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domenica 23 novembre 2008

La fondazione di Leptis e il significato di Sirti

Sallustio nel suo "La guerra Giugurtina" ci narra che la città di Leptis, o Lepcis, "fu fondata da Sidonii che pervennero in quei luoghi per via mare, avendo abbandonato la patria per discordie civili".
Leptis si trovava tra le due sirti, insenature che si trovano nel nord Africa, lungo le coste della Tunisia (Piccola Sirte) e della Libia (Grande Sirte). Con il dominio dei Romani iniziò ad essere chiamataLeptis Magna e di questa città oggi esistono ancora le rovine.
Ma chi erano i Sidonii?
E cosa vuol dire Sirte?
Sidone era una antica città fenicia, fondata forse già alcuni millenni prima di Cristo, secondo Sallustio a causa di lotte interne una parte della popolazione si allontanò dalla città e si fermò tra le Due Sirti dove fondò una città.
Quando questo avvenne non si sa, fatto sta che Leptis esisteva già prima dell'inizio delle guerre puniche.
Il termine Sirti, per quanto ci dice Sallustio, "derivò da una caratteristica fisica [..] infatti quando il mare prende ad ingrossarsi e a infuriare la sferza del vento, le onde trascinano fango, sabbia, sassi enormi; così l'aspetto di quei luoghi varia col variar dei venti. Da questo "trarre"furon dette Sirti", ecco dunque spiegato che il termine Sirti fu attribuito in virtù del fatto che la caratteristica di questa parte del mare è quella di "trascinare" ogni cosa!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 21 novembre 2008

Sallustio, la guerra Giugurtina e le antiche popolazioni dell'Africa

Caio Sallustio Crispo (86-34 a.C.), storico latino nonché Senatore della Repubblica, dopo una vita in politica, intensa ma chiacchierata, alla morte di Cesare nel 44 a.C. si ritirò dalla vita pubblica.
Come politico c'é chi dice che non ebbe un grande successo, fatto stà che accumulò un enorme patrimonio e quando non poté più esercitare, causa un certo numero di scandali, abbandonò tutte le attività politiche per dedicarsi all'ozio dello storico e del letterato...
E' autore della "Congiura di Catilina", "La guerra giugurtina" e le Storie, di cui restano numerosi frammenti... e grazie alle sue opere che diventò uno degli storici più famosi della latinità.
Dopo aver letto la congiura di Catilina (63 a.C.) sono passato alla guerra di Giugurta e in quest'opera ho trovato quegli spunti di riflessione che vado generalmente cercando nei testi antichi... notizie particolari, nomi di popoli e nazioni, loro origini, invasioni...
Ma andiamo per ordine...
Chi era Giugurta?
In che periodo visse?
Quali grandi imprese compì?
Per rispondere a queste domande occorre tornare indietro nel tempo, fino al 230 avanti Cristo, quando i Romani combattevano contro Cartagine per la conquista del Mediterraneo! In quel periodo le alleanze si creavano e si disfacevano così come accade oggi. Uno degli alleati Romani era il Re di Numidia, regno che occupava parte dell'Africa del Nord.
Uno dei Re di Numidia che appoggiò Roma nella sua guerra contro Cartagine si chiamava Massinissa che, alla sua morte, lasciò il regno all'unico figlio sopravvissuto, Micipsa.
Micipsa a sua volta generò due figli, Aderbale e Iempsale e adottò il nipote Giugurta, figlio di un suo fratello morto di malattia. Alla morte di Micipsa, Giugurta, valoroso in guerra e benvoluto dai suoi uomini pensa bene di prendersi il regno con la forza e non esita a eliminare i fratellastri comprandosi l'appoggio dei Senatori romani affinché nessuno si preoccupasse di lui e di ciò che accadeva nella lontana provincia di Numidia. Siamo nel 111 a.C. e sta iniziando la guerra di Roma contro Giugurta...
Come mai Sallustio si occupò di questa guerra? Potrete chiedervi...
Semplice, Sallustio dopo la guerra civile del 49 a.C., che vede Cesare vittorioso salire al potere, come ricompensa per i suoi servigi fu nominato governatore della provincia dell'Africa nova e qui ebbe probabilmente tutto il tempo di raccogliere libri e tradizioni orali.
Sono proprio queste notizie, comunque Sallustio le abbia ottenute, che mi interessano!
Ma facciamo parlare Sallustio:
"benché non condivida l'opinione divulgata dai più, tuttavia riferirò nel modo più breve possibile , secondo quanto ci è stato tradotto dei libri punici, che vengono attribuiti al re Iempsale, e secondo le opinioni degli abitanti di quella terra"...
Ecco dunque da dove vengono le notizie...
Così Sallustio ci racconta che i primi popoli che abitarono l'Africa erano detti Getuli e Libii ed erano rozzi e barbari, non avevano leggi ne capo, ed erano vagabondi...
Poi arrivò Ercole alla testa del suo esercito composto da Medi, Persiani e Armeni, un esercito stranamente assortito... ed infatti, morto il grande condottiero, cosa che secondo gli Africani accadde in Spagna, l'esercito si sciolse e così accadde del suo regno, se mai ne ebbe uno!
I Persiani si stanziarono nei pressi dell'Oceano, nel territorio dei Getuli, e usarono le chiglie delle loro navi come capanne in quanto pare non vi fosse legna nelle vicinanze. Il tempo passava e Persiani e Getuli divennero un unico popolo che era uso spostarsi frequentemente, da ciò gli derivò il nome di "Nomadi", forse dal greco "nomades", cioè "vaganti". Il nome col tempo divenne "Numidi" e il loro territorio "Numidia". Ancora ai tempi di Sallustio le loro capanne erano costruite a forma di chiglia di nave rovesciata, il nome di queste abitazioni era "mapalia".
I medi e gli Armeni invece si mescolarono con i Libi e cominciarono a sviluppare rapporti commerciali con la Spagna. I Libi, nella loro lingua, chiamavano Mauri i nuovi arrivati che pian piano presero appunto a chiamarsi "Mauri" e dimenticarono quello di Medi.
In seguito, dice Sallustio, arrivarono i Fenici che fondarono alcune città lungo la costa, tra queste Ippona, Adrumento e Leptis, tra le due Sirti, e poi Cartagine...
A sud della Numidia vi erano ancora dei Getuli e ancora più a sud gli Etiopi, ai confini con le cosiddette "terre bruciate", il deserto! Infatti Etiope significa "dal volto bruciato".
E così abbiamo parlato brevemente delle antiche popolazioni del nord Africa, così come Sallustio affermava aver appreso dalle traduzioni dei libri punici...
Chissà quante altre informazioni potremmo trovare sui libri punici se esistessero ancora...
Ma esistono ancora?
Chi mi sa aiutare?
Chissà che non sia lo stesso Sallustio, magari nelle sue Storie, a darci delle altre interessanti informazioni...
Chi vivrà vedrà!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 16 novembre 2008

Sui libri sibillini

I libri sibillini sono dei testi antichi che raccoglievano gli oracoli di Apollo e venivano usati per leggere nel futuro.
La prima volta che ne sentii parlare non ci feci molto caso, mi appuntai su un foglio una breve nota per un successivo approfondimento che poi, come tante altre cose, finì nel dimenticatoio!
Ci tornai poi nuovamente per caso, e questa seconda volta approfondii un pochino...
Così lessi, da qualche parte, che un giorno una vecchia si presentò da un Re di Roma e gli propose di acquistare dei libri antichi ad un prezzo enorme. Il Re di Roma si rifiutò, la vecchia prese tre libri e li bruciò e offrì al Re gli altri libri per lo stesso prezzo.
Il Re rifiutò ancora. La vecchia bruciò ancora tre libri e offrì gli ultimi tre al Re senza cambiar prezzo...
il Re, incuriosito li comprò. La vecchia andò via e non se ne seppe più nulla! Si dice che la vecchia fosse la Sibilla Cumana.
I libri da allora vennero custoditi a Roma, nel Tempio Capitolino. Venivano consultati da un collegio di sacerdoti solo in caso di gravi pericoli incombenti su Roma.
Sallustio li cita nel suo testo "La congiura di Catilina".
"... Lentulo, che stava sulla negativa, oltre che con la lettera, coi discorsi che era solito tenere: che secondo i libri sibillini, la signoria di Roma doveva pervenire a tre uomini della famiglia Cornelia; che Cinna e Silla già l'avevano tenuta ed egli era il terzo cui il destino riservava di impadronirsi della città..."
Siamo nel 63 a.C. e Catilina cerca di conquistare Roma con un colpo di Stato!
In quel tempo, i libri originali che la sibilla vendette ad un Re di Roma (alcuni dicono che il Re fosse Tarquinio Prisco - 5° Re di Roma, morto nel 579 a.C. - altri pensano che si trattasse di Tarquinio il Superbo -ultimo Re di Roma, tra il 534 e il 510 a.C.) già non c'erano più. Pare che andarono distrutti durante l'incendio che il 6 luglio dell'83 a.C. distrusse il Campidoglio. Furono sostituiti, forse da una copia...
Che fine anno fatto?
Esiste ancora traccia di questi libri?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 8 novembre 2008

Visita a Lecco

E' sabato, una bella giornata per essere a novembre. La mattina il sole fa capolino sopra i tetti di Legnano...
Decidiamo di uscire per visitare una cittadina della Lombardia...
Vada per Cernobbio, poco dopo Como, sull'omonimo lago...
Arriviamo poco prima di pranzo, il paese è carino ma piccolo, una bella villa ci accoglie, una bella passeggiata lungo il lago,una bandiera italiana sventola in mezzo agli alberi, tra i colori dell'autunno, ricorda a tutti chi siamo, o chi eravamo... una sosta in un piccolo parco per mangiare un panino, qualche foto e poi si riparte... Bergamo? Monza?
No, Lecco!
Ci dirigiamo ad est per 30 chilometri, lungo la strada visitiamo Cantù
(campanile della Basilica di S. Paolo, costruito nell'anno 1000
quando era una torre del Castello dei Pietrasanta)

e poi si riparte per Lecco.
Arriviamo alla bella cittadina sul lago senza difficoltà, non c'è traffico.
Il lago e fantastico, circondato da montagne colorate di rosa...Sembra quasi di essere affianco a lui... sul lago, a sudare...
L'aria è frizzante e passeggiare é piacevole...
E così siamo arrivati alla fine della giornata...E con questi splendidi colori vi lascio...
Alla prossima!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 7 novembre 2008

DA PADRE A FIGLIO

Ti insegnerò la pioggia quando viene

A Novembre lugubre sui muri grigi

Ti insegnerò il ricordo che sussurra

All’animo triste e gli reca conforto


Il sole dietro i palazzi farsi basso e gigante

Il correre veloce delle ombre dietro i giorni

E gli attimi terni dell’amore nostro


Ti insegnerò le ore dell’orologio appeso

Al muro della cucina e il suo datario perpetuo

Ti insegnerò quel vetro infranto dall’abbandono

Una luce accesa per sempre


La via percorsa per chilometri con lo stesso passo

Le belle bandiere e il poco vento a farle vela

E lo spavento in fondo alla strada finita


Ti insegnerò le parole di una canzone

Quando viene il sole a farci ballare

Ti insegnerò che non basta vivere

Dobbiamo amare e cercare


Il sapore salmastro del mare chiuso dentro

La mano di sabbia e domani qualcuno sarà lì

Ad aspettarti per riprendere il viaggio

Giuseppa MARCHI

sabato 1 novembre 2008

Gli errori della storia...


Legnano, un sabato di fine Ottobre, libreria Giunti...
Così si potrebbe dire che inizia una storia nuova e fantastica... o almeno, inizia la sua revisione, correzione, rivisitazione... ad opera di Hans-Joachim Zillmer!
Come spesso accade, entro in libreria per guardare le novità ed esco con un libro nuovo...
Questa é la volta del favoloso volume di Hans-Joachim Zillmer, un ingegnere edile appassionato di archeologia ma non solo, autore di diverse opere divulgative tra cui "L'errore di Darwin"... che ancora non ho letto ma fa già parte della lista!
Come faccio sempre prima di comprare un libro, lo prendo dallo scaffale, lo rigiro tra le mani, leggo le brevi note sull'autore e poi apro una pagina a caso e la leggo... e poi un'altra ed un'altra ancora...
Mentre il resto della famiglia visita la libreria io sto fermo la, inchiodato di fronte allo stesso scaffale col libro aperto...
Nelle poche pagine viste ritrovo molte delle mie idee, la passione per l'archeologia, lo studio dei testi classici antichi, la voglia di non fermarsi davanti all'apparenza solo perché ufficialmente riconosciuta ma di andare a fondo nello studio dei fenomeni... è un attimo e il libro, con il beneplacito della mia famiglia, entra a far parte della biblioteca di famiglia!
La prima cosa che mi colpisce durante la lettura é la quantità di reperti quasi sconosciuti descritti. Tra questi vi sono varie testimonianze della convivenza di uomini e dinosauri!
Folle, direte... forse... o forse no! Chi può dire con certezza che tale eventualità non si sia mai verificata? Io no, e preferisco da tempo stare alla larga dalle certezze per lasciare spazio al dubbio...
Le certezze ammazzano la scienza... i dubbi la spingono in avanti!
L'autore ci conduce lungo un percorso difficile e quasi sconosciuto, spesso ignorato dal pubblico e appositamente evitato dalla scienza ufficiale.

E se fosse vero quello che tutte le antiche civiltà hanno sempre affermato sul diluvio universale?
E se fosse vero che i draghi un tempo sono esistiti, affianco agli uomini?
E se fosse vero che...

E se fosse falso che i dinosauri scomparvero 65 milioni di anni fa?
E se fosse falsa la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin?
E se fosse falsa la teoria della tettonica a zolle?
E se fosse falso che...

Miti... leggende... o storia vera, nell'unica forma possibile... nell'unica forma che poteva in qualche modo sopravvivere allo scorrere del tempo... tradizione orale!?!

Karl Brugger, autore del libro Cronaca di Akakor: mito e saga di un antico popolo dell'Amazzonia prende parte e ci racconta che gli indiani che popolavano l'Amazzonia sono depositari della storia delle catastrofi che colpirono la Terra... la prima nel 10481 a.C., la seconda avvenne circa 6.000 anni dopo, questa è la descrizione... "E gli dei iniziarono a distruggere gli uomini. Mandarono dunque una stella formidabile, la cui scia rossa ricoprì tutto il cielo. E mandarono un fuoco più splendente di mille soli... Piovve per tredici lune. Tredici lune di pioggia ininterrotta. Le acque dei mari salirono. I fiumi scorsero al contrario. Il grande corso si tramutò in un enorme lago. E gli uomini vennero sterminati. Affogarono in quei flutti spaventosi".
Che dire... tutto plausibile... perché no? Perché la scienza ritiene che tutto ciò non sia mai accaduto? Non sia potuto accadere?

Una mappa del sistema solare del 2500 a.C. ci mostra un sistema solare particolare...
Si tratta di un sigillo cilindrico Accadico che rappresenta tutto il sistema solare, compreso il pianeta Urano (scoperto solo nel 1781 da Sir Friedrich Wilhelm Herschel), il pianeta Nettuno (scoperto nel 1846) e Plutone (scoperto nel 1930).
Ma gli antichi astronomi rappresentarono anche un altro pianeta che chiamavano Tiamat, lo stesso pianeta che i greci conoscevano col nome di Phaethon, a noi noto col nome Fetonte... e tutti sappiamo cosa combinò questo figlio del Sole...

Ma cosa accadde realmente?
Forse non sapremo mai la verità, ma perché non credere a ciò che ci è stato tramandato? Forse pensiamo che gli antichi sacerdoti che conoscevano l'arte della scrittura la usassero per prendere in giro il prossimo? Forse che i sacerdoti scrivessero romanzi di fantascienza?
E se pure tutto ciò fosse possibile, perché non cercare di approfondire?

E se il pianeta conosciuto col nome di Nibiru dai Sumeri, Marduk per i Babilonesi, non fosse una fantasia ma fosse realmente esistito?
Loro affermavano che questo pianeta era il 12° del sistema solare e che si muoveva lungo un'orbita opposta agli altri pianeti. Durante il suo percorso all'interno del sistema solare un satellite di Nibiru/Marduk si scontrò con Tiamat/Phaethon che si spaccò!
Nacque così la Terra...
Siete curiosi? Io si, questa storia è descritta nel saggio di Zacharia Sitchin sull'epopea di Gilgamesh... altro libro che non vedo l'ora di leggere nonostante abbia già letto diverse volte l'epopea!

Un'altra domanda... come facevano questi antichi popoli a conoscere il sistema solare così bene?
E perché si persero le conoscenze? Cosa accadde?
Anche gli Egizi conoscevano il sistema solare meglio di quanto comunemente si creda o si racconti nei testi ufficiali. Nel 1857 Heinrich Karl Brugsch trovò su di un sarcofago una mappa celeste con tutti i pianeti, Plutone compreso! Ma tali scoperte non sono mai citate... per molti é meglio nascondere ciò che non si é in grado di spiegare.

L'autore, Zillmer, non si fa scrupoli e porta alla luce tutto ciò che di strano esiste e che é solitamente ignorato dalla scienza ufficiale...
Il libro è ricco di notizie interessanti ma soprattutto fornisce nuove ipotesi che potranno essere ritenute valide o meno, ma che sono senza ombra di dubbio suggestive e aiutano a capire meglio il passato della nostra Terra.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 31 ottobre 2008

Che cos'é l'età della Pietra?

Nel 1865 il Barone Sir John Lubbock (30 aprile 1834 - 28 maggio 1913), banchiere, politico, biologo e archeologo inglese pubblicò un saggio passato alla storia col titolo "Pre-historic Times, as Illustrated by Ancient Remains, and the Manners and Customs of Modern Savages", cioè "Tempi preistorici, illustrati per mezzo delle resti antichi e modi e abitudini dei moderni selvaggi".
Fu lui l'inventore dei termini ancora oggi utilizzati per distinguere i periodi della preistoria, Paleolitico e Neolitico.
Il termine Paleolitico deriva da due parole greche: "παλαιός" che si legge "palaios" e significa vecchio, antico, e "λίθος" che si legge "litos"cioè "pietra", dunque "età della pietra antica". In questo periodo la pietra veniva lavorata rozzamente e i manufatti erano di solito di grosse dimensioni e spesso solo abbozzati.
Il termine Neolitico invece deriva dal greco "νέος" che si legge "neos" e significa "nuovo" e "λίθος" che come già detto significa "pietra". In questo periodo che va dal 4.000 a.C. all'invenzione della scrittura, venivano realizzati nuovi strumenti in pietra che dovevano servire agli agricoltori.
Secondo la teoria in maggiormente in voga l'età della pietra è oggi suddivisa in tre periodi, è stato infatti introdotto il "Mesolitico", cioè "l'età della pietra di mezzo" che va dall'8.000 a.C. al 4.000 a.C. circa (diversi autori lo spostano avanti e indietro anche a seconda del luogo di cui si parla). Durante tale periodo si cominciò a realizzare strumenti in pietra più piccoli e meglio lavorati.
In linea di massima durante tutta l'età della pietra si sarebbero utilizzati strumenti realizzati in pietra, osso, legno e conchiglie, lavorati per ottenere strumenti di lavoro e da caccia.
I sempre nuovi ritrovamenti di manufatti in pietra sembra che permettano di far risalire l'inizio dell'età della pietra addirittura ad alcuni milioni di anni fa.
Occorre però ricordare, per onestà intellettuale, che si tratta di "teorie", che esistono reperti archeologici che sono in contrasto con questa visione lineare dello sviluppo umano e che le tecniche di datazione impiegate per i diversi tipi di reperti danno spesso risultati molto differenti tra loro.
A mio parere, la suddivisione delle età del mondo non rappresenta che un modello semplicistico e poco utile e che talvolta rischia di diventare addirittura un limite alla ricerca.
In ogni caso, ciò che è importante capire è che al di la di qualunque modello esiste la verità che deve essere ricercata senza paura di andare contro il modello più in voga...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO