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domenica 6 marzo 2011

Solo... un incubo!

Era una fredda giornata ... nuvole gonfie di pioggia si avvicinavano, sospinte da un freddo vento di tardo autunno...
Di tanto in tanto un pallido raggio di sole illuminava la piazza e i suoi mercatini. Povere bancarelle piene di oggetti vecchi e inutili!
Il freddo non mi aveva però impedito di uscire, così mi aggiravo solitario tra le bancarelle alla ricerca di un libro da leggere la sera, e con indosso il senso di tristezza che porta con sé una buia giornata autunnale.
Su quella bancarella non c’era niente di interessante, solo vecchiume e qualche falso, realizzato recentemente nel magazzino di qualche abitante del luogo... pensai, mentre osservavo i pezzi apparentemente più antichi per vedere se c’era qualcosa che valesse la pena di essere acquistato!
Poi un vecchio, poco distante, attirò la mia attenzione... aveva un carretto a mano... uno di quei carretti in legno che non mi capitava più di vedere da anni. Doveva essere appena arrivato perché non c'era nessuno attorno... nessun curioso che frugasse tra quegli oggetti...
Ottimo! Pensai... 
Sono il primo cliente, chissà...
Una folata di tramontana mi congelò il viso... un brivido mi scosse la schiena... come a voler ricordare che ancora qualche giorno e sarebbe stato inverno, un inverno freddo sicuramente!
Sul carretto del vecchio c'erano oggetti di varia foggia, in equilibrio precario, l'uno sull'altro. Alcuni in legno, altri in ottone, la maggior parte in pietra nera e lucida...
I più bizzarri, erano appena sbozzati, e ricordavano la forma di quelle teste imbalsamate che mi era capitato di vedere in Africa. Ogni oggetto sembrava avere due facce...
Non badai molto al resto, tutte cianfrusaglie senza valore e di dubbio gusto. Mentre mi giravo per andar via mi accorsi della presenza di una ragazza, dietro il banco.
Era seduta su di un basso banchetto in legno, sulla sinistra del vecchio venditore. 
Un secondo carretto, su cui erano esposti degli oggetti di scarso valore, l'aveva nascosta alla mia vista.
Tutto in lei sapeva di antico eppure doveva essere giovane...
Mi ritrovai a fissarla intensamente, senza volerlo. Mi colpì subito ma non saprei dire per quale motivo, era molto bella...
Lunghi capelli neri le coprivano il viso cadendo lungo le spalle, le mani sorreggevano la testa nascondendole il viso.
Mi spostai di qualche passo, inconsciamente. 
Desideravo vederla in faccia...
Presi tra le mani un oggetto che poteva essere l’incisione del volto di un soldato, con l’elmetto in testa, mi accorsi che era veramente brutto e lo riposi.
Raccolsi poi un piccolo oggetto in pietra nera che attirò la mia attenzione. 
Aveva una forma strana, come ogni oggetto su quella bancarella. Aveva le fattezze di un volto di donna, ma questo era particolare. Mi ricordava qualcosa... qualcuno che conoscevo ma non riuscivo a mettere a fuoco, come un ricordo lontano...
In quell'istante, la ragazza dai capelli neri si alzò, mi guardò fisso negli occhi e senza una parola si allontanò... seguita dal mio sguardo incantato. C'era qualcosa di irreale in quella sua camminata sinuosa, qualcosa di pericolosamente attraente. Non potei fare a meno di seguirla con gli occhi fin verso il centro della piazza che, un tempo, doveva essere stata una bellissima arena in pietra. Di colpo lei iniziò a correre...
“Aspetta...” gridai... “Aspettami...”
La voce che uscì dalle mie labbra mi sorprese. Era stato un riflesso involontario o realmente volevo fermarla, incontrarla, interrogarla e... stringerla tra le braccia?!?
La sua snella figura ondeggiava, sempre più veloce, in direzione di una apertura che si apriva seminascosta nella parete di pietra...
Non so per quale motivo la seguii, ma lo feci! 
Arrivato agli scalini in pietra mi resi conto che stringevo ancora in mano quell'oggetto, lo poggiai.
In quel momento vidi nuovamente la ragazza... ora correva lungo il cerchio dell’arena, si voltò verso di me e... rideva! Mi fissava e rideva! 
Era una risata stridula, che mi fece accapponare la pelle!
Udii degli altri rumori, indistinti, come in un incubo. Non riuscivo a capire dove fossi né cosa accadesse intorno a me!
Ruotai la testa nella direzione da cui provenivano quei rumori ma non vidi nessuno. 
Mi voltai nuovamente, la ragazza si allontanava di corsa, lei e quella sua terribile risata. 
Avevo freddo! Le mani congelate, la fronte mi pulsava... 
Lanciai un urlo!
Non so perché, mi voltai e corsi in direzione opposta, lontano dalla ragazza, dalle bancarelle, dalla 

"Amore, sveglia... mi hai spaventata... che succede?”

Mia moglie mi stringeva la mano destra...

“Niente amore, solo... un incubo...”

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 5 marzo 2011

Giuseppe Flavio - Antichità Giudaiche e la potenza del suono

Cari amici,
proseguendo nella lettura del testo di Giuseppe Flavio mi sono imbattuto in un punto molto interessante.
Nel libro V,I,5 si parla della caduta di Gerico, e Giuseppe ci descrive come andarono le cose secondo i testi sacri:
"Aggirarono la città guidati dall'Arca e dai sacerdoti che col suono dei corni incitavano le truppe all'azione. Compiuto il settimo giro si fermarono un poco: le mura caddero giù senza che gli Ebrei facessero uso di alcuna macchina o altro ordigno del genere..."

La cosa più semplice e più immediata è quella di considerare questo passo alla stregua della fantasia... eppure, se non fosse così?
Nelle religioni orientali il suono è considerato molto potente ed alla stregua di un'arma.
Chi ha studiato fisica conosce bene il fenomeno per cui se si agisce su un corpo con dei colpi alla frequenza di risonanza del corpo, i colpi vengono amplificati fino a poter causare, potenzialmente, la distruzione del corpo stesso.
Nikola Tesla asseriva di poter creare i terremoti e anche distruggere il pianeta facendolo risonare.
In teoria ciò é possibile e sempre in teoria anche il suono è un'onda di pressione, dotato di frequenza... ciò significa che se si usa un suono è possibile, in teoria, distruggere un muro o qualunque altro corpo, se si usa la giusta frequenza.
Fantasie?!?

Credo proprio di no... solo scienza!

martedì 1 marzo 2011

Giuseppe Flavio: il significato di Adamo ed Eva, il Diluvio e la lunghezza della vita

Giuseppe Flavio - Antichità Giudaiche
Cari amici,
oggi voglio condividere con voi un'altra piccola parte dell'opera di Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche.
Qualche giorno fa abbiamo visto la sua vita e il significato del Sabato Ebraico, Oggi vi riporto un'altro brano, tratto sempre dal Libro I, in cui parla di Adamo...

I, 34 "Dio formò l'uomo prendendo della polvere dalla terra e immise in esso spirito e psiche. Quest'uomo lo chiamò Adamo che nella lingua ebraica significa 'rosso', perché venne impastato con terra rossa; tale appunto è la terra vergine e pura..."

Giuseppe ci informa che la prima donna venne chiamata 'Essa' che in ebraico significa 'donna' e 'Eva' che significa 'madre di tutti i viventi'.
Vi è un cenno anche al Paradiso, che viene individuato ad Oriente, chiuso tra quattro fiumi: il Feison (ovvero il Gange), il Foras (l'Eufrate), il Diglat (Tigri) e il Gheon (Nilo) ovvero ciò che spunta per noi dall'altro mondo!

E' veramente interessante scoprire, pagina dopo pagina il significato di tanti termini secondo la tradizione Ebraica.
Secondo Giuseppe Adamo aveva previsto che il futuro avrebbe visto la terra e l'umanità colpite da due immense catastrofi, una ad opera dell'acqua ed un'altra ad opera del fuoco. Allo scopo di preservare la conoscenza vennero dunque costruite due stele, una in mattoni ed una in pietra, su queste stele vennero scolpite le scoperte dell'uomo.
Chissà se esistono ancora...
Adamo ebbe numerosi figli, uno di questi si chiamava Seth. Per sette generazioni i figli di Seth rispettarono Dio e le leggi, poi cambiarono e divennero cattivi. Molti angeli di Dio si unirono a donne e generarono figli orgogliosi, disprezzanti ogni virtù, pieni di fiducia nella propria potenza; le stesse cose che i greci attribuiscono ai giganti sono da Giuseppe attribuite a questi "angeli di Dio".

Così Dio decise di annientarli per mezzo del diluvio che secondo Giuseppe è ben identificato nel tempo:

I,III,74 "Dal tempo nel quale ebbe luogo la creazione del primo uomo Adamo (al diluvio) erano passati 2262 anni: la data è ricordata molto accuratamente nei libri sacri..."

2262 dal primo uomo...

" ...a seguito del Diluvio il genere umano fu annientato e Dio si prese cura anche di "accorciare" gli anni della vita umana, riducendola dai tanti che vivevano prima, a soli 120 anni". La vita prima del diluvio era infatti circa di mille anni.

Curiosa indicazione, che viene ripresa poco oltre, al libro II, VII,6 [187], mentre racconta la storia di Giacobbe alla corte del Faraone.
"Quando Giacobbe fu in presenza del re lo salutò e gli presentò le felicitazioni per il suo regno; Faraothe lo interrogò da quanto tempo viveva, ed egli rispose che aveva 130 anni: il re si meravigliò di quell'età così avanzata; al che Giacobbe aggiunse che i suoi anni erano inferiori a quelli dei suoi antenati".

Per oggi é tutto...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

Premio Letterario Giuseppe Dessì - 2011

Cari amici e lettori,
come ogni anno vi invito a partecipare al premi Letterario Nazionale Giuseppe Dessì - 2011.

Eccovi il bando di concorso:



















Per avere ulteriori informazioni potete contattare premio.dessi@tiscali.it.

partecipate numerosi e buona fortuna.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 28 febbraio 2011

Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche

Giuseppe Flavio - Antichità Giudaiche
La ricerca storica alcune volte è favorita dalla curiosità... in pratica la curiosità è talvolta la molla che spinge il lettore verso un libro di storia, così gli scrittori antichi guarnivano le loro opere storiche con curiosità di tutti i tipi proprio per attirare i lettori.
Uno storico dei nostri giorni forse non approverebbe questo comportamento ma, si potrebbe dire, il fine giustifica i mezzi!
Ho appena iniziato la lettura di una opera fantastica, Antichità Giudaiche, di Giuseppe Flavio...
Ma prima di andare avanti occorre spendere qualche riga su questo autore antico.
Giuseppe Flavio visse ed operò tra il 37 e il 100 d.C. circa. Appartenente ad una famiglia sacerdotale tra le più importanti di Gerusalemme, in qualche modo legato alla casa reale, le sue opere più importanti sono:
- Guerra Giudaica;
- Antichità Giudaiche;
- Vita (Autobiografia);
- Contro Apione.
Tra il 56 e il 59 frequenta le tre principali scuole religiose, quella dei Farisei, dei Sadducei e degli Esseni, preferendo quest'ultima. Nel 64 si reca a Roma in qualità di ambasciatore. Nel 66 lo troviamo come Governatore della Galilea dove scenderà in lotta contro i Romani. Nell'anno successivo si arrende ai Romani e viene condotto prigioniero da Vespasiano, Giuseppe deve forse a questo incontro sfortunato la sua fortuna successiva. Interrogato infatti da Vespasiano gli predice il suo futuro da Imperatore. Qualche anno dopo, nel 69, Vespasiano diviene effettivamente Imperatore e non si dimenticherà di colui che glielo predisse. Giuseppe acquista la semi-libertà. Diviene amico di Tito, figlio dell'Imperatore. nel 70 si trova a Gerusalemme, ma si trova questa volta dalla parte dei Romani, Gerusalemme viene conquistata e il Tempio distrutto.
Tra il 75 e il 79 pubblica la Guerra Giudaica. Qualche anno dopo, nel 94 e 95, pubblica le Antichità Giudaiche ed è qui che mi fermo.
Questo testo è un testo storico, in venti libri, che parte dalla creazione del mondo fino alla casa regnante di Adiabene. Sembra quasi di leggere la Bibbia, anche se condita con particolari quali il significato di termini della lingua ebraica, cenni di geografia, storia antica, usi e costumi del suo popolo: d'altra parte Giuseppe scrive soprattutto per far si che i greci e i Romani possano conoscere e apprezzare il suo popolo.
Un esempio per tutti:
Libro I, 33 "Nel settimo giorno Dio alzò le sue mani dall'opera riposandosi; per questo motivo anche noi sospendiamo le nostre fatiche in questo giorno e lo chiamiamo Sabato, parola che nella lingua ebraica significa 'quiete'... "
Ecco così spiegato il perché il Sabato (per noi la Domenica), il settimo giorno della settimana, ci si ferma dal lavoro!

Ora vi lascio ma credo proprio che Giuseppe Flavio ci terrà compagnia per un bel pezzo!

Ammiano Marcellino: la magia dei Caldei

Ancora una curiosità dalle Storie di Ammiano, un libro che non può mancare nella biblioteca.
Storie, XXIII.6.32 
"In queste regioni si trovano i fertili campi dei Magi, sulla cui dottrina e sui cui studi, dato che si presenta l'occasione, converrà parlare brevemente. Platone, autorevolissimo autore di insigni teorie, insegna, adoperando un termine mistico, che la magia è la "άγιστεια" (rito sacro), cioè il culto più puro degli dei. Alla sua conoscenza in epoca antichissima diedero un ampio contributo, derivato dalla dottrina arcana dei Caldei il Battriano Zoroastro, e, dopo di lui, Istastpe, re sapientissimo e padre di Dario. Zoroastro, penetrato coraggiosamente nelle regioni sconosciute dell'India settentrionale, giunse in una zona solitaria e boscosa, sui cui silenzi tranquilli dominano gli ingegni altissimi dei Bramini. Dal loro insegnamento apprese, in quanto poté intendere, le leggi del movimento del mondo e delle stelle e puri riti religiosi. Delle dottrine studiate alcune trasmise alle menti dei Magi ed essi le trasmettono di generazione in generazione alle età posteriori assieme alle teorie sulla divinazione. Da quell'epoca, per molti secoli, sino ai nostri tempi, un gran numero di persone, discendenti da una sola stirpe, si dedica al culto degli dei. Dicono anche di custodire in focolari eterni anche il fuoco caduto dal cielo, di cui una piccolissima parte, come un buon auspicio, affermano che precedesse una volta i re d'Asia".

Quante cose interessanti... 
forse la più interessante è proprio "la conoscenza delle leggi del movimento del mondo e delle stelle", arrivata dall'India tramite Zoroastro. Quando accadde tutto ciò?
Mi sono già imbattuto nelle conoscenze Indiane e i tempi da loro indicati sono grandissimi... cosa c'è di vero?

Chi può dirlo... 

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Alessandro Volta: entra in scena la luce

"Alto e dritto di persona, ben complessionato, grave di portamento, di belle e virili fattezze. Spaziosa fronte, occhio fermo, sagace e atto a conciliare riverenza. Negli ultimi anni alquanto curvo e col capo inclinato al petto. Tenace di memoria, facondo, aggraziato nelle conversazioni, lepido, valentissimo agli indovinelli, ai giuochi di parole..."

In questo modo Maurizio Monti ricorda il grande Alessandro Volta.

Alessandro nacque a Como il 18 febbraio 1745, muore il 5 marzo 1827.
Passò la vita a studiare e sperimentare, la corrente elettrica era il suo campo preferito.
Inventore della pila; le sue opere raccolte da Vincenzo Antinori, furono stampate nel 1816 a Firenze.
Ma queste poche righe non sono altro che un anticipo e sono scritte a testimoniare una curiosità scritta da Monti:
"A questa vittoria su Galvani, è congiunta la scoperta di una novella sorgente di elettricità, cioè l'elettricità per contatto. Un oscurissimo cenno di essa si legge nei libri di Newton, ma torna impossibile, se non dopo il fatto, intendervi espressa tale elettricità".
Da quanto mi sembra di capire Newton accennò in qualche sua opera all'elettricità...

Occorrerà indagare, non pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO  

domenica 27 febbraio 2011

Fantasmi dal passato...

“I capelli!”
La voce era uscita spontaneamente dalla sua bocca, aveva quasi urlato! Ma tanto che importava, non c’era nessuno in casa…
“Diamine, stavo dimenticando l’appuntamento col barbiere!”
Poteva urlare quanto voleva adesso! Nessuno si sarebbe lamentato. Erano passati tanti anni da quando la moglie l’aveva lasciato portandosi appresso i suoi due figli…
“Sono già le sette, spero di fare in tempo. Le odio, queste cene di beneficenza. Mi fanno perdere un sacco di tempo ma pare facciano bene alla mia immagine.”
Immagine…allora non si preoccupava dell’immagine quando picchiava la moglie. Non se ne preoccupò neanche quando la mandò all’ospedale con una gamba rotta perché aveva preso le difese del piccolo Arthur! Ma adesso era diverso, ora era un uomo importante oltre che ricco e così doveva curare la sua immagine…
“Fortunatamente è giusto qua, dietro l’angolo, sono quasi arrivato.”
Quella volta stava per essere denunciato ma, si sa, i soldi possono tutto! Così se l’era cavata ancora.
“Maledizione! Chiuso per lutto, non è possibile!
E ora?”
E si, se l’era cavata! Quando la moglie rientrò dall’ospedale lui era fuori per lavoro, i bambini erano con la domestica. Lei prese le suo poche cose e i suoi bambini e sparì nel nulla. Lui avrebbe potuto ritrovarla forse, ma non se ne occupò minimamente. La sua ritrovata libertà lo affascinava! Non si preoccupò neanche dei figli, pesi inutili!
“Guarda là che fortuna, quell’insegna è nuova!”
I bambini avevano sette e nove anni, Arthur era il più grande. Presero il treno delle sette per Liverpool. Non tornarono mai più indietro! Lei trovò alloggio in un quartiere malfamato, sotto falso nome. Trovò anche un lavoro come cucitrice in una grossa fabbrica di tessuti. Lavorava sedici ore al giorno in un ambiente malsano, morì due anni dopo di polmonite, lasciando i due piccoli senza speranze.
“Barberia. Certo che per essere nuova è abbastanza strana, sembra antica!”
Arthur fece quello che era in suo potere per accudire Jimmy, si trovò un lavoro e rientrava a casa a notte fonda. Jimmy non faceva che piangere per la morte della madre e un bel giorno ne morì!
“Non ho tempo da perdere, l’importante è che ci sia un barbiere dentro!”
Dopo la morte di Jimmy niente era più importante per Arthur eppure continuò a vivere a Liverpool per anni, lavorando e crescendo…
“Ragazzo! Barba e capelli…e sbrigati che ho molta fretta!”
Poi un giorno, leggendo il giornale vide una sua foto! Il padre era in lista per ricoprire una altissima carica ed era dato per vincente! Chissà se era cambiato! Non provava odio, ma solo terrore! A causa sua era morta la madre e il fratello, era un Mostro!
“Ragazzo! Ho detto che ho fretta… cosa aspetti a servirmi?”
“Mi scusi signore, arrivo subito!” Prese l’ampolla dell’acqua per bagnare i capelli e con gesto maldestro versò alcune gocce sulla giacca del cliente.
“Che diamine combini! Deficiente d’un garzone.”
“Ma è solo acqua signore, l’asciugo subito”
“Pensi forse di cavartela così? Io ti rovino, ti distruggo. Dov’è il tuo padrone?”
Non era cambiato, ora ne aveva la prova! Fu una questione di un attimo, la lama affilata del rasoio penetrò in profondità nella morbida pelle del collo del padre! Un fiotto di sangue sgorgo e andò ad imbrattare la camicia candida. In un ultimo gesto sollevò gli occhi e vide in faccia il suo assassino!

“Ciao Papà!”

L’orrore gli riempì l'anima...

L’inferno lo aspettava!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 22 febbraio 2011

A Milis, Isola o mito?

Cari amici e lettori,
ho ricevuto l'invito di Sergio Frau a visitare la mostra a Palazzo Boyl di Milis.
L'invito è esteso a tutti!

Partecipate numerosi...

"E’ con piacere che con la presente si invita a visitare la mostra a Palazzo Boyl di Milis:

ISOLA MITO?
PREGUNTAS: la Sardegna domanda…
BERIDADE: …la Geologia risponde!

in occasione dell’incontro “Interrogare la terra…” che si svolgerà nello storico palazzo di Milis domenica 27 febbraio 2011 (dalle ore 10 alle 13), e che vedrà la partecipazione di geologi, geofisici, storici del territorio di ritorno da una perlustrazione nell’Isola.

L’esposizione di carattere essenzialmente archeologico-geologico, insieme a carte tematiche sui suoli della Sardegna, documenta decine e decine di nuraghi coperti dal fango (nuraghi situati nel Sinis e nel Medio Campidano) fotografati dal cielo da Francesco Cubeddu con il suo paramotore.

Scopo della mostra e dell’incontro?

Cercare – e ottenere – suggerimenti e risposte specialistiche sulla prima storia della Sardegna e sul mistero della crisi che la interruppe, interrogando la sua terra attraverso l’analisi dei suoli e lo studio dei suoi paesaggi così enigmatici.

Cordiali saluti.
Francesco Cubeddu, Sergio Frau, Giovanni Manca.
***
P.s. L’incontro del 27 è aperto a tutti. La mostra è visitabile il sabato pomeriggio e la domenica.

Spero che la mostra incontro possa aiutare a capire quale sia la vera storia della nostra amata Isola.
Buon Lavoro a tutti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 20 febbraio 2011

Ben Harvey e il caso White

Nel 1842 una giovane coppia di sposi, Mary Wells e John White, si trasferirono in un piccolo paesino a poche decine di miglia da Londra. John trovò un lavoro al comune del piccolo paese, Mary invece faceva la casalinga e dopo un anno ebbero un figlio, Mark. La famiglia White si guadagnò una buona reputazione in paese e tutti li ritenevano gente onesta e lavoratrice. 
I fatti che stanno per essere narrati si svolgono quindici anni dopo l'arrivo degli White in paese.
La notte del 26 novembre 1857 infatti accadde qualcosa che il giorno dopo avrebbe sconvolto gli abitanti del piccolo paese. La mattina del 27 novembre il signor White uscendo presto da casa per andare al lavoro trovò davanti a casa sua, riverso a faccia in giù, il corpo di un uomo, con un foro in testa, provocato da un proiettile e con una pistola in mano. Fu subito chiamata la polizia che non trovò documenti addosso al cadavere che potessero indicare la sua identità. Il proiettile che l'aveva ucciso era stato sparato con la pistola che aveva in mano e si pensò ad un suicidio. 
Ma perché si sarebbe dovuto togliere la vita proprio in mezzo alla strada? 
La polizia brancolava nel buio e per questo venne chiamato un investigatore da Londra, il signor Ben Harvey, un investigatore non molto famoso ma molto abile e sveglio. Ben, dopo un breve viaggio in treno arrivò in paese e perquisì le case degli White e dei loro vicini. Ben trovò gli White molto turbati dalla vicenda ma soprattutto la signora White sembrava molto preoccupata per quello che era successo. I vicini di casa degli White non potevano aver sentito lo sparo perché una famiglia era andata a trovare dei parenti fuori città ed era rientrata quel pomeriggio, gli altri vicini erano distanti più di un centinaio di metri dalla casa degli White, perché tra le due case si trovavano un piccolo parco ed una casa abbandonata. L'unico mistero era il perché gli White non avessero sentito lo sparo.
Ben aveva già le idee abbastanza chiare. Probabilmente non si era trattato di suicidio. L'uomo era stato ucciso in un altro posto e poi trasportato davanti alla casa degli White, come per avvertirli di qualcosa.
Questa teoria era supportata dal fatto che le suole delle scarpe erano in parte graffiate, come se per un breve tratto il corpo fosse stato trascinato.
L'assassino doveva essere uno solo perché se fossero stati in due l'altro l'avrebbe sollevato per le gambe e le suole non si sarebbero rovinate. Ben si mise subito ad indagare sul passato dei signori White.
John aveva vissuto ad Edimburgo prima di incontrare Mary ed aveva lavorato come direttore di una piccola fabbrica che produceva attrezzi agricoli in ferro mentre la signora Mary aveva lavorato a Londra, in banca, ma si era licenziata quando aveva conosciuto John e si erano sposati.
 Facendo ricerche più accurate Ben scoprì che la banca poco tempo prima del licenziamento di Mary era stata svaligiata ed erano stati accusati due uomini, uno dei quali ebbe una pena più mite perché aiutò la polizia a smascherare il suo complice. Ben riuscì a trovare una foto dell'uomo che anche se appariva molto più giovane era proprio l'uomo trovato ucciso davanti alla casa degli White. 
Ben riuscì a collegare tutto.
Molto probabilmente la signora Mary Wells centrava qualcosa in tutta questa storia. Ben scoprì anche che l'uomo accusato del furto alla banca, Peter Jackson, era stato rilasciato circa un mese prima dell'omicidio. Ben aveva intuito la verità ma siccome era all'oscuro di alcuni dettagli, decise di adottare una tattica che con un po' di fortuna avrebbe potuto funzionare. Finse di essere a conoscenza di ciò che era accaduto quando Mary viveva a Londra. Fortunatamente la tattica funzionò, la signora Mary stette per un po immobile, a scrutare la campagna al di fuori della finestra, come se fosse indecisa se credere o no alle parole di Ben, poi scoppiò in pianto. Ben riuscì a capire dalle sue parole, scosse dal singhiozzo, che lei e Peter erano stati assieme e che avevano progettato tutto ma poi lei si era pentita delle sue azioni ed aveva deciso di andarsene, in seguito anche l'altro complice, che si chiamava Abraham Sand, si era pentito ed aveva aiutato la polizia in vece di scappare come fece Mary e questo gli costò caro visto la fine che fece. La sera dopo la polizia si accostò dentro casa e nel parco adiacente e aspettò che arrivasse Peter Jackson per finire di compiere la propria vendetta contro coloro che l'avevano tradito ed erano scappati invece di proteggerlo.
Peter comparve due sere dopo e fu catturato dalla polizia. Adesso lui è di nuovo in carcere insieme alla signora Mary Wells che, anche se pentita, aveva partecipato al furto.

Fry

Giovambattista Ramusio e il Periplo di ANNONE

Giovambattista Ramusio
Il Periplo di Annone é uno dei racconti che mi hanno sempre incuriosito.
Durante le mie letture mi é capitato di incontrarlo varie volte e mi sono sempre ripromesso di cercare il testo per leggerlo. Nonostante le mie ricerche nelle varie biblioteche e librerie che frequento solitamente non ho mai trovato niente. Così ieri, dopo aver incontrato ancora una volta il riferimento ad Annone in un altro testo, mi son messo di buona lena ed ho cercato il testo su google books. Ecco dunque che salta fuori un testo di Giovambattista Ramusio, veneziano. Nato nel 1485 a Trevigi (credo l'attuale Treviso) già nel 1533 era segretario del Consiglio de' Dieci. Viaggiò molto e svolse incarichi di fiducia per Venezia. Studiò greco, latino, francese, Portoghese e spagnolo. Morì a Padova nel 1557. Sono convinto che Ramusio meriti più di queste poche righe ma ognuno di voi lettori ha ora l'opportunità, se vuole, di approfondire da sé! 
Ciò che a me interessa riguarda Annone e il suo periplo per cui lasciamo ogni indugio e vediamo cosa ci resta di questo testo vecchio di 2500 anni.
I Cartaginesi decisero che Annone dovesse navigare fuori dalle Colonne d'Ercole ed edificare delle città libifenicie: egli navigò con sessanta navi penticontori, cioè con cinquanta remi, conducendo con se una gran moltitudine di uomini e donne, 30.000, con vettovaglie e ogni altra cosa potesse essere utile. Dopo questa introduzione inizia il racconto vero e proprio, attribuito ad Annone:  
"Giunti alle Colonne, le passammo; e avendo navigato di fuori per due giornate, edificammo la prima città, nominandola Timiaterio: intorno della quale era una grandissima pianura. Dipoi, volgendoci verso ponente, giugnemmo ad un promontorio dell'Affrica, detto Soloente, tutto pieno di boschi: e avendo quivi edificato un tempio a Nettunno, di nuovo navigammo mezza giornata verso levante, finché arrivammo ad una palude che giace non molto lontano dal mare, ripiena di lunghe e grosse canne; eranvi dentro elefanti e molta copia d'altri animali che andavano pascendo. Poiché avemmo trapassata la detta palude quanto saria il navigar d'una giornata, edificammo alcune città nella marina, per proprio nome chiamandole Muro, Carico, Gitta, Acra, Melitta e Arambe. E essendoci partiti di là, venimmo al gran fiume Lisso, che discende dall'Affrica: appresso il quale stavano a pascere i loro animali alcuni uomini pastori, detti Lissiti, co'quali dimorammo insinoattantochè si dimesticarono connesso noi. Nella parte a loro di sopra abitavano i Negri che non vogliono commercio con alcuno: e il lor paese è molto salvatico, e pieno di fiere; ed è circondato da monti altissimi, dai quali dicono discendere il fiume Lisso, e intorno a'monti abitarvi uomini di varie forme, che ànno i loro alberghi nelle grotte e nel correre sono più veloci dei cavalli, secondochè dicevano i Lissiti: dai quali avendo noi tolto alcuni interpreti, navigammo presso di una costa deserta, verso mezzogiorno per due giornate. e di là poi di nuovo volgemmo una giornata verso levante, dove nell'intima parte del golfo trovammo una ìsola piccola che di circuito era cinque stadj, la qual facemmo abitare, nominandola Cerne: e per lo spazio della navigazione fatta giudicavamo che l'isola fosse a diritto di Cartagine; perciocchè ne pareva simile la navigazione da Cartagine insino alle Colonne, e dalle Colonne insino a Cerne. Dalla quale partendoci, e navigando per un gran fiume chiamato Crete, arrivammo ad una palude che aveva tre ìsole, maggiori di Cerne. dalle quali avendo navigato per ispazio d'un giorno, arrivammo nell'ultima parte della palude, di sopra la quale si vedevano montagne altissime che le soprastavano: dove erano uomini salvatichi, vestiti di pelli di fiere, i quali tirando delle pietre ci discacciavano, vietandoci di smontare in terra. Dipoi navigando via di là, venimmo in un altro fiume grande e largo, pieno di coccodrilli e di cavallimarini: di qui volgendoci poi di là per dodici giornate verso mezzogiorno, non ci allontanando troppo dalla costa: la qual tutta era abitata dai Negri, che, senza punto aspettarci, da noi si fuggivano; e parlavano di maniera che nè anche i Lissiti che erano conesso noi, gl'intendevano. L'ultimo giorno arrivammo ad alcuni monti pieni di grandissimi arbori, i legni dei quali erano odoriferi e di varj colori. Avendo noi adunque navigato per due giorni presso di questi monti, ci trovammo in una profondissima voragine di mare: da un lato del quale, verso terra, vi era una pianura dove la notte vedemmo fuochi accesi d'ogn'intorno, distante l'uno dall'altro alcuni più, alcuni meno. Quivi avendo fatto acqua navigammo presso di terra più avanti cinque giornata; tantochè giugnemmo in un gran golfo, il quale gl'interpreti ci dissero che si chiamava il Corno di Espero. In questo vi era una grande isola, e nell'isola una palude che pareva un mare, e in questa vi era un'altra isola: nella quale essendo noi dismontati, non vedevamo di giorno altro che boschi; ma di notte, molti fuochi accessi; e udivamo voci di pifferi, e strepiti, e suoni di cembali e di timpani, e oltreaddiciò infiniti gridi: di che noi avemmo grandissimo spavento; e i nostri indovini ci comandarono che dovessimo abbandonar l'isola. Onde velocissimamente navigando, passammo presso di una costa di odori, dalla quale alcuni rivi infocati sboccavano in mare; e nella terra, per l'ardente caldezza non si poteva camminare. Perlaqualcosa, spaventati, subitamente facemmo vela: e in alto mare trascorsi lunge per ispazio di quattro giornate, vedevamo, di notte, la terra piena di fiamme; e nel mezzo, un fuoco altissimo, maggiore di tutti gli altri, il qual pareva che toccasse le stelle: ma questo poi di giorno si vedeva che era un monte altissimo, chiamato Teonochema, cioé Carro degli Dei. Ma avendo poi per tre giornate navigato presso dei rivi infocati, giugnemmo in un golfo che si chiamava Notucema, cioè Corno di Ostro: nella intima parte del quale vi era una isola simile alla prima, che aveva una palude; e in essa vi era un'altra isola piena di uomini salvatichi, e le femmine erano assai più: le quali avevano i corpi tutti pilosi, e dagl'interpreti nostri erano chiamate Gorgoni. Noi avendo perseguitato degli uomini, non ne potemmo prender niuno; perciocchè tutti fuggiron via in alcuni precipizj e con le pietre facevano difesa: ma delle femmine ne pigliammo tre, le quali mordendo e graffiando quei che le menavano, non gli volevano seguitare: onde essi avendole ammazzate, le scorticammo, e le pelli portammo a Cartagine; perciocchè, essendoci mancate le vettovaglie non navigammo più innanzi.

Sarebbe interessante ricostruire su una carta geografica questo fantastico viaggio... chissà, magari un giorno lo farò, per ora questo è tutto!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

sabato 19 febbraio 2011

Ammiano Marcellino e i geroglifici dell'obelisco di San Giovanni Laterano


Storie, di Ammiano Marcellino, é una fonte inesauribile di curiosità... peccato che non si possa più disporre dell'intera opera.
Oggi vi propongo un passo di sicuro interesse per tutti coloro che amano l'Egitto, i geroglifici e la storia antica.
Il passo è tratto dal libro XVII, 4 e parla degli obelischi che dall'Egitto sono stati portati via per abbellire altre città, tra queste Roma.
Ammiano ci racconta che uno di questi immensi obelischi fu trasportato a Roma e poi innalzato nel Circo Massimo. Di questo obelisco, oggi a fianco di San Giovanni in Laterano, Ammiano riporta la traduzione in greco secondo l'interpretazione di Ermapione.
Così ho pensato che questa interpretazione, seppure da alcuni considerata imprecisa, per la sua antichità meriti di essere condivisa.

Lato sud:
Riga prima:
Il sole dice al re Ramestes: ho concesso a te, che sei amato dal Sole, di regnare con gioia su tutto il mondo abitato. Apollo potente ed amante della verità, figlio di Erone, divino creatore dell'universo, che il Sole scelse, il re Ramestes, valoroso figlio di Ares, a cui è sottoposta tutta la terra grazie al suo valore ed alla sua audacia. Il re Ramestes figlio del Sole, dall'eterna vita.
Riga seconda:
Apollo potente, il quale si erge sulla verità, signore del diadema, che tutti considerano padrone dell'Egitto, il quale ha reso splendida Eliopoli, ed ha creato il resto dell'universo e che ha molto onoratogli dei collocati in Eliopoli, che il Sole ama.
Riga terza:
Apollo potente, figlio splendente del Sole, che il sole scelse ed Ares valoroso fornì di doni. I suoi beni durano in ogni tempo ed Ammone lo ama, riempiendo il tempio dei frutti della palma. A lui gli dei donarono il tempo della vita.
Apollo potente, figlio di Erone, Ramestes sovrano dell'universo, che difese l'Egitto vincendo i popoli stranieri, che Elio ama, a cui gli dei donarono molto tempo di vita. Ramestes signore dell'universo, dall'eterna vita.

Lato Ovest:
La prima riga non è riportata.
Riga seconda:
Il dio Sole, grande Signore del cielo. Ti ho concesso una vita dalla durata imprevedibile. Apollo potente, incomparabile signore del diadema, che ha eretto le statue degli dei in questo regno, dominatore dell'Egitto, ed adornò Eliopoli in maniera eguale al Sole, signore del cielo. Compì un'opera buona il figlio del Sole, il re dell'eterna vita.
Riga terza:
Il dio Sole, signore del cielo, al re Ramestes. Ti ho concesso la potenza ed il dominio su tutti. Lui Apollo, amante della verità, signore dei tempi, ed Efesto, padre degli dei, scelse per causa di Ares. Re lietissimo, figlio del Sole ed amato dal Sole.

Lato Est:
Riga prima:
Il grande dio di Eliopoli, il celeste e potente Apollo, figlio di Erone, che il Sole amò, che gli dei onorarono, sovrano di tutta la terra, che il Sole scelse, il re valoroso per causa di Ares, che Ammone ama. E lo splendente avendo dichiarato eterno re...

Purtroppo Ammiano non riporta il resto.

Alla prossima!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 16 febbraio 2011

Ammiano Marcellino: curiosità su Seleucia

Cari amici,
oggi voglio condividere con voi una curiosità tratta da "Storie" di Ammiano, cap. XXIII.6.23.
Ammiano in questo passo parla delle più antiche città dell'Assiria: Babilonia, Ctesifonte e Seleucia. Ciò che mi interessa riguarda Seleucia.
"Seleucia, opera ambiziosa di Seleuco Nicatore [..] quando questa città fu espugnata dai generali di Vero Cesare, fu tolta dalla sua sede un'immagine di Apollo Comeo, che fu portata a Roma dove i sacerdoti degli dei la collocarono nel tempio di Apollo Palatino. Si narra poi che dopo il rapimento di questa statua, allorché fu data alle fiamme la città, i soldati, rovistando nel tempio, si imbatterono in un foro angusto; apertolo nella speranza di trovarvi qualche oggetto prezioso, da un recesso, che era stato chiuso con formule magiche dai Caldei, balzò fuori una pestilenza primordiale che, formata da violente ed insanabili malattie, all'epoca dello stesso Vero e di Marco Antonio, contaminò con contagi e morti tutto l'Impero, dai confini della Persia fino al Reno e alle Gallie.

Curioso... non pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 13 febbraio 2011

La conoscenza dell'Universo ai tempi di Ammiano Marcellino

Cari amici,
oggi voglio proporvi un passo dalle "Storie" di Ammiano Marcellino (Antiochia, 325-391 d.C.).

Storie XX,3.12
"Quanto al fatto che, come precedentemente abbiamo detto, il sole si aggira ora nell'etere ora nel mondo inferiore, bisogna sapere che i corpi astrali (per ciò che concerne l'universo) né tramontano né sorgono, ma così sembra al nostro sguardo, poiché ci troviamo fissi sulla Terra che rimane sospesa in seguito al movimento di una forza interna".

Credo non ci sia niente da aggiungere.
Come già ho detto più volte la conoscenza degli antichi sulla natura era grande, molto simile alla nostra. La nostra conoscenza sul sapere degli antichi é invece ancora molto piccola, soprattutto perché nessuno legge le loro opere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 11 febbraio 2011

Dal Puntland può partire la rinascita della Somalia

Il fallimento di un’entità statuale viene solitamente determinata dall'assenza di un Governo centrale che detenga il controllo del territorio e dalla mancanza dei più elementari sevizi pubblici. A questi elementi si aggiungono flussi migratori involontari, presenza diffusa di rifugiati, corruzione, criminalità e pessime condizioni economiche.
La fine della Guerra Fredda ha cambiato profondamente il contesto strategico globale, spaccando i blocchi in cui era suddiviso il mondo fino al 1989 e inaugurando quella fase di rapporti di forza asimmetrici che dura tutt’ora. All’indomani del crollo del regime bipolare, il nazionalismo esasperato ed estremista si è ripresentato con eccezionale virulenza, proprio in un momento storico caratterizzato da forti insicurezze sulle sorti dell’ordine mondiale. Soprattutto, ne sono risultati coinvolti Paesi del Terzo Mondo o comunque quelli in cui lo state building non aveva raggiunto uno stadio avanzato, come la Somalia. In questo contesto, agli scontri tra eserciti nazionali, ai quali eravamo abituati, sono subentrate manifestazioni di violenza su larga scala, perpetrate sulla popolazione civile e spesso sottratte al monitoraggio e all’intervento della Comunità Internazionale in quanto interne ad uno Stato sovrano.
Attualmente, la Somalia è l'esempio più drammatico di Stato i cui apparati non hanno saputo mantenere l'ordine, pacificare gli integralismi di tipo nazionalistico e i conflitti di interesse creatisi nella regione in seguito alla caduta del muro di Berlino e alla fine della Guerra Fredda. In particolare la Somalia è un Paese che molte parti viene considerato fallito. Dal 1991 è piombato in una guerra civile, cui la Comunità Internazionale ha provato inutilmente e ripetutamente a porre termine. Dal 2000, la Conferenza di Gibuti e quella di Nairobi hanno inizializzato un processo di conciliazione di cui ancora è molto difficile prevedere una fine definitiva. Dopo la Conferenza di Nairobi, nel 2004, è stata adottata la Transitional Federal Charter che ha ufficialmente segnato la nascita del Transitional Federal Government (TFG). Questo nuovo Governo è stato riconosciuto dalla maggior parte dei membri della Comunità Internazionale ma non ha tutt’ora il controllo del territorio e vi sono molteplici forze che si contrappongono al processo di pacificazione del Paese. Ad esempio, il Governo separatista del Somaliland non riconosce il TFG e controlla parte del Paese in completa autonomia. Alle entità territoriali con velleità indipendentiste si aggiungono le corti islamiche riunite politicamente (a partire dal 2000) sotto la bandiera dell’Islamic Courts Union (ICU) che hanno come scopo non il controllo del territorio, ma piuttosto il controllo della popolazione e l’instaurazione della sharia. Parallelamente, nel 2006 nel Paese si è costituito un gruppo terroristico di matrice islamica – Al-shabaab - che sempre più si sta accreditando come braccio armato di Al-Qaeda in Africa orientale.
L’attuale sistema politico somalo è dunque caratterizzato dalla mancanza di un Governo centrale capace di imporre il proprio potere, dalla frammentazione politica in clan desiderosi di controllare il territorio d’appartenenza e dalla presenza di formazioni religiose militanti che stanno approfittando del vuoto di potere per imporre la propria autorità.
La profonda crisi che coinvolge il Paese da ormai vent’anni ha condotto le Nazioni Unite a delegare all’Unione Africana il dispiegamento e la conduzione dell’operazione di peacekeeping African Union Mission to Somalia (AMISOM) per consentire al Paese di ristabilire una condizione accettabile di sicurezza che favorisca il processo di riconciliazione nazionale. Pochi Stati africani, tuttavia, sono stati disposti a dispiegare truppe a Mogadiscio soprattutto a causa degli elevati rischi della missione. Attualmente partecipano solo Uganda e Burundi forniscono un contingente di circa 6.000. La scadenza del mandato ONU è prevista per il 31 gennaio 2011 e più volte i governanti dell’Africa orientale hanno chiesto alle Nazioni Unite di prendere il posto dell’Unione Africana. Attualmente il controllo del territorio da parte del Governo centrale e dei caschi verdi è limitato ad alcuni quartieri della capitale somala. Al di fuori di Mogadiscio, il caos regna in quasi tutto il sud e il centro del Paese.
Tuttavia, il contesto profondamente critico che caratterizza gran parte della Somalia sembra non aver per ora intaccato la stabilità di cui ancora gode la regione autonoma del Puntland. Dalla sua costituzione nel 1998, il Puntland ha sempre cercato di trovare un'alternativa alla devastante guerra civile che continua a stravolgere il resto del Paese, pur rimanendo parte, della Federazione. La regione si è dotata di istituzioni di pubblico servizio, di strutture economiche e sociali che potrebbero renderla un’ottima base di partenza qualora la Comunità Internazionale decidesse di impegnarsi a fondo per ripristinare lo Stato di diritto e la pacifica convivenza nella martoriata Somalia.
In definitiva, un’iniziativa diplomatica coerente e continuativa potrebbe riportare la stabilità in un periodo relativamente breve. Tuttavia, il perdurare della crisi è causato da cause endogene ed esogene che non fanno altro che frammentare ancora di più il Paese. La causa endogena è data dal continuo contrasto tra poteri locali e potere statuale nazionale, ancora troppo debole per imporsi. La causa esogena è radicata nell’eredità coloniale, che ha tracciato confini regionali provvisori e considerati ingiusti in quanto spaccano a metà comunità omogenee, come nel caso dell’Ogaden. In questo caso, le dispute territoriali tra Eritrea, Etiopia e Somalia si riflettono nel conflitto interno somalo e lo amplificano rendendolo pressoché ingestibile. Parimenti, sempre dall’esterno si è avuta l’importazione di un modello teocratico che, se da una parte ha rappresentato inizialmente una speranza di normalizzazione (e per questo ha incontrato il favore della popolazione) dall’altra ha imposto regole di vita estranee alla cultura tradizionale somala e alla lunga mal sopportate dalla popolazione. Infine, la stessa presenza del contingente AMISOM, se da un lato è utile a stabilizzare la capitale e fornire credibilità al Governo di transizione, dall’altro acuisce l’acredine della popolazione verso le presenze esterne.
L’attuale contesto somalo è dunque complesso e pericoloso e rischia di allontanare dannosamente l’interesse e l’impegno della Comunità Internazionale e africana. Al contrario, mai come adesso la Comunità Internazionale dovrebbe impegnarsi per la stabilizzazione della Somalia soprattutto con l’indispensabile aiuto della popolazione, che ogni giorno lotta contro la fame e la sofferenza e che rischia di soccombere in breve tempo agli stenti a cui per troppo tempo è stata sottoposta.
L’azione diplomatica abbinata a strumenti economici e sociali - progetti di sviluppo locale, micro-finanziamenti, sostegno all’associazionismo, programmi di aiuto alimentare correlati alla frequenza scolastica e finanziamento dei media indipendenti - potrebbero conseguire successi significativi e duraturi, come avvenuto in altre parti dell’Africa (Mozambico, Liberia).
Sebbene questo approccio imponga una conoscenza capillare del territorio e richieda logiche di medio e lungo periodo, non è più possibile ritardare una presa di posizione nei confronti della Somalia. La situazione del Paese richiede coerenza e continuità dello sforzo, due qualità che troppe volte nell’approcciare questa crisi sono venute a mancare. In effetti, l’attuale situazione somala, ove sottovalutata, rischia di incendiare una porzione di Africa fondamentale per la stabilità dell’intero Corno d’Africa.
La Perigeo International da anni lavora nel Corno d'Africa, impegnata in numerose umanitarie, culturali e di peacebuilding. Le azioni intraprese sono accompagnate da attente analisi della situazione politica, economica, sociale e antropologica delle regioni in cui l’associazione interviene. Inoltre, l'esperienza accumulata in zone dell’Etiopia particolarmente caratterizzate da forti tensioni interetniche e la profonda conoscenza della macroregione di cui la Somalia fa parte, stanno permettendo alla Perigeo International di promuovere attività di cooperazione e peacebuilding anche nella regione somala del Puntland.
In particolare, la Perigeo International ha preso in considerazione la regione in oggetto per una serie di motivi:
l'amministrazione del Puntland ha saputo mantenere la pace dal 1998 ad oggi, instaurare lo Stato di diritto e l'ordine sociale, promuovere l'economia e mantenere la stabilità della regione;
pur promuovendo strutture moderne di governo sul modello degli Stati democratici, le figure di leadership tradizionali dei clan hanno mantenuto l’autorità tradizionale e conservano ruoli importanti nei processi di risoluzione delle controversie, inclusa quella territoriale con il vicino Somaliland. Tale caratteristica è un importante indice di equilibrio tra le istituzioni statali moderne e le tradizioni culturali somale;
le relazioni del Puntland con l'Etiopia sono buone e includono attività di cooperazione diplomatica ed economica. Tali rapporti contribuiscono a stabilizzare la regione ed a allontanare il pericolo dell’espansionismo pan-somalo nei confronti del potente vicino;
le attività di pubblico servizio e la stabilizzazione della situazione politica ed economica nel Puntland hanno contribuito ad evitare la diffusione dell’integralismo islamico e l'instaurarsi di cellule terroristiche, nonché a conservare la tradizione religiosa somala caratterizzata da un Islam moderato con numerose influenze sufi;
Il Puntland collabora con le principali Organizzazioni Internazionali per il processo di conciliazione del Paese e partecipa alle numerose riunioni sul tema che si tengono regolarmente nel Djibouti.
La Somalia viene definita uno Stato fallito, da tre anni il più pericoloso al mondo. Tuttavia, un'analisi più attenta rivela l'esistenza di una regione, il Puntland, che ha saputo ripristinare e mantenere la pace in un contesto estremamente critico, pur rimanendo parte della federazione Somala. Esso è un esempio di come la popolazione locale si sia organizzata in una struttura che coinvolga le tradizioni claniche e le istituzioni moderne. Un modello da studiare, adattare e possibilmente esportare al resto del Paese.
Una speranza per la Somalia e per l’intero Corno d’Africa.

Dott.ssa Alessandra Poggi
Perigeo International Onlus (www.perigeo.org)

domenica 6 febbraio 2011

Fantasmi... e altri racconti



Cari amici,


oggi vi presento il mio primo libro, appena pubblicato.


Il titolo é: Fantasmi... e altri racconti


e credo si capisca di cosa parli.


Vi potrete trovare i miei racconti preferiti, scritti in questi ultimi anni.



Se invece volete solo leggere i racconti ecco il link per scaricarvi gratuitamente il file pdf:

Fantasmi e altri racconti pdf

e se vi piace, siate generosi!

Se invece non potete fare a meno di aggiungere il volume alla vostra biblioteca, potete acquistarlo su:

Fantasmi e altri racconti - ACQUISTO



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 5 febbraio 2011

L'inventore della luce, di Samantha Hunt



Nikola Tesla, un grande scienziato e inventore, ci viene raccontato in questo splendido libro da Samantha Hunt per mezzo di un romanzo-biografia (il titolo originale del romanzo é "L'invenzione di tutto il resto"), così potrebbe cominciare una recensione standard, scritta nel rispetto delle regole... ma a me non importa rispettare le regole, non per queste cose!

E allora come? Quale é il miglior modo per recensire un libro come questo? Recensire... che brutto termine!

Forse devo lasciare che il caso mi aiuti, aprire a caso il libro appena terminato e leggere qualche frase...

"come se nell'etere fossero racchiuse tutte le possibilità, in attesa di verificarsi o non verificarsi. Il tempo deve compiere una scelta, in una direzione o nell'altra. Non può fare entrambe le cose."

Certo, il tempo, uno degli argomenti degli studi di Tesla... forse alla ricerca di un modo per tornare indietro, incontrare il fratello maggiore forse morto a causa sua... per salvarlo.

Tesla é nato in una cittadina della Serbia, a Smiljan, in Croazia, nella notte tra il 10 e l'11 luglio del 1856, durante un violento temporale...

"Allora, se é possibile viaggiare nel tempo, com'é che l'America non é invasa da visitatori che vengono dal futuro? La gente lo vuole sapere..." ma solo dopo la pubblicità!

La memoria, dunque, é frutto di un processo energetico, proprio come il pensiero. Si tratta di impulsi elettrici, come la luce, come il suono.E noi non abbiamo difficoltà a registrare la luce e il suono..."

La memoria, il pensiero, l'anima... impulsi elettrici... e se?!?

Nikola studiò ingegneria a Graz e poi, nella speranza di realizzare il suo sogno, il motore elettrico a corrente alternata, partì per l'america con in tasca solo una lettera di raccomandazione per un
altro grande inventore, Thomas Edison.

Thomas Edison il padre della corrente continua e...

A Nikola Tesla dobbiamo la energia elettrica a corrente alternata e la trasmissione di energia senza fili e, più o meno, tutte le apparecchiature elettriche che oggi usiamo abitualmente
senza sapere assolutamente niente del loro funzionamento.
Samantha Hunt ha detto di Tesla: " Mi piacerebbe che questo libro stimolasse una nuova generazione di inventori dilettanti, che si considerino anche artisti..."

Che altro?

"Quando andai via lo lasciai con la sua colomba..."

Fatevi trascinare dal racconto di Louisa Dewell, di suo padre Walter, del pazzesco Azor, di Arthur (dal futuro?) e di Nikola Tesla, che probabilmente ancora viaggia nello spazio in ogni tempo sotto forma di energia, la sua energia elettrica.

Grazie Samantha... e a voi tutti, amici, buona lettura!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

L'inventore della luce, di Samantha Hunt - ALET edizioni - 2010 - pagg. 272, 15 euro.


Leggi anche:
Nikola Tesla, l'uomo che ha inventato il XX secolo
di Robert Lomas.

venerdì 28 gennaio 2011

Ruggero Bacone e la scienza antica...

Avrete forse sentito parlare di Ruggero Bacone (ovvero Roger Bacon), ma quanti di voi hanno mai letto qualcosa? Dopo aver letto questo breve articolo potreste essere tentati... Chi era Ruggero?
Vi chiederete...
Un filoso del XIII secolo d.C., uno scienziato Nato ad Ilchester, nel Somersetshire, in Inghilterra intorno al 1214, morì all'età di circa ottanta anni. Studiò ad Oxford dove studia i classici greci e latini. Platone, Aristotele, Cicerone e Seneca... Sempre ad Oxford, ma anche a Parigi, insegnò. Intorno all'anno 1257 entra nei Francescani. Intorno al 1260 conobbe Guido Fulcando, che nel 1265 sale al soglio pontificio con il nome di papa Clemente IV.
Dobbiamo a questo papa una delle opere di Ruggero, l'Opus Maius. In attessa di potere leggere l'Opus Maius, posso accennare gli argomenti che vengono trattati infatti Ruggero su sollecitazione del papa scrive una lettera conosciuta come "Lettera a Clemente IV" che serve di introduzione all'Opus Maius che però é incompleto.
Una parte dell'Opus Maius é dedicato alla "Scienza Sperimentale".
Nella "Lettera a Clemente IV" e nella "scienza sperimentale" Ruggero spiega cosa occorre studiare e in quale modo. Spiega come evitare gli errori e quali discipline vanno studiate e in quale ordine.
Nel testo sulla Scienza sperimentale Ruggero scrive:
"Il ragionamento ci porta alla conclusione e ci costringe ad ammetterla, ma non é in grado di darci certezze, né riesce ad allontanare il dubbio acquietando la mente nella intuizione della verità se non quando riesce a trovarla mediante l'esperienza" aggiunge che proprio allo scopo di raccogliere esperienze il filosofo Aristotele inviò duemila uomini, grazie ad Alessandro Magno, in giro per il mondo. Sempre Secondo Ruggero, la scomposizione della luce per mezzo di pietre era già nota ai tempi di Solino.
Al cap. XIII.2 Ruggero dice che "L'astronomia é in grado di produrre un astrolabio sferico nel quale sono descritte tutte le informazioni sul cielo necessarie con le loro precise longitudini e latitudini, a riguardo sia dei cerchi che delle stelle sulla base del meccanismo descritto da Tolomeo nel libro VIII dell'Almagesto...
Astrolabio... Tolomeo... Almagesto... cosa pensare di Antikitera?
Si tratta forse dello stesso oggetto che oggi sappiamo essere esistito e avere circa 2000 anni?
Ma proseguiamo la breve esplorazione di questo testo, fermiamoci ancora al capitolo XIV. 3 Ruggero ci dice che "Vi sono, poi, altre invenzioni riguardanti più da vicino la natura [..] e queste sono di differenti specie. Alcune hanno la bellezza della sapienza con diversi aspetti utili, come bagni continui molto adatti all'uso dell'uomo, che non richiedono alcun artificio tecnico, oppure lampade che fanno luce in continuazione, senza spegnersi."
Non trovate niente di strano in queste "lampade" descritte nel XIII secolo?

Tutte cose interessantissime e che meritano tempo e spazio.
Ma io voglio attirare la vostra curiosità con qualcosa di veramente strano per cui vi parlerò di una altra opera intitolata "I Segreti dell'Arte e della Natura", con particolare riguardo al capitolo IV. Ruggero dice: "Prima di tutto parliamo delle opere ottenute solo per mezzo della rappresentazione e del ragionamento inventivo.
Si possono costriure strumenti per navigare senza rematori in modo che le navi, sia per mare che lungo i fiumi, siano condotte con la guida di un solo marinaio ad una velocità maggiore che se fossero piene di rematori. Così pure si possono costruire carri che si muovono ad una velocità straordinaria senza essere trainati da animali; di questo genere pensiamo dovessero essere i carri falcati con i quali combattevano gli antichi.
Si possono fare anche congegni per volare, in modo che un uomo seduto nel centro della macchina azioni un congegno per mezzo del quale delle ali costruite artificialmente battono l'aria, come se si trattasse di un uccello che vola [..]
Si possono pure fare strumenti per camminare sul fondo del mare o dei fiumi senza pericoli per la propria vita. Alessandro Magno era solito far uso di questi strumenti per scrutare i segreti del mare...
Curioso, se pensiamo che queste parole sono state scritte otto secoli addietro e si riferiscono al terzo secolo avanti cristo... non pensate?
Ma, se così é stato scritto nel XIII secolo occorre forse riconsiderare i nostri grandi pensatori e scienziati?
Cosa dobbiamo pensare di Leonardo, Galileo, Newton, Tesla... per citarne solo alcuni?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 23 gennaio 2011

Sogni, ombre e fantasmi...

Come tutti i miei sogni non ha un inizio e non ha una fine.

Mi trovo in un mondo parallelo, nato dalla mia fantasia, o da casuali impulsi fisico chimici tra le sinapsi dei miei neuroni?
Che importa?
Ciò che importa é che il sogno esista, in tutte le sue forme... incubi compresi!
Si, forse era un incubo.
Mi trovavo in un ambiente scuro, circondato da esseri fantastici, ombre e fantasmi. 
Ero alla guida di un gruppo di esploratori, forse.

Non é facile ricordare cosa accade in un sogno...

Il piccolo gruppo era composto da me, un bambino piccolo, che chiamerò Francis per comodità, ma non ho idea del suo vero nome; poi c'era qualcun altro o, forse, qualcos'altro. 
Qualcosa di indistinto, un'ombra. Forse un fantasma che ci guidava e aiutava nell'esplorazione di questo nuovo mondo.

Cosa ci facessimo in questo mondo parallelo non lo so proprio, forse é una semplice risposta alla mia voglia di risvegliare la fantasia, intorpidita dal troppo lavoro e dalle esigenze della vita quotidiana, un momento di fuga dalla realtà in un mondo tutto mio; forse qualcosa di diverso, più profondo e non ancora pienamente compreso.
Fatto sta che il sogno c'è stato e, cosa ancora più importante, ricordo qualcosa, anche se solo sprazzi di lucidità, immagini evanescenti, che emergono dal tunnel di quel mondo parallelo.

Ecco, ci troviamo in una grotta buia. 
Di fronte a noi si aprono innumerevoli caverne oscure e altre, poche, più luminose. 
Tutte però riccamente popolate di esseri strani e fantastici. 
Talvolta si percepisce la loro malvagità in uno sguardo sfuggente... altre volte sembra che soffrano, come noi esseri umani.

Un enorme bruco semi trasparente ci sorpassa, grande come un camion (improbabile come un millepiedi con le scarpe!) e prosegue sulla sua strada gettandoci un'occhiata sorpresa, come se l'unica cosa strana fossimo proprio noi!

Intravvedo in lontananza una figura lucida, bianca, circondata da altri esseri piccoli e scuri... un fantasma, mi dico nel silenzio di quei luoghi. 
Si, infatti non si sentiva alcun rumore e anche le parole che scambiavamo all'interno del gruppo non erano parole ma assomigliavano più a pensieri... altri impulsi casuali?

Quella figura lontana era cattiva o almeno così mi apparve, aveva gli occhi rossi e, si sa, un essere bianco e con gli occhi rossi non può che essere malvagio!
Non era solo, sembrava a capo di quegli esseri scuri e gobbi, che ci guardavano di traverso.
Chissà cosa passava per le loro menti, forse pregustavano il momento in cui si sarebbero nutriti di noi? Non lo so.

L'ambiente di colpo cambiò radicalmente e noi ci trovammo in un'ampia grotta leggermente in salita. Cercavamo di farci strada in mezzo ad una fitta coltre di coperte... e si, proprio coperte, lenzuola, copri letti e cuscini! Che cosa ci facessero in una grotta non saprei dire, ma si sa, un sogno é un sogno!

Immediatamente, come per magia, venimmo trascinati via con forza. 
Ci sentimmo levitare nello spazio scuro, come trascinati da una forza immensa, tra pareti scure di impossibili palazzi opera di un improbabile onnipotente architetto.

Tutto era buio e silenzioso poi, come d'incanto, un motivetto canticchiato da chissà chi sembra rallentarci... inizio a fischiettare anch'io, consapevole che sarebbe stata la cosa giusta da fare.
così mi sveglio!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 9 gennaio 2011

Le vite di Plutarco: Coriolano e Alcibiade

Plutarco di Cheronea, nasce intorno al 50 d.C..

E' di famiglia benestante e ciò gli permise di viaggiare molto. Grecia, Egitto e soprattutto Roma, dove ebbe molti amici e divenne cittadino onorario.

Sulla sua vita si sa poco di più, ma a me interessa la sua sterminata produzione: le vite parallele (biografie di uomini famosi greci e romani accoppiate per confrontare due personaggi per volta) e i Moralia, testi di argomento vario, anche storico.

Parliamo un attimo delle vite parallele. Ho appena terminato la lettura delle vite di Coriolano ed Alcibiade il primo romano, greco il secondo. I due furono valenti condottieri ma entrambi vennero trascinati dal loro carattere particolare e dal destino avverso.

Coriolano si distinse in tutte le guerre cui prese parte, coraggioso, instancabile, audace, forte, guida indiscussa dei suoi uomini. Sobrio, incorruttibile, onesto e sostenitore del partito aristocratico, si inimicò la plebe al punto che quando non ottenne i riconoscimenti politici che egli riteneva di meritare abbandonò la sua patria, Roma, per passare dalla parte dei nemici, i Volsci.

Offrì ai suoi nemici la sua esperienza e ne divenne condottiero, fino a trovarsi in condizione di assediare Roma. Fu fermato dal suo proposito di morte e distruzione solamente dalla madre e dalla moglie che assieme alle matrone romane si recarono da lui a pregarlo di desistere dall'intento di distruggere la patria che gli aveva dato i natali. Coriolano si ritira ma dovrà pagare con la vita il suo atto di pietà filiale. Coloro che lo accolsero approfitteranno dell'occasione per liberarsi definitivamente di un uomo difficile e ormai ingombrante.

Per capire bene come la vicenda di un uomo come Coriolano sia storicamente situata é utile rileggere Tito Livio, Storia di Roma, libro Secondo. Vi si raccontano infatti le vicende del periodo, le lotte tra patrizi e plebei e ciò consente di inquadrare meglio la vicenda umana, se siete curiosi potete trovare i testi di Livio in qualsiasi biblioteca pubblica.

Plutarco affianca al grande condottiero romano un grande condottiero greco, Alcibiade.
Alcibiade era ricco, capriccioso fino all'inverosimile, bellissimo e...
perdonatemi, ma se siete curiosi dovrete aspettare il prossimo post!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 6 gennaio 2011

Nikola Tesla, l'uomo che ha inventato il XX secolo

di Robert Lomas.

Vi presento un libro,
un libro che parla di un grande scienziato.

Nikola Tesla nacque a Smiljan, in Croazia, nella notte tra il 10 e l'11 luglio del 1856, durante un violento temporale...
Come una premonizione i fulmini di quella notte lo seguirono per tutta la vita.
Chi ha studiato elettronica o fisica probabilmente ricorda il suo nome, associato ad una unità di misura dell'elettricità, ma tutti dovrebbero ricordarlo. Così non é!

A Nikola Tesla dobbiamo la energia elettrica a corrente alternata e, più o meno, tutte le apparecchiature che oggi usiamo abitualmente senza sapere assolutamente niente del loro funzionamento.

Furono in molti ad approfittare della sua buona fede, durante la sua lunga vita (morì nel '43), tra questi un uomo ricordato ancora oggi, Edison. Molti dei successi di Edison come delle grandi società di quei giorni, sono in buona parte attribuibili al giovane ingegnere Nikola Tesla.

A partire dalla legge di Simon Ohm, creò il motore a corrente alternata, scoprì e studiò il fenomeno della risonanza, riuscì a trasmettere onde eletttromagnetiche e a riceverle. Realizzò il suo sogno di trasferire l'energia elettrica senza uso di fili e creò il fulmine in laboratorio... questi sono solo alcuni, i più noti, tra i risultati da lui raggiunti, eppure sono in pochi a conoscerlo.
Come sono in pochi a sapere che fu il primo ad utilizzare la corrente elettrica per la cura del mal di testa e che durante le sue conferenze descrisse buona parte di ciò che oggi utilizziamo... e forse non é ancora finita!

Quali altre sorprese ci riserverà il futuro, tra quelle che Tesla studiò e descrisse?



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
Ah, un'ultima cosa... Tesla e Einstein vissero e lavorarono più o meno nello stesso periodo; Tesla non era d'accordo sulla visione che Einstein aveva della forza di Gravità... egli credeva infatti che la gravità fosse una conseguenza dei campi elettromagnetici ed elaborò una teoria dinamica della gravità, che non ha però mai pubblicato! Chissà...
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mercoledì 5 gennaio 2011

Macrobio e "I Saturnali"

Macrobio...

vi chiederete chi sia quest'uomo del passato.

Me lo chiedevo anche io quando, nel corso delle mie letture quotidiane, mi capitava di incontrarne qualche citazione dotta. Me lo chiedevo anche io fino a che non mi ci sono imbattuto durante una visita alla biblioteca di Legnano.

Il libro era li, rovinato dall'uso, abbandonato sullo scaffale dei classici latini!

Sembrava mi parlasse... leggimi, diceva...

Così mi ci volle un attimo per raccoglierlo dallo scaffale ed inoltrarmi nella lettura di quelle pagine ricche di sapere e conoscenze antiche.

Macrobio visse a cavallo tra il IV e il V secolo dopo Cristo, il suo nome completo era: Macrobio Ambrogio Teodosio.
Autore di diverse opere pervenuteci:
- Commentarii in Somniu Scipionis;
- De differentiis et societatibus Graeci Latinique verbi;
e Saturnaliorum convivia (ovvero I Saturnali), l'opera che ho appena terminato di leggere e di cui vi parlerò brevemente, più per spingervi a leggerla voi stessi che per dirvi di cosa tratti.
Credo infatti, come ho sempre detto, che sia più utile leggere le opere degli antichi che i riassunti dei moderni sulle medesime opere. Allo stesso modo ritengo più utile leggere i riassunti degli antichi rispetto a quelli dei moderni, ma ciò non é oggetto di questo piccolo articolo!
Il motivo che spinse Macrobio a scrivere questo libro é indicato nella prefazione dell'autore, il libro infatti inizia così:
"Figlio mio Eustatio, la natura ci ha dato molti e svariati legami in questa vita, ma non ci avvinse con nessun legame più forte di quello che ci unisce a coloro che da noi sono stati generati. Volle infatti che ci preoccupassimo di istruirli ed educarli; così che i genitori non possono da nessun'altra cosa ricevere piacere maggiore che dal completo realizzarsi dei loro desideri né maggior dolore che da un risultato negativo".
Ad essere onesti Macrobio non la pensava come me, egli infatti aggiunge che ritiene più utile l'uso dei compendi ai lunghi e tortuosi discorsi, per l'educazione del figlio. Sarà, ma io penso che dalle opere complete degli autori, dalla loro profonda disamina e comprensione possa derivare una buona conoscenza. Il mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e l'esperienza completano l'educazione. La saggezza si raggiunge poi, talvolta, quando si é in grado di usare le nozioni giuste, al momento giusto al fine di un giusto scopo. Talvolta é, in tal senso, del saggio sapere quando parlare o star zitto!

Macrobio inizia il suo libro spiegando cosa siano i saturnali, giorni di festa, da passare in conversazioni culturali tra amici. Saranno infatti affrontati argomenti vari, seri e faceti, semplici e complessi, cercando in ogni caso di interessare chi ascolta e coinvolgerlo nella discussione.

I saturnali in quel periodo duravano tre giorni, il 17, il 18 e il 19 di Dicembre. Così il libro é diviso in giornate. A queste giornate viene aggiunta la vigilia, impiegata per spiegare di che tipo di festa si tratti e quale sia il termine latino corretto.

Ma non vi aspettate che io, in queste poche righe, possa ripercorrere ciò che Macrobio ha splendidamente raccontato in centinaia di pagine, vi dirò solo che in quelle tre giornate si parlò di antichità, dei calendari in uso , delle festività, di medicina, di agricoltura, di scienze, di uomini e Dei e dei maggiori scrittori, eruditi e filosofi dei tempi antichi.
Così Virgilio, Cicerone, Ennio, Platone, Erodoto, Aristotele, Lucrezio, per citare solo alcuni tra i più famosi, sono chiamati di volta in volta ad esporre le loro teorie, a difenderle e confutare quelle dei loro avversari.
Ma tra tutto, ciò che io prediligo é la parte storica. Potete dunque immaginare come mi abbia fatto piacere leggere estratti da testi più antichi e ormai perduti... e che dire delle formule usate dai romani per convincere gli dei di una città nemica ad abbandonare i loro protetti e consentire ai romani la conquista?

Dunque, non volendo annoiare oltre, vi auguro buona lettura!
Sono infatti sicuro che, come il figlio di Macrobio trasse sicuramente ottimi insegnamenti dalla lettura di quanto il padre aveva scritto per lui, ognuno di noi può fare lo stesso nonostante il tempo passato.


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO