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domenica 29 settembre 2013

La fondazione della città di Porto Torres secondo Francisco de Vico

Nel 1639 Francisco de Vico pubblica in Barcellona la Historia general de la isla, y reyno de Sardeña, opera immensa in sette volumi in cui si parla della Sardegna dall'antichità al 1600.
Curiosando tra le pagine ho trovato una breve cronologia delle città antiche e tra queste, la più antica, è Porto Torres, ma vediamo cosa dice l'autore (che scriveva in spagnolo e io tradurrò al volo).

"La prima di queste città (secondo l'ordine temporale) fu la città di Torres, che Tolomeo e la maggior parte dei geografi in lingua latina chiamarono Turris Libisonis. Prima colonia dei romani, famosa per grandezza, ricchezza, località e fiume, che la divideva a metà, fondata da Ercole Libico (Melqart) nell'anno 2216 dalla creazione del mondo (ovvero 1788 a.C. secondo il nostro calendario!), ove nei giorni nostri si trova il grandioso tempio di San Gavino..."

Se queste informazioni sono corrette, Porto Torres dunque è una città che è sorta circa mille anni prima di Roma!
Ci pensate?

Eppure oggigiorno è quasi scomparsa, seppellita dai problemi atavici della Sardegna, principalmente la mancanza di lavoro.

Svegliati Porto Torres, fai vedere ciò che vali, ridestati dal torpore e dimostra ciò che sei, una città con quasi quattromila anni di storia!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO   

lunedì 23 settembre 2013

Viaggi nell'Oceano Atlantico secondo Plinio il Vecchio

Plinio il Vecchio, autore romano (23 - 79 d.C.) scrisse una enciclopedia dal titolo "Storia Naturale".
Nella sua immensa opera si parla di tutto il sapere umano del suo tempo.
Mi interessa la parte in cui parla dei mari e dell'Oceano e dei viaggi degli antichi.
Io dispongo di una versione trovata su google books del 1534, tradotta e emendata da Cristoforo Landino.
Allora andiamo assieme a leggere il cap. LXIX del libro II, dal titolo "Quello che si naviga".
"Dalla città de Gadi e dalle colonne d'Hercole col circuito della Spagna e della Gallia si naviga tutto ponente: e l'Oceano da tramontana si naviga la maggior parte: ne tempi d'Agusto passando tutta la Germania infino al promontorio dei Cimbri e Indi infino nella Schitia e alle parti per troppo humore ghiacciate: il perchè non è credibile che quivi il mare manchi abbondandovi l'humore: e da levante navigò pel mare indico verso tramontana infino nel mar Caspio l'armata de' Macedoni nel tempo che Seleuco e Antiochio regnorono. Et vollono che quella regione fosse nominata Seleuchida e Antiochida: e intorno al mar Caspio molti liti sono stati ricerchi: in forma che poco manca: che il septentrione non sia stato tutto navigato e dal levante e da ponente."

Sembra che Plinio dica che l'Oceano è stato mavigato verso nord a partire da Gadi, in Spagna dove si trovava una delle colonne d'Ercole, fino a raggiungere la zona in cui il mare è ghiacciato, oltre la Germania, fino in Scizia.

Vediamo dunque che altro ci dice:
"Dall'altra banda delle colonne e dal medesimo ponente una gran parte del mare di mezzodì: il quale circonda la Mauritania: si naviga ne nostri tempi: ma maggior parte di mezzogiorno e di levante fu nota nelle vittorie d'Alessandro Magno infino nel golfo d'Arabia: nel quale nel tempo di C.Cesare figliuolo d'Agusto furono veduti segni delle navi perite nel mare di Spagna. Et Hannione carthaginese navigò da Gadi infino nell'Arabia, e di poi detto viaggio scrisse, e nel medesimo tempo Himilchone fu mandato a conoscere e mari fuori dell'Europa.

Si dice che oltre le Colonne, l'oceano verso sud e poi verso levante, fino all'Arabia, era noto almeno dal tempo di Annone di Cartagine e di Himilchone.

Cornelio Nipote scrive: che volendo uno chiamato Eudoxo fuggire delle mani del re Lathiro: navigò dal golfo d'Arabia infino in Gadi: e Celio Antipatro: il quale fu molto innanzi a Cornelio: dice havere veduto chi per fare mercanzia havea navigato di Spagna infino in Ethiopia. Scrive ancora Cornelio Nipote che a Q.Metello Celere: il quale fu consolo con G.Afranio (ma allhora era proconsolo in Gallia) furono donati certi indiani dal re de Svevi: equali erano partite del mare d'India: e per fortuna trascorsi in Germania: Adunque il mare il quale ricigne tutta la terra: ci toglie la meta di quella: perchè ne da questa in quella: ne da questa in questa (essendo l'acqua in mezzo) si può venire.

Anche la via opposta, dall'Arabia alle Colonne d'Ercole, era nota.
Ma la cosa che colpisce è il regalo del re degli Svevi a Q. Metello Celere (proconsole in Gallia): alcuni indiani giunti in Germania. Se è vero quanto dice Plutarco sui viaggi verso Occidente compiuti attraverso le isole a nord ovest della britannia è logico pensare che questi indiani provenissero dall'America!

Un'altra traccia dei viaggi in America compiuti almeno 1500 anni prima di Colombo!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 19 settembre 2013

L'America? Non l'ha scoperta Colombo, parola di Plutarco!

Plutarco, filosofo greco antico, visse ed operò tra il 46 e il 125 dopo Cristo.
Su di lui troverete tutte le notizie che volete e anche tutti i suoi libri, le vite parallele in particolare, le più note, ma anche i moralia, meno noti e che parlano di argomenti differenti. Tra queste opere mi interessa una in particolare, chiamata "il volto della luna" in quanto uno degli argomenti trattati in questo dialogo è per l'appunto la presenza di una immagine delineata dai chiaroscuri visibili sulla faccia della luna, un volto di donna i cui colori variano con le stagioni e le ore della notte.
Ma nella parte finale dell'operetta, peraltro incompleta nella versione che ho letto io, si parla di qualcosa di particolare, di un viaggio.
Plutarco cita Aristarco di Samo, astronomo greco antico che visse ed operò tra il 320 e il 230 avanti Cristo e riporta una parte di una sua opera e dice: "Purchè, mio caro, tu non ci intenti un processo per empietà come quello che Cleante pretendeva dai greci contro Aristarco di Samo, che egli accusò di perturbare il focolare dell'universo nel tentativo di salvare i fenomeni con l'ipotesi che il cielo resti immobile mentre la terra percorre un'orbita obliqua rotando al contempo contro il loro asse..."
Aristarco di Samo, 17 secoli prima di Copernico, aveva le idee chiare sui movimenti della Terra e sul sistema solare, non pensate? Le idee sembra non fossero sue ma di un suo predecessore, Eraclide Pontico, filosofo e astronomo greco antico che visse tra il 385 e il 322 avanti Cristo.
Ma questo è veramente niente in confronto a quello che è possibile leggere poche pagine dopo a proposito di isole e terre lontane: "lungi nel mare giace un'isola, Ogigia, a cinque giorni di navigazione dalla Britannia in direzione Occidente. Più in là si trovano altre isole, equidistanti tra loro e da questa, di fatto in linea col tramonto estivo. In una di queste secondo il raccondo degli indigeni si trova Crono imprigionato da Zeus e accanto a lui risiede l'antico Briareo, guardiano delle isole e del mare chiamato Cronio. Il grande continente che circonda l'Oceano dista da Ogigia qualcosa come 5000 stadi, un po meno dalle altre isole, vi si giunge navigando a remi con una traversata resa lenta dal fango dei fiumi. Questi sgorgano dalla ma ssa continentale e con le loro alluvioni riempiono a tal punto il mare di terriccio da aver fatto credere che fosse ghiacciato. La costa del continente è abitata da greci lungo le rive di un golfo che è grande almeno quanto la meotide e sbocca in mare aperto pressappoco alla stessa latitudine dello sbocco del Caspio..."
Il racconto continua nella descrizione di viaggi e terre. E abbastanza chiaro che Plutarco sta parlando di un viaggio compiuto in antichità verso il grande continente americano passando per le isole a nord della Britannia.
Plutarco racconte che una volta un saggio proveniente da questa terra lontanavenne sulla nostra terra che chiama Grande Isola:
"Soggiornò assai a lungo a Caartagine, dato che nel nostro paese Crono gode di un culto speciale, ed anche ritrovò alcune pergamene sacre trafugate segretamente dalla prima città al momento della sua caduta e rimaste a lungo sepolte nel terreno all'insaputa di tutti..."

Che fantastico racconto... eppure nessuno ne parla, perché?
In conclusione, Ulisse e la sua Odissea secondo questo testo hanno viaggiato fuori dal mediterraneo e l'America non è stata scoperta da Colombo. L'America è stata solo riscoperta da Colombo, e questa non è l'unica traccia di un viaggio in America in tempi antichi!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


sabato 14 settembre 2013

Gita in maremma: Grosseto e Talamone

Uno splendido sabato ci accompagna nella nostra gita, oggi si va a Grosseto e Talamone.
Grosseto, bella cittadina di circa 80.000 abitanti, un centro storico ancora circondato dalle antiche mura di difesa.


Al centro la cattedrale di San Lorenzo,


sulla facciata le statue degli evangelisti, Matteo rappresentato come uomo alato, Marco come leone alato, Luca come bue alato e Giovanni, l'aquila.

l'interno è molto luminoso, ecco la fonte battesimale,

 e possiamo ammirare una splendida talola che se non ricordo male rappresenta l'apocalisse,

 nella piazza staglia la statua dedicata a Leopoldo II di Toscana d'Asburgo - Lorena,
Sulla facciata della cattedrale è possibile ammirare una splendida meridiana,

 e di lato Palazzo Aldobrandeschi, sede della Provincia,
Intorno alla piazza i portici accolgono negozi e bar,

 Lungo le mura il Cassero, che oggi ospita una bella mostra fotografica, particolare...


Grosseto si lascia amare per la sua tranquillità, il tempo sembra scorrere lentamente e la fretta assolutamente sconosciuta aiutano a rilassarsi.
Dopo avere assaggiato la schiaccia e una focaccia dolce con l'uva passa, partiamo alla volta di Talamone, un piccolo paese lungo il mare, un piccolo porticciolo con le sue barche,

 
un mare verde con poca sabbia e tante rocce,
 
 e la sua rocca, che sovrasta il paese, quasi a proteggerlo da antichi nemici che provenivano dal mare

 
 
Lungo la strada di ritorno a Roma facciamo una visita veloce ad Orbetello, Porto Santo Stefano e Porto Ercole, che meritano una visita più attenta, sarà per un'altra volta!

A presto,

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


 

lunedì 9 settembre 2013

Visita a Capo Testa (Santa Teresa di Gallura - Sardegna)


Nel nord della Sardegna, sulle bocche di Bonifacio, si sporge nel mare una lingua di roccia granitica, chiamata Capo Testa.
 
Sulla cima di un promontario il faro aiuta i viaggiatori del mare a oltrepassare indenni questa pericolosa striscia di mare.
 Dall'alto si gode uno stupendo panorama, rocce granitiche e verdi arbusti fungono da cornice allo splendido azzurro mare spumeggiante.
 Sapientemente lavorate dalle onde, rocce di ogni forma accompagnano il viaggiatore, sempre attento a non mettere il piede in fallo.

 Sagome fantastiche animano il promontorio, sussurrano ai venti le loro preghiere per i marinai, i loro canti, talvolta, simili alle sirene di Omero e ugualmente pericolosi.
 Di fronte agli occhi si trova un paesaggio stupendo e selvaggio
 Fatto di colori accesi e brillanti
 Il faro è una sagoma irreale in mezzo alle rocce, unico punto di salvezza.
 in mezzo alla immensità blu di Bonifacio, così pericolosa quanto bella
 Le rocce sapientemente lavorate dalle onde assumono forme orrorifiche, di mostri antichi scomparsi

 cumuli enormi di granito, terribilmente duro
 le onde si infrangono sugli scogli, la spuma bianca raggiunge il volto di chi osserva da lontano con la sua freschezza
 Sagome silenti osservano
 altre vigilano minacciose...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 8 settembre 2013

La foresta pietrificata di Martis (Sardegna)

Tra i percorsi possibili in Sardegna ve ne sono alcuni paleobotanici. Uno di questi porta nelle campagne di Martis (piccolo comune dell'Anglona, in provincia di Sassari) dove è possibile vedere ciò che resta di una antica foresta pietrificata.
Si può arrivare in macchina fino a poche centinaia di metri dal terreno, seguendo le indicazioni lungo la strada nei pressi del paese.

Lo spettacolo è particolare, un po perchè questi tronchi non sembrano far parte della vegetazione dell'Isola,

un po perchè qualcuno ha avuto la bella idea di ammucchiarli l'uno sull'altro!
I tronchi dovevano essere composti di diversi strati concentrici, forse di diversa consistenza visto l'effetto post pietrificazione.
La maggior parte infatti sono cavi, come se solo la parte esterna più resistente sia riuscita a sopravvivere al tempo e alle intemperie.

Solo alcuni tronchi mostrano ancora la parte interna, che sembra comunque differente.

Come è possibile vedere da queste foto.


Alcuni tronchi sembrano quasi dei grossi funghi o dei cespugli pietrificati.
Cosa può essere accaduto?
E quando?
Non saprei, potrei pensare che anche questa foresta si sia formata contemporaneamente alle altre, quella di Perfugas, poco lontana, o quella di Zuri-Soddì, in provincia di Oristano, ma preferisco ammettere che non ho alcuna idea del periodo in cui si sia formata e purtroppo le informazioni nel sito sono inesistenti.

Posso solo immaginare che una qualche catastrofe ambientale, un allagamento o un diluvio, avvenuto in tempi antichi, abbia causato la trasformazione.

Nel sito si possono notare dei lavori incompleti,


alcune stradine sterrate e delle strutture in legno il cui significato mi sfugge





Questo è forse uno dei tronchi più particolari e grandi, come ho già detto sembra più un cespuglio o un grande cactus.

Invito i responsabili dell'area ad aggiungere qualche cartello con un minimo di spiegazioni e cercare di proteggere i tronchi per evitare che il tempo se li porti via. Non sempre è necessario spendere milioni di euro per preservare il passato...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 7 settembre 2013

Visita a Tharros

Tharros è una delle antiche città della Sardegna, purtroppo, come per tutti i siti archeologici dell'isola, la sua storia è incerta.


E' una città costruita su differenti livelli da differenti popolazioni o civiltà.
Sulla collina si vedono ancora i resti di un villaggio nuragico, sulla costa invece i resti della città romana e forse della precedente città fenicia.


Si pensa che i fenici vi si siano insediati sulla base del ritrovamento di un tophet ricco di urne, probabilmente spostate presso il vicino museo di Cabras.

Sembra comunque certo che la città sia molto antica e che il porto dovesse essere importante e molto conosciuto anche perchè doveva fornire un ottimo rifugio alle navi di passaggio in caso di mare in tempesta, cosa abbastanza frequente in quel tratto di mare.


La città fu utilizzata fino a circa l'anno mille, allora era la capitale del giudicato di Arborea. Ora è purtroppo in pessime condizioni e non credo che potrà migliorare.


Sul promontorio che la sovrasta si trova anche una splendida torre, da questo punto è possibile godere dello splendido panorama offerto dal mare color smeraldo, usata per l'avvistamento dei nemici saraceni.

Il biglietto per la visita del sito comprende anche l'ingresso al museo di Cabras, che purtroppo non sono riuscito a visitare.
Cabras comunque merita una visita, almeno per gustare la ottima bottariga di muggine che vi viene prodotta!
Buon viaggio a tutti e arrivederci alla prossima gita.

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo