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domenica 30 settembre 2007

La marcia del pavone

La pratica delle discipline orientali in Italia, come in tutto l’occidente, si è introdotta inizialmente come una moda fino a diventare oggi una parte essenziale della vita di molte persone. A riguardo, credo di avere già parlato del Tai-Chi e del mio maestro Ken-Ryu che, nelle vesti di monaco di Shaolin tramite i suoi insegnamenti, quotidianamente promuove uno stile di vita fondato su principi cosmici ed etici, combinati con pratiche di meditazione basate su posture e movimenti precisi; il corpo è presente alla consapevolezza, mentre la mente si esprime e vive attraverso il corpo.
Rifletto, così, sulla popolarità in tutto il mondo della cultura orientale motivata dagli effetti della pratica sul fisico, ma soprattutto dalla coltivazione del carattere morale di una persona nella vita quotidiana. Tuttavia, così come la cultura orientale s’innesta sulla nostra cultura occidentale, altrettanto un analogo fenomeno si verifica in oriente, che assume ormai comportamenti ed idee dell'occidente, avviando un processo non sempre culturalmente positivo, e che oggi segue il cammino della globalizzazione.
E in questa globalizzazione, lumeggia il totale disinteresse del mondo verso il popolo della Birmania e in particolare nei riguardi della marcia di protesta non violenta iniziata dai 500 monaci scalzi contro il regime di Myanmar. Questi monaci credono che il dolore (dukkha) permetta al birmano di accettare tutto quanto gli è imposto dall’alto, affinché nella prossima rinascita possano raccogliere la pace, il frutto della passività non violenta.
Ed è incomprensibile come anche il nostro paese, sempre pronto a difendere i diritti umani, sia particolarmente presente in quelle terre ricche di petrolio, ignorando quelle che offrono solo miseria.
Credo che se affondassimo la nostra origine considerando universali la terra di nascita e le sue radici, se immaginassimo il reale luogo di nascita vicino e lontano nello stesso tempo, allora non avremo più sentimenti d’intolleranza e necessità di violare i diritti umani.


Marica Di Camillo
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Nell'immagine, il giallo arancio simboleggia la fede, il bianco la purezza ed il rosso il coraggio

3 commenti:

  1. E' incomprensibile quello che succede?
    Il movimento del danaro, dell'interesse, del capitale? Sono le uniche vere forze che muovono questo misero mondo e questa misera umanità.
    A chi vuoi che interessino quegli strani individui pelati e bizzarramente vestiti'? Sono così lontani dalla nostra porta di casa e basta spegnere il televisore per non sentire la vergogna del disinteresse.
    Abbiamo così da fare a far quadrare la nostra vita e continuano a disturbarci con queste notizie da posti lontani che a stento ritroviamo nei ricordi di qualche lezione di geografia. Nessuno venga a turbare la nostra quotidianità bussandoci alla porta. Tutto il resto per carità è fuori.
    Spegneranno i riflettori della tivvù, i moralisti della domenica toglieranno i nastri rossi dalle braccia e tornerà tutto come prima. Forse i bonzi in realtà non sono mai esistiti. E' lo stesso come la mucca pazza: tutti mangiano di nuovo carne rossa, tanto la BSE non c'è più.
    La televisione non lo dice quindi stiamo tutti tranquilli.
    La miseria non interessa a nessuno, fa paura.

    Tai-Chi? Anch'io, sai? Tutte le sere ora di cena: una figlia attaccata al polpaccio destro, l'altra al sinistro con lagne e urli.
    Mi farò bonzo nel Nepal. ARRIVOOOOOO !!!!!!!!!!

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  2. Ho letto e condivido quello che scrivi. Inoltre, senza ombra di dubbio, possiamo dire che in quel meraviglioso paese lontano, i nostri fratelli nel Dharma e la gente, la battaglia l'hanno già vinta.

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  3. Io dissentirei un tantino da alcune delle analisi portate dalla nostra attenzione da Marica e dagli altri due amici. Mi sembra, in linea generale, che ci siano una serie di concetti un po' stereotipati (scusate la franchezza).
    Innanzitutto il problema del comportamento etico. A me pare che il ricercare conforto in prassi spirituali di altre (e se possibile lontane) regioni del mondo alla fine non riempia il vuoto interiore di colui che alla fine le adotta. Sempre, una disciplina interiore è strettamente interconnessa con le abitudini, le relazioni sociali e l'ambiente naturale in cui essa è nata e si è sviluppata. La disciplina interiore non può applicarsi in modo integrale lontano dal suo punto di nascita, così come un animale africano mal si adatta a vivere in Europa. Troppo spesso la spiritualità di altri popoli viene adattata a quella della terra dove viene esportata, perdendo il suo valore originale... un po' come la cucina che noi chiamiamo cinese e che in Cina, per la maggior parte delle portate, non conoscono. Alla fine si rischia una operazione meramente sincretistica che soddisfa l'Io ma lascia insoddisfatta l'Anima.
    In quanto poi al problema della globalizzazione, questo non riguarda solo il lato economico e il denaro... magari fosse così: basterebbe eliminare il denaro. Il vero problema è il potere ed il dominio, il controllo dell'altro come necessità per non percepire l'impossibilità di controllo su se stessi: il potere esercitato per il potere, e null'altro. Il resto sono effetti collaterali... spesso gli uomini più potenti sono estremamente parsimoniosi e accumulano i soldi senza spenderli, o spendendoli con indifferenza. In quanto ad andarsene nel Nepal, non lo consiglio affatto: li le cose non vanno poi tanto bene... vedi India...
    In ultimo, non so se si è fratelli nel Dharma... o almeno lo si è in quanto soggetti di una stessa legge. Purtroppo il Karma (Azione) è individuale e in genere non possiamo fare altro che guardare con umana pietas e pregare perché i nostri fratelli realizzino il loro cammino e che il loro sacrificio (fare cosa sacra) sia in linea con la realizzazione del loro Karma.
    Quindi è vero, tra dieci giorni (un mese?) tutto sarà dimenticato: la Birmania, come lo è stato il Darfur, come lo è stata la Somalia, come lo sono state le stragi politiche e mafiose in Italia, come l'ultimo dono che ci è stato fatto da chi ci sta vicino ogni giorno... e se dimentichiamo di chi vive a nostro stretto contatto, perché scandalizzarci dell'oblio che ricopre genti (e fatti) ben più lontane?

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