La pratica delle discipline orientali in Italia, come in tutto l’occidente, si è introdotta inizialmente come una moda fino a diventare oggi una parte essenziale della vita di molte persone. A riguardo, credo di avere già parlato del Tai-Chi e del mio maestro Ken-Ryu che, nelle vesti di monaco di Shaolin tramite i suoi insegnamenti, quotidianamente promuove uno stile di vita fondato su principi cosmici ed etici, combinati con pratiche di meditazione basate su posture e movimenti precisi; il corpo è presente alla consapevolezza, mentre la mente si esprime e vive attraverso il corpo.
Rifletto, così, sulla popolarità in tutto il mondo della cultura orientale motivata dagli effetti della pratica sul fisico, ma soprattutto dalla coltivazione del carattere morale di una persona nella vita quotidiana. Tuttavia, così come la cultura orientale s’innesta sulla nostra cultura occidentale, altrettanto un analogo fenomeno si verifica in oriente, che assume ormai comportamenti ed idee dell'occidente, avviando un processo non sempre culturalmente positivo, e che oggi segue il cammino della globalizzazione.
E in questa globalizzazione, lumeggia il totale disinteresse del mondo verso il popolo della Birmania e in particolare nei riguardi della marcia di protesta non violenta iniziata dai 500 monaci scalzi contro il regime di Myanmar. Questi monaci credono che il dolore (dukkha) permetta al birmano di accettare tutto quanto gli è imposto dall’alto, affinché nella prossima rinascita possano raccogliere la pace, il frutto della passività non violenta.
Ed è incomprensibile come anche il nostro paese, sempre pronto a difendere i diritti umani, sia particolarmente presente in quelle terre ricche di petrolio, ignorando quelle che offrono solo miseria.
Credo che se affondassimo la nostra origine considerando universali la terra di nascita e le sue radici, se immaginassimo il reale luogo di nascita vicino e lontano nello stesso tempo, allora non avremo più sentimenti d’intolleranza e necessità di violare i diritti umani.
Rifletto, così, sulla popolarità in tutto il mondo della cultura orientale motivata dagli effetti della pratica sul fisico, ma soprattutto dalla coltivazione del carattere morale di una persona nella vita quotidiana. Tuttavia, così come la cultura orientale s’innesta sulla nostra cultura occidentale, altrettanto un analogo fenomeno si verifica in oriente, che assume ormai comportamenti ed idee dell'occidente, avviando un processo non sempre culturalmente positivo, e che oggi segue il cammino della globalizzazione.
E in questa globalizzazione, lumeggia il totale disinteresse del mondo verso il popolo della Birmania e in particolare nei riguardi della marcia di protesta non violenta iniziata dai 500 monaci scalzi contro il regime di Myanmar. Questi monaci credono che il dolore (dukkha) permetta al birmano di accettare tutto quanto gli è imposto dall’alto, affinché nella prossima rinascita possano raccogliere la pace, il frutto della passività non violenta.
Ed è incomprensibile come anche il nostro paese, sempre pronto a difendere i diritti umani, sia particolarmente presente in quelle terre ricche di petrolio, ignorando quelle che offrono solo miseria.
Credo che se affondassimo la nostra origine considerando universali la terra di nascita e le sue radici, se immaginassimo il reale luogo di nascita vicino e lontano nello stesso tempo, allora non avremo più sentimenti d’intolleranza e necessità di violare i diritti umani.
Marica Di Camillo
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Nell'immagine, il giallo arancio simboleggia la fede, il bianco la purezza ed il rosso il coraggio