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venerdì 31 ottobre 2008

Che cos'é l'età della Pietra?

Nel 1865 il Barone Sir John Lubbock (30 aprile 1834 - 28 maggio 1913), banchiere, politico, biologo e archeologo inglese pubblicò un saggio passato alla storia col titolo "Pre-historic Times, as Illustrated by Ancient Remains, and the Manners and Customs of Modern Savages", cioè "Tempi preistorici, illustrati per mezzo delle resti antichi e modi e abitudini dei moderni selvaggi".
Fu lui l'inventore dei termini ancora oggi utilizzati per distinguere i periodi della preistoria, Paleolitico e Neolitico.
Il termine Paleolitico deriva da due parole greche: "παλαιός" che si legge "palaios" e significa vecchio, antico, e "λίθος" che si legge "litos"cioè "pietra", dunque "età della pietra antica". In questo periodo la pietra veniva lavorata rozzamente e i manufatti erano di solito di grosse dimensioni e spesso solo abbozzati.
Il termine Neolitico invece deriva dal greco "νέος" che si legge "neos" e significa "nuovo" e "λίθος" che come già detto significa "pietra". In questo periodo che va dal 4.000 a.C. all'invenzione della scrittura, venivano realizzati nuovi strumenti in pietra che dovevano servire agli agricoltori.
Secondo la teoria in maggiormente in voga l'età della pietra è oggi suddivisa in tre periodi, è stato infatti introdotto il "Mesolitico", cioè "l'età della pietra di mezzo" che va dall'8.000 a.C. al 4.000 a.C. circa (diversi autori lo spostano avanti e indietro anche a seconda del luogo di cui si parla). Durante tale periodo si cominciò a realizzare strumenti in pietra più piccoli e meglio lavorati.
In linea di massima durante tutta l'età della pietra si sarebbero utilizzati strumenti realizzati in pietra, osso, legno e conchiglie, lavorati per ottenere strumenti di lavoro e da caccia.
I sempre nuovi ritrovamenti di manufatti in pietra sembra che permettano di far risalire l'inizio dell'età della pietra addirittura ad alcuni milioni di anni fa.
Occorre però ricordare, per onestà intellettuale, che si tratta di "teorie", che esistono reperti archeologici che sono in contrasto con questa visione lineare dello sviluppo umano e che le tecniche di datazione impiegate per i diversi tipi di reperti danno spesso risultati molto differenti tra loro.
A mio parere, la suddivisione delle età del mondo non rappresenta che un modello semplicistico e poco utile e che talvolta rischia di diventare addirittura un limite alla ricerca.
In ogni caso, ciò che è importante capire è che al di la di qualunque modello esiste la verità che deve essere ricercata senza paura di andare contro il modello più in voga...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 22 ottobre 2008

La fine dell'economia liberale

Egregi amici tuttologi, le turbolenze estreme alle quali i mercati finanziari sono stati sottoposti negli ultimi periodi, hanno probabilmente segnato l'inizio di un nuovo capitolo della nostra storia più recente, dal titolo "la fine dell'economia liberale".
Gli Stati Uniti e determinati stati europei hanno iniziato ad immettere nel sistema finanziario cifre iperboliche. Si pensi che il primo pacchetto promesso dall'amministrazione americana é pari a circa il doppio della spesa militare USA (la più elevata al mondo) e che l'Unione Europea prevede, nella peggiore delle ipotesi, di stanziare una somma pari al 15% del PIL di tutti gli stati membri. Importi da capogiro.
Ma quali le conseguenze per l'economia reale e per noi consumatori ?
Forse un tracollo totale del sistema verrà evitato, ma gli stati imporranno determinate regole, come un tetto massimo agli stipendi manageriali, il pagamento di interessi, uomini di collegamento all'interno dei consigli di amministrazione, la riduzione dei bonus e nuove norme che avranno lo scopo di regolare e controllare il sistema finanziario nazionale. Gli stati dovranno ora ridurre altre uscite, forse aumentare le proprie entrate, far fronte ad un periodo di inevitabile recessione, ridurre il costo del danaro e chi più ne ha più ne metta.
In poche parole "la mano invisibile del mercato" ha fallito, così come fallimentare é stata la politica della "deregulation" e di tutti coloro che volevano meno Stato nell'economia. Ma i primi a fallire sono stati i "manager" pagati e strapagati e ora salvati da danaro pubblico.
Ci aspettano periodi duri. E allora rimbocchiamoci le maniche!
Un caro saluto a voi tutti.

Galimberti Patrick

sabato 18 ottobre 2008

Storia della Cina, la misteriosa dinastia Shang e la lavorazione del bronzo

La storia antica è ancora un mistero... sia perché i testi scritti sono pochi e spesso rovinati o illeggibili, sia perché spesso gli studiosi sono esperti di un solo argomento o periodo o popolo!
Capire la storia antica significa essere in grado di spiegare le trasformazioni della società, lo sviluppo tecnologico, il susseguirsi delle dinastie, l'economia e le interdipendenze tra i popoli antichi.
Spesso si tende a pensare che la storia abbia avuto uno sviluppo lineare, cioè che a partire da un momento in cui l'uomo era ignorante e pensava solo a sopravvivere si sia arrivati sino ad oggi, con le complesse società ricche di interdipendenze portateci dalla globalizzazione, ma non è così!
La storia è ricca di esempi che ci dicono il contrario, la storia non è un fenomeno lineare... i popoli e le civiltà nascono, crescono e talvolta muoiono o si trasformano! Lo stesso sviluppo tecnologico non è lineare... i reperti trovati durante gli scavi non ci parlano di uno sviluppo lineare delle tecnologie, ma di uno sviluppo a salti avanti e indietro, in dipendenza anche di altri fenomeni.
Ma non voglio annoiare nessuno con le mie considerazioni e così credo sia arrivato il momento di parlarvi dell'ultimo libro che sto leggendo, un sunto di storia della Cina scritto da Cornelia Spencer. In poche pagine racconta in modo semplice ed interessante quattro millenni di storia, a partire dalla dinastia Hsia (2205-1765 a.C.) solo accennata e da tanti inserita nella preistoria della Cina, alla misteriosa dinastia Shang (1765-1122 a.C.), quindi la dinastia Chou (1027-256 a. C.) quella dei filosofi e del cosiddetto feudalesimo cinese, poi la dinastia Ch'in (221-206 a. C.) con il primo imperatore Ch'in Shih Huang Ti, grande riorganizzatore. La dinastia seguente è detta Han (206 a.C. -209 d.C.) e fu interrotta per un breve periodo da Wang Mang (9-23 d.C.). Tutto il resto è recente e al momento mi interessa poco, chi vuole potrà trovare sicuramente il libro in biblioteca, in lingua italiana.
Ciò che mi ha colpito, in particolare, è un riferimento al periodo più antico, quello della cosiddetta "misteriosa dinastia Shang"...
Solo il termine "misteriosa" è già sufficiente di per se a farmi rizzare le orecchie, poi, come se non bastasse, si parla di un regno che si estende per circa 1500 chilometri nella valle del fiume Giallo, e se ancora non bastasse, una frase, buttata li a pag. 17:
"La maestosa bellezza dei bronzi Shang non è mai più stata eguagliata in tutta la storia cinese; ma nessuno sa con certezza come fecero i cinesi a imparare quell'arte. I metalli erano molto difficili da trovare. Coloro che ritengono che sia i metalli che l'arte di lavorarli possano essere stati importati dai popoli nomadi della Siberia e di regioni anche più a occidente sono costretti però ad ammettere che le decorazioni ricordano piuttosto quelle tipiche delle regioni meridionali."

E' chiaro che il bronzo rappresenta un mistero... stesso mistero che abbiamo nel mondo mediterraneo nello stesso periodo (II millennio a.C.). Una qualche popolazione potrebbe aver avuto delle conoscenze approfondite dell'arte di lavorare il bronzo e i minerali in genere e si è forse diffusa in tutto il mondo?
Se è così, chi erano questi lavoratori dei metalli?
Scoprire chi erano e da dove venivano questi popoli lavoratori dei metalli potrebbe essere utile non solo alla conoscenza della storia della Cina ma a quella di tutto il mondo!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 16 ottobre 2008

Gesico: sagra di Sant'Amatore

Cari amici e lettori,
questo fine settimana non avete niente da fare?
Se siete in Sardegna potete recarvi a Gesico, SS 128, tra Suelli e Mandas.
Perché dovreste farlo?
Beh, di motivi potrebbero essercene diversi...
In primo luogo vi è una delle sagre più popolari, la sagra di Sant'Amatore...
La tradizione vuole che il venerdì il Santo venga portato in processione dalla parrocchia di santa Giusta alla chiesa di Sant'Amatore.
Un tempo era l'occasione per acquistare tutta l'attrezzatura occorrente ai pastori. Ancora oggi si possono acquistare campanacci,esti 'e peddi (tipico vestito dei pastori), bettua (bisaccia), coltelli sardi...
Per gli amanti del mangiare è possibile trovare carne e pesci arrosto, il miglior torrone e il sabato potrete partecipare alla sagra delle lumache.
Volete un consiglio?
Se vi trovate a passare a Gesico fateci un salto... tempo permettendo potrete passare una giornata diversa dal solito!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 13 ottobre 2008

Un fine settimana nel sulcis iglesiente...

Venerdì e sabato tempo pessimo, pioggia e forte maestrale...
(Pan di Zucchero)

Campo base Iglesias, bella cittadina, con un bel centro storico, un museo minerario e un bel duomo!
Incuranti delle cattive condizioni atmosferiche abbiamo visitato i posti più interessanti della costa e qualche tratto dell'entroterra... un'alternanza di spiagge bellissime,
(Cala domestica)

un mare dai colori indescrivibili (domenica era una bellissima giornata) con altissime falesie a strapiombo.
Siamo nel cuore dell'ex bacino minerario del Sulcis... si possono vedere i resti di tante strutture minerarie in disuso...
(Rovine della laveria di Nebida)

altre, riadattate, si possono visitare.
Una di queste, è la galleria Henry (dal nome del direttore francese che la diresse negli anni del suo splendore), a Buggerru.(Galleria Henry)
Si visita con un simpatico trenino elettrico che si inoltra per circa 900 metri nelle viscere della montagna.
(Un esempio di minatore moderno!)

Si possono ammirare attrezzi, usati per la perforazione e l'estrazione dei minerali.
Si estraeva piombo, zinco e argento...
Il trenino finisce la sua corsa in un patio a cielo aperto.
Si ritorna indietro a piedi... costeggiando un belvedere a strapiombo sul mare, panorama mozzafiato... bellissimo!!!!!!!!
Un breve salto nell'entroterra, nella valle di Antas, per visitare l'omonimo tempio punico romano, dedicato al dio "Sardus Pater babai", guerriero e saggio progenitore della stirpe sarda...
Nella zona si trovano resti di villaggi nuragici e cave romane...
A pochi chilometri di distanza si trova la grotta di "Su Mannau", originata da due piccoli torrenti che nei millenni hanno creato imponenti gallerie ornate di calciti e aragoniti, facendo di questa cavità una fra le più belle grotte della Sardegna.
Lasciandoci alle spalle le grotte ci avviamo a visitare una spiaggia indicataci da turisti stranieri (pensa te), 13 km di strada tortuosa, senza incontrare anima viva ne insediamenti di qualsiasi tipo... arrivati a destinazione ci troviamo davanti ad uno scenario incantevole... una spiaggia immensa (3 km), un mare dai colori stupendi, dune di sabbia altissime ricoperte di macchia mediterranea... il nome della spiaggia è "Scivu".
Vi è stato girato lo spot della Wind, quello con Aldo Giovanni e Giacomo...
Lasciata alle spalle Scivu, ci accingiamo a visitare un'altra spiaggia "Piscinas" e le sue dune... Strada più tortuosa che mai, attraversiamo "Ingurtosu", vecchio centro minerario dismesso, paesaggio da vecchio Far West e per finire sei km di sterrato... finalmente la meta... un'altra perla, spiaggia immensa, dune altissime, colori stupendi...
Conclusioni...
Posti bellissimi da visitare, per chi ama il mare, natura incontaminata, paesaggi stupendi, faticoso arrivarci ma alla fine ti senti abbondantemente ripagato!

Gavino e Paola FADDA

domenica 12 ottobre 2008

Tra le braccia del padre (Bricherasio 28/10/2000)

Se noi sapessimo spendere

Quel grande silenzio

Le chiome spumeggianti del mare

Iride profondo del viaggio

Aldiquà della vita


Se noi sapessimo parlare

La voce urlante del bisogno

Il segreto onirico dei sentimenti

Timpano solleticato che si fa

Grancassa e un sonno leggero

Tra le braccia del padre


Se noi sapessimo vivere

Giuseppe MARCHI

sabato 11 ottobre 2008

Como: villa Olmo


Durante l'ultima visita a Como abbiamo visitato il giardino di Villa Olmo...


La villa deve il nome ad un grande olmo che un tempo si trovava in riva al lago.

Il giardino è bellissimo,

ricco di statue

veramente fantastiche.
Così belle che quasi parlano



e se ascolti attentamente potrai sentire anche lui, il cane, guaire al padrone...


Di fronte alla villa una grande fontana

ricca di giochi di colori


La villa, nata dal progetto di Innocenzo Regazzoni, poi sostituito da Simone Cantoni,


fu realizzata per la famiglia Odescalchi...
E vi garantisco che val la pena visitare i giardini... chissà l'interno!

Altre gite su Istanti di Viaggio...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Ricordi di Sorso: Bona notte e fine d'anno...

Ogni pezzetto di storia della Sardegna, come le sue tradizioni popolari, i racconti e le filastrocche, rischiano ogni giorno di scomparire, travolte dalle nuove lingue e dalla quasi totale mancanza di interesse da parte delle scuole nei confronti di una lingua antica come il Sardo...
Così, per me, ogni occasione è buona per rievocare quei pochi ricordi che ancora restano di una società antica e quasi sconosciuta.
Anche una giornata al mare può trasformarsi in una caccia al tesoro, dove il tesoro è una vecchia filastrocca recitata, o meglio cantata, dai ragazzi nella notte di fine anno per cercare di raccogliere qualche dolce...
Ma, se siete arrivati fino a qui, lasciatemi raccontare tutto dall'inizio...
Tra un bagno e l'altro nello splendido mare di Porto Torres, io e Gavino chiacchieriamo del più e del meno. Si parla di politica e di come le cose vadano male, della mancanza di serietà generalizzata, della scarsa fiducia nel futuro e del fatto che i giovani non conoscono più la lingua sarda e le tradizioni popolari.
Gavino, é lui il conoscitore delle tradizioni di Sorso, mi chiede se avessi mai sentito la filastrocca "Cantemu la cariga, bona notte e fine d'anno", una filastrocca del suo paese.
"Mai sentita", gli dico... e così, nel suo dialetto che per me è quasi incomprensibile, Gavino inizia a recitare la filastrocca, con qualche incertezza visto quanto tempo è passato da quando ragazzino la sentiva e magari la recitava lui stesso!
"Laudemo li padroni
seddu semmu pizzinne minori
già vavemus bettula..."
Come?!?
Non ti capisco... dico io, tanto il dialetto è diverso...
Te la traduco dopo... ma non ricordo tutto... dice Gavino. E va avanti.
Forse non è proprio così... ma il senso è questo...
"Non fa niente, racconta ciò che ti ricordi... vedrai che ti verrà in mente mentre parli" dico io...
"Semu giunti a la su gianna
pa pudezzi cumprendini
chi la notti di Santu Silvestru
se illiarada mamma..."
Ma cosa significa? Domando io...
Fammi finire...
"i a fattu una pizzinna manna manna manna
in cantiddai
si la cariga zi dazzi
noi bire ringraziemo..."
Poi Gavino si ferma...
pensa, ripete, riflette, cerca di trovare nella memoria le parole sentite tante volte, ma troppo tempo addietro...
Allora mi dice, "aspetta un attimo... " vediamo se gli altri la conoscono...
Così inizia la caccia al tesoro, prima tra gli amici dello scoglio, poi, dopo aver chiesto il giro senza troppo successo, decide di chiamare al telefono la cugina forse lei sa qualcosa di più...
Dopo qualche telefonata Gavino mi dice che esiste un libro con le tradizioni di Sorso, la sera cercherà di trovarlo in paese... Speriamo!
Il giorno dopo Gavino mi aggiorna sulla caccia al libro e mi ripete la filastrocca... ora più lunga perchè frutto di discussioni con gli amici e conoscenti del paese di Sorso... purtroppo del libro ancora nessuna traccia... ma la filastrocca comincia a prender forma.
Qualche giorno dopo finalmente, ecco di nuovo Gavino, ha trovato il tesoro, la filastrocca per intero, raccolta e pubblicata da Andrea Pilo nel libro "Ammenti di la vidda di tandu" (Ricordi della vita di un tempo) Ed. Democratica Sarda. Grazie...
Ecco la filastrocca, per intero, mi dice Gavino... e mentre comincia a recitarla me la traduce...
Il titolo era "Fini d'annu"
"Bona notti e fini d'annu laudemmu li padroni,
(Buona notte e fine d'anno ringraziamo i padroni)
semmu pizzinni minori e pusthemmu besthura manna
(siamo ragazzi piccoli ma abbiamo bisaccia grande)
semmu giunti a la so giann pà pudezzi cumprindì
(siamo venuti alla sua porta per poterci capire)
e semmu giunti pa dilli lu fattu chi z'è suzzessu
(siamo venuti per dirgli il fatto che è successo)
la notti di Santu Silvesthru s'è illiarada mamma
(la notte di San Silvestro si è sgravata mamma)
e ha fattu una pizzinna manna, manna manna in cantiddai
(ed ha partorito una bambina grande davvero grande)
si vò a dinniri assai zi priparia li frisciori
(se vuole saperne di più ci prepari le frittelle)
e noi zi n'andemmu sori, sori sori in santa pazi
(e noi ce ne andiamo soli soli in santa pace)
si la cariga zi dazi noi la ringraziemmu
(se ci dà i fichi secchi noi la ringraziamo)
cumenti abemmu fattu tandu bona notti e fini d'annu
(come abbiamo fatto allora buona notte e fine d'anno)
si la canzoni è finidda n'aggiugnimmu asthri e tre muti
(se la canzone é finita aggiungiamo altri tre versi)
andiani bé li frutti e li passoni di casa
(vada bene il raccolto e le persone di casa)
e li baggianeddi iposi e li cuiuaddhi diciosi.
(e le fanciulle spose e gli sposati felici).

Ed è uno spettacolo sentirlo parlare un dialetto antico, diverso dal mio ma talvolta uguale...
Ed è uno spettacolo aver recuperato dalla memoria, questa volta con l'aiuto di un libro, un pezzo delle tradizioni di Sorso!

Gavino USAI e Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 9 ottobre 2008

Giornata del Paesaggio: Colores de monte

Cari amici, come forse sapete, io sono sardo e in quanto tale non posso certo esimermi dal reclamizzare le attività culturali che si svolgono nella mia regione. Tra le associazioni più attive nei paesi della sardegna vi sono le Pro Loco, talvolta piccole , spesso senza fondi, ma dotate della forza dei loro componenti che portano avanti programmi e progetti di alto valore culturale.
Oggi ho l'occasione di parlarvi dell'iniziativa della Pro Loco di Tonara, un paese del nuorese di 2400 abitanti a 910 m.s.l.m. conosciuto da tutti soprattutto per l'ottimo torrone. La Pro Loco di Tonara ha aderito al progetto "S.O.S. PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE" dell'UNPLI (Unione nazionale delle Pro Loco) con "Colores de Monte", alla seconda edizione della "Giornata del Paesaggio" organizzata da "Mondi Locali", che promuove tali giornate in tutto il territorio nazionale. La manifestazione si svolgerà a Tonara il il prossimo 12 ottobre 2008 prevede varie attività, tra le quali:
  • Una camminata non competitiva nei monti di Tonara aperta a tutte le fasce di età, che consente di ammirare i paesaggi e le viste che offrono i monti e le vallate di Tonara, lungo un itinerario che si snoda in 12 Km.
  • Una estemporanea di pittura, dedicata ai colori, alle viste e ai paesaggi dei monti di tonara;
  • Un concorso fotografico (in formato digitale)
E allora un in bocca al lupo a Gabriele Casula, Presidente della Pro Loco TONARA e, per maggiori informazioni eccovi alcuni link utili:

www.mondilocali.eu;

www.giornatadelpaesaggio.eu


Un saluto a tutti e spero che qualche lettore che parteciperà alla giornata vorrà mandarmi qualche foto da pubblicare sul blog.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


domenica 5 ottobre 2008

Censorino: sui tempi storici, incerti e favolosi; epoca degli imperatori ed ere egiziane... e l'isola di Ogigia di Omero

Dopo aver parlato dell'anno e del Grande Anno, ecco che ora Censorino ci da una serie di informazioni sulle età passate... prendendo come guida uno storico enciclopedico latino, Marco Terenzio Varrone (Rieti 116-27 a.C.) autore, tra l'altro dei "Logistorici" e delle "Antichità", opere di storia memorabili e di cui resta poco o niente! Censorino però ci permette di conoscere alcune informazioni tratte da Varrone.
Devo però mettere i lettori sull'avviso, Censorino l'ho letto in francese e, quando poco chiaro, ho consultato la versione in latino. Data la mia conoscenza del Francese e del Latino, potrebbero esservi degli errori! Se volete, potete leggere voi stessi i testi su http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/home.html.

Detto ciò, vediamo cosa ci dice il nostro Censorino...

"Io vado ora a parlare di quel periodo di tempo che Varrone chiama "storico". Questo autore, in effetti, divise il tempo in tre periodi: il primo periodo che va dall'origine degli uomini al primo diluvio Varrone lo chiama "incerto", a causa delle tenebre che lo ricoprono. Il secondo periodo va dal primo diluvio fino alla prima olimpiade e siccome si raccontano tante storie fantastiche, Varrone lo chiama "mitico"; il terzo periodo va dalla prima olimpiade a oggi e Varrone lo chiama "storico" perché i fatti principali accaduti ci sono riportati da storici veri."

Ecco dunque che uno storico, nella sua suddivisione delle ere, utilizza come confine un Diluvio... ma quale? E quando si sarebbe verificato?

"Sul primo periodo, se abbia avuto o meno un inizio, non si potrà mai dire di quanti anni fu. Non sappiamo con precisione di quanti anni sia stato il secondo periodo ma si pensa a circa 1.600 anni. Dal primo diluvio, in effetti, chiamato diluvio d 'Ogigia, fino al regno di Inaco, si contano circa 400 anni, da li all'eccidio di Troia se ne contano circa 800, poco più di 400 poi da li alla prima olimpiade. E siccome questi ultimi, nonostante appartengano alla fine dell'epoca mitologica, si avvicinano più degli altri all'epoca degli scrivani, qualcuno ha cercato di meglio precisare il numero degli anni. Così Sosibius ha fissato il numero degli anni a 395; Eratostene a 407, Timeo a 417, Aretes a 514. Altre cifre ancora sono state indicate da altri autori ma il loro stesso disaccordo è testimone dell'incertezza del numero degli anni trascorsi."

Dunque sappiamo che si parla del Diluvio di Ogigia... e che si verificò circa 1600 anni prima della prima olimpiade... secondo il nostro calendario la prima olimpiade fu celebrata verso il 776 a.C. , il diluvio di Ogigia si sarebbe dunque verificato nel 2376 a.C., anno più, anno meno!

E sempre secondo la cronologia indicata, nell'anno 1176 a.C. circa si ebbe la fine di Troia. Nel 1976 a.C. si ebbe invece il regno di Inaco, chiunque esso sia!

Diluvio di Ogigia... occorre tornare indietro al periodo delle scuole per cercare nella memoria e poi nel libro, l'Odissea, qualche notizia su Ogigia... sappiamo infatti che al tempo della guerra di Troia, quindi intorno al 1176 a.C secondo la cronologia di Censorino/Varrone, Ogigia esisteva ma era pressoché disabitata, e questo ce lo conferma Omero quando ci dice che...

[Odissea, Libro I, 80-87]

"O nostro padre Cronide, sovrano tra i potenti, se questo é caro ai numi beati, che alla sua casa torni l'accorto Odisseo, allora, Ermete messaggero, argheifonte mandiamo all'isola Ogigia, che subito alla dea trecce belle dica decreto immutabile, il ritorno del forte Odisseo, perché possa tornare."

E' chiaro che Odisseo si trovava ad Ogigia... ma di quale terra si tratta? Per scoprirlo, o almeno per avere delle informazioni utili, occorre spostarci più avanti...

[Odissea, Libro V, 13-17]

"Là nell'isola giace, dure pene soffrendo, nella dimora della ninfa Calipso, che a forza lo tiene. E non può ritornare alla terra paterna, perché non ha navi armate di remi, non ha compagni che lo trasportino sul dorso ampio del mare."

E' Atena che parla agli dei, ricordando loro le pene di Odisseo. E' Atena che parla di isola, dimora della ninfa Calipso, ed è là che è diretto dunque Ermete messaggero... Ed è dunque nell'isola Ogigia che ci spostiamo ora, sempre nell'Odissea... é Zeus ora che parla...

[Odissea, Libro V, 29-35]

"Ermete, tu sempre sei il messaggero; alla ninfa bei riccioli porta decreto immutabile, il ritorno del costante Odisseo; che ritorni senza accompagno né di numi né d'uomini, ma sopra una zattera di molti legami, soffrendo dolori, arrivi al ventesimo giorno alla Scherìa fertili zolle, dei Feaci alla terra, che sono parenti agli dei."

Dunque il viaggio di Odisseo dovrà riprendere dietro ordine di Zeus e Odisseo partirà da Ogigia, l'isola, come abbiamo detto poco sopra, e a bordo di una zattera si dirigerà verso Scherìa... fertili zolle, terra dei Feaci parenti degli dei, terra che raggiungerà dopo venti giorni di navigazione... Ma oggi a noi interessa qualcosa di più su Ogigia, non Scherìa... che vedremo in altra occasione! Vediamo se troviamo qualcosa che possa aiutarci a capire quale sia la famosa e introvabile isola di Ogigia... E allora seguiamo Ermete, il messaggero degli dei, nel suo viaggio verso l'isola, attraverso il mare, fino alla grande spelonca in cui la ninfa abitava...

[Odissea, Libro V, 59-74]

"Gran fuoco nel focolare bruciava e lontano un odore di cedro e di fissile tuia odorava per l'isola, ardenti [..] Un bosco intorno alla grotta cresceva, lussureggiante: ontano, pioppo e cipresso odoroso. Qui uccelli dall'ampie ali facevano il nido, ghiandaie, sparvieri, cornacchie che gracchiano a lingua distesa, le cornacchie marine, cui piace la vita del mare. Si distendeva intorno alla grotta profonda una vite domestica, florida, feconda di grappoli. Quattro polle sgorgavano in fila, di limpida acqua, una vicina all'altra, ma in parti opposte volgendosi. Intorno molli prati di viola e di sedano erano in fiore..."

E così sappiamo che l'isola Ogigia aveva una grande grotta, vi cresceva la vite domestica, era ricca di uccelli e il clima era tale da permettere la crescita delle viole e del sedano. E niente altro? vediamo se Ermete ci aiuta...

[Odissea, Libro V, 99-101]

"Zeus m'ha costretto a venir quaggiù, contro voglia; e chi volentieri traverserebbe tant'acqua marina, infinita? non è neppure vicina qualche città di mortali..."

Dunque Ogigia è un'isola priva di città di mortali, posta in mezzo al mare infinito, ma qualcuno comunque vi abitava o vi aveva abitato in passato...

Ermete va via... ora chi potremo seguire alla ricerca di informazioni? Seguiamo Calipso, mentre guida Odisseo nella preparazione della zattera per il ritorno...

[Odissea, Libro V, 234-240]

"Per Odisseo magnanimo, poi, preparò la partenza. Gli diede una gran scure, ben maneggevole, di bronzo, a due tagli: e un manico c'era molto bello, d'ulivo, solidamente incastrato. Gli diede anche un'ascia lucida e gli insegnava la via verso l'estremo dell'isola, dov'erano gli alberi alti, ontano e pioppo e pino, che al cielo si leva, secchi da tempo, ben stagionati, da galleggiare benissimo."

Ecco altre preziose informazioni, c'era il bronzo, che veniva usato per fabbricare asce, c'era l'ulivo, e tra gli alberi vi era anche il pino, oltre al pioppo e all'ontano... Poi Calipso, terminata la zattera e munitala di vele, da ad Odisseo le informazioni per il viaggio di ritorno...

[Odissea, Libro V, 270-290]

Così col timone drizzava il cammino sapientemente, seduto: mai sonno sugli occhi cadeva, fissi alle Pleiadi, fissi a Boòte che tardi tramonta, e all'Orsa, che chiamano pure col nome di Carro, e sempre si gira e Orione guarda paurosa, e sola non ha parte ai lavacri d'Oceano; quella infatti gli aveva ordinato Calipso, la dea luminosa, di tenere a sinistra nel traversare il mare. Per diciassette giorni navigò traversando l'abisso, al diciottesimo apparvero i monti ombrosi della terra feacia: era già vicinissima, sembrava come uno scudo, là nel mare nebbioso."

Ecco le ultime informazioni... per andar alla terra dei feaci, Odisseo avrebbe dovuto navigare per circa 17 giorni tenendo gli occhi fissi alle Pleiadi e tenere Orione sulla sinistra durante la traversata... Dove si trova la terra dei feaci? Dove si trova Ogigia? Le domande aumentano... o Omero ha inventato tutto?

Ma ora finalmente Odisseo approda tra i Feaci e noi riprendiamo la strada indicataci dalla nostra guida, Censorino... con nella mente, però, un po più di notizie su Ogigia, quella del Diluvio...

"In merito al terzo periodo, tra gli autori esiste una divergenza di 6 o 7 anni sulla sua estensione, ma questa incertezza è stata pienamente dissipata da Varrone, che, dotato della più rara sagacia, pervenne, risalendo i tempi di alcune città, basandosi sulle eclissi e calcolandone gli intervalli, a far riemergere la verità e ad illuminare questo punto con tale luce che oggi è possibile precisare non solo il numero di anni ma addirittura il numero dei giorni di quest'epoca! Se non erro, seguendo questi calcoli, l'anno in cui ci troviamo e del quale il consolato di Ulpius e Ponziano é indice e titolo, a partire dalla prima olimpiade fino ai giorni estivi in cui si celebrano i giochi olimpici sono passati 1014 anni. se invece si inizia a contare dalla fondazione di Roma, ci troviamo nell'anno 991 a partire dalla festa "des Parilies", festa usata per il conteggio degli anni della città. Se invece si inizia a contare secondo l'anno Giuliano, ci troviamo nell'anno 283, a partire dalle calende di gennaio, periodo in cui Giulio Cesare ha voluto che cominciasse l'anno da lui stabilito. Se invece si conta a partire dall'anno detto degli Imperatori, siamo nell'anno 265, a partire sempre dalle calende di gennaio, nonostante solo il 16 delle calende di febbraio sotto la proposta di L. Munatus Plancus, il senato e il resto dei cittadini diedero il nome di "Imperatore Augusto" a Cesare Ottaviano, figlio del divino Cesare, allora console per la settima volta assieme a Vipsanius Agrippa che lo era per la terza volta. In merito agli egizi, siccome essi si trovavano, a quell'epoca, già da due anni sotto il dominio del popolo romano, il presente anno è per loro il 267 degli Imperatori."

Dunque, così apprendiamo che l'opera fu scritta nell'anno 238 d.C.... e che siamo in grado di fare questi conto lo dobbiamo, ancora una volta, a Varrone!

"Anche la storia d'Egitto, come la nostra, ha dato luogo a differenti ere: così distinguiamo l'era di Nabonassar, così chiamata dal nome del principe Nabonassar e che ad oggi ha raggiunto la cifra di 986 anni dalla data di inizio del suo regno. Quindi si parla dell'era di Filippo, che a partire dalla morte di Alessandro il Grande e contando fino ad oggi abbraccia un periodo di 562 anni. Tutte queste epoche degli egiziani cominciano sempre al primo giorno del mese da essi chiamato "thoth", giorno che quest'anno corrisponde al 7 di calende di luglio, tanto che cento anni fa, durante il secondo consolato di dell'Imperatore Antonino Pio e di Bruttius Praesens, questo giorno corrispondeva al 12 di calende d'agosto, epoca del levarsi della canicola in Egitto. Dunque, possiamo vedere che noi siamo oggi nel centesimo anno di questo Grande Anno che, come ho detto prima, è chiamato "solare", "canicolare" o anno di Dio."

E così ora sappiamo che nell'anno 138 d.C. iniziò un altro Grande Anno...

"Ho dovuto indicare in quale epoca cominciano gli anni per evitare che si pensi che questi comincino tutti alle calende di gennaio o a qualche altro giorno simile, perché sulla questione delle diverse ere si sottolineano non meno opinioni divergenti nelle volontà dei loro fondatori che nelle opinioni dei filosofi. Così alcuni fanno cominciare l'anno naturale al levar del sole nuovo, cioè in inverno, altri autori al solstizio d'estate, altri all'equinozio di primavera, altri ancora all'equinozio d'autunno, questi al levare, quelli al calare delle Pleiadi, altri ancora, infine al levare di Canicola."

Un bel caos, dunque, ma mai un dubbio sul fatto che gli antichi conoscessero alla perfezione l'anno solare, anche se con qualche approssimazione... e chissà che più avanti Censorino non possa raccontarci qualche altra cosa di interessante sul sapere dei suoi tempi, o magari, Varrone vorrà prender parte alla nostra tavola rotonda!?!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 27 settembre 2008

Censorino: De die natali ovvero "sul giorno natale"

Come spesso mi capita, sfogliando un libro finisco per trovare qualche cosa che mi spinge a cambiar libro per inseguire la curiosità del momento... e per fortuna che c'é Wikipedia!
Questa volta la curiosità è sorta mentre leggevo le informazioni riportate nella "Grande guida illustrata dell'Antico Egitto" a proposito del "Ciclo Sotiaco" o sorgere eliaco di Sirio... ad un certo punto infatti si parla di un tal "Censorino", un sapiente latino che ne avrebbe parlato in un suo testo...
E così inizia la ricerca.
Censorino, mai sentito prima...
Il Dizionario Enciclopedico non mi aiuta, Censorino è stato un grammatico latino del III° secolo dopo cristo ma niente più. Allora mi rivolgo a Wikipedia e così scopro che il Censorino fu un grammatico romano, compose un'opera di grammatica sull'accento, non pervenutaci, mentre ci è pervenuto un suo opuscolo, il "De die natali ", che riunisce alcuni scritti su questioni scientifiche trattate in testi più antichi e... tanto mi basta a partire alla ricerca del "De die natali"!
Ci vuol poco a trovare il testo, sempre grazie a Wiki, in una traduzione online in lingua francese... e così inizia la lettura di un opuscolo che pare sia stato scritto nel 238 d.C.!
Gli argomenti trattati, anche se sinteticamente, sono tanti...
Censorino parte con una breve introduzione in cui dedica il libro ad un tal Q. Cerellius, per il suo compleanno per poi passare alla spiegazione del Genio protettore degli uomini... quindi si parla della generazione dell'uomo, del feto e così via... ma non voglio percorrere tutto il libro, chi vuole potrà leggerlo online su:
http://penelope.uchicago.edu/Thayer/F/Roman/Texts/Censorinus/text*.html.
Cercherò piuttosto di mettere in evidenza alcune curiosità, che possono essere utili a chi studia storia antica o, come me, ne è un semplice appassionato.
Censorino ad un certo punto parla delle misure tra la Terra e il sole e i pianeti in generale e fa notare che vari autori del passato hanno usato unità di misura con lo stesso nome ma di valore diverso, è questo il caso dello "stadio", utilizzato dai greci per misurare le distanze.
L'autore, al paragrafo XIII, ci dice che esistono diverse misure per lo stadio, esiste lo "stadio italiano" che misura 625 piedi, usato da Pitagora nelle sue misurazioni. Esiste lo "stadio olimpico" che è di soli 600 piedi ed ancora lo "stadio Pitico" che è però di 1000 piedi, occorre dunque fare attenzione quando si leggono i testi antichi anche al problema di eventuali conversioni tra unità di misura...
Poco oltre, al paragrafo XVII, Censorino ci parla della definizione di "secolo" dei diversi autori e di alcuni vegliardi che raggiunsero età inimmaginabili...
Secondo Censorino "Il secolo è la più lunga durata della vita umana: ha per limiti la nascita e la morte dell'uomo". C'era però chi affermava che il secolo durava trent'anni, ma secondo l'autore il periodo di trent'anni è da riferirsi alla "generazione" o γενεὰ di Eraclito, cioè al periodo di tempo che passa tra il momento in cui si riceve la vita e quello in cui si dona la vita. Ma anche la generazione è di lunghezza differente a seconda degli autori antichi, per Herodicus si deve parlare di 25 anni, per Zenone di 30.
Censorino ci ricorda dei più vecchi uomini del mondo, citati da altri autori. Erodoto per esempio parla di Argantonio, re di Tartesso, che visse 150 anni. Ephorus sostiene invece che alcuni re dell'Arcadia vissero 300 anni. Censorino però ritiene che si tratti di favole. Così, nel tempo, diversi autori fissarono la durata del secolo, per Épigène il secolo doveva essere di 112 anni mentre Berosso sosteneva che la durata massima della vita dell'uomo fosse di 116 anni, per altri ancora si parlava di 125.
Diversi popoli contavano i secoli diversamente, gli etruschi avevano secoli di durata differente, mentre pare che i Romani avessero secoli di cento anni esatti.

Il paragrafo successivo, il XVIII°, è ancora più interessante perché parla della durata del "Grande anno" e, finalmente, dell'anno sotiaco...
Censorino ci dice che gli egiziani, nella formazione del loro Grande anno, non tengono conto della Luna. Il loro anno civile è composto da 365 giorni così, dopo 4 anni, il ciclo civile è un giorno indietro rispetto a quello naturale, ciò comporta che la corrispondenza tra anno civile e naturale si ristabilisce dopo 1461 anni. Questo anno è chiamato da alcuni anno eliaco, da altri anno di Dio.
Il nostro autore prosegue dicendo che esiste anche il cosiddetto anno supremo che, secondo Aristotele, è formato dalla rivoluzione del Sole, della Luna e delle cinque stelle erranti, allorquando tutti questi astri ritornano al punto dal quale erano partiti. Quest'anno ha un grande inverno, detto dai greci κατακλυσμὸς, cioè diluvio, seguito da una grande estate, detta ἐκρύωσις, ovvero incendio del mondo.

Kατακλυσμὸς... cataclisma, grande inverno ovvero "Diluvio" e ἐκρύωσις, grande estate, ovvero incendio del mondo! Curiosi questi greci!

Censorino prosegue dicendo che in effetti, pare che il mondo sia inondato o bruciato in ognuna di queste epoche. Secondo Aristarco questo periodo di tempo è di 10.484 anni solari; per Aretes Dyrrachinus invece si deve parlare di 5.552 anni solari; per Eraclito e Linus 10.800 anni mentre per Dione 10.884 anni, per Cassandra 3.600.000 anni, per altri ancora questo periodo di tempo è infinito...

Ma per ora basta così, non che il resto non sia interessante, ma per oggi è scaduto il tempo a mia
disposizione...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Istantanee da Roma

Poco prima di partire per il profondo nord, ci siamo concessi una ultima (per ora!) passeggiata per Roma...
Ed ecco di seguito alcune foto...

Roma è sempre fantastica...

Continua...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 22 settembre 2008

Sergio Frau: Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta

Già dal titolo si capisce che il libro ha qualcosa da dire sull'argomento, qualcosa di importante... un'inchiesta, dice l'autore... e sapendo che è un giornalista, un'inchiesta è un'inchiesta!

Poi inizi a leggere e subito ti senti trascinato verso tempi antichi, guidato per mano da quegli autori spesso bistrattati dai moderni "scienziati" della storia e della geografia. Frau no, lui li rispetta quegli autori antichi, come faccio io! Siamo sicuri che loro non sapessero cosa scrivevano? Erodoto mi ha accompagnato nelle letture negli ultimi tre anni e non mi sembra che non sapesse ciò che scriveva... eppure dai nuovi sapienti è talvolta tacciato di inconsistenza, di ignoranza, nella descrizione dei luoghi da lui visitati... mai nessuno che abbia pensato che, forse, gli ignoranti eravamo noi moderni, tutti pieni di strumenti elettronici che ci misurano con precisione il decimo di millimetro ma che spesso non siamo mai usciti da casa per fare una rilevazione sul terreno... cosa ne sappiamo noi delle difficoltà che occorreva affrontare per seguire la rotta delle stelle in mezzo il mediterraneo, senza bussola...

Ma lasciamo perdere...

Frau, dicevo, rispetta gli antichi e li fa parlare, come in un dialogo, come in un processo talvolta... ma li fa parlare e gli fa dire quello che sanno, guidati da un filo conduttore... le Colonne d'Ercole!

Le domande servono sempre a cercare di capire se le Colonne d'Ercole sono sempre state li dove oggi le conosciamo oppure... Chi ha letto i testi antichi il problema se l'é posto varie volte perché seguendo le descrizioni dei viaggi talvolta queste colonne sbucano dove meno te le aspetti... perché il problema è proprio quello, che te le aspetti in un certo posto, a Gibilterra, all'imboccatura del nostro Mediterraneo, ai confini con l'Oceano Atlantico e invece, se dovessimo disegnare la mappa di alcuni antichi viaggi, beh, forse, le si potrebbe mettere in mezzo al mediterraneo...

E se... Frau comincia sin da subito ad instillare il dubbio nel lettore, sapientemente... E se... le colonne non fossero state sempre laggiù? E se anticamente si fossero trovate prima, supponiamo, tra la Sicilia e l'Africa? beh, allora tutto cambia, le descrizioni diverrebbero leggibili con la carta del Mediterraneo... e ti permetterebbero di scoprire, anzi no, di riscoprire il Mediterraneo occidentale, forse un tempo chiamato "Oceano"... e con lui scoprireste le sue Isole, la Sardegna, la più grande, Ichnusa o Sandalia, quella conosciuta per le sue vene d'argento, per il suo bel clima... salvo la malaria delle paludi! Quella che fu soggetta al taglio degli alberi da parte dei Cartaginesi, che ne fecero il loro granaio e che vietarono, pena la morte, la piantagione di alberi (chissà poi parche!), quella stessa Sardegna cosi bistrattata da Cicerone che non perdeva mai occasione di parlar male dell'Isola e dei suoi abitanti, quella passata nelle mani dei Romani, dopo le guerre puniche, che conoscevano gli Iliensi e i Balari e che poi li chiamarono tutti "barbari" per negarne l'esistenza come civiltà! E ci riuscirono, perché i Sardi dimenticarono, dimenticarono le storie antiche che venivano tramandate, dimenticarono tutto ad eccezione di una cosa, la paura del mare! Paura del mare che proveniva, si dice, o forse dovrei dire "si diceva", dalla presenza dei pirati, dei dominatori stranieri e chissà di cos'altro! Eppure la Sardegna già a quei tempi era un'Isola fortificata, con migliaia di nuraghe distribuiti su quasi tutto il territorio, coste comprese, impossibile giungere senza essere visti, impossibile non prepararsi a respingere gli attacchi, oppure fuggire (cosa non certo onorevole per un sardo, anche moderno!). Ma allora perché tutta questa paura?

Il Frau tenta di spiegarci anche questo, dopo aver spostato le Colonne d'Ercole e averle rimesse dove probabilmente un tempo si trovavano, prova a spiegare la ancestrale paura del mare dei Sardi, e per farlo parte da una constatazione, i nuraghe del Campidano, la grande pianura del centro sud sono spesso distrutti e ricoperti di terra... di fango! Perché? Si chiede lui ed io e tanti altri che i nuraghe li hanno visitati, ma visitati per davvero, da ragazzino, lasciando la bicicletta "graziella" vicino ad un muretto a secco ed andando a frugare per curiosità tra quelle enormi rocce mute, senza una storia, solo preistoria, dicono, perché i nuragici non avevano la scrittura... possibile che popoli che avevano le conoscenze per costruire torri così gigantesche non conoscessero la scrittura? Possibile si, dicono... o forse occorre dire, di nuovo, dicevano... perché poco alla volta ce chi dice che qualcosa sta saltando fuori... ma qualcosa di antico, di più antico del fenicio... forse! E Frau allora ci parla dei resti, dei segni di uno tsunami che forse interessò quell'area del Mediterraneo di fronte al golfo di Cagliari, e che intorno al 1200 a.C. avrebbe distrutto una grande civiltà, quella dei governatori del commercio del mediterraneo, quella dei costruttori di torri, quella dei popoli del mare che poi tentarono di conquistare l'Egitto e furono sconfitti... forse quella stessa civiltà del Timeo e del Crizia di Platone, quella che negli ambienti "bene" si evita di citare perché poco seria, solo una favola per bambini, la civiltà Atlantidea...

Ma allora, tutte queste cose contiene il libro? Vi potrete domandare, la risposta è no, ne contiene molte, molte altre, sugli dei del tempo antico, sui movimenti delle popolazioni del Mediterraneo, su templi a pozzo Sardi e similsardi che però si trovano in Bulgaria, costruiti nel tempo in cui Sofia, la capitale, si chiamava ancora Sardica, chissà poi perché... dei nuraghe della Giordania e del passaggio, doloroso, dal bronzo al ferro... Ed ancora, ci racconta di Eratostene e delle sue manie di ordine e del fatto che proprio lui, forse, volente o nolente, fu la causa di tanti problemi!

Ci parla di Tartesso, quella favolosa città che gli spagnoli ancora cercano, senza trovarne traccia, lungo le coste della penisola Iberia, e che forse, invece, si trova lungo le coste si, ma della Sardegna, sotto uno strato di fango, sotto le città puniche che vi vennero costruite sopra secoli dopo la distruzione ad opera dello tsunami...

E allora, fate come ho fatto io, dedicate qualche giorno alla lettura e poi qualche anno a cercare di capire.... se può essere andata veramente così, come ci dice Frau... come ci dicono i resti archeologici del Mediterraneo e come ci hanno detto tante volte gli antichi... ad ascoltarli, gli antichi...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


mercoledì 17 settembre 2008

Tucidide e la colonizzazione dell'Italia

Tucidide, ancora una volta, mi stupisce...
Non per la descrizione delle battaglie, da buon stratega è un esperto... non per le sue riflessioni politiche... ma per le notizie che di tanto in tanto compaiono tra le righe della sua opera, quasi di sfuggita.
E così vengo a sapere che subito dopo la guerra di Troia vi furono grandi migrazioni che portarono instabilità e insicurezza, due popoli occuparono il Peloponneso, questi erano i Dori e gli Eraclidi.
Con il passare del tempo la regione si calmò e cominciò la colonizzazione dell'Italia...

[Tucidide: la guerra del Peloponneso I, 12-13]
"L'Ellade, trovata a stento dopo molti anni una pace duratura, e non più soggetta a violenti spostamenti di popolazione, mandò colonie; e gli Ateniesi colonizzarono la Ionia e la maggior parte delle isole, i Peloponnesi colonizzarono la maggior parte dell'Italia e della Sicilia e alcune zone della rimanente Ellade: tutte fondazioni che avvennero dopo la guerra troiana."

Ecco dunque che se le stime che si fanno sul periodo in cui fu combattuta la guerra di Troia (1200 a.C. circa) e poiché Tucidide dice che la discesa dei Dori e degli Eraclidi nel Peloponneso avvenne 80 anni dopo la guerra di Troia, considerando un po di tempo per consentire alle popolazioni di sistemarsi e raggiungere la tranquillità necessaria alla vita sedentaria (altri cento anni?) ecco che la colonizzazione dell'Italia ad opera dei Peloponnesi dovette cominciare attorno al mille a.C.!

Ammesso e non concesso che i calcoli siano veri, quello che mi chiedo è cosa c'era in Italia prima del mille a.C.? Perché non è citata alcuna guerra di invasione? Perché fu possibile ai Peloponnesi colonizzare l'Italia?
Forse perché qualche secolo prima qualcosa aveva distrutto le popolazioni che vi abitavano?!?
Ma cosa potrebbe essere accaduto?


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 15 settembre 2008

Qual'è la differenza tra preistoria e storia?

Talvolta mi capita di discorrere di storia e di preistoria con qualche amico... ma sempre più spesso mi chiedo, ha ancora senso distinguere tra storia e preistoria? Ed ancora, cosa significa preistoria? E il termine storia?
E allora, vediamo assieme, prima di tutto la differenza... e siccome preistoria è palesemente un termine composto da "pre", cioè prima, e "storia", non resta da capire quale sia il significato di "storia" per aver chiaro anche quello di preistoria.

Il termine "storia" in italiano deriva dal termine latino "historia" che a sua volta deriva dal greco "ἱστορία"... ma cosa significa?

Significa semplicemente "conoscenza acquisita tramite ricerca"! Ma oggi il termine ha un altro significato, o almeno generalmente con il termine "storia" si intende quella branca del sapere che si occupa dello studio del passato per mezzo di fonti. In linea del tutto generale non si parla però di storia se non per lo studio del passato per mezzo di fonti scritte! Attenzione però perché non è sempre stato così! La storia, ovvero il "racconto di ciò che era stato visto" non presupponeva la presenza di un testo scritto ma si poteva basare anche su una testimonianza orale.

Oggi però non è più così, si parla di storia solo per lo studio del passato dell'Uomo per il periodo in cui sono disponibili testimonianze, cioè fonti, scritte! E neanche tutte le testimonianze scritte sono considerate "storia".

Allora, una volta che abbiamo definito il termine "storia", è facile capire che con "preistoria" si intende quella parte del sapere che discende dallo studio del passato dell'Uomo nel periodo precedente la scrittura!

E così, ogni volta che si riscopre una scrittura e dopo anni di studi la si riesce a decifrare e capire la storia si espande ai danni della preistoria!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 13 settembre 2008

Organizziamo un viaggio...

(Ovvero... come si organizza un viaggio?)

Cari amici, una delle cose spesso trascurate è l'organizzazione... e quando si parte in viaggio, questa mancanza può costar cara!
Non parlo di soldi ma di tutt'altro... parlo di ricordi e di conoscenza.
Un viaggio è, nel suo piccolo, un'esperienza spesso unica e come tale merita di essere ricordata. E allora ecco alcuni semplici suggerimenti che a chi è già esperto faranno sorridere, ma ai meno abituati potrebbero tornar comodo!
In primo luogo ogni viaggio merita di essere documentato. C'è il viaggiatore appassionato di fotografia oppure il patito della telecamera o ancora quello che si ferma in un angolo e butta giù lo schizzo a matita di uno scorcio interessante... tutto va bene, anche la descrizione semplice, senza immagini... dipende dai gusti! Certo è però che se è vostra intenzione, al rientro, mostrare qualcosa agli amici, allora le immagini servono!
Prima di partire un po tutti si ricordano di controllare la mappa o la carta stradale... e questo è giusto... sono molti meno i viaggiatori che si informano sulla storia del luogo da visitare, sulle usanze, sui monumenti... e ciò è un peccato.
Partire preparati è un presupposto per la buona riuscita del viaggio, anche perché ci consente di capire la cultura del luogo. E allora ricordiamoci sempre di raccogliere un po di informazioni storiche o di acquistare una guida del luogo da visitare e di leggerla prima di partire... durante il viaggio ci sarà più semplice orientarci.
Una delle cose che spesso si trascura è riordinare il materiale raccolto alla fine del viaggio... come se la nostra memoria fosse infallibile...
Purtroppo non è così... è necessario riordinare le foto, catalogarle, scrivere in bella gli appunti presi velocemente... scrivere le ricette etniche e le curiosità viste... fare questo, tra l'altro ci aiuterà a ricordare meglio, ma soprattutto ci permetterà di rivivere il viaggio ogni volta che lo vorremo!
La cosa migliore, a mio avviso, è mantenere un diario di viaggio da compilare giorno per giorno e da completare poi con le fotografie... e se qualcuno ha la passione del computer può sempre aprire un blog e la sera aggiornare i suoi amici sull'andamento del viaggio... inserendo le foto e le curiosità...
E così, se tutto è andato bene, ci si comincia a preparare per il prossimo viaggio...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Dubbio amletico...

Siamo quelli che creano il big bang
nell'accelleratore sotto una montagna svizzera
(o almeno ci provano)
oppure quelli che restano ancora una volta
attoniti a guardare questo incredibile temporale
che batte sui muri e sui vetri
e trasforma la città d'estate di un attimo prima
in questa grigia ombra che sembra notte ?

Giuseppe MARCHI

venerdì 12 settembre 2008

Tucidide e la effeminatezza degli Ateniesi

Si pensa sempre che il passare del tempo porti progressi e i progressi portino alla mollezza dei costumi... ebbene, a voler dar retta a Tucidide non è sempre stato così... o meglio, si può passare da mollezza di costumi a semplicità e viceversa.
Ma vediamo cosa ci dice Tucidide sugli usi degli antichi ateniesi, antichi per lui, s'intende!
Tucidide visse intorno al V sec. a.C. e descrive i tempi antichi, tempi in cui in tutta l'Ellade si girava armati per paura dei briganti, tempi in cui i pirati infestavano i mari, poi, dice...

[Tucidide: la guerra del Peloponneso, I, 6]
"... le abitazioni non erano difese, né le comunicazioni erano sicure; sicché divenne consuetudine vivere con le armi addosso, come i barbari."

Divenne consuetudine... dunque prima non era così... mmh!?!

"... Primi fra tutti furono gli Ateniesi a smettere di portare le armi sulla persona; e, quando il tenore di vita si scostò dal rigore antico, passarono a più morbide delicatezze. Per questa effeminatezza, solo da poco in Atene gli anziani della classe ricca hanno smesso di portare tuniche di lino, e di legarsi il ciuffo dei capelli inserendovi cicale d'oro. Sicché anche presso gli Ioni più anziani, data la parentela con gli Ateniesi, per molto tempo rimase questa moda."

Dunque, gli ateniesi adottarono costumi "effeminati", come dice Tucidide, seguiti dagli Ioni... ma poi abbandonarono questo costume, per adottare nuovamente costumi più sobri!?! Perché?!?

"... Invece furono i Lacedemoni ad adottare per primi la semplicità nel vestire, secondo l'uso attuale; e, qui, i ricchi si misero anche sotto gli altri riguardi allo stesso livello di vita della moltitudine."

Dunque gli antichi Spartani, i Lacedemoni, furono i primi a vestirsi in maniera semplice, secondo l'uso attuale... di allora! Ma ciò fa supporre che anche essi prima avessero costumi differenti... simili agli antichi Ateniesi... ma di che periodo si sta parlando? Che strana sequenza di eventi e di usi e costumi... Cosa accadde per far cambiare usi e costumi?
Credo di poter azzardare qualche ipotesi...
I Lacedemoni o antichi Spartani, poi cacciati o conquistati dai Dori, dovevano essere di costumi abbastanza effeminati... i Dori ne presero il posto e probabilmente erano più rudi e guerrieri e avevano costumi differenti... ma tutto ciò, sia chiaro, non sono che supposizioni! Ma perché gli Ateniesi avrebbero dovuto cambiare i loro costumi? Forse perché in pericolo o perché spinti da altre necessità. E' lo stesso Tucidide che ci dice che durante il periodo della guerra del Peloponneso si verificarono diversi fenomeni straordinari...

[Tucidide: la guerra del Peloponneso, I, 23]
"... fenomeni che prima si riferivano per sentito dire, ma che di rado rispondevano ai fatti, divennero non dubbia realtà; ciò vale anche per quando riguarda i terremoti che interessarono zone assai estese e furono di intensità maggiore del solito, per le eclissi di sole che si verificarono con maggior frequenza che non nel tempo precedente, e per certe grandi siccità e conseguenti carestie, e per l'epidemia di peste che fu di gran danno, con ampia messe di vittime: tutte sventure contemporanee alla guerra."

Ecco dunque che si inizia a capire che non solo di guerra si trattò...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 10 settembre 2008

Tucidide e l'origine del nome Ellade

Tucidide
Come al solito, mentre leggo l'ultimo libro acquistato, la guerra del Peloponneso di Tucidide nella traduzione di Piero Sgroj per la serie GTE Newton, prendo appunti sulle curiosità incontrate, da raccontare poi in poche righe a chi non ha il libro, non ha voglia di leggere tutto il testo o, più semplicemente, non ha tempo...
Dopo appena poche righe mi imbatto in una di quelle frasi che mi portano indietro di secoli rispetto alla data in cui l'autore ha scritto il testo.
Tucidide, infatti, nell'introduzione, dopo aver discorso sull'importanza della guerra del Peloponnesso che si accingeva a raccontare, nel secondo paragrafo ci parla dell'Ellade antica, e ci informa del fatto che in passato questa terra non doveva essere abitata stabilmente a causa delle cattive condizioni di sicurezza e delle spinte continue da parte di successive ondate migratorie...

[La guerra del Peloponneso, I, 2]
"Non esisteva il commercio. Mancava, sia per terra che per mare, la sicurezza delle relazioni reciproche. Ognuno coltivava il proprio campo quanto bastava per viverci; sfornito di capitali, e senza far piantagione nel dubbio che da un momento all'altro sopravvenisse chi ne strappasse loro il frutto."

Indice di debolezza politica... come ci dice saggiamente lo stesso Tucidide...
Secondo lui l'Ellade, prima della guerra contro Troia non esisteva come unità politica non avendo mai compiuto alcuna impresa in comune. Sempre Tucidide ci dice che probabilmente l'Ellade, in passato, non aveva neanche questo nome, sembra infatti che...

[La guerra del Peloponneso, I, 3]
"... prima di Elleno figlio di Deucalione, questa denominazione di Ellade neppure esistesse; e che fossero le singole genti, tra le altre per lo più i Pelasgi, a darle il proprio nome. Quando poi Elleno e i suoi figli costruirono una loro potenza nella Ftiotide, e furono chiamati in aiuto nelle altre città, fu allora che - secondo me - essendosi ormai stabiliti questi rapporti, si diffuse maggiormente nelle singole regioni il nome di Elleni..."

Ecco dunque che, come per altre popolazioni, anche gli Elleni devono il nome al loro Re, Elleno. Tucidide porta a testimonianza della sua ipotesi il fatto che lo stesso Omero non parli mai di Elleni ma delle singole popolazioni... sempre per Tucidide, ai tempi di Omero forse non esisteva neanche il termine "barbaro", in uso invece nel suo periodo, per indicare le popolazioni diverse dagli Elleni.

Informazioni interessantissime e che spingono ad investigare meglio la storia antica della Grecia e dei suoi popoli...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 7 settembre 2008

Navi e tariffe speciali per residenti in Sardegna

Questa estate mi sono "divertito" a viaggiare su e giù tra Porto Torres e Genova in nave e così sono diventato esperto delle tariffe e dei biglietti fatti su internet... e qualche sorpresa, come potete immaginare, la si trova sempre... e di solito non è a favore del Sardo, residente o nativo che sia!
Parliamo della compagnia di navigazione Tirrenia, tratta Porto Torres - Genova.
Tutti i Sardi sanno che vi sono delle tariffe speciali per i sardi e per i residenti, ma forse non tutti sanno che "tariffa speciale" non sempre significa "tariffa più bassa"...
Non ci credete?
Provate pure voi... basta andare sul sito e seguire la procedura per acquistare il biglietto on line... passaggio ponte, un passeggero adulto, partenza l'otto settembre ore 20.30... poi, da buon Sardo informato seleziono la tariffa "passeggero residente" e vado avanti, prezzo del biglietto, comprensivo di passaggio ponte, prevendita e diritti portuali 37,03 Euro... non è tanto penso e sono quasi tentato di acquistare il biglietto poi... ma si, proviamo a vedere quanto ho risparmiato per il fatto di essere sardo... e così ricomincio la procedura e questa volta non seleziono "tariffa residenti" ma vado avanti come un comune turista... vediamo quanto avrei pagato... penso... ci sarà un 30% almeno di risparmio...
Sorpresa! Il turista avrebbe speso... 34,12 Euro... quindi... 34,12 Euro?!?
E' uno scherzo?!?
Riprovo... 34,12 Euro... non è un errore!
Dunque il turista risparmia ben 3 Euro!
Bene, e il Sardo paga anche per lui! Complimenti Tirrenia...

Mah, chissà... forse è stato solo un caso, vediamo cosa accade un altro giorno e magari con un'altra combinazione...

Allora, una poltrona di 1^, auto Alfa Romeo 145, residente... totale: 128,28 Euro.
Ora vediamo un turista quanto spende... 149,32! Bene... allora c'è un po di convenienza... ma vediamo dove stà la differenza... nell'Auto! Il turista paga di più per l'auto... ho capito, forse è l'auto che deve avere la residenza per avere lo sconto!


Verifichiamo l'ipotesi... cambio ancora, due adulti più due ragazzi, una famigliola di residenti/nativi... in cabina quadrupla di 1^ e senza auto al seguito... prezzo 174,68 Euro...

E i turisti? 475,88 Euro... Caspita!
Allora un po di risparmio c'è, eccome, ad essere Sardo... ma non per il singolo che viaggia in passaggio ponte... il risparmio c'è per chi può permettersi la cabina di prima... meglio che niente!

E allora mi raccomando signori e amici sardi, quando fate il biglietto verificate sempre che la tariffa residenti sia effettivamente più conveniente e se non lo fosse... beh, fate i "turisti"!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO