Si, è vero, forse si trattava della logica conseguenza dell'età che avanzava, forse era quella strana malattia che i filosofi hanno definito variamente: ozio, poltronite, apatia, morte dell'anima...
Qualunque fosse il motivo mi rendevo conto di essere cambiato e questo era un dato di fatto.
Tutto ebbe inizio qualche anno prima, non ricordo quando di preciso ma ricordo che era una sera di mezza estate.
La temperatura era sufficientemente alta da essere fastidiosa anche dopo il calar del sole. In città l'afa era terribile e i 40 gradi diventavano "47 gradi percepiti", com'era invalsa la moda di dire. Come venissero calcolati i gradi percepiti era però un mistero, come era un mistero chi fosse colui che "li percepiva".
Ebbene, quello ero io!
Lavoravo da tempo per una rete televisiva nazionale, la più importante che vi fosse in Italia tra le reti private e amavo il mio lavoro.
Io mi occupavo di portare da bere e da mangiare a quelli che andavano sul teleschermo. Quando avevano sete o fame mi chiamavano e io, di corsa, raggiungevo il bar più vicino allo studio e tornavo indietro con l'oggetto del desiderio del tale giornalista o del talaltro presentatore o ancora della talaltra valletta televisiva.
Io mi occupavo di portare da bere e da mangiare a quelli che andavano sul teleschermo. Quando avevano sete o fame mi chiamavano e io, di corsa, raggiungevo il bar più vicino allo studio e tornavo indietro con l'oggetto del desiderio del tale giornalista o del talaltro presentatore o ancora della talaltra valletta televisiva.
Uscivo di corsa e tornavo di corsa, trafelato e spesso sudato, soprattutto in estate, ma nessuno si curava di me. Io ero semplicemente "quello delle commissioni", oppure il "ragazzo".
Erano in pochi a conoscere il mio nome ma in tanti avevano preso l'abitudine di chiamarmi con un nomignolo preso in prestito (neanche a dirlo!) da uno spot pubblicitario, per cui io ero ormai "Ambrogio".
Erano in pochi a conoscere il mio nome ma in tanti avevano preso l'abitudine di chiamarmi con un nomignolo preso in prestito (neanche a dirlo!) da uno spot pubblicitario, per cui io ero ormai "Ambrogio".
Un giorno una presentatrice famosa (non vi posso dire il nome ma vi posso dire che era veramente una diva!) mi chiamò.
- Ambrogio... cortesemente un'acqua frizzante.
Partii come mio solito e qualche minuto dopo ero di nuovo nello studio, con la sua bella bottiglia d'acqua frizzante.
Gliela porsi e stavo per andar via quando la diva mi fermò e mi porse il suo fazzoletto:
- Tieni Ambrogio - disse - asciugati la fronte, sei tutto sudato.
La guardai e ringraziai con lo sguardo.
- Ci sono 40 gradi la fuori, aggiunse lei...
Ed io quella volta non riuscii a fare come avevo sempre fatto, cioè ringraziare e allontanarmi.
La guardai fisso negli occhi e risposi:
- Saranno pure 40 ma io ne ho percepiti 45!
Lei mi guardò stupita, come di chi si accorgesse per la prima volta di avere a che fare con una persona in carne ed ossa e non con un robot.
Stavo già per allontanarmi, pentito di aver parlato, di aver osato interrompere la regina della televisione con le mie stupide battute da bar. Già pensavo che quella battuta mi sarebbe costata cara. Mi vedevo di fronte al mio capo che sbraitava che non mi dovevo permettere, dove credevo di essere eccetera eccetera... fino alla logica conseguenza... L I C E N Z I A T O... lei è licenziato!
- Ambrogio...
Ecco, pensai, ora inizia a urlare...
- Ambrogio, scusa, puoi ripetere ciò che hai detto?
Lo sapevo, pensai, ora vuol sentire nuovamente la mia battuta per sbattermela in faccia. Poi inizierà ad urlare... poi...
Ero sbiancato in viso e quasi non respiravo più. Forse anche a causa del caldo...
- Ambrogio, stai bene? Per favore puoi ripetere ciò che hai detto? Ripeté la signora.
Mi feci coraggio. Ormai il danno era fatto. Era inutile attendere oltre, l'avrei solo indispettita ulteriormente.
- Si signora - biascicai con un filo di voce - ho detto che saranno pure 40 gradi la fuori, ma io ne ho percepiti 45!
Le chiedo scusa signora, non volevo importunarla... chinai lo sguardo e feci per allontanarmi.
- Ambrogio, insistette lei, fermati un attimo. Noi non abbiamo mai parlato, ma tu sei qui da così tanto tempo che a volte ti considero come l'arredamento...
Ecco, pensai, ora mi butta fuori, come un letto vecchio quando si cambia arredamento! Peggio per me, linguaccia lunga maledetta...
- Ambrogio, ma poi ti chiami veramente Ambrogio?
Il tuo accento mi è sembrato romano e non ho mai conosciuto un romano con questo nome. Dimmi, come ti chiami?
- Mi chiamo Pietro, signora. Dissi con voce quasi normale. Se mi avesse voluto cacciare l'avrebbe già fatto, pensai.
- Pietro, posso chiederti una cortesia?
- Mi dica signora, per Lei qualunque cosa...
- Allora d'ora in poi, quando leggerò le previsioni del tempo della città di Roma ti chiedo la cortesia di uscire a prendermi l'acqua fresca e, al tuo ritorno mi dirai qual'è la temperatura percepita nel percorso.
Naturalmente riceverai un compenso aggiuntivo per il tuo servizio.
- Naturalmente Signora, nessun problema...
Così da quel giorno era cambiato tutto.
Io ero diventato Pietro e non più Ambrogio, che mi stava pure antipatico come nome, avevo avuto un aumento di stipendio e si sa, di soldi non ce n'è mai abbastanza e in più la mia battuta era diventata famosa.
Ora si sente spesso dire: 40 gradi ma 46 percepiti, oppure 2 gradi ma - 4 percepiti.
Beh, ora sapete anche che quello che li percepisce sono io, anche se da allora ne ho fatto di strada e l'acqua frizzante per la signora e per me ora la porta un ragazzo nuovo appena arrivato, che se non sbaglio si chiama Ambrogio...
Alessandro Rugolo
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