Come abbiamo già avuto modo di notare,
spesso il “carnaio”della guerra, spudoratamente nascosto dalla
“foglia di fico” di “vari ed eventuali” ideali, serve per
fini “politici”. Tuttavia, sorvolando sulla crudezza della
considerazione predetta, occorre notare che, a causa della guerra,
emergono figure che, pur non avendo nulla di eroico secondo le regole
del “kamasutra” militare, hanno saputo affondare un'impronta
tutt'altro che superficiale nella storia umana!
Come
sappiamo, la Guerra di Crimea,
all'epoca
chiamata Guerra
d'Oriente,
fu un conflitto combattuto dal 4 ottobre 1853 al 1º febbraio 1856
fra l'Impero Russo, da un lato, e un'alleanza composta da Impero
Ottomano, Francia, Inghilterra e Regno di Sardegna, dall'altro.
Le drammatiche condizioni di abbandono
dei feriti e dei malati inglesi (per i francesi c’erano le Suore di
Carità e per i russi le 300 Sorelle dell’Esaltazione della Croce
di Helen Paulowna) durante le operazioni belliche, rese note sul
“Times” dal primo reporter di guerra, indusse il Governo
britannico ad intervenire sotto le pressioni, rapidamente crescenti,
di un'opinione pubblica da sempre molto ascoltata e potente.
Non c’era una Organizzazione
precostituita che fosse all’altezza del compito in una zona, tra
l’altro, assai impervia ed insalubre.
Alla fine fu inviata l’Angel Band: 38
infermiere agli ordini di F. Nightingale.
La Nightingale, inglese, ma nata in
Italia, aveva di fronte due possibili soluzioni per affrontare il
difficile compito: quella “latina” e quella “teutonica”.
La prima, epifenomeno dell’antropologia
assistenziale “cattolica romana”, forniva una preparazione
“umana”, forse, ma, sicuramente, non “professionale”.
L’infermiera, umile e sottomessa al medico, non poteva avere alcun
ruolo autonomo o responsabilizzante!
La
seconda, come espressione dell’antropologia “riformata”,
prevedeva un iter formativo, teorico – pratico, tale da rendere
l’infermiera vera e propria “manager dell’assistenza” ante
litteram!
Florence fece la sua scelta e si recò a studiare in Germania presso
la scuola delle Infermiere Diaconesse di Kaiserwerth fondata nel
1836. Al ritorno le si pose il difficile problema di scegliere le sue
infermiere da impiegare sul campo.“
Le
donne, preparate a dedicarsi alla cura dei malati, avevano due
concetti totalmente contrapposti sui compiti dell’infermiera.
Quella d’ospedale, alcolizzata, scostumata e turbolenta,
considerava suo compito curare il corpo malato del paziente
riconducendolo alla salute secondo le prescrizioni dei medici; quella
proveniente da istituti religiosi…non alcolizzata né scostumata,
era però più incline ad occuparsi dell’anima del malato che del
suo corpo. Questo pensiero non era solo degli appartenenti ad Ordini
religiosi, ma era condiviso da un discreto numero di donne colte che
si dedicavano al volontariato assistenziale come “signore o dame”,
non infermiere. Florence non volle nel suo “gruppo”né le une né
le altre! Le sue dovevano essere tutte infermiere!”1
Per unanime consenso (tranne quello dei
comandi militari che le si opporranno strenuamente, lottando anche
contro l'evidenza!) l’azione delle infermiere sul campo fu
risolutiva!
Le condizioni generali migliorarono,
calò in 6 mesi la mortalità per infezioni dal 42,7 al 2,2% e a
tutti fu offerto supporto psicologico.
“La
storia è, da sempre, “cosa da uomini”, interpretata da uomini e
per uomini. Da ciò consegue che “la verità” è solo quella
degli uomini! Quindi la maggior parte delle testimonianze deve essere
riletta alla luce di questa realtà!
“Florence
non fu mai chiamata “la signora con la lampada”, bensì “signora
col martello”2,
immagine abilmente rimaneggiata dal cronista di guerra del “Times”,
che la riteneva un po’ troppo volgare per i suoi lettori. Lungi
dall’aggirarsi silenziosa per l’ospedale tenendo alta la sua
lampada, la Nightingale si guadagnò l’appellativo per aver forzato
la porta chiusa a chiave di un deposito, quando un ufficiale rifiutò
di fornirle i medicinali che le servivano per alleviare le sofferenze
dei malati.” 3
Al suo ritorno venne festeggiata come
un’eroina, a lei ed alla sua missione si ispirò una letteratura
sentimentale volta a coprire la durezza della realtà lavorativa.
Fondi, fama e prestigio le permisero di
istituire una scuola nonostante le fortissime opposizioni della
classe medica per la quale: “Le infermiere sono come domestiche,
hanno bisogno di pochi insegnamenti…” Si occupò, mediante
l’applicazione della statistica e di opportune ricerche sul campo,
di migliorare gli ospedali civili.
A lei si deve la ristrutturazione dei
servizi sanitari militari inglesi: nonostante l'opposizione degli
Stati Maggiori, venne istituita la Scuola Medica Militare. Come
c'era da aspettarsi, i suoi insegnamenti tardarono ad essere accolti
da parte delle istituzioni militari che pure avevano provato la loro
efficacia: durante la Guerra Boera (1899 – 1902) le malattie
provocarono una mortalità cinque volte superiore alle ferite
belliche! Fu solo durante la Guerra Russo – giapponese (1904 –
1905) che le intuizioni della Nightingale circa l'igiene,
l'assistenza e l'alimentazione delle truppe, finalmente applicate su
vasta scala, dimostrarono a pieno la loro efficacia!
Il governo britannico avviò una riforma
della scuola per gli infermieri che prevedeva tirocini pratici presso
ospedali validati!
Venne interpellata, anche Oltreoceano,
non solo come esperta in organizzazione sanitaria, ma anche come
intelligente consigliera in tema di edilizia sanitaria.
Morì a 90 anni dopo avere dato alla
professione infermieristica un contributo incommensurabile
soprattutto modificandone l’immagine pubblica.
La
cultura infermieristica è stata profondamente influenzata dalle sue
opere: educazione sanitaria, formazione, professionalizzazione,
autonomia, indipendenza.
Alla
base della teoria del nursing, secondo la Nightingale, vi doveva
necessariamente l’ambiente: microclima, igiene e dieta, erano i
fattori su cui l’infermiera (abile, preparata, vigilante e
perseverante) doveva agire per non ostacolare la vis
medicatrix naturae
stimolando la eventuale “passività” del “patiens” a
cooperare verso la guarigione. “La donna aveva trovato un suo posto
nel sistema sanitario, ma un posto subordinato. I Medici,
inizialmente ostili, finiranno per accettare ben volentieri la sua
collaborazione obbediente e sottomessa.”4
Lei, però, si oppose alla batteriologia
ed al femminismo e i limiti della sua teoria furono quelli del
contesto socioculturale di riferimento riassunti nell’assioma
secondo cui: “Ogni donna è un’infermiera”.
Adottò i modelli maschilisti e
vittoriani dei ruoli di moglie, madre e massaia trapiantandoli
nella realtà infermieristica!
Luisa CARINI, Enzo CANTARANO,
Federico BIZZARRI.
Bibliografia
Angeletti
L R, Storia, filosofia ed etica generale della Medicina, Masson, 2004
Cantarano
E, Carini L, Storia della Medicina e della Assistenza per le
Professioni sanitarie, UniversItalia, Roma, 2013, pag. 159 -161.
Cosmacini
G, L'arte lunga, Laterza, 2006
Fornaciari G, Giuffra V, Manuale di
storia della medicina, Felici ed. 2011
1
da “Florence Nightingale”, Woodham Smith 1954
2
cfr: Votes for Women, 9 aprile 1912, pag 737
3
da “Storia femminile del mondo” Rosalind Miles, Elliot Ed. 2009,
Roma
4 Calamandrei
C, L'assistenza infermieristica: storia, teoria, metodi, Carocci
Editore, 1983.