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sabato 30 settembre 2017

eLearnig? Moodle è lo standard de facto delle Università, ed è un software Open Source!

Roma, presso la sede della Sapienza, ha ospitato l'evento "MoodleMoot Italia 2017!, un incontro tra gli utilizzatori della piattaforma di eLearning Open Source più conosciuta al mondo.
Gavin Henrick -
L'evento, organizzato in collaborazione tra La Sapienza, l'Associazione Italiana Utenti Moodle e il Consortium GARR, si è sviluppato su tre giorni (28-29-30 settembre) con un intenso programma che ha visto moltissimi speakers alternarsi sul podio. Chairman di tutto riguardo: Giuseppe Fiorentino (AIUM), Rino Ragno (La Sapienza) e Gabriella Paolini (GARR), hanno guidato i lavori della seconda giornata.
Ospite internazionale Gavin Henrick che ha illustrato il futuro di Moodle.

Da evidenziare il recente investimento milionario di un investitore europeo che crede nel progetto Moodle.
Tra gli espositori interessante presentazione di Media Touch, società che si occupa di sviluppo di laboratori scientifici virtuali, utilizzati nelle Università per aiutare gli studenti nell'approccio sperimentale, aiutando la familiarizzazione con gli strumenti scientifici e consentendo inoltre di effettuare esperimenti potenzialmente pericolosi senza alcun rischio.
Interessante anche l'excursus storico su Moodle presentato da Andrea Bicciolo (Media Touch).
Antonio Giovanni Schiavone (AGID) ha presentato uno studio sulla accessibilità di Moodle, utilizzando come strumenti di validazione MAUVE e Total Validator. Dallo studio emerge una buona accessibilità generale anche se passi avanti possono essere compiuti.
Dal Trinity College invece la Professoressa Elisabeth Lawson ha parlato di "Innovative approaches in teacher training and continuous professional development".
Questi sono solo parte degli interventi che meriterebbero ognuno un proprio spazio.
Aula Magna piena e grande interesse da parte di tutti per uno strumento che sempre più entra a far parte della vita quotidiana di milioni di utenti in tutto il mondo.

Alessandro Rugolo

Per approfondire: https://moodle.org/?lang=it

domenica 24 settembre 2017

2^ edizione romana per il Cybertech Europe: il 26 e 27 settembre alla Nuvola


Roma 26/27 Settembre,
alla "Nuvola", il centro convegni inaugurato circa un anno fa a Roma zona Eur, si terrà il Cybertech Europe 2017, il più grande evento Europeo legato ai temi della cyber security e dell’intelligence.
L’evento, realizzato in collaborazione con Leonardo, alla sua seconda edizione romana dopo il successo del Cybertech 2016, si prepara a dare spazio a convegni, esposizioni e scambi di idee da parte di esperti del settore informatico.
Tra gli speaker vi saranno il Ministro della Difesa Roberta Pinotti, Alessandro Profumo (AD di Leonardo) e Andrea Biraghi sempre di Leonardo e Eugene Kaspersky, fondatore dell’omonima società.
Gli invitati speciali a partecipare all’evento saranno molti altri e potete trovare la lista completa sul sito del Cybertech http://italy.cybertechconference.com/it/speakers .
L’evento sarà diviso in due giornate, il 26 Settembre saranno trattati temi legati a Fintech e alla cyber security a livello nazionale ed europeo , mentre durante la seconda giornata si parlerà di digital transformation e cyber awareness ed investimenti legati alla sicurezza.
Le conferenze e gli incontri con ospiti d’onore saranno solo una parte dell’evento, l’esposizione ricopre infatti una grande importanza al Cybertech, centinaia di Start-up e aziende all’avanguardia avranno il loro spazio per presentare prodotti e soluzioni innovative.

Francesco Rugolo 

Foto tratte dal sito di Leonardo

giovedì 21 settembre 2017

Oracle Chatbot: presentata in diretta mondiale la nuova tecnologia basata su Artificial Intelligence

Mercoledì 20 settembre Oracle ha presentato, nella sua sede recentemente inaugurata a Roma, la nuova tecnologia Oracle Chatbot.
L’evento è stato presentato da Alessandro Beligi, Italy Sales Director Digital Engagement e Luca Postacchini, Business Development Mobile Strategy Manager,  in contemporanea con le altre sedi Oracle a Madrid, Londra, Chicago e San Francisco.


Cominciamo definendo un chat bot: Un chat bot è un programma che si basa sull’uso della Intelligenza Artificiale con il quale è possibile simulare una conversazione tra un essere umano ed un robot, questi vengono già ampiamente usati da numerose società a fini di marketing o per accompagnare alcuni servizi online (ad esempio l’online banking) o dai social network.
Nel lontano 2006 in America un chatbot sul sito goarmy.com , il cosiddetto SGT.STAR aiutava gli aspiranti militari rispondendo a semplici domande sull’arruolamento. Utilizzava una tecnologia simile sviluppata dalla CIA ed FBI.
Dal 2006 ad oggi i passi in avanti sono stati molti, il nuovo Oracle Chatbot è in grado di memorizzare le informazione che gli vengono date durante la conversazione ed elaborarle, svolgendo difatti il suo compito in maniera rapida ed efficiente.
Chatbot unisce in una sola interfaccia utente numerosi canali di servizio, avendo infatti l’integrazione per Facebook , Google Home, ecc.
Ma come si svolge una conversazione con un chatbot?
Alla base del funzionamento del bot vi è il NLP (Natural Language Processing) ed algoritmi di Machine Learning che permettono al programma di imparare pur senza essere programmato esplicitamente.
Un bot per funzionare correttamente deve:
-      conoscere l’Intent, ossia l’intenzione dell’utente, le sue esigenze più frequenti; nel caso del banking bot potrebbe essere la richiesta del saldo o di un trasferimento di denaro nel conto
-     avere un buon numero di Utterances, ossia frasi inerenti all’Intent che vengono date come esempio al bot, così che possa comprendere la domanda dell’utente in qualunque modo essa venga posta
-       riconoscere le Entities, ossia variabili che gli vengono date all’interno di un discorso come ad esempio le caratteristiche del prodotto di cui si sta parlando, come quantità, colore,taglia ecc.. nel caso di un bot che aiuta nello shopping.
Tutte queste caratteristiche permettono al bot di stabilire il modo migliore per aiutare l’utente.
La tecnologia del chatbot e più il generale l’Intelligenza Artificiale, come nell’esempio del SGT. STAR, possono aiutare il mondo della Difesa in vari modi. Un risponditore automatico intelligente potrebbe, probabilmente, prendere il posto di un centralinista.
Più in generale, in un momento storico come quello attuale, in cui la riduzione del personale militare è all’ordine del giorno, forse uno strumento simile potrebbe essere di ausilio nello svolgere compiti di routine di tipo informativo, consentendo un più oculato impiego del personale militare. La tecnologia del chatbot potrebbe divenire complementare all’uomo che potrebbe così dedicarsi a compiti in cui è richiesta la presenza umana.
Naturalmente ogni nuova tecnologia informatica ha sempre i suoi aspetti di rischio e in questo caso se ne dovrà tenere conto con particolare attenzione visto che si tratta di qualcosa di totalmente nuovo.
Francesco RUGOLO

Per approfondire:

sabato 16 settembre 2017

Un attacco Cyber alla base della collisione della Destroyer USS John S. McCain?

E' apparsa su vari giornali, fin dai primi giorni dopo l'incidente, la notizia delle indagini in corso sulla collisione avvenuta il 21 agosto nelle acque del Pacifico, ad est dello stretto di Malacca, tra la USS John S. McCain (classe DDG-56) ed una nave cisterna civile battente bandiera liberiana. Indagini particolari condotte dal "Navy cyber team", inviato per la prima volta sul campo per esplorare se in questa collisione, la quarta che coinvolge navi militari nell'anno, vi siano evidenze di un attacco cyber.
Il compito assegnato al Navy cyber team, oltre alla raccolta di dati e alle analisi di eventuali evidenze di attacco cyber, comprende quello ben più importante di capire come rendere di prassi l'analisi cyber in caso di incidenti di una certa rilevanza.
Le indagini sono state probabilmente sollecitate dalla notizia di un inspiegabile malfunzionamento del timone della nave militare.
Il Vice Adm. Jan Tighe (Deputy chief of naval operations for Information Warfare and the 66th director of Naval Intelligence) ha affermato che: “We will look for a couple of things. One, try to confirm cyber did not have anything to do with the collision and then how do we move forward in making sure these are a normal part of these investigations [..] It is something that we think about a lot and we have to have both the authorities and the human capital ready to respond.”
L'operazione, la prima della sua specie, è stata chiamata "Operation Orion Hammer".
Fino ad ora, nonostante la notizia delle indagini su un possibile attacco cyber, sembra non vi siano evidenze di alcun genere che portino a confermare i sospetti.
Una cosa è certa, a causa dell'incidente, il quarto nella zona, il Vice Adm. Joseph P. Aucoin, capo della Settima Flotta, a fine agosto è stato rimosso dall'incarico! 


Per approfondire:

- https://www.defensetech.org/2017/09/14/mccain-collision-investigation-test-case-navy-cyber-experts/
- http://freebeacon.com/national-security/navy-deploys-cyber-security-team-investigate-uss-john-mccain-collision/
- https://news.usni.org/2017/09/14/cyber-probes-part-future-navy-mishap-investigations-uss-john-s-mccain-collision
- http://breakingdefense.com/2017/09/mccain-collision-is-dry-run-for-navy-cyber-investigators/
- https://thenextweb.com/insider/2017/08/22/the-us-navy-is-investigating-possibility-of-cyber-attack-in-latest-collision/#.tnw_htv1eSgi
- https://news.usni.org/2017/08/25/navy-orion-hammer-investigation-uss-john-mccain-collision-turned-no-evidence-cyber-attack
- https://www.realcleardefense.com/2017/08/27/navy_039orion_hammer039_investigation_into_uss_john_mccain_296235.html
http://www.occhidellaguerra.it/gli-hacker-dietro-gli-incidenti-alla-flotta-usa-nel-pacifico/
- https://www.nytimes.com/2017/08/22/world/asia/us-navy-ship-collision-uss-mccain-search-sailors.html
- https://www.wsj.com/articles/u-s-navy-to-relieve-admiral-of-command-after-collisions-1503448987
- https://www.nbcnews.com/news/world/7th-fleet-commander-be-relieved-after-deadly-ship-collisions-n795091
Alessandro RUGOLO

sabato 9 settembre 2017

L’impatto cyber sul mondo si misura ormai in miliardi di dollari.

A.P. Moller Maersk CEO: Ransomware cyber attack led to predominant loss of business in JulyQualche mese fa, qualcuno potrebbe aver fatto caso alla notizia riguardante una delle più grandi società al mondo nel campo del trasporto containers, della logistica e dell'energia, la danese A.P. Møller - Mærsk A/S.
La notizia, riportata dalle principali testate giornalistiche ha fatto il giro del mondo; non è da tutti infatti dichiarare apertamente perdite per 300 milioni di dollari, causate dalle conseguenze di un attacco informatico avvenuto il 27 giugno scorso e che ha messo in ginocchio il sistema logistico integrato che consente di gestire le operazioni logistiche del colosso.
L'attacco hacker, condotto attraverso l'uso di un ransomware (un software malevolo che cifra i dati e chiede un riscatto per decifrarli) probabilmente non era diretto contro la società danese, sembra infatti che abbia colpito inizialmente il tessuto economico finanziario dell'Ucraina (ma anche i sistemi di monitoraggio della centrale nucleare di Cernobyl) e solo in un secondo tempo abbia colpito la A.P. Møller - Mærsk A/S.
Secondo alcuni analisti di sicurezza il software utilizzato sarebbe EternalBlue, uno dei software prodotto dalla NSA ma l'attacco, secondo fonti governative ucraine, sarebbe stato condotto dalla Russia contro l'Ucraina (dichiarazioni poi in parte ridimensionate).
Risultato?
Per la A.P. Møller - Mærsk A/S un mese di stop quasi completo delle attività logistiche condotte presso diversi porti nel mondo ed un conto da pagare piuttosto salato: circa 300 milioni di euro!
Ma lasciamo da parte la danese A.P. Møller - Mærsk A/S per parlare di un altro articolo, più generale, pubblicato il 18 luglio scorso sul sito blomberg,com. Chi scrive è Oliver Suess e l'articolo ha un titolo fin troppo esplicito: Global Cyber Attack Could Cost $121.4 Billion, Lloyd's Estimates.
Naturalmente è solo una stima (che proviene da un report della Lloyd), però 121 miliardi di dollari sono una bella cifra per un evento cyber, seppur di livello mondiale.
Ora, se le cifre fornite dalla società danese sono realistiche, probabilmente l'impatto globale dell'evento cyber ha raggiunto la cifra di diversi miliardi di dollari (decine?).
Ora, a mio parere, è arrivato il momento di una seria riflessione sul problema cyber, riflessione che noi di Difesaonline cerchiamo di portare avanti.
Probabilmente ricorderete l'articolo Novità sul fronte Cyber: pubblicato il DPCM 17 febbraio 2017, in cui concludevo con la mia perplessità sul fatto che si parlasse, come spesso accade in Italia, di importanti cambiamenti da effettuarsi però senza nuovi oneri a carico del bilancio dello Stato!
BEne, alla mia perplessità di allora aggiungo qualche ulteriore considerazione.
La mia domanda è la seguente: se per disgrazia dovessimo subire un attacco dell'importanza e delle dimensioni di quelli che si stanno verificando in tutto il mondo, non spenderemo (molto) di più del “costo zero” di cui si parla nel DPCM per ripristinare sistemi e servizi e per il fermo dei sistemi che ne deriverebbe?
E questi costi, o come mancati introiti in tasse o come spese vive da sostenere, non andrebbero a gravare in ogni caso sulle casse dello Stato (oltre che sui privati)?
Ritengo che nessuna persona dotata di raziocinio possa metterlo in dubbio!

Ma allora, per una volta, perché non prendere il toro per le corna e finanziare una linea d'azione che miri alla messa in sicurezza dell'Italia dai rischi cyber, in maniera coordinata e scientifica e non, come al solito, lasciando agli uomini di buona volontà e alla loro libera iniziativa la responsabilità di una lotta impari?
Sono in tanti, Università, industrie e privati, che per proprio conto si stanno muovendo per fare ciò che è in loro potere,perchè non cercare di organizzare gli sforzi?

Per approfondire:


Alessandro RUGOLO

martedì 29 agosto 2017

La terra è piatta, colpa dei vaccini (considerazioni sulla post-verità)

Recentemente per descrivere il dibattito culturale e politico di questo inizio secolo (o millennio) è stato coniato il termine: “post-verità” (https://it.wikipedia.org/wiki/Post-verit%C3%A0 ) . La post verità non parte da un fatto o da una costatazione oggettiva e attraverso un naturale ragionamento arriva ad una considerazione più o meno soggettiva, al contrario, essa si basa su “impressioni su fatti non del tutto accertati”. La colpa della post-verità – per così dire – viene data ai media di ultima generazione.

Nelle forme di comunicazione via internet sempre di più conta l’istante e l’emozione che la notizia suscita, e sempre meno conta approfondire l’argomento e inquadrare la notizia in un contesto. Il fenomeno poi si amplifica con le " fake news ". Attenzione, la propaganda e la contropropaganda sono sempre esistete, ma il fenomeno in questo caso è diverso, nella “post-verità” di internet quello che conta è il picco emozionale istantaneo che impedisce materialmente, anche per come è fatto il mezzo di comunicazione, di intraprendere un ragionamento o provare ad approfondire. E’ come se ricevessimo ogni istante uno tzunami di notizie della qualunque. Il paradosso è che il massimo della comunicazione moderna assomiglia a quanto accadeva nel medioevo. Alcuni anni fa per definire il dibattito culturale del medioevo contrapposto a quello moderno-scientifico, si utilizzava il termine di “mente magica”. La mente magica medievale agiva per associazioni e per immagini archetipe, senza considerare come elemento fondante la realtà oggettiva delle cose.

Un esempio di post-verità è la questione dei vaccini. Sicuramente ci saranno delle case farmaceutiche che speculano sui vaccini, sicuramente ci saranno stati casi avversi dove qualche paziente ha avuto delle reazioni allergiche, ma è fuori qualsiasi ombra di dubbio che il vaiolo e la tubercolosi in Italia sono stati sconfitti dalle vaccinazioni di massa. Eppure non si riesce a fare un dibattito sereno, per eventualmente capire dove è la speculazione e come fare a prevenire i casi di reazione avversa, senza tornare a morire di vaiolo. Cosicché la questione diventa una battaglia di religione tra vaccinatori e No-vac. Manifestazioni, scontri, padri che menano i medici, bambini morti perché non vaccinati, esattamente come nel medioevo , quando accadeva che le dispute teologiche portavano a scontri religiosi tra eretici e conformisti.

Ma la vicenda più esilarante – ma dovremmo piangere - è quella di una studentessa di origini mussulmane che ha presentato una tesi sulla terra piatta (http://www.corriere.it/scuola/universita/17_aprile_20/terra-piatta-gira-intorno-tunisia-238d072c-25b8-11e7-83cc-292021888e47.shtml ). Esiste su internet una folta schiera di “revisionisti” , generalmente non mussulmani, che affermano che la terra è piatta, e che la terra sferica serve alle multinazionali (googolare per credere). In realtà mai nessuno studioso importante del passato (se escludiamo le civiltà arcaiche) ha detto che la Terra è piatta, sia esso ebreo, cristiano o mussulmano. Origene, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Ruggero Bacone, Maimonide per gli ebrei, tanto per citarne alcuni. Nel VII secolo il cardinale Isidoro di Siviglia calcolò la lunghezza dell’equatore. Nell’Islam da sempre si è saputo che la terra non era piatta, nel medio evo era proprio insegnato nelle grandi scuole islamiche di Cordova, tanto è vero che si supponeva la terra sferica per calcolare la distanza più breve tra un dato punto sulla Terra e La Mecca . Ancora più incredibile; nel Corano c’è un versetto (79:30) che in alcune moderne traduzioni recita: «Egli creò la Terra a forma di uovo ».

Evidentemente anche la ligia studentessa mussulmana, un po’ come mia figlia, ha preferito usare google che leggersi il Corano.

Alessandro Ghinassi

domenica 20 agosto 2017

Il presidente Trump eleva lo United States Cyber Command al rango di Unified Combatant Command


USCYBERCOM Seal


Che il cyberspace e le operazioni compiute attraverso questa quinta dimensione fossero cresciute di importanza era chiaro un po a tutti, però in pochi potevano immaginare una simile escalation!
Pochi anni fa gli USA creavano, sulla base di un precedente progetto dell'Air Force, lo United States Cyber Command (USCYBERCOM). Il Generale Keit Alexander ne assunse il comando nel maggio 2010 e il 31 ottobre 2010 lo USCYBERCOM raggiunse la Full Operational Capability (FOC).
Ora, dopo solo dieci anni, la promozione a "Unified Combatant Command", al pari degli attuali nove esistenti (sei con competenze areali e tre con competenze funzionali), fa capire quanto sia importante la quinta dimensione per uno Stato come l'America che ambisce a mantenere la supremazia mondiale. Lo USCYBERCOM fino ad ora era inquadrato all'interno dello US Strategic Command.

Commander's Area Map
Mappa dell'attuale suddivisione del globo tra gli Unified Combatant Command areali

Il 18 agosto il presidente Trump annuncia di aver ordinato l'innalzamento del Cyber Command a livello di Unified Combatant Command con il focus sulle cyberspace operations.

"I have directed that United States Cyber Command be elevated to the status of a Unified Combatant Command focused on cyberspace operations.

This new Unified Combatant Command will strengthen our cyberspace operations and create more opportunities to improve our Nation’s defense.  The elevation of United States Cyber Command demonstrates our increased resolve against cyberspace threats and will help reassure our allies and partners and deter our adversaries.  

United States Cyber Command’s elevation will also help streamline command and control of time-sensitive cyberspace operations by consolidating them under a single commander with authorities commensurate with the importance of such operations.  Elevation will also ensure that critical cyberspace operations are adequately funded.

In connection with this elevation, the Secretary of Defense is examining the possibility of separating United States Cyber Command from the National Security Agency.  He will announce recommendations on this matter at a later date.

Through United States Cyber Command, we will tackle our cyberspace challenges in coordination with like-minded allies and partners as we strive to respond rapidly to evolving cyberspace security threats and opportunities globally."

Questo il messaggio e ritengo sia importante notare anche l'accenno alla possibilità che lo United States Cyber Command possa essere separato dall'NSA.

Forse i recenti incidenti informatici durante le presidenziali o le fughe di notizie sulle attività Cyber condotte dalla NSA hanno avuto la loro importanza nell'indirizzare il governo in questa direzione?
Non possiamo esserne certi.
 
Certo è che il nuovo Unified Combatant Command per le cyber Operations riceverà adeguati finanziamenti per assolvere il suo nuovo compito, finanziamenti che avranno come riflesso quello di spingere in alto l'industria della cyber security americana e, più in generale, lo sviluppo di nuove tecnologie con il risultato secondario che l'Europa, già debole nel settore, si ritroverà ancora di più ai margini del mondo tecnologico.

Solo una domanda: mentre gli Stati Uniti si attrezzano per combattere nel cyberspace la guerra dell'era moderna, da noi in Italia, cosa si sta facendo?

Per approfondire:
- https://www.whitehouse.gov/the-press-office/2017/08/18/statement-donald-j-trump-elevation-cyber-command
- http://www.stratcom.mil/Media/Factsheets/Factsheet-View/Article/960492/us-cyber-command-uscybercom/
- https://www.defense.gov/About/Military-Departments/Unified-Combatant-Commands/

Alessandro Rugolo