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mercoledì 12 marzo 2008

I pomi d'oro delle Esperidi

Leggere è importante, riflettere su ciò che si legge lo è ancor di più! Si può riflettere in tanti modi ma, in mancanza di una passeggiata nel giardino discorrendo sui misteri, amo scrivere le mie riflessioni… ciò mi aiuta a capire o, talvolta, mi permette più semplicemente di mettere a fuoco i miei dubbi. L’argomento di oggi è legato alle Esperidi ed ai pomi d’oro.
Esperidi… ma di che cosa si tratta?
Esiodo ci parla delle Esperidi nella sua opera Teogonia...
Le chiama figlie della dea Notte oscura, e ci dice che "al di là dell'inclito Oceano, dei pomi aurei e belli hanno cura, e degli alberi che il frutto ne portano"
Nei pressi delle Esperidi dimorano le Gorgoni "che hanno dimora al di là dell'inclito Oceano, all'estremo, verso la notte, dove sono le Esperidi acute di voce".
Sempre oltre l'Oceano, "Ceto, come ultimo figlio, a Forci unita in amore, generò un terribile serpe, che nei recessi della terra oscura, presso i grandi confini ha la custodia degli aurei pomi".
Serpente terribile e pomi ricordano il paradiso terrestre...
Condannato da Zeus, Atlante "il cielo ampio sostiene, a ciò costretto da forte necessità, ai confini della terra, di fronte alle Esperidi dal canto sonoro...".
Abbiamo in questo passo una indicazione geografica della posizione delle Esperidi... ma cosa erano? Forse delle Isole?
E Atlante? E' forse la catena nord africana? Oltre l'Oceano cosa significa? Forse oltre le colonne d'Ercole?
Pare di si…
Se così fosse, le Esperidi dove si trovano? Di fronte ad Atlante… ci dice Esiodo… ma la catena dell’Atlante così come oggi la conosciamo è molto estesa… la cima più alta si trova in Marocco, è il monte “Jbel Toubkal”, con i suoi 4.165 metri. Se Esiodo si riferiva al Jbel Toubkal allora le esperidi si trovavano realmente nell’Oceano! E, guarda caso in quella direzione si trovano ancora oggi delle isole… le Azorre, che alcuni dicono siano ciò che resta del grande continente di Atlantide…
Figlie di Notte o verso la Notte potrebbe significare ad Ovest e dunque potrebbe a ben ragione trattarsi di isole situate ad Ovest, nell'Oceano...
L'analisi dei miti collegati e narrati da vari autori potrebbe però far pensare anche ad altro… e se si parlasse di stelle? La cosa non mi stupirebbe più di tanto…
Ma cosa significa “Esperidi acute di voce”?
Chissà…

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 8 marzo 2008

IL NOSTRO DESTINO (2 Agosto 1999)

Ballano le anime dei morti
Dinanzi a noi indiscreti visitatori
Caduti trucidati di questa guerra

Irta è la strada per la pace
Su queste fosse di fango
I monti incendiati vediamo
Immobile il corpo senza testa
Vacilla nelle acque tortuose

Non c’è più poesia
In quella morte
Della sua putrefazione
Immondo e gonfio
I suoi invisibili occhi
Guardano il nostro destino
Di uomini in guerra

Giuseppe MARCHI

sabato 1 marzo 2008

Déjà vu?

La macchina manovrava sotto casa... nel poco spazio che c'era si muoveva male, nervosamente...
Lo stemma della Mercedes nera si vedeva abbastanza bene, era un nuovo modello, di quelli costosi, una macchina da avvocato o da politico...
Già da qualche minuto sentivo i rumori della gomma sul selciato...
Mi affacciai alla finestra incuriosito...
L'uomo era giovane, doveva avere non più di trent'anni. Era ben vestito e si guardava attorno con circospezione...
Poi apparvero due uomini, due operai... armati di piccone.
Si avvicinarono all'uomo e scaricarono un sacco nero dal cofano...
I due operai entrarono nel garage... Mi arrivavano alle orecchie i colpi sordi... come attutiti... di picconi sulla terra...
Passarono dieci minuti senza che si vedesse nessuno... poi uscirono, si avvicinarono all'uomo e preso un pacchetto si dileguarono...
L'uomo chiuse il garage e dopo alcune manovre andò via con una sgommata...
Mi svegliai tutto sudato... era estate e avevo sognato... colpa della pizza!
Sempre così quando mangiavo la pizza la sera...
Alcuni colpi attirarono la mia attenzione... provenivano da fuori... c'era una macchina che faceva manovra... nera...
Non sarà?!?
Macchè... ma, quelli sono operai...
un sacco nero apparve come per incanto tra le mani dei due che, un istante dopo scomparvero nel garage...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Fedone - Socrate, Simmia e la terra vista dallo spazio


Mentre leggo un libro, "Il mulino di Amleto", mi imbatto in una frase, ripresa dal Fedone, che mi lascia perplesso e contribuisce a rafforzare le mie convinzioni... soprattutto perché detta in un momento particolare... in punto di morte... Ma leggiamo assieme...

Socrate: "Dunque, o Simmia, se anche dire una favola é bello, val bene la pena che tu ascolti come siano le cose sopra la terra subito al di sotto del cielo"
Simmia: "Ma certo, noi avremo gran piacere ad ascoltare questa favola, o Socrate"
Socrate: "Anzitutto dunque, o amico, dicono questo che la vera terra, chi la guardi dall'alto, ha l'aspetto delle nostre palle di cuoio a dodici pezzi, iridescente, e come intarsiata di diversi colori; e di codesti colori perfino quelli che adoperano i pittori qui da noi sono immagini appena...

Il racconto continua e credo che al più presto mi procurerò una copia del Fedone per leggerlo per intero ma, per ora, ciò che a me interessa è capire chi sono questi che dicono che la terra guardata dall'alto ha l'aspetto di una palla iridescente? Ricordiamo infatti che Socrate visse tra il 470 e il 389 a.C., ben prima che la tecnologia ci permettesse di osservare la terra dall'alto...
Ma è vero ciò che ho appena detto?
Forse è meglio riformulare la frase...
Ben prima che, per quanto ne sappiamo oggi, la tecnologia ci permettesse di osservare la terra dall'alto... se non teniamo conto delle testimonianze di Socrate, dell'apocalisse di Giovanni e così via... ecco, ora è meglio!
Ma perché siamo così poco inclini a credere nella possibilità che sulla terra, prima di noi ci siano state altre civiltà, magari evolute? Molti testi antichi "rivelano" la discesa degli dei sulla terra, ne parlano come di esseri provenienti dalla via lattea... esseri evoluti che hanno portato spesso la civiltà...
Oggi alcune civiltà del mondo affermano che gli extra terrestri esistono... fono forse tornati quegli antichi dei?
Domande senza risposta...
Ma cosa accadrà quando, un giorno non più troppo lontano, l'Uomo, nel corso della sua esplorazione dello spazio, dovesse incontrare una civiltà primitiva e magari contribuire al suo sviluppo?
Come sarebbe visto l'Uomo... se non come un dio?!?
E così, forse, la storia si ripeterà!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 29 febbraio 2008

Eravamo in quattro...

Eravamo in quattro...
eravamo in quattro maschi,
a far dannare i genitori...

Eravamo in quattro,
a scorrazzare per le vie di Seui,
correndo per le stradine strette,
giocando per le campagne scoscese,
arrampicati sugli alberi di ciliege...

Eravamo in quattro,
a passeggio per le strade di Isili,
dentro i bar giocavamo a biliardo,
e l'inverno, costruivamo
il pupazzo di fronte a casa...

Eravamo in quattro,
a Gesico il fine settimana,
arrampicati all'albero del limone,
a tirare con la fionda agli uccelli sulle grondaie.

E loro solo due,
mio padre e mia madre,
a cercare di domarci...
a cercare di sopravvivere...

Erano altri tempi ma,
ora che capisco,
erano bei tempi...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

In merito al programma politico...

Questa sera ho ricevuto una mail da un amico che ha voluto contribuire alla discussione sulla politica...

"In merito al programma politico, abolirei la politica non i programmi. Oramai fare politica sa di sporco e di poco concludente. Chi fa politica sembra che non sappia dove e cosa sia la realtà. Ti ricordi dei politici che non conoscevano il prezzo del pane o del latte? Prova a chiederlo a tua moglie e vedi come ti risponde!!!
Se politica significa distaccarsi dalla realtà e vivere in un mondo proprio al di fuori delle difficoltà che viviamo tutti i giorni, è meglio non fare politica. I politici decidono delle guerre, ma non sanno cosa sia la guerra. I politici decidono degli stipendi della povera gente, ma non sanno cosa significa lavorare per un mese e non arrivare a fine mese a pagare il mutuo o le rate della macchina o l'affitto di casa. I politici non sanno cosa significa essere trasferiti e non trovare la scuola per i propri figli. I politici non sanno cosa significa dire di no ad un figlio che vuole un nuovo giocattolo perché non si hanno i soldi per comprarlo.
Beh se essere un politico significa questo, sono contento di essere un normale cittadino e spero di non diventare mai un politico."
Grazie Danilo...
e chissà, forse hai ragione, ma perché non provare a cambiare le cose? Ormai ci conosciamo da un po... e credo che tu mi conosca abbastanza bene da sapere come la penso a proposito del cambiare le cose... il mondo è anche nostro e se così com'è non ci piace ma non facciamo niente per cambiarlo, allora è anche colpa nostra...
Io voglio provare a cambiare le cose... mi dai una mano anche tu?
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

INCUBO (4 luglio 1999)

Il corpo soffre la febbre e la sete
Il sogno ti raggiunge da questa stanza
In solitudine piccola prigione.

Pago il fio della mia ricerca
Che ora appare sciocca e vana
E ne conosco il prezzo la lontananza.

Ho bisogno di te e della tua voce
Del tuo semplice coraggio
Ti amo e non potrò dirtelo stasera.

Spero nei fumi della febbre
Che da sogno si fa incubo
Di leggere la fatidica scritta “in rete”
Sul display del mio telefono cellulare
Ma il miracolo tecnologico non avviene
Il desiderio arde come la malattia
Perché vorrei stare con te.

Il tempo non corre, passeggia
Sul mio corpo e lo martorizza.

Ti amo però e lo sto scrivendo!
Sogno quando leggerai queste righe
Ed io le stesse delle lacrime sulle guance.

Giuseppe MARCHI