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mercoledì 16 maggio 2012

Plinio il Vecchio: Naturalis Historia

Plinio il Vecchio, ovvero Caius Caecilius Plinius Secundus, era uno storico enciclopedico latino.
Nato forse a Como, forse a Verona, intorno al 23 d.C., probabilmente fu educato a Roma, dove intraprese la carriera militare.
Noto a noi per la sua opera, l'immensa enciclopedia chiamata "Naturalis Historia".
L'opera, in 37 libri, era così articolata:
Libro I: indice dell'opera;
Libro II: astronomia e cosmografia;
Libri III-VI: geografia;
Libro VII: antropologia e fisiologia;
Libri VIII-XI: zoologia;
Libri XII-XIX: botanica;
Libri XX-XXXII: erboristeria, farmacologia naturalistica, medicina;
Libri XXXIII-XXXVII: regno minerale, metallurgia, materie coloranti e plastiche, pietre preziose, sommario di storia dell'arte.

Un'opera enorme che copriva tutto lo scibile umano.
Sono riuscito a trovare alcuni libri e ho cominciato a leggerli, veramente interessanti.
Se vorrete seguirmi, di tanto in tanto scriverò qualcosa su quest'opera fantastica!

A presto...

lunedì 14 maggio 2012

Arregodos de sa gherra de Rùssia e de sa vida, di Benigno CASULA

Cari amici sardi, oggi un annuncio in limba per tutti coloro che sono interessati

Tonara
Sàbadu 19 de magiu 2012 presentada de su libru
"Arregodos de sa gherra de Rùssia e de sa vida"


Teatru Comunale de Tonara  17.00 oras

Foeddant

Ignazio Demurtas 
po su Sotziu de is  Antzianos

Pier Paolo Sau
Su  Sinnigu de Tonara

Crabiele Casula
Fìgiu de s’autore

Nello Tatti
Su maistu

Frantziscu   Cheratzu 
 S’editore

Totore Locci
 Iscritore

Pier  Luigi La Croce 
iscritore

Peppe Coròngiu
Dirigente de Assessorau de s’Istrutzione Pùblica de sa Reg. Sarda.


Sighit su dibàtitu, presente s’autore de su libru, reduces e testimognos de s’urtima gherra

Coordinat su chistionu s'avocau e giornalista Giovanni Melis

Teatru Comunale de Tonara 21.00 oras
Cantos a mutos presentada cun
 Cantadores poetas de Tonara

Gara a mutos cun is cantadores

Costantino CASULA de Ortueri
Giovanni MURA de Tonara
Davide PEDDIO de Dèsulu

SONADORES
Salvatore Corgiolu Littarru
Piero Demuru

ORGANIZAT SU
SOTZIU DE IS ANTZIANOS
(Consulta degli anziani)

Pratza Peppinu Mereu - 08039 Tonara

Per maggiori informazioni visita TONARA BLOG

venerdì 11 maggio 2012

Galileo Galilei: dialogo dei massimi sistemi

Un'opera più di tutte è conosciuta dello scienziato Galileo, i dialoghi sui massimi sistemi, quello copernicano e quello tolemaico.
Due visioni del mondo e delle leggi della natura diverse, ma anche due sistemi filosofici differenti.
Copernico metteva la Terra intorno al Sole e il Sole al centro del sistema solare allora conosciuto; mentre Tolomeo, sviluppando il sistema geocentrico di Aristotele e Ipparco, aveva posto la Terra al centro del sistema...
Cosa venne dopo fu determinato da secoli di buio scientifico.
La chiesa, nel periodo di Galileo, era molto attenta a evitare qualsiasi incrinazione del suo potere e questo avveniva giorno dopo giorno, anno dopo anno, con il censurare e giudicare eretici pensieri, parole e opere anche di grandi menti riconosciute da tutto il mondo. Galileo fu un grande scienziato e la sua opera una rivoluzione in Italia e nel mondo e in quanto tale poteva essere pericolosa.
Oggi parliamo del dialogo dei massimi sistemi, scritto seguendo lo stile dei filosofi di un tempo, vede tre amici passare alcune giornate assieme a discutere, studiare, approfondire, filosofare... questi sono Salviati, Simplicio e Sagredo... e, di tanto il tanto, i tre fanno riferimento diretto ad un amico che non è altri che lo stesso Galileo.
Salviati in effetti in tante occasioni sembra lo stesso Galileo, uno scienziato acuto, pensatore profondo e attento, talvolta sottilmente ironico nei confronti di chi ha sempre accettato senza alcuna prova ciò che fu detto dai pensatori antichi, principalmente Aristotele; sia chiaro che Ssalviati se la prende principalmente con chi non ha saputo capire Aristotele e con chi fa il pappagallo senza capire o rifiutando nuove idee solo perchè contrarie a quelle vecchie, senza verificare scientificamente, senza effettuare prove, solo ed esclusivamente per partito preso.
Simplicio invece rappresenta esattamente la figura opposta allo scienziato, rappresenta l'aristotelico convinto al di la di ogni ragionevole dubbio. Colui che difende a spada tratta Aristotele, anche di fronte all'evidenza. Il filosofo che della natura e del suo linguaggio, la matematica, ha solo scalfitto la superficie ma non è mai andato oltre.
Sagredo è la persona intelligente. Dotato di mente aperta e voglioso di capire, migliorare, imparare, fa domande, esperimenti, nuove esperienze.
In verità Salviati e Sagredo esistettero realmente, erano due amici e compagni di studi di Galileo. Il primo, Filippo Salviati, era fiorentino e accademico dei Lincei e della Crusca, amico e discepolo di Galileo. Il Secondo, Giovan Francesco Sagredo, era invece un gentiluomo veneziano, amico e discepolo di Galileo, intelligente e curioso, studioso di tutto ciò che era legato al magnetismo, dedicò la sua vita agli studi. Forse anche Simplicio esistette, probabilmente si trattava del Papa. 
Ma voglio lasciare ai nostri personaggi la possibilità di presentarsi, per cui vediamo cosa ci dicono.
Inizierò con Simplicio:
             "Di grazia, signor Salviati, parlate con più rispetto d'Aristotile. Ed a chi potrete voi persuader già mai che quello che è stato il primo, unico ed ammirabile esplicator della forma silogistica, della dimostrazione, de gli elenchi, de i modi di conoscere i sofismi, i paralogismi, ed in somma di tutta la logica, equivocasse poi si gravemente in suppor per noto quello che è in quistione? Signori, bisogna prima intenderlo perfettamente, e poi provarsi a volerlo impugnare".
Ecco chi è Simplicio, ora lo conoscete anche voi il difensore delle dottrine consolidate, anche se in molti punti sbagliate, superate...
Ora però passiamo oltre e vi presento Sagredo:
             "Adunque la natura ha prodotti ed indrizzati tanti, vastissimi perfettissimi e nobilissimi corpi celesti, impassibili, immortali, divini, non ad altro uso che al servizio della Terra, passibile, caduca e mortale? al servizio di quello che voi chiamate la feccia del mondo, la sentina di tutte le immondizie? e a che proposito fare i corpi celesti immortali etc., per servire a uno caduco etc.? Tolto via questo uso di servire alla Terra, l'innumerabile schiera di tutti i celesti corpi resta del tutto inutile e superflua, già che non hanno, nè possono avere, alcuna scambievole operazione fra di loro, poichè tutti sono inalterabili, immutabili, impassibili: ché se, verbigrazia, la Luna è impassibile, che volete che il Sole o altra stella operi in lei? sarà senz'alcun dubbio operazione minore assai che quella di chi con la vista o col pensiero volesse liquefare una gran massa d'oro. In oltre, a me pare che mentre che i corpi celesti concorrano alle generazioni ed alterazioni della Terra, sia forza che essi ancora sieno alterabili; altramente non so intendere che l'applicazione della Luna o del Sole alla Terra per far le generazionifusse altro che mettere accanto alla sposa una statua di marmo, e da tal congiugnimento stare attendendo prole."
Ecco come Sagredo, persona intelligente, conduce l'esame d'una ipotesi; si pone domande e cerca di analizzare le possibili soluzioni...
E Salviati? E' colui che guida il dialogo, detta la regole, sceglie gli argomenti, li discute, li dimostra e parla delle esperienze fatte. Sempre lui talvolta deve dubitare delle conclusioni raggiunte, per evitare problemi con la censura.
Eccolo:
             "Già comprendo e riconosco il segno del nostro cammino; ma innanzi che si cominci a proceder più oltre. devo dirvi non so che sopra queste ultime parole che avete detto, dell'essersi concluso la opinione che tien la Terra dotata delle medesime condizioni de i corpi celesti esser più verisimile della contraria: imperocchè questo non ho io concluso, sì come non son nè anco per concludere verun'altra delle proposizioni controverse; ma solo ho auta intenzionedi produrre, tanto per l'una quanto per l'altra parte, quelle ragioni e risposte, instanze e soluzioni, che ad altri sin qui sono sovvenute, con quale altra ancora che a me, nel lungamente pensarvi, è cascata in mente, lasciando poi la decisione all'altrui giudizio." 

Ora sono io che vi faccio una domanda: perchè leggere il dialogo dei massimi sistemi?
Non so voi se lo farete ne conosco i motivi che vi spingeranno a farlo, posso però dirvi perchè io lo sto facendo.
In primo luogo per conoscere meglio un grande del passato, un uomo che ha creato il futuro grazie ai suoi studi.
Poi perchè, come ben sa chi ha già letto qualche mio altro articolo, perchè sono semplicemete curioso e la curiosità mi da la forza e la voglia di esplorare il passato alla ricerca di insegnamenti da usare per costruire il futuro.
Non sono forse motivi sufficienti?
Per me si, ora a voi procurarvi il libro e leggerlo... studiarlo, capirlo, diffonderne le idee e la filosofia.

venerdì 4 maggio 2012

Porto Torres: la spiaggia di Balai



Siamo sempre a Porto Torres, ecco la spiaggia di Balai, la più bella della zona. Piccola, chiusa tra le pareti rocciose, splendida nei suoi colori... 



Il clima, sempre ottimo, è in questo caso agevolato dalla conformazione delle rocce. La piccola baia è protetta dai venti e l'acqua è sempre tiepida.








Sopra la spiaggia un bel giardino in cui le piante tipiche della costa fanno da corona al mare azzurro.








A pochi metri la chiesetta di Balai vicino, che nel mese di maggio ospita le statue dei Santi Proto, Gianuario e Gavino.







Una ultima curiosità: dal libro "Ortografia sarda nazionale ossía gramatica della lingua logudorese..." di Giovanni Spano (1840) ecco il significato del termine Balai.


"Balài o Balà monte o roccia nel lido del mare di un altezza considerevole restandogli sotto il mare molto profondo. È distante da Torres in circa tre miglia verso settentrione. Qui fu fatta dal Giudice Comida la prima invenzione de Corpi de SS Martiri. Balà o Balài è una voce orientale, elevatio, altitudo [..] Nel detto luogo fu decapitato S. Gavino ed i fedeli chiamano un piccol Romitorio Sanctu Bainzu iscabitadu".

E' interessante notare anche che la parola "balais" in francese (e la corsica è molto vicina!) significa "scopa". Tutta la zona è ricca di piccoli arbusti che senza dubbio potevano essere usati per fare le scope... 

martedì 1 maggio 2012

Corbuline di patate con ragù, piselli e formaggio

I ricordi migliori sono i più saporiti, si dice. E quando i ricordi vengono trasformati, rinverditi... è ancora meglio!

Uno dei miei ricordi si chiama "corbuline di patate"... quando ero piccolo mia madre di tanto in tanto le faceva per cena ed era una festa.

Oggi le abbiamo fatte a casa, con mia moglie.

La ricetta è semplice, ci vuole un po' di tempo per preparare il tutto ma la realizzazione di questo piatto non è complicata. La difficoltà, se volessimo categorizzarla, è media.
Il tempo occorrente per fare tutto?
Un paio d'ore!

Intanto parliamo di ingredienti (per quattro persone).
Per le corbuline.
- 8 patate medie lesse;
- 1 uovo;
- 2 cucchiai di farina di grano duro;
- un pizzico di sale;
- semola di grano duro per infarinare le corbuline.
- olio per frittura.

Per il condimento:
- ragù di macinato misto con piselli;
- formaggio filante.

Ma vediamo il procedimento.

Fate bollire le patate quindi a cottura terminata (devono essere ben cotte) pelatele e schiacciatele con una forchetta.

Preparate il ragù secondo  i vostri gusti, noi abbiamo fatto un ragù con macinato misto insaporito con un peperoncino rosso e del basilico.
Al termine aggiungete i piselli finissimi e fate raffinare. Il ragù deve essere molto denso, quasi senz'acqua, per essere usato per riempire le corbuline.

Tagliate un etto di formaggio filante a dadetti piccoli.

Intanto che il ragù si raffredda prepariamo le corbuline.

Rompete un uovo in una terrina capiente, sbattetelo e aggiungete le patate schiacciate (non troppo calde altrimenti l'uovo si cuoce). Aggiungete all'impasto due cucchiai di farina e due pizzichi di sale fino, quindi lavorate l'impasto con le mani per qualche minuto fino ad ottenere un impasto compatto che consenta di fare delle polpette (se occorre aggiungete della farina).
Prendete la polpetta e lavoratela a forma di cestino semplicemente premendo col pollice verso il centro.
Poi passate i cestinetti così ottenuti nella semola e poggiateli rovesciati su un vassoio.
Quando avrete finito potrete passare alla frittura.

Versate l'olio in una padella capiente e fate riscaldare. Dovete fare in modo che le corbuline rimangano immerse almeno per metà nell'olio.
Mettete le corbuline rovesciate nell'olio e giratele solo quando diventano dorate.
Una volta cotte (fate attenzione perché ci vuole pochissimo!) ponetele, sempre rovesciate, in un vassoio con della carta assorbente e fate raffreddare.

Ora aggiungete parte del formaggio a dadetti nel ragù e mescolate. Quindi riempite le corbuline, potete usare un cucchiaino.
Disponete le corbuline in una teglia da forno o in un piatto per il forno a microonde (come preferite).
Usate i dadetti di formaggio filante ancora disponibili per completare la guarnizione delle corbuline, aggiungete alcuni dadetti sopra ogni corbulina.

Infilare al forno per il tempo necessario a fondere il formaggio.
Fate attenzione al forno a microonde, è sufficiente due minuti a 350 W ma dipende da quante corbuline mettete nel piatto. Se le lasciate troppo i piselli del ragù possono scoppiare e rovinare il vostro lavoro.

Abbiamo finito e se avete seguito le mie indicazioni il prodotto finito dovrebbe assomigliare a quello della foto.




Ci è voluto un po' di tempo ma vi garantisco che ne vale davvero la pena...
e buon appetito!

lunedì 30 aprile 2012

Macomer: i bétili di Tamuli

Approfittiamo della bella giornata per visitare alcuni siti archeologici del territorio di Macomer.
L'idea è di andare a visitare le tombe dei giganti e i bétili di Tamuli, poco oltre Macomer; lungo la strada notiamo un nuraghe e ci fermiamo. 

Ci troviamo all'ingresso di Macomer giungendo dalla SS 131 e sulla sinistra notiamo un nuraghe.          Ci fermiamo a visitarlo.


Di fronte a noi si trova il nuraghe Ruggiu e l'area archeologica delle tombe ipogee di Filigosa (il nome deriva da "filighe" cioè felce, pianta un tempo presente nella zona). 
Compriamo i biglietti e iniziamo la visita con la guida della cooperativa Esedra che gestisce il sito.
Visitiamo le tombe scavate nella roccia, ancora ben conservate nonostante i millenni.    

In alcune tombe si nota ancora il focolare, usato probabilmente per i riti funebri.


Sulla collina, poco distante dalle tombe, il nuraghe che aveva attirato la nostra attenzione. Ci inerpichiamo su per la collina e diamo uno sguardo. Non si trova in buone condizioni, è un peccato perchè doveva essere una bella torre in passato.
Tutto intorno al nuraghe si trovano ancora piccole piante di felce e, naturalmente, i nostri asparagi!



Dai piedi della collina avevamo notato una strana pietra. Qualcuno dice si tratti di un totem, sembra una faccia e così decidiamo di avvicinarci per vederla meglio da vicino.
Sembra un misto tra l'opera della natura e quella dell'uomo che forse, in tempi passati, ha modellato la roccia con qualche sapiente colpo di martello.


LA visita è finita.
Proseguiamo verso la nostra meta originaria, Tamuli.
Dopo qualche errore nella ricerca della giusta direzione arriviamo alla meta. Il paesaggio roccioso nasconde alla vista il nuraghe Tamuli.


Ci avviciniamo e solo allora riusciamo a vedere le antiche strutture arroccate sulla roccia grigia.



Nel pianoro antistante alcune tombe dei giganti praticamente irriconoscibili e i bétili, sei in tutto.



Tre bétili sono maschili e tre femminili.


Pare che la loro posizione non sia quella originaria, l'area venne infatti visitata da La Marmora e descritta nella sua opera Voyage en Sardaigne che lasciò alcuni disegni del luogo.






domenica 29 aprile 2012

Borore: tomba dei giganti imbertighe


Se vi capita di passare in Sardegna, magari per passarci le ferie,  non dimenticate che non esiste solo il mare!
E' sufficiente inoltrarsi per pochi chilometri nell'entroterra per incontrare strutture antiche, vestigia di un tempo ormai dimenticato.
Tra queste i nuraghi, le domus de janas e le tombe dei giganti.
Nei pressi di Borore, piccolo paese della provincia di Nuoro, è possibile ammirare la facciata di una di queste tombe. 

Tomba dei Giganti "Imbertighe"

Scolpita nella roccia tenera e poi innalzata a chiusura di una tomba comune che si allungava sul retro, oggi è ciò che resta di  un complesso che si pensa risalga al periodo nuragico.



Le tombe dei giganti erano delle tombe collettive. Non si sa da cosa derivi il nome o per lo meno ad oggi non ho trovato alcuna spiegazione.

Una curiosità: lo stemma del comune di Borore riporta la stele della tomba, a ricordo perenne delle origini.

Inserite dunque queste tombe nel vostro percorso e, mentre la osservate in rigoroso silenzio, dedicate un pensiero ai nostri antenati, che in quell'area vissero e morirono in tempi antichi...