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domenica 16 luglio 2017

Una lezione d'arte da Giovanni Dettori: puntasecca e acquatinta




Prima di partire per la Sardegna per le ferie non avrei mai pensato di assistere ad una lezione di puntasecca e acquatinta. Eppure così è la vita e a volte ti riserva delle piacevolissime sorprese.

Eravamo stati assieme ad una cena e in quella occasione Giovanni Dettori, incisore di Porto Torres, ci ha detto che se avessimo avuto qualche ora da dedicargli ci avrebbe mostrato come si prepara una stampa.


Noi abbiamo accettato subito e così, qualche giorno dopo, un sabato mattina, ci siamo ritrovati nel suo laboratorio artistico per assistere ad una lezione tutta per noi!
Giovanni ci ha così introdotto alla tecnica di incisione chiamata “puntasecca e acquatinta”, spiegandoci come si incide una lastra metallica da utilizzare per effettuare delle stampe artistiche.

Il nome deriva dagli strumenti impiegati per la realizzazione dell'opera, punte metalliche, resina in polvere e acido.

Il laboratorio è un mondo ricco di oggetti interessanti e sconosciuti a chi non fa parte dei pochi appassionati dell'incisione.
Ogni oggetto, seppur all'apparenza vecchio o inutile ha una sua ragion d'essere.
Alcuni stracci appesi, per esempio, di tessuto tarlatana, anche se usati e riusati servono allo scopo di pulire le lastre dall'eccesso d'inchiostro. 

 

Un vecchio pentolino in ferro smalto si scopre essere un rudimentale fornello ad alcool. Pennelli, punte per incisione, inchiostri, colori, sabbie e carta di tutti i tipi, perfino calze da donna in nylon hanno tutte la loro utilità che solo l'artista è in grado di mostrare pienamente.

Un bel torchio, del quale Giovanni ci ha raccontato la storia, fa bella mostra di se al centro del piccolo laboratorio e sarà protagonista della fase finale, la stampa, dell'opera. 

Giovanni ci mostra la lastra metallica già incisa, rappresenta la “Vergine in preghiera” di Giovan Battista Salvi detto il “Sassoferrato”, quadro esposto alla National Gallery di Londra. Il lavoro è stato realizzato già da qualche anno ma a noi interessa la preparazione della stampa, anche perché realizzare un'incisione richiede molto più tempo.


La lastra deve essere preparata, riscaldandola. Giovanni maneggia la lastra calda senza particolari accorgimenti ma solo perché l'abitudine glielo consente. Una lastra metallica calda va maneggiata attentamente per tutti gli altri. 
Poi si procede alla stesura dell'inchiostro sulla lastra ancora calda, rigorosamente a mano, in questo modo l'inchiostro aderisce meglio. Ci si sporca un po, ma così ci si rende conto dell'uniformità dell'inchiostro sulla lastra. 

Ora si può procedere alla pulitura dell'inchiostro in eccesso. La prima sgrossatura avviene con l'uso di un pezzo di tarlatana. Poi si passa al lavoro di finitura. Anche in questo caso si utilizzano le mani nude. Poggiata la lastra su un lato e tenendola ben salda con una mano, si procede a “spazzolarla” energicamente col palmo della mano. Fino a che non compare in tutto il suo splendore l'immagine in precedenza nascosta dall'inchiostro.
 
Prima di iniziare la preparazione della lastra Giovanni ci ha mostrato la carta che utilizza, facendoci notare le differenze di peso, colore, filigrana e rigidità. Scelta la carta su cui effettuare la stampa, una bellissima carta “Amalfi” nel nostro caso, l'ha immersa in una bacinella d'acqua e quindi l'ha messa ad asciugare. La carta così ammorbidita è più facilmente “impressionabile”.
 
Ora occorre rifinire la lastra. Un tocco con il bianco di Spagna lungo i bordi e la lastra è pronta.
Il torchio da stampa, proveniente da Torino, è pronto all'uso. Giovanni vi dispone la lastra metallica incisa e quindi vi posiziona sopra con attenzione la carta Amalfi ancora umida. 

Poi ricopre il tutto e si mette al “timone”.


E' questione di un attimo!
Pochi giri di ruota e il gioco è fatto.

Giovanni solleva lentamente un lembo della stampa per rivelare la sua opera d'arte.  

Un'arte, forse, un po dimenticata ma che non manca di stupire chi, come noi, ha la fortuna di assistere alla nascita di una stampa.
Ancora una volta la “Vergine in preghiera” prende forma dalla lastra incisa… poi verrà riposta, fino a quando non servirà nuovamente al suo realizzatore.

 
In un'ora di “lezione” abbiamo imparato molto, soprattutto ad apprezzare il lavoro dell'incisore Giovanni Dettori, artista, sardo, nostro amico... 





Alessandro Rugolo & Giusy Schirru

sabato 15 luglio 2017

FIWARE e Difesa: intervista al Dottor Avallone





Cos'è FIWARE?

In breve: si tratta di una iniziativa europea nata dalla Public Private Partnership Future Internet, volta a aumentare la competitività europea nel campo dell'Information and Communication Technology (ICT). FIWARE è oggi una fondazione indipendente.
Ci si potrebbe chiedere: come?
Per mezzo di una infrastruttura tecnologica basata su OpenStack (architettura open source per il cloud computing) e di un insieme di specifiche di comunicazione basate su standard open in grado di aiutare gli sviluppatori a creare smart app per la gestione di servizi nei più disparati settori.
La forza di FIWARE sta nella capacità intrinseca di semplificare la creazione di smart application, consentendo un non indifferente risparmio di tempo nella creazione di applicazioni e aumentando, di conseguenza, la competitività di chi ne fa uso.
Il successo dell'idea è testimoniato dall'immagine qui sotto, che rappresenta la community europea.
Ma FIWARE, dal 2016, si sta dimostrando competitiva in tutto il mondo.
FIWARE mette a disposizione delle community di sviluppatori alcuni potenti strumenti e i cosiddetti "Generic Enablers", ovvero dei moduli base da utilizzare, come i mattoncini della Lego, per costruire applicazioni complesse. La maggior parte dei Generic Enablers è rilasciata sotto licenza open, ma esistono anche blocchi proprietari.
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una iniziativa destinata a morire a causa dei forti interessi delle industrie del software, ma sarebbe subito smentito.
Attualmente più di la fondazione conta oltre 100 membri (tra questi alcuni giganti del mondo ICT europeo quali la spagnola Telefonica, la francese Orange, l'europea Atos, l'italiana Engineering ma anche la giapponese NEC).
Se ciò non bastasse a far capire la magnitudo del fenomeno FIWARE, posso aggiungere che nel progetto sono già stati investiti più di 400 milioni di euro!
La fondazione gestisce diversi laboratori che possono essere utilizzati per testare le applicazioni prodotte. Inoltre FIWARE fornisce anche supporto e formazione a chi è interessato.
Tra le iniziative più interessanti, dal mio punto di vista, vi è quella relativa alle Open and Agile Smart Cities, iniziativa che mira a sviluppare un mercato aperto basato sui bisogni delle città e delle comunità che le compongono.
A febbraio del 2017 più di cento città in Europa hanno aderito al progetto.
Tra queste ve ne sono otto in Italia: Milano, Palermo, Lecce, Cagliari, Terni, Ancona, Genova e Messina.
Ma quali possono essere i risvolti dell'iniziativa FIWARE nel mondo della Difesa?
Per provare a capirlo abbiamo incontrato il dottor Dario Avallone, Capo del settore ricerca e sviluppo della Società Engineering e responsabile dell'iniziativa FIWARE.
Dottor Avallone, lei lavora per una grande società informatica italiana, la Engineering1, come Capo del settore ricerca ma allo stesso tempo segue il progetto FIWARE2. Qual è il suo ruolo nel progetto europeo?

Per arrivare ad inquadrare il mio ruolo nel contesto FIWARE riassumo brevemente i passaggi più importanti che hanno consentito di portare FIWARE a quello che è oggi. Anticipo che Engineering ha giocato un ruolo fondamentale fin dall’inizio, che sta continuando oggi, in modo sempre più attivo.
Nel 2009 la Commissione Europea lancia il programma sulla Future Internet come Partnership Pubblico-Privato assieme alle industrie europee. Nel 2012 nasce FIWARE come soluzione tecnologica composta dai cosiddetti servizi generici (Generic Enabler). Nel 2014 i Geneic Enabler sono messi a disposizione di chiunque li voglia provare attraverso il FIWARE Lab, un ambiente cloud distribuito in tutta Europa. Vengono sviluppati una serie di applicazioni pilota per aree tematiche (es. energia, sanità, trasporti, sicurezza…). Nel 2015 inizia il programma di accelerazione che vede un investimento di circa 80M€, rivolto alle start-up e piccole-medie imprese europee3, e che in due anni porta sul mercato un migliaio di applicazioni che utilizzano FIWARE. Nel 2015 inizia la trasformazione di FIWARE da progetto europeo a Community Open Source; diventa un aspetto chiave per l’Open & Agile Smart Cities Initiative4; nascono le prime offerte di piattaforma commerciale. Nel 2016, un passo molto importante, con la creazione della FIWARE Foundation, ente non-profit con la missione di garantire la sostenibilità dell’ecosistema FIWARE.
Engineering è uno dei membri fondatori della FIWARE Foundation5, assieme ad ATOS, Telefonica ed Orange; io sono un membro del Board dei Direttori della fondazione.
Come si capisce da questa rapida introduzione, parlare di FIWARE come progetto europeo è, oggi, troppo riduttivo.

Difesa on line si occupa del mondo militare sotto tutti i punti di vista ed anche l'informatica ha la sua importanza. Secondo lei il progetto FIWARE può rappresentare una opportunità per la Difesa? Vi sono dei progetti in FIWARE dedicati al mondo della Difesa?

Considerando le opportunità offerte dallo stack tecnologico messo a disposizione da FIWARE e come questo è stato sfruttato con successo dal programma di accelerazione citato in precedenza, sicuramente è possibile immaginare che FIWARE possa rivelarsi una soluzione vantaggiosa anche per alcune delle molteplici esigenze che il sistema ICT della Difesa deve soddisfare. Aspetti portanti della filosofia FIWARE quali la completa apertura delle interfacce di programmazione dei servizi e la loro disponibilità in Open Source sono a mio avviso delle caratteristiche di flessibilità e trasparenza estremamente importanti per una soluzione da utilizzare in ambito pubblico. Ovviamente, quando si affronta un utilizzo concreto di qualunque soluzione software, non sono da sottovalutare altri aspetti come la qualità dei componenti ed il supporto allo sviluppo.
Analizzando le mille applicazione che citavo in precedenza non possiamo dire che ce ne siano di espressamente dedicate al mondo della Difesa. Questo a mio avviso è principalmente dovuto a questioni di opportunità di business ed alla vicinanza degli attori (start-up e PMI) a settori quali industria, salute, trasporti e società per elencarne alcuni. Ritengo che potrebbero essere di particolare interesse quei componenti che facilitano l’integrazione tra l’ambiente reale e quello digitale, ovvero i servizi dedicati all’Internet of Things per interfacciare le applicazioni con sensori ed attuatori che sono, ad esempio, presenti negli ambienti in cui viviamo. A completamento di questo tipo di interfaccia con il mondo fisico, FIWARE sostiene fortemente l’importanza della ricostruzione del contesto nel quale si opera. Solo con un’adeguata ricostruzione del contesto è possibile attivare logiche di analisi e supporto alle decisioni.
Detto questo, la natura di servizi general purpose di FIWARE non ne limita l’utilizzo in settori specifici.

Tra i paesi europei la Germania è forse quello che ha investito di più nell'Open Source. L'Italia, secondo lei, come è posizionata nel settore?

Considerare il tema dell’adozione del software Open Source in generale richiederebbe un’intervista dedicata solamente a quello. Restringendo il tema all’esperienza FIWARE viene confermata la sua visione relativa alla Germania, infatti la sede della FIWARE Foundation si trova a Berlino. Per quanto riguarda il nostro paese troviamo che sono più di 100 le imprese che hanno avuto successo nel programma di accelerazione e che operano in settori come ad esempio l’agroalimentare, l’energia, i trasporti e le smart city. Contando anche tutte le imprese che hanno partecipato alle fasi iniziali otteniamo una massa critica che porta con se una cultura nell’utilizzo del software Open Source che è molto promettente per il futuro. Mi lasci precisare che oltre al software altrettanto importanti sono gli Open Standard e gli Open Data, per avere un quadro completo.
Come si capisce, non nascondo la predilezione per il software a codice aperto.
Dal punto di vista strategico FIWARE sembra essere una ottima opportunità europea per interrompere (o almeno rallentare) lo strapotere delle multinazionali statunitensi. Come è vista l'iniziativa nel mondo politico italiano?

Dire come è vista l’iniziativa FIWARE nel mondo politico italiano non è sicuramente cosa semplice. Pur essendo FIWARE una risposta coerente con la spinta politica data dalla Commissione verso l’adozione di Piattaforme Aperte, in Italia queste raccomandazioni non trovano ancora adeguata accoglienza da parte dei decision makers delle nostre istituzioni pubbliche. Concretamente, soprattutto per quanto attiene le gare d’appalto tradizionali, ancora oggi, l’utilizzo di software e standard aperti non sembra essere un elemento particolarmente qualificante. D’altro canto, la sensibilità dei nostri rappresentanti istituzionali verso le piattaforme e gli standard aperti è molto più percepibile nelle iniziative a forte contenuto innovativo. Ad esempio ad oggi nove città Italiane hanno aderito all’associazione Europea denominata OASC (Open Agile Smart City), alla quale facevo riferimento all’inizio, finalizzata esattamente a promuovere l’utilizzo delle piattaforme e degli standard aperti. In tale contesto, l’utilizzo di FIWARE è assolutamente ben visto soprattutto per realizzare applicazioni sperimentali ed a forte contenuto d’innovazione.
Personalmente questo mi rende fiducioso che in un tempo ragionevole FIWARE possa trovare riconoscimento ed utilizzo anche in contesti meno ristretti proprio grazie ad i vantaggi, sia in termini economici che di riutilizzo, che la sua adozione può garantire alle Pubbliche Amministrazioni. In riferimento proprio a questo aspetto abbiamo già condotto una prima valutazione di come FIWARE risponde al Modello Strategico di evoluzione dell’ICT della Pubblica Amministrazione presentato da AgID nel documento recentemente pubblicato che presenta il Piano Triennale per l’informatica nella PA.

Il mondo moderno si è risvegliato nel bel mezzo del cyberspace, forse senza ben comprendere come ci sia finito. Ciò significa che oltre a dover gestire l'aumentato rischio, si potrebbero creare tante opportunità per lo sviluppo del settore legato alla sicurezza informatica. FIWARE come gestisce la sicurezza? Quali best practices sono impiegate nel processo di produzione di software?
Come viene gestito il controllo di qualità? Quali sono i percorsi formativi di FIWARE nello specifico settore?

Vediamo un punto alla volta iniziando dalla questione sicurezza. FIWARE affronta questo tema, mettendo a disposizione degli sviluppatori di applicazioni, una serie di servizi (Generic Enabler) che consentono la gestione dei profili utente e la protezione dei servizi web che compongono l’applicazione. Ricordo che FIWARE ha scelto l’implementazione delle interfacce dei Generic Enabler secondo il paradigma architetturale basato su web service REST. La protezione di questi servizi web (esposti dai Generic Enabler o dall'applicazione) è consentita dall’utilizzo ed opportuna configurazione di componenti che fruttano regole di autenticazione ed autorizzazione per consentire l’utilizzo del servizio protetto. I profili degli utenti sono gestiti da FIWARE con un Generic Enabler che fornisce le funzionalità di un tipico strumento di Identity Manager.
Lo sviluppo dei Generic Enabler è un processo continuo, almeno per la maggior parte di quelli che sono pubblicati nel catalogo ufficiale. Il modello di sviluppo generalmente adottato prende ispirazione da quello Agile prediligendo lo sviluppo in base alle effettive esigenze che si raccolgono dagli sviluppatori delle applicazioni. Per favorire, appunto, il dialogo tra sviluppatori di Generic Enabler e sviluppatori di applicazioni è a disposizione una serie di canali che vanno da mailing list tradizionali a servizi di Question and Answer fino ad un sistema dedicato che consente di tracciare tutte le richieste e le relative risposte. Per quanto riguarda la scelta del linguaggio di programmazione per implementare i Generic Enabler, questa viene lasciata libera grazie al livello di separazione fornito dalle interfacce REST.
All’interno della FIWARE Community (ed attualmente in collaborazione con il progetto FI-NEXT) è presente un gruppo di persone dedicate al test dei Generic Enabler, il QA Team. I test che sono presi in considerazione da questo team di persone, indipendenti dagli sviluppatori dei servizi, sono, oltre ad i tradizionali test funzionali e di prestazioni, anche quelli relativi alla documentazione (installazione ed utilizzo), alle informazioni pubblicate nel FIWARE Catalogue6 e nella FIWARE Academy7. Una volta completate tutte le tipologie di test per un Generic Enabler è possibili calcolare un indicatore sintetico di qualità che a sua volta viene pubblicato, come informazione rilevante, all’interno del catalogo.
Per quanto riguarda la formazione, su come utilizzare i Generic Enabler, sono stati organizzati nel corso degli anni ed in diverse sedi europee, diversi eventi di formazione dove gli sviluppatori dei componenti tenevano dei corsi. FIWARE mette comunque a disposizione di chiunque fosse interessato un portale, la FIWARE Academy, che raggruppa materiale formativo di varia natura (seminari, video, presentazioni).
In aggiunta al materiale liberamente accessibile, sono a disposizione dei corsi strutturati in più giorni, con esercitazioni pratiche, generalmente forniti dai membri della FIWARE Foundation, come nel caso di Engineering.

Tra i progetti di FIWARE, a suo parere qual è il più promettente, quello che sicuramente avrà un grande impatto su tutti noi consumatori di servizi digitali?

Per diversi aspetti ci possono essere vari progetti sviluppati utilizzando FIWARE e che concentrandosi su un’esigenza specifica generano un impatto sugli utenti. Quello che vorrei citare invece è CEDUS8 (City Enabler for Digital Urban Services), un progetto che consente di raccogliere i dati, molto spesso già presenti, nelle città, di organizzarli e di visualizzarli sotto forma di mappa interattiva. Questo permette di supportare le decisioni in ambito urbano e favorire la realizzazione di nuovi servizi basati sui dati raccolti. Due vantaggi evidenti e derivanti dall'utilizzo di FIWARE sono: primo, l’indipendenza dal fornitore, sia di dati che di sviluppo dei servizi; secondo, la portabilità, e replicabilità presso diverse realtà urbane.
Il City Enabler sta già dando prova delle sue potenzialità di generare l’impatto al quale lei fa riferimento, infatti, una conferma dell’interesse verso questa soluzione arriva in ambito internazionale, come primo risultato della partecipazione al bando (di tipo pre-commercial procurement - PCP) chiamato Select4cities9. Questo bando è stato pubblicato a marzo scorso dalle città di Anversa, Copenhagen e Helsinki per “comprare” una piattaforma urbana innovativa, open, multi-dominio, scalabile e replicabile. Su 28 consorzi europei che hanno partecipato alla fase 1 della gara, quello basato sull’utilizzo di CEDUS, e condotto da Engineering, è risultato il migliore (con notevole distacco dal secondo), sia per innovatività della risposta tecnica che per l’offerta economica.
L’aspetto che rende questo caso interessante è che le tre città non sono solo alla ricerca di un’unica soluzione da applicare a domini differenti, che sono precisamente: mobilità, ambiente e sanità ma si pongono anche come buyers di innovazione per altre città. In sostanza un modello virtuoso da studiare da vicino e, magari, da proporre e sviluppare anche nel nostro Paese.

Dottor Avallone, la ringrazio a nome di Difesa on line, ora abbiamo tutti un po più chiara l’importanza del progetto FIWARE e dell’Open Standard in generale sempre più utilizzati nel mondo civile e in un prossimo futuro, magari, nel mondo della Difesa.


Alessandro RUGOLO
1Engineering Ingegneria Informatica SpA - www.eng.it
2FIWARE – www.fiware.org
3Mappa delle soluzioni europee sviluppate con FIWARE - http://map.fiware.org
4Open & Agile Smart Cities Initiative - http://www.oascities.org
6FIWARE Catalogue – https://catalogue.fiware.org
7FIWARE Academy – https://edu.fiware.org

sabato 1 luglio 2017

Sa cantone 'e presone, di Barore Testoni

Barore Testoni, ovvero Salvatore Testoni di Bonorva (1865-1945), è uno dei più grandi poeti della canzone sarda. 
Oggi solo pochi cultori della poesia sarda si ricordano di lui eppure, in un tempo non troppo lontano, lo si poteva incontrare ed ascoltare nelle feste paesane. 
Le gare poetiche fino a qualche decennio fa erano molto di moda nei paesi. Allora, ragazzo, non apprezzavo. Oggi mi rendo conto che queste erano parte integrante del mondo della cultura della Sardegna e mi piacerebbe che i poeti in limba tornassero a fiorire e ad intrattenere i paesani con le loro rime su argomenti spesso improvvisati.
Nel mentre faccio ciò che posso, diffondendo come si può le cose che ho letto o sentito.
In questo caso devo ringraziare Gianna Piredda per avermi prestato il libretto "Sa cantone 'e presone" da cui ciò che segue è tratto. Un pezzo di poesia che, per come è scritto, sembra essere autobiografico (però le date non tornano!).
Il libretto è stato pubblicato diversi anni fa da un vecchietto, almeno io l'ho sempre conosciuto vecchio, che girava per le sagre e feste paesane con una cassettina a tracolla al cui interno custodiva la sua merce più pregiata: le poesie dei più grandi poeti sardi. Questo amante della lingua sarda si chiamava Antonio Cuccu e a lui dobbiamo forse la salvezza di tante poesie. Un pensiero anche a lui, assieme a Barore Testoni.
La traduzione, in colore blu, è mia e di mia moglie Giusy; speriamo di aver tradotto fedelmente (non letteralmente) e di aver conservato almeno parte della musicalità dell'originale in lingua sarda. Ma ora basta preamboli, buona lettura!

Partenzia a s'Asinara

S'annu barantatrese so istadu
Dae Tattari trasferidu e s'Asinara
Su vinti e martu m'hana imbarcadu
Ai cuss'isola indigna e avara
Ue appo tres'annos iscuntadu
Sa terribile pena pius amara
Logu indignu bruttu e malaittu
M'han giuttu a iscontare su delittu.

Partenza per l'Asinara

Nel '43 sono stato
Da Sassari trasferito all'Asinara
Il 20 marzo m'hanno imbarcato
Per quell'isola indegna e avara
Dove tre anni ho scontato
La terribile pena più amara
In un luogo indegno brutto e maledetto
M'han mandato a scontare il delitto.

Iscontende sa dura disciplina
Tres'annos so istadu patidore
Malidu e senza meighina
Poi pagu valente su dutore
E peus fi sa razza segundina
Senza de coro non tenen amore
Nudu, isculzu e mortu e frittu
Vivende in cussu logu malaittu.

Pagando per la dura disciplina
Tre anni ho passato sofferente
Malato e senza medicina
Ed inoltre poco capace il dottore
Peggio ancora la razza dei secondini
Senza cuore, non avevano amore
Nudo, scalzo e morto di freddo
Vivendo in quel luogo maledetto.

In cue più dura ap'incontradu
Sa pena chi mancu lu creia
So che unu cadavere torradu
Dae su famine in pè non mi rezzia
E atteros chin d'app'osservadu
Sas carres fini peus de sa mia
Tottu dae su famine congiuntoso
Chi parian sepultados defuntoso.

Dove più dura ho trovato
La pena, cosa che possibile non credevo
Come un cadavere son tornato
Dalla fame in piedi non mi reggevo
E altri di cui ho osservato
I corpi erano anche peggio del mio
Tutti, dalla fame, uniti
Sembravano defunti seppelliti.

Gai tristos ses meses so istadu
Fatende sa vida e s'aradore
Trascinare non podia s'aradu
Fia debile e forza e de vigore
E poi mestiere cambiadu
E postu m'hana a faghe su pastore
Gai sa vida in porpozione
Fi mezzus magari a razione.

Così tristi sei mesi sono stati
facendo la vita da contadino
a trascinar l'aratro non riuscivo
Ero debole di forza e vigore
E poi mi hanno cambiato mestiere
E mess' m'hanno a far il pastore
Così la vita in proporzione
Era meglio, anche se a mezza razione. 

S'aria ca fi troppu apititosa
Aria marittima isolana
A mandigare non b'aia cosa
Solu che custu ranciu non li dana
Sa minestra fu pagu saporosa
Su brou fi che abba e funtana
Su ranciu ispariad'a sa lestra
Ca fini trinta grammos de minestra.

L'aria faceva venire fin troppo appetito
Aria marittima, isolana
Da mangiare non c'era niente
Solo questo rancio ci davano
La minestra era poco saporita
Il brodo era come acqua di fontana
Il rancio spariva in fretta
Perchè erano trenta grammi di minestra.

E puru a tribagliare fi forzosu
Cun custu ranciu si es cosa bella
In custu logu tremendu e paurosu
Si non trabaglia lu ponen in cella
Su carceradu è sempre affannosu
Brivo de aria de lughe e istella
Los'obbligan malaidoso e sanos
Chi paren chi non sian cristianos.

Anche lavorare era pesante
Con questo rancio sempre penoso
In questo luogo tremendo e pauroso
Se non lavori finisci in cella
Il carcerato è sempre stanco
Privo d'aria, di luce e di stelle
Sono costretti, malati e sani
come se non fossero cristiani.

Cun tristos trinta grammos de minestra
Los'obbliga a forza e tribagliare
E airados nalzende a sa lestra
Cherene cun lestresa a fadigare
Chie osservata a manca chie a destra
Chirchende elvas pro si accibare
Sia connotta o no sia connotta
Dae su famine isparia totta.

Con tristi trenta grammi di minestra
li si obbliga con la forza a lavorare
Irati vogliono che ci si alzi in fretta
Ci comandano velocemente a lavorare 
Chi osserva a sinistra, chi a destra
Cercando erba da mangiare
Fosse nota o sconosciuta
Dalla fame spariva tutta!


In cue sa vida l'han distrutta
E cantos poverittos carcerados
Mandigaiana sas'elvas'adeputta
Chi pariana caddos afamadoso
E poi chi'istaiana un'iscuta
Morian dae s'elva avvelenadoso
Moriana in sattu e dolore
Senza mancu arrivu e su dottore.

In quel luogo la vita l'han distrutta
E quanti poveri carcerati
Mangiavano l'erba come facendo a gara
come fossero cavalli affamati
E dopo un po'
Morivano dall'erba avvelenati
Morivano in campagna con dolore
senza che arrivasse neppure il dottore


Sa vida ca fi troppu patidora
In cuss'isola indigna fu ruina
Mandigaian s'orighes coloras
Figu morisca fina cun s'ispina
Senza ispiegare atter'ancora
Finamenta brutes de istentina
Ca narzende su giustu a parre meu
Pare chi peche fina contr'a Deu.

La vita che era troppo penosa
In quell'isola indegna fu rovina
Mangiavano topi e bisce
Fichi d'india con tutte le spine
Senza star a spiegare cos'altro
Con tutte le interiora sporche
Che a dire il giusto a parer mio
Sembra peccare anche contro Dio. 

De fronte finas a s'umanidade
pare chi fetta unu grave peccadu
E no est falzu che sa veridade
Ca cussu totu cantu es capitadu
Da esser brivu de sa libertade
E non è falzu su chi appo notadu
Prite su famin'ha fattu progressu
Tottu custu in s'isola è suzzessu.

Di fronte anche all'umanità
pare sia un grave peccato
E non è falso che la verità
Che tutto quanto è accaduto
Di esser privo della libertà
E' non è falso ciò che ho annotato
Poichè la fame era sempre presente
Tutto ciò sull'isola è accaduto. 

Eo chi l'isco e l'appo proadu
It'è su famine nde do rejone
E cantas boltas mai consoladu
Debile de fisicu e persone
Ma a cussas cosas non mi sò ettadu
Sempre po una brutta impressione
E cando mandighende lo bidia
A corpus boido reggetaia.

Io che lo so e l'ho provato
cos'è la fame gliene dò ragione
E quante volte sconsolato
Debole di fisico e di corporatura.
Ma su quelle cose non mi son buttato
Sempre per una brutta impressione
E quando mangiandone li vedevo
Anche se a digiuno, vomitavo.

Chimb'annos so istadu pattidore
E poi sa pena mi es finida
Poto ringraziare su Segnore
Chi m'ha torradu a sa libera vida
Ogni condonu m'es dadu in favore
In chimb'annos pro me s'è concluida
E chimb'annos prezzisu so istadu
Cun sette chi min d'hana condonadu.

Cinque anni sono stato a patire
E poi la pene è terminata
Posso ringraziare il Signore
Che mi ha restituito alla libera vita
Ogni condono mi è stato favorevole
In cinque anni per me si è conclusa
Cinque anni precisi sono ci sono stato
Con i sette che mi hanno condonato.


Sett'annos appo tentu 'e condonu
Potto ringraziare d'ogni santu
Chi m'hana salvadu in tottugantu
Dae sa tumba ancora biu e bonu
Però chimb'annos so istadu intantu
Trabagliende pro issos sempre in donu
E co pro me sa pena concluida
In su barantasese s'è finida.

Sette anni ho avuto condonati
Posso ringraziare tutti i santi
Che mi hanno salvato tutti assieme
Dalla tomba ancora vivo e sano
Però cinque anni sono stati intanto
lavorando per loro sempre in dono
E cosi per me la pena si è conclusa
nel '46 è terminata. 

Lettores faghide attenzione
Chie est'avvertidu è mesu campadu
Innozente comente un'anzone
Niunu enza che deo carceradu
A tristos doig'annos de presone
Senza faghe reattu cundannadu
Sa disfortuna m'es dada in pienu
Ca non manca destinu in su terrenu.

Lettori, fate attenzione
Chi è avvisato è per metà salvato
Innocente come un agnello
Nessuno sia come me carcerato
A tristi dodici anni di prigione
Senza commetter reato condannato
La sfortuna mi ha preso in pieno
Che non manca il destino sulla terra.


Cari amici lettori, ancora due parole per ingraziare tutti coloro che ci hanno aiutato nella traduzione e nella correzione di alcune parole: Giovanna Piredda, Salvatore Scanu e Domitilla Mannu. Adesso la traduzione ha sicuramente maggior senso. Alcune imprecisioni nel testo originale sono dovute forse alla scarsa conoscenza della scrittura o ad errori in fase di stampa. Domitilla Mannu mi ha mandato un testo corretto che per ora non pubblico perchè occorre troppo tempo per integrarlo nel presente lavoro con delle note. Cosa che farò più avanti con calma.
Ancora grazie a tutti e vi sarò grato se diffonderete questo pezzo di storia della poesia sarda.
Così facendo si rende merito ad un grande della poesia: Barore Testoni di Bonorva.

Deus si du paghidi!

Alessandro Rugolo

mercoledì 28 giugno 2017

Il cammino delle fate: sa pedra Mendalza

Tanto e tanto tempo fa... 
 - Ci stai forse raccontando una favola? Intervengo io... 
Noo, quando mai. 
Si tratta di una leggenda che circola nel mio paese. So che a voi piacciono le leggende. Hai mai sentito parlare de "Sa pedra Mendalza"? 
- No, mai. Rispondo io...
Così smettemmo per un attimo di mangiare la pizza per ascoltare ciò che Giommaria aveva da dire su un'antica leggenda del suo paese. 

Sa pedra mendalza è una roccia che si trova nel territorio di Torralba. Quando eravamo piccoli ci portavano li perchè si diceva che la pietra avesse poteri curativi. 

- Interessante. Giommaria, mi spieghi meglio dove si trova che appena posso voglio andare a vederla? 
La cosa al momento finì la forse distratti da qualcuno della compagnia che reclamava attenzione...
Finimmo di mangiare la pizza con gli amici. Uscimmo dalla pizzeria e io ebbi un piccolo incidente. Scivolai sul marciapiede e andai a finire all'ospedale di Sassari con un bel trauma cranico. 
La gita alla pedra Mendalza, allora, passò in secondo piano. 

Da allora è passato un anno e qualche tempo fa abbiamo incontrato nuovamente Giommaria e abbiamo ripreso lo stesso discorso. 
Sa pedra Mendalza aleggia su di noi... 

Così, questa volta, con mia moglie Giusy, abbiamo deciso di andare a vedere questa particolarità della Sardegna. 
Naturalmente prima di partire abbiamo cercato qualche informazione. Abbiamo così scoperto che non esiste una pedra Mendalza nel territorio di Torralba (o, se esiste, su internet non se ne parla!) mentre esiste nel territorio di Giave. 
Dato che non si vive di solo mare decidiamo di partire. 
Alle 10 ci mettiamo in macchina e dopo una mezz'ora siamo sul luogo. Sa pedra Mendalza è visibile dalla 131. 
Attraversiamo il paese di Giave e dopo pochi minuti ci troviamo di fronte la spettacolare formazione rocciosa. Sembra si tratti di ciò che resta di un camino vulcanico spento. Un enorme tappo di roccia vulcanica scura. circondato dal niente. 
La collina su cui si trova la roccia mette in risalto la sua forma e particolarità. Ci avviciniamo al luogo osservando le rocce e gli alberi di fico selvatici, contorti dal vento. Se fosse notte probabilmente il paesaggio metterebbe paura, ma è giorno, il sole splende alto e nessuno ci disturba nella nostra opera di esplorazione. 


Qualche cespuglio, l'erba secca e i resti del passaggio di qualche pecora ci ricordano che ci troviamo sulla terra. 
Raggiungiamo senza fatica la roccia. La osserviamo, curiosi, da vicino. Osserviamo le spaccature, i minerali di formazione vulcanica, la disgregazione dovuta agli agenti atmosferici che sembra stiano sfogliando la roccia, strato dopo strato... 

 
Un raggio di sole colpisce i nostri occhi, tramortendoci quasi... 
Sento un rumore provenire dal paese di Giave, alle nostre spalle. Mi volto ma non vedo nessuno. Cerco mia moglie con lo sguardo ma non la trovo. Dev'essersi spostata dietro la roccia. Meglio raggiungerla, penso. 
Provo a muovermi ma non ci riesco. Sento la testa pesante, forse è colpa del caldo. 
Allora vedo uno roccia vicino a me e mi siedo. Strano, non l'avevo notata prima... 

Cerco di chiamare mia moglie. Forse è meglio andar via. C'è troppo caldo per me. 

- Alessandro... 
- Alessandro... Qualcuno mi chiama. Eppure non sembra la voce di mia moglie. Mi volto verso la voce. Proviene dalla roccia, qualche metro sopra di me. 

Un'ombra si muove, eterea... come se volasse... mi chiama... sento il desiderio irresistibile di raggiungerla. Nonostante la spossatezza mi alzo e comincio ad arrampicarmi... 

Poi, una mano salda mi richiama alla realtà! - Cosa stai facendo? 
E' pericoloso salire lassù... e poi c'è troppo caldo.  Andiamo via!

Io e mia moglie ci avviamo verso la macchina, dopo aver dato ancora uno sguardo alla strana pietra e al suo mondo... 


Quello reale e quello nascosto, fatto di miti, leggende e favole in cui le fate rapiscono gli uomini...

Alessandro RUGOLO

domenica 25 giugno 2017

WayBack Machine: uno strumento al servizio della storia

home page di Internet Archive (https://archive.org/)
Cos'è Way Back Machine?
Dal nome sembra si tratti di una macchina del tempo, ed in effetti...

La storia ha inizio anni addietro, nel 1996, grazie ad un trentaseienne ingegnere informatico di New York, Brewster Kahle, laureato al MIT.
Nel 1996, quando internet muoveva i suoi primi passi nel mondo, ebbe l'idea di conservare quanto veniva pubblicato digitalmente per renderlo disponibile gratuitamente a tutti.
Da allora sono passati ventuno anni e sembra ormai innegabile che la sua idea sia stata un successo.
Way Back Machine è uno strumento utilizzato dalla fondazione "Internet Archive" per raccogliere e rendere disponibili i dati presenti su internet e memorizzati con una certa frequenza. Internet Archive è una "Biblioteca digitale" costituitasi come associazione non profit basata in San Francisco.
Way Back Machine consente di muoversi indietro nel tempo alla ricerca di informazioni che sono state pubblicate su internet. La ricerca è molto intuitiva e avviene attraverso un nasctro a scorrimento che rappresenta il tempo.

Per curiosità sono andato a verificare il mio blog scoprendo che dal 2013 ad oggi è stato visitato e memorizzato otto volte in tempi diversi. Mi è dunque stato possibile verificare l'evolversi dell'aspetto del mio blog e quanto avevo pubblicato. Se invece avessi per caso deciso di eliminare il mio blog o per qualche motivo fosse andato distrutto, con WayBack Machine avrei potuto ritrovare tutte (quasi!) le mie pubblicazioni.
Ma, per renderci conto di cosa parliamo, vediamo qualche numero:
  • 279 miliardi di pagine web;
  • 11 milioni di libri e testi digitali;
  • 4 milioni di registrazioni audio (tra cui 160.000 concerti live);
  • 3 milioni di video (tra cui 1 milione di programmi tv);
  • 1 milione di immagini;
  • 100.000 programmi software.
Attualmente l'intera collezione raccolta occupa circa 30 petabyte di dati e cresce a velocità spaventosa.

Alessandro RUGOLO


Per approfondire: https://archive.org

sabato 24 giugno 2017

Difendersi dai computer quantici: l'approccio statunitense al problema

Immagine tratta da Signal on line - maggio 2017
Il futuro non è ancora arrivato, ma occorre prepararsi a difendersi dalle nuove minacce!
Potrebbe sembrare una frase da film, forse lo è, ma rappresenta anche l'approccio degli Stati Uniti alle minacce rappresentate dal (verosimile) prossimo arrivo dei computer quantici, un nuovo cyber threat!
Non si sa ancora se li vedremo tra 10 o 15 anni, ma i più informati tra gli scienziati del National Institute for Standard and Technology (NIST) affermano che "One of the impacts of quantum computers is that they would break some of the crypto systems that we use", parole di Dustin Moody, matematico e Project manager del "Post-Quantum Crypto project" (fonte Signal Magazine - maggio 2017).
Il Post.Quantum Crypto project è nato con lo scopo di stabilire degli standard da utilizzare con una tecnologia che ancora non esiste, approccio impensabile in Italia. 
Il NIST fa sapere che tra gli algoritmi utilizzati oggigiorno ve ne sono tre a rischio obsolescenza e che a breve saranno selezionati nuovi algoritmi.
Il funzionamento di questi sarà reso pubblico per consentire a tutti di studiarne a fondo il comportamento e trovare eventuali errori. 
Sicurezza attraverso la conoscenza!

Per approfondire: http://www.afcea.org/content/?q=defending-against-quantum-future (articolo di George I. Seffers).

Alessandro RUGOLO

martedì 20 giugno 2017

Novità sul fronte Cyber: pubblicato il DPCM 17 febbraio 2017


E' uscita di recente la nuova "direttiva recante indicazioni per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionali".
Occorreva una nuova norma?
Direi di si.

Vediamo di capire cosa c'è di nuovo e di fare alcune considerazioni personali di carattere generale.

La "Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionali" è ora Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, emanato il 17 febbraio 2017 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale nel numero 87 del 13 aprile 2017.

Quale è il suo scopo?

In primo luogo aggiornare la normativa preesistente risalente a quattro anni fa (DPCM 24 gennaio 2013), quindi "ricondurre a sistema e unitarietà le diverse competenze coinvolte nella gestione della situazione di crisi..." nel campo cyber, la cui mancanza (di unitarietà!) è evidentemente origine della difficoltà nel dare risposte ad un eventuale attacco informatico verso una o più infrastrutture critiche nazionali.

L'articolo 1 ci introduce all'argomento indicando l'oggetto della Direttiva (architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali...) e i principali soggetti  interessati (principalmente Ministero dello Sviluppo Economico, Agenzia per l'Italia Digitale, Ministero della Difesa e Ministero dell'Interno).

E' interessante l'articolo 2 in cui si raccolgono le definizioni più importanti per il campo cyber. Necessarie, senza ombra di dubbio, anche se non tutte personalmente condivisibili. Parlo in particolare della definizione di "spazio cibernetico" e delle conseguenze che questa può avere nella analisi del rischio cyber.
Iniziamo con la definizione del DPCM. 
"Spazio cibernetico: l'insieme delle infrastrutture informatiche interconnesse, comprensivo di hardware, software, dati e utenti, nonché delle relazioni logiche, comunque stabilite, tra di essi".

Ora prendiamo alcune delle definizioni di Cyberspace adottate dalle nazioni più avanzate nel settore: USA e RUSSIA.

- USA: The notional environment in which communication over computer networks occurs;

- RUSSIA: A sphere of activity within the information space, formed by a set of communication channels of the internet and other telecommunications networks, the technological infrastructure to ensure their functioning, and any form human activity on them (individual, organizational, state);

Queste definizioni sono tratte dal sito del NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence che si trova a Tallin, in Estonia (https://ccdcoe.org/cyber-definitions.html).

Ora, consideriamo la definizione della Russia: è facile notare che, oltre a parlare di rete internet e di canali di comunicazione, fa riferimento alle "infrastrutture tecnologiche che permettono il funzionamento delle reti di comunicazioni", infrastrutture non comprese né nella definizione USA né in quella italiana.
A mio parere la mancanza di questo riferimento potrebbe indurre in errore chi è interessato a sviluppare l'analisi del rischio cyber di una infrastruttura critica, per esempio inducendolo a non considerare la centrale elettrica che alimenta un data center critico.
Certamente questo è solo un banale esempio, ma a volte le banalità possono fare la differenza!

Altra definizione a mio parere incompleta è quella che parla di "evento cibernetico".
Secondo la direttiva un evento cibernetico è un "avvenimento significativo, di natura volontaria o accidentale, consistente nell'acquisizione e nel trasferimento indebiti di dati, nella loro modifica o distruzione illegittima, ovvero nel controllo indebito, danneggiamento, distruzione o blocco del regolare funzionamento delle reti e dei sistemi informativi o dei loro elementi costitutivi".
Anche in questo caso, a mio parere, manca qualcosa: come potremmo infatti inquadrare un evento come quello conosciuto col nome di "Stuxnet", con cui Stati Uniti e Israele (per quanto si sa) hanno sabotato la centrale nucleare iraniana di Natanz?
Il virus in questo caso ha danneggiato le centrifughe, ha cioè agito contro un elemento che non fa parte di alcuna rete informatica, eppure non si può non considerare tale evento come "attacco cyber".

Ecco due esempi che fanno capire l'importanza dell'adozione di idonea normativa e di corrette definizioni.E' chiaro che si tratta di punti di vista e che metterli in evidenza serve esclusivamente a creare consapevolezza e diffondere la conoscenza.
Per cui, benvenuto al DPCM che comunque fa chiarezza!

Ma andiamo oltre.

L'articolo 3 illustra i compiti attribuiti al Presidente del Consiglio dei Ministri, "responsabile della politica generale del Governo e vertice del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, ai fini della tutela della sicurezza nazionale anche nello spazio cibernetico".
Il Presidente del Consiglio si avvale del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR) per la definizione del quadro strategico nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico.

E' interessante, in questo contesto, il richiamo al quadro strategico nazionale che contiene le "tendenze evolutive delle minacce e delle vulnerabilità dei sistemi e delle reti di interesse nazionale, la definizione dei ruoli e dei compiti dei diversi soggetti, pubblici e privati, e di quelli nazionali operanti al di fuori del territorio del Paese, [..] strumenti e delle procedure con cui perseguire l'accrescimento della capacità del Paese di prevenzione e risposta rispetto ad eventi nello spazio cibernetico, anche in un'ottica di diffusione della cultura della sicurezza".

E' sempre il PCM (su delibera del CISR) che adotta il "Piano nazionale per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica" contenente obiettivi e linee d'azione coerenti con il quadro strategico nazionale.

L'articolo 4 tratta del CISR, in particolare il comma f. recita: "esercita l'alta sorveglianza sull'attuazione del Piano nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico".

L'articolo 5 introduce il CISR tecnico, come organismo di supporto al CISR, presieduto del Direttore Generale del Dipartimento per le Informazione per la Sicurezza (DIS), e finalmente si entra nel vivo! E' proprio qui sta la grande novità infatti.

Le specifiche attribuzioni al DIS sono meglio specificate nell'articolo 6. Infatti
proprio il DIS, nella figura del suo direttore generale, viene individuato dal DPCM come colui che "adotta le iniziative idonee a definire le necessarie linee di azione di interesse generale".
Lo scopo delle linee d'azione è quello di "innalzare e migliorare i livelli di sicurezza dei sistemi e delle reti...", in previsione delle necessarie azioni di contrasto e risposta ad una eventuale "crisi cibernetica da parte delle amministrazioni ed enti pubblici e degli operatori privati...".
In pratica al DIS viene dato mandato di coordinare le azioni di contrasto e risposta ad attacchi cyber in Italia. Concetto chiaramente espresso nell'articolo 7 comma 2, in cui si dice che il Direttore del DIS cura il coordinamento delle attività di ricerca informativa finalizzate a rafforzare  la protezione cibernetica e la sicurezza informatica in Italia.

L'articolo 8 introduce il "nucleo per la sicurezza cibernetica", costituito permanentemente presso il DIS per gli aspetti di prevenzione e preparazione alle situazioni di crisi e "per l'attivazione delle procedure di allertamento". Tale nucleo è presieduto da un vice direttore generale del DIS ed è composto dal consigliere militare e dai rappresentanti di:
- DIS;
- AISE;
- AISI;
- Ministero degli affari esteri;
- Ministero dell'interno;
- Ministero della difesa;
- Ministero della giustizia;
- Ministero dello sviluppo economici;
- Ministero dell'economia e delle finanze;
- Dipartimento della protezione civile;
- Agenzia per l'Italia digitale;
- Ufficio centrale per la segretezza.

Il nucleo, a mente dell'articolo 9, svolge funzioni di "raccordo tra le diverse componenti dell'architettura istituzionale che intervengono a vario titolo nella materia della sicurezza cibernetica, in particolare mantiene attiva l'unità per l'allertamento e la risposta a situazioni di crisi, unità attiva h24, 7 giorni su 7.

L'articolo 10 stabilisce composizione e compiti del Nucleo in caso di emergenza cyber, con particolare riferimento al coordinamento che deve porre in essere per la reazione e stabilizzazione. Nel comma 3 si dice che si avvale, per le sue attività tecniche, del CERT nazionale del Ministero dello sviluppo economico e del CERT PA dell'Agenzia per l'Italia digitale. E in questo caso mi trovo perfettamente d'accordo sulla necessità di unire le forze (e le risorse)!
L'articolo 11 impone agli operatori privati una serie di regole. Tra queste vi è l'obbligo di comunicare "ogni significativa violazione della sicurezza e dell'integrità dei propri sistemi informatici" e l'obbligo di collaborare alla gestione delle crisi cibernetiche contribuendo al ripristino della funzionalità dei sistemi e delle reti da essi gestiti. Sulla denuncia delle violazioni probabilmente non avverrà niente di sostanziale in quanto non è definita in alcun modo la "significatività" di un evento cibernetico, ciò comporta che ognuno valuta come vuole, invece è molto importante il fatto che gli operatori privati debbano collaborare, anche mettendo a disposizione i "Security Operation Center" aziendali.
Sempre l'articolo 11, al comma 2, indica come competenza del Ministero dello Sviluppo Economico il promuovere "l'istituzione di un centro di valutazione e certificazione nazionale per la verifica delle condizioni di sicurezza e dell'assenza di vulnerabilità...", compito a mio parere più adatto al Ministero dell'Università e della Ricerca, sotto la supervisione del DIS.

Per finire, diamo uno sguardo all'articolo 13, disposizioni transitorie e finali.
Il comma 1 da una chiara idea di come il problema cyber sia sentito a livello governativo, infatti il comma 1 recita: "Dal presente decreto non derivano nuovi oneri a carico del bilancio dello Stato". 
Mi viene un dubbio: che sia tutto uno scherzo?
Non credo, infatti, che l'articolo 13, comma 1, sia compatibile con tutto quanto detto prima!

Alessandro RUGOLO

Immagine tratta da: https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo/organizzazione.html