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venerdì 10 febbraio 2017

La stirpe guerriera delle Amazzoni, da Strabone

Chi erano le Amazzoni, la mitica stirpe di donne guerriere?
Lo chiediamo a Strabone, il "Geografo". 
Strabone, nato ad Amasea nel Ponto (l'attuale Amasya, in Turchia), visse tra il 64 a.C. e il 24 d.C., geografo e storico, è conosciuto per la sua opera principale, la "Geografia", in 17 libri. 
Il libro XI tratta dell'Asia ed è qui che nel V capitolo troviamo l'oggetto della nostra curiosità: le Amazzoni.

"Sui monti sopra l'Albania dicono che abbiano dimora anche le Amazzoni..." 

Quando Strabone parla dell'Albania, non parla dello stato che noi conosciamo. Per Albania intende infatti una antica nazione posta tra l'Armenia e il Mar Caspio.

Le Amazzoni, una stirpe di sole donne, si occupavano, dice Strabone, di tutte le attività necessarie alla vita, dall'agricoltura alla pastorizia (tra cui principalmente all'allevamento dei cavalli), dalla caccia alla guerra.

"... le più gagliarde farebbero grandi cacce e si eserciterebbero nelle arti guerresche..."

Questo, almeno, a detta di quegli storici più antichi che le hanno conosciute.

Le Amazzoni, sin da piccole provvedevano a cauterizzare il seno destro per evitare di avere impedimenti nell'uso delle armi, in particolare nel lancio del giavellotto. Ma usavano anche l'arco, la "sagaris" (ascia bipenne scitica) e la "pelta" (uno scudo leggero). Usavano inoltre le pelli degli animali per produrre ciò che poteva occorrere.
La sopravvivenza della specie era garantita dalla vicinanza con la popolazione di soli uomini chiamata Gargareis, che abitava li vicino. 
Nei mesi di primavera, le Amazzoni lascerebbero la loro terra per salire sui monti di Tuono, nel Caucaso, dove, nello stesso periodo, si recavano i Gargareis, secondo una usanza antica: "... e insieme alle donne fanno sacrifici e si accoppiano allo scopo di prolificare. In segreto, e al buio, ognuno prende quella che capita, e quando le hanno messe incinte, le mandano via. Se partoriscono una femmina, le donne la tengono con loro, mentre portano i maschi agli uomini perchè li allevino, e ciascuno, ignorando come siano andate le cose, adotta il singolo bimbo, ritenendolo come suo figlio."

Strabone ci dice inoltre che le Amazzoni e i Gargareis provenivano da Themiskyra. 
Tra Amazzoni e Gargareis scoppiò una guerra. 
Al termine della guerra le due tribù si accordarono per vivere separatamente e stabilirono le regole suddette, limitando i loro rapporti alla procreazione.

Strabone racconta nel suo libro quanto ha letto o sentito sulle Amazzoni, esprimendo il suo parere su queste storie antiche e fantastiche: 

"... chi crederebbe che un esercito, una città o una nazione di donne, possa sopravvivere senza uomini?"

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

     

domenica 5 febbraio 2017

Gesico: chiesa di Santa Giusta

La chiesa di Santa Giusta, chiesa parrocchiale del comune di Gesico, è una bella chiesa costruita intorno al 1500.
 
Ecco alcune foto scattate pochi giorni fa.


Facciata e campanile



Pala d'altare in legno



Veduta d'insieme

l'altare

Pulpito



San Sebastiano

Sant'Amatore

Crocifisso in legno

L'altare
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Curiosità sull'esercito romano, da Plinio il Vecchio

Storie Naturali, di Plinio il Vecchio è, secondo quanto affermato dal nipote Plinio il Giovane, una "opera vasta, erudita, non inferiore alla stessa natura, per varietà di argomenti". 
Suddivisa in 37 libri e pubblicata nel 77 d.C., era dedicata all'Imperatore Tito.

Plinio il Vecchio, raccoglie nella sua opera, tutto il sapere del tempo.
Nel X libro parla degli animali, reali e fantastici, e raccoglie anche notizie storiche che con questi hanno a che fare.
E' così che accenna al fatto che le legioni romane, a partire dal s
econdo consolato di Gaio Mario (intorno al 103 a.C.), adottarono l'Aquila come simbolo caratteristico.
Plinio afferma che già in passato l'Aquila era uno dei simboli utilizzati dalle legioni, assieme al lupo, al minotauro, al cavallo e al cinghiale.
Per questo motivo, afferma, il quartiere invernale di una legione veniva situato dove era presente una coppia di aquile.

Antica moneta dell'imperatore Vespasiano con sul retro l'aquila della legione e simbolo del potere imperiale
La storia dell'aquila utilizzata come simbolo della legione romana è certamente nota  a tanti. 
Forse però è meno nota quella delle oche e delle attività legate alla raccolta delle piume.

Plinio ci racconta che le migliori piume d'oca provenivano dalla Germania, dove le oche erano più piccole di quelle romane e venivano chiamate "gante". 
Il prezzo di quelle piume, in quei tempi, era di cinque denari per libbra e a causa di ciò, aggiunge, accadeva spesso che i capi delle truppe ausiliarie venissero messi sotto processo con l'accusa di aver spedito le coorti a catturare le oche, sguarnendo i posti di guardia.

Plinio aggiunge, sconcertato: "siamo giunti a tale mollezza nei nostri costumi che neppure le nuche degli uomini possono fare a meno delle piume!", immagino che si riferisse al fatto che con le piume, già allora, si producessero i cuscini.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Ciao Speranza

Ciao Speranza,

Oggi ti salutiamo per l'ultima volta.

Sei stata presente per tanti anni nella nostra vita.
Compagna fedele di Terenzio, mamma affettuosa di Renato, Maurizio, Giuseppina, Ernesto e Annamaria, nonna amorevole di Alessandro, Francesco, Filippo e Aurora.

Sempre disponibile, sempre pronta ad aiutare tutti, a consolare tutti con la tua profonda fede.

Sei sempre riuscita a tenere unita la tua famiglia, che ti ama e oggi è qui, unita, per renderti omaggio.


Il ricordo di te ci terrà uniti.
Grazie per tutto ciò che ci hai dato è grazie per tutto ciò che ancora, da lassù, potrai fare per noi.


Alessandro, Giusy e Francesco

domenica 15 gennaio 2017

Il crepuscolo degli Dei (Parte VI - Il libro scomparso)


- “Buon giorno signorina… Odges?”

- “Si, sono io. Posso aiutarla?”

- “Sono Martin Sena, lavoro per la Larren Books e...”

- “Ancora voi? Pensavo di essere stata chiara. Il libro di mio padre non è in vendita, ne ora ne mai!”

Maria era stata brusca ma già il mese prima aveva chiarito la questione. A costo di sembrare sgarbata fece per chiudere la porta quando lo sguardo dell’uomo la colpì.

- “Venga dentro. Gradisce un caffè?”

Stupito per il repentino cambiamento Martin Sena, dottore in filologia antica e attualmente dipendente della Larren Books con l’incarico di fattorino…non se lo fece ripetere que volte. Fare il fattorino non era la sua massima aspirazione ma Martin sperava sempre di riuscire a cambiare, prima o poi, con l’aiuto di un po di fortuna!

- “La ringrazio signorina”

Lei lo fece accomodare nel salotto, un ambiente piccolo ma confortevole. Il padre ne era sempre andato fiero, era il suo gioiello. Alle pareti aveva appeso alcuni quadri senza valore ma molto belli, erano delle nature morte, cesti di frutta che sembrava vera e una scena di caccia al cinghiale. I cani circondavano il povero animale ferito e lo mordevano alle zampe, per cercare di immobilizzarlo.

- “Mi dispiace ma non ho dei biscotti, però se vuole ho del latte”

- “Non si preoccupi, va bene il caffè nero. Sa, sono di origine italiana e da noi il caffè si prende nero e bollente.”

Sorseggiò il suo caffè per poi poggiarlo quasi subito sul tavolino. Non si poteva certo dire che fosse il miglior caffè della sua vita! Era arrivato il momento di riprendere il discorso…

- “Signorina Odges – si schiarì la voce – come le dicevo io lavoro per la Larren Books...”

- “Si, ho capito. Sono stata gentile con lei ma cerchi di capire, non voglio vendere il libro di mio padre, come ho già detto ai suoi colleghi… ”

- “Si, ho saputo del mio collega che le ha fatto visita il giorno dopo il funerale. Con una certa mancanza di tempismo, non c’è che dire...”

- “Senza dubbio. Poi mi sembrava di essere stata chiara la settimana scorsa. Questa volta si trattava della sua collega, una signora bionda, sulla quarantina, non ricordo il nome però aveva dei modi molto garbati e non ha insistito. Ora a lei ripeto la stessa cosa. Il libro non è in vendita!”

- “Scusi signorina Maria ma io non sono qui per comprare il libro, a dir la verità non sono qui per conto della Larren Books ma per conto mio. E comunque da noi non lavora nessuna signora bionda e sulla quarantina.”

Questa volta era Maria ad avere una faccia stupita. Eppure era sicura. Lei si era presentata come dipendente della Larren Books e aveva parlato delle intenzioni di pubblicare il romanzo.
Secondo lei sarebbe stato un grande successo… e poi la Larren Books avrebbe pagato bene.
Poi le aveva chiesto di poter vedere il manoscritto ma lei non glielo aveva mostrato, aveva inventato una scusa e l’aveva allontanata.

- “Ma la signora mi aveva detto che...”

- “Signorina Maria, da noi non lavora nessuna donna, siamo tutti uomini.”

Il tono non ammetteva replica.

- “Ma allora chi poteva essere? E perché fingere di essere qualcun altro? E lei, signor Martin, cosa vuole da me visto che non è qui per il libro?”

- “Veramente non le ho detto che non sono qui per il libro. Le ho detto che non sono qui per conto della Larren Books. La società per la quale lavoro non è più interessata al libro di suo padre. Ha ricevuto delle forti pressioni per dimenticarsene e comunque è passato più di un mese dalla – ehm – morte di suo padre… e, diciamo così, non è più un affare vantaggioso per la Larren Books.”

Maria ascoltava sempre più stupita. Chi poteva avere interesse a non far pubblicare un libro? Chi aveva di fronte? Da quando aveva scoperto che suo padre era stato un agente segreto vedeva complotti dietro ogni cosa. Eppure, a ben vedere, sembrava avere ragione a sospettare di tutto e di tutti.

- “Sono qui per mio conto. Anche io come suo padre, sono un esperto di filologia antica e mi occupo di leggende. Ho scritto diversi libri ed ho assistito alla prima del “Crepuscolo degli Dei”. La rappresentazione mi ha molto colpito e avevo intenzione di parlare con suo padre per chiedere lumi su alcune leggende cui ha sicuramente fatto riferimento nella sua opera, ma non ho fatto in tempo… posso chiederle la cortesia di mostrarmi il manoscritto. Può farmelo leggere? Le prometto di non disturbarla, lo leggerò qui, a casa sua, così il manoscritto sarà sempre sotto la sua sorveglianza. Non ho nessuna intenzione di portarle via un ricordo di suo padre...”

Sembrava sincero. E poi il suo tono di voce, come i suoi occhi, le dicevano di potersi fidare. Maria si alzò per prendere il manoscritto dallo scaffale in cui l’aveva riposto qualche giorno prima, dopo averlo mostrato alla signora bionda che affermava di lavorare per la Larren… ma il manoscritto non era al suo posto.
Qualcuno l’aveva rubato!


(Continua ???)

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


Puntate precedenti:

Parte prima ->>

Parte seconda _>>

Parte terza ->> 

Parte quarta ->> 

sabato 14 gennaio 2017

Chi sono i padroni del mondo, di Noam Chomsky

Chi sono i padroni del mondo?
 
La verità è sotto gli occhi di tutti, per cui non c'è alcun bisogno di porsi questa domanda, ne tanto meno di cercare la risposta, qualcuno potrebbe pensare.

Eppure l'autore del libro si è posto la domanda e ha cercato di dare una risposta.
Così si scopre che forse le cose non sono come abbiamo sempre creduto, o come ce le hanno sempre raccontate.

Ogni medaglia ha due facce, un dritto e un rovescio, e non si può mai dire con certezza qual è il dritto e quale il rovescio.

Noam Chomsky è un intellettuale statunitense, di origine ebraica, considerato il massimo esponente di linguistica al mondo, professore emerito al Massachusetts Institute of Technology (MIT), storico e attivista politico.

Il suo libro inizia con il chiedersi chi siano gli intellettuali e quale sia la loro funzione per passare poi ad altre domande.
Chi sono i più pericolosi terroristi al mondo? 
Perché Russia e Cina si comportano in questo modo?
In America c'è la democrazia?

Ancora domande scontate.

Forse, ma le risposte di Chomsky non sono scontate!

La sua è una analisi storico politica che mette a nudo i reali interessi che vi sono dietro le frasi altisonanti e i programmi politici della Superpotenza per eccellenza, gli Stati Uniti d'America.

Prendiamo alcuni esempi.

Che cosa sappiamo di Nelson Mandela, presidente del Sudafrica e premio Nobel per la pace nel 1993? Per quale motivo, per il Dipartimento di Stato statunitense, Mandela fino al 2008 faceva parte della lista dei terroristi?

Che cosa sappiamo dell'attentato terroristico dell'11 settembre? 
Sappiamo che ha cambiato il mondo. In quell'occasione il presidente Bush dichiarò infatti guerra al terrorismo.
Eppure l'11 settembre, del 1973, questa volta in America Latina, "quando gli Stati Uniti riuscirono finalmente nell'impresa di rovesciare il governo democratico cileno di Salvador Allende grazie a un golpe militare che insediò l'abominevole regime del generale Augusto Pinochet", è stato completamente dimenticato... nonostante i crimini compiuti allora, dagli Stati Uniti, siano paragonabili se non superiori a quelli compiuti il più famoso 11 settembre 2001.

Perché i palestinesi continuano a prendersela con accanimento con gli israeliani? Quanti crimini di guerra sono stati commessi, e da chi, in questa guerra infinita?

Quali motivi inconfessabili hanno spinto gli Stati Uniti ad isolare Cuba dal mondo?
Cosa li spaventava al punto da individuare in Cuba e nel suo capo di Stato un pericolo per la democrazia degli Stati Uniti d'America? E per quale motivo i sovietici, nel 1962, cercarono di installare dei missili proprio sul territorio di Cuba, a un tiro di fionda dal confine americano?

E ancora il Vietnam, il Laos, le manovre in acque internazionali lungo le coste cinesi, Saddam Hussein, l'Afghanistan, l'invasione dell'Iraq, la guerra al fondamentalismo islamico e ai nazionalismi, l'estensione della NATO ai confini con la Russia, la guerra al narcotraffico...

Cosa devono dimostrare, continuamente, gli Stati Uniti d'America?
Forse che loro sono i padroni del mondo?

L'analisi di Chomsky pare condurre proprio in quella direzione.

Naturalmente, occorre fare attenzione. Quando si parla di padroni del mondo si parla di chi tiene le redini del potere in America, una classe politica finanziata dalle grandi potenze economiche, le multinazionali e la finanza. 
Il popolo americano non sembra essere tra le priorità dei politici americani più di quanto non lo sia il popolo italiano per i politici italiani.

Chi sono i padroni del mondo.

Un grande libro, da leggere con attenzione e su cui riflettere.
Un libro di denuncia contro i crimini internazionali commessi dagli Stati Uniti d'America e da Israele, scritto da un americano di origine ebraica.

Dritto e rovescio, due facce della stessa medaglia... ma qual è il dritto e quale il rovescio è tutto da vedere!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 10 gennaio 2017

Annibale, di G.P. Baker

Mediterraneo!
Il Mare Nostrum dei romani. Antiche città sorsero lungo le sue coste in tempi diversi. 
Tra queste Utica, che in fenicio significa "città vecchia", ma anche Kart Hadasht, città nuova, che i romani chiamarono Cartagine.
La storia di Cartagine è legata a quella di Siracusa, di Roma e delle guerre Puniche ed a quella di una famiglia: i Barca.
Amilcare, padre di Annibale, era stato comandante delle truppe cartaginesi in Sicilia, dove da alcuni anni si assisteva agli scontri tra Roma e Cartagine, di volta in volta chiamate alla guerra per conquistare l'egemonia sul Mediterraneo.

Annibale nasce a Cartagine proprio in questo periodo, era il 247 a.C.

Dopo la fine del conflitto in Sicilia, Amilcare lascia la testa dell'esercito e rientra in patria. Seguiranno anni di ribellioni causati dal mancato pagamento del soldo alle truppe mercenarie.
Cartagine, in quella che è conosciuta come prima guerra punica e nelle rivolte successive, oltre alla Sicilia, perse anche la Sardegna. 

A seguito di un tentato colpo di stato architettato da Amilcare, non andato a buon fine, il generale partì per la Spagna, forse chiamatovi dal genero Asdrubale, e da li ricominciò i preparativi per la conquista dell'Italia.

Annibale in quel tempo aveva solo nove anni quando, un giorno, il padre lo chiamò a se e gli chiese se voleva seguirlo in Spagna. Annibale accettò con gioia. Il padre gli fece pronunciare allora un solenne giuramento con il quale si impegnava a non riconciliarsi mai con i suoi nemici, i Romani.

Nei nove anni successivi Amilcare, sempre con suo figlio al fianco, conquistò la Spagna. 
Si stava preparando alla conquista di ulteriori territori nel nord della Spagna quando, attraversando un fiume, annegò. 
Il potere passò nelle mani di Asdrubale, suo genero, che proseguì le sue campagne di conquista per altri otto anni, attestando il confine sull'Ebro. Oltre il fiume iniziava la zona di influenza dei Romani, non era possibile attraversarlo a meno di riprendere la guerra.
Asdrubale fu assassinato nel 221 a.C..
Annibale aveva 26 anni ed era il naturale successore di suo zio, a lui spettavano le redini del comando. D'altra parte Cartagine non si preoccupava più di tanto di quanto accadeva in terra di Spagna, così alla morte di Asdrubale fu ratificata la nomina di Annibale a nuovo comandante dell'esercito. 

In quegli anni di conquista in Spagna, l'esercito era cambiato. 
In primo luogo era diventato un esercito professionale. Assoldato, addestrato e pagato dallo Stato Maggiore che ne disponeva senza chiedere nessun parere alla classe politica di Cartagine. Non si trattava più dell'esercito di mercenari impiegato in precedenza e che tanti problemi aveva provocato al ritorno dalla Sicilia.
Annibale disponeva di un esercito ben addestrato e soprattutto fedele a lui e solo a lui.
Nei due anni successivi si preoccupò di consolidare il suo potere e di sottomettere le tribù della valle dell'Ebro, cercando di non entrare in conflitto con i Romani. Almeno fino a quando non furono i Romani a violare il trattato di pace allora in vigore. 
Una piccola città, Sagunto, a sud dell'Ebro e quindi sotto l'influenza dei cartaginesi di Spagna, chiese aiuto a Roma. Roma decisa a fermare l'avanzata di Cartagine intervenne in favore di Sagunto, dichiarando che la città si trovava sotto la sua protezione.
Annibale aspettava proprio questo momento. 
Incontrò gli ambasciatori Romani e si lamentò con loro dell'ingerenza nei territori che considerava suoi. Disse che non poteva far finta di niente a scapito della credibilità sua e di Cartagine. Se le cose restavano così la pace tra Cartagine e Roma era rotta e la responsabilità era dei Romani.
Il Senato di Roma non prese sul serio le minacce del giovane Barca, anche perchè era impegnato a gestire i problemi della più vicina Illiria (che si trovava dove oggi si trova Albania e il Montenegro). 
Il console Lucio Emilio Paolo era appena partito alla volta di Dimale, città nei pressi dell'attuale Durazzo, presso la quale il re dell'Illiria Demetrio di Faro (ex alleato Romano) aveva dislocato tutte le sue forze, quando Annibale intraprese l'assedio di Sagunto.
La conquista di Sagunto fu la prima grande impresa di Annibale, il grande generale Cartaginese che sarà ricordato dalla storia per aver attraversato le Alpi con i suoi elefanti da guerra e per aver messo in ginocchio i Romani nella celebre battaglia di Canne.
L'intelligenza del generale Cartaginese, la sua forza di volontà, le sue capacità di manovra e l'astuzia di cui diede ampia dimostrazione, ne fanno ancora oggi uno dei più studiati.
Il libro di George Philiph Baker, autore inglese nato a Plumstead nel 1879, è veramente appassionante, scritto con stile, mai pesante, ricco di particolari e citazioni dagli autori classici, merita a pieno titolo di far parte della biblioteca personale di ogni appassionato di storia.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO