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martedì 30 marzo 2010

L’essenza del nostro non essere

Venuto a conoscenza (certo con colpevole ritardo, causa la mia eccessiva concentrazione sui fatti che attengono specificamente alle mie ricerche) di una iniziativa paradossale denominata la rotta dei Fenici, ebbi a manifestare il mio attonito disappunto verso il ministro Biondi, in data 7 Dicembre 2009, nel seguente modo:

«Molto Illustre Signor Ministro,

sono venuto a conoscenza del fatto che Ella, pochi giorni addietro, ha dato una sorta di imprimatur ad una iniziativa commerciale (che coinvolge anche altre nazioni) denominata “La rotta dei Fenici”.

Essendo, il sottoscritto, un ricercatore indipendente di preistoria e storia antica della Sardegna, mi sono naturalmente imbattuto (da lustri ormai) nella tematica, gli esiti della cui approfondita essenza etimologica, pur nella loro devastante evidenza, non sono ancora riusciti a condurre su ragionevoli percorsi, quella parte degli studiosi non adusi ad un elevato incedere.

Ebbene, sono in procinto di pubblicare un lavoro che ha il seguente titolo:

I Fenici non sono mai esistiti

Mi preme darLe questo supporto, onde fornirLe una visione più universale di quell’ambito storico cui si vuol far risalire la suddetta iniziativa.

Ove ritenga utile entrare nel merito, La prego di contattarmi.»

Di nessun cenno di risposta fu però giudicata esser degna la mia missiva.


Il 24 Marzo 2010, sono venuto a sapere che da parte dei Beni culturali viene dato parere favorevole alla messa a punto di alcune biasimevoli iniziative. Esse culminano nella sostituzione della denominazione geografica del Golfo di Oristano con quella paradossale, insulsa e negatrice della storia autentica della Sardegna, che risulta architettata con un disarmonico insieme di suoni, così graficamente rappresentati:

golfo dei fenici


Ora, pur avendo sperimentato come il Ministro, qual novello Ulisse, tenda il suo udire verso sirene che, in quanto tali, il vero non possono raccontare, ho ugualmente deciso di inviargli una seconda siffatta comunicazione epistolare:

«Signor Ministro,

Lei nulla sa di Sardi e Sardegna, Lei nulla sa di Fenici. L’essersi prestata a questa insensata operazione che ha definito il golfo di Oristano (che fonda le sue basi su qualcosa di storicamente reale) come il “Golfo dei Fenici”, non rende giustizia alla storia della Sardegna ed ancor meno alla sua intelligenza politica, che si è fatta sottomettere da sinistrorse fossili determinazioni.

Avevo cercato, nel recente passato (senza successo mi avvedo), di metterLa in guardia contro operazioni che proprio nulla hanno da spartire con la CULTURA, della quale Ella dovrebbe essere l’ultimo difensore, come la semanticamente vuota “rotta dei Fenici”.

Pubblicherò a giorni il mio secondo libro dal titolo emblematico:

I Fenici non sono mai esistiti

Ove Ella trovasse il tempo e l’attenzione per leggerlo, si avvedrà quanto insulsa sia stata l’operazione di ribattezzare il Golfo di Oristano e quanto danno, la Sua azione di Ministro mal consigliato, abbia recato alla Sardegna, al Suo dicastero ed a sé stesso.

Distinti saluti.»

Bene, questo è quanto lo sfogo, di chi da lustri si occupa dell’argomento, ha partorito nelle due occasioni.

Ho anche avuto sentore come, a seguito di questa seconda disgrazia che dall’alto ci cala, si stiano progettando azioni di protesta, assemblee, comitati, movimenti, ecc., ecc.

Ora, una persona comune, che viaggia su un veicolo alimentato con un poco di logica, si chiede: ma come! Anche sas predas sapevano che quella parte della fessa (nell’accezione di vuota) cultura sarda, stava facendo carte false per addivenire alla creazione di quella amenità che si cela dietro il parco dei fenici! E tutti sanno come amenità del genere portino seco un’infinità di interessi non certo culturali! Ebbene, tutte quelle persone dabbene che ora si svegliano e decidono di fare la guerra pur essendo il trattato di già firmato, non si rendono conto di quanto velleitaria appaia tale tardiva presa di coscienza di un pericolo che pur è stato pendente sulle loro teste per oltre diciotto mesi? Non sarebbe stato più proficuo attivarsi, non solo con la fessa (ancora nel senso di vuota) raccolta di firme, fine a sé stessa (come si è visto), proprio nel momento in cui furono dichiarate le ostilità ed addivenire con la forte comune volontà, alla stroncatura della azione di coloro, soprattutto docenti universitari, che immersi nella loro circoscritta tessera fenicia (facente parte di un mosaico il cui insieme non riescono neppure ad immaginare) appaiono totalmente ignoranti (perché appunto non conoscono) circa la vera, sublime storia della Sardegna?

Mi chiedo però:

- La Regione, nella persona del suo esimio presidente, chiamato a rappresentare gli interessi dei Sardi e della sardità,

- Il consiglio regionale, nella persona del suo presidente, che dovrebbe esprimere il suo compito di controllo,

- L’assessorato regionale alla cultura che, nella persona del suo assessore, dovrebbe avere a cuore e proteggere l’antico retroscena culturale di tutte le aree della Sardegna, comprendendovi anche la regione di Oristano, da invasioni commerciali,

cosa essi intendano fare!


Ma, tutte queste entità, nell’insieme dei loro singoli appartenenti, e proprio le tre menzionate figure istituzionali poste a salvaguardia del bene comune, con i direttori generali delle varie regionali istituzioni che non permettono si muova foglia se alcuno di essi non voglia, sappiano essersi piazzati nel mirino del nostro feroce, critico arco, ben pronto a scoccare i più avvelenati strali verso il loro imbelle proteggerci, se non riusciranno a cassare ogni stupidità tendente ad inserire nella carta geografica, la abominevole suddetta nuova denominazione che reputiamo perfino offensivo della Sardità, ripetere ancora.

Mikkelj Tzoroddu

Magellano...

E' il 1400, il secolo di preparazione alla grande impresa, il secolo di Enrico il Navigatore, di Cristoforo Colombo, di Fernão de Magalhães nato portoghese, diventato spagnolo col nome di Fernando de Magallanes, passato alla storia semplicemente come Magellano.

Di lui, e del suo viaggio alle Indie passando da Ovest, sappiamo grazie ad un vicentino, Antonio Pigafetta, cavaliere di Rodi, che accompagnò il grande navigatore nel suo viaggio intorno alla Terra. Pigafetta scrisse un diario, consegnato al re di Spagna, Carlo V, diario andato perduto; poi, spinto dalla volontà di giustizia per il suo compagno di sofferenze, riscrisse un rapporto abbreviato dal titolo: "Primo viaggio intorno al globo terracqueo" grazie al quale la Storia conosce la verità!

Erano tempi lontani, tempi in cui ancora non si era certi di niente... non si era neppure sicuri se fosse possibile circumnavigare l'Africa. In quegli anni un piccolo Paese, il Portogallo, é autore di tante scoperte... E' un fiorentino, Poliziano, che ce lo ricorda: "Non solo ha lasciato dietro di sé le Colonne d'Ercole e domato un Oceano infuriato, ma ha riconosciuto l'unità fino a oggi interrotta del mondo abitabile. Quali nuove possibilità e quali vantaggi economici possiamo ancora aspettarci, quale elevazione del sapere, quali conferme della scienza antica finora ripudiate come incredibili! Nuove terre, nuovi mari, nuovi mondi sono sorti dalle tenebre secolari. Il Portogallo è oggi il custode di un altro mondo".
Sono solo pochi versi che fanno capire quanto sarà il mondo differente dal passato... anche se per certi versi simile al passato remoto!
Eppure è proprio il Portogallo (nella persona del suo re, Manuel) che non capisce o non vuole dar credito alla proposta di colui che un giorno sarà riconosciuto come il primo a credere nella possibilità di circumnavigare il mondo e a rendere l'impresa possibile. Sarà invece il re Carlo V di Spagna ad offrire un'opportunità al nostro navigatore. Cinque navi, un equipaggio di poco più di 250 uomini, quasi tutti destinati alla morte... quasi tutti, e lo stesso Magellano tra questi!
Magellano, pochi anni dopo Colombo e diversi secoli dopo i vichinghi, si accinge a presentare al mondo la grandezza di un'idea.
Ma una grande impresa ha bisogno di grandi idee, di grandi esperti, di grandi sacrifici. Magellano mette l'idea e l'esperienza, Ruy Faleiro mette la sua scienza, l'equipaggio al completo (e il suo Ammiraglio in primis) mette i sacrifici e il sangue!

"Esiste un passaggio dall'Oceano Atlantico al Pacifico. Io lo so, io conosco il luogo e il punto. Datemi una flotta e io mostrerò il passaggio e compirò il giro di tutta la terra da oriente a occidente"... questo afferma con sicurezza Magellano di fronte al re. Come lo sapeva? E quanto la notizia era certa? Parte delle informazioni venivano dagli archivi segreti del re di Portogallo, giuste o sbagliate che fossero, Magellano si fa guidare da queste informazioni.
Il 22 marzo 1518 il re Carlo V sottoscrive il contratto con Magellano e con il professore Ruy Faleiro. E' l'inizio di un'avventura...

Mi sarebbe facile continuare a raccontare, prendendo spunto dalla biografia di Magellano opera dello scrittore Stefan Zweig, di uomini, esplorazioni, di giganti della Patagonia e della Terra del Fuoco, di selvaggi delle isole dei Ladroni, di "dei immortali" e colpi di cannone, della morte più stupida e della vita non meritata... ma così facendo, probabilmente, non potrei stimolare ulteriormente la curiosità di chi é arrivato fino a questo punto!

E allora vi lascio con un invito, leggete anche voi la biografia di Magellano, di Stefan Zweig, percorrete col pensiero il suo viaggio, vivete con i suoi uomini le loro pene... e respirate la grandezza della loro immortale impresa!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 25 marzo 2010

Sulla pace... di Erasmo da Rotterdam

Erasmo da Rotterdam ovvero Geert Geertsz (1466-1536),
secondo Stefan Zweig (scrittore Austriaco, autore di tante biografie di grandi uomini) fu "la gloria più alta e luminosa del suo Secolo" purtroppo diventato, sembra, niente più che un nome...
Sarà vero?
Forse si... ma cosa può fare un lettore come me di fronte ad una tastiera e con un libro appena finito di leggere se non rinverdire il ricordo di un così grande pensatore?
Ed eccomi dunque alle prese col non facile compito di riportare in poche righe il pensiero di un grande uomo, senza purtroppo conoscerlo a fondo!
Certo, ci vuol poco a scoprire dove é nato, dove visse e quando morì... volendo si trovano altrettanto facilmente i dati essenziali della sua biografia ma a me non interessa niente di tutto ciò... ciò che mi interessa é leggere i suoi testi per cercare di capirne il pensiero e così comincio da uno di quelli forse non troppo conosciuti: "Sulla pace".

La pace in questo suo breve saggio diventa la "Pace", personificazione reietta, derelitta, maltrattata e allontanata dal mondo e da tutti... anche e soprattutto dai cristiani!
E lo si può capire subito dal titolo originale "Il lamento della Pace respinta e annientata da ogni nazione composto da Desiderio Erasmo da Rotterdam"... che dire di più?

La Pace, alla ricerca di tranquillità, si sposta tra i principi, tra i saggi, tra i religiosi, in mezzo al popolo... ma ovunque é respinta e non trova altro che dissidi e guerra, d'armi, di penna o di parole!

Ma perché la Pace é così in odio al genere umano? E perché lo é tra i cristiani?

"Due Sciiti sono a tal punto legati tra di loro bevendo una goccia di sangue da un calice, che senza alcuna esitazione sono pronti ad affrontare addirittura la morte per l'amico. E ancora, tra i pagani é una cosa sacra l'amicizia che è stata stretta e resa inviolabile da una comune mensa. Se così stanno le cose, tanto il pane disceso dal cielo quanto il calice mistico non sono in grado di rendere inscindibile l'amicizia tra i cristiani, che Cristo, in persona, ha reso santa e che i cristiani, ogni giorno, rinnovano nel sacramento dell'eucarestia?"

Questa é la domanda fondamentale... ma non voglio proseguire, a voi e alla vostra curiosità il piacere di andare oltre!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 20 marzo 2010

Un poco di filosofia...

Il grande Shakespeare nel suo "Il mercante di Venezia" ci avvicina alla filosofia facendo dire ai suoi personaggi cose vere ma spesso, se non sempre, ignorate.
Io dico sempre, e ci credo profondamente, di agire come dico e di dire ciò che penso... devo aggiungere, ad onor del vero... con una certa moderazione!
Ma quanto é difficile seguire questa regola? (e quanto realmente io la seguo?)

Uno dei personaggi del dramma, Porzia, la bella e ricca ereditiera dice in proposito:

"Se il fare fosse facile come il sapere quel che é bene fare, le cappelle sarebbero chiuse e le casupole dei poveri sarebbero palazzi di principi.
E' un buon sacerdote colui che esegue i suoi stessi precetti.
Mi é più facile insegnare a venti persone quel che é bene fare, che non essere una di quelle venti e attuare il mio proprio insegnamento.
Il cervello ha un bell'ideare leggi per il dominio della passione; un temperamento ardente balza oltre a ogni freddo comando..."

Cosa c'é di più vero?

Grazie Porzia, per le tue sagge parole e per avermi dato modo di riflettere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Ancora due gocce...

Verso le ultime gocce di buona volontà in questo mare di indifferenza...
sperando ancora una volta che siano sufficienti.

Magari poche gocce ancora, mi dico,
faranno ciò che non è stato fatto da mari infiniti...
ma mentre lo faccio non ci credo!

Ultime gocce di buona volontà... addio!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 17 marzo 2010

Un poco di matematica divertente...

Cari amici,

come forse già sapete, uno dei miei interessi preferiti é la matematica.

Già in passato ho cercato di stimolare la discussione... anche se purtroppo con scarsi risultati!

Ma io non desisto... e così ecco a voi le ultime novità del gruppo di ricerca del politecnico di Torino... Polymath!

Il 15 marzo é stato il giorno della Matematica, chiamato anche Pi day... l'incontro può essere visto su: http://www.celm.polito.it/polistream.
Sono in rete anche le registrazioni degli appuntamenti più recenti di Polymath, ICT e SOCIETA’ e Matematica e... Clima. A proposito di Matematica e... Clima, pubblicheremo sulle pagine di Polymath le tesine della maturità, segnalate dagli insegnanti.
DigitalArt 2010 è il nuovo concorso, riservato agli studenti delle superiori, lanciato dalla Facoltà d’Ingegneria dell’Informazione del Politecnico di Torino e da Polymath.

Questo mese segnaliamo:
I Giochi del Pi Day,
labirinti, dissezioni e puzzle per la domenica 14 marzo. In primo piano un nuovo intervento di Gabriele Lolli sulla Logica per gli insegnanti. E’ la sua relazione al Convegno che abbiamo organizzato a Roma il 30 ottobre scorso. Le recensioni del nuovo libro di Ennio Peres, Un mondo di coincidenze, e un nuovo gioco nella sua rubrica di MatheMagica, come diventano magia tre semplici divisioni. Nel Sito del mese i siti free on line suggeriti da Andrea Bottino, Politecnico di Torino, per la realizzazione delle opere in DigitalArt. E nelle rubriche, gli originali Numeri a rovescio di Camillo Grandi, Alessandro Bergonzoni che gioca e provoca con i numeri in VideoMath. La nuova puntata della rubrica The Lobster Quadrille di Maria Rosa Menzio, Più e Per. I nuovi Problemi di Federico Peiretti.

E dunque ancora una volta grazie al
Gruppo di Ricerca Progetto Polymath...


... e a presto!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 13 marzo 2010

Il pastrocchio della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma

Il libro kircandesossardos – sardegna, ricerca dell’origine, fu pubblicato nel mese di Giugno del 2008. Credendo che l’invio della copia per il “deposito legale” alle Biblioteche nazionali di Roma e Firenze, fosse ancora compito del tipografo, non mi occupai di tale incombenza.

Nel mese di ottobre dello stesso anno, scoperto non esservi traccia del libro nel catalogo della Nazionale di Roma, mi recai negli uffici della stessa ove mi fu detto che il tempo della messa in catalogo del titolo, nella norma, sarebbe potuto anche essere più lungo. A Febbraio dell’anno successivo, essendo la situazione rimasta invariata ed essendo di nuovo salito agli uffici della Biblioteca, decidemmo, con una responsabile dell’idoneo settore, che avrei donato una copia del libro. La stessa copia avrebbe seguito un “giro rapido” al di fuori degli obblighi del percorso informatico, che avrebbe portato il libro, nel giro di pochi giorni, ad essere disponibile per i fruitori della Biblioteca. Consegnai la copia il 7 Febbraio.

A Marzo del 2009, mi fu chiaro che la incombenza di spedire copia dell’opera per il cosiddetto “deposito legale” spettava in realtà all’editore cioè a me stesso, per cui provvidi alla bisogna il 25 dello stesso mese, avendone poi riscontro il 5 Maggio, con protocollo n° 0002305/ da parte della Nazionale di Roma.

Constatai nello stesso mese che, pur essendo trascorsi ben tre mesi (quindi qualcosina in più dei pochi giorni preventivati) e nonostante le assicurazioni circa il “giro rapido” (programmato dalle responsabili), il mio libro non era ancora disponibile alla lettura. La stessa situazione la si ebbe a Giugno, a fine del quale mese mi recai di bel nuovo presso gli uffici della Biblioteca, ove mi fu detto che dell’impedimento era causa un problema tecnico avuto dalla sezione informatica: non solo il mio libro, ma tutte le pubblicazioni erano bloccate, perché il sistema informatico era soggetto ad ammodernamento e nessuno poteva sapere quando il blocco sarebbe venuto a cessare. Pur comprendendo, a livello di elementare logica e per i trascorsi tecnici, essere ciò semplicemente assurdo, mi resi tuttavia conto, essendo il cosiddetto “giro rapido”, volutamente per sua natura, totalmente indipendente da qualsiasi legame con il sistema informatico, d’essere totalmente impotente a fronte di quello che si manifestava ormai aver preso la forma del più classico ed impenetrabile “muro di gomma”.

Ma a Novembre o Dicembre, mi accorsi che erano già disponibili alla lettura e quindi presenti nel catalogo, dei testi pubblicati un anno dopo quello mio, cioè nel 2009. Decisi di parlare col direttore della Biblioteca Nazionale. Naturalmente, non mi fu possibile, ma dopo qualche insistenza riuscii ad incontrare la responsabile della segreteria dello stesso direttore. Ad essa esposi il caso, lei fece qualche verifica dal suo pc e rimase molto meravigliata della situazione che definì incredibile. Ella rimase talmente incredula e al tempo costernata che, da grande decisionista quale doveva certamente essere, mi diede appuntamento dopo una settimana, con la promessa che avrebbe risolto ogni problema; vista la sua onesta disponibilità, mi azzardai a dirle che sarei stato disposto a portare una terza copia e a tale offerta la responsabile della segreteria mi disse che se ciò fosse stato necessario avevo, già da subito, la sua solenne promessa che tutto l’iter per la messa in catalogo, ricorrendo al metodo manuale, si sarebbe svolto in una sola giornata. Molto felice d’aver trovato finalmente la soluzione del mio problema, mi accomiatai dalla molto disponibile signora.

Una settimana trascorse senza alcuna telefonata da parte della gentile signora.

Dopo due settimane mi presentai presso il suo ufficio e dopo una certa attesa ella mi ricevette. La frase, preconfezionata, che mi elargì di prim’acchito, ancor prima del buongiorno, fu all’incirca la seguente:

ma lei non mi aveva detto che le era stata data già una risposta!


Il resto del colloquio non è importante, perché in quel momento compresi che il mio libro era bloccato per ordini superiori. A riprova di ciò, constatai come la disponibilità ed il decisionismo della signora fossero come svaniti nel nulla! Non avevo più di fronte il funzionario statale preparato e solerte di due settimane addietro: avevo davanti un impiegato molto seccato, non perché costretto a dirmi qualcosa che essa stessa sapeva essere non vera, ma perché al di là delle parole meccanicamente interscambiate, sentiva, palpabile, la altissima disistima nei suoi confronti, che ella stava facendo montare nel suo maltrattato interlocutore.

Ma, cosa ne sarebbe stato della procedura manuale (pur promessami in modo solenne) da portare a termine in un giorno? Neanche a parlarne! Compresi, appunto, che mi era stata già fornita, e da tempo, una risposta. Essa era stata registrata e tale sarebbe rimasta in eterno, perché così era stato deciso e non importava affatto che pubblicazioni successive di un anno, fossero già disponibili nella stessa Biblioteca!

Ora, si deve considerare (e quelle due o tre persone che mi conoscono perfettamente sanno) come io sia un emerito sconosciuto in qualsivoglia ambito culturale, non abbia nessuna preparazione umanistica, non sia al traino di nessuna corrente di pensiero, se non quella mia, quindi ciò che vado ad esprimere a titolo personale, vale nella misura in cui viene percepita come apprezzabile, da una parte, dei pochi che mi leggono.

Ed allora, come è possibile che il mio primo libro, che nulla dice se non riscrivere la preistoria della Sardegna e del Mediterraneo, possa destare una così accanita avversione da costringere una Istituzione così prestigiosa come la Biblioteca Nazionale di Roma, nella persona del suo direttore, perché egli ne è certo il primo ed unico responsabile di fronte al Ministro, ma anche verso la comunità intiera, a nascondere e sottrarre, vilmente, un testo alla lettura del folto pubblico di studiosi, ricercatori, studenti, semplici cittadini, che frequenta la biblioteca, in cui identifica il sacro tempio atto alla sempiterna diffusione della umana cultura?


mikkelj tzoroddu – autore ed editore

sabato 6 marzo 2010

Insalata Milano... alla mia maniera!

In cucina ciò che occorre é una buona dose di fantasia... con la fantasia si può trasformare "quasi" qualunque cosa in un ottimo piatto!
Oggi mi sono cimentato nel trasformare un cespo di insalata Milano, tendenzialmente insapore, in un ottimo contorno da servire con la carne.
Affettate l'insalata e buttate in padella, aggiungete un po di radicchio rosso sempre tagliato fine, un pomodoro secco, un bel po di cipolla, olio quanto basta, e mettete il tutto sul fuoco a cuocere per cinque minuti.
Occhio a non dimenticare il coperchio, altrimenti si brucia...
Quindi aggiungete mezzo bicchiere di vino bianco, meglio se un buon vermentino di Sardegna, lasciare cuocere ancora per pochi minuti quindi spolverate con pepe nero e il gioco é fatto.
Servite l'insalata Milano alla mia maniera nello stesso piatto della carne e... buon appetito!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Occorre avere fiducia...

Ogni volta che mi guardo attorno, vedo la società coperta da un alone scuro,
come di cenere...
Ricopre tutto, uomini, donne, bambini, alberi e fiori...
la stessa aria che respiriamo é grigia e sporca!

Polvere contaminata dall'Umanità?!?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 18 febbraio 2010

America - Cina... qual'é la relazione economica tra le due Super Potenze?

Cari amici,
talvolta capita di discutere con i miei amici sulle relazioni esistenti tra i Paesi del mondo, le popolazioni, la crescita demografica, l'economia, il lavoro... una delle nostre discussioni si basa sulle relazioni esistenti tra l'economia americana e quella cinese.... é sufficiente leggere The Economist per rendersene conto. Più difficile da capire se si leggono i nostri giornali, sempre troppo impegnati a discutere di affari di "politica interna".
Perdonate il sarcasmo, non lo farò più...

In definitiva, io penso che gli Stati Uniti si trovino attualmente in brutte acque ma... voi cosa ne pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 7 febbraio 2010

La guerra... qual é la sua reale funzione per l'umanità?

La storia insegna...
occorre solo avere l'intelligenza di imparare!

La storia dell'umanità é raccontata in migliaia di libri, autori di tutto il mondo, di tutti i tempi e di tutte le culture si sono preoccupati di tramandarci i fatti accaduti e ciò che era dietro i fatti, i motivi profondi dei cambiamenti e delle guerre.
Tutti noi, chi più chi meno, ha avuto tra le mani un libro oppure ha assistito ad una lezione di storia... ha sentito parlare di guerre, conquiste, crociate, invasioni... di tutti i tipi.
La televisione ci bombarda di notizie provenienti dall'Iran, Iraq, Afghanistan, Libano, Yemen, Somalia... per parlare solo delle più note!
Guerre giuste, guerre sante, guerre di conquista o di liberazione, guerre simmetriche e asimmetriche... guerre di rivoluzione.
Nonostante la Storia la guerra continua...
Sembra proprio che la costante dell'umanità sia la guerra!
Ma allora, se così é, si può dire che la guerra svolge una sua importante funzione evolutiva?
Qual'é la funzione della guerra?
Voi che ne pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 31 gennaio 2010

Due errori di politica sociale che hanno contribuito alla crescita del fenomeno dei "Bamboccioni"

I bamboccioni...
quegli strani esseri di cui non si fa altro che parlare ultimamente...
Uomini (e donne, per par conditio) che vivono alle spalle dei genitori... fanno finta di studiare all'Università e si fanno invece mantenere!
Ma questo fenomeno sociale dei nostri giorni da dove viene?
A mio parere due sono stati gli errori di politica sociale compiuti nel nostro paese nell'ultimo decennio...
1. l'abolizione del servizio di leva obbligatorio;
2. l'innalzamento dell'età di istruzione obbligatoria.
Mi spiego meglio: per farla breve il servizio di leva era obbligatorio per tutti i ragazzi che, in buona salute, raggiungevano la maggiore età (e non si trovavano in determinate situazioni scolastiche che gli consentivano di rimandare il servizio di leva al termine degli studi!).
Nonostante saranno in tanti a ricordare il periodo di leva come tempo speso inutilmente, bisogna però riconoscere che svolgeva una funzione sociale molto importante ora scomparsa: quella di allontanare i ragazzi da casa e permettergli di capire cosa realmente significhi vivere fuori casa, lontano dai genitori, premessa essenziale per creare degli uomini.
In questo senso l'abolizione del servizio di leva ha contribuito indubbiamente alla creazione dei bamboccioni.
L'altro errore di politica sociale, sempre a mio parere, é stato l'innalzamento dell'età della scuola dell'obbligo. Ritengo infatti assolutamente inutile tenere a scaldare i banchi di scuola studenti che non hanno alcuna intenzione di studiare! Che dire poi del fenomeno inflazionistico dei titoli di studio?
Un tempo chi non aveva voglia di studiare si doveva trovare un lavoro se voleva vivere, anche perché nessun giudice si sarebbe mai sognato di dar ragione ad un figlio che senza contribuire alla vita economica di famiglia, pretendeva di essere mantenuto dai genitori.

Tutto ciò influisce in maniera pesante su una società, quella italiana, già appesantita da altri problemi...

Ma ora, dicono, i tempi sono cambiati!
Io mi chiedo... in meglio o in peggio?

Voi che ne pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 29 gennaio 2010

Arrivano gli incentivi... e anche quest'anno aiutiamo la FIAT!

In Italia siamo in crisi... ma la crisi non é per tutti!
Se infatti si ha un certo numero di dipendenti, come la FIAT, é facile essere aiutati dallo Stato!
Basta esercitare bene l'arma del "ricatto"!
Come?
Qualcuno minaccia la chiusura degli stabilimenti e...
Come ogni anno gli aiuti dello Stato diretti a evitare il licenziamento, il blocco della produzione... saltano fuori come per miracolo!

Ma é poi vero? Gli aiuti di Stato servono a qualcosa?

Purtroppo é esattamente il contrario, come al solito gli aiuti sono solo una copertura per consentire alla FIAT di farsi i fatti propri!

E' bastato minacciare di chiudere a Termini Imerese per provocare un crollo in borsa e subito dopo ecco le rassicurazioni dello Stato... anche quest'anno lo Stato paga per non chiudere!

Così pian piano la FIAT sta spostando i suoi investimenti e stabilimenti all'estero, e il tutto a spese dello Stato italiano... cioè di chi paga le tasse.

Ma quando finirà questo ladrocinio?

Non c'é proprio limite alla indecenza...

Piuttosto... qualcuno diceva che non c'era crisi... mi sbaglio io o ci hanno semplicemente preso per i fondelli?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 23 gennaio 2010

Luce sia... e luce fù!

Iovis Pater, padre che giovi...
Iupiter,
Lucetius, che giovi portando la luce...
Diespiter, padre del giorno e della luce,
Diovis, che giovi portando il giorno...

Dio,
che sei nell'alto dei cieli...
che doni luce e vita,
creatore dei cieli e della terra...

Padre Sole!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Origine del nome degli Dei: Giove, Diovis e Vediovis

(Aulo Gellio, Notti Attiche, V,12)
Ci dice Gellio di aver trovato scritto nelle preghiere antiche i nomi di alcuni dei romani chiamati Diovis e Vediovis.
Secondo Gellio gli antichi Latini facevano derivare il nome "Giove" (Iovis) dal verbo "giovare" (Iuvare), al quale veniva aggiunto il termine "Padre" (Pater o Piter), da cui si giunse alla forma completa "Iovispater" ovvero "Padre che giova".
Tale forma fu poi abbreviata in "Iupiter".
Giove veniva anche chiamato "Diovis" e "Lucetius" perché "aiuta con il giorno e la luce".
E' chiaro dunque che "Diovis" era il nome attribuito alla divinità che aveva il potere di giovare.
Vediovis invece era la divinità che aveva il potere di nuocere, in quanto la parola é composta da "Diovis" e dalla particella "ve" usata in senso privativo o negativo.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 21 gennaio 2010

Misteri di Calabria

Storia, miti, leggende e fonti letterarie per raccontare una terra antica e affascinante

Con la scoperta di alcuni megaliti vicino una località chiamata Nardodipace, possiamo iniziare il nostro viaggio per affrontare una questione mai molto approfondita, i primi abitatori della Calabria.
Vi ricordo che con questo nome in tempi molto antichi però si indicava la penisola salentina, terra dei Messapi, alcuni gruppi dei quali, chiamati Calabri, si spostarono nella regione, assumendo il nome di Calabria in maniera definitiva in epoca bizantina, dopo essere stata, nella sua estremità meridionale, chiamtaa Italia.

Gli Italioti o gli Itali, non furono i soli abitanti del luogo, perché in diversi periodi, momenti, questa terra fu invasa dai Siculi, dai Morgeti, dai Tirreni, Oschi, Opici, Iapigi, Enotri, Caoni, Bruzi, Ausoni, Aurunci, e altri..
I megaliti, potrebbero ricollegarci proprio alla civiltà degli Aurunci?
Chi erano?
Un antico popolo iperboreo che, secondo alcuni studiosi, forse invase la Britannia portando con sé il culto stellare di Stonehenge (Beinstein, Pietra del Signore), e che si sarebbe stanziato, in epoche preistoriche, in diverse località del mediterraneo.
A Nardodipace come a Malta avrebbe lasciato la sua impronta megalitica…

Dietro il mito locale del culto della Pietra del Signore, come anche in quello più fiabesco della chioccia dai pulcini d’oro, dei sacrifici umani, in particolare di neonati, e di tesori custoditi da demoni terioformi, si nasconderebbe l’occulta origine architettonica di strutture sepolcrali o di culto che potevano rappresentare delle mistiche soglie verso dimensioni ignote.

Tali strutture granitiche dette “a porta”, costituite da due pilastri sormontati da un’architrave, che molto ricordano i dolmen eretti dai Celti, cioè le mura megalitiche della civiltà micenea o dell’omerica Troia ( e forse di Templi di altre civiltà note), sono una chiara testimonianza di una cultura che aveva conoscenze avanzate nella lavorazione della pietra e degli incastri litici.

Cos’è la Pietra del Signore?

E’ una pietra che pesa circa 200 tonnellate ed i pilastri rocciosi sono alti circa 6 metri.
Una presenza che ben rappresenta quelle popolazioni che oltre cinquemila anni fa, si insediarono in un’area che va da Nardodipace a Stilo, da Serra San Bruno alla Ferdinandea, in una zona chiamata Piana di ciano. (questa parte si può rivedere, magari indicando in generale questa zona solo come Piana di Ciano).

Le domande sono tante, che si sia trattato di mura di cinta per proteggere una comunità o forse di edifici di culto, il mistero della loro presenza non si altera e rimane vivo. Tutte le ipotesi e le suggestioni che si mescolano agli interrogativi vengono inseriti nell’immaginario collettivo, nei miti, nei racconti fiabeschi. Dietro la cultura solare legata all’antica scienza della stirpe auruncica, oppure ausonica, che ha lasciato delle tracce megalitiche, si celebrerebbero forse i segreti più remoti della cività degli antichi Sumeri. (Shumer da Schem-ur, il popolo dello Schem, la pietra celeste).

Chi erano questi uomini?

Questa stirpe iperborea, apparsa sulla terra in epoca neolitica, era la depositaria della gnosi sapienziale e della sacra scienza che dalla Mesopotamia giunse fino al sud Italia.
Tant’è vero che l’anagramma dello stesso nome di Calabria, Air Balak, significa appunto Asia Superiore, ovvero Stirpe Iperborea.

Chi erano gli Aurunci e gli Ausoni?

Si definivano figli del sole, e che avrebbero invaso la Bretannia con il loro culto, attraversarono anche il filone mitologico di Brettium, e che coniugarono il loro sangue con la dinastia di Enea ed Ascanio che si vantava di essere stata generata dal lampo e dal tuono, come il figlio mostruoso di Vulcano, Broteo.

I Brezi o i Bruzi

Questi, costituivano una popolazione che si stabilì intorno al IV sec. a. C. nella zona più meridionale della penisola, arroccandosi sulle montagne, in quanto le coste erano occupate dalle colonie megalo-elleniche. Combatterono contro Alessandro d’Epiro e successivamente contro Agatocle di Siracusa, riuscendo così ad ottenere l’indipendenza.
Il loro centro più importante sembra fosse Numestro, l’attuale Nicastro. Appartenevano alle genti lucane; i greci li chiamavano brittici, mentre i latini li dileggiavano con il termine di bruttii, o bruttates. Ma la voce Brezia o Brittia deriverebbe dal celtico Bret, foresta, o meglio dal caldeo brot, resina, ovvero ancora dal siriano brut, pasta resinosa. Ma anche la voce Calabria potrebbe derivare dall’ebraico caleb, che significa resina, in quanto il suo suolo era ricoperto da fittissime foreste di piante resinose. E calabri vennero definiti gli appartenenti ad uno dei due gruppi in cui si divideva il popolo dei Messapi, di origine greca.

Secondo un’ipotesi tanto affascinante quanto però non supportata da prove scientifiche, i culti post-diluviani, da alcuni definiti venusiani, dei popoli aramaici, discendenti di Noè e di Aschenez, sarebbero stati comuni sia ai greci della Megalo Ellade che ai Celti. Per cui la mistica della venus Genetrix, la madre di Enea, e della regia stirpe Beinstein, avrebbe avuto una sua continuazione proprio nel meridione d’Italia nei normanni e nei Veblinghen, attraverso la genealogia dei principi bizantini Puoti, discendenti di Davide ed aventi per stemma araldico proprio il suo leone.

Le testimonianze megalitiche post-diluviane sarebbero per lo più una sorta di drammatizzazione planimetrica di costellazioni in cui è simbolicamente dischiusa la soglia del mito. Queste architetture celano una conoscenza indubbiamente superiore per l’epoca neolitica, quale quella che solo una stirpe eletta poteva custodire sulla terra.

Quella gnosi fu racchiusa nel sigillo della sacra Scienza, dapprima dai Sumeri, in seguito da quanti vennero ad ereditare la custodia dei culti misterici e della luce della civiltà, dagli antichi egizi ai greci, dai Celti ai Romani, e così via di seguito. Le pietre giganti, lavorate da mani umane, riporterebbero così alla dinastia trascendente dei Veiblinghen, e le Pietre del Signore altro non sarebbero che una manifestazione del culto divino e della stirpe reale.

Il termine Veib, con cui era indicata anche l’antica Vibo, rinominata poi Monteleone, richiama anche il mito del Monte di Venere, di quella Venus Genetrix, fattrice della stirpe divina dei regnanti, implicitamente stigmatizzata dalla chioccia dalle uova d’oro di Teodolinda di Bisanzio. La mitologia classica ci narra di Ausonio, figlio di Ulisse e di Calipso, (la ninfa dai bei ricci), che sarebbe stato il capostipite di una tribù meridionale degli Umbri, gli Ausoni, che per un certo periodo avrebbero dato il loro nome all’intera penisola, detta pertanto Ausonia, ed ancora al mare che bagna la costa calabra. Nell’età del ferro abitavano il Sannio, ed i latini li definivano Osci, cioè operosi mentre i greci li chiamavano Opici e li ritenevano Osci che si erano riuniti ai Sanniti, anche se in origine doveva trattarsi di gente di lingua indoeuropea, affine agli Ausoni, algi Etruschi, ai Latini ed ai Siculi.

Per Aristotele Oschi o Opici, Aurunci ed Ausoni erano la medesima popolazione. La voce Opici o Opigia, deriva dal greco Ops, terra, che per i Romani era la divinità consorte del dio Saturno. Le altre etimologie si riferiscono ad Ofs, che invece significa serpente, e ci rammenta i culti ofidiani descritti nella Bibbia ed ancora presenti nel centro-Italia ( esempio Cucullo), mentre nell’etimo, penke, riconduce alla pece, la pasta resinosa più volte citata.

Gli Aurunci sarebbero emigrati in parte nel Lazio, in parte in Campania, dove vengono ricordati dall’etimo della città di Sessa Aurunca. Nel V sec. a. C., dal Gargano discesero i lapigi provenienti dall’Illiria e dall’Epiro, ed in Calabria si confusero con i Messapi di origine ellenica.

Gli itali o Italioti, invece appartenevano ad un unico ceppo, che secondo Aristotele, traeva la sua etimologia dal nome del re degli Enotri, Italo, il quale civilizzò il suo popolo, fornendogli ordini e leggi, facendolo uscire dal selvaggio mondo dei boschi incolti, ed istruendolo nell’arte dell’agricoltura. Pertanto viene considerato il primo re dell’Italia di allora.

Secondo Antioco Siracusano, però, la parola Italia apparve per la prima volta in un trattato di pace con i Tarantini. Il nome deriverebbe da Vitelia o Vitola, per via di un episodio, relativa ad una delle dodici fatiche di Ercole. L’eroe vi avrebbe smarrito uno dei vitelli degli armenti di Gerione, in greco anche chiamato Italos, che, come sostiene Varrone nel “de Re Rustica”, vuol dire toro.

Ercole, poi, nell’idioma egizio, corrisponde a Con, il nome stesso di quella misteriosa popolazione, i Caoni, della quale sarebbe potuto essere identificato come un progenitore. Per altri invece, l’eroe eponimo sarebbe potuto essere Caone, figlio di Priamo ed Ecuba, nonché fratello dell’indovino Eleno, il quale avrebbe generato quelle genti provenienti dall’Epiro nord-occidentale, e precisamente da quella regione che da loro era detta Caonia,. I greci li definivano Xaones ed i latini Chaones, ma il loro nome deriverebbe da Kon, valente, robusto, da Kannen o da Kama, valore, potere.

Molto più complicato e contorto il loro legame con i lucani (Lu-Caoni) e con gli Enotri. I quali ultimi discendevano dal figlio di Cillene e di Licaone (Li-Caone), il re d’Arcadia, Enotrio, che era venuto ad occupare l’estremità della penisola. Inizialmente si stabilirono nella fascia che unisce il Golfo di Squillace a quello di S.Eufemia. L’etimologia greca riconduce al vino, quella ebraica alla pece.

Per altri autori, l’etimo Italia è da considerare una derivazione dal fenicio Itar, pece, per via della ricchezza delle foreste che ricoprivano le cime del pollino, della Sila, delle Serre e dell’Aspromonte e che fornivano ai Romani la resina per calata fare le navi della loro flotta.

Gli Itali occuparono in un primo tempo solo una piccola parte della regione. I Romani estesero il territorio della cosiddetta Italia sino a comprenderla per intero. Nel III a.C. racchiudeva tutta la parte peninsulare dell’Arno sino allo Stretto di Messina, e nel 42 a. C. arrivò a designare tutta la penisola di qua delle Alpi.

I Morgeti, origini.

Appartenevano ad un’antica popolazione che, dapprima coabitò con i Siculi nella parte meridionale del Bruzio, e che poi trasmigrò in Sicilia, lasciando nella provincia più meridionale il toponimo di San Giorgio Morgeto. I Siculi di stirpe indoeuropea, si erano stabiliti in Lucania ed in Calabria nel II millennio a. C.
Avendo invaso le terre degli Oschi e degli Aurunci, ne vennero scacciati, sospinti verso il mare e costretti all’attraversamento dello Stretto, procurando il nome all’isola dirimpettaia.

I Siculi erano considerati Tirreni ed in un una delle favole di Igino, come nelle Metamorfosi di Ovidio, si racconta di uno scherzo perpetrato da alcuni marinai Tirreni a Bacco ubriaco ed appisolato sulle rive del mare calabro. La furia del dio deriso li costrinse a buttarsi in acqua, perché sulla spiaggia si erano radunate le feroci belve del suo seguito. Il mar Tirreno trarrebbe tale definizione da questo episodio. Ma per i Greci, sostanzialmente, i Tirreni corrispondevano agli Etruschi ed erano molto presumibilmente dei Pelasgi provenienti dalla Lidia, l’antica regione dell’Asia minore.

Dionigi d’Alicarnasso racconta che gruppi di Arcadi guidati da Enotrio e da Paucenzio, sarebbero approdati sulle rive dello Ionio, già prima della guerra di Troia. Altre possibili origini degli Enotri riporterebbero alla Tessaglia, o all’Argolide, all’Etipia o, più in generale, all’Africa, oppure al popolo dei Sabini. Ferecide difatti era del parere che gli Enotri fossero di origine pelasgica, la cui etimologia riconduce a Phaleg, dispersione, cioè erranti, o emigrati.

I pelasgi, del resto, vengono ritenuti certamente i primi ed i più antichi abitanti della Calabria. In quanto sarebbero approdati sul nostro litorale subito dopo il diluvio di Deucalione, ben tre secoli avanti la distruzione di troia. Venivano dall’oriente, dalle zone centrali dell’Asia o dai golfi arabico e persico per alcuni, per altri nella direzione opposta, per altri ancora discendevano da settentrione, la regione iperborea, ma c’è chi propende ad accomunarli ai Celti o agli Sciti, che parlavano una lingua derivata dal sanscrito. Il loro capostipite, la mitologia classica lo identifica in Pelasgo, re d’Arcadia, il quale generò il Licaone, fondatore di Licosura, che sarebbe stata la prima città del mondo. Licaone, tra i suoi numerosi figli avrebbe avuto anche Megisto e Callisto, la più grande e la più bella, connesse con il tema mitologico di Artemide Brauronia, divinità degli orsi, essendo state trasferite entrambe queste denominazioni alle costellazioni dell’Orsa Maggiore e Minore.

Artemide Brauronia veniva venerata sotto l’aspetto di Orsa, quale progenitrice degli Arcadi, i quali pretendevano di discendere da un accoppiamento della vergine con lo stesso Giove. Ovidio narra comunque di come il sommo Dio si fosse invaghito della bellezza di Callisto, identificabile con la stessa Artemide, e di come lei fosse piuttosto ritrosa alle sue profferte d’amore. Per ingannarla, l’astuta divinità dell’Olimpo, lei si sarebbe avvicinato sotto le spoglie femminili della dea, la quale era adusa a dedicarle carezze piuttosto approfondite. Ma la vera virago, poiché impersona la natura incontaminata, vergine per antonomasia, proprio a causa di questa imprudenza e del relativo contagio sessuale, la allontanò dal suo seguito.

Nel bosco Callisto partorì Arcade, e quindi Giunone, per gelosia, trasformò la puerpera in Orsa. Arcade, maggiorenne la cacciò, ma nel momento di sopprimerne le forme bestiali, venne tramutato nella costellazione di Boote. Giunone fece in modo che la rivale non venisse mai accolta da Oceano e Teti. E difatti l’Orsa Maggiore, che si trova in posizione polare, non conosce tramonti, come conferma Omero nell’Odissea: “… e l’Orsa, che detta è pure il carro, e là si gira, guardando in Orione, e sola nel liquido Oceàn sdegna lavarsi”.
Il mito, anche in questo caso, adombra il distacco che sarebbe avvenuto in tempi, di cui si è persa memoria, tra la regione iperborea e l’area mediterranea.

Fabio Storino

mercoledì 20 gennaio 2010

Nuova iscrizione di Lemnos, isola greca dell’Egeo nord orientale

La Scuola Archeologica Italiana di Atene (attiva fin dal 1926), nel corso degli scavi dell’Eforia al teatro di Efestia, come ebbe a dichiarare il suo direttore, il prof. Emanuele Greco, nel Notiziario, Anno V, n° 2, ottobre 2006 – marzo 2007 «annuncia la recente scoperta di una “compagna” della stele di Kaminia».

Nell’abstract, ad essa dedicato dal prof. Carlo de Simone1, si rileva come: «la nuova iscrizione tirsenica di Efestia si presenta incisa frontalmente sullo zoccolo rettangolare rialzato […] sostenente direttamente l’oggetto/anathema oggi perduto, zoccolo misurante cm. 50 di lunghezza e cm. 13,05 di altezza».

Il de Simone aggiunge che l’iscrizione, realizzata bustrophedon, è disposta su due linee, essendo le lettere in numero di 26. Particolare che molto desta la curiosità di profani come noi, si rileva da quanto segue:

«Una caratteristica di questa realizzazione epigrafica consiste nel fatto che la prima riga testuale è propriamente, dal punto di vista della intenzione comunicativa, la seconda: il testo va letto indubbiamente bustrophedon partendo dal basso, appunto dalla seconda riga».

La stessa isola (sulla quale, lo ricordiamo, trovasi lo straordinario toponimo di Sardes (1) posto ad indicare propriamente un esistente villaggio) aveva restituito nel 1886, la ormai famosa stele di Kaminia, trovata inserita nel muro della chiesa di Sant’Alessandro. La stele rappresentava incisa la testa di un “guerriero” con in mano una lancia e due iscrizioni: la prima eseguita attorno alla testa del personaggio e la seconda lungo un margine della stele. Da una libera resa della stessa seconda iscrizione, si nota due volte, la menzione di un personaggio che viene chiamato Karales (2).

I numeri (1) Sardes ≡ Sardegna e (2) Karales ≡ attuale capoluogo della Sardegna, sono provocatoriamente posti ad indicare un possibile percorso di ricerca.

1 A. Archontidou, C. de Simone, E. Greco -2009- Gli scavi di Efestia e la nuova iscrizione “tirsenica”, in Scuola Archeologica Italiana di Atene, Tripodes 11, Estratto.


Mikkelj Tzoroddu


martedì 19 gennaio 2010

Quann stè trist...

Quann stè trist na pinzànn sul a te...
nè a li cristia(é)n,
ma pienz a quidd
ca na tènin da mangiè.
Si tu stè cuntent, na pinzann a te sul...
manc a li cumpagn tu
ma pienz a quidd
ca na sàpn ce cos ete la cuntentezz.
Ci si puvriedd e ci stè meggh
ma pienz ca stone cristia(è)nca ston a mòrn

tradotta da
Rosa Cassese

Als je verdrietig bent ...

Wanneer je verdrietig bent niet aan te denken om jezelf ...
of om uw mensen,
maar denk van al die
niet te eten.

Als je gelukkig bent, niet denken over jezelf ...
of je vrienden
maar denk van die
weet niet wat geluk is.

Als je arm of rijk,
niet denken over wie beter is
maar denkt dat er mensen sterven ...

tradotta da
Nadia Conti

Ando ses arraiolau

Ando ses arraiolau non pesces a tive ibbia
mancu a sos tuos
ma pescia a tottu ussos
i non tenene itte mandihare...

si ses alligru non pesces a tive ibbia
o a sos ammihos tuos
ma pescia a ussos
i s'allegria non bi lìana mai onnotta...


si ses benistante o miseru
non pesces a ie ista mengius
ma pescia i ba gente morinde de gana..

tradotta da
Luca Lapia

ja tu esi skumjs, par sevi nedoma

ja tu esi skumjs, par sevi nedoma
vai saviem tuvakajiem,
bet doma vienatne, tie neprasa est.
ja tu priecigs esi,
nedoma par sevi...
vai par saviem draugiem
bet doma par kadu,
kurs nezina laimi.
ja tu nabags vai bagats esi,
doma par cilvekiem, kuriem labak klajas,
bet doma, ka ir cilveki, kuri mirst.

grazie a
Luca Monaco

Gdy jesteś smutny...

Gdy jesteś smutny, nie myśl o sobie...
ani o znajomych,
ale pomyśl o tych, którzy nie mają co jeść.
Gdy jesteś radosny,
nie myśl o sobie
lub o twoich przyjaciołach
ale pomyśl o tych,
którzy nie znają szczęścia.
Gdy jesteś bogaty lub biedny
pomyśl o ludziach, którzy mają lepiej
ale pomyśl również, że są ludzie, którzy umierają.

grazie a
Luca Monaco

Quannu sì tristi

Quannu sì tristi non pinzari a tia...
e mancu a la genti to,
ma penza a chiddi
ca nun hannu zoccu manciari.

Siddu sì filici, non pinzari a tia...
e mancu a l'amici toi
ma penza a chiddi
ca nun sannu zocch'è la filicità.

Siddu sì minnicu o riccu
nun pinzari a cu' sta chiu' megghiu
ma penza ca c'è genti ca sta murennu...

tradotta da
Tanto Per Campà

Si stai triste…..

Si stai triste, nun penzà a te
Nun penzà a chi te sta attorno,
Ma pienze a chi
nun tene che magnà.

Si stai triste nun penzà a te
nè ‘e cumpagne comme a te,
Ma penza ‘a gente
che nun conosce ‘a felicità.

Se si ricco o puveriello
Nun penzà a chi sta meglio
pienze, invece a chi sta murenno

tradotta da
Roberto Boccalatte

Wenn Du traurig bist ...

Wenn Du traurig bist, an dich selbst nicht denken...
oder Deinen Menschen,
aber denk mal allen, die nicht zu essen haben.
Wenn du froh bist,
an dich selbst nicht denken...
oder Deinen Freunde
aber denk mal jenen,
die das Glück nicht wissen.
Wenn Du arm oder reich bist,
denk mal an den Menschen, die besser stehen,
aber denk mal, dass es Menschen gibt, die sterben.

tradotta da
Luca MONACO

Quan estiguis trist ...

Quan estàs trist no pensar a tu ...
o per al seu poble,
però crec de tots els
que no tenen per menjar.

Si ets feliç, no pensar en tu ...
o als teus amics
però pensar en els
que no saben el que és la felicitat.

Si vostè és pobre o ric,
no pensar en que és millor
però pensa que hi ha persones que moren ...

traduzione di
Giovannina Pietraroia

Quando você estiver triste ...

Quando você estiver triste para não pensar em você ...
ou para o seu povo,
mas acho que de todos aqueles
que não têm para comer.

Se você estiver feliz, não para pensar a si mesmo ...
ou a seus amigos
mas acho que dessas
que não sabem o que é felicidade.

Se você é pobre ou rico,
Não pense que é melhor
mas pensa que há pessoas morrendo ...

traduzione di
Giovannina Pietraroia

Cuando estas triste.....

Cuando estes triste no pienses en ti mismo...
ni en tu gente,
piensa en todos aquellos
que no tienen que comer.

Si eres feliz, no pienses en ti mismo...
ni en tus amigos
piensa solo en aquellos
que no saben que es la felicidad.

Si eres pobre o rico,
no pienses en quien està mejor
piensa solo que hay gente que està muriendo..."

tradotta da
Giovannina PIETRAROIA

Quand tu es triste...

Quand tu es triste ne pense pas à toi-même...
ni à tes gens,
mais pense à tous ceux
qui n'ont pas à manger.

Si tu es heureux, ne pense pas à toi-même...
ni à tes amis
mais pense à ceux
qui ne savent pas ce qu'est le bonheur.

Si tu es pauvre ou riche,
ne pense pas à qui vit mieux que toi,
mais pense qu'il y a des gens qui sont en train de mourir...

traduzione di
Ennio Salomoni

domenica 17 gennaio 2010

Aulo Gellio... insegnamento di vita

Aulo Gellio (Notti Attiche, XVI, 1) ci riporta un detto da lui stesso definito "pieno di verità" e io faccio lo stesso, semplicemente usando una tecnologia che lui non conosceva, riporto nel mio zibaldone elettronico quel detto antico, scritto dal filosofo Musonio e prima di lui con diverse parole da Marco Catone.

"Se tu fai con fatica qualcosa di nobile, la fatica se ne va, ma ciò che é nobile rimane. Se tu fai con piacere qualcosa di vergognoso, il piacere se ne va, la vergogna rimane".

Credo valga sempre la pena, di fronte ad una frase di questo genere, fermarsi un attimo, riflettere... e poi iniziare ad agire secondo la regola indicata!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 16 gennaio 2010

Italia... cassa integrazione e assistenzialismo.

Questo breve post non vuol essere un esame particolareggiato della nostra situazione in materia di cassa integrazione e assistenzialismo ma solo una mia sensazione o considerazione generale che, in quanto tale, potrebbe anche risultare sbagliata.
Considerate dunque ciò che dico come una semplice opinione non supportata, al momento, da prove o fatti.

Penso che uno Stato serio dovrebbe garantire a tutti i cittadini un lavoro con cui poter vivere in modo dignitoso... cosa che peraltro prevede la nostra Costituzione.
Penso che tutti i lavori onesti siano dignitosi
Ritengo che sia compito di ogni cittadino il cercare un lavoro al fine di contribuire al sostentamento della propria famiglia e più in generale allo sviluppo della società...
Sono convinto che l'assistenzialismo spinto dello Stato sia un danno in quanto toglie ai cittadini la voglia di lavorare, se ciò dura troppo a lungo!

Detto ciò, quando i nostri politici capiranno che ciò che occorre all'Italia é l'esempio (nel lavoro come in tutte le cose) e loro devono essere i primi irreprensibili sotto tutti i punti di vista... quando capiranno che le loro discussioni inutili sulla necessità o meno delle riforme (tanto nessuno capisce più cosa intendano con riforme!)... quando la smetteranno di litigare in Parlamento, di corrompere ed essere corrotti, di agire per i propri interessi in vece che per quelli della società, quando insomma cominceranno nell'amministrazione della cosa pubblica a comportarsi correttamente e come si diceva un tempo... "come il buon padre di famiglia", bene, allora e solo allora la loro italia sarà anche la mia Italia!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Italia... da dove si deve ricominciare?

Inghilterra, fine del 1600: Giacomo II decide di cambiare la rotta politica a favore del papato di Roma.

Come influenzare i propri funzionari?

Tramite le istituzioni scolastiche ed universitarie... meditate gente, meditate!

Se si vuol cambiare lo si fa dalle scuole!

E allora cosa aspettiamo in Italia, che lo Stato non esista più? Mi pare sia ormai sotto gli occhi di tutti il decadimento etico e morale della nostra società eppure, cosa si sta facendo ai piani alti per rimediare?

Assolutamente niente!

Rimbocchiamoci le maniche ed iniziamo a lavorare tutti e seriamente per cercare di salvare l'Italia e non per distruggerla definitivamente...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Il male...

Il male non ci abbronza lentamente
come al pallido sole primaverile...

ma ci brucia irrimediabilmente...
fin nel profondo dell'anima!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 15 gennaio 2010

Una simpatica critica alla Tv...

Cercherò di essere gentile e di esprimermi nel modo più civile possibile, nonostante la voglia quasi irrefrenabile di usare gli stessi metodi e lo stesso linguaggio di quei poveri i...i (nove lettere!) che non fanno altro che litigare, urlare, sbraitare senza arte né grazia protetti da quel diabolico dispositivo catodico (un tempo!) che non trasmette altro (quasi!) che s...a (dieci lettere!).
Spero che possiate capire cosa intendo!
Spero inoltre che condividiate la mia opinione e il modo educato e simpatico di mandare tutti a... "girar per paesi sconosciuti ai più ma non a tutti!"

Cari amici, cordiali saluti...
e ricordate, la Tv é di tutti... ma non per tutti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Lo Stato e i giochi a premi...

Che cosa pensare di un Paese in cui lo Stato consente a tutti, anzi, spinge tutti a credere nell'illusoria fortuna di un gratta e vinci o di un concorso a premi?

Ecco uno dei grossi problemi del nostro Stato: per poter incassare soldi facili dalle scommesse, gratta e vinci, giochi a premi di vario genere vengono pubblicizzati ogni giorno, ogni minuto, su ogni tipo di media!

Chi conosce come funzionano questi giochi sa bene che l'unico che ci guadagna é il banco, nel nostro caso lo Stato e le società che gestiscono i giochi... ma é poi vero che lo stato ci guadagna?

Io credo di no! I giochi di questo genere purtroppo hanno il brutto vizio di diventare come una droga, chi gioca lo farà sempre e spenderà sempre di più!

Ma non é tutto, dal punto di vista morale ed etico, il gioco é deleterio perché spinge la gente verso l'illusione che si possa diventare ricchi senza il sudore della propria fronte!

Il mio Stato ideale, chiaramente non l'Italia, proibisce questi giochi e incita i propri cittadini al lavoro e non alle vane speranze!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 11 gennaio 2010

Sull'origine del termine "Italia"

Tempo addietro ho letto da qualche parte (e, come mi accade sempre più spesso, non ricordo dove!) che l'Italia prese il nome da un personaggio famoso di nome Italo che regnò in antichità...
Ma giusto ieri ho letto un brano di Aulo Gellio in cui l'autore riporta una diversa origine del nome.
Aulo Gellio ci dice che le sue informazioni sono tratte dalle "Storie" dello storico Timeo e dalle "Antichità Umane" di Marco Varrone. Questi due autori affermarono che il paese d'Italia trasse il suo nome dal fatto che in antichità il territorio d'Italia era ricco di mandrie di buoi che in greco arcaico si chiamavano "italoi"...

Chi può dire se sia vero?!?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 10 gennaio 2010

La vita che vogliamo...

La vita é un viaggio al buio...

giorno dopo giorno ti costruisci la strada che vuoi!



E' chiaro, di tanto in tanto si presentano dei bivi e degli ostacoli,

ma forza e ragione ti aiutano a superarli...

ed andare avanti verso la vita che vuoi costruirti!

E con un po di fortuna...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Aulo Gellio... curiosità su Platone

Aulo Gellio é veramente una fonte inestimabile di curiosità linguistiche ma non solo, aneddoti su personaggi famosi e storici sono veramente frequenti...
Proprio ieri mi sono imbattuto in un pezzo in cui parla di Platone, ma lascio il posto alle sue parole:

"E' stato tramandato che il filosofo Platone, pur avendo un patrimonio familiare assai modesto, acquistò tre libri dal filosofo pitagorico Filolao..."

Ecco dunque ancora i pitagorici alla base di tutto! Ma andiamo avanti...

Pare che tale notizia fosse riportata da Timone che scrisse un libro dal titolo "Sillos" nel quale accusa Platone di avere composto il Timeo, sua opera più importante, grazie al trattato pitagorico acquistato, Gellio riporta la frase di Timone:

"Tu pur Platone, istruir ti volesti:
con molti soldi un piccolo libro comprasti,
col l'aiuto del quale Timeo scrivesti"

Ho letto il Timeo diverse volte ed ancora lo farò in futuro... alcune parti sono veramente poco chiare e sapendo come agiva e insegnava Pitagora, non mi riesce difficile credere che alcune parti siano scritte secondo la regola pitagorica, dicendo una cosa per un'altra!

Grazie Gellio, per la guida!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 8 gennaio 2010

Il fantasma della libreria... (VII)

Precedenti:

Il fantasma della libreria...

Il fantasma della libreria (II)
Il fantasma della libreria (III)

Il fantasma della libreria (IV)

Il fantasma della libreria (V)

Il fantasma della libreria (VI)

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Un simbolo che non é facile descrivere... se però vai nel mio studio, nel primo cassetto della scrivania, c'é un'agenda, portala qui...

"Vado subito nonno...
Ecco... é questa?"

Si, piccola mia, proprio questa...
Ecco, questo era il simbolo presente sul libro... l'ho disegnato il giorno dopo, a mente fresca!
Strano vero?!?
Anche per me... non avevo mai visto niente di simile prima!

Ed ancora oggi non ho idea di cosa possa significare...

Osservavo questo simbolo quando, per la seconda volta, un fruscio proveniente dall'angolo più lontano, proprio dallo scaffale dal quale avevo preso il libro, richiamò nuovamente la mia attenzione...

Questa volta ero sicuro, qualcosa di scuro si era mosso nei pressi dello scaffale... solo un'ombra indistinta che si muoveva nella penombra, ma c'era qualcosa...

"Nonno... era il fantasma... non hai avuto paura?"

Si piccola mia...
Ma nonostante tutto mi alzai e andai a vedere... volevo capire!
Raggiunsi lo scaffale e mi guardai intorno... niente, nessun rumore, nessun movimento...
poi, di colpo, alla mie spalle sentii un rumore distinto, qualcuno aveva chiuso il libro!

Mi voltai di scatto...

"Chi era nonno... chi era?!?"

Mi sembrò di vedere un'ombra che si dissolveva nell'aria... mi avvicinai alla scrivania e così mi accorsi che il libro non c'era più...

Restai paralizzato per non so quanto tempo... secondi... minuti?
Non capivo cosa stesse accadendo... poi il rumore di una chiave che gira nella serratura mi riportò alla realtà!

La porta si apriva e il mio amico Mario mi fissava con sospetto da sopra i suoi occhiali... fino a che non mi ebbe riconosciuto...
Gli spiegai cosa era accaduto, gli dissi che ero restato chiuso dentro per errore e cominciai a raccontargli del libro... e dei rumori e dell'ombra...
Lui mi guardò con stupore... mi disse di non preoccuparmi, mi avrebbe accompagnato lui a casa... in quanto al libro, disse di non avere alcun libro del genere e che, forse, la paura mi aveva giocato un brutto scherzo!

Forse aveva ragione lui...

Ora, a distanza di tanto tempo, mi ricordo ancora tutto come fosse ieri... ma credo proprio che lui avesse ragione, la paura mia aveva giocato un brutto scherzo...
Mi resta solo...

"Ciao a tutti, sono tornato... che buon profumino... cosa c'é per cena?"

"Papà... papà..."

"Ciao caro, non ti aspettavamo così presto... siediti vicino al camino, papà stà raccontando una storia di fantasmi... io ti preparo qualcosa da mangiare..."

"Bene... ma, cosa é questo disegno?
Assomiglia ad uno stemma che ho visto qualche giorno fa in un antico testo di magia... in biblioteca ne abbiamo trovato una copia proprio qualche giorno fà...
Chi l'ha fatto?"

Nella stanza si fece silenzio... nessuno osava dire ciò che pensava...

"Nonno... nonno, stai bene?
Sei diventato bianco come un fantasma..."


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 7 gennaio 2010

L'insegnamento Pitagorico... secondo Aulo Gellio

Aulo Gellio,
letterato latino del II° secolo d.C., ci ha lasciato un'immensa opera scritta nelle notti invernali passate in Attica (regione della Grecia). L'opera, dal titolo "Notti Attiche", é una raccolta di pensieri e appunti presi dall'autore durante le sue letture e poi sommariamente riordinati e pubblicati.
L'opera é veramente curiosa e tra le tante curiosità ho trovato anche qualcosa su Pitagora.
Aulo Gellio ci spiega quale fu il metodo e l'ordine dell'insegnamento seguito da Pitagora, ci dice infatti che gli adolescenti che chiedevano di essere istruiti venivano studiati nella fisionomia (da ciò il nome di ephysiognomònei) per cercare di intuirne il carattere e la natura.
Una volta esaminato e ritenuto idoneo veniva accolto nella scuola dove avrebbe seguito le lezioni ascoltando in silenzio, silenzio che doveva durare almeno due anni! In questa fase lo studente si chiamava akoustikòi, cioè uditore. Una volta appresa la scienza del tacere e dell'ascoltare, la più difficile, divenivano mathematikòi, matematici, in quanto dovevano studiare e riflettere sulla matematica. In questo periodo potevano fare domande, prendere appunti ed esprimere le loro opinioni.
Infine, una volta raggiunta la necessaria preparazione scientifica, potevano accedere allo studio delle opere della natura e dell'origine del mondo, e venivano chiamati physikòi, cioè fisici.

Pensate amici... a premessa della conoscenza veniva posta la capacità di ascoltare e tacere!

Saggezza degli antichi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 6 gennaio 2010

Il fantasma della libreria (VI)

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Il fantasma della libreria...

Il fantasma della libreria (II)
Il fantasma della libreria (III)

Il fantasma della libreria (IV)

Il fantasma della libreria (V)

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"Nonno... nonno... ora che abbiamo finito di cenare continui la storia?"

"Ma si, papà, continua pure... resto anche io con voi... ma mi raccomando, ricordati che la notte arrivano gli incubi, se vengono stuzzicati troppo!"

Bene, se questo é ciò che vogliono le donne della mia vita, così sarà!

Mettetevi comode e ascoltate...

Dunque vediamo... avevo appena capito che avrei dovuto passare la notte chiuso dentro la vecchia libreria, in compagnia dei miei compagni preferiti, i libri...
Molti di questi li conoscevo già, ma adesso ero di fronte ad un libro sconosciuto che nascondeva chissà quali segreti...

Mi sistemai comodo, per quanto possibile, e ripresi in mano il libro che avevo iniziato ad osservare qualche minuto prima.
Ora, avendo un po più luce, mi resi conto che il libro doveva essere molto più antico di quanto avevo pensato inizialmente... la carta era particolare, di quella che si usava nel medioevo nei monasteri per copiare i testi antichi. Forse avevo tra le mani un testo veramente speciale che nessuno leggeva da secoli!
Che strana sensazione... paura ed eccitazione allo stesso tempo... un miscuglio esplosivo!

Era scritto in una lingua che era un misto di italiano e latino, ma di tanto in tanto vi erano frasi in greco e, credo, in ebraico, ma non ero sicuro...

Sfogliandolo velocemente mi resi conto che vi erano delle figure di parti anatomiche umane ed animali, ma anche di erbe e piante a completamento del testo... poteva trattarsi di un testo di magia, di qualche alchimista perduto nel passato!

Che scoperta fantastica... certo, avrei dovuto spendere molto tempo per leggerlo tutto e capirlo, ma poteva trattarsi di una vera e propria scoperta...

Ero tutto intento nell'osservazione di questi particolari quando fui richiamato alla realtà da un leggero fruscio...

Sembrava il rumore di passi strascicati... leggeri sul pavimento in legno della libreria... trattenni il fiato e tesi l'orecchio...

Niente, il rumore non c'era più!

Dovevo essermi sbagliato...

Ripresi l'osservazione del testo... questa volta in maniera sistematica...


"Sistematica? Cosa significa sistematica, nonno?"


Sistematica vuol dire con ordine, seguendo l'ordine giusto... in pratica iniziai ad osservare il libro dalla prima pagina, leggendo e guardando tutto ciò che potevo vedere con quella poca luce...

Bene... subito dopo la copertina, assolutamente anonima, vi era una pagina bianca con alcuni segni, tra cui il numero '97...
al centro della pagina vi era un simbolo che doveva essere quello dell'editore o dell'autore!

Era un simbolo molto complesso...

(Segue: Il fantasma della libreria... (VII)

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 5 gennaio 2010

Alessandro o Il falso profeta

Luciano di Samosata, nato a Samosata in Siria nel 120 d.C., é autore di opere importanti ed interessanti... lo conosco da diversi anni, e ogni volta mi riserba piacevoli sorprese!
Scrittore satirico e acuto filosofo, si fece conoscere e ricordare per aver scritto opere in cui metteva a nudo la creduloneria del tempo nei confronti delle religioni e della magia.
Tra queste vi é l'Alessandro!

Luciano si diverte a descrivere i trucchi e gli imbrogli posti in essere da Alessandro, un profeta che agendo con dubbi metodi riuscì a creare un suo santuario nel quale vaticinava.
Luciano non risparmia neanche i suoi contemporanei, con battute sarcastiche sulla loro stupidità.

Luciano cerca in tutti i modi di mettere in ridicolo Alessandro ma ciò non distoglie i suoi adoratori... solo la morte lo farà. Alessandro morirà, contro ogni sua previsione, all'età di circa 70 anni per una cancrena al piede e solo il fatto che nessuno prese il suo posto nel suo santuario ci ha risparmiati da una nuova religione!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 4 gennaio 2010

Copernico e i Pitagorici...

CAri amici,
una volta letto un libro occorre riflettere, passare ad altri libri sullo stesso argomento e poi, a distanza di anni riprendere in mano i vecchi libri e vedere se c'é ancora qualcosa da capire, da approfondire...
Ecco che oggi, per tenere fede a ciò che vi ho appena detto, ho ripreso in mano "Il mulino di Amleto", di Dechend e Santillana, letto diversi anni fà!
Ho dato uno sguado veloce alle cose sottolineate durante la prima lettura ma anche ai titoli dei capitoli. Così mi sono imbattuto in una cosa che avevo allora trascurato... si parla dei legami tra Copernico e i Pitagorici...

Copernico... la teoria eliocentrica... Galileo ce ne parla approfonditamente nel suo "Discorso sui massimi sistemi"... e dopo di lui un altro grande, Newton, pone l'eliocentrismo alla base dei sui studi...

Tutti quanti accomunati dalla conoscenza antica dei loro predecessori, i pitagorici!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 3 gennaio 2010

Le creature del mondo emerso...


In questi giorni ho sotto mano un libro illustrato, "Le creature del mondo emerso" di Licia Troisi, illustrato da Paolo Barberi...

Devo dire che é anni che non leggo più un romanzo, ad eccezione del "Pendolo di Foucault" di Eco, ma se un giorno riprenderò a leggere romanzi, credo proprio che i romanzi di Licia Troisi saranno i primi!

Vi chiederete perché, immagino...

La risposta non la conosco! O meglio, la risposta non é una risposta... sono stato colpito dalle immagini del libro illustrato da Barbieri! Sono veramente belle... e così in questi giorni ho ripreso in mano una matita e una gomma e mi sono messo a disegnare, cosa che non facevo da anni!

Certo, il mio disegno non é come quelli di Barbieri, ma comunque lo dedico ai due autori...

Dunque grazie, a Licia Troisi e a Paolo Barbieri per le loro opere... e per aver ridestato in me una passione assopita da anni!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Oltre ogni limite...

Guardare oltre,
è l'unico modo per andare avanti!

Essere soddisfatti di ciò che si é raggiunto é l'inizio della fine,
significa che non si ha più niente da dare,
significa che non si é più in grado di andare avanti...

allora io guarderò sempre oltre...
fino alla fine!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Il fantasma della libreria (V)

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Il fantasma della libreria (II)
Il fantasma della libreria (III)

Il fantasma della libreria (IV)

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Per quella sera forse mi ero salvato, la mia piccola nipotina era infatti molto abitudinaria e dopo cena generalmente si addormentava come un sasso...
Mi rendevo conto che il ricordo di
ciò che era successo mi inquietava ancora... a venti anni di distanza!
Eppure non era successo niente di particolare... se incontrare un fantasma può considerarsi qualcosa di normale!

Intendo dire, niente morti, niente sangue, niente di tutto ciò, solo quel brivido che ti lascia addosso la sensazione di essere piccolo e insignificante ma soprattutto assolutamente ignorante delle cose del nostro Universo!

Sin da piccolo ho avuto una istruzione di tipo scientifico e sono sempre stato poco propenso a credere a tutto ciò che non poteva essere spiegato scientificamente... ma da quel momento la mia vita in un certo senso cambiò!
Non so perché ma non potevo certo trascurare ciò che era accaduto quella notte!

Ma il momento di dirlo alla mia piccola nipotina, per ora, era stato allontanato dalla provvidenziale cena.
Poi, il giorno dopo, avrei cercato di trovare un'altra scusa oppure, chissà, magari raccontare l'accaduto come se si trattasse di un racconto per bambini mi avrebbe fatto bene... chissà!

"Nonno, nonno, adesso che abbiamo finito di mangiare puoi continuare il racconto... su, dai, andiamo vicino al caminetto!"

Ma, non devi andare a letto? Domani devi andare a scuola... ti dovrai alzare presto..."

"Che dici nonno... oggi è sabato, domani niente scuola!"

Ecco... ed ora?

segue: Il fantasma della libreria (VI)


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 2 gennaio 2010

I vaccini anti influenza A... quanto ci costano?

Salve a tutti,
normalmente cerco di evitare polemiche e questo significa cercare di non parlare delle cose che accadono intorno a me, in particolare evito di parlare di ciò che sento al tele giornale... ma questa volta farò una eccezione!
Questa mattina come faccio sempre ho ascoltato il tele giornale e come al solito mi sono pentito di averlo ascoltato! A parte gli articoli insulsi di disinformazione e le diete post cenone, qualcuno a ritirato in ballo l'acquisto dei vaccini contro l'influenza, dicendo che su 40 milioni di dosi disponibili solo 35 mila sono state usate... l'articolo finiva qui!
La mia domanda é: ma quanto ci sono costati i vaccini? E quanto ci costeranno ancora?
Per conservarli fino alla scadenza infatti occorre spendere soldi... ed altri soldi occorreranno per il loro smaltimento!
Chi paga per tutto ciò?
Come si diceva un tempo, paga Pantalone!
Come al solito...

Ma quale insegnamento occorre trarre da tutto ciò?
Io posso solo pensare per me, per cui da domani, per evitare di arrabbiarmi di primo mattino eviterò di accendere la televisione!

Buona giornata a voi e Buon Anno 2010!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Il fantasma della libreria (IV)

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Il fantasma della libreria...

Il fantasma della libreria (II)
Il fantasma della libreria (III)
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Ancora oggi non so spiegarmi cosa accadde... non so bene per quale motivo ma un brivido freddo mi attraversò la schiena!
Solo allora mi resi conto che la libreria era un luogo lugubre... anche con le luci accese le ombre erano inquietanti con tutto quel silenzio!
Sarà stata colpa delle ragnatele agli angoli o delle ombre distorte dalla poca luce o forse era l'odore della polvere... intenso e particolare o, più probabilmente, tutte queste cose messe assieme, fatto sta che quella notte ebbi paura!
Ma non mi persi d'animo... in libreria c'era un telefono, avevo visto tante volte Mario usarlo per fare gli ordini, e forse potevo ancora uscire.
Così mi avvicinai al bancone e afferrata la cornetta mi resi subito conto che non c'era linea... normale, pensai, in paese erano più i giorni in cui il telefono non funzionava che quelli in cui si poteva telefonare!
Erano altri tempi...

Mi arresi all'evidenza, avrei dovuto passare la notte in libreria...

"Ma nonno, non era sufficiente rompere un vetro?"

E no piccola mia, non era così semplice, le finestre e la porta avevano una grata in ferro, anche se avessi rotto il vetro non sarei potuto uscire comunque!
Allora diedi uno sguardo in giro, per vedere come potevo sistemarmi per trascorrere la notte... sarebbe stata una lunga notte, pensai...
In fondo alla libreria c'era uno sgabuzzino dove il mio amico Mario teneva tutto ciò che gli poteva tornare utile... in mezzo alla polvere trovai due coperte e un vecchio giaccone che avrei potuto usare come cuscino... meglio che niente, pensai!
Ma ancora era presto... erano solo le... le...
L'orologio non funzionava... fermo!
Ecco una cosa veramente strana, non mi era mai accaduto prima!
Certo, poteva sempre capitare, gli orologi sono delle macchine e in quanto tali si possono guastare... ma possibile che queste stranezze mi capitassero tutte assieme?
Mi sistemai temporaneamente nella poltroncina del mio amico, era più comoda del mio banchetto da lettura , mi buttai sulle gambe una coperta e alla tenue luce delle vetrine cominciai a leggere il libro...


"Nonno, nonno... quando arrivano i fantasmi?"


Ma come...?!?

"A tavola, la minestra è già nei piatti... forza che altrimenti si raffredda!"

Hai sentito piccola? La mamma ci chiama... continuiamo dopo, va bene?

"Ma nonno..."

Niente capricci, prima si mangia e poi il resto! Su piccola mia... a tavola!"


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 1 gennaio 2010

Il fantasma della libreria (III)

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Il fantasma della libreria...

Il fantasma della libreria (II)
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'97... cosa poteva significare? 1897? 1797?
Era stampato come i libri del 1800 ma, non so perché, dava l'impressione di essere più antico... molto più antico!

"Nonno... ma come facevi a sopportare quella puzza di muffa?"

Ecco... hai detto bene, era proprio la muffa che mi faceva pensare che il libro fosse molto antico. Vi erano diversi strati di muffa sulla copertina e nelle prime pagine, di diverso colore e sovrapposte... come se il libro avesse cambiato scaffale diverse volte nel corso della sua vita.
Fu allora che decisi di andare a chiedere al mio amico Mario qualche informazione sul libro e solo allora mi accorsi che ero stato chiuso dentro... le luci erano accese come al solito ma la porta era chiusa, avrei dovuto passare la notte in libreria!?!

"Da solo? E non hai avuto paura?"

Si, quella notte ho avuto paura...

Segue... Il fantasma della libreria (IV)

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO