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martedì 30 giugno 2009

Il biscione di Milano... tra storia e leggenda!

Talvolta capita, quasi per caso, di scoprire o pensare di aver scoperto qualcosa da tempo dimenticato...
Talvolta si sbaglia, altre volte si ha ragione!
Non sono certo io a poter dire se la cosa sia o meno fondata ma posso sicuramente far notare ciò che ho in qualche modo riscoperto... e come la cosa sia accaduta!

Tutti, per averlo visto almeno in Tv, sappiamo che uno dei simboli di Milano é il biscione, il drago con in bocca un uomo... tale simbolo, di origine più o meno ignota, fu utilizzato da importanti famiglie del passato, tra queste i Visconti e gli Sforza.

Il simbolo araldico di queste famiglie è un serpente o drago che ingoia un bambino o uomo.
Tra le spiegazioni che vengono date ve ne sono alcune legate alla religione e altre legate a leggende antiche. Il serpente per alcuni è il Basilisco o "re dei serpenti", capace di uccidere con il solo sguardo.

Girando per la Lombardia e il Piemonte é possibile trovare il simbolo, con alcune lievi varianti, in tantissimi gonfaloni dei comuni.
Visitando l'Isola di San Giulio, sul lago d'Orta, in Piemonte, mi é capitato di notare lo stesso simbolo e l'Isola stessa veniva raffigurata come un covo di serpenti, liberata da San Giulio nel 390 d.C..
Sull'isola venne costruita una basilica... ricca di simboli di tutti i tipi!

Ma torniamo ancora indietro nel tempo, come in un viaggio alla ricerca del passato dimenticato da tutti o talvolta semplicemente nascosto tra le righe di un libro...
Euripide (Salamina 480-Pella 406 a.C.), autore tra l'altro della tragedia "le Fenicie", tragedia scritta per non dimenticare il dramma della lotta fratricida tra i figli di Edipo, Eteocle e Polinice, compiutosi a Tebe. Senza raccontarvi la tragedia, che potete trovare in lingua italiana su internet, voglio però far notare un punto in cui si descrive lo scudo di Adrasto, Re di Argo, che per essersi legato con Polinice avendogli dato in sposa una delle figlie, lo aiuta nella lotta contro il fratello.
Ecco la descrizione dello scudo di Adrasto:

"Alla settima porta era schierato
Adrasto: a lui lo scudo empieano cento
vipere impresse, e col sinistro braccio
l'idre reggeva, onde Argo insuperbisce.
E con le fauci, di mezzo alla rocca,
i figli dei Cadmèi rapian quei draghi."

Come é possibile vedere, il drago/serpente era presente nello scudo e presumibilmente stava ingoiando un bambino Cadmeo, cioè di Tebe. Cadmo era infatti il mitico fondatore di Tebe.

Forse non é niente altro che la mia immaginazione, ma a me tutto ciò fa pensare...

E se il simbolo del drago fosse, dunque, molto più antico di ciò che comunemente si crede?
E se si trattasse di un simbolo di una popolazione esistente 1300 anni a.C. e forse prima?
E se fosse proprio il simbolo di Tebe, costruita secondo la leggenda da una razza di uomini generata dai "denti di un drago", seminati da Cadmo per volere degli Dei? Sul fatto che il drago fosse simbolo di Tebe a dar retta sempre alle Fenicie di Euripide, non vi possono essere dubbi:

"O Terra, fra i barbari udii raccontar nella patria che tu la progenie generasti che nacque dai denti del drago crestato di porpora, pasciuto di belve, che fregio fu di Tebe".

La guerra tra Eteocle e Polinice, se mai vi fu, doveva essere avvenuta prima della guerra di Troia in quanto lo stesso Omero ne parla nell'Iliade (Libro IV, 375-381) quando, parlando di Tideo, dice:

"Così dissero quelli che l'han visto combattere; io mai l'ho incontrato ne visto: ma dicono fosse migliore di tutti. Egli venne una volta a Micene, però non in guerra, ospite, col divino Polinice, raccogliendo soldati; essi allora movevano in campo contro le mura sacre di Tebe, e supplicavano molto che dessero scelti alleati..."

Il riferimento é chiaramente diretto alla guerra tra Polinice ed Eteocle!

Occorre poi considerare che una delle popolazioni che partecipò alla guerra di Troia era conosciuta come "Eneti" che già dall'antichità sta ad indicare i nostri "Veneti"!

Dunque, per concludere, mi sembra corretto dire che ciò che ho scritto é frutto di mie considerazioni basate su libri "non riconosciuti come storici" e su fatti che non é garantito siano mai avvenuti... l'unica certezza è che ancora oggi é possibile ammirare il biscione con in bocca un bambino... che fosse uno dei figli dei Cadmei?!?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 27 giugno 2009

Riflessioni sui Fenici

Rifletto...
L'oggetto della riflessione?
I Fenici...
Qualche tempo fa un amico studioso della storia della Sardegna mi ha invitato a riflettere sui Fenici e sulla loro realtà storica!
Risposi che non sapevo se i Fenici fossero esistiti realmente o meno ma che ero convinto, come lo sono tutt'ora, che quella parte di storia antica e in particolare la civiltà Fenicio-Punica aveva qualcosa di strano... forse una storia differente da quella nota e che magari un giorno sarebbe venuta a galla!
Diverse volte o ripensato ai Fenici e oggi, per caso, durante una delle mie solite visite in libreria, mi sono fermato a leggere un libro dal titolo "Le Fenicie" di Euripide...
Conoscevo l'esistenza di questo testo e fa parte della lista dei libri che devo comprare per la mia biblioteca... ma, tornando al discorso, apro alla prima pagina e leggo...

"oh, come infausto
sopra Tebe quel dí scagliasti i raggi,
quando, lasciata la fenicia terra
cinta dal mare, a questo suolo giunse
Cadmo"

Giocasta, rivolgendosi al Dio-Sole parla di Cadmo e di quando egli lasciò la sua terra, la Fenicia circondata dal mare...
Circondata dal mare?!?
Come é possibile?
E allora comincio la ricerca su internet...
traduzioni diverse dicono cose diverse, come sempre...
Per alcuni la terra Fenicia é vicino al mare, per altri é circondata dal mare...
Anche questa volta devo combattere con l'ambiguità di testi diversi...
Alla fine niente di fatto, occorre chiedere supporto a chi conosce il greco!

La domanda é la seguente: la Fenicia é circondata dal mare oppure lambita dal mare?
Seppure la cosa possa sembrare irrilevante, così non é... se infatti fosse circondata dal mare, la Fenicia sarebbe un'isola... e non una striscia di terra del Mediterraneo Orientale!

Poco più avanti nel testo si dice ancora più chiaramente che

" Lasciando il Tirio pelago,
dell'isola Fenicia, al Nume ambiguo,
primizia di vittoria
venni, ministra al tempio
di Febo"

Sembra dunque appurato che, secondo Euripide e quanto scrisse nella sua opera, la Fenicia sia proprio un'isola...

Allora, per tornare alla riflessione... i Fenici furono realmente un popolo oppure no?!
E se si, quale fu la loro terra d'origine? Una striscia di terra ad est del Mar Mediterraneo o un'isola da qualche parte nel Tirio pelago?

Ancora non sono in grado di rispondere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 24 giugno 2009

Passato, presente e futuro...

Io credo che si debba pensare al passato come ad un buon, severo, maestro di vita,

si debba vivere il presente quanto basta per non aver rimorsi,

si deve preparare il futuro per consentire ai nostri figli di vivere meglio di noi...

e questo é il punto più difficile!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 10 giugno 2009

UTOPIA... di Thomas More

"Ovunque infatti si possono trovare creature orribili che divorano esseri umani, mentre non é così semplice trovare esempi di sani ordinamenti civili".

Chi ha letto Utopia di Thomas More (Londra 1478-1535), famoso statista e umanista inglese certamente non si stupisce di fronte alla frase che ho riportato poco fa... a ben pensarci anche chi non ha letto Utopia ha comunque ben poco da stupirsi di fronte a questa frase!

Ma siccome penso che i lettori di un libro dal titolo così particolare non siano poi tanti allora cosa posso fare se non intervistare il grande statista?
Sempre che egli sia disponibile chiaramente...

Eccellenza, posso farle alcune domande per i nostri lettori?

Alessandro, chiamami pure Tommaso, per voi italiani penso sia meglio...

La ringrazio Eccell.. ehm, Tommaso!
Posso farti alcune domande, dunque?

Dipende... non troppo compromettenti sai, non vorrei dover pagare per ciò che dico...

Mi prendi in giro Tommaso? Credo che tutti sappiano ciò che ti é accaduto...

Alessandro, la gente dimentica... soprattutto chi e scomodo!

Chissà... forse hai ragione!
Ma possiamo parlare del tuo libro?
Cosa é Utopia?

Domanda scontata... dovevo immaginarlo! Utopia... vediamo, potrei risponderti con "un luogo che non é".

Risposta scontata, dico io! Seriamente, cosa é Utopia? Cosa ci volevi dire tra le righe del tuo libro?
Da chi hai preso spunto?

Dai, lo sai anche tu... ho preso spunto, come dici tu, da tante letture che ho fatto nel tempo! La Repubblica di Platone... per esempio. L'hai letta?

Si... tempo fa. Ma poi? Mi sembra che per certi aspetti tu ti sia rifatto anche ad altre opere di Platone... il Timeo per esempio, il Crizia forse. Ma anche altri autori posteriori hanno scritto su questi argomenti!

Si, hai ragione, sono in tanti ad aver cercato di capire e descrivere l'organizzazione sociale perfetta. Quasi sempre con scarsi risultati... ma, cosa ancora peggiore, talvolta qualcuno ha cercato di mettere in pratica le proprie idee relative alla società perfetta e i risultati sono stati ancora più disastrosi, non pensi?

Credo di si. Hai ragione. Ma perché é così?
Cercherò di spiegarmi meglio... perché è così difficile creare una società equa, in cui l'uomo possa vivere a suo agio e in pace col prossimo?

Alessandro... la risposta é semplice, il problema é l'Uomo... infatti al contrario di quello che talvolta si dice, la verità é che la realtà umana non sarà mai perfetta, almeno fino a quando non lo saranno gli esseri umani, cosa che non si realizzerà mai!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 6 giugno 2009

La steganografia da Erodoto a Bin Laden di Nicola AMATO


Che dire di più?
Il titolo dice tutto direte voi!
Forse é così, ma forse é meglio spendere qualche parola... sia perché Nicola é un amico, sia perché il suo libro merita di essere letto anche da chi non é assolutamente interessato alla steganografia!
Ma entriamo subito nel vivo e immaginiamo di intervistare l'autore...
Nicola, o forse dovrei chiamarti "Professore", posso farti alcune domande?
Certo Alessandro, chiedi pure...
La prima é una domanda semplice, cosa é la steganografia?
Bene, non perdiamo tempo allora, devi sapere che la parola steganografia deriva dall'unione di due vocaboli greci, stèganos che vuol dire nascosto e gràfein che significa scrivere...
La steganografia é dunque l'insieme delle tecniche che consente a due o più persone di comunicare tra loro in modo tale da nascondere l'esistenza della comunicazione agli occhi di un eventuale osservatore, cosa diversa dalla crittografia!
Ma per cosa viene utilizzata la steganografia?
Esistono vari utilizzi, leciti e illeciti.
La steganografia può essere impiegata per permettere di riconoscere la proprietà intellettuale su un file, una foto o altro come può essere impiegata per inviare messaggi tra terroristi della stessa rete... magari quella di Bin Laden...
Ma dimmi, da quanto tempo si conosce e si usa la steganografia? Perché non si tratta certamente di tecniche recenti sviluppate con la nascita del computer e di internet...
Hai perfettamente ragione, stiamo parlando ti tecniche antiche, anzi antichissime...
Possiamo trovare traccia della esistenza della steganografia già in Erodoto nella sua opera "Storie". Durante la guerra tra greci e persiani vennero usate delle tavolette per la scrittura in modo particolare, la scrittura infatti venne incisa direttamente sulla tavoletta e poi ricoperta di cera così da far sembrare di aver a che fare con tavolette ancora non utilizzate (normalmente si incideva la cera asciutta!). In questo modo Demarato riuscì a far arrivare notizie dei preparativi di guerra di Serse.
Interessante...
Si, molto... la storia della steganografia é interessantissima... uno dei personaggi più interessanti é forse l'abate tedesco noto come "Trithemius", nel 1500 scrisse un trattato dal titolo "Steganographia" in cui tra le altre cose dice che condurrà il lettore a inviare messaggi a qualunque distanza senza ausilio di testi scritti, oggetti, segnali o messaggeri.
Oggi si può fare con l'uso delle onde radio, ma allora per quanto ne so nessuno le aveva ancora studiate... anche se anche Galileo accenna a qualche cosa di simile...
Sai Nicola mi piacerebbe farti altre domande ma va a finire che poi annoiamo chi legge... dunque grazie!
Ho letto il libro con interesse e lo farò ancora più avanti... dopo aver approfondito con la lettura degli antichi testi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 24 maggio 2009

La scrittura ai tempi della guerra di Troia

Spesso si sente dire che Iliade ed Odissea siano state tramandate oralmente e poi solo molti secoli dopo raccolte e pubblicate...
Ma cosa c'é di vero in questo?
E per quale motivo gli antichi avrebbero dovuto tramandare questi poemi oralmente, senza scriverli?

Di solito si dice che la scrittura, a quei tempi non esisteva (ricordo che attualmente si pensa che la guerra di Troia sia avvenuta intorno al 1280 a.C.), ma siamo sicuri che ciò sia vero?

A me risulta che le cose siano ben diverse...

Troia é situata in Asia Minore e se andiamo a vedere le popolazioni che confinavano con la Troade in quei periodi vi troviamo senza fatica popoli che la scrittura la conoscevano eccome!
Forse non conoscevano la scrittura greca... teoricamente venuta dopo, ma sicuramente conoscevano la scrittura cuneiforme e geroglifica!
Ad est della Troade si trovavano le terre di Hattusa, le terre del popolo che noi conosciamo col nome di Ittita. Di questo popolo abbiamo testimonianze scritte anche antecedenti al 1300 a.C.!
Esistono anche testi che parlano di una città di nome Wilusa che da alcuni studiosi é identificata con Ilios/Troia!
La vita in quel tempo era probabilmente molto più globalizzata di quello che oggi normalmente si pensa... ma questa é solo una mia opinione!

Torniamo all'argomento iniziale... la scrittura ai tempi della guerra di Troia.
Esiste almeno una testimonianza diretta dell'esistenza della scrittura all'interno delle opere attribuite ad Omero, ma vediamo subito di che si tratta:

[Iliade, libro VI, 160-170]
Con lui bramava la donna di Preto, Antea gloriosa, unirsi furtiva d'amore; né quello davvero persuase, poich'era saggio Bellerofonte magnanimo. Essa allora parlò mentendo al re Preto: "Preto, che tu possa morire, se non ammazzi Bellerofonte; a me volle unirsi d'amore, ma io non lo volli!"
Disse, e il furore s'impadronì del re, tal cosa udiva. Ma si guardò dall'ucciderlo, n'ebbe scrupolo in cuore, e lo mandò nella Licia, gli diede dei segni funesti, molte parole di morte tracciando su duplice tavola, e ingiunse, per farlo perire, che la mostrasse al suocero.

Ora, senza perdere troppo tempo anche per evitare di annoiare il lettore che può, se interessato, leggere tutto il brano direttamente dall'Iliade, sembra abbastanza chiaro che il re Preto mandò al re della Licia, che era un suo parente, una doppia tavoletta incisa che portava delle informazioni a chi era in grado di leggerla, vi si chiedeva la morte del latore, Bellerofonte!

Dunque, la scrittura era sicuramente nota al tempo della guerra di Troia (1280 a.C.) e non solo, doveva essere nota anche la crittografia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 23 maggio 2009

Prime

Versi di fine millennio
Raccolti tra i sassi
Di luoghi remoti
Ove l’anima nera diventa
Fatta di sogni e bugie
Il ritorno dal viaggio
Una nuova partenza.

Versi del terzo millennio
Speme di pace e sconfitta
Raccolta di altre parole
Città diverse vissute
O intraviste soltanto
Non ho ascoltato esperanto
Ho guardato di nuovo le guerre.

Giuseppe MARCHI

venerdì 22 maggio 2009

Bhagavad-gita: la reincarnazione delle anime...

L'anima...
Cosa é questa strana parola?
Cosa c'é dietro?
Quale sostanza o potenza la compone?

Queste domande non hanno mai trovato risposta e probabilmente non vi saranno mai risposte!

Ciò che si può fare, però, é chiedersi cosa pensano i diversi popoli e le diverse religioni sull'anima... e così scopriamo che per alcuni l'anima é immortale!

[Baghavad-gita 2,12]
Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo, Io, tu e tutti questi re; e mai nessuno di noi cesserà di esistere.

Così diceva il Signore Beato, Krsna, rivolgendosi ad Arjuna, sul campo di battaglia di Kuruksetra...

[Baghavad-gita 2,13]
Come l'anima incarnata passa, in questo corpo, dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non é turbata da questo cambiamento.

L'anima passa dunque da un corpo all'altro all'istante della morte... anima immortale!


[Baghavad-gita 2,17]
Sappi che non può essere annientato ciò che pervade il corpo. Nulla può distruggere l'anima eterna.

Anima immortale, persisti dopo la morte del corpo... ma perché questo concetto é così importante?
Perché i saggi, i guerrieri, i re, erano convinti o dovevano essere convinti dell'immortalità dell'anima?

Forse per poter compiere il loro dovere senza porsi il problema della sopravvivenza?

Il corpo può morire... ma non importa se sai che l'anima é immortale e che si reincarnerà, per sempre...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Tito Livio: la morte di Remo...

Precedenti:

Tito Livio: Rea Silvia, la lupa, Romolo e Remo...

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Buon pomeriggio Maestro,
come sta?

"Ciao Alessandro, io sto bene e tu?
Come proseguono i tuoi studi?
E' un po che non ci sentiamo..."

Ha ragione Maestro, le chiedo scusa...

"Non ti devi scusare, so bene che comunque i tuoi studi proseguono incessantemente... come va la lettura di Polibio?"

Maestro, sa anche questo?

"E' naturale... noi abbiamo accesso a tutte le informazioni che ci occorrono!"

Capisco... io cerco di seguire la regola che occorre studiare tutti gli autori, al fine di evitare di sentire una sola campana! Questo mi permette di farmi una mia idea sugli avvenimenti accaduti...

"Ed hai pienamente ragione, bravo, continua così!
Ma ora cosa ne dici se andiamo avanti con la storia di Roma? Siamo arrivati al dunque..."

E si, l'ultima volta abbiamo visto che Romolo e Remo, assieme al nonno Numitore hanno ucciso il re Amulio... cosa accadde poi?

"Accadde che Numitore tornò ad Alba come re... alla popolazione si erano aggiunte le schiere di Romolo e Remo e di Numitore, troppe persone per una sola città!
Romolo e Remo decidono così di lasciare Alba e fondare una loro città. Romolo si portò sul colle Palatino mentre Remo si fermò sull'Aventino. Sarebbero stati gli dei a decidere chi dei due avrebbe regnato sulla nuova città... l'attesa non fu lunga, sei avvoltoi passarono sul colle Aventino e Remo e i suoi li videro. Ciò avrebbe dovuto significare che Remo era destinato a regnare sulla nuova città, ma in quel mentre anche Romolo scorse degli avvoltoi, questi erano addirittura dodici..."

Ecco, ora iniziano i guai...

"Proprio così! Nessuno dei due aveva intenzione di cedere il comando all'altro, così, dimenticatisi di essere fratelli, si azzuffarono, e con loro le loro schiere! Remo rimase a terra, colpito a morte..."

Il potere... sempre il potere di fronte a tutto, anche alla famiglia! Perché l'uomo é così stupido, Maestro?

"Non so cosa dirti Alessandro... se non che la penso come te!
Ma lasciami dire che esiste anche un'altra leggenda sulla morte di Remo. Secondo questa versione durante la costruzione delle mura della città Remo saltò dalla parte del fratello in segno di scherno ma il fratello, preso dall'ira lo uccise urlando: 'Patisca la stessa sorte chiunque abbia ad oltrepassare le mie mura'."

Che storia... o leggenda che sia!

"Per Remo fu in ogni caso la fine, per Roma invece questo fu, secondo la leggenda, l'inizio..."

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 20 maggio 2009

Polibio e l'importanza della storia

Polibio nacque a Megalopoli intorno al 200 a.C., la sua fama ancora oggi é legata alla sua opera in 40 volumi dal titolo "Storie". Il suo interesse é per la storia di Roma ma in queste poche righe introduttive non parlerò della storia di Roma, ma dell'importanza della storia per questo grande storico antico.
L'importanza della storia... ne hanno parlato tutti i grandi storici, invocando gli uomini a studiare e conoscere i fatti accaduti per capire ed evitare errori già commessi.
Polibio non é da meno!
Secondo lui "per gli uomini non esiste altro strumento educativo più efficace della conoscenza delle vicende trascorse" in quanto "gli insegnamenti che si traggono dalla storia sono l'educazione e l'esercizio più efficace per l'azione politica e [..] il ricordo delle vicissitudini occorse agli altri é l'unico e il più chiaro maestro di come si possano affrontare con dignità i rovesci della sorte".

E forse possibile dargli torto?
Direi di no... allora mi chiedo, e lo chiedo a tutti voi, perché nelle scuole (o almeno quelle che ho fatto io!) la Storia era così poco importante?
Perché il programma non veniva mai terminato?
Perché periodi interi della nostra storia patria venivano semplicemente saltati?
Verrebbe da pensare che la cosa sia stata fatta intenzionalmente... ma chi guadagna dall'ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza) della gente?

Domande senza risposta...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 18 maggio 2009

Egizi e Ittiti, primo trattato internazionale?

Solo poche righe per incuriosire... dal libro sugli Ittiti, il popolo dai mille dei, il popolo che usava il ferro e forse l'acciaio, durante quello che é considerato il periodo del bronzo!

Due grandi re, Ramesse II per gli Egizi, Hattusili III per gli Ittiti; forse é loro il primo trattato internazionale in cui si bandisce la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie... se le datazioni sono corrette il trattato fu stipulato nel 1259 a.C. circa!

"Per quello che riguarda i rapporti fra il gran re, il re d'Egitto, ed il gran re, il re di Hattusa, così la divinità ha proibito per tutti i tempi, con questo trattato, che fra di loro ci possa essere guerra".

Meditate gente, meditate... 1259 a.C.!

Circa 3200 anni più tardi arriva la firma della Carta dell'ONU!

Ma le guerre non finirono, comunque...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 1 maggio 2009

L'Accademia festeggia... il suo secondo anno!

Cari amici, a conclusione del secondo anno dell'Accademia on-line occorre fermarsi un attimo e cercare di capire cosa é successo e come si può proseguire!
Intanto le statistiche:
Siamo passati da una media di 50 lettori al giorno a più di 100!
Ma da dove vengono i lettori?
Un po da tutto il mondo,nonostante la maggior parte degli articoli continui ad essere solo in italiano, con qualche articolo in tedesco (grazie Patrick)!
Ma occorre essere seri fino in fondo e verificare se abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo proposti. Cioè:

1. 100.000 pagine lette;

2. iniziare la traduzione in lingua inglese della pagina di poesia e di istanti di viaggio;

3. trasformare l'Accademia in una associazione vera e propria.

In merito al primo, niente da fare, solo 76.000 pagine visualizzate dall'inizio, dunque circa 50.000 nell'ultimo anno. Obiettivo non raggiunto!

In quanto al secondo, pure peggio se possibile, nessuna traduzione effettuata!

Terzo, l'Accademia continua ad essere non ufficiale!

Certo che se qualcuno dovesse valutarmi per le mie capacità manageriali... Obiettivi non raggiunti Rugolo, il progetto "Accademia" é chiuso e lei é licenziato!

Ma non essendo io un manager e contando sulla vostra clemenza e fiducia... l'Accademia continuerà ad operare, e se qualcuno mi aiuta, meglio di come é stato fatto fino ad ora!

Ma occorre cercare di capire cosa é successo... perché non é stato raggiunto alcun obiettivo?

Mea culpa... io mi lascio trascinare dalla passione del momento, così ho investito molto del mio tempo nello studio dei testi antichi, nello stringere rapporti di partecipazione con altri siti e con altri scrittori e studiosi di storia antica e di mitologia, nella creazione di un gruppo di sostenitori su Facebook, che ad oggi ha raccolto 963 iscritti!

Ecco perché non ho raggiunto gli obiettivi... diciamo che ho cercato di investire il mio tempo, in vece che in obiettivi a breve termine, in obiettivi a medio lungo termine... chissà!

Concludendo, cerchiamo di fissare degli obiettivi per l'anno che é appena iniziato:

1. 200.000 pagine lette;

2. iniziare la traduzione in lingua inglese di alcuni articoli... diciamo una decina;

3. trasformare l'Accademia in una associazione vera e propria.

Per finire un ringraziamento a tutti i Tuttologi, a quelli vecchi e a quelli nuovi, a quelli che partecipano assiduamente e a quelli che mi seguono da lontano, a quelli che leggono e basta e anche a coloro che, non volendo, ho disturbato!

L'obiettivo vero dell'Accademia é quello di svegliare dal torpore della vita quotidiana quei neuroni ancora sani che si trovano nei nostri cervelli, tutto il resto é solo di contorno!

Se sono riuscito, in qualche modo, a stimolare la nascita di un dubbio, una domanda o anche una semplice curiosità, beh, allora l'Accademia può andare avanti ancora!

Auguri Accademia, auguri a tutti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 29 aprile 2009

Tito Livio: Rea Silvia, la lupa, Romolo e Remo...

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Buona sera maestro...
Possiamo proseguire la Storia di Roma?
E' disponibile oggi?

"Sono sempre disponibile verso chi ha voglia di imparare... sai Alessandro, non c'era tanta gente disponibile ad imparare ai miei tempi!
Dimmi Alessandro, ai tuoi tempi le cose vanno meglio?"

Maestro, ai miei tempi di fronte ad una domanda cui non vogliamo o non possiamo dare risposta diciamo: "Qual é la domanda di riserva?"
Mi perdoni, ma preferirei sentire Lei, magari ci potrebbe dire qualcosa di più su Romolo e Remo... se vuole!

"Alessandro, ricordi da chi prese il nome il Tevere?"

Certo maestro, da Tiberino, annegato mentre attraversava il fiume Albula, ma cosa centra questo?

"Niente... volevo solo vedere se mi hai seguito fino ad ora... Bravo!
Allora andiamo avanti.
Proca ebbe due figli, Numitore ed Amulio. Numitore ricevette in eredità il regno ma il fratello Amulio usò la violenza per allontanare Numitore dal regno quindi trucidò i suoi figli maschi e costrinse l'unica figlia, Rea Silvia, a diventare vestale per evitare che potesse generare dei discendenti legittimi che un giorno avrebbero potuto reclamare il trono. Rea Silvia però venne violentata dal dio Marte ed ebbe due gemelli. Amulio non era certo contento del fatto, fece incatenare Rea Silvia e ordinò che i due gemelli venissero abbandonati al fato, sul fiume Tevere..."

Una bella storia, maestro, ma cosa c'é di vero e quanto di mito?

"Domanda legittima, risposta impossibile anche per me!
Ma andiamo avanti.
La leggenda dice che i gemelli vennero abbandonati in una cesta ma che il Tevere li depositò in riva. Una lupa assetata che era scesa dalle colline li vide e li prese sotto la sua protezione allattandoli... Un pastore che si trovava li vicino chiamato Faustolo trovò la lupa con i due piccoli, li prese e li portò alla moglie Larenzia che li allevò."

La lupa... e si, questa storia si sente spesso a scuola, me la ricordo dalle elementari...

"Alessandro, devi sapere che ce chi dice che la lupa non fosse una vera lupa...
Pare infatti che Larenzia, la moglie di Faustolo, si prostituisse e che fosse conosciuta come "la lupa" dai pastori della zona..."

Ha! Questo non lo sapevo...

"Bene, questi due gemelli erano Romolo e Remo e crebbero quasi selvaggi in mezzo ai pastori, lavorando nelle stalle o pascolando le greggi, oppure girovagando per i boschi, cacciando e facendo preda. Fu proprio a causa delle loro attività che un giorno durante la festa in onore del dio Pan Liceo, la festa Lupercale, Remo fu catturato riconosciuto predone e condotto al re Amulio con l'accusa di aver invaso il territorio di Numitore..."

Numitore? Ma non era stato ucciso?

"No, era stato scacciato, allontanato dal regno, ma evidentemente non doveva essere poi tanto lontano...
Ma proseguiamo, dunque...

Remo, accusato di essere un poco di buono e di aver invaso il territorio di Numitore, venne inviato proprio a Numitore, che era il nonno, per essere punito.
Ora, Faustolo, il pastore, padre adottivo di Romolo e Remo, sospettava da tempo la verità ma non aveva mai detto niente, aspettando il momento giusto.
Così, valutato il pericolo, si decise finalmente a raccontare tutto a Remo. Intanto anche Numitore, avendo saputo che Romolo aveva un fratello gemello e ricordando i tragici avvenimenti della sua famiglia si era insospettito. Anche perchè Romolo aveva un carattere forte e fiero, degno di un re!"

Così Romolo e Remo con l'aiuto dei pastori e di Numitore uccidono il re Amulio...

"Vedo che hai studiato... bene!"

Si maestro, ma é sempre un piacere sentirla...
Ancora una volta grazie... ma mi sembra stanco, forse é meglio se si riposa, continueremo un'altra volta se per lei va bene.

"Ti ringrazio, un saluto a te e a tutti i tuoi lettori allora!

Grazie maestro!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 26 aprile 2009

Il bivio della vita

C'era una volta un vecchio che aveva una casetta in campagna, era veramente tanto vecchio, ma così tanto che i suoi occhi non si vedevano più ricoperti com'erano dalle folte sopracciglia bianche... ed aveva una barba lunga e bianca e i capelli, anche essi bianchi, arrivavano quasi a terra...
Vicino alla sua povera casetta c'era un bivio, un grande incrocio pieno di gente di tutti i tipi... e dietro la casetta un grande parcheggio.
Il vecchio era veramente vecchio e aveva l'incarico di far passare la gente per una strada o per l'altra...
Quando arrivava una persona lui la prendeva per mano e la invitava nella sua povera casa, gli offriva quello che aveva e ci parlava per qualche minuto, poi lo indirizzava per una delle strade o per il parcheggio dietro casa... Una strada era la strada della sapienza, era una stradina stretta, ripida sin dall'inizio, non vi era asfalto ma solo buche e fango e spine lungo i bordi e di tanto in tanto veniva attraversata da animali selvatici di ogni specie... per questa strada si procedeva di giorno e di notte senza alcuna pausa, guidati da una luce che si vedeva talvolta, lontanissima... molti non arrivavano mai alla fine del loro percorso, ma per chi vi arrivava c'era un premio speciale... all'arrivo ci si trovava in cima ad un monte altissimo, da cui si poteva vedere tutto il mondo... l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande! E li si passava il tempo a parlare con i pochi che vi erano arrivati e a riflettere e a cercare il modo di aiutare il mondo e tutti gli uomini a vivere meglio...
L'altra strada era molto bella... era pavimentata con il migliore degli asfalti, quello anti pioggia, che ti permette di correre quanto vuoi anche sotto la pioggia... era sempre in discesa, e ben illuminata. Superato il bivio si poteva scegliere la macchina che si voleva usare per proseguire il viaggio in modo tale da essere più comodi possibile. Ogni tanto, lungo la strada, c'erano dei bellissimi alberghi per riposarsi, amici con cui far baldoria, giochi e divertimenti contro la noia e ogni tipo di distrazione...
E così si andava avanti per sempre fino a che un giorno non ci si accorgeva di aver finito il tempo a propria disposizione... senza aver fatto niente di niente che meritasse la pena di essere ricordato! Così le persone scomparivano e nessuno sapeva più niente di loro... qualcuno di quelli che era riuscito a tornare indietro per poi prendere la strada giusta diceva di essere arrivato fino alla fine della strada, di essersi fermato per caso o per fortuna, giusto sull'orlo di un immenso burrone senza fondo, dove andavano a finire tutti quelli che viaggiavano a bordo delle loro bellissime macchine...
Il vecchio sbagliava raramente, anche se qualche volta nel corso della sua lunga vita gli era capitato di incontrare qualcuno che tornava indietro dalla strada che aveva intrapreso per prendere quella giusta...
Ma la maggior parte delle persone venivano indirizzate al parcheggio, un posto ne bello ne brutto, dove si viveva modestamente in attesa di prendere una decisione...
E così il vecchio diventava sempre più vecchio e i suoi capelli crescevano e la sua barba diventava sempre meno barba e sempre più cotone...
E lui, il vecchio, era l'unico che aveva conosciuto tutti gli uomini di tutti i tempi e avrebbe continuato così, per sempre...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 25 aprile 2009

Pitagora secondo Tito Livio

Precedenti:

Aristotele, i Pitagorici e i corpi che si muovono nel cielo...
La sapienza degli antichi: Pitagora e gli strumenti per correggere i sensi
Giamblico - I misteri dell'Egitto
Moderazione...
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Pitagora... sempre lui.
Tito Livio doveva tenerlo in grande considerazione, e come lui i suoi predecessori!

Storia di Roma, volume I:
"Erano a quel tempo, famosi il senso di giustizia e la pietà di Numa Pompilio. Abitava a Curi, capitale dei Sabini, ed era l'uomo di maggior cultura, per quanto riguarda il diritto umano e divino, che si potesse trovare a quei tempi.
Secondo una ipotesi errata (ma in chi altro si sarebbe potuto identificare il suo maestro?) ad impartirgli l'insegnamento sarebbe stato Pitagora di Samo: ma sappiamo che costui raccoglieva attorno a sé, nelle regioni estreme d'Italia, a Metaponto, Eraclea e Crotone, dei giovani, tra loro in gara a chi dimostrava maggior zelo, quando a Roma, più di cento anni dopo, regnava Servio Tullio".

Ricordiamo che, secondo la cronologia oggi riconosciuta:

- Numa Pompilio, secondo Re di Roma, visse tra il 754 e il 674 a.C.
- Pitagora visse tra il 575 e il 495 a.C.;
- Servio Tullio regnò su Roma tra il 578 e il 535 a.C.;

Se le date oggi conosciute sono esatte si può pensare che effettivamente Tito Livio avesse ragione a ritenere impossibile che il maestro di Numa Pompilio fosse Pitagora... ma sarebbe interessante capire da dove e da chi provenga questa leggenda...

"Ma se anche fossero stati contemporanei, come avrebbe potuto giungere ai Sabini da città così lontane la fama di Pitagora? E ricorrendo a quale linguaggio avrebbe suscitato in qualcuno la voglia di apprendere? Con che mezzi un uomo solo avrebbe potuto attraversare popoli tanto diversi per lingua e costumi?"

Queste le domande che si poneva Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C. circa).
Chi può sapere se lui avesse avuto notizia delle leggende su Pitagora?
Se così fu, non ci ha però lasciato detto niente di più...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 21 aprile 2009

Il libro di Enoch... chi era Enoch?

Elia ed Enoch
Bene,
anche per distrarmi dalla traduzione del Crizia, é arrivato il momento di proseguire il viaggio alla scoperta del libro di Enoch.
Da cosa iniziare?
C'é solo l'imbarazzo della scelta per cui iniziamo semplicemente dall'inizio!
E prima di tutto occorre cercare di capire chi era Enoch...
Per sapere chi egli fosse possiamo consultare la Bibbia dove troviamo alcune informazioni sulla sua discendenza, ma è possibile anche capirlo dalla lettura del suo libro, da qui è possibile ricostruire l'albero genealogico:

Malalel --> Jared --> Enoch --> Methuselah --> Lamech --> Noah ...

Ecco dunque Enoch, figlio di Jared, padre di Matusalemme, bisnonno di Noè... si, proprio quel Noè del Diluvio universale!
Storia o mito? Decidete voi... a me non interessa prender parte in questa discussione, ciò che mi interessa è cercare di capire leggendo i testi antichi... come si dice, "ai posteri l'ardua sentenza!"

Ed ora che abbiamo individuato la posizione nel tempo del nostro autore, vediamo se troviamo qualche altra indicazione...
Dalla bibbia, Genesi 5, I Patriarchi anteriori al diluvio, troviamo altre informazioni, Enoch sa parte dei discendenti di Adamo, della stirpe di Set... ma andiamo direttamente al nostro uomo, Jared, il padre di Enoch, aveva 162 anni quando generò Enoch e visse in tutto 962 anni... e si, in quel periodo la vita doveva essere ben più lunga di quella di oggi o, se preferite, gli antichi di allora non conoscevano il nostro calendario ma usavano il calendario lunare o qualcosa di simile... io non sono di questo parere, ma non importa! Ciò che però importa é il fatto che nel libro di Enoch vi é un intero capitolo che parla dei calendari da loro conosciuti... ma di questo ne parleremo al momento opportuno!

Ciò che importa ora é che ci viene detto che Enoch nacque nel 162° anno di vita del padre.
Enoch stesso visse a lungo, 365 anni in tutto! All'età di 65 anni generò suo figlio Matusalemme. Matusalemme all'età di 187 anni generò Lamech.
Lamech all'età di 182 anni generò Noè...
Tutti questi dati solo per avere una chiara idea delle generazioni...
Secondo la Bibbia dunque Enoch non conobbe Noè perchè: "Enoch camminò con Dio e non fu più perchè Dio l'aveva preso"!
Secondo il Libro di Enoch le cose non andarono così... Enoch infatti conobbe il suo bisnipote! Ma anche questa é un'altra storia...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 19 aprile 2009

Traduciamo i classici greci e latini e mettiamo i testi on-line disponibili gratuitamente, come fanno gli inglesi

Nel corso dei miei studi ho avuto spesso bisogno di consultare i testi dei grandi del passato...
Risultato?
La maggior parte delle volte ho dovuto acquistare i libri, magari 20 pagine di dialogo e 80 pagine di commenti, note, introduzioni e così via...
Ma ora, da quando capisco qualcosa di inglese, in parte ho risolto i miei problemi, i testi antichi li scarico gratuitamente e poi me li traduco dall'inglese all'italiano!
Certo, per i puristi non sarà la stessa cosa, ma io non ho avuto la possibilità di studiare latino e greco e così mi arrangio come posso!
Ma allora perché non cercare di aiutare chi come me ha la passione ma non tutti gli strumenti (e i soldi!) per proseguire i propri studi?
Così ho cominciato a tradurre in italiano qualcosa da mettere on-line gratuitamente per tutti.
Ho scaricato il Crizia, dialogo di Platone, ciò che ne resta, nella versione inglese di Benjamin Jowett (letterato inglese del 1800) ed ora sono impegnato nel cercare di tradurlo al meglio delle mie possibilità!
Ancora una volta, non sarà il massimo, ma meglio che niente!
Appena terminato lo pubblicherò sul blog... a disposizione di tutti!

Alesssandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 18 aprile 2009

Aristotele, i Pitagorici e i corpi che si muovono nel cielo...

Aristotele, nel suo testo "Metafisica" ci parla delle dottrine filosofiche dei suoi predecessori e tra questi parla anche dei Pitagorici.

Io non sono un filosofo e dunque non mi voglio addentrare in considerazioni filosofiche ma cercherò semplicemente di mettere in risalto alcune notizie su questi "filosofi", seguaci di Pitagora... e per farlo chiamerò a testimoniare proprio lui, Aristotele... sempre che sia disponibile...

Certo, Alessandro, molto volentieri... devi sapere che i Pitagorici "per primi si applicarono alle matematiche e le fecero progredire e, nutriti delle medesime, credettero che i principi di queste fossero i principi di tutti gli esseri [..] e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero"...

Ma anche oggi é così, la natura si può spiegare, o meglio modellare, per mezzo di formule...

Allora anche tu sei un Pitagorico? Ma lasciami finire prima di parteggiare per loro... devi sapere che "siccome il numero dieci sembra essere perfetto e sembra comprendere in se tutta la realtà dei numeri, essi affermavano che anche i corpi che si muovono nel cielo dovevano essere dieci; ma da momento che se ne vedono soltanto nove allora essi ne introducevano un decimo, l'antiterra..." ti rendi conto?!?

Aristotele, perché mi parli di nove corpi celesti?
Quali sono? Se per te, come descritto dagli Stoici, al centro del mondo conosciuto c'era la Terra (perché era cosi, non é vero?) gli altri corpi visibili erano la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno, se aggiungiamo la Terra arriviamo a otto! Qual era il nono?

E cosa si intendeva per "Antiterra"?
Ma soprattutto per quale motivo i Pitagorici erano così sicuri che vi fossero dieci corpi che si muovono nel cielo al punto da introdurre l'Antiterra?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 15 aprile 2009

La sapienza degli antichi: Pitagora e gli strumenti per correggere i sensi

Giamblico é una fonte inesauribile di sorprese!

Ma questo lo sapevo...

Oggi non vi parlo di lui, anche se lo meriterebbe, chi vuole può leggere qualche cenno biografico e qualche curiosità su:

Giamblico - I misteri dell'Egitto

Giamblico e la forza di gravità.

Già tante volte ho scritto articoli sulle conoscenze scientifiche degli antichi ma pare che le sorprese non finiscano mai, ancora una volta devo ringraziare Giamblico per le interessanti notizie...
Giamblico tra le sue opere ha scritto una "vita Pitagorica".
Pitagora visse approssimativamente nel VI° secolo a.C. tra Samo (piccola isola dell'Egeo) e quella parte del sud Italia che forse proprio da lui prese il nome di Magna Grecia, in particolare nella città di Crotone (in Calabria).
Ma prima di arrivare a Crotone, durante la 62a Olimpiade, visitò e studiò a Mileto, a Sidone (in Fenicia) sua città natale secondo Giamblico, in Egitto dove passò 22 anni e poi quindi a Babilonia dove passò altri 12 anni "ospite"di Cambise. In Egitto studiò astronomia e geometria e tutti i misteri divini, a Babilonia frequentò i Magi...
Alla veneranda età di 56 anni tornò in quella che considerava la sua patria, Samo, portando con se le conoscenze acquisite durante i lunghi anni di lontananza e i suoi viaggi...

Giamblico ce ne parla dunque come di un uomo dedito allo studio e alla ricerca e con un gran senso di rispetto:

"e la sua superiorità rispetto a quanti successivamente adottarono le sue dottrine risiedette nel fatto che questi diventarono fieri oltre misura di studi di poco conto, laddove egli diede fondo alla scienza delle cose celesti, giungendo a comprenderla appieno con compiute dimostrazioni aritmetiche e geometriche."

Giamblico in un altro passo ci dice che Empedocle, parlando di Pitagora e della perfezione dei suoi organi, vero dono divino, diceva:

"V'era tra quelli un uomo di straordinaria conoscenza, il quale possedeva un'immensa ricchezza d'ingegno, e in sommo grado padroneggiava ogni sorta d'opere di sapienza. E quando tendeva tutte le forze della mente, agevolmente scorgeva ciascuna delle cose che sono, in dieci, e in venti generazioni umane."

Al di la della sapienza, cosa significa
"quando tendeva tutte le forze della mente, agevolmente scorgeva ciascuna delle cose che sono, in dieci, e in venti generazioni umane"?

Forse che Pitagora era uno storico?
Non mi sembra...
Cosa significa "perfezione dei suoi organi"?
Non saprei...

A Crotone Pitagora ebbe l'opportunità di conoscere Abari lo scita, venuto dal paese degli Iperborei in qualità di sacerdote del dio Apollo venerato nel suo paese. Abari era un sacerdote anziano e fu ammesso senza indugi alla presenza e agli insegnamenti di Pitagora. Così trovò che Pitagora era "in tutto somigliante al dio di cui era sacerdote".
Il sacerdote Abari aveva con se uno strumento particolare che lo aiutava a compiere il suo viaggio, strumento che Giamblico chiama "freccia".

Il sacerdote Abari "viaggiando a cavallo della freccia attraversava anche i luoghi inaccessibili (fiumi paludi, stagni, monti e simili...)".

Ancora una volta, di che si tratta?

Giamblico ce ne parla ancora, poco più avanti quando parla delle favolose capacita di Pitagora che "nel medesimo giorno fù a Metaponto in Italia e a Tauromenio in Sicilia, e in entrambi i luoghi rivolse la parola ai suoi discepoli"
ed ancora,
"Empedocle era soprannominato colui che storna i venti, e purificatore Epimenide, e colui che viaggia in cielo Abari perché a cavallo della freccia di Apollo Iperboreo che aveva ricevuto in dono, superava fiumi, mari e luoghi altrimenti invalicabili, appunto viaggiando in cielo in modo arcano. La stessa cosa alcuni pensano sia capitata anche a Pitagora..."

Cosa é questa "freccia" del sacerdote Abari?
Solo fantasie?
Oppure, come sembrerebbe, un qualche "arcano" mezzo di locomozione?
Chissà!

Giamblico ci dice che il sacerdote, avendo riconosciuto in Pitagora il suo dio, gli restituisce la "freccia". Il sacerdote Abari, pare, decise di restare al fianco di Pitagora...

Ma non é finita.
Giamblico ci racconta ancora che Pitagora "era teso nello sforzo di riflettere e calcolare se gli fosse possibile escogitare uno strumento che offrisse all'udito un sicuro e infallibile aiuto, quale davano alla vista il compasso, il regolo o la diottra, ovvero la bilancia e l'invenzione delle misure al tatto..."

Pitagora cercava qualche cosa che aiutasse l'udito, che lo migliorasse forse, che gli permettesse di distinguere, misurare i suoni, le frequenze... e qualcosa in effetti inventò!
Ma io sono interessato a ciò che viene dato per scontato in quanto già esistente... la "diottra" in particolare...
Di che cosa si tratta?
Era un qualcosa che offriva aiuto sicuro alla vista, questo ce lo dice lo stesso Giamblico, ma in che senso?
Era forse una specie di occhiale?
Ma lenti e occhiali non vennero inventati molto tempo dopo?
Ma quando?
Ma siamo sicuri?

Leggendo un libro sulla vita di Galileo Galilei avevo già notato che il cannocchiale non era stato inventato da lui, ma solo perfezionato, ma prendendo spunto da quali precedenti studiosi?
Uno di questi poteva forse essere il francescano Ruggero Bacone?
Alcuni passi dell'opera del celebre doctor Mirabilis, meglio noto forse col nome di Roger Bacon italianizzato in Ruggero Bacone, fanno pensare che lui conoscesse i principi dell'ottica e teoricamente era forse in grado di costruire occhiali, telescopi e microscopi... ma era il primo?
Forse no, altri prima di lui parlarono di strumenti per la correzione della vista.

Su wikipedia trovo che Seneca il giovane abbia scritto: "Lettere, anche se piccole e indistinte, si possono vedere ingrandite e molto chiare attraverso l'uso di un globo di vetro riempito d'acqua".
Sempre secondo wikipedia (versione inglese!) pare che il primi semplici esempi di strumenti per l'ingrandimento possano trovarsi già in alcuni geroglifici dell'antico Egitto, risalenti all'ottavo secolo A.C.!

Bene... anche senza credere a tutto ciò che ho scritto e letto, credo ci sia abbastanza materiale per stimolare la curiosità di tutti!

E allora che aspettate?
Io, da parte mia vado avanti e se troverò qualcosa di interessante, come al solito, ve lo farò sapere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Visita a Milano

Siamo ad Aprile, sette mesi in Lombardia e ancora non abbiamo visto il Duomo di Milano!
E' questa la considerazione che ci spinge, ancora una volta, ad uscire di casa...
Le grandi città ci spaventano... traffico, caos... quell'ansia che ti assale poco prima di un viaggio difficile da compiere!
Eppure, oggi niente traffico! Lascio la macchina al parcheggio di Lampugnano e prendiamo la Metro che ci porta proprio sotto il Duomo...
Quando riemergiamo resto impressionato dalla grandezza di ciò che vedo!
Sbuchiamo proprio ai piedi della Galleria Vittorio Emanuele II, che con il suo imponente Arco Trionfale ti fa sentire una formica! Che mente doveva essere il suo architetto, Giuseppe Mengoni, che abilità gli artisti che vi lasciarono la loro impronta... 1865 - 1867!
Due anni di lavori per congiungere Piazza del Duomo e Piazza della Scala... e poi l'inaugurazione alla presenza del Re!
Ma non faccio in tempo a respirare che sulla mia sinistra compare il Duomo...

Come descriverlo?
Impossibile...
La costruzione iniziò nel 1386, come ci ricorda la targa della posa della prima pietra, su impulso dell'Arcivescovo Antonio de Saluzzi e del Duca della Città, Gian Galeazzo Visconti.
Terminò cinque secoli più tardi... per volere di Napoleone.
Più grande del Duomo c'é solo San Pietro, la Cattedrale di Siviglia e Sain Paul a Londra.
All'interno ci si perde... l'oscurità del luogo, se non fosse per la presenza di tante persone, intimorisce! Le vetrate, enormi, sono stupende...
Sopra il Duomo, protetta dalle guglie della Cattedrale, ecco la Madonnina, realizzata da Giuseppe Perego e messa in opera nel 1774... diventata simbolo di Milano!

Ma basta girare per la città per rendersi conto che di simboli ce ne sono veramente tanti...
Il più antico pare essere quello del "biscione"...
Un serpente che ingoia un uomo...
Cosa significa?
E' il simbolo del casato dei Visconti e simboleggia potenza ed eternità della stirpe...
E' un simbolo particolare, inquietante, che abbiamo già trovato, con poche differenze, nella basilica dell'Isola di San Giulio!
Ci spostiamo di poche centinaia di metri e, all'uscita dalla galleria, che ci ha tenuto con il naso all'insù, la piazza della Scala e al centro, la statua dedicata a Leonardo da Vinci...
Ci spostiamo ancora, questa volta verso il Castello Sforzesco...
Lungo la strada passiamo ancora una volta davanti al Duomo... poi proseguiamo in direzione del Castello che si intravvede in lontananza. Nasce nel 1368 per volere di Galeazzo II Visconti ed è stato la dimora dei Visconti e degli Sforza.
Purtroppo del Castello, come doveva essere un tempo, é restato ben poco...
Possiamo ammirare ben poco oltre la sua grandezza!
Peccato...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 14 aprile 2009

Moderazione...

Giamblico... lo ricordate?
Ve lo presentai due anni fà...
Oggi ho iniziato a leggere "La vita Pitagorica" e voglio semplicemente lasciarvi una frase su cui riflettere...
la frase che secondo Giamblico, può usarsi per riassumere il pensiero e l'opera di Pitagora!

"Occorre bandire e estirpare con ogni mezzo, col ferro e col fuoco e ogni altro espediente, la malattia dal corpo, l'ignoranza dall'anima, la smoderatezza dal ventre, la sedizione dalla città, la discordia dalla casa e insieme la dismisura da tutte le cose..."

Che altro dire?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 13 aprile 2009

Alla ricerca del passato. Il libro di Enoch


Precedenti:

Lago d'Orta e l'Isola di San Giulio
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Alcune volte si inizia una viaggio dopo aver letto un libro, altre volte un viaggio porta a leggere un libro... o più d'uno, magari!
Qualche giorno fa ho iniziato un nuovo viaggio tra i libri alla ricerca di un passato dimenticato... tutto é iniziato con la visita all'Isola di San Giulio.
La basilica di San Giulio e i suoi affreschi, le sue statue, i simboli, l'aria di mistero...

Un pilastro con la rappresentazione di un "Serafino" dai mille occhi, una ricerca su Wikipedia alla ricerca del significato di "Serafino", come al solito poco o niente nella parte italiana:
I serafini sono una classe di Angeli con sei ali... il loro nome pare derivi da un termine ebraico che vuol dire "ardente". Nella Bibbia é Isaia che ce ne parla, ma solo poche righe... dove trovare altre informazioni?
Wikipedia in inglese é più interessante...
Oltre che nella Bibbia ne parla il Libro di Enoch, dove vengono chiamati "Dracones" cioé "serpenti"... anche se il termine deriva dall'Ebraico "Sarap" cioé "bruciare"...
Nel libro di Enoch si parla dei "Serafini" assieme ai "Cherubini", creature angeliche che stanno al fianco del trono di Dio!
Serafini... Serpenti... Angeli... Cherubini... Dio...
Mi torna in mente una vecchia lettura, non ricordo se da uno dei libri della Bibbia, in cui si parlava di Cherubini...
E' sufficiente! Ho deciso di andare avanti...
Ciò che mi occorre é Il libro di Enoch... ma dove lo trovo?
Wikipedia, versione inglese, mi viene incontro, ancora una volta... é possibile scaricare una traduzione dall'Etiope antico all'Inglese, realizzata a fine 1800 dal Rev. George H. SCHODDE. Certo, l'inglese del 1800 é diverso da quello di oggi... ma l'impresa si può tentare!
Così mi ritrovo per le mani un vecchio testo, "The book of Enoch", e dopo la stampa sono pronto ad immergermi nella lettura... e che lettura!
I Giganti, il Diluvio, esseri angelici di vario tipo, le leggi del cielo, il calendario... 108 capitoli suddivisi in venti sezioni di lunghezza irregolare...
Curiosi?!?
E allora seguitemi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 12 aprile 2009

Gita a Zurigo

Finalmente il bel tempo!
Decidiamo così di intraprendere un viaggio per lunghi mesi rimandato... visita a Zurigo.
Dobbiamo attraversare tutta la Svizzera ma non occorrono più di tre ore dalla Lombardia, così decidiamo e si parte!
Superato il tunnel del San Gottardo (17 chilometri di galleria!) il paesaggio cambia totalmente, niente più fabbriche, niente più nuvole, splendidi colori di prati verdi, casette in legno dalle mille piccole finestrelle, ancora le nevi bianche sulle cime...Siamo quasi tentati di fermarci nel primo villaggio... ma sappiamo che se ciò accadesse non raggiungeremo Zurigo così, anche se a malincuore, proseguiamo il nostro viaggio!

Ed eccoci ripagati dalle fatiche, dopo aver parcheggiato in uno degli immensi sili interrati al centro della città eccoci, visitatori per il centro storico.
Quanta gente, quante lingue diverse si sentono per la capitale del cantone Zurigo, Zürich o Taricum... città nata celtica, forse intorno al 500 a.C.
Passeggiare per il centro storico é molto suggestivo, vi sono punti in cui quasi non si riesce a passare tanta é la folla, altri in cui é possibile godersi il panorama e, magari fare una partita a scacchi con gli amici, senza essere disturbati da nessuno...
Per le stradine fermatevi a vedere le vetrine, quelle degli orologi a cucù sono stupende...
Per chi viene dall'Italia le chiese sono particolari, esternamente molto interessanti, l'interno é spesso spoglio, essenziale, e molto luminoso...
La chiesa evangelica riformata di St. Peter, la più antica di Zurigo, risale almeno al IX secolo. L'orologio della torre, con un diametro di quasi 9 metri, é il più grande d'Europa...
Affacciata sul fiume Limmat, la chiesa di Grossmünster, con le sue due torri. La leggenda vuole che Carlo Magno ne facesse edificare il primo edificio...
Dall'altra parte del fiume, la chiesa di Fraumünster, fondata nel 853 da Ludovico il Tedesco...In una parete di una casa ecco l'immagine di Carlo III, detto "il grosso"...
Ogni angolo merita di essere osservato attentamente...per la sua bellezza...

Ed ecco la chiesa di Predigerkirche, nei pressi dell'università...

Ma il tempo é volato via e così, con questa immagine vi lascio e lasciamo Zurigo con l'idea di tornarvi, un giorno...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Visita a Zurigo

Finalmente il bel tempo!
Decidiamo così di intraprendere un viaggio per lunghi mesi rimandato... visita a Zurigo.
Dobbiamo attraversare tutta la Svizzera ma non occorrono più di tre ore dalla Lombardia, così decidiamo e si parte!
Superato il tunnel del San Gottardo (17 chilometri di galleria!) il paesaggio cambia totalmente, niente più fabbriche, niente più nuvole, splendidi colori di prati verdi, casette in legno dalle mille piccole finestrelle, ancora le nevi bianche sulle cime...Siamo quasi tentati di fermarci nel primo villaggio... ma sappiamo che se ciò accadesse non raggiungeremo Zurigo così, anche se a malincuore, proseguiamo il nostro viaggio!

Ed eccoci ripagati dalle fatiche, dopo aver parcheggiato in uno degli immensi sili interrati al centro della città eccoci, visitatori per il centro storico.
Quanta gente, quante lingue diverse si sentono per la capitale del cantone Zurigo, Zürich o Taricum... città nata celtica, forse intorno al 500 a.C.
Passeggiare per il centro storico é molto suggestivo, vi sono punti in cui quasi non si riesce a passare tanta é la folla, altri in cui é possibile godersi il panorama e, magari fare una partita a scacchi con gli amici, senza essere disturbati da nessuno...
Per le stradine fermatevi a vedere le vetrine, quelle degli orologi a cucù sono stupende...
Per chi viene dall'Italia le chiese sono particolari, esternamente molto interessanti, l'interno é spesso spoglio, essenziale, e molto luminoso...
La chiesa evangelica riformata di St. Peter, la più antica di Zurigo, risale almeno al IX secolo. L'orologio della torre, con un diametro di quasi 9 metri, é il più grande d'Europa...
Affacciata sul fiume Limmat, la chiesa di Grossmünster, con le sue due torri. La leggenda vuole che Carlo Magno ne facesse edificare il primo edificio...
Dall'altra parte del fiume, la chiesa di Fraumünster, fondata nel 853 da Ludovico il Tedesco...In una parete di una casa ecco l'immagine di Carlo III, detto "il grosso"...
Ogni angolo merita di essere osservato attentamente... per la sua bellezza...

Ed ecco la chiesa di Predigerkirche, nei pressi dell'università...


Ma il tempo é volato via e così, con questa immagine vi lascio e lasciamo Zurigo con l'idea di tornarvi, un giorno...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 10 aprile 2009

Lago d'Orta e l'isola di San Giulio

Splendida giornata nonostante le previsioni del tempo!
Partiamo alla volta del Piemonte, meta di oggi è l'isola di San Giulio, sul lago d'Orta!
Arriviamo sul lago a metà mattina, il paesino d'Orta ci accoglie con un'aria incantevole...
e che immagini!


Il paese è stupendo, si respira un'aria di pace e tranquillità... i turisti prendono qualcosa seduti ai tavolini all'aperto, ma la meta preferita é l'isola di San Giulio.
Dopo una passeggiata rilassante per le stradine del paese prendiamo i biglietti per l'isola e ci avventuriamo sul lago...
Sbarchiamo... di fronte a noi troviamo la basilica di San Giulio, un santo del IV secolo d.C. che era conosciuto come costruttore di chiese. Pare che la Basilica sia la sua chiesa n. 100!
Il santo è raffigurato nell'atto di giungere sull'isola infestata da serpenti e draghi, sorretto dal suo mantello poggiato sull'acqua...
La basilica é molto particolare... una colonna ci ricorda che in quel luogo doveva essere stato visto un serafino dai mille occhi!
Serafino... drago... serpente...
L'isola é piccolissima e il silenzio é perfetto per riflettere...
Il percorso lungo le strade antiche è sorvegliato da strane figure che ci accompagnano e sorvegliano dall'alto...
Ma é già ora di ripartire, giusto il tempo per uno sguardo ai piccoli negozietti di ricordi e ci reimbarchiamo...
Al rientro ci fermiamo al Sacro Monte, si gode una vista bellissima e il panorama é proprio dei migliori.
Le cappelle con la vita di San Francesco sono stupende anche se il tempo, in parte, le ha rovinate...
Ecco una immagine del Santo e delle tentazioni...
Ma il Sacro Monte sembra fatto apposta per controllare l'isola di San Giulio... con tutte le sue antiche mostruosità...
E' ora di andare, a malincuore ci allontaniamo col proposito di tornare... un giorno!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO