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giovedì 19 aprile 2012

La funzione della fantasia nello sviluppo di una società

Queste mie considerazioni partono, come è mio costume, dalla lettura dei classici antichi e del loro pensiero.
L'autore cui mi riferisco è Clemente Alessandrino, filosofo greco (e cristiano) che visse ed operò a cavallo tra il primo e il secondo secolo d.C. Nello Stromata, una sua opera che ci è giunta incompleta, riporta una affermazione riferita ad Eraclito (filosofo greco presocratico che visse tra il 500 e il 400 a.C.) sulla quale si è posata la mia attenzione e che mi farebbe piacere condividere con voi tutti.

"Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta nessuna strada"

Mentre leggevo mi chiedevo insistentemente cosa avesse voluto dire l'autore... ed è proprio ciò che voglio approfondire.
La parola "ricerca" in particolare, mi ha fatto pensare che la frase dovesse avere una qualche attinenza col mondo scientifico anche se non è possibile escludere quello religioso.

Se la consideriamo riferita al mondo scientifico possiamo provare a riscrivere la frase in modo più semplice e attuale:

"chi non usa la fantasia nella ricerca non scoprirà niente di veramente nuovo, poiché non ha bisogno di ricercare e nessuna strada palese porta alle grandi scoperte" 

Ecco, se mi date per buona questa interpretazione, posso procedere nella direzione tracciata: sull'importanza della fantasia per lo sviluppo della civiltà umana.

Chiunque abbia letto un romanzo fantasy, una storia di magia o di fantascienza si sarà potuto rendere conto della potenza della fantasia. Se si torna indietro nel tempo attraverso i racconti di una ben fornita biblioteca e si paragonano le "fantasie" di allora con la "realtà" odierna, ci si rende conto immediatamente come tali fantasie si siano realizzate e siano oggigiorno realtà affermate e consolidate.

Vediamone alcune assieme:

  • la possibilità di spostarsi velocemente: era una delle prerogative di Dei ed Eroi; oggi è possibile a tutti;
  • la possibilità di spostarsi in volo: era un tempo prerogativa di maghi, Dei ed Eroi; oggi è sufficiente prendere un aereo;
  • la possibilità di visitare le profondità marine: prerogativa di alcuni personaggi mitici e di alcuni Dei; oggi è possibile con i sommergibili;
  • il viaggio sulla Luna: prerogativa un tempo di pazzi e Dei: oggi è possibile;
  • il viaggio spaziale e la colonizzazione di altri mondi: fantasie di tanti romanzi di fantascienza; oggi è in preparazione, direzione Marte? Vedremo...
  • la creazione di automi umanoidi: leggete Asimov, oggi è normale;
  • intelligenza artificiale: ci siamo sempre più vicini;
  • la creazione della vita: gli esperimenti di manipolazione genetica hanno fatto passi da gigante; però se consideriamo la capacità di creare la vita da cellule di un essere ormai morto, vedremo cosa ci aspetta il futuro;
  • il viaggio all'interno del corpo umano: le sonde miniaturizzate consentono cose un tempo incredibili, per la miniaturizzazione di esseri viventi invece siamo ancora a livello "fantasia";
  • restituire la vita ad un essere morto: ancora non ci siamo, alcora una volta siamo nel mondo della "fantasia";
  • i mondi virtuali: ne siamo circondati da un pezzo. Le reti di computer sono la norma e i mondi virtuali sono i "Social Network";
  • il viaggio nel tempo: è uno degli argomenti più stimolanti dei mondi fantasy: esistono diverse teorie ma ancora, che io sappia, siamo ben lontani da qualunque applicazione;
  • il teletrasporto: caratteristica di maghi e filosofi orientali, ci si stà studiando sopra;
  • la vita eterna: sempre presente nelle leggende e nei testi religiosi di tutto il mondo, caratteristica di Dei e Demoni; gli scienziati sono all'opera;
  • la magia: cosa significa realmente questo termine? Essere in grado di compiere opere inspiegabili? Se è così allora, forse, la realizziamo da sempre, un po alla volta!  
Cosa accadrebbe se prendessimo un uomo del passato, un uomo di scienza, e lo portassimo qui, oggi?
Potrebbe pensare di essere finito in un mondo magico... e poi, forse si renderebbe conto che la realtà è uno specchio della fantasia...

Se è così, e credo sia così, dovremmo forse cominciare a riflettere seriamente su "cosa sia la fantasia", su cosa sia una società in cui la fantasia è viva e, al contrario, cosa possa accadere ad una società che ha messo al bando la fantasia.

Per farla breve, credo che una società senza fantasia sia una società morente, che non è in grado di andare avanti...

Grazie, Clemente, grazie Eraclito... speriamo siate serviti a far riflettere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Tzunami...

Era una bella giornata, particolare!  
Da anni scrivevo racconti e poesie, pubblicavo i miei studi sui testi antichi, ma mai e poi mai ero stato invitato a parlare della mia attività di scrittore e libero pensatore. 
La prima volta non si scorda mai... e così è stato!

Queste poche righe vogliono testimoniare un fatto accadutomi in quei giorni. 
Non ho spiegazioni da dare per ciò che è accaduto, questa è una semplice testimonianza di un sopravvissuto. Come questa ne potrete trovare altre, se cercherete con sufficiente pazienza e perseveranza tra le immense quantità di dati disponibili...

Ognuno di voi lettori sarà poi libero di credere o no, secondo la sua coscienza... io posso solo raccontare!

Come dicevo, era una bella giornata. Una giornata primaverile, di quelle con il cielo terso, azzurro pallido. Alcuni raggi del sole mattutino arrivavano sul letto e riscaldavano l'aria... 
Mi svegliai con addosso quella sensazione di benessere e allegria che si provano raramente nella vita. Sarebbe accaduto qualcosa di stupendo, me lo sentivo!

E così effettivamente fu.
Erano da poco passate le dieci quando ricevetti una telefonata. 
Il telefono grigio appeso alla parete cominciò a squillare, irrequieto.
Risposi in modo automatico...

- Si, pronto?  

- Buon giorno, parlo col signor P...?

Era la voce di una giovane donna, allegra e squillante... 

- Si, con chi parlo?

- Sono la segretaria del Signor Rossi, il Direttore della rivista "Racconti e società". Immagino lei sappia che la settimana prossima si terrà un convegno sul tema "Il racconto e lo sviluppo della società". 
Il signor Rossi gradirebbe averla come ospite... e qualora decidesse di esporre le sue teorie in pubblico, oltre al soggiorno gratuito per tutta la durata del convegno, riceverà anche il compenso che lei riterrà più opportuno...

La donna dall'altra parte della cornetta continuava a parlare incessantemente... parole, parole, piacevoli parole che suonavano come il riconoscimento di anni di studi e di sacrifici.

- Certamente, ci sarò...

Avevo interrotto la donna proprio mentre si dilungava nello spiegare l'importanza del convegno e la risonanza che avrebbe avuto nell'ambiente... 

- Bene, siamo felici della sua decisione. Se mi da un numero di fax le invio immediatamente il contratto e tutte le informazioni di cui necessiterà. 

Poche altre parole di coordinamento e la cosa era fatta. Ricevetti le informazioni necessarie per raggiungere la sede del convegno, i biglietti di andata e ritorno, la prenotazione dell'hotel e il contratto...
Era proprio una bella, splendida, giornata...

Arrivai all'hotel a tarda sera. L'aereo era stato puntuale. Raggiunsi l'hotel in tassì. La mia camera era la 27, una splendida camera con vista panoramica sul golfo. L'aria era frizzante ma decisi comunque di cenare fuori, in terrazza. La notte era appena cominciata e la luna illuminava il mare di fronte a me... il rumore della risacca era leggero e piacevole. Ordinai una zuppa di pesce e del pane abbrustolito... 
La mattina dopo avrei incontrato il signor Rossi. Avrei avuto la possibilità di discutere con lui in anteprima alcune mie teorie. Il programma della giornata prevedeva la visita presso una casa padronale del '600. Avremo pranzato tutti assieme in un grande loggiato, organizzatori, ospiti, scrittori. Sarebbe stata una buona occasione per conoscersi meglio e discutere le proprie teorie prima del convegno che si sarebbe tenuto il giorno dopo.   

Il signor Rossi era un ometto piccolo di statura, elegantemente vestito, con dei baffetti curiosi che lo facevano assomigliare alla caricatura di un Ufficiale di Cavalleria di altri tempi. La sua rivista era la più importante del settore e aveva una grossa influenza sui pezzi grossi della politica della Nazione. 
Da quando era stato riconosciuto il potere che i racconti, soprattutto di fantascienza, avevano sulla popolazione, la sua rivista era diventata importante e lui era diventato uno dei personaggi più in vista della società. 

- Buon giorno signor P., è un piacere conoscerla di persona...

La sua voce era profonda, calda, rassicurante. Era la voce di un uomo abituato a comandare, di un politico d'altri tempi.

- Il piacere è tutto mio.

- Benvenuto tra noi... spero avremo la possibilità di discutere le sue teorie sullo sviluppo pianificato del futuro per mezzo del racconto, una teoria in parte ripresa da Asimov, se non erro!?!

- Non sbaglia, si tratta di uno sviluppo particolare della Psicostoriografia...

- Immaginavo... mi perdoni, tornerò da Lei al più presto, devo fare gli onori di casa e gli ospiti sono tanti. Le ho riservato un posto al mio fianco per il pranzo, così avremo l'occasione di approfondire alcuni punti della sua teoria che non mi sono del tutto chiari, se non le spiace naturalmente.

- Sarà un piacere...

Il signor Rossi si allontanò con un saluto del capo. 
Mi guardai intorno meravigliato, gli uomini politici più influenti del Paese si trovavano nella mia stessa stanza. Potenti... e disonesti, uomini corrotti che pensavano solo al loro proprio tornaconto.
Quale occasione straordinaria per spiegare le mie teorie, per cercare di cambiare il futuro... senza che loro potessero sospettarlo! 
Dipendeva tutto da me, dalla mia abilità nel disegnare un futuro possibile alla portata della loro immaginazione  e delle loro mire! Non sarebbe stato facile, ma avrei avuto la mia occasione per cambiare il mondo.

Mi guardai intorno con più calma, il loggiato nel quale ci trovavamo era ampio e luminoso. Appesi alle pareti si trovavano oggetti in legno di tutti i tipi. Vecchi utensili un tempo di uso comune nelle case dei contadini ma anche maschere scure dai lineamenti squadrati, inquietanti...

Avevo portato la macchina fotografica e approfittai di quei momenti per scattare alcune foto ricordo. La villa si trovava sulla costa, a poche centinaia di metri dal mare, in una posizione splendida per godere di una vista stupenda e di tutti i vantaggi dell'ambiente circostante.
Uscii sul portico per scattare qualche bella fotografia panoramica. Sulla sinistra un promontorio roccioso si gettava in mare a strapiombo. Le sue rocce si specchiavano nell'acqua azzurra e profonda. Di fronte a me una lunga striscia di sabbia bianca. Sulla destra alcune palme ricordavano paesaggi tropicali...
In lontananza, oltre l'orizzonte, una nuvola scura sembra preannunciare l'arrivo di un temporale lontano... eppure c'era qualcosa di strano.
La nuvola sembrava avanzare velocemente, troppo velocemente. Realizzai con terrore che non si trattava di una nuvola ma di una enorme massa d'acqua che si avvicinava velocemente. Il mare si gonfiava in lontananza, risucchiando l'acqua dalla riva che scopriva i suoi fondali...

Cominciai a correre, urlando... mentre l'onda di piena raggiungeva già il selciato antistante la casa. 
Dietro la casa la costa rocciosa saliva velocemente. Mi arrampicai verso la salvezza, seguito da quei pochi che avevano sentito le mie urla. Ci arrampicammo su per la scarpata, senza voltarci indietro...

Era accaduto tutto in pochi attimi. 
L'onda era arrivata gonfia d'acqua e se ne era andata portando via con se tutto ciò che aveva potuto afferrare. 
La maggior parte dei presenti erano stati trascinati via dalla forza distruttiva dello Tzunami. 
Ci salvammo solo in cinque. 
Quella volta la natura aveva provveduto a cambiare il futuro del Paese in modo radicale... 
Avrei dovuto ripensare le mie teorie, per includere in esse qualcosa che fino ad allora avevo lasciato fuori... la Provvidenza Divina!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 9 marzo 2012

LA BABELE AFGHANA 2

Dopo LA BABELE AFGHANA eccovi LA BABELE AFGHANA 2!

Ebbene si! Non si può dare per scontata una cosa che subito arriva la smentita. Nella precedente puntata avevamo tentato una disamina enciclopedica delle lingue parlate in Afghanistan. Cari amici mi dovete scusare, ma ho commesso una terribile leggerezza che vi vado ora a raccontare anche per completare il discorso.
Dunque recentemente sono capitato per lavoro a Kandahar ed, assorto nelle mie elucubrazioni storico macedoni, mi imbatto in mensa in una lingua familiare che non praticavo da un po’: riconosco la cadenza del sud della Germania in un collega tedesco. Ma subito dopo mi incuriosisce lo slavo di un gruppetto nel tavolo oltre:  cechi, è facile, hanno la bandiera sulla manica… Poi una roba che sembra finlandese…a fatica riconosco un estone, poi incontro un collega turco -“Gunaydin”-, ed ecco un francese, un australiano, un rumeno, un polacco! Mi chiamano i colleghi spagnoli “?como esta usia mi Coronel?”, mi presentano l’americano che ci farà il briefing, “How you’d doing?”. Con lui c’è un “contractor” russo (ma pensa!) “Dobri dien, kak Vi pascevaizie?”, passa un italiano -“Ciao”-… mi perdo…
La sera faccio il punto: in Afghanistan solo per ISAF lavorano 130.800 persone, più tutte le NGO’s e l’ONU. Un esercito di lingue importate!
Per facilitarne l’analisi e rimanendo solo in ambito ISAF ho raggruppato:
- Gruppo del nord Europa: inglese, norvegese, svedese, tedesco, olandese, danese, islandese, gaelico, lettone, lituano, svedese;
- Gruppo del sud Europa: italiano (e vai!), spagnolo, portoghese, francese, greco (ma si può metterlo qui il greco moderno? Boh!), rumeno;
- Gruppo dell’est Europa: russo, bielorusso, ucraino (ceppo slavo orientale), polacco, ceco, slovacco (ceppo settentrionale),  serbo-croato, bulgaro, sloveno, macedone (slavo del sud);
- Gruppo altre lingue non Europee: finlandese, estone, ungherese, greco (se non li, qui), turco, azero, armeno, georgiano, arabo.
E passiamo a qualche rarità: coreano, malese, mongolo.
Per finire con una chicca: il contingente delle isole Tonga, che lingua parla? Il tongano, lingua austronesiana, polinesiana-tonghica.
Nel mio viaggio a Kandahar ho scoperto che avevo tralasciato una fetta importante di lingue dell’ Afghanistan perché oltre a chi le parla come madrelingua, ci sono molti afghani che le parlottano per motivi commerciali.
Siete ancora convinti che Babele sia solo una leggenda?

Livio CIANCARELLA

sabato 3 marzo 2012

Sanremo 2012 - Duetto Matia Bazar e Al Jarreau, "Parla più piano" theme di Il Padrino


www.youtube.com

Incollato a questo video per secondi, poi minuti, infine ore. Attratto, rapito e posseduto da questa emozione senza fine, senza tempo, senza spazio, coinvolgente, totalizzante. L'animo penetrato da un dardo di adrenalina che dentro espande, struggendo, vibrando; poi risuona, rigenerando, purificando; infine inspira. Violini d'ambiente e significati di passioni vissute e mai dimenticate. Non riuscire a sfuggire da queste due unicità a confronto: Al Jarreau, Silvia Mezzanotte che realizzano col loro complemento una sintesi artistica essa stessa individualità. Lampi intensi, subito esplosivi al picco, rilasciano gradatamente energia, sfumando in leggerezza: la femminilità di quel muovere di mano, in quella mise onirica, nel calore di quell'acuto di voce di donna, pulita, a tratti sapientemente sfumata, morbida, dolcemente potente; il genio di un vecchio dalle particolarità sonore figlie di una passione senza età, fatta di decenni e decenni di piacere per la propria espressione canora, con quelle apparenze bambinesche nello scimmiottare di sonorità strumentali che danno agli strumenti stessi dignità di usurpatori. Sguardo dentro sguardo. Tonalità su tonalità. Armonie convergenti, complemento di intimità artistiche, si cercano, si incontrano, si scontrano, si completano, si risolvono in una totalità d'arte che eccede la somma delle loro esistenze vocali ed espressive.
Dedicato a chi ha fatto della propria vita la sua arte; ma anche a chi non sa di essere unicità, a chi si contesta continuamente, a chi si cerca e pensa di non riuscire a trovarsi; a chi forse un giorno scoprirà che in questo cercarsi all'infinito, in questa contraddizione d'animo, in questo non darsi per scontati, in questo sentirsi sempre e di nuovo al punto di partenza, in bilico tra un battito e l'altro del cuore, in tutto questo turbinio sta l'armonia e la bellezza di una vita, la nobiltà delle proprie passioni, la bontà d'animo, la purezza di intenti; a chi invece, Dio mio!, non lo scoprirà mai e farà della sua vita il percorso pazzo, incerto di stella vagante nel firmamento alla ricerca di una galassia che sembra non trovarsi mai, nella inconsapevolezza di essere a sua volta fonte, origine, svolgimento e termine di passioni, vita, amore, emozioni. Di essere arte, per l'appunto: importanza, necessità per un'altra stella, altre stelle perse chi sa dove in attesa di attrazione, rifugio, conforto.


Orazio Danilo RUSSO

mercoledì 29 febbraio 2012

Considerazioni sull'Enciclica CARITAS IN VERITATE di Benedetto XVI

“IO HO IDEE DIVERSE DALLE TUE.
MA FARO’ DI TUTTO PERCHE’ TU POSSA, SEMPRE, ESPRIMERLE LIBERAMENTE”.

Colgo l’occasione di una veloce lettura dell’ultima enciclica del Papa cattolico per alcune considerazioni su religione, dio e uomini.
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Non vi e’ dubbio che portare speranza dove non ve n’e’ e’ meritorio e condivisibile. Come non vi e’ dubbio che portare come esempio una donna di due secoli fa che, non avendo conosciuto altro che dolore, si affida al primo appiglio di vita normale che le si presenta davanti (la fede cristiana, ma anche la benevolenza del suo “padrone”) e’, quantomento, fuorviante.
Pensiamo davvero che se in una analoga situazione invece della fede in un dio le si fosse offerta la scelta di diventare semplicemente una donna libera e percio’ libera di scegliere un qualunque lavoro, non avrebbe trovato la “speranza” in quella scelta di vita?
E pensiamo veramente che ella non volle tornare in Sudan per non separarsi dal suo nuovo dio o magari non voleva, semplicemente, tornare alla vita, terribile, che conosceva gia’?
E che dire della visione diocentrica dell’universo?
Innanzitutto continuare a credere in un essere supremo da cui discenderebbe il “tutto” e’ paradossale.
Ma anche ammettendo che ci sia, o ci sia stato, un “creatore” un super-essere (o per quanto ne sappiamo, una super-cosa) responsabile di una creazione “consapevole” dell’universo, puo’ qualcuno spiegarmi perche’ dovremmo adorare questa entita creatrice?
Perche’, in definitiva, dobbiamo aver bisogno di qualcuno a cui demandare la responsabilita’ di passato, presente e futuro?
Ovviamente, si argomentera’, all’uomo e’ stato dato il libero arbitrio. Egli puo’ decidere per se stesso.
Ovviamente se decide contro la, presunta, volonta’ del supremo essere ne paghera’ le conseguenze.
E le paghera’ nella vita ultraterrena.
A questo punto c’e’ da fare una considerazione sull’idea della morte propria del cristianesimo.
In effetti la vita del vero cristiano non e’ altro che un’attesa della morte in quanto promessa di vita eterna nella luce di dio.
Ma ecco il punto. Dobbiamo necessariamente morire?
Verrebbe da rispondere, andiamo ma che razza di domanda e’ mai questa?
Ma questa E’ LA DOMANDA. Tutte le religoni monoteiste piu’ diffuse basano gran parte della loro forza sulla promessa-garanzia di benefici e punizioni (ovviamente eterne) da fruire nella “vita dopo la morte”.
Ma in fin dei conti l’uomo e’ mortale (o se si preferisce, non-immortale) perche’ e “ignorante”.
Nel senso che, ancora, ignora il modo, il sitema, il trucco per sconfiggere la morte. O perlomeno le morti derivanti da vecchiaia e malattia.
Ma, io dico, siamo sul giusto sentiero (genetica ed ingegneria chirurgica ne sono due esempi) per raggiungere, se non la totale immortalita’, una longevita’ assoluta e soprattutto in sanita’ fisica e mentale.
Ed a quel punto i fondamenti delle religioni verrebbero meno.
A chi promettere la ricompensa/punizione ultraterrena se l’uomo non conosce piu’ il deperimento fisico ed in ultima analisi, la morte?
Quali armi di seduzione di massa useranno a quel punto le religioni per mantenere la loro, anacronistica, presa sulle menti umane?
Ovviamente la propensione dell’uomo verso il mistico ed il trascendente non si esaurira’ con il raggiungimento della “fine della morte”.
Potrebbe anzi essere sublimata dal fatto che gli uomini potrebbero sentirsi semidei.
Ma, in fondo, tutto il discorso sull’immortalita’ e’ pura accademia.
E’, pero’, funzionale a dimostrare che l’assunto su cui si radica la forza delle religioni e’ esso stesso pura accademia.
La fede, la speranza in un futuro di redenzione, in funzione del quale sacrificare il presente ai dettami di un dio che molto pretende e che molto promette, non e’ altro che l’annichilimento dell’essere umano-presente nella speranza che le promesse divine siano veritiere e quindi mantenute.
Il voler dimostrare l’esistenza della fede portando ad esempio la vita dei santi del passato, vista come auto-spoliazione delle ricchezze terrene per dedicarsi alla poverta’ ed alla divulgazione della parola di dio non puo’ rendere l’idea di cio’ che in realta’ questi uomini del passato hanno significato.
Consideriamo per un istante la condizione di vita ai tempi, ad esempio, di Francesco di Assisi. A meno di essere un regnante la condizione del 99% della popolazione dell’epoca era molto vicina, se non assolutamente dentro, la condizione di poverta’.
Certo Francesco era di famiglia ricca, ma in tempi in cui la durezza della vita (e Francesco ne fu testimone diretto in quanto prigioniero di guerra) e la (scarsa) conoscenza del mondo rendevano la mente umana molto predisposta verso il divino, il trascendentale ed in definitiva la superstizione.
Da ciò ne deriva che non si puo’ rapportare al presente e tentare di spiegare la fede ai contemporanei, adducendo esempi di uomini di piu’ di mille anni fa’.
Allora era piu’ facile, in molti casi conveniente, abbandonare la vita secolare per quella spirituale.


Un punto che mi trova assolutamente d’accordo e dove si cita Bernardo di Chiaravalle: “il genere umano vive grazie a pochi. Se non ci fossero quelli il mondo perirebbe”.
E che dire della frase: “...nessuna positiva strutturazione del mondo può riuscire là dove le anime inselvatichiscono”?
In realta’ ben fa’ il Papa a richiamare all’ordine i cristiani. La cosiddetta civilta’ moderna (non solo quella occidentale, oramai) si fonda sempre meno sulla spiritualita’ (ammesso che lo abbia mai fatto) e sempre piu’ sull’apparenza, sul possesso, sul dominio dell’uomo sul suo simile sia in via fisica che morale.
Dove egli erra e’ nel non comprendere che anche le Scienze Umanistiche vanno nella stessa direzione che lui intende ri-mostrare al suo popolo.
In realta’ la Santa Sede e gli Umanisti sono alleati nello sforzo, nella lotta per garantire al genere umano una esistenza che non sia solo confinata al meccanismio pimigenio “mangia-riproduciti-soddisfa i tuoi bisogni-muori”.
Lo studio delle Scienze puo’ avvicinare l’uomo alla spiritualita’ allo stesso modo di una religione.
Comprendere, non solo per fede, che l’essere umano e’ parte di un vasto disegno (sia esso intenzionale per opera di un essere superiore oppure no e’, a questo punto, irrilevante) e’ sostanziale e necessario per elevarsi al di sopra della palude formata da luoghi comuni, convenzioni e vite standardizzate che contraddistinguono la stragrande maggioranza del genere umano.
E’ inoltre errato credere, come afferma il papa, che la scienza allontani dalla spiritualita’.
L’esempio piu’ lampante ci viene da un piccolo scienziato di nome Albert Einstein.

Ed infine prendiamo in considerazione un’ulteriore, e direi definitiva, “falla” nella planetaria balla di dio e delle religioni.
Vi siete mai chiesti che religione professereste se foste nati a Teheran da una famiglia sciita, o nella ortodossa Salonicco da una famiglia greca, invece che a Roma da una famiglia cattolica?
Non e’ dio ad aver creato l’uomo.
E’ vero l’esatto contrario. Gli uomini, a seconda delle loro culture, hanno creato le loro divinita’ a propria immagine e somiglianza.
L’appartenenza ad una qualunque religione e’ come l’appartenenza ad una tribu’ o ad una tifoseria calcistica.
E non si pensi che le varie etnie umane , in fondo, credono tutte nello stesso dio, adattandolo pero’ alle loro culture.
Gli uomini hanno, per un motivo che (devo ammetterlo) tuttora non comprendo, un disperato bisogno di sapere che c’e’ “qualcuno” che regola le loro vite e che ci sara’ una qualche ricompensa dopo la fine della vita.
Non accetta, il genere umano, se non in rari casi, che la morte altro non e’ se non una (per ora...) inevitabile tappa dell’esistenza.
Senza tenere nel conto dei cosiddetti credenti quelli, la maggioranza in fin dei conti, che si professano tali solo per convenzione, convenienza ed in ultima analisi, conformismo.

Mauro CASCIOLI

domenica 19 febbraio 2012

Lezioni spirituali per giovani samurai (di Yukio Mishima)


Un libro strano... ai miei occhi di occidentale!

Forse semplicemente un libro strano in quanto non avevo mai letto niente scritto da un Giapponese, eppure...

Yukio Mishima è morto, non oggi, sia chiaro, ma il 25 novembre 1970... suicida!
Perché, vi chiederete? 
Per la Patria, diremo noi... per il Giappone, disse lui!

Le sue ultime parole, prima del suicidio rituale, furono:

"Noi ora testimonieremo a tutti voi l'esistenza di un valore più alto del rispetto per la vita. Questo valore non è la libertà, non è la democrazia. E' il Giappone. Il Paese della nostra amata storia, delle nostre tradizioni: il Giappone. Non c'è nessuno tra voi disposto a morire per scagliarsi contro la Costituzione che ha disossato la nostra patria? Se esiste, che sorga e muoia con noi! Abbiamo intrapreso questa azione nell'ardente speranza che voi tutti, a cui è stato donato un animo purissimo, possiate ritornare ad essere veri uomini, veri guerrieri."

Ecco, ecco le ultime parole di un uomo, un intellettuale, un patriota... 

Potrete chiedervi perché abbia scritto queste poche righe, senza scrivere una sola riga sul libro... la risposta è la solita, perché il libro è tutto da leggere, se volete sapere di cosa parla... 
tutto da scoprire, pagina dopo pagina, fino alla fine...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 12 febbraio 2012

Amore amando

Tu non trovi incredibile
Sto scrivendo versi d’amore
Dopo più di vent’anni
Tu sai che il miracolo
È stato possibile
Vivendo la stessa strada
Ardua salita talvolta
Scoscesa o in discesa
Mai piatto andare di giorni.

Tu ascolta ancora una volta
La stretta della mia mano
Fredda di inverni e di montagne
Debole di fatica e di viaggi
Ma che non ti lascia andare
Neanche un istante
Perché è libera e dolce.

Tu guarda il mio sguardo
Quando si posa sulle tue forme
Quando ride del tuo riso
E si riempie come in un mare
Delle tue lacrime più amare.
Allora sarà amore amando
Che spinge le spalle e la testa
Oltre il difficile ostacolo
Che si para davanti.

Tu ricorda tutto il tempo
E buttalo via perché lo stesso
Sarà domani farsi presente
E continuare vivendo
Non stretti o vicini
L’uno all’altra perché
Non ce n’è bisogno.
è bisogno.
osa sola.tempo
a
lia.i
endo
agli
Noi siamo una cosa sola.

Giuseppe Marchi