Traduttore automatico - Read this site in another language

sabato 16 giugno 2018

AK, l’arma più celebre e il suo genitore

Image result for KalashnikovLa vita di Mikhail Kalashnikov comincia e finisce come una di quelle storie che potrebbe essere stata raccontata ai giovani russi durante gli anni dell’Unione Sovietica per dare loro un esempio di comportamento: un giovane proveniente da una famiglia di umili origini che, grazie al suo genio, porta grandezza e lustro alla sua madre patria.
Ma cominciamo dall’inizio, Mikhail Timofeyevich Kalashnikov nasce nel 1919 a Kray una provincia situata nell’odierno distretto federale della Siberia, diciassettesimo di diciannove figli viene deportato in un villaggio siberiano a causa della campagna di repressione russa nei confronti dei kulak, ossia l’espropriazione di terreni e possedimenti appartenenti ai contadini e proprietari terrieri.
Le condizioni di povertà in cui la famiglia si ritrovò furono letali per il padre che morì durante il primo inverno. Mikhail visse con la sua famiglia fino ai dodici anni, quando decise di ritornare nella sua città natale e lavorare come meccanico in una stazione: sin da piccolo fu attratto dalla meccanica ma anche dalla poesia e durante il suo lavoro sviluppò un grande interesse nelle armi.
Nel 1938 si arruolò nell’Armata Rossa e, grazie alle sue capacità tecniche, fu impiegato come meccanico per carri armati. Divenne in seguito comandante e cominciò a sviluppare progetti ed invenzioni che avrebbero migliorato i meccanismi dei tank russi e non solo: propose miglioramenti per armi e fucili e nel 1941 durante il periodo di riabilitazione dopo essere stato ferito in battaglia cominciò il suo progetto più famoso, quello di un fucile automatico che diventò in seguito il primo modello di AK-47.
Dopo alcuni anni di tentativi, nel 1947, il suo progetto fu finalmente approvato e dal 1949 l’AK-47 diventò il nuovo fucile in dotazione all’armata russa e alla maggior parte delle nazioni facenti parte del Patto di Varsavia. Mikhail non smise di lavorare sul suo fucile che fu migliorato più volte nel corso degli anni e numerosi modelli furono creati partendo dal design del primo AK1, come ad esempio i fucili Saiga, di cui si possono trovare le varianti semiautomatiche o a canna liscia o il Vityaz-SN, variante SMG dell’ AK-74.
Ma cosa ha reso questo fucile così famoso e diffuso rispetto ad altri modelli?
L’AK è un fucile economico e molto resistente a condizioni climatiche avverse, dal deserto alla tundra, ed è di facile utilizzo rispetto ad altri fucili dello stesso genere come ad esempio l’M16 di produzione americana.
L’affidabilità dell’AK è sicuramente il punto forte dell’arma, si racconta che durante la guerra del Vietnam le truppe americane preferissero utilizzare gli AK sottratti ai nemici rispetto agli M16 in dotazione. Gli M16 infatti a causa del clima estremamente umido si inceppavano spesso e avevano problemi di arrugginimento mentre gli AK non soffrivano di nessun problema, montando oltretutto caricatori più capienti (30 colpi rispetto ai 20 del fucile americano) e resistenti.
Il modello originale di AK utilizzava munizioni di calibro 7.62x39 che uscendo dalla canna dell’arma ad una velocità di circa 715 metri al secondo potevano causare danni ingenti e penetrare attraverso muri o veicoli.
Il copricanna e l’impugnatura in compensato laminato di legno di betulla sono resistenti a deformazione ed urti, di facile produzione e molto economici.
L’AK con gli anni diventò simbolo di guerra e liberazione, la sua immagine divenne parte di bandiere, il suo impatto nella cultura e società è stato grande e in tutto il mondo le sue varianti sono state usate da eserciti regolari, rivoluzionari o terroristi rendendolo una delle armi più contraffatte e connesse al traffico illegale di sempre.
Sei mesi prima della sua morte Mikhail spedì una lettera al leader della Chiesa Ortodossa russa, il patriarca Kirill scrivendo del rimorso che ha provato negli anni per le vite sottratte nelle guerre a causa dell’utilizzo delle sue armi. Il patriarca rispose con parole rassicuranti: Mikhail, disse, agì per il bene della madre patria.
Mikhail Timofeyevich Kalashnikov morì il 23 Dicembre 2013 a causa di una emorragia gastrica e fu seppellito nel cimitero militare federale a Mosca.

Francesco RUGOLO

1https://www.militaryfactory.com/smallarms/kalashnikov-guns.asp breve lista delle principali varianti dell’AK
(foto: web)

L'arte si incontra a Porto Torres: Giovanni Dettori e Enrico Mereu.

Giovanni Dettori (a destra) ed Enrico Mereu (a sinistra).
Anche quest'anno, tra poche ore, iniziano le vacanze a Porto Torres. 

Stiamo per imbarcarci sulla nave per tornare nella nostra isola quando trovo la telefonata di Giovanni Dettori, il nostro amico xilografo, e così lo richiamo:
- Domani mattina inauguriamo una mostra a Porto Torres... siamo io e un amico scultore, Enrico Mereu. 
E' nato tutto per caso e ne approfittiamo per rendere omaggio ad un ragazzo di Porto Torres che è morto da poco in un incidente, Alessandro Ortu.
-  Noi stiamo per imbarcarci, dovremmo arrivare domani mattina verso le sette. Non ti prometto niente ma cercheremo di esserci! 
- Dai, magari. Saluta Giusy. Ciao Alessandro. 
- Ciao Giovanni...

Il viaggio è tranquillo, nonostante la presenza di ragazzi spagnoli in gita, ma si sa, sono ragazzi. 
Sbarchiamo alle otto e mezza, in ritardo come accade spesso, ma ancora in tempo per la mostra. 
Un caffè e poi ci prepariamo di corsa, così alle undici in punto siamo alla mostra.
Siamo tra i primi e riusciamo a vedere le opere esposte senza troppa ressa. 
Giovanni Dettori, pittore e incisore, espone alcune stampe della sua "Via crucis", opera sulla quale ha lavorato negli ultimi quattro anni e che ha esposto con grande successo in Sardegna e in giro per il mondo. 
Noi che lo conosciamo sappiamo com'è fatto: sardo fino al midollo, con la coppoletta sempre in testa e con gli occhi che gli si illuminano quando parla d'arte, è un artista vero, sempre in cerca di ispirazione. Al suo fianco Elena, la sua compagna e musa. 
Giovanni per l'incisione predilige lo scuro legno di ciliegio.


Affianco alle opere di Giovanni questa volta possiamo ammirare le sculture di un altro artista sardo, lo scultore del legno Enrico Mereu. E' la prima volta che lo incontriamo ma si dimostra subito affabile e iniziamo a parlare. Enrico è di Nurri, un paese che si trova a pochi chilometri da Gesico, il nostro paese d'origine. Ex guardia carcere dell'Asinara, ha deciso di restare sull'isola dove abita e lavora. Predilige il legno di ginepro e dalle sue radici, accompagnandone le curve e valorizzandone i nodi, riesce a creare splendide opere d'arte. 
Nel corso dell'inaugurazione il presidente del Circolo Culturale "Il golfo", Professor Giovanni Canu, dopo aver letto un breve cenno biografico sugli artisti, ha voluto ricordare Alessandro Ortu che "ha rappresentato un modello positivo di giovane, coerente con lo spirito che anima la nostra associazione culturale, nel suo dire, nel suo fare, nel suo essere".
Anche noi ci uniamo al dolore dei genitori e di tutti coloro che lo conoscevano e apprezzavano.

L'inaugurazione della mostra degli artisti Giovanni Dettori ed Enrico Mereu è senza dubbio un interessante momento culturale nella cittadina che ci ha adottati, Porto Torres. 
Ci auguriamo che vi siano tante altre iniziative simili in futuro che arricchiscano la città e facciano da contorno allo splendido mare.

La mostra, organizzata dal Circolo Culturale “Il golfo”, può essere visitata fino al 24 giugno in Corso Vittorio Emanuele II, n. 78.


Alessandro Rugolo e Giusy Schirru

Per approfondire:

- www.loscultoredellasinara.com;
- http://tuttologi-accademia.blogspot.com/2017/05/porto-torres-lincisore-giovanni-dettori.html;

US e Thailandia: l’impiego del personale della riserva in ambiente Cyber.



Come si deve affrontare militarmente l’ormai costante pericolo derivante dalla quinta dimensione conosciuta col nome di cyberspace?
C’è chi si è posto il problema già da tempo e sta lavorando per risolverlo facendo ricorso ad un approccio misto, c’è chi invece non ha ancora capito che il problema non si può rimandare ma va affrontato, questo perché il tempo da dedicare a studiare il problema non c’è più!

Nel 2014 una notizia passata praticamente sotto silenzio, pubblicata sul “militarytimes” a firma di Andrew Tilghman, annunciava che negli Stati Uniti si era tenuta una esercitazione Cyber da cui era emerso che i “cyberwarriors” militari in servizio erano stati sconfitti dai “cyberwarrior” riservisti, questo perché nel settore molti civili sono impiegati a tempo pieno nel loro lavoro ormai da anni.

La questione fu subito portata all’attenzione degli strateghi per capire quale ruolo dovessero avere i riservisti all’interno della forza cyber del Pentagono.
La risposta è stata data nel 2015 con la pubblicazione del documento “The DoD Cyber Strategy dell’aprile 2015 in cui nell’ambito della definizione dello “Strategic Goal I” è detto chiaramente che: “The Reserve Component offers a unique capability for supporting each of DoD’s missions, including for engaging the defense industrial base and the commercial sector. It represents DoD’s critical surge capacity for cyber responders”.
Quanto accaduto negli Stati Uniti trova logica spiegazione nei forti legami da sempre esistenti tra l’ambiente industriale e quello militare che si può ritrovare in tantissimi programmi di ricerca e sviluppo portati avanti in primis dalla DARPA.
Il ricorso al mondo civile (di cui la riserva fa parte) per portare all’interno dell’ambiente militare uomini e capacità non facili da formare e da mantenere aggiornate è sicuramente importante in un ambiente come quello Cyber in cui l’evoluzione della minaccia richiede un continuo aggiornamento.
La lezione sembra quindi essere stata appresa dagli americani, ma che dire degli altri?
Un secondo esempio dell’impiego della riserva nell’ambiente cyber viene dalla Thailandia.
Il 18 maggio scorso sul Bangkok times è apparso un articolo firmato da Wassana Nanuam dal titolo “Military eyes taking on civilian cyber warriors” nel quale si afferma che il Ministero della Difesa sta lavorando ad un programma per l’arruolamento di civili riservisti all’interno dei team di cyber security.
Ci si potrebbe chiedere quali sono i vantaggi di reclutare esperti del settore dalla riserva:
- arruolamento di personale già preparato, senza dover aspettare anni e senza dover mettere in piedi la struttura organizzativa a supporto dell’addestramento;
- sempre personale nuovo disponibile (a patto che l’arruolamento sia fatto col criterio di mantenere i riservisti in servizio per un numero di anni limitato).
Tra le controindicazioni occorre mettere in conto che i riservisti più preparati vengono dall’ambiente industriale, che è lo stesso che fornisce le tecnologie alle Forze Armate, con le ovvie conseguenze, inoltre bisogna pensare che il personale più preparato non accetterà mai di lavorare al livello degli attuali stipendi quando fuori può guadagnare molto di più.
Naturalmente esistono molti altri pro e contro e ogni Stato si sta muovendo in direzioni diverse ma in ogni caso la discussione è aperta.
Qual’è la situazione in Italia nel settore? Si intende impiegare personale della riserva? Qual’è la preparazione del personale e delle strutture deputate al settore cyber?
Alcune risposte potrebbero arrivare dall’analisi dei risultati delle esercitazioni (come per esempio dalla Locked Shield) e dalla discussione aperta e franca che ne dovrebbe scaturire, ma sembra che vi siano ben poche informazioni disponibili al grande pubblico. Ci si potrebbe chiedere o forse, dovrebbe chiedere, il perché di una tale mancanza di discussione. Infatti ritengo che il modo migliore di migliorare si basi su una aperta e franca discussione sugli obiettivi da raggiungere e sui risultati intermedi conseguiti.


Alessandro RUGOLO

(immagine tratta da: https://www.militarytimes.com/news/your-military/2014/08/04/in-supersecret-cyberwar-game-civilian-sector-techies-pummel-active-duty-cyberwarriors/)

Per approfondire:
- https://www.militarytimes.com/news/your-military/2014/08/04/in-supersecret-cyberwar-game-civilian-sector-techies-pummel-active-duty-cyberwarriors/;
- https://www.bangkokpost.com/news/general/1467494;
- https://www.fifthdomain.com/dod/2018/04/25/defense-panels-want-the-pentagon-to-form-a-cyber-reserve-team-to-help-states/;
- https://www.reuters.com/article/us-usa-cyberwar/special-report-the-pentagons-new-cyber-warriors-idUSTRE69433120101005;

martedì 1 maggio 2018

Leonardo, ingegnere militare.

Quando si parla di Leonardo da Vinci non si può fare a meno di pensare alla sua
arte e alla grandezza come inventore visionario (per quei tempi), difficilmente ci si ricorda che Leonardo era anche un ingegnere, e in particolare un ingegnere militare!
Certo, non fece alcuna accademia militare, non vestì mai una uniforme, ma cionondimeno è innegabile il suo ruolo.
Ma procediamo con ordine e per farlo mi farò aiutare da uno scrittore di qualche tempo fa, tale Dimitri Mereskowskij, nato a San Pietroburgo nella Russia Imperiale del 1866, autore di novelle, scritti poetici, critica letteraria, pensatore e uomo religioso.
Tra le sue opere Dimitri può annoverare anche un gioiello come la biografia di Leonardo da Vinci ed è per questo che lo chiamerò al mio fianco per sostenere la tesi: "Leonardo era, tra l'altro, un ingegnere militare".

- Cosa ne pensi Dimitri?

- Buongiorno Alessandro, ci incontriamo ancora! Con piacere...

- Buongionoa Te, Dimitri. Ebbene si, non ho resistito alla tentazione. Ho ripreso tra le mani il tuo libro su Leonardo e ancora una volta ripeto ciò che ho detto anni fa, al termine della prima lettura. Il libro è forse uno dei più belli, toccanti e interessanti che abbia mai letto. Complimenti!

- Grazie per i complimenti. Ma dimmi, cosa posso fare per te?

- Bene, vedo che vai subito al sodo. E sia! 
Ciò che mi interessa è discutere la tesi se Leonardo sia stato o meno un ingegnere militare, ci puoi aiutare?

- Come ben sai, se hai letto il mio libro (e so che l'hai letto) Leonardo fu tante cose. Leonardo fu un genio come ne sono esistiti pochi nella storia dell'umanità e si occupò di tutto lo scibile. Se vuoi posso citarti un documento che in effetti mette in evidenza quelle conoscenze che immagino dovrebbe avere una persona per poter essere definito "ingegnere militare". 
Come sai Leonado lavorò per la Signoria di Firenze e poi ad un certo punto decise di spostarsi. Cercò lavoro a Milano, presso Ludovico Maria Sforza (il Moro) dove restò per circa vent'anni.
Leonado partì da Firenze verso il 1482 per Milano e vi restò fino al 1499.
Detto ciò, solo per inquadrare il periodo, ebbene si, Alessandro, Leonardo fu sicuramente un ingegnere militare e il primo documento che posso mostrare è una lettera di presentazione. La lettera di presentazione con cui Leonardo entra nelle grazie di Ludovico il Moro. 
Ma lasciamo parlare i fatti. Ecco la lettera nella sua interezza, ancora conservata all'interno del Codice Atlantico:
                  
            "Avendo, Signor mio Illustrissimo, visto et considerato oramai ad sufficienzia le prove di tutti quelli che si reputono maestri et compositori de instrumenti bellici, et che le invenzione e operazione di dicti instrumenti non sono niente alieni dal comune uso, mi exforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender da V. Excellentia, aprendo a quella li secreti mei, et appresso offerendoli ad omni suo piacimento in tempi opportuni, operare cum effecto circa tutte quelle cose che sub brevità in parte saranno qui di sotto notate:
  1. Ho modi de ponti leggerissimi et forti, et atti ad portare facilissimamente, et cum quelli seguire, et alcuna volta fuggire li inimici, et altri securi et inoffensibili da foco et battaglia, facili et commodi da levare et ponere. Et modi de arder et disfare quelli de l’inimico.
  2. So in la obsidione de una terra toglier via l’acqua de’ fossi, et fare infiniti ponti, gatti et scale et altri instrumenti pertinenti ad dicta expedizione.
  3. Item, se per altezza de argine, o per fortezza di loco et di sito, non si potesse in la obsidione de una terra usare l’officio de le bombarde, ho modi di ruinare omni rocca o altra fortezza, se già non fusse fondata in su el saxo.
  4. Ho ancora modi de bombarde commodissime et facile ad portare, et cum quelle buttare minuti (saxi a similitudine) di tempesta; et cum el fumo di quella dando grande spavento all’inimico, cum grave suo danno et confusione.
  5. Et quando accadesse essere in mare, ho modi de molti instrumenti actissimi da offender et defender, et navili che faranno resistenzia al trarre de omni g[r]ossissima bombarda et polver & fumi.
  6. Item, ho modi, per cave et vie secrete et distorte, facte senza alcuno strepito, per venire (ad uno certo) et disegnato[loco], ancora che bisognasse passare sotto fossi o alcuno fiume.
  7. Item, farò carri coperti, securi et inoffensibili, e quali intrando intra li inimica cum sue artiglierie, non è sì gran de multitudine di gente d’arme che non rompessino. Et dietro a questi poteranno seg[ui]re fanterie assai, illesi e senza alcuno impedimento.
  8. Item, occurrendo di bisogno, farò bombarde, mortari et passavolanti di bellissime et utile forme, fora del comune uso.
  9. Dove mancassi la operazione de le bombarde, componerò briccole, mangani, trabucchi et altri instrumenti di mirabile efficacia, et fora del usato; et insomma, secondo la varietà de’ casi, componerò varie et infinite cose da offender et di[fendere].
  10. In tempo di pace credo satisfare benissimo ad paragone de omni altro in architectura, in composizione di edificii et pubblici et privati, et in conducer acqua da uno loco ad uno altro. Item, conducerò in sculptura di marmore, di bronzo et di terra, similiter in pictura, ciò che si possa fare ad paragone de onni altro, et sia chi vole. Ancora si poterà dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale et eterno onore de la felice memoria del Signor vostro patre et de la inclita casa Sforzesca. Et se alcuna de le sopra dicte cose a alcuno paressino impossibile e infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in qual loco piacerà a Vostr’Excellenzia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando."
- Sei soddisfatto Alessandro? Ecco la lettera di presentazione, in dieci punti, nove dei quali incentrati sulle capacità belliche. Eccoti il tuo Leonardo ingegnere militare, tra le tante cose. Grande genio in tutto, anche nel campo militare. Naturalmente Leonardo fu assunto. E, come tu sai, in quegli anni Leonardo conobbe un uomo, con cui discusse di arte militare, tale Niccolò...

- Grazie Dimitri, Leonardo conobbe tanti grandi uomini, tante personalità del tempo. Persone che ancora oggi sono lette da noi, ma questa è un'altra storia. Ti saluto e ti ringrazio Dimitri, alla prossima.

- Grazie a te, Alessandro, per il pensiero. Chiamami pure di nuovo, felice di esserti utile...


Alessandro RUGOLO


Per approfondire:
- Leonardo da Vinci, di Dimitri Mereskowskij, Ed. Giunti;
- http://www.scudit.net/mdcurriculum_leo.htm;
- https://alessandrosicurocomunication.com/2015/04/26/la-lettera-trovata-nel-codice-atlantico-di-leonardo-da-vinci/.

lunedì 30 aprile 2018

Progetto Manhattan: Klaus Fuchs, la spia


Quando si parla di Progetto Manhattan si va subito a pensare a grandi personalità quali Enrico Fermi, Albert Einstein e Robert Oppenheimer che parteciparono al programma che dal 1941 ebbe come intento la realizzazione della bomba atomica.
Il Progetto Manhattan si venne a costituire proprio per merito di questi scienziati che venendo a conoscenza delle scoperte svolte nel 1939 in ambito nucleare da parte delle potenze dell’Asse informarono il Presidente Roosevelt dei rischi a cui si sarebbe potuti incorrere ignorando la faccenda.
Nel 1941 fu stabilito il progetto che vide l’impegno di oltre 120.000 americani e inglese tra personale e scienziati con un costo finale di oltre due miliardi di dollari.

Tra questi scienziati vi era una personalità meno conosciuta, ma non meno brillante, che occupò tra le fila degli scienziati anche un posto come spia.
Stiamo parlando di Klaus Fuchs, fisico teorico nato in Germania nel 1911, simpatizzante del partito comunista tedesco e trasferitosi in Gran Bretagna a causa delle persecuzioni naziste nel 1933 dove conseguì il suo PhD.
Nel 1939 dopo che la sua richiesta di cittadinanza britannica fu scartata a causa della guerra, fu confinato in Quebec ma fu fatto tornare in Gran Bretagna poco dopo dove cominciò a lavorare per il progetto “Tube Alloys”nel 1941, si trattava del progetto atomico inglese, e da qui cominciò la sua esperienza come spia per la Russia.
Nel 1943 Fuchs andò alla Columbia University a New York e nel 1944 cominciò a lavorare al Progetto Manhattan a Los Alamos e fu uno degli scienziati ad assistere al famoso Trinity Test, che passò alla storia come il primo test nucleare mai effettuato, dove l’ordigno denominato “The Gadget” fu fatto esplodere nel deserto del New Mexico il quale generò un’esplosione dalla potenza di circa 22 kilotoni di TNT che fu registrata a 160 km di distanza dall’epicentro.
Durante il suo periodo di ricerche a Los Alamos Fuchs entrò in contatto con un'altra spia del KGB, Herry Gold che fungeva da messaggero.


Gold,figlio di immigrati russi di cultura ebraica che dalla Svizzera si trasferirono in America nel 1914 entrò nel team di ricerca di Los Alamos come chimico di laboratorio e fu un intermediario tra molte delle spie sovietiche che lavoravano in incognito al progetto Manhattan.
Fuchs fu uno degli scienziati più brillanti che parteciparono al progetto e continuò il suo lavoro in America anche dopo la guerrae nel 1946 tornò in Gran Bretagna.
Nel 1949 il progetto di controspionaggio americano (Venona Project) accusò Fuchs di aver passato ai Russi una grande quantità di informazioni sui metodi di produzione dell’Uranio-235 e altri particolari tecnici sul lavoro fatto a Los Alamos, nel 1950 Fuchs ammise di aver fatto il doppio gioco e fu condannato a 14 anni di reclusione, il massimo per spionaggio, di cui ne scontò nove prima di venire rilasciato. Anche Gold fu arrestato grazie alle dichiarazioni di Fuchs.
Ritornato in Germania, Fuchs si sposò e divenne direttore dell’istituto di ricerca nucleare a Rossendorf per circa vent’anni prima di ritirarsi a vita privata, morì a Berlino nel 1988.
L’utilità dei dati che Fuchs passò in segreto ai russi è materia di dibattito, per alcuni le informazioni aiutarono i Russi a sviluppare ordigni nucleari con uno o due anni di anticipo rispetto a quanto previsto mentre per altri le informazioni di Fuchs non furono utilizzate appieno e risultarono di secondaria importanza poiché gli scienziati Russi al tempo non possedevano le conoscenze necessarie.
A trent’anni dalla sua morte ancora si dibatte sull’effettivo impatto che le attività spionistiche nei confronti del progetto Manhattan hanno avuto negli sviluppi delle tecnologie atomiche. 

Francesco RUGOLO
 
Per approfondire:

domenica 29 aprile 2018

Cyber e Giappone: annunciato l'ingresso nel club del CCDCOE

E' del gennaio scorso la notizia che il Giappone si sta preparando ad entrare nel club cyber di Tallin come Stato partner.
Ciò conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, il livello di interesse per la materia nel mondo. 
La notizia è stata data dopo un incontro tra il Primo Ministro estone Jüri Ratas e il Primo Ministro giapponese Shinzō Abe. 
La notizia è stata accolta con soddisfazione dal direttore del CCDCOE, Merle Maigre. 
Ma diamo uno sguardo, data l'occasione, alle attività del Giappone in ambito Cyber.
Cominciamo dal fatto che nel 2015, il 4 settembre per la precisione, il governo del Giappone ha rilasciato pubblicamente il documento strategico relativo alla cybersecurity. Nelle generalità è ben evidenziato che il documento ha lo scopo di dettare le linee guida per i "prossimi" tre anni, ciò significa che probabilmente al termine dell'anno in corso o al massimo nei primi mesi del 2019 vedremo un nuovo documento strategico giapponese.
E' molto interessante leggere il paragrafo 3, visione futura e obiettivi, da cui emerge con chiarezza che la sicurezza del cyberspace è vitale per la società giapponese, nella quale progetti di infrastrutture sociali quali "smart communities" o sistemi autonomi per veicoli automatici sono ormai dati per scontati. Nello stesso capitolo sono infatti indirizzati a livello di policy e con estrema chiarezza gli obiettivi legati al IoT.
Il capitolo 5 descrive la modalità di approccio da seguire per lo sviluppo delle capacità cyber ed ancora una volta è posto ben in evidenza il concetto legato alle esigenze dettate dall'IoT, si parla infatti di "cyber-physical space" e non solo di cyber space, questo per meglio descrivere l'impatto che questo nuovo dominio esercita sul mondo fisico. Nel capitolo infatti si parla esattamente di "creazione di sistemi IoT sicuri", da tutti  i punti di vista, compresa la promozione delle imprese che pongono la gestione in sicurezza al centro. La precisione con cui il documento entra nel merito potrebbe quasi essere considerata "puntigliosità" (se non fosse che per me hanno perfettamente ragione!) quando viene analizzata la necessità che i concetti di cybersecurity e IoT security siano ben compresi soprattutto a livello di Senior Executive Management. Questo perchè le persone più esperte dell'area di business possono essere un facilitatore ma, se non restano aderenti ai tempi, possono diventare in breve tempo un freno all'evoluzione; il documento arriva ad indicare che la figura e le funzioni del Chief Information Security Officer (CISO) devono essere posizionate, sia nel pubblico che nel privato, a livello di senior executive management.
Di un certo interesse è anche notare che la strategia giapponese è a tutto tondo, sia in termini di rafforzamento della cooperazione nel campo cyber con il resto del mondo (dall'ASEAN, al Nord America passando per l'Europa e l'Africa) sia in termini di capacità da sviluppare (da quelle tecnicnologiche alla preparazione del personale); proprio in questo senso va visto il recente annuncio di collaborazione con il CCDCOE.
Infine, ma non meno importante, il documento esamina le necessità di migliorare il settore della Ricerca e Sviluppo del mondo cyber. A tal fine si dice che tutti gli sforzi dovranno essere fatti per assicurare le risorse necessarie al settore, anche riallocando quelle già allocate in altri settori. Da ciò si può capire la differenza tra chi crede e investe nel settore cyber e chi invece pensa che sia sufficiente dire cosa fare senza però dedicare le necessarie risorse.
Tra le tante iniziative portate avanti in Giappone vi sono i corsi del SANS Institute, che mirano a creare una classe dirigente consapevole, capace in un prossimo futuro di guidare il nuovo mondo interlacciato in cui l'IoT sarà la norma e le smart cities il nostro nuovo ambiente sociale.

Detto questo, una domanda: ma in Italia che si sta facendo?


Alessandro RUGOLO

Per approfondire:
- https://news.err.ee/653903/japan-to-join-nato-cyber-defense-center-in-tallinn;
- https://www.sans.org/event/cyber-defence-japan-2018;
- http://www.mofa.go.jp/policy/page18e_000015.html.

sabato 28 aprile 2018

La dottrina Cyber Russa: decreto 646 del 5 dicembre 2016.

Il 5 dicembre 2016, con il decreto n. 646 a firma del presidente della Federazione Russa, si rinnova la dottrina Cyber della Russia.

Precedentemente, nel 2011, la Russia aveva aderito alla Convenzione Internazionale sulla sicurezza delle Informazioni delle Nazioni Unite ma non aveva una propria dottrina.
La lettura del documento è abbastanza semplice, trattandosi di un testo di soli 38 articoli generalmente basati su un solo comma.
Nella parte generale, in particolare nell'articolo 1, viene esplicitato lo scopo del documento: "assicurare la sicurezza nazionale della Federazione Russa nell'ambito della sfera dell'informazione" dove, per quest'ultima si intende un insieme di "informazione, obiettivi informativi, sistemi informativi e siti web all'interno della rete informatica e di telecomunicazioni chiamata Internet, le reti di comunicazione, le tecnologie dell'informazione, le entità coinvolte nella creazione e elaborazione, sviluppo o impiego delle informazioni e delle tecnologie dell'informazione, gli organismi di sicurezza informativa e i meccanismi che regolano i rapporti pubblici in materia. 
L'articolo 2 prosegue definendo i concetti che verranno impiegati all'interno del documento, a partire dalla definizione di interessi nazionali, la minaccia alla sicurezza informativa nazionale, la sicurezza delle informazioni, forze, mezzi e sistemi impiegati nella sicurezza delle informazioni, il sistema di sicurezza informativa, fino ad arrivare alle infrastrutture informative della Federazione Russa.
L'articolo 3 stabilisce che in base all'analisi dello stato della sicurezza e delle principali minacce alle informazioni e in considerazione delle priorità strategiche della Federazione, la dottrina definisce gli obiettivi strategici da raggiungere. 
L'articolo 4 detta le basi giuridiche su cui si fonda la dottrina, ovvero la Costituzione Russa, le norma di diritto internazionale e i trattati internazionali, le leggi federali costituzionali, le leggi federali come pure gli atti del Presidente e del Governo.

L'articolo 5 definisce il decreto 646 come un documento di pianificazione strategica che si basa sulla strategia di sicurezza della Federazione Russa, emanata col decreto n.683 del 31 dicembre 2015.

Nella seconda parte, in particolare all'articolo 8, si definiscono gli interessi nazionali nella sfera delle informazioni. 
Il primo comma afferma che la Federazione Russa deve assicurare e proteggere i diritti umani e civili costituzionali e la libertà in merito alla ricezione e impiego delle informazioni; la privacy, nell'impiego delle tecnologie dell'informazione, fornendo supporto informativo alle istituzioni democratiche e meccanismi di interazione tra lo Stato e la società civile; utilizzare le tecnologie dell'informazione per preservare i valori della cultura, storia, spiritualità e morale della popolazione multietnica della Federazione Russa.
Nel secondo comma si parla dell'importanza di mantenere operative le infrastrutture critiche e la rete integrata di telecomunicazioni della Federazione Russa. Nell'ordine viene poi la necessità di sostenere lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della sicurezza delle informazioni. L'articolo conclude con l'indicazione che la Federazione Russa desidera collaborare al mantenimento di un ambiente informativo internazionale sicuro, assieme a tutti i partner internazionali.

Con gli articoli 11e 12 si introduce una delle criticità principali, ovvero il fatto che molti paesi stranieri stiano sviluppando le proprie capacità di information technology e di intelligence a scopo militare, da utilizzare per influenzare il mondo.
All'articolo 14 invece si introduce il concetto di crimine informatico.
Nell'articolo 17 si parla invece della dipendenza della Federazione Russa da potenze straniere, nel campo delle tecnologie dell'informazione e della produzione di componenti ad elevata tecnologia.

A partire dall'articolo 20 inizia il capo IV del decreto, ove si elencano e analizzano gli obiettivi strategici e le aree chiave correlate alla necessità di assicurare la sicurezza informatica nel campo della difesa nazionale.
L'articolo 21 identifica cinque aree chiave:
a. garantire la deterrenza strategica e prevenire conflitti militari che potrebbero essere condotti attraverso l'uso di tecnologie dell'informazione;
b. migliorare il sistema di sicurezza informativa delle forze armate della Federazione Russa;
c. prevedere, identificare e censire le minacce informative, comprese le minacce alle Forze Armate della Federazione nella sfera informativa;
d. promuovere gli interessi degli alleati della Federazione Russa nella sfera informativa;
e. contrastare informazioni e azioni psicologiche che minano le fondamenta storiche e le tradizioni patriottiche correlate alla difesa della patria.

L'articolo 22 prosegue presentando gli obiettivi strategici per assicurare la sicurezza delle informazioni per lo Stato e per la pubblica sicurezza, ovvero: la protezione della sovranità, il mantenimento della stabilità sociale e politica, il mantenimento dell'integrità territoriale della Federazione, il sostegno ai diritti e alle libertà umane e civili, come pure la protezione delle infrastrutture critiche.

Non procedo all'esame dei restanti singoli articoli del capo IV in quanto sono molto semplici da leggere. Solo un accenno a parte meritano gli articoli 26 e il 27 che fanno specifico riferimento alla obiettivo strategico di garantire la sicurezza dell'informazione in campo scientifico, tecnologico e educativo anche supportando lo sviluppo innovativo e veloce della sicurezza dei sistemi informativi, delle tecnologie dell'informazione e del settore dell'elettronica. Tra i goal da raggiungere è previsto lo sviluppo della ricerca e delle capacità del personale nel campo della sicurezza informatica e dell'uso delle tecnologie dell'informazione.

L'esame puntuale del documento fa capire quanto la Federazione Russa sia interessata all'argomento. 
L'aver dettagliato gli obiettivi da raggiungere analizzando i singoli settori di interesse e la stessa definizione del documento come di un documento di "pianificazione strategica" e non una mera elencazione di desiderata, unito al fatto che l'articolo 38 definisce la necessità di sottoporre a monitoraggio i risultati raggiunti annualmente lascia intendere chiaramente come le disposizioni in materia siano da perseguire con decisione.

Sarebbe interessante verificare quali e quante risorse finanziarie siano destinate alla realizzazione del  piano strategico delineato ma nel documento non se ne parla.

Alessandro Rugolo

Immagini tratte da internet.

Per approfondire:
- http://www.mid.ru/en/foreign_policy/official_documents/-/asset_publisher/CptICkB6BZ29/content/id/2563163;

venerdì 27 aprile 2018

Armi soniche: diplomatici statunitensi sotto attacco?


Inizio 2017, un gruppo di diplomatici americani e canadesi di stanza a Cuba comincia a denunciare strani sintomi, problemi all’udito, forti emicranie, disturbi nel sonno, alcuni raccontano di udire strani fischi durante la notte, il governo americano a qualche mese di distanza comincia a richiamare in patria i suoi diplomatici e inizia le indagini.
Si comincia a parlare di possibili attacchi da parte del governo cubano, subito smentiti dai cubani stessi o al potenziale coinvolgimento di una terza nazione, come la Russia.
Trump dichiara di essere convinto che la responsabilità sia dei cubani e comincia a sgretolare parzialmente il lavoro fatto da Obama nel 2015 che aveva visto il ricongiungimento tra USA e Cuba dopo oltre mezzo secolo di attriti.
Le indagini continuano e si comincia a parlare di “armi soniche” che lavorando a frequenze non udibili riescono a danneggiare l’udito e nel caso peggiore l’apparato nervoso, ma più che di armi soniche sembra che l’arma in questione sia uscita da un una pellicola fantascientifica.
Le armi soniche non letali come ad esempio l’LRAD sono tutt’oggi in dotazione a forze antisommossa e vengono usate come strumento per il controllo della folla durante proteste violente o nelle navi crociera per scoraggiare attacchi di pirati in zone come il corno d’africa, dove la pirateria è tutt’oggi molto frequente.
Gli attacchi ai ventiquattro diplomatici sono stati infatti eseguiti con una precisione incredibile in quanto ne le loro famiglie ne il vicinato hanno udito suoni o percepito disturbi di alcun genere. Le indagini non riescono a condurre a risultati anche dopo numerose perquisizioni, alcuni soggetti riescono a riprendersi completamente mentre alcuni hanno subito danni permanenti all’udito.
Altri hanno riscontrato effetti ben più gravi e differenti da una esposizione ad alte frequenze, alcuni soggetti infatti hanno subito una variazione nella sostanza bianca, ossia il fascio di fibre nervose che collega l’encefalo al midollo spinale, effetto che in nessun modo è riconducibile ad una arma sonica.
Sembra quindi impossibile che un arma possa essere stata nascosta negli appartamenti e nelle stanze d’albergo dei diplomatici, le armi soniche sono infatti molto rumorose e ingombranti inoltre perquisizioni non hanno dato traccia di nessun indizio, oltretutto frequenze molto alte non si diffondono facilmente nell’aria e per danneggiare il cervello si sarebbe dovuto usare un dispositivo attaccato al soggetto, e anche in quel caso non avrebbe dovuto causare danni solo alla sostanza bianca ma a tutto l’encefalo.
Altri studi hanno dimostrato come si possono ottenere frequenze simili a quelle registrate da uno dei diplomatici con un telefono cellulare semplicemente creando delle interferenze con più dispositivi come sensori e jammer,che potevano trovarsi nelle loro stanze, tuttavia queste frequenze non dovrebbero poter danneggiare il sistema nervoso.
Altre ricerche hanno provato a dare un altro tipo di risposta come ad esempio l’ipotesi dell’isteria di massa ma che non riesce comunque a spiegare appieno il caso.
Tutt’oggi il governo americano con il supporto della polizia cubana non è riuscito a dare alcuna risposta certa sui fatti accaduti a Cuba e nulla fa pensare che si possano trovare nuovi indizi per svelare chi e come sia riuscito a mettere a rischio i diplomatici statunitensi.

Francesco Rugolo

Per approfondire

mercoledì 25 aprile 2018

Il sito WebStresser chiuso per attività di hackeraggio

Il sito WebStresser.org ieri è stato disattivato a seguito di una operazione congiunta della polizia olandese, dell'Agenzia contro il crimine nazionale britannica, dellEuropol e delle forze dell'ordine di diversi paesi del mondo.
Sul sito Webstresser.org venivano venduti "servizi" in abbonamento di DDoS (Distributed Denial of service) a partire da un minimo di 15,00 euro al mese.
Gli amministratori del sito, del Regno Unito, Croazia, il Canada e Serbia sono stati arrestati il 24 apriletramite l'operazione Power Off.

L'utenza del sito risulta essere distribuita tra i Paesi Bassi, l'Italia, la Spagna, la Croazia, il Regno Unito,  l'Australia, il Canada e Hong Kong. 
Il servizio di DDoS, essendo illegale, è stato chiuso e le infrastrutture che lo erogavano situate nei Paesi Bassi, negli Stati Uniti e in Germania, sono state sequestrate.
Webstresser.org era considerato il più grande mercato al mondo di servizi di hackeraggio con oltre 136 000 utenti registrati e 4 milioni di attacchi effettuati  entro aprile 2018. 
Gli attacchi miravano a colpire servizi on-line critici offerti dalle banche, da istituzioni governative e forze di polizia ma non disdegnavano di colpire il settore dei giochi o aziende private.
Mentre fino a poco tempo fa si doveva essere un esperto per compiere atti di pirateria informatica,va sempre più di moda ricorrere a servizi del tipo DDoS resi da società informatiche più o meno sotto copertura.

Alessandro RUGOLO


Per approfondire:

- https://www.europol.europa.eu/it/about-europol;
- http://www.bbc.com/news/uk-43893420;
- https://www.forbes.com/sites/thomasbrewster/2018/04/25/massive-ddos-attack-service-webstresser-org-taken-down/#1d1b4c242e3c

Codemotion 2018: Roma 11 - 14 aprile

L’ottava edizione di Codemotion si è tenuta a Roma il 11/14 Aprile 2018.


Codemotion è da anni la più grande conferenza in Italia di stampo tecnico dedicata a sviluppatori di software, tenutasi nel Dipartimento di Ingegneria informatica dell’università Roma Tre e divisa in due giorni di workshop e due di conferenze, ha visto la partecipazione di 100 speaker che hanno tenuto conferenze su argomenti quali Blockchain, intelligenza artificiale, programmazione, cloud, game dev e molto altro.
Tra gli speaker anche personaggi noti nell’ambito informatico quali Douglas Crockford creatore di JSON, Amie Dansby di Marvel Studios, Richard Feldman di Elm, Jeff Minter founder Di Llamasoft e Matteo Collina contributor di Node.Js.
I primi due giorni sono stati dedicati ai 6 workshop su Blockchain, Elm, Microservices, Serverless, CleanCode e Machine Learning mentre le conferenze tenutesi negli ultimi due giorni hanno trattato un gran numero di argomenti oltre quelli già citati, come security, realtà virtuale e design.
Oltre alle conferenze, si sono tenute esibizioni da parte di game devs di progetti in realtà virtuale e molte compagnie informatiche hanno partecipato allo showcase dei loro prodotti per tutti gli interessati.
Codemotion come già detto è la più grande conferenza del suo genere in Italia, ogni conferenza, accompagnata da una dimostrazione pratica dell’argomento si è dimostrata interessante e vivace anche grazie alla presenza di un pubblico composto da esperti del settore e interessati a condividere idee ed esperienze nell’ambito informatico.
Per dare un esempio di uno dei temi trattati una delle conferenze ha esposto nuovi metodi per interfacciare il cervello a dispositivi tecnologici come ad esempio i droni.
Alex Castillo, lo speaker, ha dimostrato anche con l’aiuto del pubblico come si possano utilizzare dispositivi basati sul tracciamento dell’attività elettrica cerebrale per interfacciare cervello e macchina. Le implicazioni di queste tecnologia sono svariate, in campo medico ad esempio un paziente affetto da paralisi potrebbe muovere oggetti o protesi interfacciate al suo cervello solo grazie alla sua attività cerebrale e pur essendo una tecnologia ancora in fase di sviluppo e non del tutto matura, fa sicuramente sperare in soluzioni che possano migliorare molti aspetti della nostra vita.
Al seguente link è possibile vedere una dimostrazione del suo lavoro: https://twitter.com/twitter/statuses/986236309139345408.
Non solo speaker e piccole compagnie, ma anche le grandi compagnie quali Facebook, Cisco, IBM, Google, Microsoft, Intel e Red Hat hanno presentato le loro soluzioni e i loro prodotti durante questa edizione di Codemotion e hanno dato l’opportunità a giovani talenti di essere assunti tra le loro fila.
Si ricorda che Codemotion si tiene annualmente a Roma e rinnova l’invito a tutti, professionisti o non accomunati dalla passione per il mondo informatico per l’evento del 2019.

Francesco RUGOLO

sabato 21 aprile 2018

40 gradi celsius, 45 percepiti!

Mi chiedevo cos'era accaduto al mio spirito d'avventura!

Si, è vero, forse si trattava della logica conseguenza dell'età che avanzava, forse era quella strana malattia che i filosofi hanno definito variamente: ozio, poltronite, apatia, morte dell'anima...
Qualunque fosse il motivo mi rendevo conto di essere cambiato e questo era un dato di fatto.

Tutto ebbe inizio qualche anno prima, non ricordo quando di preciso ma ricordo che era una sera di mezza estate. 
La temperatura era sufficientemente alta da essere fastidiosa anche dopo il calar del sole. In città l'afa era terribile e i 40 gradi diventavano "47 gradi percepiti", com'era invalsa la moda di dire. Come venissero calcolati i gradi percepiti era però un  mistero, come era un mistero chi fosse colui che "li percepiva".

Ebbene, quello ero io!

Lavoravo da tempo per una rete televisiva nazionale, la più importante che vi fosse in Italia tra le reti private e amavo il mio lavoro.
Io mi occupavo di portare da bere e da mangiare a quelli che andavano sul teleschermo. Quando avevano sete o fame mi chiamavano e io, di corsa, raggiungevo il bar più vicino allo studio e tornavo indietro con l'oggetto del desiderio del tale giornalista o del talaltro presentatore o ancora della talaltra valletta televisiva.
Uscivo di corsa e tornavo di corsa, trafelato e spesso sudato, soprattutto in estate, ma nessuno si curava di me. Io ero semplicemente "quello delle commissioni", oppure il "ragazzo".
Erano in pochi a conoscere il mio nome ma in tanti avevano preso l'abitudine di chiamarmi con un nomignolo preso in prestito (neanche a dirlo!) da uno spot pubblicitario, per cui io ero ormai "Ambrogio".

Un giorno una presentatrice famosa (non vi posso dire il nome ma vi posso dire che era veramente una diva!) mi chiamò.
- Ambrogio... cortesemente un'acqua frizzante.
Partii come mio solito e qualche minuto dopo ero di nuovo nello studio, con la sua bella bottiglia d'acqua frizzante.
Gliela porsi e stavo per andar via quando la diva mi fermò e mi porse il suo fazzoletto:
- Tieni Ambrogio - disse - asciugati la fronte, sei tutto sudato.
La guardai e ringraziai con lo sguardo.
- Ci sono 40 gradi la fuori, aggiunse lei...
Ed io quella volta non riuscii a fare come avevo sempre fatto, cioè ringraziare e allontanarmi.
La guardai fisso negli occhi e risposi: 
- Saranno pure 40 ma io ne ho percepiti 45!

Lei mi guardò stupita, come di chi si accorgesse per la prima volta di avere a che fare con una persona in carne ed ossa e non con un robot.
Stavo già per allontanarmi, pentito di aver parlato, di aver osato interrompere la regina della televisione con le mie stupide battute da bar. Già pensavo che quella battuta mi sarebbe costata cara. Mi vedevo di fronte al mio capo che sbraitava che non mi dovevo permettere, dove credevo di essere eccetera eccetera... fino alla logica conseguenza... L I C E N Z I A T O... lei è licenziato!

- Ambrogio...

Ecco, pensai, ora inizia a urlare...

- Ambrogio, scusa, puoi ripetere ciò che hai detto?

Lo sapevo, pensai, ora vuol sentire nuovamente la mia battuta per sbattermela in faccia. Poi inizierà ad urlare... poi...
Ero sbiancato in viso e quasi non respiravo più. Forse anche a causa del caldo... 

- Ambrogio, stai bene? Per favore puoi ripetere ciò che hai detto? Ripeté la signora.

Mi feci coraggio. Ormai il danno era fatto. Era inutile attendere oltre, l'avrei solo indispettita ulteriormente.

- Si signora - biascicai con un filo di voce - ho detto che saranno pure 40 gradi la fuori, ma io ne ho percepiti 45!
Le chiedo scusa signora, non volevo importunarla... chinai lo sguardo e feci per allontanarmi.

- Ambrogio, insistette lei, fermati un attimo. Noi non abbiamo mai parlato, ma tu sei qui da così tanto tempo che a volte ti considero come l'arredamento...

Ecco, pensai, ora mi butta fuori, come un letto vecchio quando si cambia arredamento! Peggio per me, linguaccia lunga maledetta...

- Ambrogio, ma poi ti chiami veramente Ambrogio? 
Il tuo accento mi è sembrato romano e non ho mai conosciuto un romano con questo nome. Dimmi, come ti chiami?

- Mi chiamo Pietro, signora. Dissi con voce quasi normale. Se mi avesse voluto cacciare l'avrebbe già fatto, pensai.

- Pietro, posso chiederti una cortesia?

- Mi dica signora, per Lei qualunque cosa...

- Allora d'ora in poi, quando leggerò le previsioni del tempo della città di Roma ti chiedo la cortesia di uscire a prendermi l'acqua fresca e, al tuo ritorno mi dirai qual'è la temperatura percepita nel percorso. 
Naturalmente riceverai un compenso aggiuntivo per il tuo servizio.

- Naturalmente Signora, nessun problema...

Così da quel giorno era cambiato tutto. 
Io ero diventato Pietro e non più Ambrogio, che mi stava pure antipatico come nome, avevo avuto un aumento di stipendio e si sa, di soldi non ce n'è mai abbastanza e in più la mia battuta era diventata famosa.

Ora si sente spesso dire: 40 gradi ma 46 percepiti, oppure 2 gradi ma - 4 percepiti.

Beh, ora sapete anche che quello che li percepisce sono io, anche se da allora ne ho fatto di strada e l'acqua frizzante per la signora e per me ora la porta un ragazzo nuovo appena arrivato, che se non sbaglio si chiama Ambrogio...

Alessandro Rugolo

Racconto imperfetto...

Era una notte scura e senza luna.
Le stelle pallide, dietro un sottile velo di foschia, erano l'unica fonte di luce.
Camminavo a tentoni in mezzo al campo, inciampando di tanto in tanto in qualche radice o cespuglio invisibile ai miei occhi. Ripensandoci oggi, a distanza di tanto tempo, sento ancora i brividi di paura.
Il freddo intenso...

- Ma cosa sto scrivendo?

Paolo strappò il foglio dalla macchina da scrivere e lo buttò nel cestino, o quanto meno ci provò.
Quella sera il pavimento era cosparso di prove e tentativi. Prove di scrittura e tentativi di azzeccare il cestino!
Il risultato era disseminato sul pavimento della veranda.

Fuori era una bella serata di primavera.
La luna illuminava una striscia di mare poco profondo che restituiva a chi osservava la vista di un'acqua trasparente che solo in Sardegna si poteva trovare.
L'aria era calma e fresca, piacevole. Ancora non c'erano state quelle giornate di caldo intenso che lasciavano l'aria piena di umidità, tipiche dei mesi di luglio e agosto.

Paolo si alzò dalla scrivania e uscì in veranda. Una boccata d'aria, forse, gli avrebbe permesso di sbloccarsi e trovare un attacco degno di questo nome per il suo prossimo racconto.

Erano mesi che scriveva quasi senza interruzione, ma l'ultima settimana era stata tragica!

Il suo editore attendeva e il suo pubblico ancora di più, a detta sua, e Paolo non voleva farli attendere anche perchè aveva bisogno di soldi!
Quelli servivano sempre e lui non riusciva a tenerne mai da parte a sufficienza per soddisfare le sue spese, le sue necessità e i suoi capricci... soprattutto i capricci gli costavano cari.
L'anno prima aveva acquistato una splendida Ferrari che aveva dato fondo agli incassi del suo ultimo romanzo.
Due anni prima era stata la volta dell'appartamento a Parigi... per non parlare delle sue "amiche" che l'avevano circondato di "attenzioni".
Quest'anno invece non poteva permettersi alcuna pazzia!
La villa in Sardegna aveva bisogno di manutenzione...

La veranda era ampia e spaziosa, costruita in legno d'olivo quasi sopra il mare. L'aveva fatta realizzare, subito dopo aver acquistato la casa, da un falegname del luogo che si era dimostrato all'altezza della sua fama, ma molto più costoso di quanto immaginabile.
Il legno era bello ma necessitava di continua manutenzione e all'inizio della primavera, come ogni anno, Paolo aveva chiamato Giovanni, un amico che al contrario di lui aveva il dono della manualità per effettuare i soliti piccoli ritocchi.
Giovanni si era occupato di qualche  riparazione e di riverniciare la veranda che era tornata come nuova.
Si sentiva ancora l'odore della vernice fresca.

Poco lontano, sulla destra, si intravvedeva la lunga distesa di spiaggia di Platamona con le sagome scure dei pescatori che si stagliavano ben definite sulla spiaggia bianca.
Sulla sinistra, immersa nell'oscurità delle rocce, era possibile distinguere la torre spagnola, una delle tante ancora in piedi lungo le coste.

La brezza leggera portava con se profumi e rumori.
Il profumo di pesce arrostito sulla spiaggia e il rumore di un gruppo di ragazzi che festeggiavano chissà cosa. Beata gioventù!

Paolo respirò a fondo cercando di trovare l'ispirazione che sembrava essere scappata proprio nel momento del bisogno. Diede un'ultima occhiata al mare e si voltò per tornare alla sua scrivania in legno, sulla quale stava poggiata la macchina da scrivere e una pila di fogli bianchi.
Mentre si girava udì un rumore provenire dalla spiaggia, come di qualcuno che corresse, quindi uno sparo, un colpo di pistola, poi un altro e un terzo.

Di colpo intorno a lui tutto  si fece scuro...

Cadde a terra, faccia in avanti, ma non sentì dolore.

Prima di chiudere gli occhi, sentì l'odore dolciastro del sangue sul legno del pavimento e vide, o forse percepì soltanto, una macchia scura che si allargava in cerchio attorno alla sua faccia...

- No! Non va bene. Chi vuoi che legga un romanzo in cui il personaggio principale è uno scrittore mezzo fallito che scrive ancora con la macchina da scrivere?
- Per carità!

Alessandro chiuse il file senza salvarlo, colto da un momento di nervosismo, un momento che però ormai durava da diverse settimane.
Non riusciva proprio a scrivere.
Forse era l'ambiente.

Per fortuna non aveva problemi di soldi.
I suoi precedenti romanzi avevano avuto un discreto successo di pubblico ed erano stati venduti in diversi stati.
L'idea di scrivere in spagnolo era stata vincente.
La maggior parte dei colleghi continuava a scrivere in inglese dimostrando di non essere in grado di capire che i tempi erano cambiati.
Alessandro aveva un Dottorato in Economics che gli aveva sempre consentito di trovarsi un passo avanti rispetto agli altri.
L'analisi dei mercati gli aveva mostrato che i libri in lingua inglese erano un business solo per chi aveva già avuto un certo successo.
Era molto difficile conquistare una fetta di mercato che andava strappata a qualche scrittore troppo famoso per lui. Invece il mercato dei libri in lingua spagnola era in crescita e gli scrittori erano pochi se paragonati agli inglesofoni.
Si poteva provare.
Il suo primo romanzo aveva venduto due milioni di copie. Un successo subitaneo quanto inaspettato!

- Domani parto, pensò a voce alta.
- Spero proprio di ritrovare la vena.

Il volo per la Sardegna partiva alle 10 del mattino.
La stanza a Orgosolo era già prenotata per un mese.

- Bene, ora sarà meglio andare a dormire.

La mattina dopo prese l'aereo per Olbia.
All'aeroporto lo attendeva un ragazzo del paese con una vecchia utilitaria che guidava come fosse una ferrari.
Nelle curve che si arrampicavano su per le montagne di Orgosolo più d'una volta temette di finire giù per un burrone.
Le strade erano strette e tutte curve e i muretti in pietra che fungevano da protezione non davano alcuna garanzia di sicurezza.
Chiuse gli occhi, un po per cercare di riposare, un po per evitare di pensare alla morte che potenzialmente lo attendeva dietro ogni curva.
Aveva provato a protestare ma il ragazzo rallentava per un attimo e poi riprendeva a correre più forte di prima.
Meglio lasciar fare e sperare...

Arrivarono al suo B&B verso le tre del pomeriggio. La sua stanza era pronta, comoda e confortevole.
Nell'aria si sentiva ancora l'odore della carne arrosto del pranzo appena concluso e del mirto fresco. La corsa in macchina gli aveva tolto l'appetito, ma a certi odori non si può resistere.
Un bicchiere di vino nero, cannonau fatto in casa, lo aveva subito rivitalizzato così decise di assaggiare un dolce tipico di cui però non ricordava il nome, di un gusto particolare, a base di formaggio e miele.
Il resto della serata lo passò a disfare la valigia e a sistemare la sua postazione di lavoro. Era un metodico e ogni cosa doveva essere al suo posto prima di cominciare a lavorare.

La stanza era ampia, un letto rustico ad una piazza e mezza in legno d'olivo occupava la parete sinistra della stanza, in fondo si trovava un bagno semplice ma comodo e pulito.
Sulla destra vi era un piccolo frigo e la scrivania che occupava tutta la parete, ampia quasi quanto il letto, con in un angolo una grossa e luminosa lampada da lettura.
Alessandro vi posizionò il suo laptop e i libri che lo seguivano ovunque, una copia dell'Odissea, un vecchio volume di Erodoto e un libro di fantascienza di Isaac Asimov, il suo scrittore preferito. Agenda, penne, matita e gomma completavano l'arredamento.

Il tempo era bello. L'aria di montagna fine e ricca di ossigeno era impregnata di profumi di fiori selvatici.
Di tanto in tanto si sentiva lo scampanio di qualche capo di bestiame che vagava libero per i dirupi...

- Basta! Non mi piace, disse la ragazzina bionda al ragazzo che le stava seduto a fianco e leggeva a voce alta.
- Questo romanzo non dice niente, e poi sono stanca di stare seduta qui...
Andiamo a prenderci un gelato? E senza aspettare la risposta balzò in piedi e si diresse al vicono carretto dei gelati.
Il ragazzo annui. Poggiò il libro sulla panchina, esattamente dove l'aveva trovato. Guardò ancora una volta la copertina consumata dal tempo prima di abbandonarlo nuovamente... "Racconto Imperfetto", recitava il titolo.

- Si, è proprio vero! E' proprio un racconto imperfetto...", aggiunse ridendo, mentre le correva appresso.

Il libro restò li, abbandonato sulla panchina, ancora una volta, aperto a metà, in attesa che qualcuno lo trovasse e, magari, apprezzandolo, lo portasse con se in casa, in mezzo ad altri libri come lui... imperfetti forse, ma più fortunati!


Alessandro Rugolo