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sabato 28 aprile 2012

Alghero - La necropoli di Anghelu Ruju


A pochi chilometri da Alghero, nei pressi dell'incrocio per l'aeroporto, un po nascosta alla vista del viaggiatore poco attento, si trova la necropoli prenuragica di Anghelu Ruju.

La necropoli, come altri siti archeologici della zona, è gestita da una società che ne cura la pulizia, la custodia e l'accesso. Il biglietto non è caro, per cui iniziamo la visita...

All'ingresso ci accoglie un simpatico quanto pigro custode!


Le tombe, sparpagliate su un fazzoletto di terra, sono scavate nella roccia morbida.



Ognuna di esse è composta da un ingresso a cielo aperto (dromos) e un certo numero di celle adibite alla sepoltura.




    

L'ingresso di alcune tombe conserva ancora il ricordo di una religione antica, forse caratterizzata dall'adorazione del toro.





Alcune tombe purtroppo sono molto rovinate, forse a causa dei tombaroli, sempre in azione nel recente passato della Sardegna o, più semplicemente a causa del lento scorrere del tempo...



Un consiglio, se decidete di visitare il sito portatevi una torcia, le tombe infatti non sono illuminate internamente.

Il mare di Porto Torres, da Balai vicino a Balai lontano...


Il mare... ecco da dove si parte!
Porto Torres è una cittadina sul mare, con un suo porto e una sua storia millenaria.
Cosa può aver attirato qui i primi abitatori?
Quando è successo?
Tutte domande lecite e alle quali cercheremo di dare risposta, col tempo.
Iniziamo dal perché...
Eccovi il perché!


 Spiaggia di Balai


Vista della chiesetta di Balai Vicino





Chiunque, con questo mare, se potesse, si stabilirebbe qui...
siete d'accordo?




domenica 22 aprile 2012

Lo sviluppo della storia dell'Uomo


La Storia... questa sconosciuta!
Quelle che seguono sono delle semplici riflessioni sulla  storia, per cui se non siete interessati cambiate subito post, e magari blog, non mi offendo.
Se invece continuate a leggere, vi chiedo di aggiungere le vostre considerazioni, al termine, sotto forma di commento.
Bene, se siete arrivati a questo punto devo presumere che siate interessati.
Una delle cose che mi sono chiesto tante volte (e che mi spinge alla ricerca di libri antichi da leggere) è se per caso la storia dei libri di scuola non sia altro che una versione semplice e consolidata, scritta dalle forze sociali che governano il mondo, ad uso e consumo di persone che con la storia in linea di massima, non avranno mai niente a che fare se non far parte della "massa".
la mia risposta, dopo anni di studi è, "con ragionevole certezza", si! La storia delle scuole è questo, un racconto di ciò che le classi dirigenti vogliono che la massa sappia!
In ciò non c'è niente di strano vi direte, oppure, "E' arrivato il momento di cambiare post e blog". Nessun problema, non mi offendo, come ho detto queste sono semplici riflessioni tra me e chi vuole partecipare.
Chi sta ancora leggendo si ricordi che mi aspetto un commento che stimoli la discussione su questi argomenti.
Per quanto mi riguarda credo che la storia dell'Uomo sia ciclica, credo nelle famose "ere" di cui ci parlarono molti "antichi saggi".
Credo molto meno nei risultati della paleontologia moderna che raccontano dello sviluppo, lineare o quasi, della vita sulla terra, basandosi sugli studi di Darwin e successori.
Per chiarire, non che Darwin sbagliasse su tutto, ma non credo neppure avesse ragione al cento per cento!
Ok, c'è ancora qualcuno?
Non importa...
Platone nel Timeo descrive tramite un suo personaggio, un sacerdote egizio, l'evoluzione umana.
Dice che la civiltà è scomparsa molte volte da quando l'uomo popola la terra. A volte a causa di eventi catastrofici legati all'acqua o al fuoco o per eventi quali i terremoti (vado a memoria ma il capitolo è il terzo!). La civiltà arrivò talvolta quasi ad estinguersi e poi si riprese...
Ecco, perché questa versione non gode di alcun credito?
Questa è una seconda domanda che mi sono posto molte volte...
La mia risposta è che "questo modo di sviluppo è poco gradito" e potrebbe creare problemi a chi governa! Pensate ad una società in cui tutti sono consapevoli di essere soggetti a delle forze della natura che senza preavviso possono distruggere tutta la tua famiglia e quanto hai creato in un istante. Attenzione, parlo di "consapevolezza" sociale, tutti noi sappiamo che i terremoti o i maremoti possono creare danni e fare vittime, ma questo fatto non fa parte della nostra coscienza sociale. Non ci viene insegnato a scuola che un giorno la nostra società potrebbe estinguersi a seguito di un simile evento!
Bene, non vi voglio annoiare.
Per chi è arrivato fino a qui è arrivato il momento di dare il proprio contributo! Per gli altri, che continuino pure a credere a ciò che gli è stato insegnato a scuola!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO



giovedì 19 aprile 2012

La funzione della fantasia nello sviluppo di una società

Queste mie considerazioni partono, come è mio costume, dalla lettura dei classici antichi e del loro pensiero.
L'autore cui mi riferisco è Clemente Alessandrino, filosofo greco (e cristiano) che visse ed operò a cavallo tra il primo e il secondo secolo d.C. Nello Stromata, una sua opera che ci è giunta incompleta, riporta una affermazione riferita ad Eraclito (filosofo greco presocratico che visse tra il 500 e il 400 a.C.) sulla quale si è posata la mia attenzione e che mi farebbe piacere condividere con voi tutti.

"Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta nessuna strada"

Mentre leggevo mi chiedevo insistentemente cosa avesse voluto dire l'autore... ed è proprio ciò che voglio approfondire.
La parola "ricerca" in particolare, mi ha fatto pensare che la frase dovesse avere una qualche attinenza col mondo scientifico anche se non è possibile escludere quello religioso.

Se la consideriamo riferita al mondo scientifico possiamo provare a riscrivere la frase in modo più semplice e attuale:

"chi non usa la fantasia nella ricerca non scoprirà niente di veramente nuovo, poiché non ha bisogno di ricercare e nessuna strada palese porta alle grandi scoperte" 

Ecco, se mi date per buona questa interpretazione, posso procedere nella direzione tracciata: sull'importanza della fantasia per lo sviluppo della civiltà umana.

Chiunque abbia letto un romanzo fantasy, una storia di magia o di fantascienza si sarà potuto rendere conto della potenza della fantasia. Se si torna indietro nel tempo attraverso i racconti di una ben fornita biblioteca e si paragonano le "fantasie" di allora con la "realtà" odierna, ci si rende conto immediatamente come tali fantasie si siano realizzate e siano oggigiorno realtà affermate e consolidate.

Vediamone alcune assieme:

  • la possibilità di spostarsi velocemente: era una delle prerogative di Dei ed Eroi; oggi è possibile a tutti;
  • la possibilità di spostarsi in volo: era un tempo prerogativa di maghi, Dei ed Eroi; oggi è sufficiente prendere un aereo;
  • la possibilità di visitare le profondità marine: prerogativa di alcuni personaggi mitici e di alcuni Dei; oggi è possibile con i sommergibili;
  • il viaggio sulla Luna: prerogativa un tempo di pazzi e Dei: oggi è possibile;
  • il viaggio spaziale e la colonizzazione di altri mondi: fantasie di tanti romanzi di fantascienza; oggi è in preparazione, direzione Marte? Vedremo...
  • la creazione di automi umanoidi: leggete Asimov, oggi è normale;
  • intelligenza artificiale: ci siamo sempre più vicini;
  • la creazione della vita: gli esperimenti di manipolazione genetica hanno fatto passi da gigante; però se consideriamo la capacità di creare la vita da cellule di un essere ormai morto, vedremo cosa ci aspetta il futuro;
  • il viaggio all'interno del corpo umano: le sonde miniaturizzate consentono cose un tempo incredibili, per la miniaturizzazione di esseri viventi invece siamo ancora a livello "fantasia";
  • restituire la vita ad un essere morto: ancora non ci siamo, alcora una volta siamo nel mondo della "fantasia";
  • i mondi virtuali: ne siamo circondati da un pezzo. Le reti di computer sono la norma e i mondi virtuali sono i "Social Network";
  • il viaggio nel tempo: è uno degli argomenti più stimolanti dei mondi fantasy: esistono diverse teorie ma ancora, che io sappia, siamo ben lontani da qualunque applicazione;
  • il teletrasporto: caratteristica di maghi e filosofi orientali, ci si stà studiando sopra;
  • la vita eterna: sempre presente nelle leggende e nei testi religiosi di tutto il mondo, caratteristica di Dei e Demoni; gli scienziati sono all'opera;
  • la magia: cosa significa realmente questo termine? Essere in grado di compiere opere inspiegabili? Se è così allora, forse, la realizziamo da sempre, un po alla volta!  
Cosa accadrebbe se prendessimo un uomo del passato, un uomo di scienza, e lo portassimo qui, oggi?
Potrebbe pensare di essere finito in un mondo magico... e poi, forse si renderebbe conto che la realtà è uno specchio della fantasia...

Se è così, e credo sia così, dovremmo forse cominciare a riflettere seriamente su "cosa sia la fantasia", su cosa sia una società in cui la fantasia è viva e, al contrario, cosa possa accadere ad una società che ha messo al bando la fantasia.

Per farla breve, credo che una società senza fantasia sia una società morente, che non è in grado di andare avanti...

Grazie, Clemente, grazie Eraclito... speriamo siate serviti a far riflettere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Tzunami...

Era una bella giornata, particolare!  
Da anni scrivevo racconti e poesie, pubblicavo i miei studi sui testi antichi, ma mai e poi mai ero stato invitato a parlare della mia attività di scrittore e libero pensatore. 
La prima volta non si scorda mai... e così è stato!

Queste poche righe vogliono testimoniare un fatto accadutomi in quei giorni. 
Non ho spiegazioni da dare per ciò che è accaduto, questa è una semplice testimonianza di un sopravvissuto. Come questa ne potrete trovare altre, se cercherete con sufficiente pazienza e perseveranza tra le immense quantità di dati disponibili...

Ognuno di voi lettori sarà poi libero di credere o no, secondo la sua coscienza... io posso solo raccontare!

Come dicevo, era una bella giornata. Una giornata primaverile, di quelle con il cielo terso, azzurro pallido. Alcuni raggi del sole mattutino arrivavano sul letto e riscaldavano l'aria... 
Mi svegliai con addosso quella sensazione di benessere e allegria che si provano raramente nella vita. Sarebbe accaduto qualcosa di stupendo, me lo sentivo!

E così effettivamente fu.
Erano da poco passate le dieci quando ricevetti una telefonata. 
Il telefono grigio appeso alla parete cominciò a squillare, irrequieto.
Risposi in modo automatico...

- Si, pronto?  

- Buon giorno, parlo col signor P...?

Era la voce di una giovane donna, allegra e squillante... 

- Si, con chi parlo?

- Sono la segretaria del Signor Rossi, il Direttore della rivista "Racconti e società". Immagino lei sappia che la settimana prossima si terrà un convegno sul tema "Il racconto e lo sviluppo della società". 
Il signor Rossi gradirebbe averla come ospite... e qualora decidesse di esporre le sue teorie in pubblico, oltre al soggiorno gratuito per tutta la durata del convegno, riceverà anche il compenso che lei riterrà più opportuno...

La donna dall'altra parte della cornetta continuava a parlare incessantemente... parole, parole, piacevoli parole che suonavano come il riconoscimento di anni di studi e di sacrifici.

- Certamente, ci sarò...

Avevo interrotto la donna proprio mentre si dilungava nello spiegare l'importanza del convegno e la risonanza che avrebbe avuto nell'ambiente... 

- Bene, siamo felici della sua decisione. Se mi da un numero di fax le invio immediatamente il contratto e tutte le informazioni di cui necessiterà. 

Poche altre parole di coordinamento e la cosa era fatta. Ricevetti le informazioni necessarie per raggiungere la sede del convegno, i biglietti di andata e ritorno, la prenotazione dell'hotel e il contratto...
Era proprio una bella, splendida, giornata...

Arrivai all'hotel a tarda sera. L'aereo era stato puntuale. Raggiunsi l'hotel in tassì. La mia camera era la 27, una splendida camera con vista panoramica sul golfo. L'aria era frizzante ma decisi comunque di cenare fuori, in terrazza. La notte era appena cominciata e la luna illuminava il mare di fronte a me... il rumore della risacca era leggero e piacevole. Ordinai una zuppa di pesce e del pane abbrustolito... 
La mattina dopo avrei incontrato il signor Rossi. Avrei avuto la possibilità di discutere con lui in anteprima alcune mie teorie. Il programma della giornata prevedeva la visita presso una casa padronale del '600. Avremo pranzato tutti assieme in un grande loggiato, organizzatori, ospiti, scrittori. Sarebbe stata una buona occasione per conoscersi meglio e discutere le proprie teorie prima del convegno che si sarebbe tenuto il giorno dopo.   

Il signor Rossi era un ometto piccolo di statura, elegantemente vestito, con dei baffetti curiosi che lo facevano assomigliare alla caricatura di un Ufficiale di Cavalleria di altri tempi. La sua rivista era la più importante del settore e aveva una grossa influenza sui pezzi grossi della politica della Nazione. 
Da quando era stato riconosciuto il potere che i racconti, soprattutto di fantascienza, avevano sulla popolazione, la sua rivista era diventata importante e lui era diventato uno dei personaggi più in vista della società. 

- Buon giorno signor P., è un piacere conoscerla di persona...

La sua voce era profonda, calda, rassicurante. Era la voce di un uomo abituato a comandare, di un politico d'altri tempi.

- Il piacere è tutto mio.

- Benvenuto tra noi... spero avremo la possibilità di discutere le sue teorie sullo sviluppo pianificato del futuro per mezzo del racconto, una teoria in parte ripresa da Asimov, se non erro!?!

- Non sbaglia, si tratta di uno sviluppo particolare della Psicostoriografia...

- Immaginavo... mi perdoni, tornerò da Lei al più presto, devo fare gli onori di casa e gli ospiti sono tanti. Le ho riservato un posto al mio fianco per il pranzo, così avremo l'occasione di approfondire alcuni punti della sua teoria che non mi sono del tutto chiari, se non le spiace naturalmente.

- Sarà un piacere...

Il signor Rossi si allontanò con un saluto del capo. 
Mi guardai intorno meravigliato, gli uomini politici più influenti del Paese si trovavano nella mia stessa stanza. Potenti... e disonesti, uomini corrotti che pensavano solo al loro proprio tornaconto.
Quale occasione straordinaria per spiegare le mie teorie, per cercare di cambiare il futuro... senza che loro potessero sospettarlo! 
Dipendeva tutto da me, dalla mia abilità nel disegnare un futuro possibile alla portata della loro immaginazione  e delle loro mire! Non sarebbe stato facile, ma avrei avuto la mia occasione per cambiare il mondo.

Mi guardai intorno con più calma, il loggiato nel quale ci trovavamo era ampio e luminoso. Appesi alle pareti si trovavano oggetti in legno di tutti i tipi. Vecchi utensili un tempo di uso comune nelle case dei contadini ma anche maschere scure dai lineamenti squadrati, inquietanti...

Avevo portato la macchina fotografica e approfittai di quei momenti per scattare alcune foto ricordo. La villa si trovava sulla costa, a poche centinaia di metri dal mare, in una posizione splendida per godere di una vista stupenda e di tutti i vantaggi dell'ambiente circostante.
Uscii sul portico per scattare qualche bella fotografia panoramica. Sulla sinistra un promontorio roccioso si gettava in mare a strapiombo. Le sue rocce si specchiavano nell'acqua azzurra e profonda. Di fronte a me una lunga striscia di sabbia bianca. Sulla destra alcune palme ricordavano paesaggi tropicali...
In lontananza, oltre l'orizzonte, una nuvola scura sembra preannunciare l'arrivo di un temporale lontano... eppure c'era qualcosa di strano.
La nuvola sembrava avanzare velocemente, troppo velocemente. Realizzai con terrore che non si trattava di una nuvola ma di una enorme massa d'acqua che si avvicinava velocemente. Il mare si gonfiava in lontananza, risucchiando l'acqua dalla riva che scopriva i suoi fondali...

Cominciai a correre, urlando... mentre l'onda di piena raggiungeva già il selciato antistante la casa. 
Dietro la casa la costa rocciosa saliva velocemente. Mi arrampicai verso la salvezza, seguito da quei pochi che avevano sentito le mie urla. Ci arrampicammo su per la scarpata, senza voltarci indietro...

Era accaduto tutto in pochi attimi. 
L'onda era arrivata gonfia d'acqua e se ne era andata portando via con se tutto ciò che aveva potuto afferrare. 
La maggior parte dei presenti erano stati trascinati via dalla forza distruttiva dello Tzunami. 
Ci salvammo solo in cinque. 
Quella volta la natura aveva provveduto a cambiare il futuro del Paese in modo radicale... 
Avrei dovuto ripensare le mie teorie, per includere in esse qualcosa che fino ad allora avevo lasciato fuori... la Provvidenza Divina!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 9 marzo 2012

LA BABELE AFGHANA 2

Dopo LA BABELE AFGHANA eccovi LA BABELE AFGHANA 2!

Ebbene si! Non si può dare per scontata una cosa che subito arriva la smentita. Nella precedente puntata avevamo tentato una disamina enciclopedica delle lingue parlate in Afghanistan. Cari amici mi dovete scusare, ma ho commesso una terribile leggerezza che vi vado ora a raccontare anche per completare il discorso.
Dunque recentemente sono capitato per lavoro a Kandahar ed, assorto nelle mie elucubrazioni storico macedoni, mi imbatto in mensa in una lingua familiare che non praticavo da un po’: riconosco la cadenza del sud della Germania in un collega tedesco. Ma subito dopo mi incuriosisce lo slavo di un gruppetto nel tavolo oltre:  cechi, è facile, hanno la bandiera sulla manica… Poi una roba che sembra finlandese…a fatica riconosco un estone, poi incontro un collega turco -“Gunaydin”-, ed ecco un francese, un australiano, un rumeno, un polacco! Mi chiamano i colleghi spagnoli “?como esta usia mi Coronel?”, mi presentano l’americano che ci farà il briefing, “How you’d doing?”. Con lui c’è un “contractor” russo (ma pensa!) “Dobri dien, kak Vi pascevaizie?”, passa un italiano -“Ciao”-… mi perdo…
La sera faccio il punto: in Afghanistan solo per ISAF lavorano 130.800 persone, più tutte le NGO’s e l’ONU. Un esercito di lingue importate!
Per facilitarne l’analisi e rimanendo solo in ambito ISAF ho raggruppato:
- Gruppo del nord Europa: inglese, norvegese, svedese, tedesco, olandese, danese, islandese, gaelico, lettone, lituano, svedese;
- Gruppo del sud Europa: italiano (e vai!), spagnolo, portoghese, francese, greco (ma si può metterlo qui il greco moderno? Boh!), rumeno;
- Gruppo dell’est Europa: russo, bielorusso, ucraino (ceppo slavo orientale), polacco, ceco, slovacco (ceppo settentrionale),  serbo-croato, bulgaro, sloveno, macedone (slavo del sud);
- Gruppo altre lingue non Europee: finlandese, estone, ungherese, greco (se non li, qui), turco, azero, armeno, georgiano, arabo.
E passiamo a qualche rarità: coreano, malese, mongolo.
Per finire con una chicca: il contingente delle isole Tonga, che lingua parla? Il tongano, lingua austronesiana, polinesiana-tonghica.
Nel mio viaggio a Kandahar ho scoperto che avevo tralasciato una fetta importante di lingue dell’ Afghanistan perché oltre a chi le parla come madrelingua, ci sono molti afghani che le parlottano per motivi commerciali.
Siete ancora convinti che Babele sia solo una leggenda?

Livio CIANCARELLA

sabato 3 marzo 2012

Sanremo 2012 - Duetto Matia Bazar e Al Jarreau, "Parla più piano" theme di Il Padrino


www.youtube.com

Incollato a questo video per secondi, poi minuti, infine ore. Attratto, rapito e posseduto da questa emozione senza fine, senza tempo, senza spazio, coinvolgente, totalizzante. L'animo penetrato da un dardo di adrenalina che dentro espande, struggendo, vibrando; poi risuona, rigenerando, purificando; infine inspira. Violini d'ambiente e significati di passioni vissute e mai dimenticate. Non riuscire a sfuggire da queste due unicità a confronto: Al Jarreau, Silvia Mezzanotte che realizzano col loro complemento una sintesi artistica essa stessa individualità. Lampi intensi, subito esplosivi al picco, rilasciano gradatamente energia, sfumando in leggerezza: la femminilità di quel muovere di mano, in quella mise onirica, nel calore di quell'acuto di voce di donna, pulita, a tratti sapientemente sfumata, morbida, dolcemente potente; il genio di un vecchio dalle particolarità sonore figlie di una passione senza età, fatta di decenni e decenni di piacere per la propria espressione canora, con quelle apparenze bambinesche nello scimmiottare di sonorità strumentali che danno agli strumenti stessi dignità di usurpatori. Sguardo dentro sguardo. Tonalità su tonalità. Armonie convergenti, complemento di intimità artistiche, si cercano, si incontrano, si scontrano, si completano, si risolvono in una totalità d'arte che eccede la somma delle loro esistenze vocali ed espressive.
Dedicato a chi ha fatto della propria vita la sua arte; ma anche a chi non sa di essere unicità, a chi si contesta continuamente, a chi si cerca e pensa di non riuscire a trovarsi; a chi forse un giorno scoprirà che in questo cercarsi all'infinito, in questa contraddizione d'animo, in questo non darsi per scontati, in questo sentirsi sempre e di nuovo al punto di partenza, in bilico tra un battito e l'altro del cuore, in tutto questo turbinio sta l'armonia e la bellezza di una vita, la nobiltà delle proprie passioni, la bontà d'animo, la purezza di intenti; a chi invece, Dio mio!, non lo scoprirà mai e farà della sua vita il percorso pazzo, incerto di stella vagante nel firmamento alla ricerca di una galassia che sembra non trovarsi mai, nella inconsapevolezza di essere a sua volta fonte, origine, svolgimento e termine di passioni, vita, amore, emozioni. Di essere arte, per l'appunto: importanza, necessità per un'altra stella, altre stelle perse chi sa dove in attesa di attrazione, rifugio, conforto.


Orazio Danilo RUSSO

mercoledì 29 febbraio 2012

Considerazioni sull'Enciclica CARITAS IN VERITATE di Benedetto XVI

“IO HO IDEE DIVERSE DALLE TUE.
MA FARO’ DI TUTTO PERCHE’ TU POSSA, SEMPRE, ESPRIMERLE LIBERAMENTE”.

Colgo l’occasione di una veloce lettura dell’ultima enciclica del Papa cattolico per alcune considerazioni su religione, dio e uomini.
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Non vi e’ dubbio che portare speranza dove non ve n’e’ e’ meritorio e condivisibile. Come non vi e’ dubbio che portare come esempio una donna di due secoli fa che, non avendo conosciuto altro che dolore, si affida al primo appiglio di vita normale che le si presenta davanti (la fede cristiana, ma anche la benevolenza del suo “padrone”) e’, quantomento, fuorviante.
Pensiamo davvero che se in una analoga situazione invece della fede in un dio le si fosse offerta la scelta di diventare semplicemente una donna libera e percio’ libera di scegliere un qualunque lavoro, non avrebbe trovato la “speranza” in quella scelta di vita?
E pensiamo veramente che ella non volle tornare in Sudan per non separarsi dal suo nuovo dio o magari non voleva, semplicemente, tornare alla vita, terribile, che conosceva gia’?
E che dire della visione diocentrica dell’universo?
Innanzitutto continuare a credere in un essere supremo da cui discenderebbe il “tutto” e’ paradossale.
Ma anche ammettendo che ci sia, o ci sia stato, un “creatore” un super-essere (o per quanto ne sappiamo, una super-cosa) responsabile di una creazione “consapevole” dell’universo, puo’ qualcuno spiegarmi perche’ dovremmo adorare questa entita creatrice?
Perche’, in definitiva, dobbiamo aver bisogno di qualcuno a cui demandare la responsabilita’ di passato, presente e futuro?
Ovviamente, si argomentera’, all’uomo e’ stato dato il libero arbitrio. Egli puo’ decidere per se stesso.
Ovviamente se decide contro la, presunta, volonta’ del supremo essere ne paghera’ le conseguenze.
E le paghera’ nella vita ultraterrena.
A questo punto c’e’ da fare una considerazione sull’idea della morte propria del cristianesimo.
In effetti la vita del vero cristiano non e’ altro che un’attesa della morte in quanto promessa di vita eterna nella luce di dio.
Ma ecco il punto. Dobbiamo necessariamente morire?
Verrebbe da rispondere, andiamo ma che razza di domanda e’ mai questa?
Ma questa E’ LA DOMANDA. Tutte le religoni monoteiste piu’ diffuse basano gran parte della loro forza sulla promessa-garanzia di benefici e punizioni (ovviamente eterne) da fruire nella “vita dopo la morte”.
Ma in fin dei conti l’uomo e’ mortale (o se si preferisce, non-immortale) perche’ e “ignorante”.
Nel senso che, ancora, ignora il modo, il sitema, il trucco per sconfiggere la morte. O perlomeno le morti derivanti da vecchiaia e malattia.
Ma, io dico, siamo sul giusto sentiero (genetica ed ingegneria chirurgica ne sono due esempi) per raggiungere, se non la totale immortalita’, una longevita’ assoluta e soprattutto in sanita’ fisica e mentale.
Ed a quel punto i fondamenti delle religioni verrebbero meno.
A chi promettere la ricompensa/punizione ultraterrena se l’uomo non conosce piu’ il deperimento fisico ed in ultima analisi, la morte?
Quali armi di seduzione di massa useranno a quel punto le religioni per mantenere la loro, anacronistica, presa sulle menti umane?
Ovviamente la propensione dell’uomo verso il mistico ed il trascendente non si esaurira’ con il raggiungimento della “fine della morte”.
Potrebbe anzi essere sublimata dal fatto che gli uomini potrebbero sentirsi semidei.
Ma, in fondo, tutto il discorso sull’immortalita’ e’ pura accademia.
E’, pero’, funzionale a dimostrare che l’assunto su cui si radica la forza delle religioni e’ esso stesso pura accademia.
La fede, la speranza in un futuro di redenzione, in funzione del quale sacrificare il presente ai dettami di un dio che molto pretende e che molto promette, non e’ altro che l’annichilimento dell’essere umano-presente nella speranza che le promesse divine siano veritiere e quindi mantenute.
Il voler dimostrare l’esistenza della fede portando ad esempio la vita dei santi del passato, vista come auto-spoliazione delle ricchezze terrene per dedicarsi alla poverta’ ed alla divulgazione della parola di dio non puo’ rendere l’idea di cio’ che in realta’ questi uomini del passato hanno significato.
Consideriamo per un istante la condizione di vita ai tempi, ad esempio, di Francesco di Assisi. A meno di essere un regnante la condizione del 99% della popolazione dell’epoca era molto vicina, se non assolutamente dentro, la condizione di poverta’.
Certo Francesco era di famiglia ricca, ma in tempi in cui la durezza della vita (e Francesco ne fu testimone diretto in quanto prigioniero di guerra) e la (scarsa) conoscenza del mondo rendevano la mente umana molto predisposta verso il divino, il trascendentale ed in definitiva la superstizione.
Da ciò ne deriva che non si puo’ rapportare al presente e tentare di spiegare la fede ai contemporanei, adducendo esempi di uomini di piu’ di mille anni fa’.
Allora era piu’ facile, in molti casi conveniente, abbandonare la vita secolare per quella spirituale.


Un punto che mi trova assolutamente d’accordo e dove si cita Bernardo di Chiaravalle: “il genere umano vive grazie a pochi. Se non ci fossero quelli il mondo perirebbe”.
E che dire della frase: “...nessuna positiva strutturazione del mondo può riuscire là dove le anime inselvatichiscono”?
In realta’ ben fa’ il Papa a richiamare all’ordine i cristiani. La cosiddetta civilta’ moderna (non solo quella occidentale, oramai) si fonda sempre meno sulla spiritualita’ (ammesso che lo abbia mai fatto) e sempre piu’ sull’apparenza, sul possesso, sul dominio dell’uomo sul suo simile sia in via fisica che morale.
Dove egli erra e’ nel non comprendere che anche le Scienze Umanistiche vanno nella stessa direzione che lui intende ri-mostrare al suo popolo.
In realta’ la Santa Sede e gli Umanisti sono alleati nello sforzo, nella lotta per garantire al genere umano una esistenza che non sia solo confinata al meccanismio pimigenio “mangia-riproduciti-soddisfa i tuoi bisogni-muori”.
Lo studio delle Scienze puo’ avvicinare l’uomo alla spiritualita’ allo stesso modo di una religione.
Comprendere, non solo per fede, che l’essere umano e’ parte di un vasto disegno (sia esso intenzionale per opera di un essere superiore oppure no e’, a questo punto, irrilevante) e’ sostanziale e necessario per elevarsi al di sopra della palude formata da luoghi comuni, convenzioni e vite standardizzate che contraddistinguono la stragrande maggioranza del genere umano.
E’ inoltre errato credere, come afferma il papa, che la scienza allontani dalla spiritualita’.
L’esempio piu’ lampante ci viene da un piccolo scienziato di nome Albert Einstein.

Ed infine prendiamo in considerazione un’ulteriore, e direi definitiva, “falla” nella planetaria balla di dio e delle religioni.
Vi siete mai chiesti che religione professereste se foste nati a Teheran da una famiglia sciita, o nella ortodossa Salonicco da una famiglia greca, invece che a Roma da una famiglia cattolica?
Non e’ dio ad aver creato l’uomo.
E’ vero l’esatto contrario. Gli uomini, a seconda delle loro culture, hanno creato le loro divinita’ a propria immagine e somiglianza.
L’appartenenza ad una qualunque religione e’ come l’appartenenza ad una tribu’ o ad una tifoseria calcistica.
E non si pensi che le varie etnie umane , in fondo, credono tutte nello stesso dio, adattandolo pero’ alle loro culture.
Gli uomini hanno, per un motivo che (devo ammetterlo) tuttora non comprendo, un disperato bisogno di sapere che c’e’ “qualcuno” che regola le loro vite e che ci sara’ una qualche ricompensa dopo la fine della vita.
Non accetta, il genere umano, se non in rari casi, che la morte altro non e’ se non una (per ora...) inevitabile tappa dell’esistenza.
Senza tenere nel conto dei cosiddetti credenti quelli, la maggioranza in fin dei conti, che si professano tali solo per convenzione, convenienza ed in ultima analisi, conformismo.

Mauro CASCIOLI

domenica 19 febbraio 2012

Lezioni spirituali per giovani samurai (di Yukio Mishima)


Un libro strano... ai miei occhi di occidentale!

Forse semplicemente un libro strano in quanto non avevo mai letto niente scritto da un Giapponese, eppure...

Yukio Mishima è morto, non oggi, sia chiaro, ma il 25 novembre 1970... suicida!
Perché, vi chiederete? 
Per la Patria, diremo noi... per il Giappone, disse lui!

Le sue ultime parole, prima del suicidio rituale, furono:

"Noi ora testimonieremo a tutti voi l'esistenza di un valore più alto del rispetto per la vita. Questo valore non è la libertà, non è la democrazia. E' il Giappone. Il Paese della nostra amata storia, delle nostre tradizioni: il Giappone. Non c'è nessuno tra voi disposto a morire per scagliarsi contro la Costituzione che ha disossato la nostra patria? Se esiste, che sorga e muoia con noi! Abbiamo intrapreso questa azione nell'ardente speranza che voi tutti, a cui è stato donato un animo purissimo, possiate ritornare ad essere veri uomini, veri guerrieri."

Ecco, ecco le ultime parole di un uomo, un intellettuale, un patriota... 

Potrete chiedervi perché abbia scritto queste poche righe, senza scrivere una sola riga sul libro... la risposta è la solita, perché il libro è tutto da leggere, se volete sapere di cosa parla... 
tutto da scoprire, pagina dopo pagina, fino alla fine...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 12 febbraio 2012

Amore amando

Tu non trovi incredibile
Sto scrivendo versi d’amore
Dopo più di vent’anni
Tu sai che il miracolo
È stato possibile
Vivendo la stessa strada
Ardua salita talvolta
Scoscesa o in discesa
Mai piatto andare di giorni.

Tu ascolta ancora una volta
La stretta della mia mano
Fredda di inverni e di montagne
Debole di fatica e di viaggi
Ma che non ti lascia andare
Neanche un istante
Perché è libera e dolce.

Tu guarda il mio sguardo
Quando si posa sulle tue forme
Quando ride del tuo riso
E si riempie come in un mare
Delle tue lacrime più amare.
Allora sarà amore amando
Che spinge le spalle e la testa
Oltre il difficile ostacolo
Che si para davanti.

Tu ricorda tutto il tempo
E buttalo via perché lo stesso
Sarà domani farsi presente
E continuare vivendo
Non stretti o vicini
L’uno all’altra perché
Non ce n’è bisogno.
è bisogno.
osa sola.tempo
a
lia.i
endo
agli
Noi siamo una cosa sola.

Giuseppe Marchi

sabato 11 febbraio 2012

A mio zio Umberto...

Voglio ricordarti così, zio...
Con il sorriso sulle labbra,
anche se la malattia ti lasciava poco spazio per sorridere.

Voglio ricordarti così, zio...
come quando ci portavi al mare,
ed in macchina ascoltavamo Celentano.

Voglio ricordarti così, zio...
soddisfatto per la tua famiglia,
che ti amerà per sempre.

Voglio ricordarti così, zio...
come quando rientravi tardi a casa
e nonna Cenza lì ad aspettarti.

Voglio ricordarti così, zio...
con un fumetto di Tex Willer in mano
e tante idee in testa.

Voglio ricordarti così, zio...
andando al monte in trattore
a festeggiare San Mauro con gli amici.

Voglio ricordarti,
e ti ricorderò sempre...
grazie per tutto, zio...

Tuo nipote Alessandro

Mio fratello



Sulle punte più alte
Quando muove gli alberi
Al profilo disegnato della strada
Il vento è mio fratello

Nel vicolo che ingoia la via
Quando è solo la riga bianca
A illuminare la notte
Il buio è mio fratello

Le strie lucide delle lacrime
Il sangue fermo in mezzo al cuore
Senza cammino da scegliere
Il dolore è mio fratello

Apro l’ombrello sotto questa pioggia
Ma sono lapilli e lava
Un ombra nera proietta l’anima
Il cielo è mio fratello

Davanti casa mia da quarant’anni
Saluto lo stesso bambino che adesso
E’ l’uomo che posso chiamare di notte
Se crolla la casa o brucia la strada
Quell’amico è mio fratello.


Giuseppe Marchi

venerdì 10 febbraio 2012

Dal "Catalogo delle lingue conosciute e notizia della loro affinità e diversità... " un testo sul Giudice Barisone

Ecco un interessante testo, catalogato come "Linguaggio Sardo dell'anno 1182", tratto dal libro "Catalogo delle lingue conosciute e notizia della loro affinità, e diversità" scritto dall'Abate Don Lorenzo Hervas e pubblicato nel 1784.

E' un atto del Giudice d'Arborea Barisone...

Ego Judice Barasune podestando totu Logu d'Arbarae simul cum Mugere mia Donna Algaburga Regina de Logu, & Archiepiscopu Comita de Lacon, & d'essos Piscobos meos... & totus fideles meos, & Clerigos, & Laigos de Logu d'Arbarae cum Curiae consiliu, & cum mia boluntate fago guista carta a Sanctu Nigola... pro causa de regnu inne pargent sas domos, & isas domestigas, & ipsas binias, et issos saltos... pradus de Cavallos ca causa de regnu las castigent... cherant piscare... et d'essa piscadura d'essus a rius de Kirras, como au cat aver dane, como innanti... de Curadores, & de homines bonos sanctos, d'essa terras mea & c.

Il significato credo sia:

Io Giudice Barisone, regnando su tutte le terre d'Arborea assieme a mia moglie Donna Algaburga regina delle terre d'Arborea, e all'arcivescovo Comita di Lacon e dei miei vescovi e tutti i miei fedeli e clerici e laici della terra d'Arborea dietro consiglio della Curia e di mia volontà emetto questo documento a favore di San Nicola...

del restante testo non riesco a capire il senso generale, forse manca qualche parte o più semplicemente sono io che devo studiarlo meglio!

Un saluto e a presto,

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 2 febbraio 2012

LA BABELE AFGHANA

Parlando con il collega e amico Rugolo della babele linguistica dell’Afghanistan, mi è stato rivolto l’invito a scrivere due righe senza pretesa, invito che raccolgo volentieri.
Jaish-e-Italia o Armii-e-Italio? 
Queste frasi apparentemente dissimili sono il nostro punto di partenza. Vogliono dire la stessa cosa, ossia Esercito Italiano, ma una è in arabo e l’altra in persiano. Il cittadino italiano generico medio fa fatica a capire che c’è una differenza tra i due popoli, differenza complicata dal fatto che viene usato lo stesso alfabeto per scrivere (e da destra a sinistra), ma questa differenza è cruciale: se si scrive sulla fiancata dei mezzi una frase in arabo, essa andrà bene in Iraq e in Libano, ma è estremamente scorretta in Afghanistan e, a parer mio, offensiva.
Ma quali e quante lingue si parlano in Afghanistan? 
Una risposta scientifica non potrà mai essere data, perché la varietà di lingue, dialetti e cadenze è pari solo al sub-continente indiano.  Tuttavia un modo per fare chiarezza c’è e si basa sull’antropologia e sulla storia.
Fughiamo subito il dubbio del nostro cittadino: la maggior parte degli afghani è indoeuropea e non araba. Si, proprio gli stessi indoeuropei che popolano la gran parte dell’Europa (il cittadino italiano più accorto si sarebbe dovuto accorgere della somiglianza di Armii con Armata, Armija, Army etc) .
In effetti, una tesi ardita di Felice Vinci (Omero nel Baltico) ipotizza un’antica migrazione dei Baltici fino al Mediterraneo (da cui la civiltà achea ed il mito di Troia), Sarmazia, Scizia e Battriana, citando popoli alti e biondi dagli occhi azzurri che compaiono improvvisamente in Asia centrale e i cui fonemi ancora resistono nelle culture indiane, ma questo affascinante campo di ricerca esula dai nostri scopi.
Dunque chi popola oggi l’Afghanistan? 
Le statistiche (ah, le scienze esatte!) ci dicono:
-          42%       Pashtun
-          27%       Tagiki
-          9%         Hazara
-          9%         Uzbeki
-          13%       altri gruppi.
I Pashtun erano antichi principi indù (si, proprio così!) di stirpe indoeuropea, alla conversione all’Islam diventano in parte nomadi e popolano a macchia di leopardo  la nazione. Parlano una lingua iranica, che si scrive in maniera simile al Dari, cioè con l’alfabeto arabo (e 4 consonanti in più), ma dalla quale si differenzia sostanzialmente nella pronuncia. E’ parlata principalmente nel sud del paese e nelle aree di confine del Pakistan. Ecco perché qualcuno parla di Pashtun-istan ad indicare le regioni etnicamente Pashtun. Il Pashtu è la madrelingua per il 35% della popolazione afghana.
I Tagiki sono gli eredi della tradizione persiana sassanide, che ha istituito le odierne basi e regole grammaticali del persiano e si identificano con quella cultura/retaggio storico (non con la politica o i dogmi religiosi, essendo i tagiki per la maggior parte sunniti a differenza degli iraniani sciiti). Il Farsi ed il Dari, volendo approssimare, sono nient’altro che la lingua persiana chiamata in maniera diversa per opportunità politiche o pratiche. Il Dari (o Afghan Persian, o Eastern Farsi) è la lingua commerciale dell’Aghanistan (amministrativa, dei contratti, delle scritture contabili etc), si scrive con l’alfabeto arabo e possiede 12 consonanti in più rispetto a quella lingua (ricchezze e sfarzi del passato di Herat, capitale dell’impero timuride!). Il 50% della popolazione parla Farsi/Dari.
Gli Hàzara, che vivono nel centro del Paese, scontano l’odio delle altre etnie per essersi fusi coi mongoli invasori.  Essi erano contadini buddisti (i Buddah di Bamyan) prima dell’invasione di C’inghiz-chan (Gengis Khan) del 12°secolo. L’Hazaragi è una lingua farsi, mutuata dalla pronuncia mongolide e ristrutturata sulla grammatica turca (indoeuropeo e polisillabiche ural-altaiche agglutinanti, per chi volesse dilettarsi…).  Sono sciiti tutelati dall’attuale governo iraniano.
Gli Uzbeki, che vivono nel nord, sono i discendenti dei conquistatori turchi. L’uzbeko, ceppo etnico altaico, ha modificato la propria lingua sulla base turca, ed è oggi affine ai popoli turcomanni (turco, azero, turcomanno, etc). Viene parlato dall’11% della popolazione afghana principalmente nel nord. Curiosamente, durante l’epoca sovietica, veniva scritto con l’alfabeto cirillico (eccezioni incredibili che solo in Asia succedono!).
Si vede bene che le percentuali etniche non coincidono con quelle delle lingue parlate. La spiegazione è che alcune frange  di popolazione, per esempio etnicamente pashtun, si esprime in un'altra lingua, per esempio Dari.
Mi fermo qui, come si vede la torre di Babele è una leggenda con un fondamento di realtà! 
Questi incroci di popolazioni e di lingue, queste fusioni di culture diverse e questi ibridi estremamente particolari mi evocano sempre scenari affascinanti e storie incredibili.
In fondo l’Asia è anche questo.
Khoda Hafiz (arrivederci).    

Livio CIANCARELLA

domenica 29 gennaio 2012

Testimonianze dal passato: i Giudici in Sardegna

Ci fu un periodo in cui i Giudici governavano la Sardegna.
Erano quattro e si spartivano l'Isola.
Ma quando e chi ci testimonia la loro presenza?
La notizia più antica che ci è giunta riguarda una lettera di Papa Gregorio VII che scrive ai Giudici intorno all'anno 1079 d.C. per presentare il nuovo arcivescovo di Torres, Costantino, da lui appena nominato. Ma vediamo cosa ci ha lasciato scritto Gaetano Moroni, primo aiutante di camera si sua santità, nel suo "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni", pubblicato a Venezia nel 1845.

"Rivolgendo i suoi sguardi alla Sardegna Gregorio VII consacrò in Capua arcivescovo di Torres Costantino e lo munì d una lettera pei così detti giudici o sovrani dell'isola per far rivivere in quel popolo l'antica affezione alla santa Sede e ristabilire tra la chiesa di Roma e gl'isolani quella concordia ch'erasi con grave detrimento del culto guastata promettendo loro di spedirgli quanto prima un legato per istruirli delle sue ulteriori determinazioni. Costantino ricevette pure l'incarico di predisporre gli animi del popolo a risguardar la Sardegna quale immediato antico dominio della santa Sede e di guadagnarsi i nobili e i più autorevoli giudici. Ma costoro imponendo silenzio a Costantino vollero che un di loro per nome Orzocco giudice di Cagliari trattasse direttamente col Papa il quale volle che tutti i giudici fossero chiamati a deliberare e che gli si comunicassero le risoluzioni dell adunanza che se nel termine d'un anno non gli davano soddisfacente risposta egli farebbe valere i diritti della Chiesa. E in fatti al principio del 1080 il vescovo di Populonia fu mandato legato apostolico a trattare con Orzocco il quale lo accolse con onore e si sottomise quietamente ai voleri del Papa. Questi allora dichiarò agl'isolani che già da gran tempo i normanni, i toscani, i lombardi e perfino parecchie tribù montanare andavano implorando alla santa Sede la permissione di conquistar la Sardegna, promettendo fede e tributi da vassalli in compenso della bramata licenza, ch'egli non aveva voluto cedere alle istanze di alcuno prima di essere dai suoi legati istruito qual fosse l'animo dei sardi verso la Chiesa, che adesso essendosi ricoverati sotto la protezione di s. Pietro e fatti pupilli del romano Pontefice si tenessero sicuri da ogni offesa per degli stranieri. All'arcivescovo poi di Cagliari, Giacobbe, ed al suo clero impose di radersi la barba per uniformarsi al costume della chiesa occidentale."

Ecco dunque le prime tracce di questi Giudici dell Sardegna.
Proverò a seguirle per vedere dove portano, anche se per ora sembra chiaro...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 27 gennaio 2012

Antichi nomi greco-romano-illirici nel mondo

(e il loro significato in albanese)

Questo il titolo del libro che ho ricevuto dall'amico Skender Hushi, questo il libro che oggi voglio presentarvi in un modo un po particolare.
Come? 
E' presto detto, con l'introduzione al libro... scritta da me tempo fa!

E allora buona lettura, e i migliori successi a Skender!


"A volte capita, per caso, di conoscere qualcuno che ha i tuoi stessi interessi, a volte la vita passa senza che ciò accada...
Qualche tempo fa, su facebook, ho postato una foto rappresentante una tipica maschera della Sardegna, di Mamoiada per la precisione, una maschera conosciuta col nome di "Mamuthone". Skender ha commentato quella foto, facendomi notare che anche da loro vi erano delle maschere molto simili. 
Così, per caso, è nata una amicizia e una collaborazione basata sulla comune passione per l'antico e sulla ricerca di un nuovo modo di leggere la storia antica.
Quanto ha influito la lingua Albanese sulle lingue oggigiorno in uso in Europa?
Quante parole, toponimi e nomi di persona riprendono vita e significato se interpretate con l'uso della antica lingua Albanese e dei suoi ancor più particolari dialetti?
Domande cui solo in parte si è data risposta.
Domande spesso ignorate dagli studiosi delle lingue europee ma che nel libro di Skender Hushi, "Antichi Nomi greco-romano-illirici nel mondo (e loro significato in Albanese)", trovano risposte e aprono nuovi interrogativi!

Leggendo le prime pagine mi sono imbattuto in curiosità che meritano di essere approfondite e studiate. Per fare un esempio per tutti, la parola "Egiziano", E-giz-ian, e-gjis-jane, secondo Skender assume il significato di: “sono parte della nostra famiglia“. 
Se si pensa a quali siano stati i rapporti tra gli Egizi antichi e tutti i popoli del mediterraneo, che si recavano in Egitto per studiare e apprendere i misteri delle antichità, ciò assume un particolare significato.
Così, pagina dopo pagina, mi sono reso conto di quale enorme patrimonio linguistico sia ancora esistente a pochi chilometri da noi italiani, dall'altra parte dell'Adriatico... in Albania.
Nomi di persona trovano finalmente un senso a riprova della antichità della lingua Albanese che, secondo Skender, è ciò che resta di una lingua molto antica, la lingua di un popolo scomparso da tempo ma  presente nelle leggende e nei dialoghi più interessanti e misteriosi di Platone, il Timeo e il Crizia: la lingua del popolo di Atlantide.
Che dire ancora?
In bocca al lupo Skender, a te e al tuo popolo e alla tua lingua, così particolare e così antica... e chissà se, un giorno, anche io riuscirò a capirla e apprezzarla."



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


mercoledì 25 gennaio 2012

Incongruenze...

Quando sei piccolo ti spiegano le cose in modo semplice,
affinché tu acquisisca certezze...

Quando cresci ti rendi conto che la realtà è molto più complessa di ciò che ti era stato detto,
così acquisisci la capacità di dubitare!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 20 gennaio 2012

Storia d'Italia 1831 - 1861

Chi, come me, è nato negli anni '70 ha certamente sentito parlare di Indro Montanelli, grande giornalista e autore di tantissimi libri tra cui "L'Italia del Risorgimento", di questo libro e del periodo cui si riferisce cercherò brevemente di parlarvi.
Naturalmente lo farò a modo mio, il mio scopo è infatti quello di incuriosire e spingere chi mi legge ad approfondire i testi di cui parlo.
E' curioso leggere di come, in quegli anni, sia nata l'Italia... e dalla nascita burrascosa si può capire tanto di come poi si sia evoluta!
Erano anni in cui vi erano grandi personaggi ma anche, come in ogni tempo, tanti piccoli uomini!
Era quello il tempo di Ferdinando di Borbone, che Montanelli racconta essere stato ben diverso dal padre e dal nonno, poltroni e perditempo. Lo descrive come non troppo istruito ma energico ed entusiasta anche se abbastanza rustico, lui ereditò il regno delle due Sicilie in questo periodo travagliato.
Vi erano le società segrete, quella della carboneria, guidata da Buonarrotti e la giovine Italia, guidata da Mazzini.
Era l'epoca di Garibaldi e delle sue peripezie in giro per il mondo, dopo la fuga dall'Italia a seguito del fallimento dell'insurrezione di Genova.
Il Piemonte aveva salutato Carlo Felice ed era ora guidato da Carlo Alberto, che più tardi sarà costretto ad abdicare a favore del figlio Vittorio Emanuele.
Faceva la sua comparsa il Benso, Conte di Cavour, che tanta parte avrà nella nascita dell'Italia Unita.
Poi c'erano gli intellettuali, Silvio Pellico, autore di "Le mie prigioni", che avrà tanto successo che il Metternich ne temeva la diffusione. Eppure, l'autore non parla mai di politica... non apertamente almeno, ma col suo scrivere riuscì a diffondere gli ideali di libertà e democrazia più che con l'azione!
E qui faccio una breve digressione, proprio su pellico e sulle sue prigioni, che scaricato da Google Books, sto leggendo proprio in questi giorni... non so se vi farò la recensione come per il libro di Montanelli ma voglio lasciarvi due frasi che mi hanno molto colpito:

"Molti ne abusarono, molti vollero farne un codice d'ingiustizia, una sanzione alle loro passioni scellerate. Ciò è vero: ma siamo sempre lì: di tutto puossi abusare; e quando mai l'abuso di cosa ottima dovrà far dire ch'ella è in se stessa malvagia?"

"Qual sarebbe il più iniquo dei due, uno che ama e dice: non sono cristiano, ovvero uno che dice: sono cristiano, e non ama?"

Con queste due frasi e con l'invito a leggere Montanelli e Pellico vi lascio, amici, sperando di aver presto modo di riprendere questi testi per raccontarvi di come il trentennio 1831 - 1861 portò alla fine all'unità d'Italia.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 16 gennaio 2012

1984 (di George Orwell)

Quest'anno ho letto poco... ma in questi giorni di festa ho cercato di recuperare e così, dopo aver fatto un giro per varie librerie, mi sono soffermato su una copertina che da tempo mi incuriosiva, quella del libro di Orwell, 1984.
Si tratta di un'immagine che mi ha sempre incuriosito e così, infine, mi sono comprato il libro. Anche se il libro originale in lingua inglese aveva una copertina molto diversa, quest'immagine sembra fatta apposta per descriverlo... un mondo particolare, se così si può dire!
George orwell, al secolo Eric Arthur Blair, scrisse questo romanzo nel 1948 e fu subito un successo.
Il personaggio principale, Winston Smith, è un uomo schiacciato dal peso di una società governata dall'odio e dal terrore, il cui leader, the Big Brother, ne riassume l'essenza.
E' un mondo in cui non esiste più amore, non esiste famiglia, non esiste individualismo nè libertà. Esiste solo il Partito, i due minuti d'Odio, la propaganda e la cancellazione o riscrittura  della storia passata...
Uno degli strumenti di controllo delle persone è il teleschermo, presente in tutte le case, per le strade e in ogni luogo in cui le persone si ritrovano. Attraverso esso il Partito controlla il comportamento di tutti, alla ricerca di traditori e spie da catturare, arrestare e, se necessario, eliminare dal mondo e dalla storia cancellandone ogni minima traccia. Winston si occupa proprio di questo, riscrivere il passato quando necessario.
Il suo è un mondo al contrario, in cui il Ministero della Verità si occupa di falsificare il passato cancellandolo di fatto; il Ministero della Pace si occupa della guerra; il Ministero dell'Amore si occupa della Legge e dell'ordine pubblico e il Ministero dell'Abbondanza fa in modo di mantenere l'economia e lo sviluppo al livello corretto. Perché, vi chiederete...

LA GUERRA E' PACE
LA LIBERTA' E' SCHIAVITU'
L'IGNORANZA E' FORZA

questi gli slogan del Partito, massima espressione di bipensiero.

4 aprile 1984, una data memorabile per Winston, la data in cui inizia la sua ribellione al sistema, la data che lui scrive nella prima pagina del suo diario!
Un diario a cui consegnare i suoi pensieri più reconditi...

Poi un giorno, inaspettata, arriva Julia, ed è l'inizio di una nuova vita, una vita però senza speranza. Lei indossava sempre una sottile fascia scarlatta, simbolo della Lega Giovanile Antisesso...

O'Brien era invece un membro importante del Partito Interno... Winston lo incontrò diverse volte...

Questi i personaggi principali della storia... un incubo socio-psico-politico! Eppure, a pensarci bene, in parte potrebbe essere il mondo reale... e forse lo è stato!

In questo mondo si muovono i nostri personaggi e per chi sbaglia c'è il ricondizionamento: apprendimento, comprensione, accettazione, fino alla rimozione dalla memoria di tutto ciò che non è in linea con il pensiero del Partito, fino a dire che 2+2=5, credendoci fermamente. Fino al tradimento finale delle proprie idee, del proprio credo, del proprio amore... fino a dire "fatelo a lui, non a me".

Un incubo d'altri tempi?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO