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sabato 12 luglio 2008

Viaggio in Libia: Tripoli e Leptis Magna

Tripoli è una città malinconica e vuota, dove regna una triste dittatura.
A differenza della vicina Tunisia, la Libia è molto meno evoluta: camminando per le vie tripolitane, anche all’occhio del turista più distratto non può sfuggire l’abissale divario tra ricchezza e povertà... Continua...

venerdì 11 luglio 2008

La macchina dell'esperienza - 2

Caro Isaia, raccolgo la tua provocazione e provo a dirti cosa ne penso io sulla macchina dell'esperienza.
Vediamo se ho capito, tu dici che il filosofo americano Robert Nozick nel suo libro “La vita pensata”, si dedica a riflettere “sulla vita e sulle cose importanti nella vita..." mentre di solito tutti noi “tendiamo a vivere come se avessimo inserito il pilota automatico, attenendoci (…) alle opinioni di noi stessi e agli obiettivi che abbiamo acquisito inizialmente”.
Poi ci proponi un esperimento tratto dallo stesso libro che consiste nell'immaginare che sia stata inventata una macchina che possa darci, una volta collegati ad essa, qualsiasi esperienza noi possiamo desiderare: quella di amare, contraccambiati, la più bella donna del mondo; di essere il Presidente degli Stati Uniti; di risolvere il problema della fame nel mondo; di vincere il Nobel per la letteratura... e se l'immaginazione scarseggia la macchina stessa ci aiuta dandoci utili suggerimenti grazie ad una biblioteca delle sensazioni interiori predisposta da abili psicologi!
Ed infine, dulcis in fundo, non vi è alcun modo di capire che siamo collegati a tale macchina e che perciò i piaceri non possono essere rovinati dal fatto di essere prodotti artificialmente.
Se ho capito bene tu (lui, l'autore del libro) mi chiedi se sceglierei o no (e soprattutto: perché) di adottare questa macchina per tutta la vita, vivendo così “dal di dentro” i miei sogni più dolci...

Ci ho riflettuto a lungo in questi giorni e ora provo a spiegarti il mio punto di vista che non so se può essere considerato una risposta, ma almeno è un inizio!
Quando ero piccolo mi capitava spesso di sognare e quando mi svegliavo ricordavo quasi sempre dei pezzi di sogno... talvolta belli, talaltra brutti... ma in ogni caso ricordavo! Ricordavo e mi chiedevo quale delle due fosse la vera vita... se quella vissuta dal mio io nel sogno, oppure quella che vivevo quando mi svegliavo e finiva il sogno. Mi chiedevo quale delle due fosse la realtà... o meglio quale tra le tante fosse la realtà... perchè ogni sogno, salvo poche eccezioni era parte di un mondo a se... diverso da quello che ritenevo essere reale e diverso dagli altri mondi dei miei sogni. Poi sono cresciuto e piano piano ho cominciato a sognare sempre meno o, più realisticamente, ho iniziato a ricordare sempre meno i sogni anche se talvolta mi capita ancora...
Ora, supponiamo che con il passare del tempo io smetta di sognare o meglio, al risveglio mi dimentichi completamente i sogni... credo che ci troveremmo esattamente nella situazione in cui si troverebbe la persona che abbia accettato di vivere attaccato alla macchina...
Per essere chiaro, se non si è in grado di distinguere la realtà dal sogno o dalla realtà artificiale creata dalla macchina, non ha proprio alcun senso porsi la domanda... nè ha senso cercare la risposta... tanto non farebbe alcuna differenza!
Ecco la mia risposta, non so se vada nella direzione indicata dall'autore del libro, ma credo sia l'unica possibile...
Certo che però, se la macchina, come tutte le macchine dovesse prima o poi avere dei malfunzionamenti... beh, in quel caso ci troveremmo di fronte al film "Matrix"....

lunedì 7 luglio 2008

La Macchina dell’esperienza.

Cari amici tuttologi, in questi giorni sto leggendo il libro del filosofo americano Robert Nozick (1938-2002) “La vita pensata”, edito da BUR , che avevo comprato qualche anno or sono, incuriosito dal titolo e dalla intenzione, annunciata dall’autore nella introduzione, di riflettere “sulla vita e sulle cose importanti nella vita, per chiarire il mio pensiero e anche la mia vita” mentre di solito tutti noi “tendiamo a vivere come se avessimo inserito il pilota automatico, attenendoci (…) alle opinioni di noi stessi e agli obiettivi che abbiamo acquisito inizialmente”.
Confesso che il riferimento dell’autore al pilota automatico, pensando a tanti momenti della mia vita, mi ha turbato e mi ha lasciato alquanto pensieroso…
Da questo libro vi propongo il seguente esperimento mentale, che possiamo battezzare La macchina dell’esperienza.
Immaginiamo che sia stata inventata una macchina che possa darci, una volta collegati ad essa, qualsiasi esperienza noi possiamo desiderare: quella di amare, contraccambiati, la più bella donna del mondo; di essere il Presidente degli Stati Uniti; di risolvere il problema della fame nel mondo; di vincere il Nobel per la letteratura.
Se la nostra immaginazione scarseggia, la macchina stessa può darci utili suggerimenti grazie ad una biblioteca delle sensazioni interiori predisposta da abili psicologi!
Si noti che non c’è memoria di essere collegati alla macchina e che perciò i piaceri non possono essere rovinati dal fatto di essere prodotti artificialmente.
Ora la domanda è: sceglieremmo o no (e soprattutto: perché) di adottare questa macchina per tutta la vita, vivendo così “dal di dentro” i nostri sogni più dolci?
Voi che cosa ne pensate?
Isaia De Maria

Ancora un Tuttologo, benvenuto Isaia!


Anche oggi ho la possibilità di presentarvi un nuovo amico Tuttologo... ma lasciamo fare a lui! Io dico semplicemente benvenuto a nome di tutti!


Caro Alessandro, amici tutti dell’Accademia dei Tuttologi, accolgo con grande piacere l’invito a far parte della “compagnia”. Spero solo di poter dare un contributo interessante...
Qualche breve parola di presentazione: mi chiamo Isaia De Maria e sono originario di Cusano Mutri in provincia di Benevento, ma nella mia vita ho vissuto a Napoli, a lungo a Pisa (che mi piace considerare un po’ la mia città di adozione), a Roma e da un annetto risiedo a Monterotondo, sempre in provincia di Roma.
Di professione sono un ufficiale dell’Aeronautica militare chiamato ad occuparsi essenzialmente di questioni giuridiche. Ma, almeno nella vita privata, preferisco al diritto ( scienza che, in verità, ho sempre considerato un po’ lugubre) la letteratura, il cinema, la storia, le discussioni filosofiche dal sapore antico, magari con un occhio all’attualità politica e sociale.
Inoltre, amo molto la natura e i viaggi, gioco a scacchi e ho un debole per i sigari toscani (dimenticavo, quello in fotografia sono io “al giorno d’oggi”…).
Un saluto a tutti!


Isaia.

domenica 6 luglio 2008

Tracce (2000)

Sancire l’inizio del millennio
Il nostro abuso sul tempo
L’ineluttabile necessità di vivere
Appoggiati fieramente al confine
Valli e monti di deserto
Sabbia sopra e sotto l’acqua
Sono uomini che vengono da lontano
Nel cielo annunciati da nessuna stella
Al posto degli occhi dardi fiammeggianti
Ora spenti alla fine del viaggio
Tracce di secolo rechiamo loro in dono
Brandelli di carni dal filo spinato strappate
Odore acre di guerra perduta e morte
Dalla periferia della terra e nei visceri suoi.

In fondo a tutti i naufragi nel volo nero dei cormorani
Ombre e flutti avvolti e intrecciati come mani
Nel nucleo incessante dei pensieri umani
Abbiamo intravisto due fantasmi segnati dal dolore
Il morbo come Cristo sulle mani e sui piedi
Un occhio splendente al posto della croce
Abbracciavano quei delitti su barche annerite
“non c’è pace senza giustizia”.

Giuseppe MARCHI

sabato 5 luglio 2008

Ovidio, le Metamorfosi e la suddivisione del mondo.

Publio Ovidio Nasone è il nome completo del poeta latino Ovidio, autore, tra l'altro delle "Metamorfosi". Nato nel 43 a.C. a Sulmona, comincia a viaggiare da subito. Si reca a Roma, ad Atene, in Asia Minore, in Egitto e in Sicilia. Muore all'età di circa 60 anni.
La sua opera più conosciuta è intitolata "Metamorfosi" e tratta del "mutamento di corpi", cioè di trasformazioni, tra queste vi è spazio anche per la formazione dell'universo a partire dal Chaos.
Ma veniamo al punto che mi interessa trattare in questo breve articolo, la suddivisione della terra in fasce in base alla temperatura.
Ci dice Ovidio che:
(Cap. I, 47 e seguenti)
"la provvidenza divina ripartì con lo stesso numero la massa della Terra avvolta dal cielo, sicché altrettante zone sono delimitate sulla terra. Delle quali quella mediana non è abitabile per il calore; due altre sono coperte di neve alta: altrettante zone dispose tra l'uno e l'altro spazio, e creò un giusto equilibrio mescolando il caldo con il freddo. Su di esse sta sospesa l'aria; la quale quanto è più leggera del peso della terra e dell'acqua, di tanto è più pesante dell'etere."
Su questa frase dall'apparenza scontata e banale è possibile fare alcune osservazioni:
1. la suddivisione della Terra in cinque fasce, visto il tempo in cui scriveva non doveva essere banale; eppure ad Ovidio è chiaro che la terra è suddivisibile in due fasce polari agli estremi, due fasce temperate e una fascia calda, equatoriale;
2. la disposizione delle fasce e delle temperature sulla terra crea un certo equilibrio;
3. l'aria ha un peso, inferiore al peso di terra e acqua ma comunque superiore al peso dell'etere...
Ora, sulla base di queste semplici osservazioni, proviamo a porci delle domande:
1. Come poteva Ovidio sapere della suddivisione della terra in fasce sulla base del parametro "temperatura"?
2. Perché ci parla di "equilibrio"?
3. Come poteva sapere che oltre l'aria c'è qualcosa di diverso e più leggero, l'etere per l'appunto?
Queste domande sono solo alcune che possiamo porci e alle quali vorrei poter trovare risposta...
Chi mi sa aiutare?
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Futuro?

Deutsch Version
La crisi era arrivata, come prevedibile, ma le sue conseguenze non erano state previste...
Da anni le cose non andavano bene, la situazione politica del paese era drammatica.


La disaffezione alla politica aveva allontanato dal settore il meglio della società, che aveva completamente abdicato a favore di una classe di politici mediocri, eredi dei moti del '68. Anche la classe dirigente del settore pubblico era ancora quella proveniente dalle università del 18 politico!
Sarebbe bastato qualche anno e un po di serietà da parte di tutti per risollevarsi ma nessuno credeva più nel futuro, si viveva alla giornata aspettando, o forse temendo, il momento in cui sarebbero cambiate le cose... poi avvivò la crisi del petrolio, i prezzi del barile cominciarono a salire senza freni.


In neanche un anno il prezzo del barile passò da 70 a 150 dollari a causa di speculazioni e di palesi errori di valutazione di chi allora era convinto di guidare il mondo. Il raddoppio del prezzo del petrolio influenzò tutto il mercato mondiale nei diversi settori, provocando fenomeni inflattivi completamente fuori controllo. In Europa l'instabilità raggiunse il massimo quando alcuni paesi furono costretti a lasciare l'Unione a causa del fallimento del sistema politico aggravato dal crollo delle borse e da gravi fenomeni legati alla rinata potenza delle cosche mafiose che si sostituirono in toto all'ormai fallito sistema politico.


Recrudescenze nazifasciste spesso alimentate dalla mancanza di una politica seria di controllo dell'immigrazione dai paesi dell'est, provocarono reazioni al limite dell'irrazionalità da parte degli storici alleati d'oltreoceano. Titoli quali "Liberiamo l'Europa dai nuovi nazisti" facevano tutti i giorni bella mostra sulle prime pagine dei principali quotidiani statunitensi. La Gran Bretagna fece la prima mossa lasciando la NATO per chiudersi in un isolazionismo quasi incomprensibile vista la situazione, provocando forti proteste franco tedesche che videro in ciò quasi una dichiarazione di guerra. Pochi giorni dopo il Congresso americano annunciò lo stanziamento straordinario di 500 miliardi di dollari per il completamento del programma di difesa dai missili balistici. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.


La NATO, già in crisi, si sciolse come neve al sole e due giorni dopo i primi ordigni nucleari colpirono alcune delle più importanti città europee e statunitensi.


Parigi, Bonn, Roma, Washington, Bruxelles furono cancellate dalle carte geografiche... per sempre...
L'Occidente si cancellò da solo dalla faccia della terra... grazie a Dio!



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Roma, 04 luglio 2008)