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domenica 30 marzo 2008

Il clima impazzito

Negli ultimi anni il clima è entrato prepotentemente nell'immaginario collettivo, come fonte di preoccupazione. Il cataclisma è arrivato nelle nostre case attraverso l'effetto serra, il buco nell'ozono, lo scioglimento dei ghiacci dei poli e l'innalzamento delle acque. Uragani e tempeste continuano annualmente a ricordarci di quale potenza distruttrice sia dotata la Terra...
Ma tutti questi avvertimenti sembra non abbiano sortito alcun effetto, se non suscitare le chiacchiere dei salotti della TV!
Cosa è stato fatto affinché le attività dell'uomo abbiano un minor impatto sul clima mondiale? Ad occhio e croce niente!
E' di questi giorni la notizia che un enorme blocco di banchisa polare si è staccata e si muove alla deriva nei mari del polo Sud... una enorme massa di acqua dolce congelata, che con i suoi spostamenti ha la capacità di cambiare il microclima dei luoghi che attraversa...
E, anche se non tutti sono d'accordo su ciò, potrebbe essere colpa dell'attività umana...

Per quanto ancora il mondo sopporterà l'Uomo?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Lunga notte (20 settembre 1999)

Una totalità di stelle
Pesante fardello appeso
Alla solitudine del cielo scuro
Tra gli alberi e le loro ombre
Ho visto un uomo stanco
Accovacciato a terra
Nettarsi del fango con le mani
Si è alzato a guardare la notte
E sembrava immensa e lunga.

Giuseppe MARCHI

sabato 29 marzo 2008

Illegalità diffusa al mercato rionale...

Vi è mai capitato di andare al mercato rionale?
A me capita, di tanto in tanto.
Mentre cerco di farmi strada tra la gente mi stupisco sempre quando vedo i banchetti dei venditori abusivi di cianfrusaglie, DVD pirata, borsette false, persino le carte di Yu-Gi-Oh! Centinaia di persone che lungo i marciapiedi svolgono il loro commercio... chissà quanti di loro hanno il permesso di soggiorno!
E mentre mi faccio strada tra la folla, ecco che mi ferma un venditore abusivo che mi chiede un euro per tre teste d'aglio... ma anche lui deve pur vivere, penso!
Mi guardo intorno, per ogni bancarella autorizzata(?), ce n'è almeno un'altra sicuramente non autorizzata... Per tutto il tempo passato al mercato non si è visto un poliziotto, un vigile urbano, un Carabiniere o un finanziere... poi, proprio mentre sto per andar via, intravvedo una macchina dei vigili urbani, sono in quattro e parlano tra loro.
Tutto intorno l'illegalità diffusa continua i suoi affari ma non è un problema loro... nessuno si preoccupa della presenza dei vigili e i vigili non si preoccupano dei venditori di falsi, come se ci fosse un qualche tacito accordo... più semplicemente perchè occorrerebbero 400 vigili, forse!
E noi cosa possiamo fare se non guardare la nostra società degenerare?
Niente, perché tutti sanno che il mercato rionale è un luogo di illegalità diffusa e nessuno fa niente... anzi no, qualcosa fanno, evitano di andarci, almeno in divisa!
Complimenti Italia, chiudi gli occhi e vai avanti così che vai bene!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 26 marzo 2008

Sto tagliando il tempo...


Nicosia, cinquanta anni fa...
Ricordo una grande casa di campagna, al piano terra c'era la stalla per i buoi e le mangiatoie... Venti metri più in là, ammucchiate sul pavimento, c'erano le scorte per il bestiame...
La casa era molto grande, il soffitto era alto e realizzato in tronchi di legno e in canne...
Al piano superiore c'era la stanza in cui dormiva tutta la famiglia... e, attraverso una botola, si accedeva al soffitto, irraggiungibile per un bambino piccolo.
Ricordo che una volta entrai nella stanza, un enorme dormitorio con i letti lungo le pareti e la tavola al centro, trovai nonno affacciato alla finestra che oscillava stranamente... Nonno Sigismundo si accorse della mia presenza e mi accompagnò fuori, mi disse che poi mi avrebbe spiegato...
Il tempo passò e io dimenticai questo fatto ma un giorno capitò nuovamente... incuriosito gli chiesi cosa stava facendo e così scoprii che nonno "tagliava il tempo".
Chiesi cosa significava "tagliare il tempo" così mi raccontò che si trattava di salvare le colture dalle forze della natura... dai temporali. Occorreva allontanare le nuvole cariche di grandine dai propri terreni. Era una pratica antica che veniva tramandata dal padre al primo figlio maschio che, se interessato, avrebbe potuto assistere la notte di un particolare giorno dell'anno, allo svolgimento della cerimonia...
L'arte di controllare il temporale e di spostarlo per salvaguardare il proprio territorio, era molto pericolosa, bisognava stare soli anche perché se accadeva qualcosa, chi era nelle vicinanze, poteva morire...
La cerimonia era un insieme di parole e gesti rituali, nonno si circondava di attrezzi agricoli, delle falci molto arcuate e che dovevano essere ancora in uso per la mietitura del grano, venivano posizionate in modo particolare, incrociate e rivolte fuori dalla finestra.
Non ricordo cosa diceva ma recitava delle formule antiche...
Purtroppo il tempo, imperterrito, non aspetta nessuno e io, crescendo, dimenticai... e la tradizione andò persa!



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 25 marzo 2008

Contusu de "Sa Rutta"

Era una fredda giornata del 1958, io avevo solo otto anni. Abitavamo tutti assieme nella casa di campagna di sa Rutta. Eravamo in sei in famiglia, il nonno Riccardo, la nonna Annunziata, mamma Cenza, mio fratello Umberto, io e Pupa; papà era già andato via.
Quella sera pioveva e, come tutte le sere d'inverno, eravamo tutti intorno al camino. Mamma preparava la cena, una minestra calda e pane abbrustolito sulla brace.
C'era freddo e per scaldarci nonno aggiunse della paglia di fave sul fuoco. A me non piaceva l'odore del fumo, ma adoravo riscaldarmi al caldo della fiamma, così talvolta mi sedevo dentro il caminetto, affianco al gatto grigio dal pelo bruciacchiato. Mentre aspettavamo la cena di solito nonno ci raccontava qualche vecchia storia, di quelle che si raccontano da centinaia d'anni nelle famiglie di campagna. I racconti erano spesso spaventosi per noi bambini.
C'era "su Diau" (il Diavolo), sempre presente nelle storie del nonno sotto forma di un caprone che scalciava, dagli zoccoli sprizzavano scintille del fuoco dell'inferno. C'erano gli spiriti della vecchia casa dei Crobu che sbattevano le porte, distruggevano i mobili e facevano strani spaventosi rumori. E per i bambini più piccoli, che facevano i capricci perché volevano uscire in cortile, c'erano "is mazzamurrusu", una sorta di gnomi col berretto verde che ballavano sul muro di casa... era capitato anche a me di vederli una volta!
Ma quella sera il nonno ci parlò dell'anno 2000, l'anno in cui, si diceva, ci sarebbe stata la fine del mondo. Io e Pupa ascoltavamo con attenzione e un po di paura, Umberto stava da una parte, seduto a tavola e leggeva, lui era grande e non stava più a sentire il nonno... Nonna Annunziata uscì in cortile a prendere dell'altra legna quando la sentimmo urlare. Nonna rientrò di corsa urlando "Oiommommia, esti sciaendisia su mundu!" (Oddio, si sta disfando il mondo!). Ricordo che anche noi cominciammo ad urlare spaventati...
Solo nonno Riccardo si affacciò fuori a vedere cosa stesse accadendo, il cortile riluceva di scintille che venivano dall'alto... sollevò gli occhi e, resosi conto dell'accaduto rientrò in casa e con la sua voce alta e calma disse "No esti nudda, adi pigau fogu sa zimminera...", aveva solo preso fuoco la canna fumaria...
Nonna era ancora spaventata e anche noi eravamo un po in ansia.
Ricordo che mamma allora chiamò a tavola e di fronte ad un piatto di minestra calda dimenticammo subito tutte le nostre paure...
Dopo cena ci sedemmo ancora intorno al fuoco e mentre nonna Annunziata lavava le stoviglie, mamma ci intratteneva con qualche altra storia.
Quella sera ci raccontò di aver sognato che in un certo punto della casa di zia Nuccia c'era unu scruxioxiu nascosto (un tesoro) fatto di monete d'oro. Su scruxioxiu si trovava sotto terra e sopra c'era unu laccu (una macina) in pietra. Le fu detto di presentarsi a mezzanotte nel punto indicato con una persona che la aiutasse a raccogliere il tesoro... ma lei ebbe paura e non ci andò così fu assegnato ad un altro che, si dice, lo trovò esattamente dove indicato nel sogno.
E così un'altra sera era passata ed era arrivata l'ora, infine, di andare a letto...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 18 marzo 2008

Il pendolare in scatola inizia a puzzare...

Aprilia-Roma,
un treno all'ora circa, sei carrozze ci portano giornalmente al lavoro...
il treno dei pendolari dimenticato da Dio!
Viaggio giornalmente da più di cinque anni e i passeggeri sono, forse, raddoppiati!
Ma il treno è sempre lo stesso!
E allora, come viaggiano i pendolari?
Benissimo...
Il treno delle sei e venti del mattino che parte da Nettuno alle sei meno dieci ad aprilia è già pieno, solo pochi posti sparpagliati per i vagoni e giù, nella banchina del binario uno, centinaia di persone si accalcano nella speranza di conquistare un posto libero...
Per la maggior parte il viaggio finirà così come inizia, in piedi nell'ingresso!
Ma non è un problema, è sicuramente in buona compagnia... Infatti, pressati come sardine sotto olio si viaggia tutti in allegria... è sufficiente guardare le facce per capirlo!
Ma è certamente un caso.
Allora prendiamo il treno al ritorno, 17 e 07 da Roma Termini, binario dodici, la temperatura, come al solito è alta quando fa caldo e bassa quando fa freddo...
L'unica cosa sicura è il posto in piedi, come le sardine della mattina...
e che dire del profumo... anche non volendo è impossibile non scoprire quello usato dal nostro vicino di viaggio!
Ma va bene così, bisogna essere ottimisti...
tutto sommato, le mucche che viaggiano strette come noi pendolari, nel loro ultimo viaggio vanno al macello... e non al lavoro!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

RITORNO DAL KOSOVO (27 Agosto 1999)

Ho paura del tempo
Il vuoto interposto agli attimi
Il relativo silenzio interrotto
Dal brusio di fondo
Lontana reminescenza d’altri
Voci confuse e di notte
Bagliori di luminescenza
La nave salpata dal porto
Ha reciso qualcosa di invisibile
Ma rimane sugli avambracci
Chiusi all’aria fredda della sera
L’indelebile cicatrice delle ferite
Inferte dalla memoria.
Il ciclo delle nostre lune
ha inghiottito in un’eclissi
tutti i pensieri inespressi
le parole dette e ripetute
a noi stessi, tutto lo spazio
della lontananza.
Un’onda di chiara schiuma
Ha inabissato la vita un attimo
Prima poi domani sarà
Il sereno risveglio del ritorno.
Non avrò paura di rivederti
Del mio viso allo specchio
Del perduto tempo e di quello ritrovato
Dell’amore sopito abbandonato
In fondo allo sguardo
Nell’angolo segreto delle mani.
Domani ti abbraccerò di baci

Giuseppe MARCHI