso entrare? Aggiunse il nonno preoccupato.
- Ecco, arrivo. Disse Giulia aprendo la porta e tenendo le mani dietro la schiena cercando di nascondere un foglio in cui si vedeva un disegno tutto colorato.
- Cosa stai facendo, piccola mia? Perchè tutto questo mistero?
- Ti ho fatto un regalo! Disse Giulia tutta contenta, mostrandogli il disegno dell'Estronauta che aveva appena terminato di colorare.
- Ma è bellissimo! L'hai fatto tutto da sola?
- Si si, ti piace nonnino? E' il nostro amico estronauta che va a spasso con Ruggero. E li in fondo c'è anche un drago...
- E' bellissimo. Posso tenerlo? Lo appenderò in cucina questa sera.
- Certo, è tuo! Adesso possiamo andare a tavola che devo finire la mia minestrina con il formaggino. Mamma mi ha comprato i formaggini di Capraspina, vuoi assaggiarlo? E' buonissimo!
- Ne sono sicuro. Mangialo tu che devi crescere. Io ho già cenato oggi. Sono venuto solo per vedere la mia carissima nipotina. Non è che l'hai vista?
- Ma nonno, sono io la tua nipotina! Disse Giulia quasi offesa.
- Oh, scusa. Hai ragione. Disse il nonno ridendo - perdonami, è l'età! Ma ora andiamo vicino al camino che sento freddo. Se ti va ti racconto dell'incontro tra Gionzo e il drago.
- Certo, voglio sapere cos'è successo. Dai nonno, andiamo a sederci.
- Dunque, se non ricordo male il nostro amico Ruggero mentre raggiungeva Gionzo che stava seduto ai piedi di un albero con due pomi d'oro tra le mani, vide in lontananza un enorme e terribile drago. Spaventato dalla vista del mostro si fermò come immobilizzato dal suo sguardo.
Intanto Gionzo, vedendo l'amico paralizzato si voltò verso il bosco e quasi svenne dalla paura.
- Nonno, era così terribile questo drago?
- E si. Era enorme. la sua testa spuntava dalle chiome degli alberi e le sue antenne rosse sembravano due torri altissime. Ogni squama che ricopriva il suo corpo era più grande di una casa e la coda era tanto lunga che nessuno era in grado di vederne la punta. E ti ho parlato solo di una delle teste perchè devi sapere che il drago di teste ne aveva cento, e forse anche di più!
- Ma allora era veramente enorme! Disse Giulia terrorizzata.
- E si, era enorme. Era tanto grande che quasi non si era accorto di Gionzo, se non fosse che Gionzo lanciò un urlo per il terrore. A quel punto il drago girò la testa verso Gionzo per vedere da vicino chi aveva urlato. Infatti devi sapere che anche lui come me aveva aveva una certa età e non ci vedeva bene.
- Speriamo che Gionzo riesca a salvarsi. Disse Giulia ancora preoccupata per il suo amico.
- Il drago, dicevo, avvicinò la testa al nostro amico e... - Buona sera disse, sei per caso Gionzo l'estronauta? Ti aspettavo...
- Bu.. buo.. buona sera. Rispose Gionzo con un fil di voce. Come fai a conoscermi? Disse riprendendo coraggio.
- Ho tanto sentito parlare di te. Sai, la mia vista è bassa, ma l'udito è buono ed è da diversi giorni che sento tanti lunimali parlare di te e del tuo compagno di viaggio, si chiama Ruggero se non sbaglio. - Aggiunse il drago con pacatezza. - Io mi chiamo Ladone, ben arrivato sulla Luna.
- Grazie. Disse Gionzo. E' un bel nome Ladone. Posso chiederti come fai ad essere così grande? Quanti anni hai e di che razza sei? Non ho mai letto niente della tua razza.
- Capisco. Rispose Ladone con un sospiro. - Devi sapere che io un tempo vivevo sul tuo stesso pianeta, la Terra. Allora ero poco più di un lucertolone ed ero il guardiano di un bellissimo giardino che si chiamava il giardino delle Esperidi. Poi un giorno un uomo molto forte di cui non ricordo il nome, venne nel giardino e rubò tutti i pomi d'oro. Io ero sconvolto, non riuscivo a sopportare questo affronto e decisi di emigrare. Presi tutte le piante che riuscii a portar via e partii per la luna. Da allora sono passati migliaia di anni. Ora il giardino è quassù. Ma penso proprio che dovrò partire nuovamente visto che voi uomini siete arrivati anche quassù! - Disse Ladone con tristezza.
- Mi dispiace tanto disse Gionzo. Non pensavo... non volevo rubarti i pomi d'oro. Ecco, sono tuoi. Ti chiedo scusa.
- Ma figurati - rispose Ladone il dragone - mangiatene pure quanti ne volete. Sono buonissimi sai? Dimmi piuttosto, quando sono partito la terra era uno splendido giardino, è ancora così?
- Purtroppo no, Ladone, la Terra è peggiorata tanto. I boschi sono sempre meno anche se le ultime generazioni hanno imparato a rispettare la natura. Sai, penso che tu abbia ragione. Nei prossimi anni sempre più uomini verranno quassù e il tuo splendido giardino sarà sempre più in pericolo.
- Lo immaginavo . disse Ladone sconsolato - comunque ero stanco di stare sulla Luna. Avevo già pensato di spostarmi un po più lontano dal sole. Sai, ai pomi d'oro da fastidio la troppa luce.
- Se hai bisogno di aiuto noi siamo pronti ad aiutarti. Disse Gionzo mentre Ruggero annuiva con la testa.
- No grazie , non vi preoccupate. prenderò poche cose e gli alberelli più giovani e partirò presto. Ora vi saluto cari amici, chissà che un giorno non ci si possa incontrare nuovamente. E con tristezza Ladone il dragone volò via lasciando il giardino nelle mani di Gionzo e di Ruggero.
- Mi raccomando, rispettate le piante... furono le sue ultime parole.
- Nonno, sono triste. Lo interruppe Giulia. - Dove andrà ora il povero Ladone? E chi si prenderà cura delle piante di pomi d'oro?
- Non ti preoccupare mia piccola principessa, vedrai che Gionzo si farà venire qualche idea ma ora è arrivato il momento di andare a dormire... buona notte e sogni d'oro.
- Notte nonno, a domani. Disse Giulia baciando il nonno sulla guancia...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO